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LIBRO 3-03-2006 9:26 Pagina 38 L’artista <strong>Francesconi</strong> ha esplorato una <strong>di</strong>fferente possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> raccontarsi, attraverso oggetti che scan<strong>di</strong>scono e sottolineano <strong>il</strong> <strong>percorso</strong> in<strong>di</strong>viduale <strong>di</strong> ciascuno. Il segno nasce da un gesto, è traccia visib<strong>il</strong>e <strong>del</strong> nostro passaggio. A partire dallo scarabocchio, con la sperimentazione <strong>di</strong> tecniche e strumenti <strong>di</strong>versi, si acquisisce la consapevolezza <strong>del</strong> valore espressivo <strong>del</strong> segno in<strong>di</strong>viduando e isolando <strong>il</strong> proprio simbolo personale. Questo metodo gli ha permesso <strong>di</strong> <strong>di</strong>alogare e spaziare su molti argomenti storico-artistici, sociali, religiosi, politici, collocando nei vari momenti storici le contaminazioni e <strong>il</strong> rapporto che esiste tra un modo <strong>di</strong> esprimersi e la realtà che lo circonda. Ha dato informazioni cercando <strong>di</strong> far riflettere i ragazzi. Il lavoro con i bambini e i ragazzi è stato eseguito in base a un’idea già stab<strong>il</strong>ita dall’artista. Io sono un vagabondo, un alchimista, un viaggiatore <strong>del</strong> tempo e <strong>del</strong>lo spazio, uno scienziato, un folle, un saggio, una foglia nel vento, un uomo triste e vecchio, una fiaba ancora da scrivere, un trovarobe, un inquinatore, un ecologista, un paralitico e un centometrista, e, molto probab<strong>il</strong>mente, un sacco <strong>di</strong> altre cose, come un figlio, un padre, un nonno, ma sono qui con voi perché con le mani racconto le storie che sento nella mia testa e nel mio cuore. Le mani sono la nostra prima possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> comunicare: esse sono al servizio completo <strong>del</strong>la nostra testa ma anche <strong>del</strong> nostro cuore quando le adoperiamo senza pensare, istintivamente. Quando adoperiamo le mani facciamo un GESTO. Ci chiniamo a raccogliere un oggetto, uno qualsiasi, e facciamo un gesto <strong>di</strong> APPROPRIAZIONE ma questo è solo l’inizio <strong>di</strong> una storia poiché abbiamo anche fatto una SCELTA, preso proprio quello e non un altro poiché è lui che ha colpito la nostra FANTASIA. GESTO, APPROPRIAZIONE, SCELTA, FANTASIA: questo insieme <strong>di</strong> cose nasce dalla nostra volontà, quin<strong>di</strong> quell’oggetto è parte <strong>di</strong> una EMOZIONE. La storia potrebbe finire qui ma se noi desideriamo far sapere a qualcuno quello che stiamo provando dobbiamo capire come fare per <strong>di</strong>rlo, potremmo adoperare le parole oppure scriver- lo o <strong>di</strong>segnarlo o mostrarglielo. Abbiamo detto che l’oggetto è stato scelto perché ha colpito la nostra, la mia fantasia, e ha prodotto un’emozione, ma come posso raccontare un’emozione? La storia si complica. Ecco, potrei adoperare i colori, ma quali? Qui la testa lascia <strong>il</strong> posto al cuore perché solamente esso è in grado <strong>di</strong> SENTIRE e aiutare la mano a fare la scelta: quello <strong>di</strong> ciascuno <strong>di</strong> noi può essere <strong>di</strong>verso da ciò che un altro sente per sé. Quale è <strong>il</strong> colore <strong>del</strong>l’amore o quello <strong>del</strong>la pietà, <strong>del</strong>la sofferenza, <strong>del</strong>la gioia, <strong>del</strong>la tristezza: i sentimenti rispondono a colori che non sono stab<strong>il</strong>iti da nessuno se non dalla sensib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> ognuno. Per un artista contemporaneo le regole che valevano per i pittori antichi non sono più le stesse: egli cerca <strong>di</strong> sentire dentro <strong>di</strong> sé quale colore racconti meglio <strong>il</strong> suo oggetto e l’emozione che prova. Quell’oggetto <strong>di</strong>venta soggetto <strong>del</strong> proprio sentire e quin<strong>di</strong> un SEGNO capace <strong>di</strong> sostituire una parola, una riga, un <strong>di</strong>segno e potrebbe persino stare su un supporto senza nessun colore, da solo, e riuscirebbe a <strong>di</strong>ventare un’OPERA. Ho scritto queste righe per capire ciò che un gruppo <strong>di</strong> persone avrebbe fatto percorrendo la strada che non andava in nessun posto: esse avrebbero senza dubbio parlato, lasciato un segno <strong>del</strong> proprio passaggio, si sarebbero aiutate durante <strong>il</strong> <strong>percorso</strong>. Durante i sette incontri che avremo produrrete cose che, insieme con la mia, formeranno una sola opera ma essa sarà <strong>il</strong> frutto <strong>di</strong> ciò che riusciremo a <strong>di</strong>rci. Credo che in questo modo potrò aiutarvi meglio a capire come sv<strong>il</strong>uppo <strong>il</strong> mio lavoro ma anche a capire quello che voi avrete voglia <strong>di</strong> <strong>di</strong>re, <strong>di</strong> raccontare. <strong>Paolo</strong> <strong>Francesconi</strong> Progetto 3 opere <strong>di</strong> cm 60x80 (compresa quella <strong>del</strong>l’autore) realizzata con tessere in cellulosa <strong>di</strong> cm 10x10, e un’opera <strong>di</strong> 120x80 realizzata con tessere <strong>di</strong> cellulosa <strong>di</strong> cm 10x10. Ogni tessera sarà realizzata da un alunno secondo <strong>il</strong> metodo in<strong>di</strong>cato ma nella piena libertà <strong>di</strong> scelta <strong>del</strong>l’oggetto contenuto. Tecnica: assemblaggio, combustione. Materiali e strumenti: cellulosa, colle vin<strong>il</strong>iche, acr<strong>il</strong>ici, terre colorate, matite e pennarelli.