1) Dai Sanniti ai Romani - Comune di San Bartolomeo in Galdo
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ene a non fidarci del tutto. L’archeologo Domenico C<strong>ai</strong>azza, Ispettore onorario <strong>ai</strong> Beni<br />
archeologici della Sopr<strong>in</strong>tendenza <strong>di</strong> Napoli e Caserta, mette ad<strong>di</strong>rittura <strong>in</strong> dubbio<br />
l’esistenza <strong>di</strong> molte città citate dallo storico lat<strong>in</strong>o Tito Livio, <strong>in</strong>ventate – si sostiene –<br />
per ampliare le gesta dei valorosi condottieri romani.<br />
Ma torniamo al passato, e precisamente alle narrazioni <strong>di</strong> Sesto Pompeo Festo. Come<br />
asserisce il grammatico lat<strong>in</strong>o, <strong>in</strong>torno al VII secolo a.C. sette mila Sab<strong>in</strong>i, consacrati<br />
alla <strong>di</strong>v<strong>in</strong>ità Mamerte (per i lat<strong>in</strong>i Marte), partirono dal laghetto <strong>di</strong> Cutilia (nell’o<strong>di</strong>erno<br />
territorio <strong>di</strong> Rieti, ndr), sotto la guida <strong>di</strong> un animale sacro: un bue maschio (toro), che<br />
avrebbe <strong>in</strong><strong>di</strong>cato la strada da percorrere. Venivano chiamati sacrati perché i giovani nati<br />
dal 1º marzo al 30 aprile, giunti alla maturità (l’<strong>in</strong><strong>di</strong>cazione è per il ventesimo anno <strong>di</strong><br />
età), erano costretti, <strong>in</strong> sostituzione del più antico uso del sacrificio umano, ad<br />
abbandonare le loro tribù per sp<strong>in</strong>gersi verso terre fertili e fondare nuove colonie, per<br />
dar seguito alla potenza dei Sab<strong>in</strong>i. Una leggenda racconta che, capeggiati dal<br />
condottiero e sacerdote Comio (o Com<strong>in</strong>o) Castronio (Com<strong>in</strong>ius Castronius), alla f<strong>in</strong>e<br />
della loro migrazione, realizzata nelle forme rituali <strong>di</strong> un Ver Sacrum (Primavera Sacra),<br />
fermarono la loro marcia nelle terre dell’attuale Molise, alle falde del massiccio del<br />
Matese (Tifernus Mons), nelle vic<strong>in</strong>anze <strong>di</strong> un collis da loro chiamato Samnius: località<br />
dalla quale il nuovo popolo avrebbe tratto il proprio nome. Lì fondarono il villaggio<br />
Bov<strong>ai</strong>anom (dal bue sacro), che ne <strong>di</strong>venne successivamente il capoluogo, imponendosi,<br />
nel contempo, il nome <strong>di</strong> Pentri vale a <strong>di</strong>re «popolo dei monti», il sommo che abita<br />
nella parte più alta, che si identifica nel territorio che li ospita e con la montagna che ne<br />
<strong>di</strong>venta il proprio simbolo sacro. A testimonianza delle sue orig<strong>in</strong>i sannite, la ricorrenza<br />
del Ver Sacrum viene ogni anno rievocata solennemente a Boiano, comune sito nella<br />
prov<strong>in</strong>cia <strong>di</strong> Campobasso, la seconda domenica <strong>di</strong> maggio.<br />
Questo <strong>in</strong> s<strong>in</strong>tesi è il racconto, tra storia e leggenda, che ha visto le orig<strong>in</strong>i del popolo<br />
italico sannita, Gentes fortissimae Italiae, citati da Pl<strong>in</strong>io il Vecchio per il loro valore<br />
militare e la loro tenacia come popolo bellicoso, impavido, violento, potente per mezzi e<br />
armi, che per lunghi anni contese aspramente <strong>ai</strong> <strong>Romani</strong> il dom<strong>in</strong>io della Campania.<br />
Con il passare degli anni, altri Sab<strong>in</strong>i sacrati li raggiunsero per proseguire poi <strong>in</strong><br />
<strong>di</strong>rezione sud. È molto probabile che durante questi spostamenti non si facesse più<br />
ricorso a un vero animale, ma che marciassero sotto un vessillo (totem), su cui l’animale<br />
sacro era solo raffigurato: a seconda dei casi, poteva essere un toro, un cervo, un picchio<br />
o un lupo. Strabone - storico e geografo greco antico-, vissuto tra il 64 a.C. e il 24 d.C.,<br />
pr<strong>in</strong>cipale fonte <strong>di</strong> <strong>in</strong>formazione, nel Libro V, part. 2, 4, 11, asserisce: «Viene poi il<br />
popolo degli Irp<strong>in</strong>i, anch’essi <strong>di</strong> ceppo sannita. Ricevettero questo nome dal lupo che<br />
fece da guida alla loro migrazione: i <strong><strong>San</strong>niti</strong> chiamano hirpos il lupo. Conf<strong>in</strong>ano con i<br />
Lucani dell’entroterra». La notizia è confermata anche dal già menzionato Sesto<br />
Pompeo Festo (p. 93 L; cfr. anche Serv., ad Aen. 11. 785), per il quale: gli Irp<strong>in</strong>i sono<br />
così denom<strong>in</strong>ati dal nome del lupo, che i <strong><strong>San</strong>niti</strong> chiamano (h)irpus; avendo <strong>in</strong>fatti<br />
seguito quello come guida, occuparono il territorio («Irp<strong>in</strong>i appellati nom<strong>in</strong>e lupi quem<br />
irpum <strong>di</strong>cut Samnites; eum enim ducem secuti agros occupa vere»).<br />
Successivamente dalla fusione con gli Osci (detti anche Oschi) sorse, nel lento volgere<br />
degli anni, la formidabile regione del <strong>San</strong>nio. I conf<strong>in</strong>i precisi non furono m<strong>ai</strong> def<strong>in</strong>iti,<br />
ma si identificarono con le valli dei fiumi <strong>San</strong>gro, Volturno, Calore, Ofanto e Fortore.<br />
Alla f<strong>in</strong>e del IV secolo a.C. le terre sannitiche arrivarono a costituire una vasta area<br />
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