Terzuoli L. Il metodo di immunofluorescenza indiretta nella ... - Simel
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LA DIAGNOSTICA DI LABORATORIO<br />
DELLE MALATTIE AUTOIMMUNI<br />
ORGANO-SPECIFICHE<br />
<strong>Il</strong> <strong>metodo</strong> <strong>di</strong> <strong>immunofluorescenza</strong> in<strong>di</strong>retta <strong>nella</strong><br />
rilevazione <strong>di</strong> autoanticorpi organo-specifici<br />
Dott.ssa Lucia <strong>Terzuoli</strong><br />
Dipartimento <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Interna, Scienze Endocrino-<br />
Metaboliche e Biochimica<br />
Università <strong>di</strong> Siena<br />
Centro Congressi “Hotel Palla<strong>di</strong>o”<br />
Bassano del Grappa (Vi)<br />
mercoledì 7 ottobre 2009<br />
VANTAGGI DEL METODO<br />
buona sensibilità e specificità <strong>di</strong> reazione semplicità e rapi<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> esecuzione<br />
permette <strong>di</strong> indagare contemporaneamente la presenza <strong>di</strong><br />
autoanticorpi rivolti contro un mosaico <strong>di</strong> antigeni<br />
biochimicamente <strong>di</strong>stinti<br />
facile riproducibilità<br />
costo contenuto<br />
è una tecnica estremamente soggettiva<br />
in quanto l’interpretazione dei risultati è<br />
con<strong>di</strong>zionata da numerosi fattori tra cui<br />
l’esperienza dell’operatore ed il tipo <strong>di</strong><br />
microscopio<br />
LIMITI DEL METODO<br />
alcuni antigeni nucleari altamente solubili in soluzione<br />
fisiologica possono essere facilmente perduti nel<br />
corso delle procedure <strong>di</strong> lavaggio<br />
le variabili <strong>metodo</strong>logiche<br />
richiedono <strong>di</strong> ottimizzare la<br />
standar<strong>di</strong>zzazione<br />
è quantitativo <strong>di</strong>screto<br />
non consente l’identificazione delle specificità anticorpali perciò deve essere<br />
completato da indagini sierologiche antigene specifiche o che consentano <strong>di</strong> definire<br />
la specificità antigenica dell’anticorpo<br />
La fluorescenza è un fenomeno che insorge quando una molecola<br />
assorbe luce, si eccita e rilascia luce ad una lunghezza d’onda più<br />
lunga ma con frequenza più bassa.<br />
Le sostanze fluorescenti più utilizzate sono:<br />
Isotiocianato <strong>di</strong> fluoresceina<br />
Isotiocianato <strong>di</strong> tetrametilrodamina<br />
fluorocromo<br />
Isotiocianato <strong>di</strong><br />
fluorescina<br />
Isotiocianato <strong>di</strong><br />
tetrametilrodamina<br />
acronimo<br />
FITC<br />
TRITC<br />
massimo <strong>di</strong><br />
assorbimento<br />
( λ)<br />
490-495 nm<br />
550 nm<br />
massimo <strong>di</strong><br />
emissione<br />
( λ)<br />
517 nm<br />
580 nm<br />
luce<br />
emessa<br />
gialloverde<br />
rossoarancio<br />
L’<strong>immunofluorescenza</strong> in<strong>di</strong>retta (IFI)<br />
rappresenta la tecnica <strong>di</strong><br />
riferimento per la <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong><br />
laboratorio delle patologie<br />
autoimmuni ed è a tutt’oggi la più<br />
usata per le indagini <strong>di</strong> primo livello<br />
Questa tecnica fu messa a punto<br />
nel 1941 da Albert Coons<br />
La <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> laboratorio delle malattie autoimmuni si basa sul fatto che<br />
esse sono caratterizzate dalla presenza <strong>di</strong> autoanticorpi <strong>di</strong>retti contro<br />
antigeni ubiquitari presenti in tutti i tessuti dell’organismo (elementi del<br />
citoscheletro, antigeni mitocondriali, componenti nucleari, antigeni<br />
ribosomiali).<br />
Ciascuna <strong>di</strong> esse è associata ad un gruppo particolare <strong>di</strong> anticorpi, che<br />
ricercati nel siero possono essere utilizzati come marcatori ed aiutare il<br />
clinico <strong>nella</strong> <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong>fferenziale.<br />
<strong>Il</strong> <strong>metodo</strong> IFI si basa sulla capacità <strong>di</strong> anticorpi antiimmunoglobuline umane<br />
coniugate ad una sostanza fluorescente <strong>di</strong> rivelare la presenza <strong>di</strong> anticorpi<br />
fissati ad antigeni specifici espressi in substrati <strong>di</strong>versi costituiti da cellule<br />
in coltura e/o sezioni <strong>di</strong> tessuti murini o <strong>di</strong> primate e fissati su vetrino.<br />
antigene<br />
Ra<strong>di</strong>azione emessa<br />
Anticorpo non marcato<br />
Anticorpo marcato<br />
Ra<strong>di</strong>azione rivelata<br />
La fluoresceina-5isotiocianato<br />
(FITC) è un<br />
colorante fluorescente che<br />
appartiene al gruppo dei<br />
coloranti derivati dallo<br />
xantene.
I fluorocromi sono in grado <strong>di</strong> essere rilevati<br />
grazie al microscopio a fluorescenza<br />
Lampada a globo <strong>di</strong> quarzo<br />
contenente vapori <strong>di</strong><br />
mercurio ad alta pressione<br />
I filtri<br />
<strong>Il</strong> filtro <strong>di</strong> eccitazione lascia passare<br />
solo le lunghezze d’onda utili per<br />
l’eccitazione della fluorescenza,<br />
mentre il filtro <strong>di</strong> sbarramento<br />
trattiene la ra<strong>di</strong>azione non assorbita<br />
e lascia passare solo la luce dovuta<br />
alla fluorescenza.<br />
Filtro <strong>di</strong><br />
sbarramento<br />
Filtro <strong>di</strong> eccitazione<br />
Led (Light Emitting Diode)<br />
Diodo emettitore <strong>di</strong> luce<br />
CAMPIONE<br />
I led emettono un’incre<strong>di</strong>bile quantità <strong>di</strong> luce bianca fredda a fronte <strong>di</strong><br />
un basso consumo e una altissima durata.<br />
Hanno vita utile tra le 30000 – 50000 ore.<br />
Molto resistenti a vibrazioni e urti, oltre che ad umi<strong>di</strong>tà e freddo<br />
(l' accensione è possibile anche a temperature molto basse).<br />
La luce che arriva al vetrino è incidente e proviene dal basso.<br />
Non necessitano <strong>di</strong> allineamento lampada.<br />
<strong>Il</strong> loro raggio <strong>di</strong> illuminazione è molto stretto, pertanto no filtri.<br />
Necessita <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse cassette, una specifica per la fluorescina, una<br />
per la rodamina.<br />
Le lampade a globo <strong>di</strong> quarzo offrono durata abbastanza elevata, ma<br />
richiedono <strong>di</strong>versi minuti prima <strong>di</strong> riscaldarsi e quin<strong>di</strong> poter fornire luce<br />
accettabile. Inoltre dopo essere spente bisogna attendere 10-15 minuti<br />
per farle raffreddare prima <strong>di</strong> poterle riaccendere. Devono essere<br />
allineate, prima del funzionamento.<br />
E’ raccomandato un utilizzo <strong>di</strong> 200 – 300 ore, perché questo tipo <strong>di</strong><br />
lampade ha un’emissione che tende a decrescere nel tempo.<br />
La lampada<br />
emette tutti i<br />
colori<br />
A = lampada<br />
B = filtro<br />
C = filtro che <strong>di</strong>minuisce l’intensità della luce<br />
D = filtro primario. Seleziona lunghezze<br />
d’onda comprese tra 450 – 490 nm<br />
E = specchio <strong>di</strong>cromatico. Riflette le<br />
lunghezze d’onda più basse assorbite dalla<br />
fluorescina e trasmette le più alte emissioni<br />
F = obiettivo. Dirige la luce sul vetrini e<br />
permette la visione della luce emessa<br />
G = portavetrino<br />
H = filtro secondario<br />
I = oculare<br />
Obiettivo<br />
Lunghezza 160 mm<br />
Spessore<br />
coprivetrino<br />
che dovrebbe avere il<br />
Obiettivo planare (il campo inquadrato risulta<br />
piatto)<br />
Apertura numerica (NA): massimo angolo<br />
con cui la lente raccoglie la luce<br />
Ingran<strong>di</strong>mento effettuato
<strong>Il</strong> <strong>metodo</strong> può essere eseguito in manuale o in automatico<br />
La reazione in <strong>immunofluorescenza</strong> è <strong>di</strong>pendente da <strong>di</strong>versi fattori:<br />
anticorpi del paziente (concentrazione, specificità, avi<strong>di</strong>tà, classe)<br />
substrato<br />
con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> reazione (forza ionica del tampone e pH, con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />
incubazione, caratteristiche del coniugato)<br />
settaggio del microscopio<br />
Pertanto è essenziale:<br />
la standar<strong>di</strong>zzazione della meto<strong>di</strong>ca <strong>di</strong> esecuzione<br />
la standar<strong>di</strong>zzazione della lettura dei preparati<br />
La ricerca dei vari autoanticorpi sui corrispondenti substrati si esegue <strong>di</strong><br />
solito ad una <strong>di</strong>luizione iniziale del siero prestabilita secondo meto<strong>di</strong>ca ed<br />
eseguita con tampone fosfato o soluzione salina. La <strong>di</strong>luizione iniziale del<br />
campione da analizzare è fondamentale per ottenere la massima<br />
specificità del test senza <strong>di</strong>minuirne la sensibilità.<br />
La <strong>di</strong>luizione iniziale del campione <strong>di</strong>pende dal tipo <strong>di</strong> anticorpo ricercato e<br />
dalla specificità del <strong>metodo</strong>; molti produttori raccomandano uno specifico<br />
titolo <strong>di</strong> cut-off da usare come <strong>di</strong>luizione per lo svolgimento <strong>di</strong> un<br />
determinato test.<br />
Per determinare il titolo da utilizzare per lo screening il dosaggio<br />
andrebbe eseguito su numerose <strong>di</strong>luizioni <strong>di</strong> siero <strong>di</strong> controllo ottenuto da<br />
soggetti non affetti da malattie autoimmuni.<br />
La <strong>di</strong>luizione che generi una positività del 5-10% per tutta la popolazione<br />
<strong>di</strong> controllo costituisce un ragionevole punto <strong>di</strong> partenza per evitare<br />
l’eccesso <strong>di</strong> falsi positivi, pur mantenendo una sensibilità adeguata alla<br />
rivelazione dei casi <strong>di</strong> malattia.<br />
Diluire il siero con<br />
PBS<br />
Porre il liquido <strong>di</strong><br />
montaggio e il<br />
vetrino coprioggetto<br />
Lavare con PBS<br />
Porre <strong>nella</strong> vaschetta <strong>di</strong><br />
Coplin. Tre cicli <strong>di</strong> 5 min.<br />
Depositare<br />
controllo positivo<br />
controllo negativo<br />
Incubare in camera umida<br />
per 30 min<br />
campione<br />
Osservazione al microscopio<br />
a fluorescenza<br />
NO sieri lipemici<br />
No sieri emolitici<br />
NO sieri con contaminazione batterica<br />
Incubare in camera umida<br />
per 30 min<br />
Lavare con PBS<br />
che possono causare autofluorescenza dei preparati<br />
Porre <strong>nella</strong> vaschetta <strong>di</strong><br />
Coplin. Tre cicli <strong>di</strong> 5 min.<br />
Depositare su tutti i pozzetti<br />
l’anticorpo secondario coniugato con<br />
FITC<br />
per la possibile presenza <strong>di</strong> enzimi proteolitici che possono<br />
danneggiare i substrati<br />
I campioni <strong>di</strong> siero possono essere conservati senza problemi per<br />
alcune settimane in frigorifero a 4°C o per perio<strong>di</strong> più lunghi a<br />
–20°C o a temperature inferiori.<br />
I congelamenti protratti possono però provocare fenomeni <strong>di</strong><br />
liofilizzazione con cambiamenti anche sostanziali del titolo<br />
anticorpale.<br />
Scongelamenti e ricongelamenti frequenti possono essere causa <strong>di</strong><br />
per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> attività anticorpale.
<strong>Il</strong> substrato adeso al vetrino può essere rappresentato da cellule o<br />
sezioni <strong>di</strong> tessuto, contenenti <strong>di</strong>fferenti determinanti antigenici. La<br />
scelta del substrato determinerà l’anticorpo da rivelare. Così ad<br />
esempio, le cellule Hep-2 sono usate per rilevare anticorpi per<br />
antigeni nucleari (ANA), il triplo tessuto <strong>di</strong> ratto è usato per molti<br />
anticorpi citoplasmatici, i neutrofili umani sono usati per gli anticorpi<br />
antineutrofili citoplasmatici (ANCA).<br />
Cellule Hep-2<br />
Sezioni <strong>di</strong> tessuto <strong>di</strong> ratto<br />
Tempi <strong>di</strong> incubazione più lunghi dei<br />
30 minuti non aumentano la<br />
specificità della reazione, ma al<br />
contrario favoriscono legami<br />
aspecifici<br />
<strong>Il</strong> mezzo <strong>di</strong> montaggio è costituito da<br />
glicerolo al 10% in PBS a pH variabile<br />
tra 8,3 e 9,1. Varie sostanze chimiche<br />
possono essere aggiunte al liquido <strong>di</strong><br />
montaggio (DABCO, PPD, NPG) per<br />
migliorarne la ritenzione della luce<br />
fluorescente.<br />
Granulociti neutrofili umani<br />
Sezioni <strong>di</strong> tessuto <strong>di</strong> primate<br />
La preparazione dei substrati è un punto fondamentale e particolarmente delicato:<br />
l’obiettivo fondamentale è la conservazione della morfologia delle strutture, la non<br />
denaturazione degli antigeni, l’accessibilità all’antigene da parte <strong>di</strong> ciascun reagente<br />
anticorpale.<br />
Preparazione dei substrati tessutali<br />
<strong>Il</strong> congelamento rapido con azoto liquido o con isopentano raffreddato con azoto<br />
liquido o con CO 2 solida (è considerato il <strong>metodo</strong> più adatto per conservare l’integrità<br />
antigenica del substrato e la morfologia del preparato in esame)<br />
Inclusione in paraffina (ottimo per conservare ed evidenziare le caratteristiche<br />
morfologiche del substrato, ma la fissazione e le procedure <strong>di</strong> inclusione possono far<br />
perdere parzialmente o completamente reattività antigenica al preparato)<br />
Preparazione delle cellule<br />
Allestimento <strong>di</strong> colture per ottenere monostrati cellulari.<br />
Fissazione per mantenere integra la struttura antigenica.<br />
I meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> fissazione possono essere molto <strong>di</strong>versi e non sempre sono chiaramente<br />
specificati nei foglietti illustrativi che accompagnano i prodotti; le tecniche <strong>di</strong><br />
fissazione più comuni sono quelle in metanolo-acetone ed in paraformaldeide-TritonX<br />
per le cellule Hep-2; etanolo, formaldeide e metanolo per granulociti neutrofili.<br />
La permeabilizzazione delle membrane cellulari con un solvente lipi<strong>di</strong>co è necessaria per<br />
consentire la penetrazione degli anticorpi all’interno delle cellule.<br />
Vengono generalmente impiegati<br />
anticorpi policlonali <strong>di</strong> pecora o coniglio<br />
anti IgG umane coniugati con<br />
isotiocianato <strong>di</strong> fluorescina. L’uso <strong>di</strong><br />
coniugati monospecifici è preferibile<br />
dal momento che IgM ed IgA hanno<br />
scarso significato clinico e riducono la<br />
specificità del test. Le caratteristiche<br />
del coniugato sono perciò molto<br />
importanti per la qualità finale<br />
dell’esame.<br />
L’impiego del blu <strong>di</strong> Evans riduce la<br />
fluorescenza aspecifica <strong>di</strong> fondo<br />
controcolorando le strutture che non<br />
hanno legato il coniugato.<br />
INTERPRETAZIONE DEI RISULTATI<br />
Nella lettura dei vetrini gli aspetti da valutare sono rappresentati:<br />
quadro fluoroscopico<br />
titolo<br />
Per una corretta interpretazione dei risultati è necessario che in ogni<br />
seduta analitica vengano inseriti un controllo negativo ed uno positivo.<br />
<strong>Il</strong> controllo negativo è necessario per una valutazione del grado <strong>di</strong><br />
autofluorescenza del preparato e quin<strong>di</strong> per l’assegnazione dei livelli <strong>di</strong><br />
intensità dei campioni.<br />
<strong>Il</strong> controllo positivo serve a confermare che le procedure <strong>di</strong> esecuzione<br />
del test sono state compiute correttamente in tutti i vari passaggi.<br />
<strong>Il</strong> controllo endpoint permette <strong>di</strong> <strong>di</strong>scriminare il positivo dal negativo: è<br />
infatti il livello minimo <strong>di</strong> intensità <strong>di</strong> fluorescenza necessario perché un<br />
campione sia considerato positivo; esso deve essere validato da un<br />
reference range study eseguito sulla popolazione che afferisce al servizio<br />
<strong>di</strong> me<strong>di</strong>cina <strong>di</strong> laboratorio.
Nell’interpretazione dei quadri fluoroscopici è<br />
bene considerare che non esiste una<br />
correlazione assoluta tra pattern e tipo <strong>di</strong><br />
malattia: essi sono in<strong>di</strong>cativi <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse malattie<br />
autoimmuni; la specificità anticorpale deve<br />
essere successivamente confermata da indagini<br />
<strong>di</strong> II livello.<br />
Talora in uno stesso siero sono presenti miscele<br />
<strong>di</strong> autoanticorpi a concentrazione <strong>di</strong>versa con<br />
<strong>di</strong>verse specificità e quin<strong>di</strong> con quadri<br />
fluoroscopici <strong>di</strong>versi.<br />
L’intensità <strong>di</strong> fluorescenza osservata può essere espressa con una<br />
valutazione quantitativa <strong>di</strong>screta ottenuta effettuando <strong>di</strong>luizioni seriate del<br />
siero fino a scomparsa della fluorescenza, adottando come titolo il reciproco<br />
dell’ultima <strong>di</strong>luizione in cui si è osservata fluorescenza.<br />
Diluizione 1:40<br />
Diluizione 1:160<br />
Diluizione 1:640<br />
Diluizione 1:80<br />
Diluizione 1:320<br />
Controllo end-point<br />
Se si utilizza un controllo endpoint la <strong>di</strong>luizione più alta del campione che presenta una<br />
intensità <strong>di</strong> fluorescenza superiore od uguale al controllo stesso rappresenta il titolo<br />
L’uso <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi filtri <strong>di</strong> barriera mo<strong>di</strong>fica<br />
sensibilmente l’intensità <strong>di</strong> fluorescenza visibile e<br />
la definizione delle strutture non fluorescenti<br />
Obiettivo 10X<br />
Filtro secondario: 520–560 nm<br />
Obiettivo 10X<br />
Filtro secondario: 520 nm<br />
Hep-2, obiettivo 40x<br />
L’intensità <strong>di</strong> fluorescenza osservata può<br />
essere espressa, in accordo con le linee<br />
guida fornite dal Center for Disease<br />
Control (CDC) <strong>di</strong> Atlanta, con una scala <strong>di</strong><br />
valori crescenti da + a ++++.<br />
Intensità <strong>di</strong> fluorescenza<br />
Può essere fortemente con<strong>di</strong>zionata da variabili che <strong>di</strong>pendono dal microscopio.<br />
La sorgente luminosa può generare considerevoli <strong>di</strong>fferenze <strong>nella</strong> sensibilità<br />
della tecnica a seconda della lampada impiegata; una sorgente luminosa non<br />
adeguata porta irrime<strong>di</strong>abilmente ad una non corretta interpretazione del<br />
titolo.<br />
Obiettivo 20x<br />
NA 0,40<br />
Obiettivo 40x<br />
NA 0,70<br />
Obiettivo 100x<br />
NA 1,25<br />
Hep-2; obiettivo 40X.<br />
Lampada nuova<br />
Hep-2<br />
Diversi ingran<strong>di</strong>menti<br />
Hep-2; obiettivo 40X.<br />
Lampada vecchia<br />
L’utilizzo <strong>di</strong> obiettivi a <strong>di</strong>verso<br />
ingran<strong>di</strong>mento porta a valutazioni molto<br />
<strong>di</strong>verse dello stesso campo<br />
fluoroscopico.<br />
Obiettivi a più forte ingran<strong>di</strong>mento<br />
concentrano la luce; la stessa quantità<br />
<strong>di</strong> luce illumina un campo più piccolo<br />
perciò l’aumento dell’intensità della<br />
luce porta ad un aumento dell’intensità<br />
<strong>di</strong> fluorescenza. Inoltre un obiettivo a<br />
più forte ingran<strong>di</strong>mento ha anche una<br />
maggior apertura numerica; anche<br />
questo contribuisce ad aumentare<br />
l’intensità <strong>di</strong> fluorescenza.<br />
E‘ necessario che per la definizione del<br />
titolo dei campioni in esame venga<br />
utilizzato sempre lo stesso obiettivo.
L’apertura numerica dell’obiettivo influenza la<br />
risoluzione dell’immagine.<br />
Obiettivi con più grande apertura produrranno<br />
un’immagine più intensa.<br />
Obiettivo 10X<br />
NA 0,40<br />
Ditta A<br />
Obiettivo 10X<br />
NA 0,22<br />
Controllo negativo Controllo positivo t = 1 h<br />
Controllo positivo t = 1 g Controllo positivo t = 7 gg<br />
t = 1h t = 1g<br />
t = 7 gg<br />
Ditta A<br />
Campione 2<br />
Quenching<br />
La fluorescina è sensibile alla luce.<br />
Una lunga esposizione del vetrino riduce la fluorescenza.<br />
Si può cercare <strong>di</strong> ridurre il problema usando filtri che riducano<br />
l’intensità della luce e aggiungere al mounting me<strong>di</strong>um agenti antiquencing.<br />
La velocità con cui decade la fluorescenza è <strong>di</strong>rettamente proporzionale alla potenza<br />
della lampada, perciò l’intensità <strong>di</strong> fluorescenza non deve mai essere graduata su<br />
un’area esaminata per definire il pattern fluoroscopico<br />
t = 1h t = 1g<br />
t = 7 gg<br />
Ditta A<br />
Ditta B<br />
Campione 1<br />
Controllo negativo Controllo positivo t = 1 h<br />
Controllo positivo t = 1 g Controllo positivo t = 7 gg
t = 1h t = 1g<br />
t = 7 gg<br />
Ditta B<br />
Campione 1<br />
Controllo negativo Controllo positivo t = 1 h<br />
Controllo positivo t = 1 g Controllo positivo t = 7 gg<br />
t = 1h<br />
t = 7 gg<br />
Ditta C<br />
Ditta C<br />
t = 1g<br />
Campione 2<br />
t = 1h<br />
t = 7 gg<br />
Ditta B<br />
t = 1g<br />
Campione 2<br />
t = 1h t = 1g<br />
t = 7 gg<br />
Ditta C<br />
Ditta D<br />
Campione 1<br />
Controllo negativo Controllo positivo t = 1 h<br />
Controllo positivo t = 1 g Controllo positivo t = 7 gg
t = 1h t = 1g<br />
t = 7 gg<br />
Ditta D<br />
Campione 1<br />
t = 1h t = 1g<br />
t = 7 gg<br />
Controllo positivo kit lotto 1 Campione positivo lotto 1<br />
Proprio perché l’IFI è una<br />
meto<strong>di</strong>ca soggettiva sarebbe<br />
raccomandabile che il<br />
campione fosse<br />
letto da due <strong>di</strong>versi<br />
osservatori per <strong>di</strong>minuire le<br />
probabilità <strong>di</strong> registrare un<br />
pattern erroneo.<br />
<br />
Controllo positivo kit lotto 2<br />
E E la la storia storia continua… continua…<br />
Ditta D<br />
Campione 2<br />
Campione positivo lotto 2