i. • 7: ΙΓ' - Digitum

t I B R o P R I M O . ^
Rtfpofe fdmgutoiettijdd'lcore ' Riämferdguto 4 quel parlare
Sdnzadmo,fanziimgli't>tftttzd fcHÌo come di cofaßimatanieiite,
HrfMéi; con teco di guerra l'honoref Sdltd 4 cdUdllo,crfdnzd ämordre
Cofi mi uditto di combatter nudo jyiceuatafcolta Cauallier ualente,
ter dcqu^ar il dißato amore. Selaforella tua miuuoi donare
Cotalparole ufaua il haron drudo: Io non foffendero ueracemente.
Pero cVdmor l'hdued poßo in tdl luoco Se do nonfai,io non mi ti nafcondo.
Che per coki farebbe entrato infuoco. Toßo farai ài quei de l'altro mondo,
VArgalia forte in mente fiturbdua Tanto fu uintp d'ira l'Argdlia
vedendo che coßui poco lo ßima} vdendo quel parlar,ch'eß arrogante^
Chemido a la battaglia lo sßdaua, Chefuriofo in fui deßritrfalia,
Ne ala feconda guerra,ne la prima Et con uocefuperba,i^ minacciante,
Prefo due uolte l'orgoglio dbbajfauaj Ciò che dicejfe nulla s'intendia,
Nadifuperbia più montaua intima, Trdffelafpada,efperonòdauante:
Et dife^Cauallier tu cerchi rogna} Keß ricorda de l'hafia pregiata
lotelagrattero^chetibifogna. Che al troco del gran pin ßaua appoggiata.
mntaacduaüo,crufatuabontade, Cofi crucciati con le fpade in mano
Che come degno fei fhaurò trattato: Ambi colpetto de'corfier s'urtar o,
Ne hauer fperanza ch'io t'ufìpietade. Non è nel mondo baron fi foprano
Perch'io ti ueggail capo difarmato. Chenonpojfancoßorßarfecoalparo.
( Turicerchämalgiornoinueritade, sefoffeOrlando,e'lftr di Moni'albana
Paccioti certo che l'haurai trouatot Non m [aria uantdggio,ofcuro,o chiaro,
Difenditi,fepHoi}moßratuoardire, per un bel fatto potrete fentire.
Ch'incontinente ti conuien morire. Se l'altro canto tornante a udiñ.
ANGELICA SI P ARTE, ET APPRESSO LA SEGyE IL FHA»
1 KHO Argalia. Dietro ilquale fi mettono tre cauallieri, Ferrau, Rinaldo , 8c
Prlando, defcriue poi l'ordine della gioIlra,la uergogna di
; raoUipaladini,Sci« prodejjade pagani.
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C A N T O S E C O N D o