1) Dai Sanniti ai Romani - Comune di San Bartolomeo in Galdo
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specie <strong>di</strong> bassa porta). Racconta lo storico Tito Livio: «E venne l’ora fatale<br />
dell’ignom<strong>in</strong>ia. Furono fatti uscire dal terrapieno <strong>in</strong>ermi, vestiti della sola tunica:<br />
consegnati <strong>in</strong> primo luogo e condotti via sotto custo<strong>di</strong>a gli ostaggi. Si comandò poi <strong>ai</strong><br />
littori <strong>di</strong> allontanarsi d<strong>ai</strong> consoli; i consoli stessi furono spogliati del mantello del<br />
comando[….] Furono fatti passare sotto il giogo <strong>in</strong>nanzi a tutti i consoli, sem<strong>in</strong>u<strong>di</strong>; poi<br />
subirono la stessa sorte ignom<strong>in</strong>iosa tutti quelli che rivestivano un grado; <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e le<br />
s<strong>in</strong>gole legioni. I nemici li circondavano, armati; li ricoprirono <strong>di</strong> <strong>in</strong>sulti e <strong>di</strong> scherni e<br />
anche drizzavano contro molti le spade; alquanti vennero feriti ed uccisi, sol che il loro<br />
atteggiamento troppo <strong>in</strong>asprito da quegli oltraggi sembrasse offensivo al v<strong>in</strong>citore»<br />
(Libro IX, Cap. 5-6).<br />
L’asprezza del territorio abitato costr<strong>in</strong>geva i Pentri, quando non imbracciavano le armi,<br />
a sviluppare attività abbastanza ridotte ed essenziali, tutte f<strong>in</strong>alizzate alle sopravvivenza.<br />
Quelle pr<strong>in</strong>cipali erano costituite essenzialmente dalla pastorizia, dall’agricoltura e <strong>in</strong><br />
misura m<strong>in</strong>ore dalla caccia. La prima, <strong>in</strong> particolare, li sp<strong>in</strong>se a un’attività <strong>di</strong><br />
transumanza (spostare il gregge verso le montagne <strong>in</strong> prossimità dell’estate e verso valle<br />
<strong>in</strong> prossimità dell’<strong>in</strong>verno nel periodo dall’8 maggio al 29 settembre) lungo i tratturi -<br />
ampie ed erbose piste prestabilite - che per secoli hanno <strong>di</strong>segnato il percorso degli<br />
armenti <strong>in</strong> camm<strong>in</strong>o, dalle zone appenn<strong>in</strong>iche alle pianure pugliesi. («Settembre,<br />
an<strong>di</strong>amo. E’ tempo <strong>di</strong> migrare. Ora <strong>in</strong> terra d’Abruzzo i miei pastori …vanno pel<br />
tratturo antico al piano»). Da I miei pastori <strong>di</strong> Gabriele d’Annunzio.<br />
La transumanza <strong>di</strong>venne nel IV a.C. un fenomeno gestito e controllato d<strong>ai</strong> <strong><strong>San</strong>niti</strong>:<br />
furono loro a sfruttare <strong>in</strong> modo sistematico la rete dei tratturi, vie <strong>di</strong> transito, nelle cui<br />
vic<strong>in</strong>anze si svilupparono centri abitati e fortificazioni. Una restituzione delle tracce<br />
fisiche precise della transumanza e dei valori ad essa attribuiti nei perio<strong>di</strong> preromani è<br />
molto <strong>di</strong>fficile e appartiene alla ricerca archeologica. Rappresentava un’attività<br />
fondamentale e veniva favorita dall’esenzione <strong>di</strong> imposte sia sul bestiame che sui<br />
pascoli e sulle strade <strong>di</strong> collegamento. Nel periodo romano la pastorizia veniva <strong>in</strong>serita<br />
tra le attività più nobili e red<strong>di</strong>tizie e costituiva un settore fondamentale per l’economia,<br />
alimentata dalla lavorazione dei molti prodotti <strong>di</strong>rettamente derivati (lana trattata e<br />
lavorata, prodotti caseari, carne) e dalla ven<strong>di</strong>ta degli stessi animali (pr<strong>in</strong>cipalmente<br />
pecore) che costituivano la merce <strong>di</strong> scambio per tutte quelle mercanzie non prodotte <strong>in</strong><br />
loco e da importare. In effetti era la lana il prodotto più importante ricavato e sulla lana<br />
si reggeva il sistema economico della pastorizia transumante. La donna aveva sempre <strong>in</strong><br />
casa la “canocchia” per filarla e un tel<strong>ai</strong>o per tesserla per farne capi <strong>di</strong> abbigliamento e<br />
coperte.<br />
Disposte come meri<strong>di</strong>ani e paralleli, le vie della transumanza tracciarono sul territorio<br />
sannita un sistema viario secondo il modello <strong>di</strong> una scala a pioli, con le <strong>di</strong>rettrici<br />
maggiori collegate tra loro da arterie orizzontali <strong>di</strong> m<strong>in</strong>ore importanza dette “tratturelli”.<br />
Tre <strong>in</strong> particolare erano le <strong>di</strong>rettrici maggiori che attraversavano l’antico <strong>San</strong>nio<br />
provenienti dall’Abruzzo e <strong>di</strong>retti verso la Puglia: il Pescasseroli-Candela, il Celano -<br />
Foggia e il Castel <strong>di</strong> <strong>San</strong>gro-Foggia. Queste “autostrade” del passato, ribattezzate<br />
successivamente come Regi Tratturi, vengono ancora oggi <strong>in</strong><strong>di</strong>cati d<strong>ai</strong> vecchi massari<br />
come u trattùrë d’i pècurë (la via delle pecore). Direttrici ancora esistenti, sono da<br />
almeno due millenni fondamentali per la viabilità della zona. L’esempio più lampante<br />
della longevità <strong>di</strong> queste vie è data forse dalla Castel <strong>di</strong> <strong>San</strong>gro-Foggia che oggi<br />
co<strong>in</strong>cide per un lungo tratto con la SS 17 (Strada Statale 17) lungo il percorso Aquila,<br />
Popoli, Sulmona, Castel <strong>di</strong> <strong>San</strong>gro, Isernia, Boiano, Campobasso, Lucera, Foggia.<br />
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