BIOGRAFIE IMPRESSIONISTI EDOUARD MANET ... - Istituto Canossa
BIOGRAFIE IMPRESSIONISTI EDOUARD MANET ... - Istituto Canossa
BIOGRAFIE IMPRESSIONISTI EDOUARD MANET ... - Istituto Canossa
You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
<strong>EDOUARD</strong> <strong>MANET</strong> <br />
(Parigi, 1832 ‐ id., 1883) <br />
<strong>BIOGRAFIE</strong> <strong>IMPRESSIONISTI</strong> <br />
In Manet, ancora più che in Courbet, si notano le novità dell'arte moderna, nello sviluppo di <br />
un'opera che, agli inizi, appartiene ancora per tecnica e per soggetti all'arte tradizionale. <br />
Appartenente a una famiglia della colta borghesia, Manet deve, per diventare artista, lottare <br />
contro i pregiudizi della famiglia. Dopo aver rifiutato di seguire gli studi di diritto, si iscrive al <br />
concorso di ammissione all'Accademia navale. Come allievo ufficiale compie un viaggio a Rio de <br />
Janeiro, ma non riesce a superare gli esami di ammissione. Riesce allora a far accettare alla <br />
famiglia la sua propensione all'arte. Il padre, nel 1850, gli impone di frequentare lo studio di <br />
Thomas Couture (1815‐79), accademico, che, dopo aver ottenuto un enorme successo al Salon del <br />
1847 con I Romani della decadenza, aveva aperto uno studio. Alle teorizzazioni del maestro, <br />
tuttavia, Manet si ribella molto presto asserendo che non è arte quella che ha per soggetto <br />
copie e modelli in vesti di antiche divinità; arte è, invece, appercezione, raffigurazione della vita <br />
contemporanea. <br />
Non rifiuta la lezione dei grandi maestri del passato, ma la sua predilezione ricade su Giorgione, <br />
Veronese, Tiziano (che avrà ben presente nell'esecuzione di Le dèjeuner sur l'herbe), Velazquez e <br />
gli spagnoli, e soprattutto Frans Hans, del quale lo attrae il tocco ampio, sensuale e nervoso. <br />
Manet, infatti, non rinnega mai la lezione della tradizione, anzi auspica che il rinnovamento <br />
dell'arte avvenga proprio nell'ambito di essa. Manet conobbe Baudelaire, che gli ispira uno dei <br />
suoi primi soggetti, il Bevitore d'assenzio (Ny Carlsberg Glyptotek, Copenaghen), e figura nella <br />
prima tela importante dell'artista, la Musica alle Tuileries (1860, National Gallery, Londra). <br />
Completamente libero dall'insegnamento accademico e costrittivo di Couture (da cui era rimasto <br />
otto anni), Manet si affida all'ebbrezza della luce: spontaneità precoce nella maniera di rendere <br />
uno spettacolo direttamente osservato, e che la critica dell'epoca confonde con un grossolano <br />
scarabocchio. Ben presto, infatti, Manet diventerà il bersaglio dei critici e del pubblico, che lo <br />
vilipendono. La sua carriera sarà segnata da scandali e da un incessante equivoco tra ciò che egli <br />
è e ciò che appare agli occhi della gente: un provocatore. E tuttavia non vi è alcun compiacimento <br />
provocatorio in questo artista, che anzi resta fedele al suo ambiente borghese. I futuri <br />
«impressionisti», che sono prima di tutto i giovani artisti dell'epoca aventi in comune la <br />
preoccupazione di sottrarsi all'accademismo, lo considereranno il capofila della loro rivolta. <br />
D'altronde, Manet è consapevole che il Salon è la sola manifestazione che a quel tempo permetta <br />
agli artisti di affermarsi, proprio in quanto istituzione ufficiale. Tuttavia, il Salon lo rifiuta, e <br />
perciò Manet è costretto e forzato a manifestare con gli irrequieti artisti che si raggruppano nel <br />
1863 al Salon des refusès. Quasi suo malgrado, diventa il protagonista di questa <br />
manifestazione; su di lui si concentra la disapprovazione del pubblico. Egli espone Le dèjeuner <br />
sur l'herbe (museo del Louvre, Jen de Paume), opera di sorprendente fattura, ma ancora saggia. Il
quadro scandalizzò per la presenza di una donna nuda tra uomini vestiti. Questa nudità realistica, <br />
che dalla foggia dell'abbigliamento degli uomini risulta essere contemporanea, cristallizza i <br />
sarcasmi: il nudo era ammesso solo deformato da veli mitologici. Uno scandalo ancora maggiore <br />
scoppia nel 1865, quando presenta l' Olympia (Jeu de Paume). Manet, questa volta, è recidivo, <br />
tuttavia l'opera è presentata dal Salon ufficiale. <br />
Ma mentre si allontana sempre più dal pubblico che vuole sensibilizzare e dagli artisti amici che <br />
lo faranno accedere agli onori ai quali aspira (Degas glielo rimprovererà), l'artista raduna <br />
intorno a sé tutti coloro che ricevono dal pubblico gli stessi sarcasmi. Dipinge in questo periodo <br />
relativamente «cupo», seguendo i precetti tratti dalla Scuola; Pissarro, Sisley, Monet, tutti coloro <br />
che si schiereranno sotto l'egida dell'impressionismo dipingeranno allora secondo criteri <br />
nettamente più innovativi. È strano constatare che il pubblico confondesse questi artisti, <br />
effettivamente rivoluzionari per l'epoca, con Manet e Degas, così tesi ancora alla nitidezza e al <br />
mestiere. Sarà il contatto con gli impressionisti a portare questi due pittori a liberarsi <br />
completamente dalla tentazione accademica che li avrebbe resi apprezzabili al pubblico del <br />
momento. La critica contemporanea si scaglia contro Manet soprattutto per l'abolizione del <br />
chiaroscuro, della prospettiva e dei volumi. L'eccezione è impersonata dal giovane Zola, che ha <br />
ventisei anni ed è già conosciuto dal pubblico. Egli incontra Manet nel 1866, quando <br />
quest'ultimo ha appena subito la delusione di vedersi rifiutare al Salon il suo Piffero di reggimento <br />
(Jeu de Paume) in cui è evidente l'assimilazione e la rielaborazione della pittura spagnola. Nel <br />
1867, il pittore, così come aveva già fatto Courbet nel 1855, battezza il suo «Louvre personale» <br />
nei pressi dell'Esposizione universale, e vi raccoglie cinquantuno opere. Nel catalogo, egli spiega: <br />
«L'artista oggi non dice «venite a vedere opere senza difetti», bensì "venite a vedere opere <br />
sincere"». In questa osservazione tocca il reale problema posto dalla sua arte, rifiutata perché <br />
indirizzata a una immagine reale della vita, più che al bello convenzionale. <br />
Di fatto, Manet è un perfetto testimone del suo tempo. Mentre Cézanne si cimenta in problemi <br />
tecnici, inventando, come Degas, una nuova grammatica plastica, egli si preoccupa poco di <br />
questi problemi e dipinge gli amici, la città, l'ambiente sociale. Come Baudelaire, è un vero <br />
cittadino e un voluttuoso; come Zola, è interessato a tutto ciò che una città nasconde; come <br />
Mallarmè, di cui frequenta i cenacoli, è raffinato. L'artista, dunque, rifiuta i principi accademici per <br />
dipingere ciò che vede, fino alla semplice indicazione sommaria. <br />
Questo criterio fa sì che la spontaneità venga accettata come valore primo. Come Zola, Manet <br />
scopre l'ebbrezza della velocità su di una locomotiva; come Degas, si pone degli interrogativi <br />
sull'effettiva espressione del movimento. Testimone della sua epoca in ciò che essa ha di <br />
specifico, cioè la «modernità», non vuole, tuttavia, essere il pittore dell'evento. Così, durante la <br />
Comune di Parigi, fa il suo dovere di cittadino, ma si astiene dal prendere una posizione di <br />
osservatore in quanto pittore. Come Toulouse‐Lautrec e Degas lascerà stupendi frammenti di <br />
vita parigina: la Cameriera di birreria (Jeu de Paume) e Il bar delle Folies‐Bergère (1882, Courtauld
Institute, Londra) sono tra le migliori notazioni che traducono il fremito di questa vita cittadina alla <br />
quale, con temperamenti differenti, Manet, Toulouse‐Lautrec, Degas e Baudelaire erano così <br />
sensibili, e immortalata da Maupassant nei romanzi. Convertito a questo impressionismo da cui, <br />
suo malgrado, è stato preparato, Manet dipinge ben presto scegliendo una tavolozza molto chiara <br />
con colori tenui. Lavora con i suoi giovani amici sulle rive della Senna: qui nascono tele come <br />
Coppia in tenuta da canottaggio (1874, Museo delle Belle Arti, Tournai) o Coppia in barca a vela <br />
(1874, Metropolitan Museum, New York) da cui si può rilevare come l'interesse precipuo <br />
dell'artista sia ancora e comunque la figura. <br />
Il suo tocco, schiarendosi, mette in evidenza ciò che già esso aveva di vivo, di saldo, di moderno <br />
insomma. Lo testimoniano Monet che dipinge nel suo bateau‐atelier (1874, Bayerische <br />
Staatsgalerie, Monaco) come il Ritratto di Mallarmé (1876, Jeu de Paume). Ma, accanto a opere di <br />
una libertà in grado di entusiasmare gli impressionisti e di giustificare la sua presenza al loro <br />
fianco (anche se egli non partecipa ancora alle loro esposizioni), Manet realizza dipinti più <br />
controllati, continua a mantenere un atteggiamento ambiguo: mentre Degas abbandona <br />
progressivamente il suo bagaglio scolastico, Manet vi ritorna. Al Salon del 1881, riceve infine la <br />
medaglia tanto desiderata. <br />
<br />
CLAUDE MONET <br />
(Parigi, 1840 ‐ Giverny, 1926) <br />
Personalità di primo piano dell'impressionismo, Monet domina questo movimento artistico sia <br />
per l'autorità con la quale impone teorie e tecniche nuove, sia per i fecondi sviluppi presenti anche <br />
nelle ultime tele della sua lunghissima carriera. Il XX secolo ha sistematicamente contrapposto <br />
l'estetica ispirata a Cézanne (concretezza costruttiva, cubismo, astrazione geometrica) a quella <br />
ispirata a Monet (fluidità, musicalità, astrazione lirica). Il procedere di quest'ultimo rappresenta <br />
una prodigiosa continuità nella volontà di inseguire la forma fino alla sua disintegrazione, la <br />
realtà fino all'impalpabile. <br />
Nel momento in cui Monet inizia a dedicarsi alla pittura, questa raggiunge sotto l'egida di <br />
Courbet il realismo più vigoroso, la compattezza estrema. Il giovane artista non sfuggirà a tale <br />
influenza, ma saprà poi superarla. Due elementi fondamentali segnano la sua formazione artistica: <br />
in primo luogo la conoscenza del preimpressionismo grazie a Boudin, «il re dei cieli» secondo la <br />
definizione di Baudelaire, e d'altro canto le impressioni di luce e colore ‐ «germi delle mie ricerche <br />
successive» come riconoscerà più tardi ‐ raccolte in Algeria, durante il servizio militare. <br />
Boudin volle conoscere l'adolescente autore delle caricature esposte presso un incorniciatore di Le <br />
Havre, città nella quale Monet viveva con i genitori; lo conduce a dipingere en plein air, gli <br />
consiglia di andare a studiare a Parigi indirizzandolo presso alcuni amici (Constant Troyon, 1810‐<br />
65; Charles Monginot, 1825‐1900). Parigi non significherà per Monet nè l'Ecole des Beaux Arts, nè
gli studi dei maestri accademici, ma il lavoro libero presso l'Acadèmie Suisse e nei sobborghi <br />
parigini, l'ascolto attento dei teorici del realismo al ritrovo dei Martyrs, i primi contatti con Camille <br />
Pissarro. <br />
Gli studi, interrotti nel 1860 con il servizio militare nei corpi dislocati in Africa (lasciato a causa <br />
di una pleurite), riprendono nel 1862 presso lo studio di Charles Gabriel Gleyre. Nel frattempo, ha <br />
luogo a Le Havre un altro incontro decisivo, quello con Jongkind, al quale, affermerà Monet, «devo <br />
l'educazione definitiva del mio occhio». Da questo periodo, Monet si impone quale personalità <br />
chiave del futuro gruppo impressionista. Per suo tramite, gli amici conosciuti da Gleyre (Bazille, <br />
Renoir, Sisley) entreranno in contatto con quelli dell'Acadèmie Suisse (Pissarro, Guillaumin, <br />
Cézanne). Egli comunica loro il suo gusto per il lavoro en plein air e il suo disprezzo per gli <br />
studi accademici, incoraggiato dall'entusiasmo per i quadri di Manet esposti alla Galerie Martinet. <br />
Alcuni paesaggi di Chailly‐en‐Biére e di Honfleur, il ritratto di Camille in abito verde (1866, <br />
Kunsthalle, Brema) notato dai critici realisti (Zola, Thèophile Thorè detto Bürger) al Salon del 1866, <br />
già rivelano la sua grande maestria. Seguito e incoraggiato su questa via dall'amico Bazille, egli <br />
tenta di unire lo stile monumentale di Courbet alla tavolozza più chiara di Manet e, novità <br />
assoluta, di eseguire en plein air le grandi composizioni che lo affascinano. <br />
L'immenso Déjeuner sur l'herbe (6,40 m 4,65 m), dipinto nel 1864‐65 a Chailly, è andato <br />
parzialmente distrutto. Il museo del Louvre (Jeu‐de‐Paume) ne conserva uno dei frammenti e il <br />
museo nazionale di Belle Arti di Mosca conserva lo schizzo del quadro che Monet, scoraggiato e <br />
demotivato, aveva lungamente lasciato in pegno al suo albergatore, Femmes au jardin ( Donne <br />
in giardino , Jeu‐de‐Paume), rifiutato dalla giuria del Salon del 1867, mostra ugualmente il modo <br />
in cui l'artista affronta con maestria il problema delle figure poste nel paesaggio. Ragioni <br />
finanziarie lo costringono ad abbandonare queste grandi tele, troppo costose, per quadri di <br />
dimensioni più ridotte in cui il paesaggio occupa un ruolo predominante. <br />
Dal 1869, nell'opera di colui che Manet, successivamente definirà (il Raffaello delle acque), le <br />
ardite semplificazioni, le pennellate evidenti, il plein aire brulicante di La Grenoullière (1868, <br />
Metropolitan Museum, New York), viene definendosi la nuova estetica impressionista. Alla fine <br />
della guerra del 1870, i soggiorni in Gran Bretagna, poi in Olanda, patrie d'elezione dei pittori <br />
paesaggisti, lo arricchiscono a diverso titolo: nel gennaio 1871, attraverso Daubigny, anch'egli <br />
rifugiatosi a Londra, conosce Paul Durand‐Ruel, primo grande mercante d'arte che si interessa <br />
alla nuova scuola; scopre l'opera di Turner, della quale in seguito minimizzerà l'influenza sulla <br />
propria evoluzione artistica, ma che tuttavia lo porterà all'acquisizione di una tecnica più fluida e <br />
alla scelta deliberata di soggetti immateriali come la nebbia o il fumo; si interessa sempre più alla <br />
tradizione delle stampe giapponesi, già note a Parigi, ma ancor meglio ad Amsterdam. <br />
Dal 1872, le tappe della sua carriera possono essere rintracciate attraverso i nomi delle sue <br />
residenze successive. Argenteuil, Vètheuil, Giverny. La scelta dei luoghi risponde sia ad esigenze di <br />
ordine finanziario ‐ Monet, sposato a Camille Doncieux, che morirà di tubercolosi nel 1879, per
diversi anni si dibatterà in gravissime difficoltà finanziarie ‐ sia a un certo gusto per la <br />
solitudine già evidente in queste righe scritte all'amico Bazille nel 1868: «Per forte che uno sia, è <br />
troppo sensibile a ciò che vede e sente a Parigi, e ciò che intendo fare qui [a Fècamp] avrà <br />
almeno il merito di non assomigliare a nessuno, poiché sarà il frutto di un'impressione vissuta <br />
da me soltanto». <br />
Utilizzato per definire uno dei suoi quadri (Impression. Soleil levant, museo Marmottan, Parigi, <br />
rubato nel 1985) esposto alla prima Mostra del gruppo nel 1874, il termine impression sarà <br />
all'origine di un neologismo che avrà molta fortuna. Per combattere la reticenza dei giudici del <br />
Salon ufficiale e tentare di catturare l'attenzione del pubblico, Monet decide di promuovere, <br />
insieme a Renoir e Degas, l'idea di mostre collettive lanciata da Bazille. E sarà proprio lui a <br />
soffrire maggiormente della derisione assurda e delle critiche ottuse del pubblico al quale i <br />
numerosi quadri vengono offerti in prima visione: cinque nel 1874, diciotto nel 1876, trenta nel <br />
1877, ventinove nel 1879 e trentanove alla settima e penultima manifestazione del gruppo, nel <br />
1882. Il 1880 segna una svolta nella sua carriera: alcuni mercanti d'arte, oltre a Durand‐Ruel, <br />
cominciano a interessarsi alla sua opera e, seguendo l'esempio di Renoir, egli decide di tentare <br />
nuovamente la sorte al Salon. <br />
Lo stesso anno si svolge la sua prima mostra personale alla galleria, fondata dall'editore Georges <br />
Charpentier e diretta da Edmond Renoir. Commentando con i giornalisti il suo atteggiamento nei <br />
confronti dei vecchi amici e dei nuovi partecipanti alle loro manifestazioni (Gauguin, Raffaëlli, <br />
ecc.), afferma: «Sono sempre e voglio essere sempre impressionista, ma la piccola congrega è <br />
divenuta oggi una banale scuola che apre le porte dal primo imbrattatele». Una retrospettiva della <br />
sua opera presso Georges Petit (1889) rivela al contempo l'evoluzione e l'unità della sua arte. <br />
Le pennellate vibranti, l'intensità luminosa e la schematizzazione dei quadri di Argenteuil (1872‐<br />
78), a volte eseguiti su di un battello‐studio sistemato a foggia di quello di Daubigny, si <br />
sviluppano contemporaneamente alle ricerche compositive ispirate alle stampe giapponesi. A <br />
queste stesse Monet deve il gusto per le (serie), inaugurate alla fine del periodo con le diverse <br />
versioni della Stazione di Saint‐Lazare (inverno 1876‐77). A Vètheuil (1878‐81), ove si stabilisce <br />
grazie alla generosità di Manet e del dottor de Bellio (uno dei suoi primi amatori insieme a Victor <br />
Chocquet e Gustave Caillebotte), insegue nel suo lavoro en plein air gli effetti più effimeri della <br />
brina e della rottura improvvisa del ghiaccio sulla Senna. <br />
Ricerca ancora la loro fugace bellezza dopo il suo trasferimento a Giverny, insieme ad Alice <br />
Hoschedè, sua seconda sposa nel 1892 e precedente moglie di uno dei suoi primi acquirenti. Le <br />
famose serie, Pagliai (1890‐91), Pioppi ai bordi dell'Epte (1891‐92), Cattedrali di Rouen (1892‐93), <br />
Ninfee (1899‐1926), rispondono al desiderio, sempre rinnovato, di catturare l'istante. Dal 1886, <br />
un successo sempre crescente circonda questo artista in precedenza così disprezzato, e un <br />
caloroso sostegno gli viene da O. Mirbeau, Gustave Geffroy, Oscar Maus e G. Clemenceau. <br />
Grazie a quest'ultimo, verranno create due stanze all'Orangerie per ospitare la serie delle Ninfee,
superamento del mondo sensibile e decorazione quasi astratta ispirata al giardino di Giverny, le <br />
cui variazioni floreali sono elementi ricorrenti nelle tele di Monet. Il successo non accompagna <br />
tuttavia l'ultimo periodo del pittore, poiché le nuove generazioni si interessano solamente alla <br />
geometria delle forme rivelate da Cézanne. Trent'anni dopo la morte, una nuova evoluzione <br />
del gusto ha riportato in auge l'arte di Monet, doppiamente prezioso per le premesse al fauvisme <br />
(splendore senza eguali nelle vedute di Bordighera, 1884) e all'astrattismo, ma che rimane <br />
soprattutto l'incarnazione assoluta dell'impressionismo nella sua evoluzione dal realismo vibrante <br />
delle Donne in giardino allo spazio bidimensionale delle Ninfee, passando attraverso i fremiti di <br />
colore delle vedute di Antibes, a proposito delle quali Mallarmé scriveva all'artista: «È da molto <br />
tempo che pongo ciò che voi fate sopra a tutto». <br />
<br />
AUGUSTE RENOIR <br />
(Limoges, 1841 ‐ Cagnes‐sur‐Mer, 1919) <br />
Renoir occupa un posto preponderante nell'ambito dell'impressionismo. Infatti si devono a lui e a <br />
Monet (del quale seguì l'esempio) i primi quadri dipinti secondo questa tecnica che si chiamerà <br />
«impressionista», nei quali la luce crea spazi vibranti e dove gli impulsi del sentimento generano <br />
una freschezza nuova. Ma, contrariamente a Monet, Renoir quasi non può concepire un quadro <br />
senza la presenza umana. Così, pur dedicandosi completamente al paesaggio è innanzitutto un <br />
pittore di figure e in special modo il pittore della donna. Presenta attitudini che fanno pensare a <br />
Boucher, a Fragonard, che avvalorano la grazia carnale in maniera squisita. Gli stessi colori, di <br />
grande finezza, partecipano all'ambiente agrodolce dei motivi, che lo sguardo dei personaggi, privi <br />
di desiderio d'amore, «sensualizza». Figlio di un modesto sarto del Limousin, stabilitosi nel <br />
1844 a Parigi, Auguste Renoir trascorre l'infanzia nei vari quartieri della capitale. Alla scuola <br />
comunale, rivela attitudine per il disegno, ma è anche dotato per il canto e la musica, il che attira <br />
l'attenzione di Charles Gounod, maestro di cappella della scuola, che consiglia al padre di <br />
orientarlo verso una carriera musicale. Ma Renoir padre giudica più adatto trarre partito dalla <br />
vocazione plastica del figlio. A tredici anni, lo mette come apprendista in una bottega, dove egli si <br />
applica nella decorazione, dipingendo mazzetti di fiori, di piatti e tazze di porcellana. Grazie alla <br />
sua abilità, dopo pochi mesi dal suo arrivo, ha compiuto tali progressi che gli affidano i pezzi più <br />
delicati. Ma le ordinazioni si fanno sempre più rare, e la fabbrica che l'impiega, lo licenzia nel <br />
1857. Prima di avere una occupazione stabile, in una casa specializzata nella confezione di tende, <br />
svolge vari mestieri: orna principalmente ventagli e decora con pitture murali numerosi caffè di <br />
Parigi. Per mezzo di prolungate economie, Renoir può finalmente realizzare il suo sogno più <br />
caro: seguire i corsi della Scuola nazionale delle belle arti. Promosso agli inizi del 1862 al concorso <br />
d'ammissione, s'iscrive allo studio di Charles Gleyre (1806‐74). Sebbene sia studioso, i suoi <br />
professori lo giudicano indisciplinato, e gli rimproverano uno stile ardito, non abituale in quel
luogo. Infastidito dai suoi colori vivi e dalla sua maniera realista di vedere il motivo, Gleyre un <br />
giorno gli domanda: «È senza dubbio per divertimento, che voi dipingete?». «Ma certamente», <br />
risponde Renoir, «e se non mi divertisse, vi prego di credere che non lo farei.» Nell'autunno del <br />
1862, Renoir fa amicizia con Alfred Sisley, Claude Monet e Frèdèric Bazille, nuovamente entrati <br />
nello studio di Gleyre; tutti e tre professano apertamente la loro ammirazione per i pittori <br />
anticonformisti dell'epoca. Ed è grazie a Monet che Renoir e i suoi nuovi amici guardano ciò che <br />
sta accadendo nel mondo dell'arte, perché Monet ha goduto di una buona scuola conoscendo <br />
Boudin e Jongkind, i pittori all'aria aperta, così come Camille Pissarro, e si avventura fino alla <br />
birreria dei Martyrs, luogo d'incontro dei partigiani del realismo, discepoli di Courbet. Il gruppo <br />
che dieci anni dopo costituirà il nucleo fondamentale degli impressionisti si trova riunito, quando <br />
Bazille, nel giro di qualche mese, presenta ai compagni Cézanne e Pissarro, che lavorano <br />
all'accademia svizzera. È doveroso ricordare che Renoir non è, in quest'epoca, alla testa della <br />
battaglia per la nuova arte. Il desiderio di uscire dal percorso battuto appare più nei suoi propositi <br />
che nelle opere. Certo il suo talento e l'intuizione gli hanno permesso di evitare i luoghi <br />
comuni accademici, ma non resta meno attaccato ad alcuni valori tradizionali e spesso si reca <br />
anche al Louvre per fare delle copie dei pittori francesi del XVIII secolo ch'egli predilige. Con la <br />
chiusura dello studio di Gleyre nel gennaio del 1844 Renoir supera un ultimo esame per la <br />
Scuola di belle arti, e non vi rimette più piede. Si reca allora, su iniziativa di Monet e in compagnia <br />
di Sisley e Bazille, a Chailly‐en‐Bière, vicino Fontainebleau, per dipingere ogni aspetto della natura. <br />
Inizialmente vi incontra Narcisse Diaz de la Peña, in seguito Thèodore Rousseau, Corot e infine <br />
Charles François Daubigny e Millet. Nel Salone del 1864, Renoir è accettato e figura nel catalogo <br />
come allievo di Gleyre. In seguito, non avrà sempre questa possibilità anche se eviterà di inviare <br />
le tele più audaci. Se la sua arte ancora non volta le spalle alla tradizione, egli lascia già trasparire <br />
quella grazia venata di sensualità che impregnerà tutta la sua opera. Dal 1866, si fanno sentire gli <br />
accenti moderni, soprattutto visibili nei ritratti, ma essi sono più improntati verso il realismo di <br />
Courbet che all'esaltazione della luce dei pittori all'aperto ( Diana cacciatrice, 1867, National <br />
Gallery of Art, Washington). Per vederlo compiere il passo decisivo, bisogna aspettare l'anno 1869, <br />
quando, avendo raggiunto Monet a Bougival, esegue con quest'ultimo numerose versioni di una <br />
trattoria di campagna, La Grenouillère (collezione Reinhart, Winterthur). Come lui, egli analizza <br />
allora il fenomeno luminoso con occhi nuovi, impiegando nuovi procedimenti, come la <br />
soppressione dei dettagli e la frammentazione del tocco. Senza che i due pittori se ne rendano <br />
conto, il loro modo di interpretare la natura, abbandonando il contorno, dà il segnale al grande <br />
movimento che rivoluziona la pittura: l'impressionismo. Dopo qualche anno Renoir vive nella <br />
peggior miseria sostenendosi solo grazie alla generosità di qualche amico, soprattutto di Bazille, <br />
che godeva di una certa agiatezza. Al caffé Guerbois, dove egli ritrova Cézanne, fa la conoscenza di <br />
Degas, di Zola, di Louis Edmond Duranty (1833‐80). Discreto, egli ascolta, più che partecipare, <br />
alle animose discussioni di questi acuti conversatori. Dopo la guerra del 1870, Renoir incontra Paul
Durand‐Ruel (1831‐1922) che diventerà suo mercante, e il critico Thèodore Duret (1838‐1927). <br />
Risale a quest'epoca il quadro La rosa (museo del Louvre, Parigi), che rappresenta una giovane <br />
donna, a seno nudo, che tiene in mano una rosa. Si può, per la prima volta, vedervi l'immagine che <br />
Renoir darà della donna: un corpo dalle forme piene, un viso rotondo con gli occhi stretti e a <br />
mandorla e un'aria di innocenza nell'atteggiamento. Nel 1874 partecipa alla prima mostra degli <br />
impressionisti, che si tiene al boulevard des Capucines. Le tele di Renoir sono, come quelle dei <br />
suoi amici, vivamente criticate, ma tuttavia esistono anche degli amatori. Il funzionario del <br />
ministero Victor Chocquet (1821‐98) a cui farà il ritratto, poi l'editore Georges Charpentier (1846‐<br />
1905), che gli compra un quadro e gli commissiona dei ritratti della famiglia ( Madame <br />
Charpentier con i figli, esposto con successo al Salone del 1879; Metropolitan Museum, New York). <br />
Renoir dipinge durante questi anni le sue tele migliori. Queste esaltano la bellezza del corpo <br />
umano e l'armonia della natura, mettendo l'accento sulla gioia di vivere: La loggia (1874, Tate <br />
Gallery, Londra), Il mulino della Gallette e L'altalena (1876, museo Jeu de Paume, Parigi). Alcuni <br />
visi gli ispirano queste tavole luminose, nelle quali fa affiorare il fascino segreto della donna ( La <br />
lettrice , 1875‐76, museo Jeu de Paume, Parigi), dipinge I canottieri a Chatou (1879, National <br />
Gallery of Art, Washington), riflesso cangiante degli svaghi all'aria aperta sulla Senna. Ma ben <br />
presto Renoir interrompe per un certo tempo la sua ricerca impressionista, stimando di non poter <br />
andare oltre su questa strada. Questo ritorno alla tradizione classica si realizza nel corso di un <br />
viaggio in Italia (1881‐82) dove, dopo Venezia, scopre a Roma gli affreschi di Raffaello e a Napoli <br />
la pittura pompeiana. Sentendo di non saper «né dipingere, né disegnare», si concentra sulla <br />
qualità del disegno, sulla raffigurazione dei dettagli per rendere più precisi i contorni delle forme, <br />
più netti i volumi. Una buona parte di ciò che costituiva il fascino del suo modo di dipingere viene <br />
abbandonato. I suoi toni diventano severi e la luce fredda, e la sua arte non è più animata dalla <br />
magia. Questo periodo è segnato da opere che non hanno ricevuto altra definizione che quella di <br />
«solide»: Gli ombrelli (1881‐86, National Gallery, Londra), La danza a Bougival (1883, Museum of <br />
Fine Arts, Boston). Dopo aver partecipato alla settima manifestazione degli impressionisti nel <br />
1882, l'anno seguente fa una mostra presso Durand‐Ruel. Talvolta evade da Parigi per dipingere a <br />
Guernesey, o all'Estaque in compagnia di Cézanne. Non ha più preoccupazioni finanziarie grazie a <br />
Durand‐Ruel che si accanisce nel diffondere le sue opere, così come quelle degli altri <br />
impressionisti, organizzando mostre a Parigi, Londra, Bruxelles, Vienna e New York. Ma Renoir, <br />
avendo un temperamento più dionisiaco che apollineo, si lascia indietro le costrizioni pittoriche <br />
che si era volontariamente imposto e, dopo questi anni di disciplina, ritorna verso il 1889 agli <br />
antichi amori. Allora nascono, nel ritrovato splendore, tele vivaci dove sono rese tutte le sottili <br />
dispersioni della luce. I raggi si impigliano alle forme, accentuano la pienezza e la freschezza delle <br />
carni, caricandole d'un potere di suggestione quasi magico (La dormiente , 1897, collezione <br />
privata). A partire dal 1898, l'artista è colpito da un reumatismo articolare che lo fa soffrire <br />
terribilmente e gli impedisce di lavorare. Decide anche di ritirarsi nel sud della Francia, a Cagnes,
dove acquista una casa (Les Colettes). Il Salone d'autunno del 1904, gli consacra una importante <br />
retrospettiva. A partire dal 1912, il suo stato di salute peggiora, dipinge solo con grande difficoltà. <br />
La mano non può afferrare i pennelli e deve far ricorso all'aiuto di membri della famiglia per <br />
riuscire a fissarli alle dita. Tuttavia continua a dipingere molto. La sua arte afferra sempre, con lo <br />
stesso slancio comunicativo, i momenti più caldi della vita, che sembrano anche acquistare una <br />
maggiore intensità nei colori, perché i rossi sontuosi, che non gli erano abituali, appaiono in <br />
questo periodo. Renoir prende allora per modelli i suoi familiari: la moglie, i figli Pierre, Jean e <br />
Claude, detto Coco, e anche Gabrielle Renard, la governante, che ritrae in diverse pose: Gabrielle <br />
con la rosa (1911, museo Jeu de Paume, Parigi), Donna nuda sdraiata (collezione Jean Walter‐<br />
Paul Guillaume, 1906 e 1908). Verso la fine della sua vita, Renoir si dedica maggiormente alla <br />
scultura, con l'aiuto di un giovane alunno di Maillot, Richard Guino (1890‐1973). Sono interamente <br />
suoi solo un medaglione e un busto del figlio Coco (1907‐1908). Al suo ritorno a Cagnes dopo un <br />
viaggio a Parigi, dove ha ancora visitato il Louvre, Renoir si spegne il 3 dicembre 1919. <br />
<br />
EDGAR DEGAS <br />
(Parigi, 1834 ‐ id., 1917) <br />
Ammesso, nel 1855, alla Scuola nazionale superiore di Belle arti, preferisce frequentare il <br />
laboratorio privato di un allievo di Ingres, Louis Lamothe, che lo presenta al maestro. Nel 1853 <br />
Degas soggiorna a Napoli, presso i suoi parenti. Ritornerà più volte in Italia tra il 1855 e il 1860, <br />
copiando nei musei di Napoli, di Firenze, di Roma, i maestri del Rinascimento. Su richiesta della <br />
famiglia di sua zia, Laura Bellelli, eseguirà la sua prima grande composizione, La famiglia Bellelli <br />
(Louvre). A Roma incide il suo ritratto e, all'Accademia di Francia, frequenta Léon Bonnat, Gustave <br />
Moreau, Auguste Clésinger, Georges Bizet. Malgrado l'esempio di Ingres, ammira Delacroix. Egli <br />
aspira infatti a unire nella sua arte il classicismo dell'uno e il romanticismo dell'altro. <br />
Le stampe giapponesi poi, da poco rivelate al mondo occidentale, lo incantano per la vivacità della <br />
grafia e la libertà dell'impaginazione. A questo periodo (1862‐63) risalgono in particolare i ritratti <br />
di Ruelle (museo di Lione), cassiere della banca Degas, di Léon Bonnat (museo di Bayonne) e di <br />
sua sorella Thérese Degas (Louvre). Regolarmente ammesso al Salon académique, si cimenta nella <br />
pittura a soggetto storico tentando di rinnovarla: Esercizi di giovani spartani (1860, National <br />
Gallery, Londra), Semiramide (1861). Fa la conoscenza del critico Louis Edmond Duranty (1833‐80) <br />
e di Manet, frequenta il caffé Guerbois, luogo di ritrovo dei «realisti», accalorandosi a tal punto <br />
nelle discussioni da meritarsi, a opera di Manet, l'appellativo «di grande esteta». Intanto, <br />
continua a eseguire principalmente ritratti (una cinquantina dal 1865 al 1870), con uno spirito di <br />
cui egli stesso precisa il significato: «Ritrarre la gente nel suo atteggiamento familiare e tipico, e <br />
soprattutto dare al volto la stessa varietà d'espressione che si dà al corpo». Sostiene inoltre che <br />
occorre inserire il modello nel suo ambiente quotidiano, e che è più interessante mostrare
l'effetto, e non la fonte, della luce. In questo periodo realizza i suoi primi pastelli. <br />
La sua formazione è ora completa. Alcuni ritratti costituiscono vere e proprie scene d'interni. Finita <br />
la guerra il pittore realizza, in collaborazione con Manet, alcune tele a Boulogne, nei dintorni di <br />
Trouville e di Saint‐Valery‐sur‐Somme. Con All'ippodromo (1869‐72 circa, Louvre) si afferma con la <br />
massima originalità la sua concezione del paesaggio, che Degas vuole popolato di figure in <br />
movimento: fantini e cavalli, colti sul vivo, nei loro movimenti naturali. Ritrae inoltre le ballerine <br />
sulla scena, o nei ridotti di teatro, nell'istante più caratteristico della loro attività artistica. <br />
Degas proclama che i suoi quadri sono innanzitutto «una combinazione originale di linee e toni». <br />
Egli intende realizzare composizioni ben ordinate, simili a quelle di Poussin; geometria e calcolo <br />
sottile entrano prepotentemente nelle sue opere, solo in apparenza spontanee. <br />
Dotato di una straordinaria memoria visiva, organizza, nel suo studio, il meglio delle sensazioni <br />
colte direttamente «davanti al motivo d'ispirazione». Contrariamente all'impressionista, teme la <br />
luce naturale e ama soprattutto sfumare gli effetti della luce artificiale. Ciononostante Degas è una <br />
figura molto importante nella genesi e nella storia del gruppo impressionista, alla prima mostra <br />
del quale partecipa, nel 1874, con dieci sue opere. Resterà fedele al movimento fino all'ultima <br />
mostra impressionista del 1886, nella quale propone in particolare una serie di pastelli intitolata <br />
Suite de nus femmes se baignant, se lavant, se séchant, s'essuyant, se peignant ou se faisant <br />
peigner, che inspira a Huysmans un commento nel quale si rallegra di vedere Degas «buttare in <br />
faccia al suo secolo l'oltraggio più eccessivo, ribaltando l'idolo da sempre risparmiato, la donna...». <br />
Si mostra invece meno aspro nei confronti delle ballerine arrivando perfino a idealizzarle <br />
(Mademoiselle Fiocre nel balletto de «La sorgente», 1868, museo di Brooklyn). <br />
Al Salon degli impressionisti del 1881 espone una delle sue prime sculture, Ballerina di <br />
quattordici anni (cera), in cui la severità del realismo lascia il posto all'emozione e alla <br />
sensibilità. Ippodromi e teatri offrono lo spunto per mostrare la sua bravura nella <br />
rappresentazione delle forme in un movimento ininterrotto che ne suggerisce lo sviluppo oltre i <br />
limiti della tela. I suoi cavalli vanno al passo, trottano o galoppano in piena verità. Superando il <br />
modo convenzionale di rappresentare il cavallo in azione, grazie anche alla fotografia, Degas riesce <br />
a precisare, simultaneamente, la posizione di ogni zampa dell'animale nel corso delle diverse <br />
andature: niente è dovuto al caso e all'improvvisazione. Nel 1872‐73 soggiorna per sei mesi a New <br />
Orleans, dove due dei suoi zii esercitano il commercio del cotone. Lì esegue L'ufficio dei cotoni <br />
a New Orleans (museo di Pau), manifestando il suo gusto per la modernità nell'arte e la sua <br />
tendenza a poetizzare, senza mentire, le scene di vita comune. Di ritorno a Parigi, realizza tutta <br />
una serie di capolavori che rinnovano la suggestione dello spazio per l'audacia delle <br />
inquadrature e dell'uso della luce. Classe di danza (1874, Louvre) e Due stiratrici (1884, Louvre) <br />
sono destinate a riscuotere enorme successo. In seguito Degas avrà gravi problemi di salute con la <br />
vista e rinuncerà per questo a dipingere a olio, dedicandosi invece al pastello e realizzando <br />
carboncini e litografie. Riesce comunque a dar vita a una serie di capolavori e a scolpire numerose
statuette di ballerine. La naturalezza, è stato detto, nasconde la novità dell'artista come la tecnica <br />
nasconde l'audacia del mestiere. Renoir considerava Degas il primo scultore del suo tempo. <br />
Incisore di acqueforti, ha realizzato soprattutto scene di danza. <br />
<br />
CAMILLE PISSARRO <br />
Camille Pissarro nasce nelle Antille danesi il 10 luglio 1830; il padre è un ebreo francese di origine <br />
portoghese, mentre la madre è creola. Con il permesso della famiglia si reca a Parigi nel 1842 per <br />
studiare presso il Collegio Savary di Passy. Cinque anni dopo, finiti gli studi, il giovane Camille torna <br />
nella sua terra natale per aiutare la famiglia a gestire l'emporio. <br />
Per quattro anni resta a Saint Thomas, lavorando insieme al padre come commesso, ma la sua <br />
vera passione è l'arte. Presto abbandona Saint Thomas e si reca in Nicaragua, dove si guadagna il <br />
denaro per partire alla volta dell'Europa con i primi dipinti realizzati. <br />
Nel 1853 lascia la sua patria, affrontando un lungo viaggio insieme al pittore danese Fritz Melbye. <br />
Due anni dopo decide di tornare in Francia, recandosi a Parigi, in cui si stabilisce per sempre. Nella <br />
capitale parigina approfondisce gli studi artistici, frequentando l'Ėcole des Beaux‐Arts e <br />
l'Accademie de Suisse. Durante gli studi ha modo di approfondire a fondo lo studio delle opere di <br />
grandi artisti come Jean‐Baptiste Camille Corot, Jean‐François Daubigny e Gustave Courbet. <br />
Durante gli anni dell'Ėcole e dell'Accademie, Pissarro conosce Manet, Courbet e Corot, che gli <br />
consiglia di dipingere all'aria aperta per rendere unico il suo stile pittorico. <br />
Nel 1859 espone presso il Salon una sua opera, "Montmorency" che ritrae una veduta <br />
paesaggistica. Nei due anni seguenti si lega sentimentalmente a Julie Vellay da cui avrà sette figli e <br />
ha modo di conoscere artisti di grande fama come Guillaumin, Suisse e Cézanne con cui partecipa <br />
a numerose esposizioni che si tengono presso le Salon des Refusés. <br />
Nel 1866 per motivi economici il pittore lascia Parigi per trasferirsi a Pontoise, cittadina che sarà <br />
oggetto ricorrente dei suoi dipinti. <br />
L'anno successivo riceve il rifiuto dal Salon a esporre le sue opere e nel 1868 riesce a far <br />
partecipare due sue opere paesaggistiche. In questi anni partecipa agli incontri tra artisti e <br />
intellettuali che si tengono nel Café Guerbois e nel locale di Batignolles per discutere di questioni <br />
sull'arte. <br />
Due anni dopo Camille Pissarro è costretto a lasciare la Francia, a causa dell'occupazione da parte <br />
dei prussiani della sua abitazione; tutte le opere da lui realizzate sono distrutte. L'artista si reca a <br />
Londra, in cui soggiorna, dipingendo numerose vedute e paesaggi di Norwood e di Londra. Molti <br />
dipinti da lui realizzati sono esposti nella Galleria londinese di Paul Durand‐Ruel. Durante il suo <br />
soggiorno a Londra, Camille Pissarro sposa la compagna Julie Vellay. <br />
Nel 1871 l'artista torna in Francia, a Pontoise, ma le difficoltà economiche che deve affrontare <br />
sono tante,al punto che è aiutato da molti protettori e grandi collezionisti come Arosa e Murar.
Dopo avere rincontrato gli amici Monet e Guillaumin, tre anni dopo l'artista partecipa alla prima <br />
mostra impressionista. <br />
Nel 1877 conosce Paul Gauguin, con il quale negli anni successivi ha dei rapporti di lavoro a <br />
Pontoise. Cinque anni dopo si trasferisce per un breve periodo di tempo a Osny. L'anno seguente il <br />
suo amico Paul Durand‐Ruel gli organizza la prima mostra, in cui vengono esposti solo i suoi <br />
dipinti. Dopo avere soggiornato per un breve periodo a Rouen, nel 1884 il pittore si stabilisce <br />
definitivamente a Eragny‐sur‐Epte. <br />
Nel 1885 conosce Paul Signac e Georges Seurat, esponenti del nuovo stile artistico chiamato <br />
puntinismo. L'artista rimane affascinato da questo nuovo linguaggio pittorico, al punto di <br />
realizzare varie opere con questa nuova tecnica fino ai primi anni Novanta del 1800. <br />
Nel 1886 conosce Vincent Van Gogh e negli anni successivi viene invitato a Bruxelles per prendere <br />
parte alla mostra Les XX e a Parigi per partecipare all'esposizione universale di Georges Petite. <br />
Trascorre gli ultimi anni della sua vita in Belgio a causa delle sue manifeste idee anarchiche. A <br />
causa di una brutta malattia agli occhi è inoltre costretto a dipingere a casa. <br />
Dal 1893 al 1900 dipinge solo opere con lo stile impressionista. L'oggetto delle sue opere sono <br />
vedute paesaggistiche, strade e piazze di Parigi. Dipinge inoltre anche la facciata del Museo Louvre <br />
e la Senna. Camille Pissarro muore a Parigi il 13 novembre 1903, all'età di 73 anni. <br />
<br />
ALFRED SISLEY <br />
Alfred Sisley nasce a Parigi il 30 ottobre 1839 da una famiglia inglese che si è trasferita a Parigi; il <br />
padre è un importante commerciante di cotone e di caffè. Finiti gli studi in Francia, il padre vuole <br />
che Alfred si occupi degli affari familiari ed è per questo motivo che lo manda a studiare economia <br />
a Londra. <br />
Durante il suo soggiorno a Londra, il giovane si rende conto di non essere interessato agli studi <br />
economici, scoprendo presto la sua passione per l'arte. A Londra si reca nei musei e studia <br />
attentamente le opere artistiche di William Turner, John Constable e Richard Bonnington. Nel <br />
1861 torna a Parigi, deciso a intraprendere la carriera artistica. Fortunatamente ottiene l'appoggio <br />
morale e finanziario della famiglia, accortasi del grande talento artistico del ragazzo. <br />
Nello stesso anno inizia a partecipare ai corsi tenutisi nel celebre atelier di Charles Gleyre. I corsi <br />
sono seguiti anche da altri futuri artisti impressionisti come Pierre Auguste Renoir, Frédéric Bazille <br />
e Claude Monet con i quali stringe una forte amicizia. L'artista fa delle passeggiate lungo la <br />
capitale parigina e nei pressi della Foresta di Fontainebleau con i suoi amici pittori con l'intento di <br />
dipingere le spettacolari vedute paesaggistiche. Essi, per dipingere, si recano spesso anche a <br />
Marlotte e a Chailly. <br />
Tre anni dopo lo studio artistico di Gleyre chiude e il pittore diventa allievo dell'artista Camille <br />
Corot, celebre per la realizzazione di dipinti aventi come oggetto i paesaggi naturali. Nel 1866
partecipa al Salon con due dipinti. In questo periodo, conosce Eugénie Lescouezec, fiorista e <br />
modella con cui ha una relazione amorosa e che sposa nello stesso anno. Dalla relazione tra i due <br />
nascono due bambini, Pierre e Jeanne Adèle. Il padre non accetta la relazione tra il figlio e <br />
Eugénie, per cui non lo sostiene più dal punto di vista finanziario, togliendogli la rendita. <br />
Nonostante le gravi difficoltà finanziarie, il pittore riesce a partecipare con alcune opere al Salon <br />
nel 1868 e nel 1870. In questo biennio la Francia è coinvolta nel conflitto franco‐prussiano, evento <br />
che sconvolge la vita dell'artista e dei suoi amici impressionisti in seguito alla morte sul fronte di <br />
guerra dell'amico Frédéric Bazille, il quale si è arruolato. <br />
In questi anni, non avendo l'appoggio economico della famiglia, si rende conto che la pittura per <br />
lui deve diventare una professione che gli deve procurare il sostentamento per sé e per la sua <br />
famiglia. Per questo motivo decide di lasciare Parigi e di stabilirsi ad Argenteuil per risparmiare. <br />
Ad Argenteuil si è stabilito anche il suo amico Claude Monet, che nel 1872 gli presenta il <br />
proprietario della Galleria d'arte londinese Paul Durand‐Ruel, che acquista alcune tele di Alfred <br />
Sisley. L'anno seguente sono esposte nella Galleria di Durand‐ Ruel quattro sue opere. <br />
Il pittore per ben due volte tenta invano di ottenere la cittadinanza francese, che però non gli <br />
viene concessa. Nel 1874 partecipa alla prima mostra impressionista presso lo studio fotografico di <br />
Nadar e poi trascorre alcuni mesi in Inghilterra. L'anno dopo cambia residenza, stabilendosi a <br />
Marly‐le‐Roi. Insieme agli altri artisti impressionisti espone nuove opere d'arte nei due anni <br />
successivi e nel 1882. <br />
A causa del fallimento finanziario di Paul Durand‐Ruel, Sisley e gli altri artisti impressionisti si <br />
trovano in difficoltà finanziarie, per cui sono costretti a vendere molte delle loro opere all'asta. Le <br />
aste però si rivelano fallimentari. <br />
Alfred Sisley cambia più volte residenza, trasferendosi prima a Sèvres e poi a Veneux‐Nadon. <br />
Grazie al miglioramento della situazione economico‐finanziaria di Durand‐Ruel, che gli acquista <br />
alcune tele, migliora sensibilmente la sua situazione economica. <br />
Nello stesso anno si trasferisce a Moret‐sur‐Loing e il gallerista londinese organizza un'esposizione <br />
personale dell'artista, presentando circa settanta opere. La mostra si rivela fallimentare e Alfred <br />
Sisley, deluso, non partecipa all'ultima mostra impressionista tenutasi nel 1886. <br />
Paul Durand‐Ruel però continua a organizzare nuove mostre contenenti sue opere sia nella <br />
Galleria di Parigi sia nella Galleria di New York. Dal 1892 il pittore inizia a esporre le sue opere <br />
presso il Salon de la Société Nationale des Beaux‐Arts. <br />
Alfred Sisley muore a 59 anni a Moret Sur Loing il 29 gennaio 1899 da cittadino britannico. <br />
<br />
<br />
<strong>BIOGRAFIE</strong> POST‐<strong>IMPRESSIONISTI</strong>
PAUL CÉZANNE (Aix‐en‐Provence, 1839 ‐ id., 1906) <br />
Senza dubbio non esiste nessun artista moderno che sia stato tanto disprezzato dalla maggioranza <br />
dei suoi contemporanei e che sia divenuto in seguito una fonte d'ispirazione alle più diverse <br />
correnti per oltre mezzo secolo, e la cui opera abbia suscitato tante difficoltà d'interpretazione. <br />
Accusati talvolta di piattezza e povertà, i suoi dipinti sono, per la maggior parte degli <br />
«intenditori», nonostante l'apparente o reale mancanza di abilità, di una ricchezza e pienezza <br />
eccezionali. <br />
L'opera ebbe, a suo tempo, meno riconoscimenti di quella degli altri impressionisti (nel senso più <br />
ampio del termine), ma edificò progressivamente, senza le violente rotture che seguiranno, un <br />
nuovo rapporto con la natura e con l'espressione pittorica, primo in ordine di tempo dei due <br />
grandi poli attorno ai quali si muoverà l'arte del XX secolo, mentre il secondo è rappresentato dalla <br />
contestazione culturale del movimento dada. Eccettuati i pochi esercizi accademici del periodo <br />
degli studi di disegno, fin dagli inizi e alla maniera di Doumier, Cézanne evase dalla <br />
rappresentazione tradizionale trasgredendo contemporaneamente alcuni principi di prospettiva <br />
«scientifica» istituti dal Rinascimento e sfuggendo alla «finitezza» degli accademici della sua <br />
epoca. <br />
Cézanne intese, secondo i propositi che hanno raccolto i suoi diversi interlocutori, realizzare nelle <br />
sua arte un’«armonia parallela alla natura» e fare dell'impressionismo qualcosa di solido e <br />
duraturo come l'arte dei musei. Questo rifiuto dell'arte «effimera» dell'opera di un Monet e di un <br />
Pissarro, mette in evidenza i conflitti interiori che caratterizzano la personalità di Cézanne e che <br />
determinarono non solo la vocazione di pittore, non spiegabile in base a una probabile <br />
«sublimazione», ma anche il corso della sua opera e la sua fecondità. Cézanne è generalmente <br />
giudicato inquieto, un uomo immaturo dal punto di vista affettivo che «vive in disparte dalla <br />
società e le manifesta inopportunamente la sua aggressività» (Gaston Ferdiére). <br />
Indifeso nei confronti della noia della vita quotidiana e della difficoltà dei rapporti umani, quindi <br />
sempre insoddisfatto, sceglie la fuga cambiando continuamente residenza. Sempre alla ricerca di <br />
rifugi e con alle spalle un matrimonio infelice, dichiarò nella sua vecchiaia: «Mi appoggiò su mia <br />
sorella Maria, che si appoggia sul suo confessore, che a sua volta si appoggia su Roma». Geloso <br />
della sua libertà «nessuno metterà le mani su di me», che trova il miglior conforto nel lavoro in <br />
solitudine. Oltre alle incertezze manifestate per lungo tempo e le crisi di scoraggiamento (tele <br />
distrutte o lasciate incompiute), nella solitudine mostrò una volontà che alla luce di un'analisi <br />
dell'intera evoluzione della sua opera si può giudicare lucida e inflessibile. Ribelle alle teorie e non <br />
attingendo, dei pittori che ammirava, nulla che non fosse conforme al suo autentico sentimento <br />
interiore, passò dall'espressione provocatoria della sua soggettività a successive sintesi che gli <br />
permisero, riprendendo il contatto con la realtà sensibile e poi superandola, di risolvere le sue <br />
ossessioni in un movimento creativo. Pur distinguendo quattro fasi nell'evoluzione della carriera <br />
artistica di Cézanne è necessario non perdere di vista i rapporti tra le varie tappe e la dualità
sostanziale dell'ispirazione complessiva presente anche nelle opere considerate nella loro <br />
individualità. <br />
Cenni biografici su Paul Cézanne: <br />
19 gennaio 1939 ‐ Nascita di Paul Cézanne, figlio naturale riconosciuto da Louis Auguste Cézanne, <br />
modesto cappellaio di Aix‐en‐Provence, e di Elisabeth Aubert. <br />
1841 ‐ Nascita di Marie, la prima delle due sorelle di Paul, che avrà un posto importante nella sua <br />
vita. <br />
1844 ‐ Matrimonio dei genitori di Cézanne. <br />
1848 ‐ Louis Auguste, uomo abile e autoritario, che ha avuto successo negli affari, fonda una <br />
banca. Il successo non gli apre tuttavia le porte degli ambienti borghesi più agiati della città. <br />
1852‐58 ‐ Paul Cézanne segue con profitto gli studi al College Bourbon e diviene un virtuoso della <br />
poesia latina. Amicizie, soprattutto con Emile Zola; scampagnate nei dintorni di Aix ed esaltazione <br />
poetiche. Corso serale alla scuola di disegno di Aix. <br />
1859 ‐ Inizio degli studi di diritto, secondo i desideri del padre. Questi acquista, a un chilometro e <br />
mezzo da Aix, la villa aristocratica del Jas de Bouffan, dove il giovane inizia a dipingere. <br />
1861 ‐ Ottiene, in aprile, l'autorizzazione a recarsi a Parigi, dove Zola lo attende per studiare <br />
pittura. Crisi di scoramento e ritorno ad Aix in dicembre. <br />
novembre 1862 ‐ luglio 1864 ‐ Secondo soggiorno a Parigi. Lavora all'Accademia Suisse (dal nome <br />
del proprietario) dove fa la conoscenza di Amand Guillaumin e di Camille Pissarro. È respinto al <br />
concorso di ammissione all'Ecole des beaux‐arts (motivo: dipinge con eccesso). Al Louvre, dove <br />
per tutta la vita continuerà a ritornare di tanto in tanto, ammira e copia le opere dei Maestri <br />
veneziani, di Rubens, degli Spagnoli, di Michelangelo e di Delacroix. <br />
1864/70 ‐ Lavora alternativamente a Parigi e Aix. I ritratti inviati al Salone ufficiale di esposizione <br />
vengono rifiutati. <br />
Estate 1870/estate 1871 ‐ Vive all'Estaque con la sua compagna, Hortense Fiquet operaia tessile e <br />
modella, di diciannove anni, nascondendo il legame a suo padre. <br />
1872 ‐ Il 4 gennaio Hortense dà alla luce il loro figlio Paul. Più tardi si trasferiscono a Saint‐Ouen‐<br />
l'Aumône, raggiungendo Pissarro che si è stabilito nei pressi, a Pontoise. <br />
1873 ‐ A Auvers‐sur‐Oise, presso il dottor Paul Ferdinand Gachet, Cézanne lavora in compagnia <br />
di Pissarro, che gli fa conoscere il mercate di colori Julien Tanguy. Questi gli fornirà il materiale e i <br />
colori in cambio di qualche tela. <br />
1874/77 ‐ Si divide tra Aix e Parigi, dove lascia Hortense e suo figlio. Partecipa alla prima (1874) e <br />
terza (1877) esposizione degli «impressionisti». Rifiuterà di partecipare a quelle successive (dal <br />
1879 al 1886), preferendo tentare il successo al Salone Auguste Renoir gli presenta un modesto <br />
amatore Victor Chocquet; la comune ammirazione per Delacroix lega i due uomini e Chocquet <br />
diventerà l'appoggio più sicuro di Cézanne. <br />
1878 ‐ Fa la spola tra Marsiglia, dove ha trasferito Hortense, l'Estaque, e Aix. Suo padre che si è
accorto del suo legame, gli diminuisce l'assegno mensile, ma dopo una riconciliazione che avviene <br />
alla fine dell'anno, glielo aumenta. <br />
marzo 1879/ottobre 1882 ‐ Vive soprattutto a Parigi e in Ile‐de‐France: Melun nel 1879, Pontoise <br />
nel 1881, presso Pissarro cui anche Gauguin fa frequenti visite; molti soggiorni da Zola a Mèdan. <br />
Inverno 1881‐82 all'Estaque, visita di Renoir. Nella primavera del 1882 una delle sue tele è <br />
«ripescata» per il Salone, ma nessuno la nota. <br />
1882/85 ‐ Si ritira al Jas de Bouffan, poi all'Estaque. Redige un testamento. Amicizia con il <br />
pittore Adolphe Monticelli. <br />
1885 ‐ Amore infelice per una domestica del Jas de Bouffan: le corrispondenze con Cézanne e i <br />
frequenti spostamenti tradiscono una grande agitazione. In giugno‐luglio soggiorna dai Renoir, a <br />
La Roche‐Guyon. Autunno e inverno a Gardanne. <br />
1886 ‐ La pubblicazione del libro di Zola L'oeuvre, ritratto di un artista fallito in cui si scorge la <br />
figura di Cézanne, segna la fine dell'amicizia tra i due uomini. 28 aprile: matrimonio con <br />
Hortense Fiquet. Estate a Parigi e visita alla bottega di Tanguy, dove le tele di Cézanne sono <br />
sempre più ammirate dai giovani pittori (Emile Bernard in primo luogo). 23 ottobre: morte del <br />
padre che gli lascia una consistente eredità. <br />
1888/90 ‐ Vive soprattutto a Parigi e, nel 1888 trascorre molti mesi a Chantilly. <br />
1891/93 ‐ In cattive condizioni di salute da qualche anno, scopre di essere diabetico. Viaggio in <br />
Svizzera nel 1891. Diversi altri spostamenti: Jas de Bouffan, regione parigina... <br />
autunno 1894 ‐ A Giverny, Claude Monet lo presenta a Rodin, a Goerges Clemenceau, al critico <br />
Gustave Geffroy, che gli dedica un articolo elogiativo. <br />
autunno 1895 ‐ La sua prima mostra personale, organizzata da Ambroise Vollard fa sensazione. <br />
1896 ‐ Amicizia con il giovane poeta di Aix, Joachim Gasquet. Cura a Vichy in giugno, poi Talloires <br />
(lago di Annecy) e Parigi. <br />
1897 ‐ Vive a Parigi (dove moglie e figlio vivono ormai stabilmente) e ad Aix a fine maggio. Affitta <br />
una casa al Chatueau Noir, vecchia fattoria sulle colline del Tholonet, presso la cava Bibemus. Due <br />
tele di Cézanne su questi soggetti si trovano nella sala del museo del Lussemburgo riservato ai <br />
lasciti del pittore e collezionista Gustave Caillebotte. Morte della madre il 25 ottobre. <br />
autunno 1898/autunno 1899 ‐ Parigi e regione parigina. Vende il Jas de Bouffan e affitta un <br />
appartamento ad Aix. Espone tre tele al Salon des Indèpendants. La Galleria nazionale di Berlino <br />
acquista due Cézanne (mentre la città natale continua a ignorarlo) 1900 Partecipa, grazie a Roger <br />
Marx, all'Esposizione centennale dell'arte francese. <br />
1901 ‐ Maurice Denis espone il suo Hommage a Cézanne. <br />
1902 ‐ Visita di Charles Camoin e di Leo Larguier. La Legion d'Onore domandata da Octave <br />
Mirabeau, gli è negata. <br />
1904 ‐ Visita di Emile Bernard ad Aix. Ultimo soggiorno a Parigi e Fontainbleau. Omaggio di una
intera sala al Salon d'Automne. <br />
1906 ‐ Morte di Cézanne, all'età di sessantasette anni. <br />
Impulsività romantica <br />
Tentennamenti iniziali e poi la padronanza assoluta: i primi dieci anni circa della carriera di <br />
Cézanne sono dominati dall'ipertrofia degli effetti, la proiezione di un'immaginazione romantica <br />
di carattere sensuale e sovente macabra, tradotta in una tavolozza a dominanti cupe. Il rifiuto <br />
del mestiere accademico assicura già l'unità del contenuto mentale e dalla forma plastica. Tutta <br />
una serie di ritratti sono caratterizzati dalla grande robustezza dell'impasto di colore, steso sulla <br />
tela con la spatola e molto denso, che sostituiscono il chiaroscuro. Le scene con figure, che <br />
sembrano talvolta avere ispirato le stampe della vita contemporanea pubblicate da giornali come <br />
il Magazin pittoresque, trovano la loro unità in certi artifici compositivi: contorni netti, <br />
trattamento per piani nettamente differenziati in profondità (Paul Alexis lisant un manuscrit a <br />
Zola, 1869‐70, Museo di Sao Paulo), composizioni vertiginose come quelle dell'Orgie (1864 ca ‐ <br />
1866) o della tela chiamata Don Quichotte sur les rives de Barbarie (1870), e anche nel colore, <br />
sovente di elevata qualità ( Le dèjeuner sur l'herbe ), 1868 ca ‐ 1870) [queste tre tele <br />
appartengono a collezioni private]. Le figure, barocche in modo sorprendente nelle tre ultime tre <br />
opere, non hanno rapporti tra loro, né con lo spazio in cui sono ambientate. Così nei quadri <br />
allucinati in cui si proiettano i fantasmi soprattutto sessuali del giovane pittore, questo ambiente, <br />
scrive l'esperto di estetica Jean Paris, «non è di tipo fisico. [...] Se è retto da regole, queste <br />
sono le stesse che Freud scopre nell'attività dell’inconscio...». Nello stesso periodo, tuttavia, <br />
traendo profitto dagli esempi di Courbet o di Manet, Cézanne afferma la volontà di opporre al <br />
soggetto immaginario il motivo attinto nella comprensione del mondo visibile e di imporgli una <br />
architettura molto rigide, come in Paul Alexis e Zola , già citato. Ancor più che in questi ritratti e <br />
nei primi paesaggi, nei settore più limitato delle nature morte il pittore giunge a risolvere le <br />
relazione tra superficie, forme e spazio in puri ritmi pittorici, come si può verificare nella Pendola <br />
nera (1869‐70), Collezione privata (Stati Uniti). <br />
Incontro con l’Impressionismo <br />
Nel 1872 e 1873, Cézanne lavora in Ile de France presso Camille Pissarro («qualcosa come il Buon <br />
Dio», scriverà più tardi). Schiarisce la sua tavolozza, rende più breve il tocco della tela, <br />
comincia sostituire il modello con lo studio dei toni. Continua a coltivare però le sue intuizioni <br />
visive, la sua «piccola sensazione», e evita di lacerare lo spazio con la prospettiva lineare e di far <br />
occhieggiare la luce come fanno Monet e Pissarro. La casa dell'impiccato (1873, Louvre) ha <br />
forme raccolte e una materia densa, posata con lentezza scrupolose. Il tocco più brillante è posto <br />
però al servizio di una vana immaginifica fertile nella turbinosa seconda versione di Una nuova <br />
Olimpia (1873, Louvre). Verso il 1876, Cézanne ha pienamente assimilato l'insegnamento <br />
impressionista. Ne utilizza il tocco breve e vario nelle direzione, e osserva i giochi di riflessi che
nelle sue vedute del Jas de Bouffan, si ripercuotono tra i piani d'acqua della casa e il fogliame. <br />
Tuttavia, la tendenza costruttive si esprime nuovamente nel ritratto di Madame Cézanne au <br />
fontenil rouge (1877, Collezione privata, Stati Uniti), opera quasi bidimensionale come le nature <br />
morte della stessa epoca, in cui l'aria non circola. Infatti, dal 1875 al 1882 circa, il pittore torna <br />
incessantemente a esperienze anteriori (il che rende le datazioni delle sue opere particolarmente <br />
difficili), sembra indugiare, ma giunge in tal modo a sviluppare una tecnica originale. Il tocco <br />
acquista un orientamento unitario che svolga, nei paesaggi tra le forme, il ruolo di un <br />
accompagnamento. I piani si organizzano con altrettanta precisione e complessità, il colore è <br />
intenso: «Quando il colore si esprime con la sua ricchezza, la forma giunge alla sua pienezza». La <br />
trasformazione si esprime in tutta la sua ampiezza nelle nature morte: oltre il trattamento delle <br />
celebri mele (di cui Meyer Shapiro sottolinea il significato sessuale) in tante piccole facce i cui <br />
volumi sono determinati ricorrendo ben poco al modello classico delle ombre e delle luci, vi si <br />
scopre una riformulazione dello spazio dovuto al trattamento identico dei piani in profondità e alle <br />
deformazioni del disegno in prospettive; gli oggetti sembrano essere visti da diverse angolature. I <br />
contorni, contemporaneamente fermi e allusivi permettono al tocco di colore di svolgere la <br />
propria funzione ritmica e unificatrice dei vari elementi della composizione: è quello che Cézanne <br />
chiama modulazione. È interessante constatare, con Thèodore Reff, che l'innovazione di questo <br />
tocco costruttivo sembra essere intervenuto dapprima in una nuova serie di opere di fantasia, <br />
come il parodistico Eterno femminino del 1875‐76 (Collezione privata, Stati Uniti). Il <br />
procedimento avrebbe dunque avuto una funzione non tanto analitica rispetto al reale, ma di <br />
controllo del contenuto pittorico sul terreno stesso che è minacciato dalle più turbolente <br />
impulsioni; e, in una dualità risoluta, questo sarebbe dunque il versante romantico <br />
dell'ispirazione del pittore che avrebbe dotato di materiali determinanti la fase classica della sua <br />
arte. <br />
<br />
Sintesi «classica». <br />
All'Estaque, nel 1883, Cézanne scruta con occhi nuovi la natura mediterranea, ne scopre la <br />
permanenza e la maestà. Si impegna però a trasporre il suo motivo, a strutturarlo rimodellando <br />
secondo l'esigenza organica del quadro gli elementi troppo poco accentuati e gerarchizzati dal <br />
reale. Ha l'audacia, proprio lui che rifiuta di effetti atmosferici, di far riferimento, con nella <br />
diverse versioni del Golfo di Marsiglia visto dall'Estaque, a un panorama di cieli e acque, <br />
riuscendo a imporre la sensibilità di oggetti lontani che sono correlati contemporaneamente alla <br />
loro profondità e al primo piano, pur partecipando alla realtà bidimensionale della tela. <br />
Attraverso questa speculazione plastica che prende la realtà come pretesto, si fa strada una <br />
tendenza all'estrazione che culmina con il severo trattamento geometrico delle case nei paesaggi <br />
di Gardonne. Combinando le sue diverse esperienze, il pittore giunge fino ad agire, con una <br />
disinvoltura sempre maggiore, sulle coppie di tensione rappresentate da rigore e lirismo, stabilità
e movimento, esattezza e deformazione. La composizione con il Vase bleu (1883 ca ‐ 1887, Louvre) <br />
fonda così la sua ricchezza, la sua flessibilità, sul coordinamento di un insieme di mezzi complessi <br />
(soprattutto una conversione equilibrata delle verticali e delle orizzontali), mentre i balzi sottili, la <br />
scansione e l'arabesco della Montagne Sainte‐Victoire au grand pin (1885 ca ‐ 1887, Londra, <br />
<strong>Istituto</strong> Courtauld) suggeriscono uno spazio dilatato, contemporaneamente vicino e lontano, <br />
ideale e reale. Verso la fine del 1880, Cézanne, che ha appreso a fondare nel paesaggio le sagome <br />
pretestuose dei Bagnanti, si dedica, assieme alla produzione di autoritratti, a numerose <br />
composizioni con figure bene individuate, che ora è in grado di collocare nell'ambiente <br />
circostante. Se i processi costruttivi impiegati nel Mardi gras (1888, Mosca, Museo Puskin) creano <br />
uno spazio un po’ artificiale, del resto adatto all'immaginario del soggetto teatrale, la serie dei <br />
Giocatori di carte (1885‐92) raggiunge una pienezza classica, almeno nella versione del Louvre, <br />
con due soli personaggi. Una rete di tensioni compensate dà il proprio equilibrio a quest'opera <br />
ridotta all'essenziale, piena di calma energia e di armonia monumentale. Cézanne mantiene però <br />
in sé, al di là di questo sereno umanesimo, le risorse di una vita più esplosiva, di una più grande <br />
esaltazione. <br />
<br />
Sintesi «lirica». <br />
Dal 1888 al 1895 l'ideale (costruttivo) diviene una realtà sufficientemente assimilata; sottintesa, <br />
fino a lasciare libero corso ad altri impulsi, all'esplosione dei colori e talvolta e un barocchismo <br />
che può essere opulenza ma anche, talvolta, espressione di angoscia. Nel Garçon au gilet tauge <br />
della collezione Bührle a Zurigo (1890 ca ‐ 1895) lo schema astratto si riveste di tonalità brillanti, <br />
e il tocco nervoso, il modello delicato del viso, la straordinaria vibrazione di certi contorni (tracciati <br />
intermittentemente o ripassati) danno tutta la loro vita al giovane personaggio. Questa nuova <br />
libertà del tocco e l'apertura delle forme allo spazio ambientale danno, alle tele di quel periodo, <br />
l'apparenza di rapida fattura, spontanea ‐ nonostante le innumerevoli sedute di posa che l'artista <br />
impone ai suoi modelli, lamentandosi sempre di non poter creare ‐, e questo può essere collegato <br />
all'importanza assunta dall'acquerello nell'opera di Cézanne: tecnica che permette la notazione <br />
rapida delle sensazioni cromatiche e tende allora a sostituirsi al disegno. Cariche di simbolismo <br />
come la Nature morte à l'Amour en plâtre (1895 ca, <strong>Istituto</strong> Courtauld), austere o arricchite di <br />
pesanti tendaggi damascati, le nature morte riflettono con perfezione tutte le acquisizioni di quel <br />
periodo e sono, secondo molti critici, una delle cause dell'ammirazione che il pittore comincia a <br />
suscitare. A partire dal 1900 e fino alle morte, Cézanne si consacra alle tre tele delle Grandi <br />
bagnanti che dimostrano l'ambizione di confrontarsi con le grandi composizioni della pittura <br />
classica. Il nudo femminile non ha altra ragione che quella di concorrere all'edificazione dell'opera <br />
in quanto sistema costruito e ritmato, fatto di forme e colori; a partire da questa condizione <br />
tecnica realizzata, l'immagine di Cézanne può amplificarsi in una sorte di simbiosi universale che
include lo spazio del reale e quello del pensiero. Un accordo tra conoscenza razionale e lirismo, <br />
minerale e vegetale, eternità e vita si afferma nelle tele di Bibemus e del Château Noir, per <br />
culminare nel gioco di macchie e di sfaccettature degli ultimi Sainte‐Victoire, che sembrano <br />
trarre ispirazione da un vero e proprio sentimento cosmico. «Sono il primitivo di un'arte nuova» <br />
diceva Cézanne durante gli ultimi anni della sua vita. E sicuramente egli è al primo posto tra gli <br />
iniziatori di questa «pittura pura», liberata dal concetto di imitazione, di cui pertanto occorre non <br />
dimenticare che, lungi dall'essere chiusa nel suo formalismo, si apre in lui su un mondo di <br />
implicazioni psichiche, di prolungamenti immaginari. Se, a fianco di un Matisse, o di un Kandinskij, <br />
i suoi più ferventi ammiratori (Emile Bernard, Maurice Denis, Henri Lhote) non furono i più grandi, <br />
il suo messaggio si è rivelato abbastanza multiforme per irrigare, in un flusso vastissimo, la <br />
maggior parte dei campi indagati dopo di lui. Attraverso Gauguin, al quale rimproverò di aver <br />
fatto solo «quadri cinesi» (!), egli influenzò il movimento dei nabis e il fauvisme; il suo precetto <br />
sul trattamento della natura mediante «il cilindro, la sfera e il cono» si ripercuote sul cubismo che <br />
egli senza dubbio non avrebbe approvato; il suo modo di trattare il colore è stato usato con <br />
profitto da Delaunay e dal Blaue Reiter; l'espressionismo stesso gli deve molto e, certo, anche <br />
l'astrattismo nelle sue diverse manifestazioni. Complessivamente, benché la lenta maturazione <br />
della sua opera contrasti con le mode del nostro tempo, è forse la sua concezione dell'arte <br />
come ricerca incessante sui mezzi e i contenuti che le sono propri che ha dato a Cézanne il posto <br />
preminente che egli occupa nella sensibilità del XX secolo. <br />
<br />
VINCENT VAN GOGH <br />
Vincent Willem Van Gogh nasce il 30 marzo 1853 a Groot Zundert (Olanda) ed ebbe, a causa della <br />
sua estrema sensibilità di artista, una vita molto tormentata. <br />
Figlio di un pastore protestante, mentre ancora vive a Zundert, Vincent esegue i suoi primi disegni. <br />
Inizia invece le scuole a Zevenbergen. Impara il Francese, l'Inglese, il Tedesco e per la prima volta <br />
inizia a dipingere. <br />
Terminati gli studi, va a lavorare come impiegato nella succursale della casa d'arte parigina Goupil <br />
e Cie, successivamente nelle sedi dell'Aja (dove compie frequenti visite ai musei locali), di Londra e <br />
di Parigi. Nel maggio del 1875 viene definitivamente trasferito a Parigi. <br />
Il trasferimento nella città francese, dove già risiede il fratello Theo, segna l'inizio del periodo <br />
appunto francese, interrotto solo da un breve viaggio ad Anversa alla fine dello stesso anno. Molto <br />
del suo tempo lo spende assieme al fratello e i due, da quel momento, iniziano una <br />
corrispondenza che durerà tutta la vita e che rappresenta ancora oggi il mezzo migliore per <br />
studiare le opinioni, i sentimenti e lo stato d'animo di Vincent. <br />
Durante il soggiorno parigino l'artista scopre la pittura impressionista e approfondisce l'interesse <br />
per l'arte e le stampe giapponesi. Conosce molti pittori tra cui Toulouse Lautrec e Paul Gauguin <br />
che apprezza particolarmente. La loro sarà una relazione assi turbolenta, con esiti anche
drammatici, come testimonia il famoso episodio del taglio dell'orecchio (si suppone infatti che <br />
Vincent abbia assalito Gauguin con un rasoio. Fallito l'attacco, in preda ad una crisi di nervi, si <br />
taglia il lobo dell'orecchio sinistro). <br />
Intanto, il rendimento di Vincent alla Goupil & Cie si deteriora mentre, allo stesso tempo, la sua <br />
dedizione agli studi biblici raggiunge un livello ossessivo. Dopo essersi dimesso da Goupil al <br />
principio della primavera, si reca a Ramsgate, in Inghilterra, dove viene assunto in un piccolo <br />
collegio. Più avanti nel corso dell'anno Vincent assume un nuovo incarico quale insegnante e <br />
coadiutore presso il Reverendo T. Slade Jones, un pastore Metodista. Il 29 Ottobre Vincent <br />
pronuncia il suo primo sermone domenicale. Man mano che il fervore religioso di Vincent <br />
aumenta, il suo stato di salute fisico e mentale volge al peggio. <br />
Il 1880 è un punto di svolta nella vita di Vincent. Abbandona i suoi propositi religiosi e si dedica <br />
esclusivamente a dipingere poveri minatori e tessitori. Theo inizia ad appoggiarlo <br />
finanziariamente, una situazione che si protrarrà fino alla fine della vita di Vincent. Più tardi nel <br />
corso dell'anno, intraprende studi formali di anatomia e prospettiva all'Accademia di Bruxelles. <br />
Incontra Clasina Maria Hoornik (detta "Sien"), una prostituta gravata fra l'altro dal mantenimento <br />
di una figlia di cinque anni ed incinta di un altro figlio. Mentre continua i suoi studi e dipinge in <br />
compagnia di alcune nuove conoscenze, il suo stato di salute va nuovamente deteriorandosi, tanto <br />
da dover essere ricoverato in ospedale per gonorrea. Una volta dimesso, inzia alcune <br />
sperimentazioni pittoriche e, dopo più di un anno trascorso insieme, pone termine alla sua <br />
relazione con Sien. Più tardi nel corso dell'anno, Vincent si trasferisce a Nuenen dai suoi genitori, <br />
mette in piedi un piccolo studio per lavorare e continua a fare affidamento sul sostegno di Theo. <br />
Estende i suoi esperimenti fino ad includere una maggiore varietà di colori e sviluppa un <br />
grandissimo interesse per le incisioni su legno giapponesi. Tenta di intraprendere una qualche <br />
formazione artistica alla Ecole des Beaux‐Arts, ma respinge molti dei principi che gli vengono <br />
insegnati. Desiderando continuare con qualche tipo di educazione artistica formale, sottopone <br />
qualcuno dei suoi lavori all'Accademia di Anversa, dove viene posto in una classe per principianti. <br />
Come ci si aspetterebbe, Vincent non si trova a suo agio all'Accademia ed abbandona. <br />
Intanto, sopravviene il 1888, un anno fondamentale nella vita di Van Gogh. Lascia Parigi in <br />
febbraio e si trasferisce ad Arles, nel Sud. All'inizio, il cattivo tempo invernale gli impedisce di <br />
lavorare, ma una volta arrivata la primavera inizia a dipingere i paesaggi in fiore della Provenza. Si <br />
trasferisce infine nella "Casa Gialla", una dimora che ha preso in affitto dove spera di stabilire una <br />
comunità di artisti. E' il momento in cui riesce a dipingere alcune delle sue opere migliori ma anche <br />
il momento delle sue già accennate violente tensioni con Gauguin. <br />
Durante la prima parte dell'anno, lo stato di salute mentale di Vincent oscilla paurosamente. A <br />
volte è completamente calmo e lucido; altre volte, soffre di allucinazioni e fissazioni. Continua <br />
sporadicamente a lavorare nella sua "Casa Gialla", ma la frequenza crescente degli attacchi lo <br />
induce, con l'aiuto di Theo, a farsi ricoverare presso l'ospedale psichiatrico di Saint Paul‐de‐<br />
Mausole a Saint‐Rémy‐de‐Provence. Per ironia della sorte, mentre lo stato mentale di salute di <br />
Vincent continua a peggiorare nel corso dell'anno, la sua opera inizia infine a ricevere
iconoscimenti presso la comunità artistica. I suoi dipinti "Notte stellata sul Rodano" e "Iris" sono <br />
in mostra al Salon des Indépendants in settembre, e in novembre viene invitato ad esibire sei dei <br />
suoi lavori da Octave Maus (1856‐1919), segretario del gruppo di artisti Belgi "Les XX". <br />
Dopo una serie incredibile di alti e bassi, sia fisici che emotivi e mentali, e dopo aver prodotto con <br />
incredibile energia una serie sconvolgente di capolavori, muore nelle prime ore del 29 luglio 1890, <br />
sparandosi in un campo nei pressi di Auverse. Il funerale ha luogo il giorno dopo, e la sua bara è <br />
ricoperta di dozzine di girasoli, i fiori che amava così tanto. <br />
<br />
PAUL GAUGUIN <br />
Paul Gauguin nasce a Parigi il 7 giugno 1848. I suoi genitori sono il giornalista francese Clovis <br />
Gauguin e Aline Marie Chazal, figlia di André Chazal, che svolge la professione di incisore, e di Flora <br />
Tristàn, una scrittrice peruviana, fervente femminista e socialista. I genitori del piccolo Paul sono <br />
grandi oppositori del regime politico di Napoleone III, per cui sono condannati all'esilio e nel 1849 <br />
devono lasciare la Francia, per partire alla volta del Perù. <br />
Il padre di Paul muore durante il viaggio e Aline Chazal e i figli giungono in Perù da soli, venendo <br />
accolti dalla famiglia materna a Lima. Gauguin trascorre parte della sua infanzia in Perù insieme <br />
alla sorella Marie Marceline e solo sei anni dopo torna in Francia insieme alla madre e alla sorella, <br />
poiché è morto il nonno paterno che ha lasciato loro l'eredità. Dopo essere arrivati in Francia, <br />
ricevono ospitalità dallo zio paterno Isidore Gauguin. <br />
Gauguin, dal 1859, studia nella città di Orléans presso le Petit‐Sèminaire e sei anni dopo effettua il <br />
test per entrare a far parte della Marina Militare, che però non supera. Nello stesso anno decide di <br />
imbarcarsi in un mercantile come allievo pilota, partendo nel mese di dicembre dal Porto di Le <br />
Havre. Giunge poi in Brasile, nella città di Rio de Janeiro. E' contento di rivedere l'America Latina e <br />
svolge vari viaggi a Panama, nelle Isole polinesiane e nelle Indie. Durante questi viaggi fa visita <br />
anche alla tomba del padre. <br />
Nel 1867, durante le sue avventure, viene a conoscenza della morte della madre in Francia e viene <br />
affidato a Gustave Arosa. Dopo questo evento doloroso, l'anno successivo decide di arruolarsi <br />
nella Marina militare francese, svolgendo le sue mansioni sulla nave francese Jéröme Napoleon e <br />
partecipando alla guerra franco‐prussiana. <br />
L'anno dopo viene congedato dalla Marina militare e torna a Parigi. Ha ventitré anni e inizia a <br />
lavorare presso l'agenzia di cambio francese, Bertin. Dopo aver conosciuto il pittore Ėmile <br />
Schuffenecker e su consiglio del suo tutore Gustave Arosa, inizia a dedicarsi alla pittura, <br />
intraprendendo la professione da autodidatta. Il suo tutore possiede un'importante collezione <br />
d'arte contenente dei dipinti di Eugéne Delacroix, da cui Paul trae ispirazione. <br />
Nel 1873 conosce Mette Sophie Gad, una giovane ragazza danese, con cui si unisce in matrimonio <br />
nello stesso anno. I due coniugi avranno cinque figli: Ėmile, Aline, Clovis, Jean‐René e Paul. L'anno <br />
dopo frequenta l'Accademia Colarossi e conosce Camille Pissarro, pittore impressionista francese, <br />
che gli da consigli importanti che influenzeranno il suo modo di dipingere. In questo periodo
acquista tele impressioniste e espone una sua opera paesaggistica presso il Salon di Parigi. In <br />
questo periodo realizza numerose opere, tra cui "Etude de nu ou Suzanne cousant". Nei suoi <br />
dipinti, uno dei soggetti più rappresentati è quello delle nature morte, in cui trae ispirazione da <br />
Claude Monet e dal suo stile pittorico. <br />
Nel 1883 lascia il suo lavoro impiegatizio per dedicarsi completamente alla pittura, non ottenendo <br />
però dei grandi successi. In questa circostanza decide di vendere tutta le sue opere per mantenere <br />
economicamente la sua famiglia. <br />
Dopo aver esposto delle opere in occasione dell'ultima mostra organizzata dal movimento <br />
impressionista tre anni dopo, lascia la famiglia in Danimarca, per trasferirsi in Bretagna, regione <br />
francese. <br />
In questo periodo realizza numerosi dipinti presso Pont Aven, uno dei luoghi della regione in cui si <br />
reca spesso. In Bretagna conosce anche un pittore molto giovane, Ėmile Bernard, che usa lo stile <br />
pittorico chiamato "cloisonnisme", il quale ricorda l'arte dei vetrai. In questo periodo conosce <br />
anche i fratelli Theo e Vincent Van Gogh. Nei due anni successivi parte alla volta di Panama <br />
insieme al pittore Charles Laval e poi si reca nella Martinica. Al suo ritorno in Francia, trascorre un <br />
breve periodo ad Arles con Vincent Van Gogh. Grazie all'arrivo di Paul Gauguin, lo stato di salute <br />
mentale di Van Gogh migliora sensibilmente. Questo miglioramento di salute dura poco, perché il <br />
pittore olandese il 23 dicembre 1888 si taglia una parte dell'orecchio con un rasoio. In questa <br />
drammatica circostanza, Gauguin lascia Arles. <br />
Continua a dedicarsi alla sua attività artistica e una delle opere che realizza in questo periodo è "La <br />
visione dopo il sermone", in cui utilizza uno stile pittorico simbolista, rompendo definitivamente <br />
con l'impressionismo. Il suo grande estro creativo lo induce a dipingere delle nuove tele come "Le <br />
Christ Jaune", "La Belle Angèle" e "le Calvaire breton", in cui l'influenza dello stile pittorico di <br />
Vincent Van Gogh è molto evidente. <br />
Tra il 1889 e il 1890 torna in Bretagna e l'anno dopo parte alla volta di Tahiti, dove riesce a <br />
vendere uno dei suoi quadri, "La Belle Angèle". Durante questo suo soggiorno prova un grande <br />
interesse per la cultura maori e per le sue usanze, dipingendo nelle sue tele scene di vita <br />
quotidiana e le persone del luogo. Tra le tele che dipinge in questo periodo si ricordano "Paroles <br />
du diable" e "La Fille à la mangue". <br />
Nel giugno 1893 lascia Tahiti per far ritorno in Francia. Qualche mese dopo espone quarantuno <br />
opere realizzate durante il soggiorno tahitiano, tre tele dipinte in Bretagna e alcune sculture <br />
presso la Galleria d'arte francese di Paul Durand‐Ruel. Non ottiene un giudizio artistico positivo <br />
dalla critica francese in merito alle sue opere tahitiane, per cui rimane molto deluso. <br />
L'anno dopo, dal mese di aprile al mese di novembre, soggiorna nuovamente in Bretagna, a Pont <br />
Avene, diventata molto celebre per l'affermarsi di molti artisti. Nel luglio 1895 parte dal porto di <br />
Marsiglia, per poi giungere a Paapete, nell'isola di Tahiti, dove si stabilirà fino al 1901. In quello <br />
stesso anno lascia Tahiti, per trasferirsi definitivamente nelle Isole Marchesi. Sfidando la povertà, <br />
continua la sua attività artistica fino al giorno della morte, avvenuta l'8 maggio 1903 a Hiva Oa, a <br />
causa della sifilide.
<br />
HENRY DE TOULOUSE‐LAUTREC <br />
Henri Marie Raymond de Toulouse‐Lautrec nasce il 24 novembre 1864 ad Albi (Francia). Proviene <br />
da una famiglia nobile: il padre è il conte Alphonse de Toulouse‐Lautrec e la madre è Adèle de <br />
Toulouse‐Lautrec. La sua famiglia possiede numerose proprietà nell'area della Gironde e nel Midi, <br />
in Francia. A Parigi i Toulouse‐Lautrec hanno vari possedimenti e appartamenti. All'età di quattro <br />
anni Henri vive il divorzio dei genitori. In giovinezza soffre di varie malattie genetiche dovute al <br />
matrimonio consanguineo tra i genitori. In quegli anni anche uno dei suoi fratelli muore dopo un <br />
anno dalla nascita. <br />
Trasferitosi a Parigi con la madre, frequenta il Lycée Fontanes dove riporta un ottimo risultato <br />
scolastico e si caratterizza per la sua vivacità. Presto è costretto a ritirarsi da scuola, poiché inizia a <br />
manifestarsi la malattia che lo affliggerà per il resto della sua vita: il nanismo. Nel 1878 un tragico <br />
evento lo segna profondamente: inciampa sul parquet della sua casa rompendosi il femore <br />
sinistro. L'anno dopo, mentre si trova a Barèges, cade in un fossato, riportando la rottura dell'altra <br />
gamba. Toulouse‐Lautrec ha anche un'altra malattia, la picnodisostosi, che non gli permette di <br />
guarire dalle fratture che ha riportato in quei determinati frangenti. I suoi arti inferiori smettono <br />
così di crescere e la sua altezza in età adulta è di un metro e cinquantadue centimetri. <br />
In questa circostanza, durante i suoi lunghi periodi di convalescenza, trova conforto nella pittura <br />
che diventa la sua grande passione; inizia anche a seguire delle lezioni di pittura che gli vengono <br />
impartite da René Princeteau, un pittore sordomuto che lo inizia alla carriera artistica. <br />
Nel 1881 continua a eseguire vari disegni in un taccuino che chiama "Cahier Zig Zags". I soggetti <br />
delle opere che realizza in questo periodo sono la sua famiglia, il mare, le battute di caccia, i <br />
cavalli. Nello stesso anno ottiene il diploma di maturità, decidendo di dedicarsi esclusivamente <br />
all'arte. L'anno successivo inizia a frequentare lo studio d'arte del celebre maestro francese Léon <br />
Bonnat. Dopo tre mesi Bonnat intraprende la carriera di docente presso l'École des Beaux‐Arts, <br />
decidendo quindi di chiudere il suo studio d'arte. <br />
Toulose‐Lautrec quindi inizia a frequentare l'atelier di Fernand Cormon sito nel quartiere parigino <br />
di Montmartre. Qui ha modo di conoscere vari artisti dell'epoca, tra cui si ricordano: Vincent Van <br />
Gogh, Louis Anquetin, Emile Bernard. Nel 1883 espone l'opera "Un petit accident" a Pau presso la <br />
Société des Amis des Arts, firmandola con lo pseudonimo di Mofà. L'anno seguente apre con <br />
Albert Grenier uno studio, lavorando spesso all'aperto e frequentando i locali e i cafés più celebri <br />
di Parigi (Le Moulin de La Galette, le Chat Noit, Le Mirliton). I dipinti che realizza in questo periodo <br />
ritraggono clienti ai tavoli, le ballerine, le cantanti dei locali e vengono da lui firmati con lo <br />
pseudonimo "Tréclau". <br />
Inoltre si avvicina sempre più al gruppo di artisti noti come Les Artistes Inchoérents, chiamati in <br />
questo modo perché rappresentano nelle loro tele dei temi trattati in modo umoristico e <br />
anticonformista. Con questo gruppo espone, nel 1886, il celebre dipinto "Les Batignolles trois ans <br />
et demie avant Jésus‐Christ". Sempre nello stesso anno prende in affitto un nuovo studio, in cui
continua in modo assiduo a dipingere. <br />
Nei suoi lavori inizia anche a trarre spunto dallo stile pittorico di Edgar Dégas e da quello degli <br />
amici Van Gogh e Bernard. Nel 1889 con il gruppo Les Artistes Inchoérents espone un nuovo <br />
lavoro, "Portrait d'une malhereuse famille atteinte de la petite grelure" e sempre nello stesso <br />
periodo espone due quadri ("Bal du Moulin de la Galette" e "Il Ritratto di Forcaud") presso le Salon <br />
des Indépendents. Queste due opere non ottengono però un giudizio positivo da parte della critica <br />
francese. <br />
Sul finire degli anni Ottanta dell'Ottocento inoltre espone con il gruppo di artisti "Les XX" le <br />
seguenti tele: "Au Cirque: dans les coulisses", "M.me Adéle de Toulouse‐Lautrec", "François Gauzi" <br />
e "La contessa Adéle de Tolouse‐Lautrec nel salone del Chateau de Malromé". <br />
L'artista in seguito inizia a interessarsi anche alla litografia venendo commissionato da Charles <br />
Ziedler, proprietario del Moulin Rouge, per la realizzazione di un manifesto pubblicitario che <br />
riscuoterà un buon successo. Dopo il successo riportato in seguito alla realizzazione del manifesto <br />
realizzato per il Moulin Rouge, nel biennio 1892‐1893 realizza per altri locali francesi altri <br />
manifesti. <br />
Negli anni successivi viaggia molto toccando paesi quali Olanda, Spagna, Russia, Inghilterra e <br />
Belgio. Inoltre la sua produzione artistica è molto ricca; espone molte opere inoltre in vari luoghi <br />
come il Salon des Cent, il Royal Aquarium di Londra, Goupil‐Boussod‐Valadon. <br />
Numerose riviste francesi si rivolgono a Toulouse‐Lautrec per la realizzazione di manifesti e <br />
litografie. Se dal punto di vista artistico ottiene grande successo, vive una difficile situazione a <br />
livello personale dettata dalla sua condizione fisica. In questi anni affoga i suoi dispiaceri nell'alcool <br />
e vive numerose crisi depressive. <br />
Sul finire degli anni Novanta dell'Ottocento le sue condizioni di salute peggiorano, ripercuotendosi <br />
anche nella sua produzione artistica. Nel 1900 espone alcuni suoi manifesti a Bordeaux e a <br />
Budapest e partecipa all'Esposizione universale di Parigi. <br />
Henri de Toulouse‐Lautrec muore il 9 settembre 1901 a causa di un'emorragia celebrale. <br />
<br />
GEORGES SEURAT <br />
Considerato il massimo esponente della corrente del Neo‐Impressionismo, nasce a Parigi nel 1859. <br />
Di agiate origini borghesi, il giovane Seurat può seguire le sue naturali inclinazioni, dedicandosi agli <br />
studi artistici. <br />
Nel 1875 segue i corsi di scultura di Justin Lequien, tre anni dopo si iscrive all'École des Beaux‐Arts <br />
di Parigi, dove studia con Henri Lehmann. <br />
Le sue prime opere si rifanno al naturalismo della Scuola di Barbizon, ma in seguito si interessa alle <br />
ricerche sui fenomeni della luce e studia i problemi legati alla percezione visiva e le teorie cromo‐<br />
luministiche del tempo. <br />
L'attenzione di Seurat si sofferma sugli studi delle varie tesi teorico‐scientifici di Humbert de <br />
Superville, di Eugène Chevreul, di Charles Blanc e di Odgen Rood, mente sperimenta il cromatismo
di Eugene Delacroix. <br />
Nel 1879 parte militare; distaccato a Brest, disegna marine e paesaggi e, quando torna a Parigi <br />
apre uno studio col pittore Edmond‐François Aman‐Jean. <br />
Pittore colto e sofisticato, si reca in luoghi di grande interesse paesaggistico, all''isola de La Grande <br />
Jatte, nei boschi di Pontaubert dove dipinge all'aria aperta opere ancora legate al naturalismo <br />
impressionista, ma dove già si intravvedono i germi del "puntinismo". <br />
Rifiutando i delicati effetti della pittura impressionista, ottenuti con pennellate irregolari, elabora <br />
una tecnica innovativa più "scientifica", il Puntinismo, in base alla quale su fondo bianco applica <br />
piccole e ordinate pennellate di colore puro. <br />
Nel 1883 partecipa per la prima volta al Salon, ma l'anno dopo, poiché non non viene ammesso, <br />
espone alla mostra organizzata dalla Société des Artistes Indépendants, dove presenta la prima <br />
delle sue grandi composizioni: Une baignade à Asnières (1883‐84) oggi esposto alla National <br />
Gallery di Londra. <br />
Nel 1885, Georges Seurat partecipa all'Esposizione Internazionale di New York, dove espone <br />
ancora Une baignade à Asnières, mentre continua le ricerche nel campo cromatico che <br />
sperimenta personalmente. <br />
Nel 1886, rielaborando disegni e schizzi, realizzati sull'isola de La Grande Jatte, completa l'opera <br />
che lo renderà famoso, Un dimanche après‐midi à l'île de la Grande Jatte, dove i personaggi che <br />
affollano la scena, geometrizzati e ieratici, sono collocati in uno spazio regolare, definito solo dalla <br />
trasparente luce. <br />
La grande tela viene presentata all'ultima mostra degli impressionisti e proprio in questa <br />
occasione, per sottolineare il nuovo stile del pittore, ormai staccato dall'Impressionismo, vengono <br />
coniati i termini "neoimpressionismo" e "pointillisme". <br />
Quest'opera non solo influenza artisti isolati come Gauguin e Van Gogh, ma svolge un ruolo <br />
fondamentale nella storia della pittura moderna perché riorganizza, in modo rigoroso e cerebrale, <br />
l’eredità spontanea degli impressionisti. <br />
Dopo un'esposizione tenuta a Nantes con Camille Pissarro e Paul Signac, Georges Seurat nel 1887 <br />
partecipa alla mostra del Gruppo Les XX a Bruxelles e l'anno dopo si reca in Normandia a Port‐en‐<br />
Bessin, per dipingere alcune marine. <br />
<br />
Tra il 1888 e il 1889 il pittore realizza altre due grandi composizioni, Les poseuses e La parade, <br />
mentre entra in contatto col critico Charles Henry, che lo introduce nel Movimento Simbolista e <br />
che lo spinge a studiare la teoria della dinamica delle linee. <br />
Nel 1890 Searat espone in un trattato i principi teorici della sua pittura, dipinge Le Chahut (1890)e <br />
lavora a Le cirque (1891), che viene presentata incompiuta al Salon des Indépendants. <br />
Nel 1891 muore improvvisamente a soli trentadue anni dopo aver gettato le basi per la nascita del
Fauvismo e del Cubismo, sino al Surrealismo ed alla Op Art. <br />
Nel 1899 Signac gli dedica il saggio D'Eugène Delacroix au néo‐impressionisme.