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BIOGRAFIE IMPRESSIONISTI EDOUARD MANET ... - Istituto Canossa

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<strong>EDOUARD</strong>
<strong>MANET</strong>

<br />

(Parigi,
1832
‐
id.,
1883)

<br />

<strong>BIOGRAFIE</strong>
<strong>IMPRESSIONISTI</strong>
<br />

In

Manet,
ancora
più
che
in
Courbet,
si
notano
le
novità
dell'arte
moderna,
nello
sviluppo
di
<br />

un'opera
che,

agli

inizi,

appartiene
ancora
per
tecnica
e
per
soggetti
all'arte
tradizionale.
<br />

Appartenente
a
una
famiglia
della
colta
borghesia,
Manet
deve,
per
diventare
artista,
lottare
<br />

contro
i
pregiudizi

della

famiglia.

Dopo
aver
rifiutato
di
seguire
gli
studi
di
diritto,
si
iscrive
al
<br />

concorso
di
ammissione
all'Accademia
navale.
Come
allievo
ufficiale
compie
un
viaggio
a
Rio
de
<br />

Janeiro,
ma

non

riesce

a

superare

gli

esami

di
ammissione.
Riesce
allora
a
far
accettare
alla
<br />

famiglia
la
sua
propensione
all'arte.
Il
padre,
nel
1850,
gli
impone
di
frequentare
lo
studio
di
<br />

Thomas
Couture
(1815‐79),
accademico,
che,
dopo
aver
ottenuto
un
enorme
successo
al
Salon
del
<br />

1847
con
I
Romani
della
decadenza,
aveva
aperto
uno
studio.
Alle
teorizzazioni
del

maestro,

<br />

tuttavia,

Manet

si

ribella

molto
presto
asserendo
che
non
è
arte
quella
che
ha
per
soggetto
<br />

copie
e
modelli
in
vesti
di
antiche
divinità;
arte

è,

invece,

appercezione,
raffigurazione
della
vita
<br />

contemporanea.
<br />

Non
rifiuta
la
lezione
dei
grandi
maestri
del
passato,
ma
la
sua
predilezione
ricade
su
Giorgione,
<br />

Veronese,
Tiziano
(che
avrà
ben
presente
nell'esecuzione
di
Le
dèjeuner
sur
l'herbe),
Velazquez
e
<br />

gli
spagnoli,
e
soprattutto
Frans
Hans,
del
quale
lo
attrae
il
tocco
ampio,
sensuale
e
nervoso.
<br />

Manet,
infatti,
non
rinnega
mai

la

lezione

della

tradizione,

anzi
auspica
che
il
rinnovamento
<br />

dell'arte
avvenga
proprio
nell'ambito
di
essa.
Manet
conobbe
Baudelaire,
che
gli

ispira

uno

dei

<br />

suoi

primi
soggetti,
il
Bevitore
d'assenzio
(Ny
Carlsberg
Glyptotek,
Copenaghen),
e
figura
nella
<br />

prima
tela
importante
dell'artista,
la
Musica
alle
Tuileries
(1860,
National
Gallery,
Londra).
<br />

Completamente
libero
dall'insegnamento
accademico
e
costrittivo
di
Couture
(da
cui
era
rimasto
<br />

otto
anni),
Manet
si
affida
all'ebbrezza
della
luce:
spontaneità
precoce
nella
maniera
di
rendere
<br />

uno
spettacolo
direttamente
osservato,
e
che
la
critica
dell'epoca

confonde

con

un
grossolano
<br />

scarabocchio.
Ben
presto,
infatti,
Manet
diventerà
il
bersaglio
dei
critici
e
del

pubblico,

che

lo

<br />

vilipendono.

La

sua
carriera
sarà
segnata
da
scandali
e
da
un
incessante
equivoco
tra
ciò
che
egli
<br />

è
e
ciò
che
appare
agli
occhi
della
gente:
un
provocatore.

E
tuttavia
non
vi
è
alcun
compiacimento
<br />

provocatorio
in
questo
artista,
che
anzi
resta
fedele
al
suo
ambiente
borghese.
I
futuri
<br />

«impressionisti»,
che
sono
prima
di
tutto
i
giovani
artisti
dell'epoca
aventi
in
comune
la
<br />

preoccupazione
di
sottrarsi
all'accademismo,
lo
considereranno
il
capofila
della
loro

rivolta.
<br />

D'altronde,

Manet

è
consapevole
che
il
Salon
è
la
sola
manifestazione
che
a
quel
tempo
permetta
<br />

agli
artisti
di
affermarsi,

proprio

in

quanto

istituzione
ufficiale.
Tuttavia,
il
Salon
lo
rifiuta,
e
<br />

perciò
Manet
è
costretto
e
forzato
a
manifestare
con
gli
irrequieti
artisti
che
si
raggruppano
nel
<br />

1863
al
Salon

des

refusès.

Quasi

suo

malgrado,

diventa

il
protagonista
di
questa
<br />

manifestazione;
su
di
lui
si
concentra
la
disapprovazione
del
pubblico.
Egli

espone

Le

dèjeuner

<br />

sur

l'herbe
(museo
del
Louvre,
Jen
de
Paume),
opera
di
sorprendente
fattura,
ma
ancora
saggia.
Il



quadro
scandalizzò
per
la
presenza
di
una
donna
nuda
tra
uomini
vestiti.
Questa
nudità
realistica,
<br />

che
dalla

foggia

dell'abbigliamento

degli
uomini
risulta
essere
contemporanea,
cristallizza
i
<br />

sarcasmi:
il
nudo
era
ammesso
solo
deformato
da
veli

mitologici.
Uno

scandalo

ancora
maggiore
<br />

scoppia
nel
1865,
quando
presenta
l'
Olympia
(Jeu
de
Paume).
Manet,
questa
volta,
è
recidivo,
<br />

tuttavia
l'opera
è
presentata
dal
Salon
ufficiale.
<br />

Ma
mentre
si
allontana
sempre
più

dal

pubblico

che
vuole
sensibilizzare
e
dagli
artisti
amici
che
<br />

lo
faranno
accedere
agli
onori
ai
quali

aspira

(Degas

glielo

rimprovererà),

l'artista
raduna
<br />

intorno
a
sé
tutti
coloro
che
ricevono
dal
pubblico
gli
stessi
sarcasmi.
Dipinge
in
questo
periodo
<br />

relativamente
«cupo»,

seguendo

i
precetti
tratti
dalla
Scuola;
Pissarro,
Sisley,
Monet,
tutti
coloro
<br />

che
si
schiereranno
sotto
l'egida

dell'impressionismo

dipingeranno
allora
secondo
criteri
<br />

nettamente
più
innovativi.
È
strano
constatare
che
il
pubblico
confondesse
questi
artisti,
<br />

effettivamente
rivoluzionari
per
l'epoca,
con
Manet
e
Degas,
così
tesi
ancora
alla
nitidezza
e
al
<br />

mestiere.
Sarà
il
contatto

con

gli

impressionisti

a
portare
questi
due
pittori
a
liberarsi
<br />

completamente
dalla
tentazione
accademica
che
li
avrebbe
resi
apprezzabili
al
pubblico
del
<br />

momento.
La
critica
contemporanea

si

scaglia

contro

Manet

soprattutto

per
l'abolizione
del
<br />

chiaroscuro,
della
prospettiva
e
dei
volumi.
L'eccezione
è
impersonata
dal
giovane
Zola,
che
ha
<br />

ventisei
anni
ed
è
già
conosciuto
dal
pubblico.
Egli

incontra

Manet

nel

1866,

quando
<br />

quest'ultimo
ha
appena
subito
la
delusione
di
vedersi
rifiutare
al
Salon
il
suo
Piffero
di
reggimento
<br />

(Jeu
de
Paume)
in

cui

è

evidente
l'assimilazione
e
la
rielaborazione
della
pittura
spagnola.
Nel
<br />

1867,
il
pittore,
così
come
aveva
già
fatto
Courbet
nel

1855,

battezza

il
suo
«Louvre
personale»
<br />

nei
pressi
dell'Esposizione
universale,
e
vi
raccoglie
cinquantuno
opere.
Nel

catalogo,

egli

spiega:

<br />

«L'artista
oggi
non
dice
«venite
a
vedere
opere
senza
difetti»,
bensì
"venite
a
vedere
opere
<br />

sincere"».
In
questa
osservazione
tocca
il
reale
problema
posto
dalla
sua
arte,
rifiutata

perché

<br />

indirizzata

a

una

immagine
reale
della
vita,
più
che
al
bello
convenzionale.
<br />

Di
fatto,
Manet
è
un
perfetto
testimone
del
suo
tempo.
Mentre
Cézanne
si
cimenta
in
problemi
<br />

tecnici,

inventando,

come

Degas,

una

nuova
grammatica
plastica,
egli
si
preoccupa
poco
di
<br />

questi
problemi
e
dipinge
gli
amici,
la
città,
l'ambiente
sociale.
Come
Baudelaire,
è
un
vero
<br />

cittadino
e
un
voluttuoso;
come
Zola,
è
interessato
a

tutto

ciò
che
una
città
nasconde;
come
<br />

Mallarmè,
di
cui
frequenta
i
cenacoli,
è
raffinato.
L'artista,
dunque,
rifiuta
i
principi
accademici
per
<br />

dipingere
ciò
che
vede,
fino
alla
semplice
indicazione
sommaria.
<br />

Questo
criterio

fa

sì
che
la
spontaneità
venga
accettata
come
valore
primo.
Come
Zola,
Manet
<br />

scopre
l'ebbrezza
della
velocità
su
di
una
locomotiva;
come
Degas,
si
pone
degli
interrogativi
<br />

sull'effettiva
espressione
del
movimento.
Testimone
della
sua
epoca
in
ciò
che
essa
ha

di

<br />

specifico,

cioè

la
«modernità»,
non
vuole,
tuttavia,
essere
il
pittore
dell'evento.
Così,
durante
la
<br />

Comune
di
Parigi,
fa
il
suo
dovere
di
cittadino,
ma
si
astiene
dal
prendere
una
posizione
di
<br />

osservatore
in
quanto
pittore.
Come
Toulouse‐Lautrec
e

Degas

lascerà

stupendi

frammenti

di

<br />

vita
parigina:
la
Cameriera
di
birreria
(Jeu
de
Paume)
e
Il
bar
delle
Folies‐Bergère
(1882,
Courtauld



Institute,
Londra)
sono
tra
le
migliori
notazioni
che
traducono
il
fremito
di
questa
vita
cittadina
alla
<br />

quale,

con

temperamenti

differenti,

Manet,
Toulouse‐Lautrec,
Degas
e
Baudelaire
erano
così
<br />

sensibili,
e
immortalata
da
Maupassant
nei
romanzi.
Convertito
a
questo
impressionismo
da
cui,
<br />

suo

malgrado,
è
stato
preparato,
Manet
dipinge
ben
presto
scegliendo
una
tavolozza
molto
chiara
<br />

con
colori
tenui.
Lavora
con
i
suoi
giovani

amici

sulle
rive
della
Senna:
qui
nascono
tele
come
<br />

Coppia
in
tenuta
da
canottaggio
(1874,
Museo
delle
Belle
Arti,
Tournai)
o
Coppia
in

barca
a
vela
<br />

(1874,
Metropolitan
Museum,
New
York)
da
cui
si
può
rilevare
come
l'interesse

precipuo

<br />

dell'artista

sia

ancora

e

comunque

la
figura.
<br />

Il
suo
tocco,
schiarendosi,
mette
in
evidenza
ciò
che
già
esso
aveva
di
vivo,
di
saldo,
di
moderno
<br />

insomma.
Lo
testimoniano
Monet
che
dipinge
nel
suo
bateau‐atelier
(1874,
Bayerische
<br />

Staatsgalerie,
Monaco)
come
il
Ritratto
di
Mallarmé
(1876,
Jeu
de
Paume).
Ma,
accanto
a
opere
di
<br />

una
libertà
in
grado
di
entusiasmare
gli

impressionisti

e
di
giustificare
la
sua
presenza
al
loro
<br />

fianco
(anche
se
egli
non
partecipa
ancora
alle
loro
esposizioni),
Manet

realizza

dipinti

più
<br />

controllati,
continua
a
mantenere
un
atteggiamento
ambiguo:
mentre
Degas
abbandona
<br />

progressivamente
il
suo
bagaglio
scolastico,
Manet

vi
ritorna.
Al
Salon
del
1881,
riceve
infine
la
<br />

medaglia
tanto
desiderata.
<br />


<br />

CLAUDE
MONET

<br />

(Parigi,
1840
‐
Giverny,
1926)
<br />

Personalità
di
primo
piano
dell'impressionismo,

Monet

domina

questo
movimento
artistico
sia
<br />

per
l'autorità
con
la
quale
impone
teorie
e
tecniche
nuove,
sia
per
i
fecondi
sviluppi
presenti
anche
<br />

nelle
ultime
tele
della
sua
lunghissima
carriera.
Il
XX
secolo
ha

sistematicamente
contrapposto
<br />

l'estetica
ispirata
a
Cézanne
(concretezza
costruttiva,
cubismo,
astrazione
geometrica)
a
quella
<br />

ispirata
a

Monet

(fluidità,
musicalità,
astrazione
lirica).
Il
procedere
di
quest'ultimo
rappresenta
<br />

una
prodigiosa
continuità
nella
volontà

di

inseguire

la
forma
fino
alla
sua
disintegrazione,
la
<br />

realtà
fino
all'impalpabile.
<br />

Nel
momento
in
cui
Monet
inizia
a
dedicarsi
alla
pittura,
questa
raggiunge
sotto
l'egida

di

<br />

Courbet
il

realismo

più

vigoroso,

la
compattezza
estrema.
Il
giovane
artista
non
sfuggirà
a
tale
<br />

influenza,
ma
saprà
poi
superarla.
Due
elementi
fondamentali
segnano
la
sua
formazione
artistica:
<br />

in
primo
luogo
la
conoscenza
del
preimpressionismo
grazie
a

Boudin,

«il
re
dei
cieli»
secondo
la
<br />

definizione
di
Baudelaire,
e
d'altro
canto
le
impressioni
di
luce
e
colore
‐
«germi
delle
mie
ricerche
<br />

successive»
come
riconoscerà
più
tardi
‐
raccolte
in
Algeria,
durante
il

servizio
militare.
<br />

Boudin
volle
conoscere
l'adolescente
autore
delle
caricature
esposte
presso
un
incorniciatore
di
Le
<br />

Havre,
città
nella
quale

Monet

viveva
con
i
genitori;
lo
conduce
a
dipingere
en
plein
air,
gli
<br />

consiglia
di
andare
a
studiare
a
Parigi
indirizzandolo
presso
alcuni
amici
(Constant
Troyon,
1810‐<br />

65;
Charles
Monginot,
1825‐1900).
Parigi
non
significherà
per
Monet
nè
l'Ecole
des
Beaux
Arts,

nè




gli

studi

dei
maestri
accademici,
ma
il
lavoro
libero
presso
l'Acadèmie
Suisse
e
nei
sobborghi
<br />

parigini,
l'ascolto
attento
dei
teorici
del
realismo
al
ritrovo
dei
Martyrs,
i
primi
contatti
con
Camille
<br />

Pissarro.
<br />

Gli
studi,
interrotti
nel
1860
con

il

servizio

militare

nei

corpi
dislocati
in
Africa
(lasciato
a
causa
<br />

di
una
pleurite),
riprendono
nel
1862
presso
lo
studio
di
Charles
Gabriel
Gleyre.
Nel
frattempo,
ha
<br />

luogo
a
Le
Havre
un
altro
incontro
decisivo,
quello
con
Jongkind,
al
quale,
affermerà
Monet,
«devo
<br />

l'educazione
definitiva
del
mio
occhio».
Da
questo
periodo,
Monet
si
impone
quale

personalità
<br />

chiave
del
futuro
gruppo
impressionista.
Per
suo
tramite,
gli
amici
conosciuti
da
Gleyre
(Bazille,
<br />

Renoir,
Sisley)
entreranno
in

contatto
con
quelli
dell'Acadèmie
Suisse
(Pissarro,
Guillaumin,
<br />

Cézanne).
Egli
comunica
loro
il
suo
gusto
per

il

lavoro

en

plein

air

e

il

suo
disprezzo
per
gli
<br />

studi
accademici,
incoraggiato
dall'entusiasmo
per
i
quadri
di
Manet
esposti
alla
Galerie
Martinet.
<br />

Alcuni
paesaggi
di
Chailly‐en‐Biére
e
di
Honfleur,
il
ritratto
di
Camille
in
abito

verde
(1866,
<br />

Kunsthalle,
Brema)
notato
dai
critici
realisti
(Zola,
Thèophile
Thorè
detto
Bürger)
al
Salon
del
1866,
<br />

già
rivelano
la
sua
grande
maestria.
Seguito
e
incoraggiato
su

questa

via

dall'amico

Bazille,
egli
<br />

tenta
di
unire
lo
stile
monumentale
di
Courbet
alla
tavolozza
più
chiara
di
Manet
e,
novità
<br />

assoluta,
di
eseguire
en
plein
air
le
grandi
composizioni
che
lo
affascinano.
<br />

L'immenso
Déjeuner
sur
l'herbe
(6,40
m
4,65
m),
dipinto

nel

1864‐65

a

Chailly,

è

andato

<br />

parzialmente
distrutto.
Il
museo
del
Louvre
(Jeu‐de‐Paume)
ne
conserva
uno
dei
frammenti
e
il
<br />

museo
nazionale
di
Belle

Arti

di

Mosca

conserva

lo
schizzo
del
quadro
che
Monet,
scoraggiato
e
<br />

demotivato,
aveva
lungamente
lasciato
in
pegno
al
suo

albergatore,

Femmes
au

jardin

(
Donne
<br />

in
giardino
,
Jeu‐de‐Paume),
rifiutato
dalla
giuria
del
Salon
del
1867,
mostra
ugualmente
il
modo

<br />

in

cui

l'artista

affronta

con
maestria
il
problema
delle
figure
poste
nel
paesaggio.
Ragioni
<br />

finanziarie
lo
costringono
ad
abbandonare
queste
grandi

tele,

troppo
costose,
per
quadri
di
<br />

dimensioni
più
ridotte
in
cui
il
paesaggio
occupa
un
ruolo
predominante.
<br />

Dal
1869,
nell'opera
di
colui
che
Manet,
successivamente
definirà

(il
Raffaello
delle
acque),
le
<br />

ardite
semplificazioni,
le
pennellate
evidenti,
il
plein
aire
brulicante
di
La
Grenoullière
(1868,
<br />

Metropolitan
Museum,
New
York),
viene
definendosi
la
nuova
estetica
impressionista.
Alla
fine
<br />

della
guerra
del
1870,
i
soggiorni

in

Gran
Bretagna,
poi
in
Olanda,
patrie
d'elezione
dei
pittori
<br />

paesaggisti,
lo
arricchiscono
a
diverso
titolo:
nel
gennaio
1871,
attraverso
Daubigny,
anch'egli
<br />

rifugiatosi
a

Londra,

conosce

Paul
Durand‐Ruel,
primo
grande
mercante
d'arte
che
si
interessa
<br />

alla
nuova
scuola;
scopre
l'opera
di
Turner,
della
quale
in

seguito

minimizzerà
l'influenza
sulla
<br />

propria
evoluzione
artistica,
ma
che
tuttavia
lo
porterà
all'acquisizione
di
una

tecnica

più

fluida

e

<br />

alla

scelta
deliberata
di
soggetti
immateriali
come
la
nebbia
o
il
fumo;
si
interessa
sempre
più
alla
<br />

tradizione
delle
stampe
giapponesi,
già
note
a
Parigi,
ma
ancor
meglio
ad
Amsterdam.
<br />

Dal

1872,

le
tappe
della
sua
carriera
possono
essere
rintracciate
attraverso
i
nomi
delle
sue
<br />

residenze
successive.
Argenteuil,
Vètheuil,
Giverny.
La
scelta
dei
luoghi
risponde
sia
ad
esigenze
di
<br />

ordine
finanziario
‐
Monet,
sposato

a

Camille

Doncieux,
che
morirà
di
tubercolosi
nel
1879,
per



diversi
anni
si
dibatterà
in
gravissime
difficoltà
finanziarie
‐

sia

a

un

certo

gusto

per

la
<br />

solitudine
già
evidente
in
queste
righe
scritte
all'amico
Bazille
nel
1868:
«Per
forte
che
uno
sia,
è
<br />

troppo
sensibile

a

ciò

che

vede

e
sente
a

Parigi,

e
ciò
che
intendo
fare
qui
[a
Fècamp]
avrà
<br />

almeno
il
merito
di
non

assomigliare

a

nessuno,

poiché

sarà

il

frutto

di
un'impressione
vissuta
<br />

da
me
soltanto».
<br />

Utilizzato
per
definire
uno
dei
suoi
quadri
(Impression.
Soleil
levant,
museo
Marmottan,

Parigi,
<br />

rubato
nel
1985)
esposto
alla
prima
Mostra
del
gruppo
nel
1874,
il
termine
impression
sarà
<br />

all'origine
di
un
neologismo

che

avrà

molta
fortuna.
Per
combattere
la
reticenza
dei
giudici
del
<br />

Salon
ufficiale
e
tentare
di
catturare
l'attenzione
del
pubblico,
Monet
decide
di
promuovere,
<br />

insieme
a
Renoir
e

Degas,

l'idea

di

mostre

collettive
lanciata
da
Bazille.
E
sarà
proprio
lui
a
<br />

soffrire
maggiormente
della
derisione
assurda
e
delle
critiche
ottuse

del

pubblico

al

quale

i
<br />

numerosi
quadri
vengono
offerti
in
prima
visione:
cinque
nel
1874,
diciotto
nel
1876,
trenta
nel
<br />

1877,
ventinove
nel

1879

e

trentanove
alla
settima
e
penultima
manifestazione
del
gruppo,
nel
<br />

1882.
Il
1880
segna
una
svolta
nella
sua
carriera:
alcuni
mercanti
d'arte,

oltre

a
Durand‐Ruel,
<br />

cominciano
a
interessarsi
alla
sua
opera
e,
seguendo
l'esempio
di
Renoir,
egli
decide
di
tentare

<br />

nuovamente

la

sorte

al
Salon.
<br />

Lo
stesso
anno
si
svolge
la
sua
prima
mostra
personale
alla
galleria,
fondata
dall'editore
Georges
<br />

Charpentier
e
diretta
da
Edmond
Renoir.
Commentando
con
i
giornalisti
il
suo
atteggiamento
nei
<br />

confronti
dei
vecchi
amici
e
dei
nuovi
partecipanti
alle
loro
manifestazioni
(Gauguin,
Raffaëlli,
<br />

ecc.),
afferma:
«Sono
sempre
e
voglio
essere

sempre

impressionista,

ma

la

piccola
congrega
è
<br />

divenuta
oggi
una
banale
scuola
che
apre
le
porte
dal
primo
imbrattatele».
Una
retrospettiva
della
<br />

sua
opera
presso
Georges
Petit
(1889)
rivela
al
contempo
l'evoluzione
e

l'unità

della

sua

arte.

<br />

Le

pennellate
vibranti,
l'intensità
luminosa
e
la
schematizzazione
dei
quadri
di
Argenteuil
(1872‐<br />

78),

a

volte

eseguiti

su

di

un

battello‐studio
sistemato
a
foggia
di
quello
di
Daubigny,
si
<br />

sviluppano
contemporaneamente
alle

ricerche

compositive

ispirate

alle

stampe
giapponesi.
A
<br />

queste
stesse
Monet
deve
il
gusto
per
le
(serie),
inaugurate
alla

fine

del

periodo

con

le

diverse

<br />

versioni

della
Stazione
di
Saint‐Lazare
(inverno
1876‐77).
A
Vètheuil
(1878‐81),
ove
si
stabilisce
<br />

grazie
alla
generosità
di
Manet
e
del
dottor

de

Bellio
(uno
dei
suoi
primi
amatori
insieme
a
Victor
<br />

Chocquet
e
Gustave
Caillebotte),
insegue
nel
suo
lavoro
en

plein

air

gli

effetti

più
effimeri
della
<br />

brina
e
della
rottura
improvvisa
del
ghiaccio
sulla
Senna.
<br />

Ricerca
ancora
la
loro
fugace
bellezza
dopo
il
suo
trasferimento
a
Giverny,
insieme
ad
Alice
<br />

Hoschedè,
sua
seconda
sposa
nel
1892
e
precedente
moglie
di
uno

dei

suoi

primi

acquirenti.

Le
<br />

famose
serie,
Pagliai
(1890‐91),
Pioppi
ai
bordi
dell'Epte
(1891‐92),
Cattedrali
di

Rouen

(1892‐93),

<br />

Ninfee

(1899‐1926),

rispondono

al
desiderio,
sempre
rinnovato,
di
catturare
l'istante.

Dal
1886,
<br />

un
successo
sempre
crescente
circonda
questo
artista
in

precedenza

così
disprezzato,
e
un
<br />

caloroso
sostegno
gli
viene
da
O.
Mirbeau,
Gustave
Geffroy,
Oscar
Maus
e
G.
Clemenceau.
<br />

Grazie
a
quest'ultimo,
verranno
create
due

stanze

all'Orangerie

per
ospitare
la
serie
delle
Ninfee,



superamento
del
mondo
sensibile
e
decorazione
quasi
astratta
ispirata
al
giardino

di

Giverny,

le

<br />

cui
variazioni
floreali
sono
elementi
ricorrenti
nelle
tele
di
Monet.
Il
successo
non
accompagna
<br />

tuttavia
l'ultimo
periodo
del
pittore,

poiché
le
nuove
generazioni
si
interessano
solamente
alla
<br />

geometria
delle
forme
rivelate

da

Cézanne.

Trent'anni

dopo

la

morte,

una

nuova
evoluzione
<br />

del
gusto
ha
riportato
in
auge
l'arte
di
Monet,
doppiamente
prezioso
per
le
premesse
al
fauvisme
<br />

(splendore
senza
eguali
nelle
vedute
di
Bordighera,
1884)
e
all'astrattismo,
ma
che
rimane
<br />

soprattutto
l'incarnazione
assoluta
dell'impressionismo
nella
sua
evoluzione
dal
realismo
vibrante
<br />

delle
Donne
in
giardino

allo

spazio
bidimensionale
delle
Ninfee,
passando
attraverso
i
fremiti
di
<br />

colore
delle
vedute
di
Antibes,
a
proposito

delle

quali

Mallarmé

scriveva
all'artista:
«È
da
molto
<br />

tempo
che
pongo
ciò
che
voi
fate
sopra
a
tutto».
<br />


<br />

AUGUSTE
RENOIR

<br />

(Limoges,
1841
‐
Cagnes‐sur‐Mer,
1919)
<br />

Renoir
occupa
un
posto
preponderante
nell'ambito
dell'impressionismo.
Infatti
si
devono
a
lui
e
a
<br />

Monet
(del
quale
seguì
l'esempio)
i
primi
quadri
dipinti
secondo
questa
tecnica
che
si
chiamerà
<br />

«impressionista»,
nei
quali
la
luce
crea
spazi
vibranti
e
dove
gli
impulsi
del
sentimento
generano
<br />

una
freschezza
nuova.
Ma,
contrariamente
a
Monet,
Renoir
quasi
non
può
concepire
un
quadro
<br />

senza
la
presenza
umana.
Così,
pur
dedicandosi
completamente
al
paesaggio
è
innanzitutto
un
<br />

pittore
di
figure
e
in
special
modo
il

pittore

della
donna.
Presenta
attitudini
che
fanno
pensare
a
<br />

Boucher,
a
Fragonard,
che
avvalorano
la
grazia
carnale
in
maniera
squisita.
Gli

stessi

colori,
di
<br />

grande
finezza,
partecipano
all'ambiente
agrodolce
dei
motivi,
che
lo
sguardo
dei
personaggi,
privi
<br />

di
desiderio
d'amore,
«sensualizza».
Figlio
di
un
modesto

sarto

del

Limousin,

stabilitosi

nel

<br />

1844

a
Parigi,
Auguste
Renoir
trascorre
l'infanzia
nei
vari
quartieri
della
capitale.
Alla
scuola
<br />

comunale,
rivela
attitudine
per
il
disegno,
ma
è
anche
dotato
per
il
canto
e
la
musica,
il
che
attira

<br />

l'attenzione

di
Charles
Gounod,
maestro
di
cappella
della
scuola,
che
consiglia
al
padre
di
<br />

orientarlo
verso

una

carriera

musicale.

Ma

Renoir

padre
giudica
più
adatto
trarre
partito
dalla
<br />

vocazione
plastica
del
figlio.
A
tredici
anni,
lo
mette
come
apprendista
in
una
bottega,
dove
egli
si
<br />

applica
nella
decorazione,
dipingendo
mazzetti
di
fiori,
di
piatti
e
tazze
di
porcellana.
Grazie
alla
<br />

sua
abilità,
dopo
pochi
mesi
dal

suo
arrivo,
ha
compiuto
tali
progressi
che
gli
affidano
i
pezzi
più
<br />

delicati.
Ma
le
ordinazioni
si
fanno
sempre
più
rare,

e

la

fabbrica
che
l'impiega,
lo
licenzia
nel
<br />

1857.
Prima
di
avere
una
occupazione
stabile,
in
una
casa
specializzata
nella
confezione
di

tende,

<br />

svolge
vari
mestieri:
orna
principalmente
ventagli
e
decora
con
pitture
murali
numerosi
caffè
di
<br />

Parigi.
Per

mezzo

di

prolungate

economie,
Renoir
può
finalmente
realizzare
il
suo
sogno
più
<br />

caro:
seguire
i
corsi
della
Scuola
nazionale
delle
belle
arti.
Promosso
agli
inizi
del
1862
al
concorso
<br />

d'ammissione,
s'iscrive
allo
studio
di
Charles
Gleyre
(1806‐74).
Sebbene

sia

studioso,

i

suoi

<br />

professori

lo

giudicano
indisciplinato,
e
gli
rimproverano
uno
stile
ardito,
non
abituale
in
quel



luogo.
Infastidito
dai
suoi

colori

vivi

e

dalla

sua

maniera
realista
di
vedere
il
motivo,
Gleyre
un
<br />

giorno
gli
domanda:
«È
senza
dubbio
per
divertimento,
che
voi
dipingete?».
«Ma
certamente»,
<br />

risponde
Renoir,
«e
se
non
mi
divertisse,
vi
prego
di
credere
che
non
lo
farei.»
Nell'autunno
del
<br />

1862,
Renoir

fa

amicizia
con
Alfred
Sisley,
Claude
Monet
e
Frèdèric
Bazille,
nuovamente
entrati
<br />

nello
studio
di
Gleyre;
tutti
e
tre
professano
apertamente
la
loro
ammirazione
per
i
pittori
<br />

anticonformisti
dell'epoca.
Ed

è

grazie

a
Monet
che
Renoir
e
i
suoi
nuovi
amici
guardano
ciò
che
<br />

sta
accadendo
nel
mondo
dell'arte,
perché

Monet

ha

goduto

di

una

buona

scuola
conoscendo
<br />

Boudin
e
Jongkind,
i
pittori
all'aria
aperta,
così
come
Camille
Pissarro,
e
si
avventura
fino
alla
<br />

birreria
dei
Martyrs,
luogo
d'incontro
dei
partigiani

del

realismo,

discepoli

di

Courbet.

Il
gruppo
<br />

che
dieci
anni
dopo
costituirà
il
nucleo
fondamentale
degli
impressionisti
si
trova
riunito,
quando
<br />

Bazille,
nel
giro

di

qualche
mese,
presenta
ai
compagni
Cézanne
e
Pissarro,
che
lavorano
<br />

all'accademia
svizzera.
È
doveroso
ricordare

che

Renoir

non

è,

in
quest'epoca,
alla
testa
della
<br />

battaglia
per
la
nuova
arte.
Il
desiderio
di
uscire
dal
percorso
battuto
appare
più
nei
suoi
propositi
<br />

che
nelle
opere.

Certo

il

suo

talento

e

l'intuizione

gli

hanno
permesso
di
evitare
i
luoghi
<br />

comuni
accademici,
ma
non
resta
meno
attaccato
ad
alcuni
valori
tradizionali
e

spesso

si

reca

<br />

anche

al
Louvre
per
fare
delle
copie
dei
pittori
francesi
del
XVIII
secolo
ch'egli
predilige.
Con
la
<br />

chiusura
dello
studio
di
Gleyre
nel

gennaio

del

1844

Renoir
supera
un
ultimo
esame
per
la
<br />

Scuola
di
belle
arti,
e
non
vi
rimette
più
piede.
Si
reca
allora,
su
iniziativa
di
Monet
e

in

compagnia

<br />

di
Sisley
e
Bazille,
a
Chailly‐en‐Bière,
vicino
Fontainebleau,
per
dipingere
ogni
aspetto
della
natura.
<br />

Inizialmente
vi
incontra
Narcisse
Diaz
de
la
Peña,
in
seguito
Thèodore
Rousseau,
Corot
e
infine

<br />

Charles
François
Daubigny
e
Millet.
Nel
Salone
del
1864,
Renoir
è
accettato
e
figura
nel
catalogo
<br />

come
allievo
di
Gleyre.
In
seguito,
non
avrà
sempre
questa
possibilità

anche

se

eviterà

di
inviare
<br />

le
tele
più
audaci.
Se
la
sua
arte
ancora
non
volta
le
spalle
alla
tradizione,
egli
lascia
già
trasparire
<br />

quella

grazia

venata

di
sensualità
che
impregnerà
tutta
la
sua
opera.
Dal
1866,
si
fanno
sentire
gli
<br />

accenti
moderni,
soprattutto

visibili

nei

ritratti,

ma
essi
sono
più
improntati
verso
il
realismo
di
<br />

Courbet
che
all'esaltazione
della
luce
dei
pittori
all'aperto
(
Diana

cacciatrice,
1867,
National
<br />

Gallery
of
Art,
Washington).
Per
vederlo
compiere
il
passo
decisivo,
bisogna
aspettare
l'anno
1869,
<br />

quando,
avendo
raggiunto
Monet
a
Bougival,
esegue
con
quest'ultimo
numerose
versioni
di
una
<br />

trattoria
di
campagna,
La

Grenouillère

(collezione

Reinhart,
Winterthur).
Come
lui,
egli
analizza
<br />

allora
il
fenomeno
luminoso
con
occhi
nuovi,
impiegando
nuovi
procedimenti,
come
la
<br />

soppressione
dei
dettagli
e

la
frammentazione
del
tocco.
Senza
che
i
due
pittori
se
ne
rendano
<br />

conto,
il
loro
modo
di
interpretare
la
natura,
abbandonando
il
contorno,
dà
il
segnale
al
grande
<br />

movimento
che
rivoluziona
la
pittura:
l'impressionismo.
Dopo
qualche
anno
Renoir
vive
nella
<br />

peggior
miseria
sostenendosi
solo
grazie
alla
generosità
di
qualche
amico,
soprattutto
di
Bazille,
<br />

che
godeva
di
una
certa
agiatezza.
Al
caffé
Guerbois,
dove
egli
ritrova
Cézanne,
fa
la
conoscenza
di
<br />

Degas,

di

Zola,

di

Louis
Edmond
Duranty
(1833‐80).
Discreto,
egli
ascolta,
più
che
partecipare,
<br />

alle
animose
discussioni
di
questi
acuti
conversatori.
Dopo
la
guerra
del
1870,
Renoir
incontra
Paul



Durand‐Ruel
(1831‐1922)

che

diventerà
suo
mercante,
e
il
critico
Thèodore
Duret
(1838‐1927).
<br />

Risale
a
quest'epoca
il
quadro
La
rosa
(museo
del
Louvre,
Parigi),
che
rappresenta
una
giovane
<br />

donna,
a
seno
nudo,
che
tiene
in
mano
una
rosa.
Si
può,
per
la
prima
volta,
vedervi
l'immagine
che

<br />

Renoir

darà
della
donna:
un
corpo
dalle
forme
piene,
un
viso
rotondo
con
gli
occhi
stretti
e
a
<br />

mandorla
e
un'aria
di
innocenza
nell'atteggiamento.
Nel
1874
partecipa
alla
prima
mostra
degli
<br />

impressionisti,
che
si
tiene
al
boulevard
des
Capucines.
Le
tele
di
Renoir
sono,
come
quelle
dei

<br />

suoi
amici,
vivamente
criticate,
ma
tuttavia
esistono
anche
degli
amatori.
Il
funzionario
del
<br />

ministero
Victor
Chocquet
(1821‐98)
a
cui

farà

il
ritratto,
poi
l'editore
Georges
Charpentier
(1846‐<br />

1905),
che
gli
compra
un
quadro
e
gli

commissiona

dei

ritratti

della

famiglia

(
Madame
<br />

Charpentier
con
i
figli,
esposto
con
successo
al
Salone
del
1879;
Metropolitan
Museum,
New
York).
<br />

Renoir

dipinge

durante

questi
anni
le
sue
tele
migliori.
Queste
esaltano
la
bellezza
del
corpo
<br />

umano
e
l'armonia
della
natura,
mettendo
l'accento
sulla
gioia
di
vivere:
La
loggia
(1874,
Tate
<br />

Gallery,
Londra),
Il

mulino

della

Gallette

e
L'altalena
(1876,
museo
Jeu
de
Paume,
Parigi).
Alcuni
<br />

visi
gli
ispirano
queste
tavole
luminose,
nelle
quali
fa
affiorare

il

fascino
segreto
della
donna
(
La
<br />

lettrice
,
1875‐76,
museo
Jeu
de
Paume,
Parigi),
dipinge
I
canottieri
a
Chatou
(1879,
National
<br />

Gallery
of
Art,
Washington),
riflesso
cangiante
degli

svaghi

all'aria

aperta

sulla
Senna.
Ma
ben
<br />

presto
Renoir
interrompe
per
un
certo
tempo
la
sua
ricerca
impressionista,
stimando
di
non
poter
<br />

andare
oltre

su

questa
strada.
Questo
ritorno
alla
tradizione
classica
si
realizza
nel
corso
di
un
<br />

viaggio
in
Italia
(1881‐82)
dove,
dopo
Venezia,

scopre

a

Roma
gli
affreschi
di
Raffaello
e
a
Napoli
<br />

la
pittura
pompeiana.
Sentendo
di
non
saper
«né
dipingere,
né
disegnare»,
si
concentra
sulla

<br />

qualità
del
disegno,
sulla
raffigurazione
dei
dettagli
per
rendere
più
precisi
i
contorni
delle
forme,
<br />

più
netti
i
volumi.
Una
buona
parte
di
ciò
che
costituiva
il
fascino
del
suo
modo
di
dipingere
viene
<br />

abbandonato.
I
suoi
toni
diventano
severi
e
la
luce
fredda,
e
la
sua
arte
non

è

più
animata
dalla
<br />

magia.
Questo
periodo
è
segnato
da
opere
che
non
hanno
ricevuto
altra
definizione
che
quella
di
<br />

«solide»:
Gli
ombrelli
(1881‐86,
National
Gallery,
Londra),
La
danza
a

Bougival
(1883,
Museum
of
<br />

Fine
Arts,
Boston).
Dopo
aver
partecipato
alla
settima
manifestazione
degli
impressionisti
nel
<br />

1882,
l'anno

seguente
fa
una
mostra
presso
Durand‐Ruel.
Talvolta
evade
da
Parigi
per
dipingere
a
<br />

Guernesey,
o
all'Estaque
in
compagnia
di
Cézanne.
Non
ha
più
preoccupazioni
finanziarie

grazie

a

<br />

Durand‐Ruel

che

si
accanisce
nel
diffondere
le
sue
opere,
così
come
quelle
degli
altri
<br />

impressionisti,
organizzando
mostre
a
Parigi,
Londra,
Bruxelles,
Vienna
e
New
York.
Ma
Renoir,
<br />

avendo
un
temperamento
più
dionisiaco
che
apollineo,
si
lascia
indietro
le
costrizioni
pittoriche
<br />

che
si
era
volontariamente
imposto
e,
dopo
questi

anni

di

disciplina,

ritorna
verso
il
1889
agli
<br />

antichi
amori.
Allora
nascono,
nel
ritrovato
splendore,
tele
vivaci
dove
sono
rese

tutte

le

sottili

<br />

dispersioni
della
luce.
I
raggi
si
impigliano
alle
forme,
accentuano
la
pienezza
e
la
freschezza
delle
<br />

carni,
caricandole
d'un
potere
di
suggestione
quasi
magico
(La
dormiente
,
1897,
collezione
<br />

privata).
A
partire
dal
1898,
l'artista
è
colpito
da

un

reumatismo

articolare
che
lo
fa
soffrire
<br />

terribilmente
e
gli
impedisce
di
lavorare.
Decide
anche
di
ritirarsi
nel
sud
della
Francia,
a
Cagnes,



dove
acquista

una
casa
(Les
Colettes).
Il
Salone
d'autunno
del
1904,
gli
consacra
una
importante
<br />

retrospettiva.
A
partire
dal
1912,
il
suo
stato

di

salute
peggiora,
dipinge
solo
con
grande
difficoltà.
<br />

La
mano
non
può
afferrare
i
pennelli
e
deve
far

ricorso

all'aiuto

di

membri

della
famiglia
per
<br />

riuscire
a
fissarli
alle
dita.
Tuttavia
continua
a
dipingere
molto.
La
sua
arte
afferra
sempre,

con

lo

<br />

stesso

slancio
comunicativo,
i
momenti
più
caldi
della
vita,
che
sembrano
anche
acquistare
una
<br />

maggiore
intensità
nei
colori,
perché
i
rossi
sontuosi,
che
non
gli
erano
abituali,
appaiono
in
<br />

questo
periodo.
Renoir
prende
allora
per
modelli
i
suoi
familiari:
la
moglie,
i

figli
Pierre,
Jean
e
<br />

Claude,
detto
Coco,
e
anche
Gabrielle
Renard,
la
governante,
che
ritrae
in
diverse
pose:
Gabrielle
<br />

con
la

rosa

(1911,
museo
Jeu
de
Paume,
Parigi),
Donna
nuda
sdraiata
(collezione
Jean
Walter‐<br />

Paul
Guillaume,
1906
e
1908).
Verso
la

fine

della

sua

vita,
Renoir
si
dedica
maggiormente
alla
<br />

scultura,
con
l'aiuto
di
un
giovane
alunno
di
Maillot,
Richard
Guino
(1890‐1973).
Sono
interamente
<br />

suoi
solo
un
medaglione
e
un
busto
del

figlio

Coco

(1907‐1908).
Al

suo
ritorno
a
Cagnes
dopo
un
<br />

viaggio
a
Parigi,
dove
ha
ancora
visitato
il
Louvre,
Renoir
si
spegne
il
3
dicembre
1919.
<br />


<br />

EDGAR
DEGAS
<br />


(Parigi,
1834
‐
id.,
1917)
<br />

Ammesso,
nel
1855,
alla
Scuola

nazionale

superiore

di

Belle

arti,
preferisce
frequentare
il
<br />

laboratorio
privato
di
un
allievo
di
Ingres,
Louis
Lamothe,
che
lo
presenta
al
maestro.
Nel
1853
<br />

Degas
soggiorna
a
Napoli,
presso
i
suoi
parenti.
Ritornerà
più
volte
in

Italia

tra

il
1855
e
il
1860,
<br />

copiando
nei
musei
di
Napoli,
di
Firenze,
di
Roma,
i
maestri
del
Rinascimento.
Su
richiesta

della

<br />

famiglia

di

sua

zia,
Laura
Bellelli,
eseguirà
la
sua
prima
grande
composizione,
La
famiglia
Bellelli
<br />

(Louvre).
A
Roma
incide
il
suo
ritratto
e,
all'Accademia
di
Francia,
frequenta
Léon
Bonnat,

Gustave

<br />

Moreau,

Auguste

Clésinger,
Georges
Bizet.
Malgrado
l'esempio
di
Ingres,
ammira
Delacroix.
Egli
<br />

aspira
infatti
a
unire
nella
sua
arte
il

classicismo

dell'uno

e

il
romanticismo
dell'altro.
<br />

Le
stampe
giapponesi
poi,
da
poco
rivelate
al
mondo
occidentale,
lo
incantano
per
la
vivacità
della
<br />

grafia
e
la
libertà
dell'impaginazione.
A
questo
periodo

(1862‐63)

risalgono

in
particolare
i
ritratti
<br />

di
Ruelle
(museo
di
Lione),
cassiere
della
banca
Degas,
di
Léon
Bonnat

(museo

di

Bayonne)
e
di
<br />

sua
sorella
Thérese
Degas
(Louvre).
Regolarmente
ammesso
al
Salon
académique,
si
cimenta
nella
<br />

pittura
a
soggetto
storico
tentando
di
rinnovarla:
Esercizi
di
giovani
spartani
(1860,
National
<br />

Gallery,
Londra),
Semiramide
(1861).
Fa
la
conoscenza
del
critico
Louis
Edmond
Duranty
(1833‐80)
<br />

e
di
Manet,
frequenta
il
caffé
Guerbois,

luogo

di
ritrovo
dei
«realisti»,

accalorandosi
a
tal
punto
<br />

nelle
discussioni
da
meritarsi,
a
opera
di
Manet,
l'appellativo

«di

grande
esteta».
Intanto,
<br />

continua
a
eseguire
principalmente
ritratti
(una
cinquantina
dal
1865
al
1870),
con
uno

spirito

di

<br />

cui

egli

stesso
precisa
il
significato:
«Ritrarre
la
gente
nel
suo
atteggiamento
familiare
e
tipico,
e
<br />

soprattutto
dare

al

volto

la

stessa

varietà
d'espressione
che
si
dà
al
corpo».
Sostiene
inoltre
che
<br />

occorre
inserire
il
modello
nel
suo
ambiente
quotidiano,
e
che
è
più
interessante
mostrare



l'effetto,
e
non
la
fonte,
della
luce.
In
questo
periodo
realizza
i
suoi
primi
pastelli.
<br />

La
sua
formazione
è
ora
completa.
Alcuni
ritratti
costituiscono
vere
e
proprie
scene
d'interni.
Finita
<br />

la
guerra
il
pittore
realizza,
in
collaborazione
con
Manet,
alcune
tele
a
Boulogne,
nei
dintorni
di
<br />

Trouville
e
di
Saint‐Valery‐sur‐Somme.
Con
All'ippodromo
(1869‐72
circa,
Louvre)

si
afferma
con
la
<br />

massima
originalità
la
sua
concezione
del
paesaggio,
che
Degas
vuole
popolato
di
figure
in
<br />

movimento:

fantini

e

cavalli,
colti
sul
vivo,
nei
loro
movimenti
naturali.
Ritrae
inoltre
le
ballerine
<br />

sulla
scena,
o

nei

ridotti

di

teatro,

nell'istante

più
caratteristico
della
loro
attività
artistica.
<br />

Degas
proclama
che
i
suoi
quadri
sono
innanzitutto
«una
combinazione
originale
di

linee

e
toni».
<br />

Egli
intende
realizzare
composizioni
ben
ordinate,
simili
a
quelle
di
Poussin;
geometria
e
calcolo
<br />

sottile
entrano
prepotentemente
nelle
sue
opere,
solo
in
apparenza
spontanee.
<br />

Dotato
di
una
straordinaria
memoria
visiva,
organizza,
nel
suo
studio,
il
meglio
delle
sensazioni
<br />

colte
direttamente
«davanti
al
motivo
d'ispirazione».
Contrariamente
all'impressionista,
teme
la
<br />

luce
naturale
e
ama
soprattutto
sfumare
gli
effetti
della
luce
artificiale.
Ciononostante
Degas
è
una
<br />

figura
molto
importante
nella
genesi
e

nella

storia

del
gruppo
impressionista,
alla
prima
mostra
<br />

del
quale
partecipa,
nel
1874,
con
dieci
sue
opere.
Resterà
fedele
al
movimento
fino
all'ultima
<br />

mostra
impressionista
del
1886,
nella
quale
propone
in
particolare
una
serie
di
pastelli
intitolata
<br />

Suite

de

nus

femmes

se

baignant,

se
lavant,
se
séchant,
s'essuyant,
se
peignant
ou
se
faisant
<br />

peigner,
che
inspira
a
Huysmans
un
commento
nel
quale
si
rallegra
di
vedere
Degas
«buttare
in
<br />

faccia
al
suo
secolo
l'oltraggio
più
eccessivo,
ribaltando
l'idolo
da
sempre
risparmiato,
la
donna...».

<br />

Si

mostra

invece

meno
aspro
nei
confronti
delle
ballerine
arrivando
perfino
a
idealizzarle
<br />

(Mademoiselle
Fiocre
nel
balletto
de
«La

sorgente»,

1868,

museo

di
Brooklyn).
<br />

Al
Salon
degli
impressionisti
del
1881
espone
una
delle
sue
prime
sculture,
Ballerina

di

<br />

quattordici

anni

(cera),

in

cui

la
severità
del
realismo
lascia
il
posto
all'emozione
e
alla
<br />

sensibilità.
Ippodromi
e
teatri
offrono
lo
spunto
per
mostrare
la
sua
bravura
nella
<br />

rappresentazione
delle
forme
in
un
movimento
ininterrotto
che
ne
suggerisce
lo
sviluppo
oltre
i
<br />

limiti

della

tela.

I

suoi

cavalli
vanno
al
passo,
trottano
o
galoppano
in
piena
verità.
Superando
il
<br />

modo
convenzionale
di
rappresentare
il
cavallo
in
azione,
grazie
anche
alla
fotografia,
Degas
riesce
<br />

a
precisare,
simultaneamente,
la
posizione
di
ogni
zampa
dell'animale
nel
corso
delle
diverse
<br />

andature:
niente
è
dovuto
al
caso
e
all'improvvisazione.
Nel
1872‐73
soggiorna
per
sei
mesi
a
New
<br />

Orleans,

dove

due

dei

suoi

zii

esercitano

il
commercio
del
cotone.
Lì
esegue
L'ufficio
dei
cotoni
<br />

a
New
Orleans
(museo
di
Pau),
manifestando
il
suo
gusto
per
la
modernità
nell'arte
e
la
sua
<br />

tendenza
a
poetizzare,
senza
mentire,
le
scene
di
vita
comune.
Di
ritorno
a
Parigi,

realizza

tutta

<br />

una

serie

di

capolavori

che
rinnovano
la
suggestione
dello
spazio
per
l'audacia
delle
<br />

inquadrature
e
dell'uso
della
luce.
Classe
di
danza
(1874,
Louvre)
e
Due
stiratrici
(1884,
Louvre)
<br />

sono
destinate
a
riscuotere
enorme
successo.
In
seguito
Degas
avrà
gravi
problemi
di
salute
con
la
<br />

vista
e
rinuncerà
per
questo
a
dipingere
a
olio,
dedicandosi
invece
al
pastello
e
realizzando
<br />

carboncini
e
litografie.
Riesce
comunque
a
dar
vita
a
una
serie
di
capolavori
e
a
scolpire
numerose



statuette
di
ballerine.
La
naturalezza,
è
stato
detto,
nasconde
la
novità
dell'artista
come
la
tecnica
<br />

nasconde
l'audacia
del
mestiere.
Renoir
considerava

Degas

il
primo
scultore
del
suo
tempo.
<br />

Incisore
di
acqueforti,
ha
realizzato
soprattutto
scene
di
danza.
<br />


<br />

CAMILLE
PISSARRO
<br />

Camille
Pissarro
nasce
nelle
Antille
danesi
il
10
luglio
1830;
il
padre
è
un
ebreo
francese
di
origine
<br />

portoghese,
mentre
la
madre
è
creola.
Con
il
permesso
della
famiglia
si
reca
a
Parigi
nel
1842
per
<br />

studiare
presso
il
Collegio
Savary
di
Passy.
Cinque
anni
dopo,
finiti
gli
studi,
il
giovane
Camille
torna
<br />

nella
sua
terra
natale
per
aiutare
la
famiglia
a
gestire
l'emporio.

<br />

Per
 quattro
 anni
 resta
 a
 Saint
 Thomas,
 lavorando
 insieme
 al
 padre
 come
 commesso,
 ma
 la
 sua
<br />

vera
passione
è
l'arte.
Presto
abbandona
Saint
Thomas
e
si
reca
in
Nicaragua,
dove
si
guadagna
il
<br />

denaro
per
partire
alla
volta
dell'Europa
con
i
primi
dipinti
realizzati.

<br />

Nel
1853
lascia
la
sua
patria,
affrontando
un
lungo
viaggio
insieme
al
pittore
danese
Fritz
Melbye.
<br />

Due
anni
dopo
decide
di
tornare
in
Francia,
recandosi
a
Parigi,
in
cui
si
stabilisce
per
sempre.
Nella
<br />

capitale
 parigina
 approfondisce
 gli
 studi
 artistici,
 frequentando
 l'Ėcole
 des
 Beaux‐Arts
 e
<br />

l'Accademie
de
Suisse.
Durante
gli
studi
ha
modo
di
approfondire
a
fondo
lo
studio
delle
opere
di
<br />

grandi
artisti
come
Jean‐Baptiste
Camille
Corot,
Jean‐François
Daubigny
e
Gustave
Courbet.

<br />

Durante
 gli
 anni
 dell'Ėcole
 e
 dell'Accademie,
 Pissarro
 conosce
 Manet,
 Courbet
 e
 Corot,
 che
 gli
<br />

consiglia
di
dipingere
all'aria
aperta
per
rendere
unico
il
suo
stile
pittorico.

<br />

Nel
 1859
 espone
 presso
 il
 Salon
 una
 sua
 opera,
 "Montmorency"
 che
 ritrae
 una
 veduta
<br />

paesaggistica.
Nei
due
anni
seguenti
si
lega
sentimentalmente
a
Julie
Vellay
da
cui
avrà
sette
figli
e
<br />

ha
modo
di
conoscere
artisti
di
grande
fama
come
Guillaumin,
Suisse
e
Cézanne
con
cui
partecipa
<br />

a
numerose
esposizioni
che
si
tengono
presso
le
Salon
des
Refusés.

<br />

Nel
1866
per
motivi
economici
il
pittore
lascia
Parigi
per
trasferirsi
a
Pontoise,
cittadina
che
sarà
<br />

oggetto
ricorrente
dei
suoi
dipinti.

<br />

L'anno
 successivo
 riceve
 il
 rifiuto
 dal
 Salon
 a
 esporre
 le
 sue
 opere
 e
 nel
 1868
 riesce
 a
 far
<br />

partecipare
 due
 sue
 opere
 paesaggistiche.
 In
 questi
 anni
 partecipa
 agli
 incontri
 tra
 artisti
 e
<br />

intellettuali
che
si
tengono
nel
Café
Guerbois
e
nel
locale
di
Batignolles
per
discutere
di
questioni
<br />

sull'arte.

<br />

Due
anni
dopo
Camille
Pissarro
è
costretto
a
lasciare
la
Francia,
a
causa
dell'occupazione
da
parte
<br />

dei
prussiani
della
sua
abitazione;
tutte
le
opere
da
lui
realizzate
sono
distrutte.
L'artista
si
reca
a
<br />

Londra,
in
cui
soggiorna,
dipingendo
numerose
vedute
e
paesaggi
di
Norwood
e
di
Londra.
Molti
<br />

dipinti
da
lui
realizzati
sono
esposti
nella
Galleria
londinese
di
Paul
Durand‐Ruel.
Durante
il
suo
<br />

soggiorno
a
Londra,
Camille
Pissarro
sposa
la
compagna
Julie
Vellay.

<br />

Nel
 1871
 l'artista
 torna
 in
 Francia,
 a
 Pontoise,
 ma
 le
 difficoltà
 economiche
 che
 deve
 affrontare
<br />

sono
tante,al
punto
che
è
aiutato
da
molti
protettori
e
grandi
collezionisti
come
Arosa
e
Murar.



Dopo
avere
rincontrato
gli
amici
Monet
e
Guillaumin,
tre
anni
dopo
l'artista
partecipa
alla
prima
<br />

mostra
impressionista.

<br />

Nel
 1877
 conosce
 Paul
 Gauguin,
 con
 il
 quale
 negli
 anni
 successivi
 ha
 dei
 rapporti
 di
 lavoro
 a
<br />

Pontoise.
Cinque
anni
dopo
si
trasferisce
per
un
breve
periodo
di
tempo
a
Osny.
L'anno
seguente
il
<br />

suo
 amico
 Paul
 Durand‐Ruel
 gli
 organizza
 la
 prima
 mostra,
 in
 cui
 vengono
 esposti
 solo
 i
 suoi
<br />

dipinti.
 Dopo
 avere
 soggiornato
 per
 un
 breve
 periodo
 a
 Rouen,
 nel
 1884
 il
 pittore
 si
 stabilisce
<br />

definitivamente
a
Eragny‐sur‐Epte.

<br />

Nel
 1885
 conosce
 Paul
 Signac
 e
 Georges
 Seurat,
 esponenti
 del
 nuovo
 stile
 artistico
 chiamato
<br />

puntinismo.
 L'artista
 rimane
 affascinato
 da
 questo
 nuovo
 linguaggio
 pittorico,
 al
 punto
 di
<br />

realizzare
varie
opere
con
questa
nuova
tecnica
fino
ai
primi
anni
Novanta
del
1800.

<br />

Nel
1886
conosce
Vincent
Van
Gogh
e
negli
anni
successivi
viene
invitato
a
Bruxelles
per
prendere
<br />

parte
alla
mostra
Les
XX
e
a
Parigi
per
partecipare
all'esposizione
universale
di
Georges
Petite.

<br />

Trascorre
 gli
 ultimi
 anni
 della
 sua
 vita
 in
 Belgio
 a
 causa
 delle
 sue
 manifeste
 idee
 anarchiche.
 A
<br />

causa
di
una
brutta
malattia
agli
occhi
è
inoltre
costretto
a
dipingere
a
casa.

<br />

Dal
1893
al
1900
dipinge
solo
opere
con
lo
stile
impressionista.
L'oggetto
delle
sue
opere
sono
<br />

vedute
paesaggistiche,
strade
e
piazze
di
Parigi.
Dipinge
inoltre
anche
la
facciata
del
Museo
Louvre
<br />

e
la
Senna.
Camille
Pissarro
muore
a
Parigi
il
13
novembre
1903,
all'età
di
73
anni.
<br />


<br />

ALFRED
SISLEY
<br />

Alfred
Sisley
nasce
a
Parigi
il
30
ottobre
1839
da
una
famiglia
inglese
che
si
è
trasferita
a
Parigi;
il
<br />

padre
è
un
importante
commerciante
di
cotone
e
di
caffè.
Finiti
gli
studi
in
Francia,
il
padre
vuole
<br />

che
Alfred
si
occupi
degli
affari
familiari
ed
è
per
questo
motivo
che
lo
manda
a
studiare
economia
<br />

a
Londra.

<br />

Durante
il
suo
soggiorno
a
Londra,
il
giovane
si
rende
conto
di
non
essere
interessato
agli
studi
<br />

economici,
 scoprendo
 presto
 la
 sua
 passione
 per
 l'arte.
 A
 Londra
 si
 reca
 nei
 musei
 e
 studia
<br />

attentamente
 le
 opere
 artistiche
 di
 William
 Turner,
 John
 Constable
 e
 Richard
 Bonnington.
 Nel
<br />

1861
torna
a
Parigi,
deciso
a
intraprendere
la
carriera
artistica.
Fortunatamente
ottiene
l'appoggio
<br />

morale
e
finanziario
della
famiglia,
accortasi
del
grande
talento
artistico
del
ragazzo.

<br />

Nello
stesso
anno
inizia
a
partecipare
ai
corsi
tenutisi
nel
celebre
atelier
di
Charles
Gleyre.
I
corsi
<br />

sono
seguiti
anche
da
altri
futuri
artisti
impressionisti
come
Pierre
Auguste
Renoir,
Frédéric
Bazille
<br />

e
 Claude
 Monet
 con
 i
 quali
 stringe
 una
 forte
 amicizia.
 L'artista
 fa
 delle
 passeggiate
 lungo
 la
<br />

capitale
parigina
e
nei
pressi
della
Foresta
di
Fontainebleau
con
i
suoi
amici
pittori
con
l'intento
di
<br />

dipingere
 le
 spettacolari
 vedute
 paesaggistiche.
 Essi,
 per
 dipingere,
 si
 recano
 spesso
 anche
 a
<br />

Marlotte
e
a
Chailly.

<br />

Tre
 anni
 dopo
 lo
 studio
 artistico
 di
 Gleyre
 chiude
 e
 il
 pittore
 diventa
 allievo
 dell'artista
 Camille
<br />

Corot,
 celebre
 per
 la
 realizzazione
 di
 dipinti
 aventi
 come
 oggetto
 i
 paesaggi
 naturali.
 Nel
 1866



partecipa
 al
 Salon
 con
 due
 dipinti.
 In
 questo
 periodo,
 conosce
 Eugénie
Lescouezec,
 fiorista
 e
<br />

modella
con
cui
ha
una
relazione
amorosa
e
che
sposa
nello
stesso
anno.
Dalla
relazione
tra
i
due
<br />

nascono
 due
 bambini,
 Pierre
 e
 Jeanne
 Adèle.
 Il
 padre
 non
 accetta
 la
 relazione
 tra
 il
 figlio
 e
<br />

Eugénie,
per
cui
non
lo
sostiene
più
dal
punto
di
vista
finanziario,
togliendogli
la
rendita.

<br />

Nonostante
le
gravi
difficoltà
finanziarie,
il
pittore
riesce
a
partecipare
con
alcune
opere
al
Salon
<br />

nel
1868
e
nel
1870.
In
questo
biennio
la
Francia
è
coinvolta
nel
conflitto
franco‐prussiano,
evento
<br />

che
sconvolge
la
vita
dell'artista
e
dei
suoi
amici
impressionisti
in
seguito
alla
morte
sul
fronte
di
<br />

guerra
dell'amico
Frédéric
Bazille,
il
quale
si
è
arruolato.

<br />

In
questi
anni,
non
avendo
l'appoggio
economico
della
famiglia,
si
rende
conto
che
la
pittura
per
<br />

lui
 deve
 diventare
 una
 professione
 che
 gli
 deve
 procurare
 il
 sostentamento
 per
 sé
 e
 per
 la
 sua
<br />

famiglia.
Per
questo
motivo
decide
di
lasciare
Parigi
e
di
stabilirsi
ad
Argenteuil
per
risparmiare.

<br />

Ad
 Argenteuil
 si
 è
 stabilito
 anche
 il
 suo
 amico
 Claude
 Monet,
 che
 nel
 1872
 gli
 presenta
 il
<br />

proprietario
 della
 Galleria
 d'arte
 londinese
 Paul
 Durand‐Ruel,
 che
 acquista
 alcune
 tele
 di
 Alfred
<br />

Sisley.
L'anno
seguente
sono
esposte
nella
Galleria
di
Durand‐
Ruel
quattro
sue
opere.

<br />

Il
 pittore
 per
 ben
 due
 volte
 tenta
 invano
 di
 ottenere
 la
 cittadinanza
 francese,
 che
 però
 non
 gli
<br />

viene
concessa.
Nel
1874
partecipa
alla
prima
mostra
impressionista
presso
lo
studio
fotografico
di
<br />

Nadar
 e
 poi
 trascorre
 alcuni
 mesi
 in
 Inghilterra.
 L'anno
 dopo
 cambia
 residenza,
 stabilendosi
 a
<br />

Marly‐le‐Roi.
 Insieme
 agli
 altri
 artisti
 impressionisti
 espone
 nuove
 opere
 d'arte
 nei
 due
 anni
<br />

successivi
e
nel
1882.

<br />

A
 causa
 del
 fallimento
 finanziario
 di
 Paul
 Durand‐Ruel,
 Sisley
 e
 gli
 altri
 artisti
 impressionisti
 si
<br />

trovano
in
difficoltà
finanziarie,
per
cui
sono
costretti
a
vendere
molte
delle
loro
opere
all'asta.
Le
<br />

aste
però
si
rivelano
fallimentari.

<br />

Alfred
 Sisley
 cambia
 più
 volte
 residenza,
 trasferendosi
 prima
 a
 Sèvres
 e
 poi
 a
 Veneux‐Nadon.
<br />

Grazie
 al
 miglioramento
 della
 situazione
 economico‐finanziaria
 di
 Durand‐Ruel,
 che
 gli
 acquista
<br />

alcune
tele,
migliora
sensibilmente
la
sua
situazione
economica.

<br />

Nello
stesso
anno
si
trasferisce
a
Moret‐sur‐Loing
e
il
gallerista
londinese
organizza
un'esposizione
<br />

personale
dell'artista,
presentando
circa
settanta
opere.
La
mostra
si
rivela
fallimentare
e
Alfred
<br />

Sisley,
deluso,
non
partecipa
all'ultima
mostra
impressionista
tenutasi
nel
1886.

<br />

Paul
 Durand‐Ruel
 però
 continua
 a
 organizzare
 nuove
 mostre
 contenenti
 sue
 opere
 sia
 nella
<br />

Galleria
di
Parigi
sia
nella
Galleria
di
New
York.
Dal
1892
il
pittore
inizia
a
esporre
le
sue
opere
<br />

presso
il
Salon
de
la
Société
Nationale
des
Beaux‐Arts.

<br />

Alfred
Sisley
muore
a
59
anni
a
Moret
Sur
Loing
il
29
gennaio
1899
da
cittadino
britannico.
<br />


<br />


<br />

<strong>BIOGRAFIE</strong>
POST‐<strong>IMPRESSIONISTI</strong>



PAUL
CÉZANNE
(Aix‐en‐Provence,
1839
‐
id.,
1906)
<br />

Senza
dubbio
non
esiste
nessun
artista
moderno
che
sia
stato
tanto
disprezzato
dalla
maggioranza
<br />

dei
suoi
contemporanei
e
che
sia
divenuto
in

seguito

una
fonte
d'ispirazione
alle
più
diverse
<br />

correnti
per
oltre
mezzo
secolo,
e
la
cui
opera
abbia
suscitato
tante
difficoltà
d'interpretazione.
<br />

Accusati
talvolta
di
piattezza
e
povertà,
i
suoi
dipinti
sono,
per

la
maggior
parte
degli
<br />

«intenditori»,
nonostante
l'apparente
o
reale
mancanza
di
abilità,
di
una
ricchezza
e
pienezza
<br />

eccezionali.
<br />

L'opera
ebbe,
a
suo
tempo,
meno
riconoscimenti
di
quella

degli

altri
impressionisti
(nel
senso
più
<br />

ampio
del
termine),
ma
edificò
progressivamente,
senza
le
violente
rotture
che
seguiranno,

un

<br />

nuovo
rapporto
con
la
natura
e
con
l'espressione
pittorica,
primo
in
ordine
di
tempo
dei
due
<br />

grandi
poli
attorno
ai
quali
si
muoverà
l'arte
del
XX
secolo,
mentre
il
secondo
è
rappresentato
dalla
<br />

contestazione
culturale
del
movimento
dada.
Eccettuati
i
pochi
esercizi
accademici
del
periodo
<br />

degli
studi
di
disegno,
fin
dagli
inizi
e
alla
maniera
di
Doumier,
Cézanne
evase
dalla
<br />

rappresentazione
tradizionale
trasgredendo
contemporaneamente
alcuni
principi
di
prospettiva
<br />

«scientifica»
istituti
dal
Rinascimento
e
sfuggendo
alla
«finitezza»
degli
accademici
della
sua
<br />

epoca.
<br />

Cézanne
intese,
secondo
i
propositi
che
hanno
raccolto
i
suoi

diversi
interlocutori,
realizzare
nelle
<br />

sua
arte
un’«armonia
parallela
alla
natura»
e
fare
dell'impressionismo
qualcosa
di
solido
e
<br />

duraturo
come
l'arte
dei
musei.
Questo
rifiuto
dell'arte
«effimera»
dell'opera
di
un
Monet
e
di
un
<br />

Pissarro,
mette
in
evidenza
i
conflitti
interiori
che
caratterizzano
la
personalità
di
Cézanne
e
che
<br />

determinarono
non
solo
la
vocazione
di
pittore,
non
spiegabile
in
base
a
una

probabile
<br />

«sublimazione»,
ma
anche
il
corso
della
sua
opera
e
la
sua
fecondità.
Cézanne
è
generalmente
<br />

giudicato
inquieto,
un
uomo
immaturo
dal
punto
di
vista
affettivo
che
«vive
in
disparte
dalla
<br />

società
e
le
manifesta
inopportunamente
la
sua
aggressività»
(Gaston
Ferdiére).
<br />

Indifeso
nei
confronti
della
noia
della
vita
quotidiana
e
della
difficoltà
dei
rapporti
umani,
quindi
<br />

sempre
insoddisfatto,
sceglie
la
fuga
cambiando
continuamente
residenza.

Sempre
alla

ricerca
di
<br />

rifugi
e
con
alle
spalle
un
matrimonio
infelice,
dichiarò
nella
sua
vecchiaia:
«Mi
appoggiò
su
mia
<br />

sorella
Maria,
che
si
appoggia
sul
suo
confessore,
che
a
sua
volta
si
appoggia
su
Roma».
Geloso
<br />

della
sua
libertà
«nessuno
metterà

le

mani

su

di
me»,
che
trova
il
miglior
conforto
nel
lavoro
in
<br />

solitudine.
Oltre
alle
incertezze
manifestate
per
lungo
tempo
e
le
crisi
di
scoraggiamento
(tele
<br />

distrutte
o
lasciate
incompiute),
nella
solitudine
mostrò
una
volontà
che
alla
luce
di
un'analisi
<br />

dell'intera
evoluzione
della
sua
opera
si
può
giudicare
lucida
e
inflessibile.
Ribelle
alle
teorie
e
non
<br />

attingendo,
dei
pittori
che
ammirava,

nulla
che
non
fosse
conforme
al
suo
autentico
sentimento
<br />

interiore,
passò
dall'espressione
provocatoria

della

sua

soggettività

a

successive
sintesi
che
gli
<br />

permisero,
riprendendo
il
contatto
con
la
realtà
sensibile
e
poi
superandola,
di
risolvere

le

sue

<br />

ossessioni

in

un
movimento
creativo.
Pur
distinguendo
quattro
fasi
nell'evoluzione
della
carriera
<br />

artistica
di
Cézanne
è
necessario
non
perdere
di
vista
i
rapporti
tra
le
varie
tappe
e
la
dualità



sostanziale
dell'ispirazione

complessiva

presente
anche
nelle
opere
considerate
nella
loro
<br />

individualità.
<br />

Cenni
biografici
su
Paul
Cézanne:
<br />

19
gennaio
1939
‐
Nascita
di
Paul
Cézanne,
figlio
naturale
riconosciuto
da
Louis
Auguste
Cézanne,
<br />

modesto
cappellaio
di
Aix‐en‐Provence,
e

di
Elisabeth
Aubert.
<br />

1841

‐
Nascita
di
Marie,
la
prima
delle
due
sorelle
di
Paul,
che
avrà
un
posto
importante
nella
sua
<br />

vita.
<br />

1844

‐

Matrimonio
dei
genitori
di
Cézanne.
<br />

1848
‐
Louis
Auguste,
uomo
abile
e
autoritario,
che
ha
avuto
successo
negli
affari,
fonda
una
<br />

banca.
Il
successo
non
gli

apre

tuttavia

le
porte
degli
ambienti
borghesi
più
agiati
della
città.
<br />

1852‐58
‐
Paul
Cézanne
segue
con
profitto
gli
studi
al
College
Bourbon
e
diviene
un
virtuoso
della
<br />

poesia
latina.
Amicizie,
soprattutto
con
Emile
Zola;
scampagnate
nei
dintorni
di
Aix
ed
esaltazione
<br />

poetiche.
Corso
serale
alla
scuola
di
disegno
di
Aix.
<br />

1859
‐
Inizio
degli
studi
di
diritto,
secondo
i
desideri
del
padre.
Questi
acquista,
a
un
chilometro
e
<br />

mezzo
da
Aix,
la
villa
aristocratica
del
Jas
de
Bouffan,
dove
il
giovane
inizia
a
dipingere.
<br />

1861
‐
Ottiene,
in
aprile,
l'autorizzazione
a
recarsi
a
Parigi,
dove
Zola
lo
attende
per
studiare
<br />

pittura.
Crisi
di
scoramento
e
ritorno
ad
Aix
in
dicembre.
<br />

novembre
1862
‐
luglio
1864
‐
Secondo
soggiorno
a
Parigi.
Lavora
all'Accademia
Suisse
(dal
nome
<br />

del
proprietario)
dove
fa
la
conoscenza
di
Amand
Guillaumin
e
di
Camille
Pissarro.
È
respinto
al
<br />

concorso
di
ammissione
all'Ecole
des
beaux‐arts
(motivo:
dipinge
con
eccesso).
Al
Louvre,
dove
<br />

per
tutta
la
vita
continuerà
a
ritornare
di
tanto
in
tanto,
ammira
e
copia
le
opere
dei
Maestri
<br />

veneziani,
di
Rubens,
degli
Spagnoli,
di
Michelangelo
e
di
Delacroix.
<br />

1864/70
‐
Lavora
alternativamente
a
Parigi
e
Aix.
I
ritratti
inviati

al
Salone
ufficiale
di
esposizione
<br />

vengono
rifiutati.
<br />

Estate
1870/estate
1871
‐
Vive
all'Estaque
con
la
sua
compagna,
Hortense
Fiquet
operaia
tessile
e
<br />

modella,
di
diciannove
anni,
nascondendo
il
legame
a
suo
padre.
<br />

1872
‐
Il
4
gennaio
Hortense
dà
alla
luce
il
loro
figlio
Paul.
Più
tardi
si
trasferiscono
a
Saint‐Ouen‐<br />

l'Aumône,
raggiungendo
Pissarro
che
si
è
stabilito
nei
pressi,
a
Pontoise.
<br />

1873
‐
A

Auvers‐sur‐Oise,

presso

il

dottor

Paul

Ferdinand

Gachet,
Cézanne
lavora
in
compagnia
<br />

di
Pissarro,
che
gli
fa
conoscere
il
mercate
di
colori
Julien
Tanguy.
Questi
gli
fornirà
il
materiale

e

i
<br />

colori
in
cambio
di
qualche
tela.
<br />

1874/77
‐
Si
divide
tra
Aix
e
Parigi,
dove
lascia
Hortense
e
suo
figlio.
Partecipa
alla
prima
(1874)
e
<br />

terza
(1877)
esposizione
degli
«impressionisti».
Rifiuterà
di
partecipare
a

quelle

successive

(dal
<br />

1879
al
1886),
preferendo
tentare
il
successo
al
Salone
Auguste
Renoir
gli
presenta
un
modesto
<br />

amatore
Victor
Chocquet;
la
comune
ammirazione
per
Delacroix
lega
i
due
uomini
e
Chocquet
<br />

diventerà
l'appoggio
più
sicuro
di
Cézanne.
<br />

1878
‐
Fa
la
spola
tra
Marsiglia,
dove
ha
trasferito
Hortense,
l'Estaque,
e
Aix.

Suo
padre
che
si
è



accorto
del
suo
legame,
gli
diminuisce
l'assegno
mensile,
ma
dopo
una
riconciliazione
che
avviene
<br />

alla
fine

dell'anno,
glielo
aumenta.
<br />

marzo
1879/ottobre
1882
‐

Vive
soprattutto
a
Parigi
e
in
Ile‐de‐France:
Melun
nel
1879,
Pontoise
<br />

nel
1881,
presso
Pissarro
cui
anche
Gauguin
fa
frequenti
visite;
molti
soggiorni
da
Zola
a
Mèdan.
<br />

Inverno

1881‐82
all'Estaque,
visita
di
Renoir.
Nella
primavera
del
1882
una
delle
sue
tele
è
<br />

«ripescata»
per
il
Salone,
ma
nessuno
la
nota.
<br />

1882/85
‐
Si
ritira
al

Jas

de

Bouffan,

poi

all'Estaque.

Redige

un
testamento.
Amicizia
con
il
<br />

pittore
Adolphe
Monticelli.
<br />

1885
‐
Amore
infelice
per
una
domestica
del
Jas
de
Bouffan:
le
corrispondenze
con
Cézanne
e
i
<br />

frequenti

spostamenti

tradiscono

una
grande
agitazione.
In
giugno‐luglio
soggiorna
dai
Renoir,
a
<br />

La
Roche‐Guyon.
Autunno
e
inverno
a
Gardanne.
<br />

1886
‐
La
pubblicazione
del
libro

di

Zola

L'oeuvre,

ritratto

di

un
artista
fallito
in
cui
si
scorge
la
<br />

figura
di
Cézanne,
segna
la
fine
dell'amicizia
tra
i
due
uomini.
28

aprile:

matrimonio

con

<br />

Hortense
Fiquet.
Estate
a
Parigi
e
visita
alla
bottega
di
Tanguy,
dove
le
tele
di
Cézanne
sono
<br />

sempre
più
ammirate
dai
giovani
pittori
(Emile
Bernard
in
primo
luogo).
23
ottobre:

morte

del

<br />

padre

che

gli

lascia

una
consistente
eredità.
<br />

1888/90
‐
Vive
soprattutto
a
Parigi
e,
nel
1888
trascorre
molti
mesi
a
Chantilly.
<br />

1891/93
‐
In
cattive
condizioni
di
salute
da

qualche

anno,

scopre

di
essere
diabetico.
Viaggio
in
<br />

Svizzera
nel
1891.
Diversi
altri
spostamenti:
Jas
de
Bouffan,
regione
parigina...
<br />

autunno
1894

‐
A
Giverny,
Claude
Monet
lo
presenta
a

Rodin,

a

Goerges
Clemenceau,
al
critico
<br />

Gustave
Geffroy,
che
gli
dedica
un
articolo
elogiativo.
<br />

autunno
1895
‐

La
sua
prima
mostra
personale,

organizzata

da

Ambroise
Vollard
fa
sensazione.
<br />

1896
‐
Amicizia
con
il
giovane
poeta
di
Aix,
Joachim
Gasquet.
Cura
a
Vichy
in
giugno,
poi
Talloires
<br />

(lago
di
Annecy)
e
Parigi.
<br />

1897
‐
Vive
a
Parigi
(dove
moglie
e
figlio
vivono
ormai

stabilmente)

e
ad
Aix
a
fine
maggio.
Affitta
<br />

una
casa
al
Chatueau
Noir,
vecchia
fattoria
sulle
colline
del
Tholonet,
presso
la
cava
Bibemus.
Due

<br />

tele
di
Cézanne
su
questi
soggetti
si
trovano
nella
sala
del
museo
del
Lussemburgo
riservato
ai
<br />

lasciti
del
pittore
e

collezionista

Gustave
Caillebotte.
Morte
della
madre
il
25
ottobre.
<br />

autunno
1898/autunno
1899
‐
Parigi
e
regione
parigina.
Vende
il
Jas
de
Bouffan
e
affitta
un
<br />

appartamento
ad
Aix.
Espone
tre
tele
al
Salon
des
Indèpendants.
La
Galleria
nazionale
di
Berlino

<br />

acquista

due

Cézanne
(mentre
la
città
natale
continua
a
ignorarlo)
1900
Partecipa,
grazie
a
Roger
<br />

Marx,
all'Esposizione
centennale
dell'arte
francese.
<br />

1901
‐
Maurice
Denis
espone
il
suo
Hommage
a
Cézanne.
<br />

1902
‐
Visita
di
Charles
Camoin
e
di
Leo
Larguier.
La
Legion
d'Onore
domandata
da
Octave
<br />

Mirabeau,
gli
è
negata.
<br />

1904
‐

Visita
di
Emile
Bernard
ad
Aix.

Ultimo
soggiorno
a
Parigi
e
Fontainbleau.
Omaggio
di
una




intera

sala
al
Salon
d'Automne.
<br />

1906
‐
Morte
di
Cézanne,
all'età
di
sessantasette
anni.
<br />

Impulsività
romantica
<br />

Tentennamenti
iniziali
e
poi
la
padronanza
assoluta:
i
primi
dieci
anni
circa
della
carriera
di

<br />

Cézanne

sono

dominati

dall'ipertrofia
degli
effetti,
la
proiezione
di
un'immaginazione
romantica
<br />

di
carattere
sensuale
e
sovente
macabra,

tradotta

in

una

tavolozza

a
dominanti
cupe.
Il
rifiuto
<br />

del
mestiere
accademico
assicura
già
l'unità
del
contenuto
mentale
e
dalla
forma
plastica.
Tutta
<br />

una

serie
di
ritratti
sono
caratterizzati
dalla
grande
robustezza
dell'impasto
di
colore,
steso

sulla

<br />

tela

con

la

spatola

e

molto

denso,

che
sostituiscono
il
chiaroscuro.
Le
scene
con
figure,
che
<br />

sembrano
talvolta
avere
ispirato
le
stampe
della
vita
contemporanea

pubblicate
da
giornali
come
<br />

il
Magazin
pittoresque,
trovano
la
loro
unità
in
certi
artifici
compositivi:

contorni

netti,

<br />

trattamento

per

piani
nettamente
differenziati
in
profondità
(Paul
Alexis
lisant
un
manuscrit
a
<br />

Zola,
1869‐70,
Museo
di
Sao
Paulo),
composizioni
vertiginose
come
quelle
dell'Orgie
(1864
ca
‐
<br />

1866)
o
della
tela
chiamata
Don
Quichotte
sur
les
rives
de
Barbarie
(1870),
e

anche

nel
colore,
<br />

sovente
di
elevata
qualità
(
Le
dèjeuner
sur
l'herbe
),
1868
ca
‐
1870)
[queste
tre
tele
<br />

appartengono
a
collezioni
private].
Le
figure,
barocche
in
modo
sorprendente
nelle
tre
ultime
tre
<br />

opere,
non
hanno
rapporti
tra
loro,
né
con
lo
spazio
in
cui
sono

ambientate.
Così
nei
quadri
<br />

allucinati
in
cui
si
proiettano
i
fantasmi
soprattutto
sessuali
del
giovane
pittore,
questo
ambiente,
<br />

scrive
l'esperto
di
estetica
Jean
Paris,
«non
è
di

tipo

fisico.

[...]

Se

è

retto

da
regole,
queste
<br />

sono
le
stesse
che
Freud
scopre
nell'attività
dell’inconscio...».
Nello
stesso
periodo,
tuttavia,
<br />

traendo
profitto
dagli
esempi
di
Courbet
o
di
Manet,
Cézanne
afferma
la
volontà
di
opporre
al
<br />

soggetto
immaginario
il
motivo
attinto

nella

comprensione
del
mondo
visibile
e
di
imporgli
una
<br />

architettura
molto
rigide,
come
in
Paul
Alexis
e
Zola
,
già
citato.
Ancor
più
che
in
questi
ritratti
e
<br />

nei
primi
paesaggi,
nei
settore
più
limitato
delle
nature
morte
il
pittore
giunge
a
risolvere
le

<br />

relazione
tra
superficie,
forme
e
spazio
in
puri
ritmi
pittorici,
come
si
può
verificare
nella
Pendola
<br />

nera
(1869‐70),
Collezione

privata
(Stati
Uniti).
<br />

Incontro
con
l’Impressionismo
<br />

Nel
1872
e
1873,
Cézanne
lavora
in
Ile
de
France
presso
Camille
Pissarro
(«qualcosa
come
il
Buon
<br />

Dio»,
scriverà
più
tardi).
Schiarisce
la
sua
tavolozza,
rende

più

breve

il

tocco

della

tela,

<br />

comincia
sostituire
il
modello
con
lo
studio
dei
toni.
Continua
a
coltivare
però
le
sue
intuizioni
<br />

visive,
la
sua
«piccola
sensazione»,
e
evita
di
lacerare
lo
spazio
con
la
prospettiva
lineare
e
di
far
<br />

occhieggiare
la
luce
come
fanno

Monet

e

Pissarro.
La
casa
dell'impiccato
(1873,
Louvre)
ha
<br />

forme
raccolte
e
una
materia
densa,
posata
con
lentezza
scrupolose.
Il
tocco
più
brillante
è
posto
<br />

però

al

servizio

di

una
vana
immaginifica
fertile
nella
turbinosa
seconda
versione
di
Una
nuova
<br />

Olimpia
(1873,
Louvre).
Verso
il
1876,
Cézanne

ha

pienamente
assimilato
l'insegnamento
<br />

impressionista.
Ne
utilizza
il
tocco
breve
e
vario
nelle
direzione,
e
osserva
i
giochi
di
riflessi
che



nelle
sue
vedute
del
Jas
de
Bouffan,
si
ripercuotono
tra
i
piani

d'acqua

della
casa
e
il
fogliame.
<br />

Tuttavia,
la
tendenza
costruttive
si
esprime
nuovamente
nel
ritratto
di
Madame
Cézanne
au
<br />

fontenil
rouge
(1877,
Collezione

privata,
Stati
Uniti),
opera
quasi
bidimensionale
come
le
nature
<br />

morte
della
stessa
epoca,
in
cui
l'aria
non
circola.
Infatti,
dal
1875
al
1882
circa,

il
pittore
torna
<br />

incessantemente
a
esperienze
anteriori
(il
che
rende
le
datazioni
delle
sue
opere
particolarmente
<br />

difficili),
sembra
indugiare,
ma
giunge
in
tal
modo
a
sviluppare
una
tecnica
originale.
Il
tocco
<br />

acquista
un
orientamento
unitario
che
svolga,
nei
paesaggi
tra
le
forme,
il
ruolo
di
un
<br />

accompagnamento.
I
piani

si

organizzano
con
altrettanta
precisione
e
complessità,
il
colore
è
<br />

intenso:
«Quando
il
colore
si
esprime
con
la
sua
ricchezza,
la
forma
giunge
alla
sua
pienezza».
La
<br />

trasformazione
si
esprime
in
tutta
la
sua
ampiezza
nelle
nature
morte:
oltre
il
trattamento
delle
<br />

celebri
mele
(di
cui
Meyer
Shapiro
sottolinea
il
significato
sessuale)
in
tante
piccole
facce
i
cui
<br />

volumi
sono
determinati
ricorrendo
ben
poco

al

modello

classico
delle
ombre
e
delle
luci,
vi
si
<br />

scopre
una
riformulazione
dello
spazio
dovuto
al
trattamento
identico
dei
piani
in
profondità
e
alle
<br />

deformazioni
del
disegno
in
prospettive;
gli
oggetti

sembrano

essere
visti
da
diverse
angolature.
I
<br />

contorni,
contemporaneamente
fermi
e
allusivi
permettono
al
tocco
di
colore
di
svolgere
la
<br />

propria
funzione
ritmica
e
unificatrice
dei
vari
elementi
della
composizione:
è

quello
che
Cézanne
<br />

chiama
modulazione.
È
interessante
constatare,
con
Thèodore
Reff,
che
l'innovazione
di
questo

<br />

tocco

costruttivo

sembra
essere
intervenuto
dapprima
in
una
nuova
serie
di
opere
di
fantasia,
<br />

come
il
parodistico
Eterno
femminino
del
1875‐76
(Collezione

privata,
Stati
Uniti).
Il
<br />

procedimento
avrebbe
dunque
avuto
una
funzione
non
tanto
analitica
rispetto
al

reale,

ma

di

<br />

controllo

del

contenuto
pittorico
sul
terreno
stesso
che
è
minacciato
dalle
più
turbolente
<br />

impulsioni;
e,
in
una

dualità

risoluta,

questo

sarebbe

dunque

il
versante
romantico
<br />

dell'ispirazione
del
pittore
che
avrebbe
dotato
di
materiali
determinanti
la
fase
classica
della
sua
<br />

arte.
<br />


<br />

Sintesi
«classica».
<br />

All'Estaque,
nel
1883,
Cézanne

scruta

con

occhi

nuovi

la

natura
mediterranea,
ne
scopre
la
<br />

permanenza
e
la
maestà.
Si
impegna
però
a
trasporre
il
suo
motivo,
a
strutturarlo
rimodellando
<br />

secondo
l'esigenza
organica
del
quadro
gli
elementi
troppo
poco
accentuati
e
gerarchizzati
dal
<br />

reale.
Ha
l'audacia,

proprio

lui

che

rifiuta

di
effetti
atmosferici,
di
far
riferimento,
con
nella
<br />

diverse
versioni
del
Golfo
di
Marsiglia
visto
dall'Estaque,
a
un
panorama
di

cieli

e
acque,
<br />

riuscendo
a
imporre
la
sensibilità
di
oggetti
lontani
che
sono
correlati
contemporaneamente
alla
<br />

loro
profondità
e

al

primo

piano,
pur
partecipando
alla
realtà
bidimensionale
della
tela.
<br />

Attraverso
questa
speculazione
plastica
che
prende
la
realtà
come
pretesto,
si
fa
strada
una
<br />

tendenza
all'estrazione
che
culmina
con
il
severo
trattamento
geometrico
delle
case
nei
paesaggi
<br />

di
Gardonne.
Combinando
le
sue
diverse
esperienze,
il
pittore
giunge
fino
ad
agire,
con
una
<br />

disinvoltura
sempre
maggiore,
sulle
coppie
di

tensione

rappresentate
da
rigore
e
lirismo,
stabilità



e
movimento,
esattezza
e
deformazione.
La
composizione
con
il
Vase
bleu
(1883
ca
‐
1887,
Louvre)
<br />

fonda
così
la
sua
ricchezza,
la
sua
flessibilità,
sul
coordinamento
di
un
insieme
di
mezzi
complessi
<br />

(soprattutto
una
conversione
equilibrata
delle
verticali
e
delle
orizzontali),
mentre
i
balzi
sottili,
la
<br />

scansione
e
l'arabesco
della
Montagne
Sainte‐Victoire
au
grand
pin
(1885
ca
‐
1887,
Londra,
<br />

<strong>Istituto</strong>
Courtauld)
suggeriscono
uno
spazio
dilatato,
contemporaneamente
vicino
e
lontano,
<br />

ideale
e
reale.
Verso
la
fine
del
1880,
Cézanne,
che
ha
appreso
a
fondare
nel
paesaggio
le
sagome
<br />

pretestuose
dei
Bagnanti,
si
dedica,
assieme
alla
produzione
di
autoritratti,
a
numerose
<br />

composizioni
con
figure
bene
individuate,
che
ora
è
in
grado
di
collocare
nell'ambiente
<br />

circostante.
Se
i
processi
costruttivi
impiegati
nel
Mardi
gras
(1888,
Mosca,
Museo
Puskin)
creano
<br />

uno
spazio
un
po’
artificiale,
del
resto
adatto
all'immaginario
del
soggetto
teatrale,
la
serie
dei
<br />

Giocatori
di
carte
(1885‐92)
raggiunge
una
pienezza
classica,
almeno
nella

versione

del
Louvre,
<br />

con
due
soli
personaggi.
Una
rete
di
tensioni
compensate
dà
il
proprio
equilibrio
a
quest'opera
<br />

ridotta
all'essenziale,
piena
di
calma
energia
e
di
armonia
monumentale.
Cézanne
mantiene
però
<br />

in
sé,
al
di
là
di
questo
sereno

umanesimo,

le
risorse
di
una
vita
più
esplosiva,
di
una
più
grande
<br />

esaltazione.
<br />


<br />

Sintesi
«lirica».
<br />

Dal
1888
al
1895
l'ideale
(costruttivo)
diviene
una
realtà
sufficientemente
assimilata;
sottintesa,
<br />

fino
a
lasciare
libero

corso
ad
altri
impulsi,
all'esplosione
dei
colori
e
talvolta
e
un
barocchismo
<br />

che
può
essere
opulenza
ma
anche,
talvolta,
espressione
di
angoscia.
Nel
Garçon
au
gilet
tauge
<br />

della
collezione
Bührle

a

Zurigo
(1890
ca
‐
1895)
lo
schema
astratto
si
riveste
di
tonalità
brillanti,
<br />

e
il
tocco
nervoso,
il
modello
delicato
del
viso,
la
straordinaria
vibrazione
di
certi
contorni
(tracciati
<br />

intermittentemente
o
ripassati)
danno
tutta
la
loro
vita

al

giovane

personaggio.

Questa
nuova
<br />

libertà
del
tocco
e
l'apertura
delle
forme
allo
spazio
ambientale
danno,
alle
tele
di

quel

periodo,
<br />

l'apparenza

di

rapida

fattura,
spontanea
‐
nonostante
le
innumerevoli
sedute
di
posa
che
l'artista
<br />

impone
ai
suoi
modelli,
lamentandosi
sempre
di
non
poter
creare
‐,
e
questo
può
essere

collegato

<br />

all'importanza

assunta

dall'acquerello
nell'opera
di
Cézanne:
tecnica
che
permette
la
notazione
<br />

rapida
delle
sensazioni
cromatiche
e
tende
allora
a
sostituirsi
al
disegno.
Cariche
di
simbolismo
<br />

come
la
Nature
morte
à
l'Amour
en

plâtre
(1895
ca,
<strong>Istituto</strong>
Courtauld),
austere
o
arricchite
di
<br />

pesanti
tendaggi
damascati,
le
nature
morte
riflettono
con
perfezione
tutte
le
acquisizioni
di
quel
<br />

periodo
e
sono,
secondo
molti
critici,
una
delle
cause
dell'ammirazione
che
il
pittore
comincia
a
<br />

suscitare.
A
partire
dal
1900
e
fino
alle
morte,
Cézanne
si
consacra
alle
tre
tele
delle
Grandi
<br />

bagnanti
che
dimostrano

l'ambizione

di

confrontarsi

con

le
grandi
composizioni
della
pittura
<br />

classica.
Il
nudo
femminile
non
ha
altra
ragione
che
quella
di
concorrere
all'edificazione
dell'opera

<br />

in
quanto
sistema
costruito
e
ritmato,
fatto
di
forme
e
colori;
a
partire
da
questa
condizione
<br />

tecnica
realizzata,
l'immagine
di
Cézanne
può
amplificarsi
in
una
sorte
di
simbiosi
universale
che



include
lo
spazio
del
reale
e
quello
del
pensiero.
Un
accordo
tra
conoscenza
razionale
e
lirismo,
<br />

minerale
e
vegetale,
eternità
e
vita
si
afferma
nelle
tele
di
Bibemus
e
del
Château
Noir,
per
<br />

culminare
nel
gioco
di

macchie

e

di
sfaccettature
degli
ultimi
Sainte‐Victoire,
che
sembrano
<br />

trarre
ispirazione
da
un
vero
e
proprio
sentimento
cosmico.
«Sono
il
primitivo
di
un'arte
nuova»
<br />

diceva
Cézanne
durante
gli
ultimi
anni
della
sua
vita.
E
sicuramente
egli
è
al
primo
posto
tra
gli
<br />

iniziatori
di
questa
«pittura
pura»,
liberata
dal
concetto
di
imitazione,
di

cui
pertanto
occorre
non
<br />

dimenticare
che,
lungi
dall'essere
chiusa
nel
suo
formalismo,
si
apre
in
lui
su
un
mondo
di
<br />

implicazioni
psichiche,
di
prolungamenti
immaginari.

Se,
a
fianco
di
un
Matisse,
o
di
un
Kandinskij,
<br />

i
suoi
più
ferventi
ammiratori
(Emile
Bernard,
Maurice
Denis,
Henri
Lhote)
non
furono
i
più
grandi,
<br />

il

suo

messaggio

si

è
rivelato
abbastanza
multiforme
per
irrigare,
in
un
flusso
vastissimo,
la
<br />

maggior
parte
dei
campi
indagati
dopo
di
lui.

Attraverso
Gauguin,
al
quale
rimproverò
di
aver
<br />

fatto
solo
«quadri
cinesi»
(!),
egli
influenzò
il
movimento
dei
nabis
e
il
fauvisme;
il

suo

precetto

<br />

sul
trattamento
della
natura
mediante
«il
cilindro,
la
sfera
e
il
cono»
si
ripercuote
sul
cubismo
che
<br />

egli
senza
dubbio
non
avrebbe
approvato;
il
suo
modo
di
trattare
il
colore
è
stato
usato
con
<br />

profitto
da
Delaunay
e
dal
Blaue
Reiter;
l'espressionismo
stesso
gli
deve
molto

e,

certo,
anche
<br />

l'astrattismo
nelle
sue
diverse
manifestazioni.
Complessivamente,
benché
la
lenta
maturazione
<br />

della
sua
opera
contrasti
con
le
mode
del
nostro
tempo,

è

forse

la

sua

concezione
dell'arte
<br />

come
ricerca
incessante
sui
mezzi
e
i
contenuti
che
le
sono
propri
che
ha
dato
a
Cézanne
il
posto
<br />

preminente
che
egli
occupa
nella
sensibilità
del
XX
secolo.
<br />


<br />

VINCENT
VAN
GOGH
<br />

Vincent
Willem
Van
Gogh
nasce
il
30
marzo
1853
a
Groot
Zundert
(Olanda)
ed
ebbe,
a
causa
della
<br />

sua
estrema
sensibilità
di
artista,
una
vita
molto
tormentata.

<br />

Figlio
di
un
pastore
protestante,
mentre
ancora
vive
a
Zundert,
Vincent
esegue
i
suoi
primi
disegni.
<br />

Inizia
invece
le
scuole
a
Zevenbergen.
Impara
il
Francese,
l'Inglese,
il
Tedesco
e
per
la
prima
volta
<br />

inizia
a
dipingere.

<br />

Terminati
gli
studi,
va
a
lavorare
come
impiegato
nella
succursale
della
casa
d'arte
parigina
Goupil
<br />

e
Cie,
successivamente
nelle
sedi
dell'Aja
(dove
compie
frequenti
visite
ai
musei
locali),
di
Londra
e
<br />

di
Parigi.
Nel
maggio
del
1875
viene
definitivamente
trasferito
a
Parigi.

<br />

Il
 trasferimento
 nella
 città
 francese,
 dove
 già
 risiede
 il
 fratello
 Theo,
 segna
 l'inizio
 del
 periodo
<br />

appunto
francese,
interrotto
solo
da
un
breve
viaggio
ad
Anversa
alla
fine
dello
stesso
anno.
Molto
<br />

del
 suo
 tempo
 lo
 spende
 assieme
 al
 fratello
 e
 i
 due,
 da
 quel
 momento,
 iniziano
 una
<br />

corrispondenza
 che
 durerà
 tutta
 la
 vita
 e
 che
 rappresenta
 ancora
 oggi
 il
 mezzo
 migliore
 per
<br />

studiare
le
opinioni,
i
sentimenti
e
lo
stato
d'animo
di
Vincent.

<br />

Durante
il
soggiorno
parigino
l'artista
scopre
la
pittura
impressionista
e
approfondisce
l'interesse
<br />

per
l'arte
e
le
stampe
giapponesi.
Conosce
molti
pittori
tra
cui
Toulouse
Lautrec
e
Paul
Gauguin
<br />

che
 apprezza
 particolarmente.
 La
 loro
 sarà
 una
 relazione
 assi
 turbolenta,
 con
 esiti
 anche



drammatici,
 come
 testimonia
 il
 famoso
 episodio
 del
 taglio
 dell'orecchio
 (si
 suppone
 infatti
 che
<br />

Vincent
 abbia
 assalito
 Gauguin
 con
 un
 rasoio.
 Fallito
 l'attacco,
 in
 preda
 ad
 una
 crisi
 di
 nervi,
 si
<br />

taglia
il
lobo
dell'orecchio
sinistro).

<br />

Intanto,
il
rendimento
di
Vincent
alla
Goupil
&
Cie
si
deteriora
mentre,
allo
stesso
tempo,
la
sua
<br />

dedizione
 agli
 studi
 biblici
 raggiunge
 un
 livello
 ossessivo.
 Dopo
 essersi
 dimesso
 da
 Goupil
 al
<br />

principio
 della
 primavera,
 si
 reca
 a
 Ramsgate,
 in
 Inghilterra,
 dove
 viene
 assunto
 in
 un
 piccolo
<br />

collegio.
 Più
 avanti
 nel
 corso
 dell'anno
 Vincent
 assume
 un
 nuovo
 incarico
 quale
 insegnante
 e
<br />

coadiutore
 presso
 il
 Reverendo
 T.
 Slade
 Jones,
 un
 pastore
 Metodista.
 Il
 29
 Ottobre
 Vincent
<br />

pronuncia
 il
 suo
 primo
 sermone
 domenicale.
 Man
 mano
 che
 il
 fervore
 religioso
 di
 Vincent
<br />

aumenta,
il
suo
stato
di
salute
fisico
e
mentale
volge
al
peggio.

<br />

Il
1880
è
un
punto
di
svolta
nella
vita
di
Vincent.
Abbandona
i
suoi
propositi
religiosi
e
si
dedica
<br />

esclusivamente
 a
 dipingere
 poveri
 minatori
 e
 tessitori.
 Theo
 inizia
 ad
 appoggiarlo
<br />

finanziariamente,
una
situazione
che
si
protrarrà
fino
alla
fine
della
vita
di
Vincent.
Più
tardi
nel
<br />

corso
dell'anno,
intraprende
studi
formali
di
anatomia
e
prospettiva
all'Accademia
di
Bruxelles.

<br />

Incontra
Clasina
Maria
Hoornik
(detta
"Sien"),
una
prostituta
gravata
fra
l'altro
dal
mantenimento
<br />

di
una
figlia
di
cinque
anni
ed
incinta
di
un
altro
figlio.
Mentre
continua
i
suoi
studi
e
dipinge
in
<br />

compagnia
di
alcune
nuove
conoscenze,
il
suo
stato
di
salute
va
nuovamente
deteriorandosi,
tanto
<br />

da
 dover
 essere
 ricoverato
 in
 ospedale
 per
 gonorrea.
 Una
 volta
 dimesso,
 inzia
 alcune
<br />

sperimentazioni
 pittoriche
 e,
 dopo
 più
 di
 un
 anno
 trascorso
 insieme,
 pone
 termine
 alla
 sua
<br />

relazione
con
Sien.
Più
tardi
nel
corso
dell'anno,
Vincent
si
trasferisce
a
Nuenen
dai
suoi
genitori,
<br />

mette
in
piedi
un
piccolo
studio
per
lavorare
e
continua
a
fare
affidamento
sul
sostegno
di
Theo.

<br />

Estende
 i
 suoi
 esperimenti
 fino
 ad
 includere
 una
 maggiore
 varietà
 di
 colori
 e
 sviluppa
 un
<br />

grandissimo
 interesse
 per
 le
 incisioni
 su
 legno
 giapponesi.
 Tenta
 di
 intraprendere
 una
 qualche
<br />

formazione
 artistica
 alla
 Ecole
 des
 Beaux‐Arts,
 ma
 respinge
 molti
 dei
 principi
 che
 gli
 vengono
<br />

insegnati.
 Desiderando
 continuare
 con
 qualche
 tipo
 di
 educazione
 artistica
 formale,
 sottopone
<br />

qualcuno
dei
suoi
lavori
all'Accademia
di
Anversa,
dove
viene
posto
in
una
classe
per
principianti.
<br />

Come
ci
si
aspetterebbe,
Vincent
non
si
trova
a
suo
agio
all'Accademia
ed
abbandona.

<br />

Intanto,
 sopravviene
 il
 1888,
 un
 anno
 fondamentale
 nella
 vita
 di
 Van
 Gogh.
 Lascia
 Parigi
 in
<br />

febbraio
 e
 si
 trasferisce
 ad
 Arles,
 nel
 Sud.
 All'inizio,
 il
 cattivo
 tempo
 invernale
 gli
 impedisce
 di
<br />

lavorare,
ma
una
volta
arrivata
la
primavera
inizia
a
dipingere
i
paesaggi
in
fiore
della
Provenza.
Si
<br />

trasferisce
infine
nella
"Casa
Gialla",
una
dimora
che
ha
preso
in
affitto
dove
spera
di
stabilire
una
<br />

comunità
di
artisti.
E'
il
momento
in
cui
riesce
a
dipingere
alcune
delle
sue
opere
migliori
ma
anche
<br />

il
momento
delle
sue
già
accennate
violente
tensioni
con
Gauguin.

<br />

Durante
 la
 prima
 parte
 dell'anno,
 lo
 stato
 di
 salute
 mentale
 di
 Vincent
 oscilla
 paurosamente.
 A
<br />

volte
 è
 completamente
 calmo
 e
 lucido;
 altre
 volte,
 soffre
 di
 allucinazioni
 e
 fissazioni.
 Continua
<br />

sporadicamente
 a
 lavorare
 nella
 sua
 "Casa
 Gialla",
 ma
 la
 frequenza
 crescente
 degli
 attacchi
 lo
<br />

induce,
 con
 l'aiuto
 di
 Theo,
 a
 farsi
 ricoverare
 presso
 l'ospedale
 psichiatrico
 di
 Saint
 Paul‐de‐<br />

Mausole
 a
 Saint‐Rémy‐de‐Provence.
 Per
 ironia
 della
 sorte,
 mentre
 lo
 stato
 mentale
 di
 salute
 di
<br />

Vincent
 continua
 a
 peggiorare
 nel
 corso
 dell'anno,
 la
 sua
 opera
 inizia
 infine
 a
 ricevere



iconoscimenti
presso
la
comunità
artistica.
I
suoi
dipinti
"Notte
stellata
sul
Rodano"
e
"Iris"
sono
<br />

in
mostra
al
Salon
des
Indépendants
in
settembre,
e
in
novembre
viene
invitato
ad
esibire
sei
dei
<br />

suoi
lavori
da
Octave
Maus
(1856‐1919),
segretario
del
gruppo
di
artisti
Belgi
"Les
XX".

<br />

Dopo
una
serie
incredibile
di
alti
e
bassi,
sia
fisici
che
emotivi
e
mentali,
e
dopo
aver
prodotto
con
<br />

incredibile
energia
una
serie
sconvolgente
di
capolavori,
muore
nelle
prime
ore
del
29
luglio
1890,
<br />

sparandosi
in
un
campo
nei
pressi
di
Auverse.
Il
funerale
ha
luogo
il
giorno
dopo,
e
la
sua
bara
è
<br />

ricoperta
di
dozzine
di
girasoli,
i
fiori
che
amava
così
tanto.
<br />


<br />

PAUL
GAUGUIN
<br />

Paul
 Gauguin
 nasce
 a
 Parigi
 il
 7
 giugno
 1848.
 I
 suoi
 genitori
 sono
 il
 giornalista
 francese
 Clovis
<br />

Gauguin
e
Aline
Marie
Chazal,
figlia
di
André
Chazal,
che
svolge
la
professione
di
incisore,
e
di
Flora
<br />

Tristàn,
una
scrittrice
peruviana,
fervente
femminista
e
socialista.
I
genitori
del
piccolo
Paul
sono
<br />

grandi
oppositori
del
regime
politico
di
Napoleone
III,
per
cui
sono
condannati
all'esilio
e
nel
1849
<br />

devono
lasciare
la
Francia,
per
partire
alla
volta
del
Perù.

<br />

Il
padre
di
Paul
muore
durante
il
viaggio
e
Aline
Chazal
e
i
figli
giungono
in
Perù
da
soli,
venendo
<br />

accolti
dalla
famiglia
materna
a
Lima.
Gauguin
trascorre
parte
della
sua
infanzia
in
Perù
insieme
<br />

alla
sorella
Marie
Marceline
e
solo
sei
anni
dopo
torna
in
Francia
insieme
alla
madre
e
alla
sorella,
<br />

poiché
 è
 morto
 il
 nonno
 paterno
 che
 ha
 lasciato
 loro
 l'eredità.
 Dopo
 essere
 arrivati
 in
 Francia,
<br />

ricevono
ospitalità
dallo
zio
paterno
Isidore
Gauguin.

<br />

Gauguin,
dal
1859,
studia
nella
città
di
Orléans
presso
le
Petit‐Sèminaire
e
sei
anni
dopo
effettua
il
<br />

test
per
entrare
a
far
parte
della
Marina
Militare,
che
però
non
supera.
Nello
stesso
anno
decide
di
<br />

imbarcarsi
 in
 un
 mercantile
 come
 allievo
 pilota,
 partendo
 nel
 mese
 di
 dicembre
 dal
 Porto
 di
 Le
<br />

Havre.
Giunge
poi
in
Brasile,
nella
città
di
Rio
de
Janeiro.
E'
contento
di
rivedere
l'America
Latina
e
<br />

svolge
 vari
 viaggi
 a
 Panama,
 nelle
 Isole
 polinesiane
 e
 nelle
 Indie.
 Durante
 questi
 viaggi
 fa
 visita
<br />

anche
alla
tomba
del
padre.

<br />

Nel
1867,
durante
le
sue
avventure,
viene
a
conoscenza
della
morte
della
madre
in
Francia
e
viene
<br />

affidato
 a
 Gustave
 Arosa.
 Dopo
 questo
 evento
 doloroso,
 l'anno
 successivo
 decide
 di
 arruolarsi
<br />

nella
Marina
militare
francese,
svolgendo
le
sue
mansioni
sulla
nave
francese
Jéröme
Napoleon
e
<br />

partecipando
alla
guerra
franco‐prussiana.

<br />

L'anno
 dopo
 viene
 congedato
 dalla
 Marina
 militare
 e
 torna
 a
 Parigi.
 Ha
 ventitré
 anni
 e
 inizia
 a
<br />

lavorare
 presso
 l'agenzia
 di
 cambio
 francese,
 Bertin.
 Dopo
 aver
 conosciuto
 il
 pittore
 Ėmile
<br />

Schuffenecker
 e
 su
 consiglio
 del
 suo
 tutore
 Gustave
 Arosa,
 inizia
 a
 dedicarsi
 alla
 pittura,
<br />

intraprendendo
 la
 professione
 da
 autodidatta.
 Il
 suo
 tutore
 possiede
 un'importante
 collezione
<br />

d'arte
contenente
dei
dipinti
di
Eugéne
Delacroix,
da
cui
Paul
trae
ispirazione.

<br />

Nel
1873
conosce
Mette
Sophie
Gad,
una
giovane
ragazza
danese,
con
cui
si
unisce
in
matrimonio
<br />

nello
stesso
anno.
I
due
coniugi
avranno
cinque
figli:
Ėmile,
Aline,
Clovis,
Jean‐René
e
Paul.
L'anno
<br />

dopo
frequenta
l'Accademia
Colarossi
e
conosce
Camille
Pissarro,
pittore
impressionista
francese,
<br />

che
 gli
 da
 consigli
 importanti
 che
 influenzeranno
 il
 suo
 modo
 di
 dipingere.
 In
 questo
 periodo



acquista
 tele
 impressioniste
 e
 espone
 una
 sua
 opera
 paesaggistica
 presso
 il
 Salon
 di
 Parigi.
 In
<br />

questo
 periodo
 realizza
 numerose
 opere,
 tra
 cui
 "Etude
 de
 nu
 ou
 Suzanne
 cousant".
 Nei
 suoi
<br />

dipinti,
uno
dei
soggetti
più
rappresentati
è
quello
delle
nature
morte,
in
cui
trae
ispirazione
da
<br />

Claude
Monet
e
dal
suo
stile
pittorico.

<br />

Nel
1883
lascia
il
suo
lavoro
impiegatizio
per
dedicarsi
completamente
alla
pittura,
non
ottenendo
<br />

però
dei
grandi
successi.
In
questa
circostanza
decide
di
vendere
tutta
le
sue
opere
per
mantenere
<br />

economicamente
la
sua
famiglia.

<br />

Dopo
 aver
 esposto
 delle
 opere
 in
 occasione
 dell'ultima
 mostra
 organizzata
 dal
 movimento
<br />

impressionista
tre
anni
dopo,
lascia
la
famiglia
in
Danimarca,
per
trasferirsi
in
Bretagna,
regione
<br />

francese.

<br />

In
questo
periodo
realizza
numerosi
dipinti
presso
Pont
Aven,
uno
dei
luoghi
della
regione
in
cui
si
<br />

reca
spesso.
In
Bretagna
conosce
anche
un
pittore
molto
giovane,
Ėmile
Bernard,
che
usa
lo
stile
<br />

pittorico
 chiamato
 "cloisonnisme",
 il
 quale
 ricorda
 l'arte
 dei
 vetrai.
 In
 questo
 periodo
 conosce
<br />

anche
 i
 fratelli
 Theo
 e
 Vincent
 Van
 Gogh.
 Nei
 due
 anni
 successivi
 parte
 alla
 volta
 di
 Panama
<br />

insieme
al
pittore
Charles
Laval
e
poi
si
reca
nella
Martinica.
Al
suo
ritorno
in
Francia,
trascorre
un
<br />

breve
periodo
ad
Arles
con
Vincent
Van
Gogh.
Grazie
all'arrivo
di
Paul
Gauguin,
lo
stato
di
salute
<br />

mentale
di
Van
Gogh
migliora
sensibilmente.
Questo
miglioramento
di
salute
dura
poco,
perché
il
<br />

pittore
 olandese
 il
 23
 dicembre
 1888
 si
 taglia
 una
 parte
 dell'orecchio
 con
 un
 rasoio.
 In
 questa
<br />

drammatica
circostanza,
Gauguin
lascia
Arles.

<br />

Continua
a
dedicarsi
alla
sua
attività
artistica
e
una
delle
opere
che
realizza
in
questo
periodo
è
"La
<br />

visione
dopo
il
sermone",
in
cui
utilizza
uno
stile
pittorico
simbolista,
rompendo
definitivamente
<br />

con
l'impressionismo.
Il
suo
grande
estro
creativo
lo
induce
a
dipingere
delle
nuove
tele
come
"Le
<br />

Christ
 Jaune",
 "La
 Belle
 Angèle"
 e
 "le
 Calvaire
 breton",
 in
 cui
 l'influenza
 dello
 stile
 pittorico
 di
<br />

Vincent
Van
Gogh
è
molto
evidente.

<br />

Tra
 il
 1889
 e
 il
 1890
 torna
 in
 Bretagna
 e
 l'anno
 dopo
 parte
 alla
 volta
 di
 Tahiti,
 dove
 riesce
 a
<br />

vendere
uno
dei
suoi
quadri,
"La
Belle
Angèle".
Durante
questo
suo
soggiorno
prova
un
grande
<br />

interesse
 per
 la
 cultura
 maori
 e
 per
 le
 sue
 usanze,
 dipingendo
 nelle
 sue
 tele
 scene
 di
 vita
<br />

quotidiana
e
le
persone
del
luogo.
Tra
le
tele
che
dipinge
in
questo
periodo
si
ricordano
"Paroles
<br />

du
diable"
e
"La
Fille
à
la
mangue".

<br />

Nel
giugno
1893
lascia
Tahiti
per
far
ritorno
in
Francia.
Qualche
mese
dopo
espone
quarantuno
<br />

opere
 realizzate
 durante
 il
 soggiorno
 tahitiano,
 tre
 tele
 dipinte
 in
 Bretagna
 e
 alcune
 sculture
<br />

presso
la
Galleria
d'arte
francese
di
Paul
Durand‐Ruel.
Non
ottiene
un
giudizio
artistico
positivo
<br />

dalla
critica
francese
in
merito
alle
sue
opere
tahitiane,
per
cui
rimane
molto
deluso.

<br />

L'anno
dopo,
dal
mese
di
aprile
al
mese
di
novembre,
soggiorna
nuovamente
in
Bretagna,
a
Pont
<br />

Avene,
diventata
molto
celebre
per
l'affermarsi
di
molti
artisti.
Nel
luglio
1895
parte
dal
porto
di
<br />

Marsiglia,
per
poi
giungere
a
Paapete,
nell'isola
di
Tahiti,
dove
si
stabilirà
fino
al
1901.
In
quello
<br />

stesso
anno
lascia
Tahiti,
per
trasferirsi
definitivamente
nelle
Isole
Marchesi.
Sfidando
la
povertà,
<br />

continua
la
sua
attività
artistica
fino
al
giorno
della
morte,
avvenuta
l'8
maggio
1903
a
Hiva
Oa,
a
<br />

causa
della
sifilide.




<br />

HENRY
DE
TOULOUSE‐LAUTREC
<br />

Henri
Marie
Raymond
de
Toulouse‐Lautrec
nasce
il
24
novembre
1864
ad
Albi
(Francia).
Proviene
<br />

da
una
famiglia
nobile:
il
padre
è
il
conte
Alphonse
de
Toulouse‐Lautrec
e
la
madre
è
Adèle
de
<br />

Toulouse‐Lautrec.
La
sua
famiglia
possiede
numerose
proprietà
nell'area
della
Gironde
e
nel
Midi,
<br />

in
Francia.
A
Parigi
i
Toulouse‐Lautrec
hanno
vari
possedimenti
e
appartamenti.
All'età
di
quattro
<br />

anni
Henri
vive
il
divorzio
dei
genitori.
In
giovinezza
soffre
di
varie
malattie
genetiche
dovute
al
<br />

matrimonio
consanguineo
tra
i
genitori.
In
quegli
anni
anche
uno
dei
suoi
fratelli
muore
dopo
un
<br />

anno
dalla
nascita.

<br />

Trasferitosi
 a
 Parigi
 con
 la
 madre,
 frequenta
 il
 Lycée
 Fontanes
 dove
 riporta
 un
 ottimo
 risultato
<br />

scolastico
e
si
caratterizza
per
la
sua
vivacità.
Presto
è
costretto
a
ritirarsi
da
scuola,
poiché
inizia
a
<br />

manifestarsi
la
malattia
che
lo
affliggerà
per
il
resto
della
sua
vita:
il
nanismo.
Nel
1878
un
tragico
<br />

evento
 lo
 segna
 profondamente:
 inciampa
 sul
 parquet
 della
 sua
 casa
 rompendosi
 il
 femore
<br />

sinistro.
L'anno
dopo,
mentre
si
trova
a
Barèges,
cade
in
un
fossato,
riportando
la
rottura
dell'altra
<br />

gamba.
 Toulouse‐Lautrec
 ha
 anche
 un'altra
 malattia,
 la
 picnodisostosi,
 che
 non
 gli
 permette
 di
<br />

guarire
dalle
fratture
che
ha
riportato
in
quei
determinati
frangenti.
I
suoi
arti
inferiori
smettono
<br />

così
di
crescere
e
la
sua
altezza
in
età
adulta
è
di
un
metro
e
cinquantadue
centimetri.

<br />

In
questa
circostanza,
durante
i
suoi
lunghi
periodi
di
convalescenza,
trova
conforto
nella
pittura
<br />

che
diventa
la
sua
grande
passione;
inizia
anche
a
seguire
delle
lezioni
di
pittura
che
gli
vengono
<br />

impartite
da
René
Princeteau,
un
pittore
sordomuto
che
lo
inizia
alla
carriera
artistica.

<br />

Nel
1881
continua
a
eseguire
vari
disegni
in
un
taccuino
che
chiama
"Cahier
Zig
Zags".
I
soggetti
<br />

delle
 opere
 che
 realizza
 in
 questo
 periodo
 sono
 la
 sua
 famiglia,
 il
 mare,
 le
 battute
 di
 caccia,
 i
<br />

cavalli.
 Nello
 stesso
 anno
 ottiene
 il
 diploma
 di
 maturità,
 decidendo
 di
 dedicarsi
 esclusivamente
<br />

all'arte.
L'anno
successivo
inizia
a
frequentare
lo
studio
d'arte
del
celebre
maestro
francese
Léon
<br />

Bonnat.
Dopo
tre
mesi
Bonnat
intraprende
la
carriera
di
docente
presso
l'École
des
Beaux‐Arts,
<br />

decidendo
quindi
di
chiudere
il
suo
studio
d'arte.

<br />

Toulose‐Lautrec
quindi
inizia
a
frequentare
l'atelier
di
Fernand
Cormon
sito
nel
quartiere
parigino
<br />

di
Montmartre.
Qui
ha
modo
di
conoscere
vari
artisti
dell'epoca,
tra
cui
si
ricordano:
Vincent
Van
<br />

Gogh,
Louis
Anquetin,
Emile
Bernard.
Nel
1883
espone
l'opera
"Un
petit
accident"
a
Pau
presso
la
<br />

Société
 des
 Amis
 des
 Arts,
 firmandola
 con
 lo
 pseudonimo
 di
 Mofà.
 L'anno
 seguente
 apre
 con
<br />

Albert
Grenier
uno
studio,
lavorando
spesso
all'aperto
e
frequentando
i
locali
e
i
cafés
più
celebri
<br />

di
Parigi
(Le
Moulin
de
La
Galette,
le
Chat
Noit,
Le
Mirliton).
I
dipinti
che
realizza
in
questo
periodo
<br />

ritraggono
 clienti
 ai
 tavoli,
 le
 ballerine,
 le
 cantanti
 dei
 locali
 e
 vengono
 da
 lui
 firmati
 con
 lo
<br />

pseudonimo
"Tréclau".

<br />

Inoltre
si
avvicina
sempre
più
al
gruppo
di
artisti
noti
come
Les
Artistes
Inchoérents,
chiamati
in
<br />

questo
 modo
 perché
 rappresentano
 nelle
 loro
 tele
 dei
 temi
 trattati
 in
 modo
 umoristico
 e
<br />

anticonformista.
Con
questo
gruppo
espone,
nel
1886,
il
celebre
dipinto
"Les
Batignolles
trois
ans
<br />

et
demie
avant
Jésus‐Christ".
Sempre
nello
stesso
anno
prende
in
affitto
un
nuovo
studio,
in
cui



continua
in
modo
assiduo
a
dipingere.

<br />

Nei
suoi
lavori
inizia
anche
a
trarre
spunto
dallo
stile
pittorico
di
Edgar
 Dégas
e
da
quello
degli
<br />

amici
 Van
 Gogh
 e
 Bernard.
 Nel
 1889
 con
 il
 gruppo
 Les
 Artistes
 Inchoérents
 espone
 un
 nuovo
<br />

lavoro,
 "Portrait
 d'une
 malhereuse
 famille
 atteinte
 de
 la
 petite
 grelure"
 e
 sempre
 nello
 stesso
<br />

periodo
espone
due
quadri
("Bal
du
Moulin
de
la
Galette"
e
"Il
Ritratto
di
Forcaud")
presso
le
Salon
<br />

des
Indépendents.
Queste
due
opere
non
ottengono
però
un
giudizio
positivo
da
parte
della
critica
<br />

francese.

<br />

Sul
 finire
 degli
 anni
 Ottanta
 dell'Ottocento
 inoltre
 espone
 con
 il
 gruppo
 di
 artisti
 "Les
 XX"
 le
<br />

seguenti
tele:
"Au
Cirque:
dans
les
coulisses",
"M.me
Adéle
de
Toulouse‐Lautrec",
"François
Gauzi"
<br />

e
"La
contessa
Adéle
de
Tolouse‐Lautrec
nel
salone
del
Chateau
de
Malromé".

<br />

L'artista
 in
 seguito
 inizia
 a
 interessarsi
 anche
 alla
 litografia
 venendo
 commissionato
 da
 Charles
<br />

Ziedler,
 proprietario
 del
 Moulin
 Rouge,
 per
 la
 realizzazione
 di
 un
 manifesto
 pubblicitario
 che
<br />

riscuoterà
un
buon
successo.
Dopo
il
successo
riportato
in
seguito
alla
realizzazione
del
manifesto
<br />

realizzato
 per
 il
 Moulin
 Rouge,
 nel
 biennio
 1892‐1893
 realizza
 per
 altri
 locali
 francesi
 altri
<br />

manifesti.

<br />

Negli
 anni
 successivi
 viaggia
 molto
 toccando
 paesi
 quali
 Olanda,
 Spagna,
 Russia,
 Inghilterra
 e
<br />

Belgio.
Inoltre
la
sua
produzione
artistica
è
molto
ricca;
espone
molte
opere
inoltre
in
vari
luoghi
<br />

come
il
Salon
des
Cent,
il
Royal
Aquarium
di
Londra,
Goupil‐Boussod‐Valadon.

<br />

Numerose
 riviste
 francesi
 si
 rivolgono
 a
 Toulouse‐Lautrec
 per
 la
 realizzazione
 di
 manifesti
 e
<br />

litografie.
 Se
 dal
 punto
 di
 vista
 artistico
 ottiene
 grande
 successo,
 vive
 una
 difficile
 situazione
 a
<br />

livello
personale
dettata
dalla
sua
condizione
fisica.
In
questi
anni
affoga
i
suoi
dispiaceri
nell'alcool
<br />

e
vive
numerose
crisi
depressive.

<br />

Sul
finire
degli
anni
Novanta
dell'Ottocento
le
sue
condizioni
di
salute
peggiorano,
ripercuotendosi
<br />

anche
 nella
 sua
 produzione
 artistica.
 Nel
 1900
 espone
 alcuni
 suoi
 manifesti
 a
 Bordeaux
 e
 a
<br />

Budapest
e
partecipa
all'Esposizione
universale
di
Parigi.

<br />

Henri
de
Toulouse‐Lautrec
muore
il
9
settembre
1901
a
causa
di
un'emorragia
celebrale.
<br />


<br />

GEORGES
SEURAT

<br />

Considerato
il
massimo
esponente
della
corrente
del
Neo‐Impressionismo,
nasce
a
Parigi
nel
1859.
<br />

Di
agiate
origini
borghesi,
il
giovane
Seurat
può
seguire
le
sue
naturali
inclinazioni,
dedicandosi
agli
<br />

studi
artistici.
<br />

Nel
1875
segue
i
corsi
di
scultura
di
Justin
Lequien,
tre
anni
dopo
si
iscrive
all'École
des
Beaux‐Arts
<br />

di
Parigi,
dove
studia
con
Henri
Lehmann.
<br />

Le
sue
prime
opere
si
rifanno
al
naturalismo
della
Scuola
di
Barbizon,
ma
in
seguito
si
interessa
alle
<br />

ricerche
sui
fenomeni
della
luce
e
studia
i
problemi
legati
alla
percezione
visiva
e
le
teorie
cromo‐<br />

luministiche
del
tempo.
<br />

L'attenzione
di
Seurat
si
sofferma
sugli
studi
delle
varie
tesi
teorico‐scientifici
di
Humbert
de
<br />

Superville,
di
Eugène
Chevreul,
di
Charles
Blanc
e
di
Odgen
Rood,
mente
sperimenta
il
cromatismo



di
Eugene
Delacroix.
<br />

Nel
1879
parte
militare;
distaccato
a
Brest,
disegna
marine
e
paesaggi
e,
quando
torna
a
Parigi
<br />

apre
uno
studio
col
pittore
Edmond‐François
Aman‐Jean.

<br />

Pittore
colto
e
sofisticato,
si
reca
in
luoghi
di
grande
interesse
paesaggistico,
all''isola
de
La
Grande
<br />

Jatte,
nei
boschi
di
Pontaubert
dove
dipinge
all'aria
aperta
opere
ancora
legate
al
naturalismo
<br />

impressionista,
ma
dove
già
si
intravvedono
i
germi
del
"puntinismo".
<br />

Rifiutando
i
delicati
effetti
della
pittura
impressionista,
ottenuti
con
pennellate
irregolari,
elabora
<br />

una
tecnica
innovativa
più
"scientifica",
il
Puntinismo,
in
base
alla
quale
su
fondo
bianco
applica
<br />

piccole
e
ordinate
pennellate
di
colore
puro.
<br />

Nel
1883
partecipa
per
la
prima
volta
al
Salon,
ma
l'anno
dopo,
poiché
non
non
viene
ammesso,
<br />

espone
alla
mostra
organizzata
dalla
Société
des
Artistes
Indépendants,
dove
presenta
la
prima
<br />

delle
sue
grandi
composizioni:
Une
baignade
à
Asnières
(1883‐84)
oggi
esposto
alla
National
<br />

Gallery
di
Londra.
<br />

Nel
1885,
Georges
Seurat
partecipa
all'Esposizione
Internazionale
di
New
York,
dove
espone
<br />

ancora

Une
baignade
à
Asnières,
mentre
continua
le
ricerche
nel
campo
cromatico
che
<br />

sperimenta
personalmente.
<br />

Nel
1886,
rielaborando
disegni
e
schizzi,
realizzati
sull'isola
de
La
Grande
Jatte,
completa
l'opera
<br />

che
lo
renderà
famoso,
Un
dimanche
après‐midi
à
l'île
de
la
Grande
Jatte,
dove
i
personaggi
che
<br />

affollano
la
scena,
geometrizzati
e
ieratici,
sono
collocati
in
uno
spazio
regolare,
definito
solo
dalla
<br />

trasparente
luce.
<br />

La
grande
tela
viene
presentata

all'ultima
mostra
degli
impressionisti
e
proprio
in
questa
<br />

occasione,
per
sottolineare
il
nuovo
stile
del
pittore,
ormai
staccato
dall'Impressionismo,
vengono
<br />

coniati
i
termini
"neoimpressionismo"
e
"pointillisme".
<br />

Quest'opera
non
solo
influenza
artisti
isolati
come
Gauguin
e
Van
Gogh,
ma
svolge
un
ruolo
<br />

fondamentale
nella
storia
della
pittura
moderna
perché
riorganizza,
in
modo
rigoroso
e
cerebrale,
<br />

l’eredità
spontanea
degli
impressionisti.
<br />

Dopo
un'esposizione
tenuta
a
Nantes
con
Camille
Pissarro
e
Paul
Signac,
Georges
Seurat
nel
1887
<br />

partecipa
alla
mostra
del
Gruppo
Les
XX
a
Bruxelles
e
l'anno
dopo
si
reca
in
Normandia
a
Port‐en‐<br />

Bessin,
per
dipingere
alcune
marine.

<br />


<br />

Tra
il
1888
e
il
1889
il
pittore
realizza
altre
due
grandi
composizioni,
Les
poseuses
e
La
parade,
<br />

mentre
entra
in
contatto
col
critico
Charles
Henry,
che
lo
introduce
nel
Movimento
Simbolista
e
<br />

che
lo
spinge
a
studiare
la
teoria
della
dinamica
delle
linee.

<br />

Nel
1890
Searat
espone
in
un
trattato
i
principi
teorici
della
sua
pittura,
dipinge
Le
Chahut
(1890)e
<br />

lavora
a
Le
cirque
(1891),
che
viene
presentata
incompiuta
al
Salon
des
Indépendants.
<br />

Nel
1891
muore
improvvisamente
a
soli
trentadue
anni
dopo
aver
gettato
le
basi
per
la
nascita
del



Fauvismo
e
del
Cubismo,
sino
al
Surrealismo
ed
alla
Op
Art.
<br />

Nel
1899
Signac
gli
dedica
il
saggio
D'Eugène
Delacroix
au
néo‐impressionisme.


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