Il commento di S. Agostino al Padre Nostro - Giornale di filosofia ...
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derata necessaria e propedeutica <strong>al</strong>la ricerca <strong>di</strong> sé e della verità che si trova in se stessi: “se Dio cessasse<br />
<strong>di</strong> tentare, sarebbe come se un maestro cessasse <strong>di</strong> insegnare”6, come se la tentazione, e quin<strong>di</strong> la resistenza<br />
spiritu<strong>al</strong>e ad essa, rappresentasse il rafforzamento <strong>di</strong> una fede che si compie attraverso il m<strong>al</strong>e e<br />
gli ostacoli. La liberazione ultima d<strong>al</strong> m<strong>al</strong>e, che per <strong>Agostino</strong> è soprattutto il m<strong>al</strong>e mor<strong>al</strong>e e non<br />
semplicemente il M<strong>al</strong>igno, è la liberazione della fonte <strong>di</strong> ogni peccato e da ogni ce<strong>di</strong>mento: la<br />
concupiscenza: “Essa, entrata nell’uomo col peccato <strong>di</strong> Adamo, rimane in noi come una debolezza<br />
spiritu<strong>al</strong>e congenita, un morbo che sa <strong>di</strong> m<strong>al</strong>attia, anzi preghiamo per questo. Diventare liberi è<br />
<strong>di</strong>ventare figli”7.<br />
3. La preghiera nell’orizzonte ermeneutico<br />
La preghiera cristiana, nell’orizzonte <strong>di</strong> comprensione della dottrina teolog<strong>al</strong>e <strong>di</strong> <strong>Agostino</strong>, è elevazione<br />
dell’anima a Dio e richiesta a Dio <strong>di</strong> beni conformi <strong>al</strong>la sua volontà. Essa è un dono <strong>di</strong> Dio che<br />
viene ad incontrare l’uomo, ma questi deve prepararsi a ricevere la sua parola percorrendo un cammino<br />
<strong>di</strong> purificazione interiore ed ascetico. Tramite la preghiera, quin<strong>di</strong>, è possibile elevare lo spirito ed apr ire<br />
la propria interiorità a Dio, farlo entrare nella propria anima e fare <strong>di</strong> questa un autentico tempio. La<br />
preghiera è necessaria per ottenere la grazia <strong>di</strong> Dio e la conversione del cuore, che si nutre <strong>di</strong> un <strong>di</strong>namismo<br />
interiore proteso con insopprimibile anelito verso l’eterno.<br />
La consapevolezza della presenza <strong>di</strong> Dio nell’uomo e dell’uomo in Dio, dà impulso <strong>al</strong> <strong>di</strong>scorso interiore<br />
che si svolge nella coscienza, un incontro con il Tu trascendente del creatore che purifica l’anima<br />
e rende <strong>di</strong>sponibile il cuore.<br />
I nuclei della preghiera sono per <strong>Agostino</strong> l’interiorità e la soggettività, ma non solo da un punto <strong>di</strong><br />
vista conoscitivo e teoretico, secondo cui i concetti esprimono un <strong>di</strong>scorso su Dio, ma in quanto assumono<br />
v<strong>al</strong>ore antropologico e relazion<strong>al</strong>e nel momento in cui sono mossi d<strong>al</strong>l’imme<strong>di</strong>atezza del bisogno,<br />
e d<strong>al</strong>la necessità per l’uomo <strong>di</strong> vivere rettamente la propria vita nell’esperienza dell’incontro con Dio,<br />
nel cammino della fede.<br />
La preghiera non è solo l’accettazione obbligata del progetto <strong>di</strong> Dio che si presenta in essa, ma si<br />
muove insieme <strong>al</strong> desiderio interiore <strong>di</strong> rispondere e corrispondere <strong>al</strong>la chiamata <strong>di</strong> Dio. Desiderio e fede<br />
convivono nell’uomo; tuttavia, il desiderio <strong>di</strong> fede, anche se è mosso d<strong>al</strong> pathos dell’uomo che si rivolge<br />
a Dio, non è libertà assoluta, ma viene or<strong>di</strong>nato e <strong>di</strong>sciplinato d<strong>al</strong>l’intenzion<strong>al</strong>ità <strong>di</strong>vina presente<br />
nella preghiera. Certo, la relazione <strong>di</strong> riconoscimento tra uomo e Dio, nella <strong>di</strong>mensione del cristianesimo,<br />
è modulata più secondo il pathos che il logos: colui che ha più interesse ad instaurare la relazione è<br />
l’uomo e non Dio, in virtù <strong>di</strong> un’elevazione spiritu<strong>al</strong>e che lo possa condurre <strong>al</strong>la s<strong>al</strong>vezza nel regno dei<br />
cieli. La relazione viene mossa d<strong>al</strong>la libertà dell’uomo che, seppur spinto in <strong>di</strong>rezione della padronanza<br />
<strong>di</strong> sé e dell’autocontrollo, non sente su <strong>di</strong> sé il peso grave <strong>di</strong> una responsabilità richiesta da una parola<br />
esterna che si fa osservanza <strong>di</strong> un comando restrittivo; il bisogno <strong>di</strong> un legame con il Trascendente parte<br />
d<strong>al</strong> cuore dell’uomo, che si <strong>di</strong>spone a ricevere Dio in una con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> nu<strong>di</strong>tà, ottenuta grazie ad un<br />
percorso <strong>di</strong> purificazione, rivolto <strong>al</strong> cielo.<br />
Nell’incontro, non è solo Dio che scende d<strong>al</strong> suo Regno per coinvolgersi a pieno nella storia<br />
dell’uomo, ma è questi che, pur nella <strong>di</strong>mensione tempor<strong>al</strong>e, luogo <strong>di</strong> tentazione e <strong>di</strong> cupi<strong>di</strong>gia, deve<br />
spogliarsi <strong>di</strong> ogni elemento terreno, deve <strong>al</strong>lontanarsi d<strong>al</strong>la carne, per iniziare il cammino <strong>di</strong> ascesa verso<br />
il cielo, per poi tornare ad operare nella vita in conformità <strong>al</strong> percorso <strong>di</strong> fede che ha intrapreso. E’<br />
vero anche che Dio, nella relazione, è colui che si fa intercettare d<strong>al</strong>l’uomo e si rende <strong>di</strong>sponibile <strong>al</strong><br />
perdono, ma pur sempre in nome <strong>di</strong> una trascendenza, <strong>di</strong> un’asimmetria, che va riconosciuta ed accettata<br />
nel timore e nella fiducia che l’uomo ripone nella preghiera.<br />
6 ID., Sermones 2, 3, p. 34.<br />
7 ID., De sermone Domini in monte II,11, p. 38.<br />
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