test - Ministero del lavoro, salute e politiche sociali
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I LIBRI DEL FONDO SOCIALE EUROPEO<br />
FORMAZIONE<br />
PROFESSIONALE<br />
E OCCUPABILITÀ<br />
La<br />
valutazione<br />
<strong>del</strong>l’impatto<br />
degli interventi<br />
formativi sugli esiti<br />
occupazionali<br />
Struttura Isfol<br />
di Assistenza<br />
Tecnica • Fondo<br />
sociale europeo<br />
FSE
<strong>Ministero</strong> <strong>del</strong> Lavoro<br />
e <strong>del</strong>la Previdenza<br />
Sociale<br />
U.C.O.F.P.L.<br />
IN ITALIA LA PARTECIPAZIONE DA<br />
PARTE DELLE PERSONE IN CERCA<br />
DI OCCUPAZIONE AD UN’ESPE-<br />
RIENZA FORMATIVA SEMBRA RAPPRE-<br />
SENTARE UN EVENTO ATTRAVERSO IL<br />
QUALE SI CONCRETIZZANO LE OPPOR-<br />
TUNITÀ D’INSERIMENTO LAVORATIVO: È<br />
QUANTO EMERGE DALL’INDAGINE CON-<br />
DOTTA DALLA STRUTTURA NAZIONALE<br />
DI VALUTAZIONE DELL’ISFOL, LA PRIMA<br />
SU VASTA SCALA IN ITALIA CHE RICO-<br />
STRUISCE GLI ESITI OCCUPAZIONALI DEI<br />
FORMATI. PER RISPONDERE ALLA<br />
DOMANDA “LA FORMAZIONE SERVE A<br />
FACILITARE L’INSERIMENTO OCCUPA-<br />
ZIONALE?” L’INDAGINE HA DEFINITO<br />
UNA “SITUAZIONE CONTROFATTUALE”<br />
INDIVIDUANDO UN EQUIVALENTE GRUP-<br />
PO DI NON FORMATI ALL’INTERNO<br />
DELLE INDAGINI LONGITUDINALI SULLE<br />
FORZE DI LAVORO DELL’ISTAT.<br />
L’ANALISI METTE IN EVIDENZA LA RELA-<br />
ZIONE ESISTENTE TRA CHANCE DI COL-<br />
LOCAZIONE E GRAVITAZIONE INTORNO<br />
ALL’EVENTO FORMATIVO DOVE, TRA<br />
MOMENTI FORMATIVI, STAGE E TIROCINI,<br />
L’UTENZA RIESCE A CONTATTARE IL<br />
MONDO DELLE IMPRESE.<br />
Commissione<br />
europea DG<br />
Occupazione<br />
e Affari Sociali ISSN 1590-0002
FORMAZIONE<br />
PROFESSIONALE<br />
E OCCUPABILITÀ La<br />
valutazione<br />
<strong>del</strong>l’impatto<br />
degli interventi<br />
formativi sugli esiti<br />
occupazionali
Gli autori <strong>del</strong> volume sono:<br />
Marco Centra<br />
Roberto De Vincenzi<br />
Claudia Villante<br />
Gli autori <strong>del</strong> presente volume vogliono rivolgere un ringraziamento all’Istat e a tutti i<br />
rappresentanti <strong>del</strong>le Amministrazioni titolari di finanziamenti comunitari che partecipano ai lavori<br />
<strong>del</strong> gruppo sul placement. Un ringraziamento particolare va alle Regioni Piemonte, Liguria, Toscana,<br />
Emilia Romagna, Marche, Umbria, Lazio, Sardegna e alla P.A. di Trento per aver reso disponibili i<br />
dati <strong>del</strong>le interviste relative al placement dei formati nel 1996 da loro effettuate.<br />
Gli autori intendono poi ringraziare Aviana Bulgarelli per i preziosi suggerimenti, spunti e consigli<br />
forniti loro nell’arco di questi ultimi mesi di <strong>lavoro</strong>. Questo contributo è stato reso possibile grazie<br />
alla preziosa collaborazione di carattere statistico di Paola Stocco, Vanessa Lupo e Paola Paladini.<br />
La collana “I libri <strong>del</strong> Fondo sociale europeo” è diretta da Antonella Attanasio,<br />
responsabile <strong>del</strong> Progetto Informazione e Pubblicità.<br />
ISFOL - RP(SV) - 1/00
“La vista di un oggetto solido davanti a me indica che esso ha sia un’altra faccia<br />
sia un interno nascosto, che potrei esplorare. La vista di un’altra persona indica<br />
illimitate attività nascoste <strong>del</strong>la sua mente e <strong>del</strong> suo corpo.<br />
La percezione ha questa inesauribile profondità perché ciò che percepiamo è un<br />
aspetto <strong>del</strong>la realtà, e aspetti <strong>del</strong>la realtà sono tracce per esperienze illimitate<br />
ancora indecifrate e forse ancora impensabili”<br />
Michael Polanyi, Conoscere ed essere, 1969
Il presente rapporto è stato realizzato nell’ambito <strong>del</strong>le attività <strong>del</strong>la<br />
Struttura di valutazione Fse, sulla base <strong>del</strong> seguente mandato conferito<br />
all’Isfol dal <strong>Ministero</strong> <strong>del</strong> Lavoro e ratificato dai Comitati di sorveglianza<br />
nel dicembre 1995:<br />
• coordinamento nazionale dei dispositivi e <strong>del</strong>le azioni di monitoraggio e<br />
di valutazione implementati a livello regionale e multiregionale. A questo<br />
fine verrà costituito un gruppo tecnico di pilotaggio composto dall’Isfol,<br />
dal <strong>Ministero</strong> <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong> e dalle Regioni;<br />
• assistenza tecnica al <strong>Ministero</strong> <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong> per l’identificazione <strong>del</strong>le modalità<br />
di rilevazione e <strong>del</strong>l’utilizzo <strong>del</strong>le variabili fisiche da inserire nei sistemi<br />
informativi di gestione finanziaria e monitoraggio <strong>del</strong> Fse istituiti<br />
presso il <strong>Ministero</strong> <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong> e il <strong>Ministero</strong> <strong>del</strong> tesoro;<br />
• assistenza tecnica alle Regioni e al <strong>Ministero</strong> <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong> per la valutazione<br />
degli obiettivi specifici dei Programmi operativi e dei Programmi operativi<br />
multiregionali, con particolare riferimento alle analisi di placement;<br />
• supporto informativo, di analisi, diagnosi e proposta agli organi incaricati<br />
dalla sorveglianza sull’attuazione di quanto cofinanziato dal Fse (Comitati<br />
di sorveglianza). In particolare verranno realizzate analisi utili alla riprogrammazione<br />
degli interventi, al ri-orientamento in itinere di specifiche<br />
modalità di azione e più in generale a quanto può favorire e migliorare<br />
la presa di decisione, a livello di Quadro comunitario di sostegno e Documento<br />
unico di programmazione;<br />
• realizzazione <strong>del</strong>le valutazioni in itinere a cadenza annuale e triennale:<br />
alla fine di ogni anno di operatività <strong>del</strong> progetto verrà realizzato un rapporto<br />
valutativo di sintesi in cui confluiranno i risultati di tutte le analisi<br />
svolte, da presentarsi ai Comitati di sorveglianza;<br />
• analisi comparativa con gli altri Paesi membri <strong>del</strong>l’Unione europea relativamente<br />
ai mo<strong>del</strong>li di valutazione elaborati e utilizzati ed ai risultati ottenuti<br />
(analisi di efficienza efficacia e impatto).
INDICE<br />
INTRODUZIONE 13<br />
PARTE I. I RISULTATI<br />
I. L’ANALISI DEL TARGET<br />
1.1. Strategie di tergeting e risultati raggiunti 23<br />
1.2. Profilo dei destinatari degli interventi formativi 25<br />
1.2.1. L’analisi per classi d’età 25<br />
1.2.2. L’analisi per livello d’istruzione 27<br />
1.3. Analisi <strong>del</strong>la popolazione FSE<br />
per gli assi d’intervento 1, 2 e 4 29<br />
1.3.1. I disoccupati di lunga durata 29<br />
1.3.2. I giovani in cerca di prima occupazione 33<br />
1.3.3. Le pari opportunità 34<br />
2. LA VALUTAZIONE DELL’IMPATTO DIRETTO SUI<br />
DESTINATARI DEGLI INTERVENTI FORMATIVI<br />
2.1. Effetti occupazionali <strong>del</strong>la formazione realizzata in otto<br />
Regioni <strong>del</strong> Centro Nord 39<br />
2.2. Impatto <strong>del</strong>la formazione professionale in base ai risultati<br />
<strong>del</strong>la regressione logistica 45<br />
2.3. Riuscita professionale degli occupati 49<br />
2.3.1. Gli occupati stabili 49<br />
2.3.2. I contratti a causa, a tempo determinato e “atipici” 50<br />
2.3.3. I lavoratori autonomi 52<br />
2.4. Coerenza tra formazione professionale e settori di sbocco 54<br />
2.5. Posizione professionale e dimensione aziendale 55<br />
2.6. Canali utilizzati nella ricerca di <strong>lavoro</strong> 58<br />
2.7. Cluster analysis sugli occupati <strong>del</strong> gruppo FSE 59<br />
2.8. Analisi <strong>del</strong> target e <strong>del</strong>l’impatto diretto <strong>del</strong>la formazione<br />
realizzata in Sardegna 72<br />
2.8.1. L’analisi <strong>del</strong> target 72<br />
2.8.2. Gli effetti <strong>del</strong>la formazione sull’occupazione nel PO Sardegna 75<br />
2.8.3. Gli effetti <strong>del</strong>la formazione sulle forme d’inserimento<br />
lavorativo nel PO Sardegna 78<br />
2.8.4. I risultati <strong>del</strong>la regressione logistica 81<br />
3. L’ANALISI DEGLI ESITI OCCUPAZIONALI IN UN’OTTICA<br />
DI GENERE<br />
3.1. Considerazioni di sintesi 87<br />
3.2. Forza e debolezza <strong>del</strong>la presenza femminile nel FSE 88<br />
3.3. Peso <strong>del</strong>la variabile di genere sull’esito occupazionale:<br />
valutazione degli impatti 90<br />
3.3.1. Gli esiti e la riuscita professionale <strong>del</strong>le donne 90<br />
3.3.2. Tempi, canali di accesso e modalità contrattuali di<br />
inserimento lavorativo femminile 94
3.3.3. Le probabilità <strong>del</strong>le donne di trovare <strong>lavoro</strong>:<br />
i risultati <strong>del</strong>la regressione logistica 97<br />
3.3.4. È cresciuta la cultura di genere? 98<br />
PARTE II. IL QUADRO TEORICO DI RIFERIMENTO<br />
E LA METODOLOGIA<br />
4. LA COSTRUZIONE DEL QUADRO TEORICO<br />
DI RIFERIMENTO<br />
4.1. Definizione degli obiettivi <strong>del</strong>la ricerca 105<br />
4.2. Principali caratteristiche metodologiche <strong>del</strong>l’indagine 109<br />
4.3. Rilevazioni regionali di placement sui formati nel 1996 110<br />
4.3.1. L’esperienza di ricerca <strong>del</strong>le Regioni 110<br />
4.3.2. La definizione <strong>del</strong> gruppo Fse (formati) 114<br />
4.3.3. Il calcolo <strong>del</strong>l’errore standard sul campione dei formati 115<br />
4.4. Procedimenti metodologici per l’analisi controfattuale 116<br />
4.4.1. L’individuazione <strong>del</strong>la popolazione di riferimento e la<br />
costruzione <strong>del</strong> gruppo di confronto 117<br />
4.4.2. Il disegno <strong>del</strong>l’indagine Istat sulle forze di <strong>lavoro</strong> 119<br />
4.4.3. I piano campionario <strong>del</strong>l’indagine Istat sulle forze di <strong>lavoro</strong> 122<br />
4.4.4. La scelta <strong>del</strong>le rilevazioni 123<br />
4.4.5. L’abbinamento degli individui 126<br />
4.4.6. Il riporto alla popolazione 128<br />
4.4.7. La definizione <strong>del</strong>la popolazione di riferimento Istat<br />
(bacino di utenza potenziale) e <strong>del</strong> gruppo<br />
di confronto Istat 128<br />
4.5. Indicatori utilizzati 132<br />
5. I LIMITI E LE PROSPETTIVE DELL’ANALISI<br />
5.1. Componenti <strong>del</strong>l’occupabilità 141<br />
5.2. Selection bias 146<br />
5.3. Benefici e effetti non considerati 148<br />
5.4. Alcune linee di sviluppo <strong>del</strong>le analisi degli effetti diretti<br />
degli interventi di politica attiva <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong> 152<br />
BIBLIOGRAFIA 157<br />
APPENDICE 1<br />
Le metodologie statistiche applicate 167<br />
APPENDICE 2<br />
Tabelle statistiche 183<br />
INDICE GRAFICI, RIQUADRI, TABELLE, TAVOLE 211
INTRODUZIONE
Il presente <strong>lavoro</strong> rende conto dei principali risultati <strong>del</strong>l'indagine condotta<br />
dalla Struttura di valutazione <strong>del</strong> Fse <strong>del</strong>l'Isfol nell'ambito <strong>del</strong>le attività di valutazione<br />
<strong>del</strong> Fondo sociale europeo (Fse) 1994-1999. Approfondimenti e<br />
estensioni <strong>del</strong>l'indagine sono tuttora in corso e ai risultati di seguito presentati<br />
se ne aggiungeranno altri ancora, secondo una tempistica condizionata dalla<br />
disponibilità dei dati presso le diverse fonti istituzionali. Si rammenta, a questo<br />
proposito, che le banche dati da cui sono state tratte le informazioni sono<br />
depositate presso le Amministrazioni titolari di Programmi Operativi cofinanziati<br />
dal Fse (Regioni, Province Autonome e Ministeri) che gestiscono queste<br />
ultime secondo diversi criteri organizzativi.<br />
Grazie alla collaborazione di tutte le Amministrazioni e alla disponibilità di<br />
dati di alcune di esse è stato possibile ottenere un risultato importante non<br />
solo a fini valutativi (l'efficacia <strong>del</strong>le azioni cofinanziate) ma anche a scopi<br />
programmatori (definizione <strong>del</strong>le priorità e degli obiettivi specifici dei prossimi<br />
fondi 2000-2006).<br />
D'altra parte il ruolo <strong>del</strong>la valutazione, ed in particolare <strong>del</strong>la valutazione expost,<br />
costituisce una <strong>del</strong>le priorità indicate dal Consiglio europeo nella programmazione<br />
<strong>del</strong> prossimo sessennio (2000-2006) dei Fondi Strutturali 1 . Negli<br />
stessi documenti si definiscono le competenze dei singoli Stati membri e<br />
<strong>del</strong>la Commissione per dotarsi dei mezzi appropriati atti a raccogliere i dati<br />
necessari affinché la valutazione possa svolgersi nel modo più efficace possibile.<br />
La valutazione, in tale con<strong>test</strong>o, ricorre ai vari elementi che possono<br />
essere forniti dal sistema di monitoraggio, integrati dalla raccolta di informazioni<br />
intese a migliorarne la pertinenza.<br />
È interessante inoltre notare l’accento posto dai regolamenti su quelle che<br />
vengono definite “forme di valutazione complementare” 2 , che su iniziativa<br />
degli Stati membri o <strong>del</strong>la Commissione, identificano esperienze particolarmente<br />
positive ed interessanti, che possono essere riprodotte in altri con<strong>test</strong>i.<br />
Per ciò che riguarda la valutazione ex-post, di cui l'indagine sugli esiti occupazionali<br />
(placement) è una parte determinante, si afferma che essa è destinata<br />
ad illustrare l’impiego <strong>del</strong>le risorse, l’efficacia e l’efficienza degli interventi,<br />
il loro impatto e la coerenza con la valutazione ex-ante. All’interno <strong>del</strong>la valutazione<br />
ex post, le analisi di placement rappresenteranno la verifica ricorrente<br />
(realizzata con cadenza annuale sui formati nell’anno precedente) dei<br />
1 Commissione <strong>del</strong>le Comunità Europee, Regolamento (CE) n. 1260/99 <strong>del</strong> Consiglio recante disposizioni<br />
generali sui Fondi strutturali, Gazzetta ufficiale <strong>del</strong>le Comunità europee <strong>del</strong> 26.6.1999.<br />
2 Ibidem, Capo III, art. 40.<br />
13<br />
INTRODUZIONE
INTRODUZIONE<br />
14<br />
risultati conseguiti, in termini di impatto sui destinatari degli interventi, dall’attuazione<br />
dei programmi di Fondo sociale europeo.<br />
Nel Regolamento dei Fondi Strutturali, si pone un particolare accento alla<br />
piena integrazione <strong>del</strong>la valutazione. Si conferma e si intende potenziare il<br />
ruolo di supporto <strong>del</strong>la valutazione alle decisioni sui contributi nazionali e comunitari.<br />
L’efficacia <strong>del</strong>l’azione dei Fondi Strutturali verrà valutata “in funzione<br />
<strong>del</strong>l’impatto globale sul conseguimento degli obiettivi definiti” 3 . Per svolgere<br />
pienamente il suo ruolo operativo la valutazione dovrà fondarsi sulla chiara ripartizione<br />
<strong>del</strong>le responsabilità tra i partner e si espliciterà inserendo a pieno<br />
titolo la valutazione nell’elaborazione dei piani e nella quantificazione degli<br />
obiettivi da raggiungere, elaborando sistematicamente valutazioni intermedie<br />
a complemento <strong>del</strong>le ri-programmazioni e procedendo a valutazioni ex-post<br />
per far fruttare l’esperienza acquisita. Nello stesso documento si afferma che<br />
in fase di preparazione dei piani, gli insegnamenti <strong>del</strong>le valutazioni relative ai<br />
periodi di programmazione precedenti contribuiranno a diffondere le buone<br />
prassi e ad aumentare la redditività socioeconomica <strong>del</strong>le spese pubbliche.<br />
Il Consiglio europeo straordinario sull’occupazione di Lussemburgo (novembre<br />
1997), infine, ha ribadito l’importanza di indicatori comuni stabiliti sulla<br />
base di dati statistici raffrontabili per permettere il monitoraggio e la valutazione<br />
efficaci <strong>del</strong>le <strong>politiche</strong> <strong>del</strong>l’occupazione nonché l’individuazione <strong>del</strong>le migliori<br />
prassi.<br />
Queste osservazioni <strong>test</strong>imoniano l’importanza che le indagini valutative expost<br />
hanno assunto e assumeranno in futuro. L’attenzione all’occupabilità<br />
come principale obiettivo <strong>del</strong>la prossima programmazione richiede l’elaborazione<br />
di strumenti e di tecniche di rilevazione che siano in grado di valutarla.<br />
All'interno di questo quadro il <strong>lavoro</strong> di seguito presentato si inscrive nel mo<strong>del</strong>lo<br />
di valutazione elaborato in sede comunitaria e approvato dai Paesi<br />
membri. Si ricorda che tale mo<strong>del</strong>lo prevede la valutazione ex post dei Programmi<br />
Operativi e dei Quadri Comunitari di Sostegno sulla base di una strategia<br />
modulare che ne analizza l’efficienza ed l’efficacia attraverso:<br />
• indicatori fisici e finanziari di efficienza che misurano il rapporto fra risorse<br />
impiegate e risultati ottenuti;<br />
• indicatori fisici e finanziari che misurano le capacità attuative rispetto alla<br />
programmazione (scarto tra programmato e realizzato);<br />
• indicatori di efficacia che misurano il conseguimento degli obiettivi, soprattutto<br />
occupazionali, costruiti attraverso l'analisi degli esiti occupazionali e<br />
3 Ivi.
professionali a breve termine dei beneficiari degli interventi formativi;<br />
• l'analisi degli indicatori di efficacia in rapporto al con<strong>test</strong>o geografico (i mercati<br />
locali <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong>) e temporale (la congiuntura economica).<br />
Il presente <strong>lavoro</strong>, a differenza <strong>del</strong>le analisi che periodicamente la Struttura di<br />
valutazione <strong>del</strong>l’Isfol effettua 4 , si riferisce al terzo punto <strong>del</strong> mo<strong>del</strong>lo: gli effetti<br />
<strong>del</strong>la formazione sui beneficiari, premessa alla valutazione di efficacia degli<br />
interventi. Quali sono le condizioni che aumentano le opportunità di inserimento<br />
lavorativo dei disoccupati (sia giovani che adulti)? Quanto pesa l’appartenenza<br />
ad un determinato con<strong>test</strong>o socioeconomico, oppure la residenza<br />
in alcune aree geografiche sulla possibilità di trovare un <strong>lavoro</strong>? Che tipo<br />
di impatto ha generato sugli individui destinatari <strong>del</strong>l’intervento istituzionale<br />
attraverso l’impiego <strong>del</strong>le risorse comunitarie? La formazione professionale<br />
aiuta a migliorare le chances di collocazione nel mercato <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong>?<br />
A queste e ad altre domande le analisi degli esiti occupazionali tentano di<br />
fornire una risposta, partendo dalle obiettive difficoltà di carenza di informazioni<br />
e di incertezza metodologica. Tale incertezza, che accomuna tutte le indagini<br />
condotte dai paesi <strong>del</strong>la Comunità, rappresenta il terreno sul quale<br />
sperimentare approcci originali ma costantemente rivolti alla costruzione di<br />
un sistema di rilevazione omogeneo 5 , in grado di monitorare gli esiti occupazionali<br />
dei beneficiari <strong>del</strong>le attività formative.<br />
Si è ritenuto importante, prima ancora di passare alla esposizione dei risultati<br />
ottenuti e <strong>del</strong>le metodologie adottate per raggiungerli, evidenziare alcune criticità<br />
emerse nel corso <strong>del</strong>la ricerca per consentire da un lato di con<strong>test</strong>ualizzare<br />
le conclusioni a cui sono giunti i ricercatori e dall'altro di evidenziare i risultati<br />
indiretti che la ricerca ha generato sugli stessi attori che ne hanno reso<br />
la fattibilità.<br />
Come viene ribadito in letteratura, ogni intervento di ricerca di fatto modifica<br />
l'oggetto di indagine: si tratta di “effetti indiretti” 6 che coinvolgono sia destinatari<br />
che attori <strong>del</strong>la ricerca e che è spesso portatrice di elementi creativi<br />
come l'elaborazione di nuove ipotesi di <strong>lavoro</strong> oppure la elaborazione di interpretazioni<br />
diverse.<br />
4 Ci si riferisce alla produzione che a partire dal 1996 ad oggi la Struttura di valutazione Fse <strong>del</strong>l’Isfol<br />
ha realizzato relativamente all’attuazione <strong>del</strong> Fse in Italia.<br />
5 Si veda a questo proposito Education Training Youth, Eurostat, Cedefop, KEY Data: on Vocational<br />
Training in the European Union, European Commission, 1997.<br />
6 Le conseguenze inattese di un programma oggi sono considerate parte integrante <strong>del</strong>l’oggetto di<br />
ogni valutazione. A questo proposito si vedano gli interessanti suggerimenti provenienti dal “Programma<br />
Means”: European Commission, Evaluating socio-economics programmes. Tecnical solutions<br />
for evaluation within a partnership framework, Means collection, Volume 4, Luxembourg, 1999.<br />
15<br />
INTRODUZIONE
INTRODUZIONE<br />
16<br />
Se a questo si aggiunge che nel caso <strong>del</strong>la ricerca in questione gli attori principali<br />
(i referenti di nove amministrazioni regionali) sono anche gli utilizzatori<br />
<strong>del</strong>l'indagine in quanto partecipanti attivi <strong>del</strong>la progettazione degli strumenti<br />
e titolari <strong>del</strong>le survey, acquista rilevanza centrale il ruolo svolto dai referenti<br />
regionali sia nel raggiungimento degli obiettivi che l'indagine si poneva, ma<br />
anche nella costruzione di una cultura valutativa comune 7 .<br />
L'interesse che ha suscitato quest'ultimo aspetto ci induce ad effettuare alcune<br />
importanti considerazioni prima di calarci nella descrizione dei risultati ottenuti<br />
e nella spiegazione <strong>del</strong>la metodologia utilizzata. Lo svolgimento di questa<br />
indagine infatti ha generato importanti apprendimenti tra gli attori <strong>del</strong> progetto<br />
che vale la pena evidenziare in quanto forniscono valore aggiunto ai risultati<br />
ottenuti. L'approccio che la Struttura di valutazione <strong>del</strong> Fse <strong>del</strong>l'Isfol ha<br />
adottato per la valutazione <strong>del</strong> programma <strong>del</strong> Fse in Italia, in effetti, non si limita<br />
alle analisi di efficacia, secondo l'usuale mo<strong>del</strong>lo obiettivi-risultati, ma<br />
cerca di individuare e rendere espliciti i segnali di cambiamento che emergono<br />
nel processo di vita di un programma. In questa ottica il progetto di ricerca<br />
sugli esiti occupazionali dei formati ha costituito un laboratorio culturale<br />
dove i referenti regionali hanno scambiato esperienze, confrontato metodologie<br />
e ragionato sulle possibili soluzioni da intraprendere in presenza di vincoli<br />
burocratici.<br />
I meccanismi di apprendimento generati, si possono considerare di natura<br />
spontanea e in molti casi hanno assunto la forma di apprendimenti individuali.<br />
D'altra parte il progetto placement ha avuto carattere sperimentale ed innovativo<br />
sia per le tematiche affrontate (l'analisi degli impatti diretti sui destinatari<br />
<strong>del</strong>le azioni cofinanziate) sia per le modalità operative adottate (seminari<br />
di coordinamento periodici tra i referenti istituzionali <strong>del</strong>le rilevazioni locali).<br />
Le prassi utilizzate per lo svolgimento di tale laboratorio costituiscono un mo<strong>del</strong>lo<br />
cognitivo a carattere istituzionale che, a nostro avviso, ha portato ad ottimi<br />
risultati in termini di:<br />
1. crescita di cultura valutativa;<br />
2. crescita <strong>del</strong> dialogo tra linguaggio tecnico e linguaggio politico;<br />
3. modalità di valorizzazione e capitalizzazione <strong>del</strong>le esperienze locali (benchmarking).<br />
1. Nel primo caso va evidenziato l'innalzamento dei livelli di discussione intorno<br />
alle questioni metodologiche e tecniche legate alla valutazione degli<br />
esiti occupazionali: se durante le prime riunioni di coordinamento si pone-<br />
7 Cfr. De Lellis A. e Vergani A., Participatory evaluation and institutional transformation. Relazione<br />
presentata alla Conferenza <strong>del</strong>l’European Evaluation Society, Roma, 29-31 ottobre 1998.
va in discussione la disponibilità stessa di banche-dati sugli allievi per la<br />
rilevazione di placement, gli ultimi incontri si centravano su dispute metodologiche<br />
in merito, ad esempio, alle analisi controfattuali.<br />
2. L'individuazione di un luogo (fisico e temporale) di elaborazione culturale,<br />
di scambio e di confronto sulle prassi adottate ha innescato meccanismi<br />
di trasparenza <strong>del</strong>l'azione amministrativa e di crescita <strong>del</strong>la consapevolezza<br />
presso i decisori politici in merito alle scelte effettuate e alle possibili<br />
conseguenze ottenute, grazie alle indicazioni fornite dai tecnici.<br />
3. I risultati ottenuti da questa indagine rappresentano una “summa” di diverse<br />
esperienze locali, valorizzando di ognuna di esse gli aspetti positivi<br />
e isolandone le criticità: secondo un approccio di benchmarking ciascuna<br />
realtà ha potuto in tal modo imparare dall'esperienza e ipotizzare<br />
soluzioni a problemi che, in corso d'opera, si sono verificati, confidando<br />
nei successi già verificati in simili condizioni presso gli altri con<strong>test</strong>i amministrativi.<br />
I dati analizzati nel presente <strong>lavoro</strong> rappresentano per l’Italia un’assoluta novità.<br />
Anche se, in un certo numero di con<strong>test</strong>i regionali <strong>del</strong> Centro Nord, esiste<br />
una “tradizione di ricerca autoctona” caratterizzata da specifiche esigenze<br />
conoscitive, le analisi di targeting e degli impatti <strong>del</strong>la formazione<br />
professionale sui destinatari degli interventi, fino a poco tempo<br />
fa, scontavano un’arretratezza culturale e un vuoto informativo abbastanza<br />
evidente soprattutto se messo a confronto con l’operato degli altri Paesi<br />
membri <strong>del</strong>l’Ue.<br />
Nel corso degli ultimi due anni la distanza con gli altri con<strong>test</strong>i comunitari è<br />
stata in gran parte colmata e sono state create le condizioni necessarie perché<br />
nel breve periodo il Centro Nord Italia rappresenti, rispetto alla valutazione<br />
degli impatti sui destinatari, un mo<strong>del</strong>lo a cui potranno riferirsi le amministrazioni<br />
che sul territorio comunitario gestiscono finanziamenti pubblici finalizzati.<br />
Per quanto concerne le Amministrazioni regionali <strong>del</strong> nostro Meridione,<br />
la strada che conduce alla messa a regime di sistemi di rilevazione degli<br />
esiti occupazionali sembra ancora molto lunga, fatta eccezione per la Regione<br />
Sardegna e (riguardo alle Amministrazioni centrali titolari di finanziamenti<br />
a valere sull’obiettivo 1 di Fse) per il <strong>Ministero</strong> <strong>del</strong>la pubblica Istruzione.<br />
Nei primi tre capitoli sono analizzati i risultati <strong>del</strong>le elaborazioni effettuate<br />
dalla Struttura di valutazione Fse <strong>del</strong>l’Isfol sui dati rilevati da otto amministrazioni<br />
titolari di Programmi operativi obiettivo 3 <strong>del</strong> Fse:<br />
• Regione Piemonte<br />
• Regione Liguria<br />
• Regione Emilia Romagna<br />
• Regione Toscana<br />
17<br />
INTRODUZIONE
INTRODUZIONE<br />
18<br />
• Regione Lazio<br />
• Regione Marche<br />
• Regione <strong>del</strong>l’Umbria<br />
• Provincia autonoma di Trento 8 .<br />
I dati relativi alla Regione Sardegna sono stati elaborati a parte e sono oggetto<br />
di una specifica analisi sia <strong>del</strong> target che <strong>del</strong>l’impatto diretto <strong>del</strong>le azioni<br />
realizzate, proposta nel paragrafo 2.8.<br />
I dati <strong>del</strong>le 8 Regioni <strong>del</strong> Centro Nord sono relativi a 53.940 destinatari (d’ora<br />
in avanti chiamati gruppo Fse o formati) che nel corso <strong>del</strong> 1996 hanno<br />
usufruito, negli otto con<strong>test</strong>i esaminati, di attività formative cofinanziate dal<br />
Fse attraverso l’asse 1 (disoccupati di lunga durata), 2 (giovani in cerca di<br />
prima occupazione) e 4 (pari opportunità) 9 . Risultano quindi escluse dalle rilevazioni<br />
le diverse categorie d’utenza afferenti all’asse 3 (fasce deboli) e i<br />
destinatari <strong>del</strong>le iniziative, cofinanziate dall’obiettivo 4 <strong>del</strong> Fse, riguardanti i lavoratori<br />
già inseriti in azienda.<br />
Le informazioni raccolte attraverso le rilevazioni di placement sono state<br />
messe a confronto con la popolazione di riferimento e con un specifico<br />
gruppo di confronto, ambedue identificati all’interno <strong>del</strong>la base dati Istat<br />
sulle forze di <strong>lavoro</strong>. Sul trattamento <strong>del</strong>le informazioni rilevate dalle Amministrazioni<br />
regionali, sulla mo<strong>del</strong>lizzazione utilizzata per la definizione <strong>del</strong>la situazione<br />
controfattuale e, più in generale, sul disegno complessivo <strong>del</strong>l’indagine<br />
è dedicato l’intero capitolo 4.<br />
Il capitolo 1 è dedicato alla valutazione <strong>del</strong>l’adeguatezza <strong>del</strong>la scelta dei<br />
destinatari effettivi (analisi <strong>del</strong> target) attraverso la comparazione tra le caratteristiche<br />
<strong>del</strong>la popolazione coinvolta e <strong>del</strong>la popolazione di riferimento (o<br />
bacino d’utenza potenziale). Le rilevazioni sugli esiti occupazionali svolte dalle<br />
Amministrazioni regionali rappresentano, almeno per il momento, l’unica<br />
fonte informativa esistente sulle caratteristiche degli utenti <strong>del</strong>la formazione:<br />
la fotografia negli otto con<strong>test</strong>i considerati <strong>del</strong> target effettivamente coinvolto<br />
nelle iniziative realizzate nel corso <strong>del</strong> 1996. In prospettiva, a partire dunque<br />
dalla programmazione <strong>del</strong> Fse riguardante le annualità 2000-2006, le caratteristiche<br />
<strong>del</strong>l’utenza verranno registrate per singola azione cofinanziata. A re-<br />
8 Altre amministrazioni titolari di finanziamenti di Fse hanno realizzato per le annualità successive<br />
le rilevazioni di placement: <strong>Ministero</strong> <strong>del</strong>la pubblica istruzione (in ambito obiettivo 1), Friuli Venezia<br />
Giulia, Lombardia e Veneto.<br />
9 Si tenga presente che non si ci riferisce esclusivamente a destinatari di interventi cofinanziati dal<br />
Fse ma che una quota dei destinatari intervistati (pari a poco più <strong>del</strong> 35%) ha partecipato ad iniziative<br />
a valere su fondi regionali, riclassificate, in base alla tipologia d’utenza coinvolta, come afferenti<br />
all’asse 1 (disoccupati di lunga durata), 2 (giovani), e 4 (pari opportunità) <strong>del</strong>l’obiettivo 3<br />
<strong>del</strong> Fse 1994-1999.
gime, il Sistema di monitoraggio fisico Igrue-Sirgs permetterà di disporre di<br />
informazioni10 tali per cui l’analisi <strong>del</strong> target rappresenterà un ambito ricorrente<br />
<strong>del</strong>la valutazione <strong>del</strong>l’adeguatezza <strong>del</strong>la scelta dei destinatari, quale<br />
componente preliminare – congiuntamente alla valutazione <strong>del</strong>la scala degli<br />
interventi (popolazione servita) 11 – a qualsiasi valutazione di efficacia di un<br />
programma o di una politica.<br />
Nel capitolo 2 l’esito occupazione dei formati in 8 regioni <strong>del</strong> Centro Nord è<br />
stato messo a confronto con un gruppo di persone che non hanno beneficiato<br />
di interventi formativi e che risultano simili ai formati in base alle caratteristiche<br />
di genere, età, titolo di studio e regione di residenza. Nella valutazione<br />
<strong>del</strong>l’impatto diretto <strong>del</strong>la formazione realizzata in Sardegna (proposta nel paragrafo<br />
2.8), nel processo di identificazione <strong>del</strong> gruppo dei non formati, oltre<br />
a queste caratteristiche, è stato possibile “controllare” anche una componente<br />
fondamentale <strong>del</strong> background famigliare degli intervistati (il titolo di studio<br />
<strong>del</strong> capofamiglia e <strong>del</strong> coniuge).<br />
A parità <strong>del</strong>le caratteristiche considerate (in altri termini al netto <strong>del</strong>le variabili<br />
controllate) i risultati <strong>del</strong>l’indagine dimostrano l’esistenza di un impatto diretto<br />
positivo <strong>del</strong>la formazione, spiegato da elementi analitici evidenti quali: il ruolo<br />
svolto dalle organizzazioni che erogano la formazione e dallo stage nell’agevolare<br />
l’incontro tra domanda e offerta di <strong>lavoro</strong>, il più facile accesso, per i<br />
destinatari degli interventi, a forme di inserimento lavorativo agevolato e altro<br />
ancora. L’esposizione dei risultati ha voluto porre una particolare attenzione<br />
all’analisi degli impatti per profili di destinatari. È a questo criterio che si ispirano<br />
le elaborazioni finalizzate: alla quantificazione <strong>del</strong>la stima <strong>del</strong>le probabilità<br />
di trovare <strong>lavoro</strong> (paragrafo 2.2), alla individuazione, tra chi ha trovato<br />
un’occupazione, di clusters omogenei rispetto ai caratteri simultaneamente<br />
considerati (paragrafo 2.7) e alla valutazione <strong>del</strong>l’impatto diretto in un’ottica<br />
di genere (capitolo 3).<br />
In letteratura e nella prassi valutativa europea, le analisi controfattuali vengono<br />
realizzate mettendo a confronto popolazioni simili ma non identiche. In Europa,<br />
diversamente dagli Stati Uniti, per la ricerca sociale (specie per la valu-<br />
10 L’azione cofinanziata (formativa, work experience, percorso integrato, ecc.), intesa come unità<br />
minima <strong>del</strong> Sistema di monitoraggio fisico Igrue/Sirgs (Ragioneria generale <strong>del</strong>lo stato – <strong>Ministero</strong><br />
<strong>del</strong> Tesoro, bilancio e programmazione economica, relativo ai Fondi strutturali) conterrà le<br />
informazioni sui partecipanti effettivi suddivise per struttura (genere ed età), livello di istruzione<br />
e condizione occupazionale per classi di durata.<br />
11 Il Sistema di monitoraggio Igrue/Sirgs utilizzato per la programmazione Fse 1994–1999, registrando<br />
il numero di allievi formati per asse e misura d’intervento, permetteva già in passato di<br />
verificare la percentuale di popolazione servita. A tale proposito si veda: De Vincenzi R., “La valutazione<br />
<strong>del</strong> Fse secondo gli indicatori d’impatto specifico”, in Osservatorio Isfol, anno XX, n. 3-<br />
4, Maggio-Agosto 1998 e Bulgarelli A (a cura di), Valutazione finale <strong>del</strong>l’obiettivo 3 in Italia,<br />
Franco Angeli, Milano 1999, pagg. 139–162.<br />
19<br />
INTRODUZIONE
INTRODUZIONE<br />
20<br />
tazione di <strong>politiche</strong> attive <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong>), non si utilizzano gruppi di controllo<br />
sperimentali innanzitutto per motivi etici, ma anche perché nello sviluppo<br />
<strong>del</strong>la ricerca valutativa lo scarto di attendibilità fra valutazioni sperimentali<br />
e non sperimentali appare sufficientemente contenuto, naturalmente a patto<br />
che vi sia una corretta identificazione (presentata nel capitolo 4) <strong>del</strong> gruppo,<br />
in questo caso definito, di confronto.<br />
Ciononostante l’indagine condotta non nasconde i limiti – affrontati dettagliatamente<br />
nel capitolo 5 – sia interni alle stesse rilevazioni regionali (eterogeneità<br />
e diversità di impostazione e modalità di raccolta <strong>del</strong>le informazioni)<br />
che relativi all’esistenza dei cosiddetti selection bias che inevitabilmente influenzano<br />
gli stessi risultati comparativi. Ne consegue che la lettura <strong>del</strong>le osservazioni<br />
e dei commenti che seguono deve essere necessariamente con<strong>test</strong>ualizzata<br />
rispetto al quadro teorico di riferimento, alle finalità e ai procedimenti<br />
metodologici adottati dall’indagine.<br />
È indubbio che la ricerca sugli esiti occupazionale sia destinata ad avere<br />
sempre maggiore importanza e centralità soprattutto in relazione alla valutazione<br />
<strong>del</strong>l'efficacia relativa tra le diverse misure e tipologie di azioni previste.<br />
Contrariamente a quanto è avvenuto nel Fse che si sta chiudendo (che legava<br />
tipologie di interventi a tipologie di utenza specifiche) nel nuovo Fondo<br />
<strong>politiche</strong> diverse (come ad esempio formazione professionale, work-esperiences,<br />
accompagnamento al <strong>lavoro</strong>, ecc.) insisteranno su stesse tipologie<br />
d’utenza.<br />
Analizzare l'impatto sarà ovviamente operazione molto più complessa non<br />
solo in termini di tempi (a breve, a medio e a lungo termine), ma anche dal<br />
punto di vista degli approcci. Si tratterà, tra l’altro, di sperimentare in un’ottica<br />
sistemica livelli, metodologie e strumenti di valutazione diversi (capaci di<br />
prendere in considerazione non solo le performances ma anche i processi)<br />
al fine di trovare risposte e formulare nuove domande a mutamenti in corso<br />
<strong>del</strong> sistema di formazione professionale.
I. L’ANALISI DEI TARGET
1.1. • STRATEGIE DI TARGETING E RISULTATI RAGGIUNTI<br />
Il Quadro comunitario di sostegno (Qcs) <strong>del</strong>l’Obiettivo 3 <strong>del</strong> Fondo sociale<br />
europeo (Fse) relativo alle annualità 1994-99, presenta due strategie che implicano<br />
riferimenti a popolazioni tra loro differenti:<br />
• il rafforzamento <strong>del</strong>l’obiettivo generale di equità sociale. Oltre a svilupparsi<br />
nei due assi specifici rivolti all’inclusione sociale e nel mercato <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong><br />
<strong>del</strong>le fasce deboli e alla promozione <strong>del</strong>le pari opportunità tra uomini e<br />
donne, esso doveva essere perseguito nelle misure rivolte ai: 1) disoccupati<br />
di lunga durata, con un accento (ma non un’esclusiva sui soggetti) con<br />
età superiore ai 25 anni e, soprattutto, su coloro che alla condizione di disoccupazione<br />
associano lo svantaggio di bassa scolarità e inadeguata<br />
qualificazione; 2) giovani in possesso <strong>del</strong> solo obbligo scolastico;<br />
• l’obiettivo di competitività. Questo doveva invece essere perseguito attraverso<br />
un incremento <strong>del</strong>le professionalità medio-alte dei giovani in ingresso<br />
nel mercato <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong>, nel quadro <strong>del</strong>le misure di sviluppo <strong>del</strong>la formazione<br />
post diploma e <strong>del</strong>l’alta formazione.<br />
È proprio sulla formazione superiore che il Qcs ha rappresentato un momento<br />
di forte innovazione nello scenario <strong>del</strong>la formazione professionale italiana:<br />
ad una tradizione focalizzata sulla domanda sociale di formazione di una popolazione<br />
che abbandonava precocemente gli studi, il sistema formativo ha<br />
affiancato la costruzione di opportunità formative maggiormente rivolte alla<br />
domanda di specializzazione espressa dalle imprese. Il Fse ha permesso<br />
l’attuazione di percorsi formativi post diploma, post laurea e di azioni professionalizzanti<br />
nell’ambito dei diplomi universitari, con una scelta forte, e allora<br />
intensamente negoziata con la Commissione europea, di coinvolgimento di<br />
una componente <strong>del</strong>la popolazione giovanile <strong>del</strong> Centro Nord non caratterizzata<br />
da condizioni di svantaggio.<br />
I dati e le analisi che seguono si riferiscono alla popolazione effettivamente<br />
coinvolta nelle attività realizzate a valere sugli assi d’intervento 1 rivolti ai disoccupati<br />
di lunga durata (asse 1), ai giovani (asse 2) e allo sviluppo <strong>del</strong>le<br />
pari opportunità tra uomini e donne (asse 4). Essi da un lato confermano l’attuazione<br />
<strong>del</strong>le strategie di competitività definite nel Qcs, ma dall’altro lato,<br />
evidenziano come il sistema abbia solo marginalmente coinvolto i segmenti<br />
di popolazione in condizioni di maggior svantaggio, dove questo è definito<br />
(soprattutto nell’ambito degli assi 1 e 2) in termini di scarsa scolarizzazione e<br />
assenza di qualificazione associate a condizione di inoccupazione.<br />
1 La programmazione 1994-99 <strong>del</strong>l’Obiettivo 3 <strong>del</strong> Fse è strutturata in assi d’intervento che individuano<br />
macrotipologie di destinatari. Al loro interno i singoli assi individuano le misure che definiscono<br />
nello specifico segmenti di popolazione destinataria (ad esempio giovani in uscita dalla<br />
scuola <strong>del</strong>l’obbligo - asse 2 misura 1).<br />
23<br />
I RISULTATI
I RISULTATI<br />
24<br />
La formazione professionale, nel 1996 e nelle otto Regioni considerate, ha<br />
teso a coinvolgere coloro che, in base alle caratteristiche strutturali, risultano<br />
più giovani e più istruiti.<br />
Rispetto a quanto evidenziano i dati, l’utenza più “difficile”, vale a dire caratterizzata<br />
da titoli di studio più bassi e da un’età più elevata, non è stata sufficientemente<br />
intercettata dal sistema <strong>del</strong>la formazione professionale 2 . Se a<br />
questo si aggiunge, che proprio tale utenza rappresenta, negli stessi otto<br />
con<strong>test</strong>i, la quota più consistente di popolazione in cerca di occupazione, risulta<br />
necessario costruire una rete di servizi e di progetti mirati prioritariamente<br />
alla intercettazione, sensibilizzazione, informazione e orientamento dei<br />
destinatari potenziali di intervento3 . È infatti proprio la popolazione in condizioni<br />
di svantaggio ad avere le minori capacità di orientarsi fra le opportunità<br />
presenti sul territorio. Ciò chiama in causa le capacità d’intervento da parte di<br />
tutti gli attori coinvolti: nella programmazione <strong>del</strong>le <strong>politiche</strong>, nella gestione<br />
dei servizi all’impiego, nelle modalità di progettazione e realizzazione <strong>del</strong>le<br />
attività. Da questo punto di vista il sistema formativo, pur mettendo in atto notevoli<br />
sforzi d’innovazione, ha stentato a dimostrare la sua incisività ed efficienza<br />
proprio là dove sussiste maggiore emergenza.<br />
Nel quadro di una carente intercettazione dei soggetti più bisognosi di informazione<br />
e orientamento, si è verificato di fatto un fenomeno di “autoscrematura”<br />
e di “scrematura” <strong>del</strong>l’utenza degli interventi cofinanziati dal Fse: i disoccupati<br />
più istruiti e giovani sono riusciti a muoversi autonomamente e raccogliere<br />
le opportunità offerte, i soggetti più deboli sono invece rimasti ai<br />
margini.<br />
In questo con<strong>test</strong>o, emerge inoltre un dilemma che dovrà essere affrontato<br />
per la gestione <strong>del</strong>le attività future: il mercato <strong>del</strong>la formazione professionale<br />
premia i progetti che mostrano la migliore rispondenza ai requisiti professionali<br />
<strong>del</strong>le imprese e alla occupabilità dei formati. Fra l’altro, ciò si esprime nei<br />
criteri di selezione dei progetti definiti nei bandi di gara, ed in particolare attraverso<br />
l’indicatore “tasso di occupazione dei formati di attività precedenti<br />
gestite dal proponente”. Il mercato ha probabilmente portato gli organismi di<br />
formazione a selezionare i propri utenti in funzione <strong>del</strong>la loro occupabilità, a<br />
2 Al termine <strong>del</strong> primo triennio di attuazione i diversi titolari di PO Obiettivo 3 hanno chiesto e ottenuto,<br />
in fase di riprogrammazione di metà percorso, uno spostamento di risorse dall’asse 1 all’asse<br />
2. I motivi addotti facevano riferimento ad una sostanziale difficoltà di intercettazione <strong>del</strong>l’utenza<br />
individuata dalle diverse misure interne all’asse 1 e, in modo particolare, di disoccupati<br />
di lunga durata privi di titolo di studio o di qualifica professionale (misura 1) oppure in possesso<br />
di un titolo di studio dimostratosi inadeguato a garantire un inserimento lavorativo permanente<br />
(misura 2).<br />
3 Nel Piano nazionale <strong>del</strong>l’Obiettivo 3 <strong>del</strong> Fse per il 2000-2006, così come nel QCS ob. 3 relativo allo<br />
stesso periodo, tale urgenza è stata recepita e tradotta operativamente in un obiettivo specifico<br />
finalizzato allo sviluppo e consolidamento dei nuovi servizi all’impiego.
selezionare quindi i più forti. Per correggere tale tendenza, in prospettiva si<br />
possono ipotizzare percorsi di programmazione e di progettazione mirati<br />
esplicitamente alla popolazione più vulnerabile.<br />
Per quello che riguarda invece il perseguimento <strong>del</strong>l’obiettivo <strong>del</strong>le pari opportunità<br />
va segnalato, in prima battuta, l’elevato coinvolgimento <strong>del</strong>le donne<br />
nelle iniziative realizzate. Nel complesso dei tre assi <strong>del</strong>l’Obiettivo 3 qui considerati<br />
la presenza femminile è stata elevata (57,3%) e corrispondente alla<br />
struttura <strong>del</strong>la popolazione di riferimento (55,9%) 4 .<br />
1.2. • PROFILO DEI DESTINATARI DEGLI INTERVENTI<br />
FORMATIVI<br />
1.2.1. L’analisi per classi d’età<br />
Nel 1996, negli otto con<strong>test</strong>i considerati, i destinatari di interventi formativi risultano<br />
in prevalenza giovani (tabella 1.1). Il 60,4% dei formati, infatti, ha<br />
un’età inferiore ai 25 anni, il 32,1% un’età compresa tra i 25 e i 34 anni e nel<br />
rimanente 7,5% dei casi, superiore ai 34 anni 5 . La popolazione di riferimento<br />
Istat, ossia il bacino d’utenza potenziale, appare costituita in prevalenza<br />
da persone con un’età compresa tra i 25 e i 34 anni (il 45,1%). Sommati<br />
alla classe d’età successiva, dei 35-44 anni (15,6%), gli utenti potenziali<br />
over 24 anni rappresentano complessivamente il 60,7% <strong>del</strong> totale. Il rimanente<br />
39,4% è rappresentato dai giovani con età inferiori ai 25 anni, con uno<br />
scarto su questa classe d’età, rispetto al gruppo Fse, <strong>del</strong> 20,6%.<br />
Per il Fse, l’essersi rivolto maggiormente ai giovani rispetto ad un bacino d’utenza<br />
potenziale caratterizzato da un’età media di circa 29 anni, deriva in larga<br />
parte da orientamenti già esplicitati nei documenti di programmazione relativi<br />
alle annualità 1994 -1999.<br />
Nel Qcs <strong>del</strong>l’Obiettivo 3, infatti, tra le priorità veniva indicata la necessità di<br />
effettuare interventi rivolti a contenere la disoccupazione giovanile. Nello<br />
stesso documento di programmazione si indicava di “destinare una quota<br />
<strong>del</strong> 20% degli investimenti ad interventi rivolti ai giovani con meno di 20 anni,<br />
al fine di contrastare il fenomeno <strong>del</strong>la disoccupazione di lunga durata collegata<br />
ad un deficit formativo iniziale”.<br />
4 Una specifica analisi di genere viene proposta nel capitolo 3 <strong>del</strong> presente volume.<br />
5 Per il gruppo Fse sono state escluse le interviste rivolte ai destinatari con più di 44 anni, presenti<br />
con una percentuale inferiore al 2%; per quanto concerne la popolazione di riferimento Istat uno<br />
dei criteri d’estrazione <strong>del</strong>le unità è rappresentato dall’età non inferiore ai 14 anni e non superiore<br />
ai 44 anni.<br />
25<br />
I RISULTATI
I RISULTATI<br />
26<br />
Tab. 1.1 – Classi di età <strong>del</strong>la popolazione destinataria (FSE) e <strong>del</strong>la popolazione di<br />
riferimento al 1997 (valori assoluti e percentuali)<br />
Fonte <strong>del</strong> dato<br />
Classe di età Fse Istat<br />
Popolaz. di<br />
riferimento<br />
fino a 24 V.A. 32.496 273.186<br />
V.C.% 60,4 39,4<br />
da 25 a 34 V.A. 17.298 312.881<br />
V.C.% 32,1 45,1<br />
35 ed oltre V.A. 4.039 107.970<br />
V.C.% 7,5 15,6<br />
Totale V.A. 53.833 694.037<br />
V.C.% 100,0 100,0<br />
Fonte: elaborazioni Isfol - Struttura di valutazione Fse su dati <strong>del</strong>le 8 Amministrazioni titolari di<br />
PO e Istat - microdati sulle Forze di <strong>lavoro</strong>.<br />
Grafico 1.1 – Classi di età <strong>del</strong>la popolazione destinataria (FSE), <strong>del</strong>la popolazione<br />
di riferimento al 1997 e differenze assolute (valori percentuali)<br />
70%<br />
60%<br />
50%<br />
40%<br />
30%<br />
20%<br />
10%<br />
0%<br />
-10%<br />
-20%<br />
fino a 24 anni da 25 a 34 anni da 35 a 44 anni<br />
formati Fse popolazione Istat differenza assoluta<br />
Fonte: elaborazioni Isfol - Struttura di valutazione Fse su dati <strong>del</strong>le 8 Amministrazioni titolari di<br />
PO e Istat - microdati sulle Forze di <strong>lavoro</strong>.<br />
Nei Programmi operativi (ossia nei documenti di programmazione <strong>del</strong>le singole<br />
Amministrazioni titolari di Fse – d’ora in avanti PO), tale indicazione trovava<br />
riscontro, almeno parziale, nella definizione dei finanziamenti per asse
d’intervento. Rispetto al totale dei finanziamenti di Fse relativi ai PO <strong>del</strong>l’Obiettivo<br />
3, l’asse rivolto ai giovani in cerca di occupazione (asse 2), registrava<br />
un peso percentuale superiore a tutti gli altri assi (pari al 49,8% <strong>del</strong> totale finanziario<br />
<strong>del</strong>l’Obiettivo 3) 6 .<br />
Va inoltre evidenziato come nel periodo di riferimento di questi dati le attività<br />
rivolte ai giovani fossero già entrate a regime mentre quelle rivolte ai disoccupati<br />
di lunga durata in età superiore ai 35 anni mostrassero difficoltà di implementazione.<br />
1.2.2. L’analisi per livello d’istruzione<br />
Gli assi formativi considerati (disoccupati di lunga durata, giovani e pari opportunità)<br />
nell’attuazione <strong>del</strong>le attività nell’anno e nei con<strong>test</strong>i geografici considerati,<br />
non sembrano aver coinvolto le fasce di popolazione in possesso di<br />
livelli d’istruzione più bassi e per i quali maggiore è la necessità di azioni di<br />
qualificazione.<br />
A fronte di un bacino d’utenza composto dal 5% di persone prive di titolo di<br />
studio e dal 42% in possesso <strong>del</strong> solo obbligo scolastico, la formazione professionale<br />
è intervenuta su questa tipologia di soggetti nella misura rispettivamente<br />
<strong>del</strong>l’1% e <strong>del</strong> 21,6% (tab. 1.2).<br />
Contrariamente al fabbisogno formativo che emerge analizzando i livelli d’istruzione<br />
<strong>del</strong> bacino d’utenza, gli interventi messi in campo tendono a coinvolgere<br />
un’utenza già in possesso di un titolo superiore all’obbligo scolastico.<br />
In particolare, nell’aggregato composto dai formati, i diplomati rappresentano<br />
il 49% <strong>del</strong> totale che, sommati ai qualificati dal sistema scolastico, superano<br />
abbondantemente la maggioranza assoluta (cumulativamente il 67%). Al<br />
contrario, i diplomati e i qualificati all’interno <strong>del</strong>la popolazione di riferimento<br />
Istat risultano rappresentati rispettivamente nella misura <strong>del</strong> 37,7%<br />
e <strong>del</strong> 7,4%.<br />
Solamente per gli aggregati in possesso di diploma di laurea, o di laurea breve,<br />
non si registrano significativi scostamenti tra i formati e il bacino d’utenza<br />
potenziale (il 10,7% nel primo caso e l’8% nel secondo).<br />
6 Nelle Regioni considerate da questa analisi il peso <strong>del</strong>l’asse 2 oscilla tra il 43% <strong>del</strong>le Marche e percentuali<br />
superiori al 56% per Piemonte, Umbria, Emilia Romagna e Provincia autonoma di Trento<br />
(59%).<br />
27<br />
I RISULTATI
I RISULTATI<br />
28<br />
Tab. 1.2 – Titolo di studio <strong>del</strong>la popolazione destinataria (Fse) e <strong>del</strong>la popolazione<br />
di riferimento (valori assoluti e percentuali)<br />
Fonte <strong>del</strong> dato<br />
Classe di età Fse Istat<br />
Popolaz. di<br />
riferimento<br />
no titolo/lic. elem. V.A. 511 34.599<br />
V.C.% 1,0 5,0<br />
licenza media V.A. 11.582 291.357<br />
V.C.% 21,6 42,0<br />
qualifica prof. V.A. 9.734 51.021<br />
V.C.% 18,2 7,4<br />
diploma V.A. 26.214 261.737<br />
V.C.% 48,9 37,7<br />
laurea/dipl. univ. V.A. 5.548 55.324<br />
V.C.% 10,4 8,0<br />
Totale V.A. 53.589 694.038<br />
V.C.% 100,0 100,0<br />
Fonte: elaborazioni Isfol - Struttura di valutazione Fse su dati <strong>del</strong>le 8 Amministrazioni titolari di<br />
PO e Istat - microdati sulle Forze di <strong>lavoro</strong>.<br />
Sullo scarso coinvolgimento, nelle attività formative, di persone in possesso<br />
di titoli di studio bassi, si può ipotizzare che intervengano i seguenti fattori:<br />
• la persistente difficoltà, da parte <strong>del</strong>l’utenza potenziale meno scolarizzata,<br />
ad accedere alle informazioni sulle opportunità di accesso all’esperienza<br />
formativa, in particolare nel caso dei disoccupati di lunga durata il cui accesso<br />
al mondo <strong>del</strong>l’informazione e <strong>del</strong>l’orientamento avviene prevalentemente<br />
attraverso i servizi all’impiego che solo scarsamente hanno svolto<br />
fino ad oggi tali funzioni;<br />
• la forte dinamicità dei mercati <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong> <strong>del</strong> Centro Nord nei quali la domanda<br />
di <strong>lavoro</strong> assorbe popolazione poco scolarizzata producendo effetti<br />
di attrazione sulla forza <strong>lavoro</strong> più giovane in uscita dalla scuola<br />
<strong>del</strong>l’obbligo 7 , anche attraverso il contratto di apprendistato;<br />
• la conseguente scarsa capacità di attrazione <strong>del</strong>le proposte formative (a<br />
prescindere dalla loro effettiva qualità), soprattutto se poste in alternativa<br />
ad un più immediato, anche se spesso peggiore, inserimento o reinserimento<br />
lavorativo. La bassa appetibilità <strong>del</strong>la formazione professionale tende<br />
a crescere là dove è più basso il “riconoscimento” sociale e culturale ad<br />
essa attribuito.<br />
7 Si tenga conto che sul totale <strong>del</strong>le otto Regioni considerate, la distribuzione <strong>del</strong>le forze di <strong>lavoro</strong><br />
per titoli di studio mostra una percentuale di persone in possesso <strong>del</strong>la licenza media <strong>del</strong> 36% e<br />
prive di titolo (elementare o nessun titolo) <strong>del</strong> 14,2%. Istat, Forze di <strong>lavoro</strong>, Media 1997.
Se così fosse, l’ideazione e pianificazione di specifici interventi informativi e<br />
di strategie di sensibilizzazione e d’intercettazione <strong>del</strong>l’utenza potenziale più<br />
debole tenderebbero ad incidere positivamente sulla capacità dei sistemi formativi<br />
di perseguire con più efficacia, anche per queste fasce di popolazione,<br />
l’obiettivo <strong>del</strong>la valorizzazione <strong>del</strong>le risorse umane.<br />
Grafico 1.2 – Titolo di studio <strong>del</strong>la popolazione destinataria (Fse), <strong>del</strong>la popolazione<br />
di riferimento e differenze assolute (valori percentuali)<br />
50%<br />
40%<br />
30%<br />
20%<br />
10%<br />
0%<br />
-10%<br />
-20%<br />
-30%<br />
nessun tit.<br />
elementare<br />
licenza<br />
media<br />
qualifica<br />
professionale<br />
Fonte: elaborazioni Isfol - Struttura di valutazione Fse su dati <strong>del</strong>le 8 Amministrazioni titolari di<br />
PO e Istat - microdati sulle Forze di <strong>lavoro</strong>.<br />
1.3. • ANALISI DELLA POPOLAZIONE FSE PER GLI ASSI<br />
DI INTERVENTO 1, 2 E 4<br />
1.3.1. I disoccupati di lunga durata<br />
diploma<br />
formati Fse popolazione Istat differenza assoluta<br />
laurea<br />
diploma univ.<br />
Rispetto al totale dei formati considerati, il 20,5% ha partecipato ad un’iniziativa<br />
a valere sull’asse 1, ossia indirizzata ai disoccupati di lunga durata. Per<br />
tale asse d’intervento non è stato possibile scendere a livello di misura nell’analisi<br />
dei dati e <strong>del</strong> resto, con una buona approssimazione, si può stimare 8<br />
che la quasi totalità dei partecipanti abbia frequentato un’iniziativa a valere<br />
sulla misura 1 (disoccupati di lunga durata privi di titolo di studio) o 2 (disoc-<br />
8 Cfr. Bulgarelli A. (a cura di), Valutazione finale <strong>del</strong>l’Obiettivo 3 in Italia, Franco Angeli, Milano<br />
1999, pagg. 114-123.<br />
29<br />
I RISULTATI
I RISULTATI<br />
30<br />
cupati di lunga durata con titolo di studio inadeguato).<br />
Per questo asse d’intervento, la maggioranza dei destinatari nelle otto Regioni<br />
considerate nell’anno 1996, risulta per il 59,6% dei casi di genere femminile,<br />
percentuale di poco superiore (+2,3%) alla media dei tre assi.<br />
L’accesso alle azioni a valere sull’asse rivolto ai disoccupati di lunga durata<br />
non appare precluso ai più giovani, per i quali si può verosimilmente ipotizzare<br />
che, al momento <strong>del</strong>l’iscrizione al corso, fossero “in cerca di prima occupazione”.<br />
Coerentemente con la vocazione “curativa” attribuita all’asse 1 nei documenti<br />
programmatori, si attendeva una forte concentrazione di utenti con un’età superiore<br />
ai 24 anni. Di fatto, il 28,6% dei formati attraverso l’asse considerato,<br />
al momento <strong>del</strong>la rilevazione (ad un anno dalla chiusura <strong>del</strong> corso) risultava<br />
avere un’età non superiore ai 24 anni, il 51,4% compresa tra i 25 e i 35 anni e<br />
il rimanente 20% superiore ai 35 anni. Il parziale sbilanciamento verso la<br />
classe d’età dei più giovani appare attenuato se si prende in considerazione<br />
il sottoinsieme <strong>del</strong>le donne formate attraverso l’asse 1 per le quali si registra<br />
una maggiore presenza (+3%) di “adulte” (oltre i 35 anni d’età).<br />
Grafico 1.3 – Asse disoccupati di lunga durata: composizione per classi d’età <strong>del</strong>la<br />
popolazione destinataria Fse (valori percentuali)<br />
da 35 a 44 anni<br />
20% fino a 24 anni<br />
28,6%<br />
da 25 a 34 anni<br />
51,4%<br />
Fonte: elaborazioni Isfol - Struttura di valutazione Fse su dati <strong>del</strong>le 8 Amministrazioni titolari di<br />
PO.<br />
La presenza dei giovani in condizione di disoccupazione da oltre 12 mesi è<br />
stata esplicitamente prevista in molti PO per il periodo 1994-1999, in relazione<br />
alla composizione per età <strong>del</strong>la disoccupazione di lunga durata (caratterizzata<br />
dalla presenza dei soggetti giovani) .<br />
Considerazioni analoghe possono essere avanzate se si analizza la distribu-
zione per titoli di studio. Il dato rilevato sui titoli di studio differisce sostanzialmente<br />
dai dati attesi in base alle strategie <strong>del</strong>la programmazione originaria (i<br />
PO) e <strong>del</strong>la “programmazione attuativa” 9 .<br />
Solo il 28,5% dei disoccupati di lunga durata formati possiede infatti un titolo<br />
di studio basso (fino all’obbligo scolastico) e tra questi, solamente lo 0,9% risulta<br />
privo di titolo di studio. Il 15% poi è in possesso di una qualifica professionale<br />
conseguita all’interno <strong>del</strong> sistema scolastico.<br />
Al contrario, la maggioranza dei formati nell’asse 1 ha un titolo di studio medio<br />
o alto. Il 40,7% risulta in possesso di un diploma di scuola media superiore<br />
(percentuale che cresce fino al 55% se si considerano i giovani con meno<br />
di 25 anni formati attraverso tale asse), mentre il 15,8% è in possesso <strong>del</strong> diploma<br />
di laurea o di laurea breve.<br />
Grafico 1.4 – Asse disoccupati di lunga durata.: titolo di studio <strong>del</strong>la popolazione<br />
destinataria Fse (valori percentuali)<br />
nessun<br />
titolo/elementare<br />
0,9%<br />
laurea/diploma<br />
universitario<br />
15,8%<br />
diploma 40,7%<br />
licenza media<br />
27%<br />
qualifica<br />
professionale<br />
15%<br />
Fonte: elaborazioni Isfol - Struttura di valutazione Fse su dati <strong>del</strong>le 8 Amministrazioni titolari di<br />
PO.<br />
L’asse 1 risulta quindi rivolto ad una popolazione solo in parte coerente con<br />
gli obiettivi e, soprattutto, non in condizioni di particolare svantaggio. Questo<br />
dato, unito alle complessive maggiori difficoltà di attuazione <strong>del</strong>l’asse, evidenzia<br />
il problema <strong>del</strong>l’assenza in Italia di una rete di servizi capaci di intercettare,<br />
informare e orientare le utenze più vulnerabili.<br />
9 Intesa come processo di programmazione <strong>del</strong>le risorse disponibili, che parte dalla definizione <strong>del</strong>le<br />
linee generali di indirizzo e attraverso le fasi di pubblicazione dei bandi e di selezione dei progetti,<br />
giunge alla approvazione <strong>del</strong> Piano annuale <strong>del</strong>le attività cofinanziate dal Fse.<br />
31<br />
I RISULTATI
I RISULTATI<br />
32<br />
In altri termini, il fenomeno più evidente nell’analizzare i dati sulla popolazione<br />
effettivamente raggiunta dalle proposte formative è l’esistenza di aree di sovrapposizione<br />
tra le attività a valere sugli assi 1 e 2. Tale fenomeno sembra<br />
dipendere in larga misura dalla mancata specializzazione <strong>del</strong>l’asse rivolto ai<br />
disoccupati di lunga durata.<br />
I limiti e gli aspetti problematici legati all’attuazione <strong>del</strong>l’asse 1, già analizzati<br />
in passato10 , alla luce <strong>del</strong>le informazioni sui partecipanti effettivi desumibili<br />
dalle analisi di placement, appaiono meglio analizzabili: non si tratta di assenza<br />
nei con<strong>test</strong>i di riferimento di utenza potenziale ma di difficoltà derivanti<br />
da un mancato riconoscimento <strong>del</strong>la specificità <strong>del</strong>l’asse 1. Tale specificità<br />
dovrebbe concretizzarsi:<br />
• nella programmazione “attuativa”, all’interno <strong>del</strong>la quale la capacità di dare<br />
specificità all’asse 1 dipende dall’esistenza (nella definizione degli avvisi e<br />
dei bandi) di indicazioni puntuali sulle caratteristiche <strong>del</strong>le proposte che<br />
l’Amministrazione intende finanziare in termini di fabbisogni formativi, durate<br />
degli interventi, alternanza formazione - <strong>lavoro</strong>, definizione di partenariati<br />
locali, sperimentazione di nuovi percorsi formativi (pathways to integration),<br />
ecc., elementi questi che vanno ad incidere significativamente sulla selezione<br />
e quindi sulla qualità <strong>del</strong>le proposte progettuali. Nel contempo, la<br />
programmazione e gestione da parte dei titolari di PO dovrebbe tenere<br />
conto <strong>del</strong>le peculiari difficoltà di realizzazione di interventi rivolti ai disoccupati<br />
di lunga durata con titoli bassi, in modo da contrastare il naturale orientamento<br />
<strong>del</strong>l’offerta formativa verso utenze “meno problematiche” e “meglio<br />
spendibili” sul mercato <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong>;<br />
• nella progettazione degli interventi, i quali dovrebbero caratterizzarsi in<br />
base alla specificità dei destinatari da coinvolgere, rispetto ad una maggiore<br />
complessità/problematicità (gestione <strong>del</strong>l’aula e flessibilità degli orari<br />
solo per fare degli esempi), alla necessità di prevedere metodologie e didattiche<br />
non tradizionali e architetture flessibili rispetto alle esigenze e alle<br />
caratteristiche <strong>del</strong>l’utenza. Ciò vale non solo relativamente alla fase di realizzazione<br />
degli interventi ma, a monte, nella predisposizione di strategie<br />
mirate e di strumenti efficaci di intercettazione dei potenziali destinatari, in<br />
grado di sviluppare appetibilità. Anche in questo caso non deve essere<br />
sottovalutato come la capacità o l’interesse <strong>del</strong> sistema <strong>del</strong>l’offerta formativa<br />
di promuovere interventi mirati dipende, in una logica di mercato, dai risultati<br />
che l’investimento determina in termini di immagine e affidabilità <strong>del</strong><br />
soggetto attuatore.<br />
10 Isfol - Struttura di valutazione Fse, Rapporto di medio termine <strong>del</strong> Quadro comunitario di sostegno<br />
<strong>del</strong>l’Obiettivo 3 in Italia, Franco Angeli, Milano 1997, pagg. 141 - 168.
1.3.2. I giovani in cerca di prima occupazione<br />
L’asse rivolto alla qualificazione dei giovani in cerca di prima occupazione<br />
rappresenta un contenitore all’interno <strong>del</strong> quale sono ammessi al finanziamento<br />
interventi rivolti a tipologie d’utenza molto diversificate. Le singole misure<br />
d’intervento, ed in modo particolare le misure 1, 3 e 4 <strong>del</strong>l’obiettivo 3 di<br />
Fse 1994-99, individuano come utenti rispettivamente i giovani:<br />
• in uscita dalla scuola <strong>del</strong>l’obbligo e drop out <strong>del</strong>le prime classi <strong>del</strong>la scuola<br />
secondaria superiore (misura 1);<br />
• in possesso di una qualifica professionale o di diploma di scuola secondaria<br />
superiore (misura 3);<br />
• già in possesso, o in fase di ottenimento, di un diploma universitario di laurea<br />
(misura 4).<br />
Le indagini sugli esiti occupazionali, tranne in alcuni casi, non hanno ancora<br />
rilevato caratteristiche ed esiti <strong>del</strong>la popolazione presente nelle misure relative<br />
all’apprendistato e ai contratti di formazione e <strong>lavoro</strong> (misura 2) e al rafforzamento<br />
<strong>del</strong>la componente formativa nell’ambito degli istituti professionali e tecnici<br />
di stato (misura 5).<br />
Le diverse utenze coinvolte nelle tre misure considerate, che rispetto al totale<br />
dei formati raggiunti dalle rilevazioni rappresentano complessivamente il<br />
71,4%, hanno dunque determinato il ricorso ad analisi distinte a livello di singola<br />
misura.<br />
La misura 1 (giovani in uscita dalla scuola <strong>del</strong>l’obbligo e drop out <strong>del</strong>le prime<br />
classi <strong>del</strong>le scuole secondarie superiori), specificamente rivolta a obiettivi<br />
di equità sociale, ha interessato il 15,6% <strong>del</strong> campione dei formati qui considerato.<br />
In essa, contrariamente a tutti gli altri assi e misure considerate, appare<br />
decisamente maggiore (pari al 69%) la presenza di destinatari di genere<br />
maschile.<br />
In termini di classi d’età e di titoli di studio, la misura d’intervento considerata<br />
non risulta significativamente “inquinata” da un’utenza con caratteristiche diverse<br />
da quelle definite in fase di programmazione, fatta eccezione per una<br />
quota (pari all’8,8%) di persone, ed in special modo donne, che è risultata<br />
avere un’età superiore ai 24 anni. Ipotizziamo che tale presenza sia causata<br />
dalle opportunità di qualificazione riconosciuta offerte dal sistema di formazione<br />
di base: è infatti interesse anche <strong>del</strong>la popolazione adulta ottenere un titolo<br />
riconosciuto, nonostante ciò comporti, in assenza di un sistema di bilancio<br />
e certificazione <strong>del</strong>le competenze e dei relativi crediti (oggi in fase di costruzione),<br />
la frequenza ad interventi formativi lunghi e distribuiti su orari di<br />
33<br />
I RISULTATI
I RISULTATI<br />
34<br />
tipo scolastico.<br />
Tale quota di adulti, disoccupati di lunga durata e privi <strong>del</strong>la qualificazione di<br />
base, destinatari di attività formative di primo livello rivolta a giovani in uscita<br />
dall’obbligo scolastico, tende a confermare quanto già evidenziato circa la parziale<br />
sovrapposizione tra il primo e il secondo asse d’intervento <strong>del</strong>l’Obiettivo 3.<br />
Per quanto riguarda la misura 3 (giovani qualificati e diplomati), rispetto al<br />
totale dei formati qui considerati, il 50% ha partecipato a interventi di specializzazione<br />
post qualifica e post diploma. È questo il gruppo target più consistente<br />
e che più evidenzia sia le scelte strategiche <strong>del</strong> Qcs 1994-99 che l’effettiva<br />
attuazione di interventi che coinvolgono di fatto una popolazione relativamente<br />
forte. Gli interventi formativi comunemente definiti di secondo livello<br />
hanno interessato in maggioranza (57,2%) donne. In termini di classi d’età, il<br />
73,7% è risultato avere, al momento <strong>del</strong>l’intervista, un’età inferiore ai 25 anni,<br />
il 23,8% compresa tra i 25 e i 34 anni, il 2,6% superiore ai 34 anni.<br />
Nella misura 3, rispetto ai titoli di studio, la maggioranza dei formati, pari al<br />
70,5%, risulta in possesso di un diploma di scuola media superiore. Il rimanente<br />
29,5% ha dichiarato di possedere una qualifica professionale acquisita<br />
all’interno <strong>del</strong> sistema scolastico.<br />
La misura 4 (giovani laureati e laureandi) ha interessato il 5,8% dei formati<br />
coinvolti in questa rilevazione. Anche le iniziative formative comunemente denominate<br />
di alta formazione hanno attratto maggiormente l’utenza femminile<br />
con una differenza in positivo, rispetto alla “femminilizzazione” <strong>del</strong>la media<br />
totale dei tre assi, di 6,5 punti percentuali.<br />
Coerentemente con la tipologia d’utenza definita al livello di programmazione,<br />
la distribuzione per classi d’età denota una forte concentrazione di formati<br />
con età compresa tra i 25 e 34 anni (92,3%).<br />
In termini di titoli di studio, la totalità dei partecipanti alle iniziative è risultata<br />
in possesso, al momento <strong>del</strong>l’intervista, <strong>del</strong> titolo di studio universitario, mentre<br />
non è stato possibile individuare, per tutte le rilevazioni oggetto d’analisi,<br />
l’esatta quota di formati in possesso di diploma universitario o di laurea<br />
breve 11 .<br />
1.3.3. Le pari opportunità<br />
Nell’ambito degli interventi previsti con l’asse dedicato allo sviluppo <strong>del</strong>le pari<br />
11 L’informazione, presente solamente in alcune rilevazioni, benché parziale, indica una presenza<br />
assai ridotta di destinatari degli interventi formativi in possesso di diploma universitario (o di<br />
laurea breve) inferiore al 3% <strong>del</strong> totale dei formati attraverso la misura 4 <strong>del</strong>l’asse 2.
opportunità, ha partecipato l’8,1% dei soggetti intervistati. La distribuzione<br />
per classi d’età <strong>del</strong>le destinatarie appare piuttosto omogenea: fino a 24 anni<br />
con il 39,2%; tra i 25 e i 34 anni con il 40,1%; mentre il rimanente 20,6% ha<br />
un’età superiore ai 34 anni.<br />
Per tale asse d’intervento (sul quale si tornerà in maniera più approfondita nel<br />
capitolo 3), si constata dunque una fruizione formativa distribuita lungo tutto<br />
l’arco <strong>del</strong>la vita attiva. Il livello d’istruzione <strong>del</strong>le formate attraverso l’asse 4 è<br />
decisamente medio alto, con una forte presenza di qualificate e diplomate<br />
(complessivamente pari al 69,7%) e, rispetto alla media totale, una discreta<br />
presenza di laureate (16,3%). Di fatto, l’asse considerato contribuisce a caratterizzare<br />
la formazione realizzata negli otto con<strong>test</strong>i esaminati come essenzialmente<br />
rivolta ai diplomati.<br />
Anche per tale asse d’intervento le attività rivolte alle fasce più deboli, ossia<br />
all’utenza in possesso di titoli di studio bassi (il 14% <strong>del</strong> totale <strong>del</strong>le destinatarie<br />
di interventi a valere sull’asse 4) appaiono decisamente inferiori ai fabbisogni<br />
formativi 12 .<br />
Grafico 1.5 – Asse pari opportunità: titolo di studio <strong>del</strong>la popolazione destinataria<br />
Fse (valori percentuali)<br />
laurea/diploma<br />
universitario<br />
16%<br />
diploma 66%<br />
nessun<br />
titolo/elementare<br />
1,4%<br />
licenza media<br />
12,6%<br />
qualifica<br />
professionale<br />
4%<br />
Fonte: elaborazioni Isfol - Struttura di valutazione Fse su dati <strong>del</strong>le 8 Amministrazioni titolari di<br />
PO.<br />
12 Il dato sulle forze di <strong>lavoro</strong> relativo agli otto con<strong>test</strong>i considerati indica una componente <strong>del</strong><br />
44,7% di donne senza titolo di studio o con l’obbligo scolastico. Istat, Forze di <strong>lavoro</strong> - Media<br />
1997.<br />
35<br />
I RISULTATI
2. LA VALUTAZIONE<br />
DELL’IMPATTO<br />
DIRETTO<br />
SUI DESTINATARI<br />
DEGLI INTERVENTI<br />
FORMATIVI
2.1. • EFFETTI OCCUPAZIONALI<br />
DELLA FORMAZIONE REALIZZATA<br />
IN OTTO REGIONI DEL CENTRO NORD<br />
A parità di caratteristiche strutturali per i due gruppi analizzati (gruppo Fse<br />
e gruppo di confronto Istat) 1 l’evento formativo appare inequivocabilmente<br />
come l’esperienza attraverso la quale si concretizzano le opportunità<br />
d’inserimento lavorativo: ad un anno di distanza dalla chiusura <strong>del</strong>l’azione<br />
formativa risultano occupati il 51,2% dei formati contro il 28,2% <strong>del</strong> gruppo<br />
di confronto Istat. È evidente che la possibilità di ricorrere alle sole caratteristiche<br />
di genere, età, titolo di studio e residenza non ha consentito di considerare<br />
l’influenza di altre variabili relative, ad esempio, alla sfera <strong>del</strong>le motivazioni<br />
e <strong>del</strong>le origini <strong>sociali</strong> degli intervistati.<br />
La differenza assoluta tra i tassi di occupazione nei due gruppi è <strong>del</strong> 23% a<br />
favore dei formati. La misurazione <strong>del</strong> valore che la formazione professionale<br />
aggiunge alle chances di inserimento lavorativo può essere meglio analizzata<br />
se si prende in considerazione la differenza relativa2 . Tale differenza, nel<br />
nostro caso pari a 44 punti, ha il vantaggio di isolare l’effetto <strong>del</strong>la formazione<br />
rispetto alle caratteristiche osservate: per ogni 100 occupati non formati, si<br />
hanno 44 occupati in più tra coloro che hanno beneficiato di un intervento<br />
formativo. Ciò tende a dimostrare l’esistenza, da parte <strong>del</strong> sistema <strong>del</strong>le imprese<br />
<strong>del</strong> Centro Nord Italia, di un apprezzamento <strong>del</strong> valore aggiunto di capitale<br />
umano creato dal sistema formativo.<br />
All’interno dei due aggregati la distribuzione <strong>del</strong>le diverse condizioni di non<br />
occupazione assume valori relativamente diversi. Mentre, infatti, le persone in<br />
cerca di prima occupazione, in considerazione <strong>del</strong>le classi d’età investigate,<br />
rappresentano sempre la maggioranza dei non occupati (il 23,3% dei formati<br />
e il 38,8% dei non formati), le condizioni di disoccupazione in senso stretto<br />
(in cerca di nuova occupazione) e di inattività (studenti e altri inattivi) sono,<br />
nei due gruppi, rappresentati diversamente. Nel gruppo Fse, infatti, la quota<br />
dei disoccupati e degli studenti è quasi equivalente (con l’11,7% e il 10,8%)<br />
mentre gli altri inattivi rappresentano appena il 3,1%. Al contrario, nel gruppo<br />
di confronto Istat i disoccupati sono il 21,9% <strong>del</strong> totale, seguiti dagli altri<br />
inattivi (8,4%) e da un residuale 2,7% di studenti (tab. 2.1).<br />
1 Si ricorda che i due aggregati sono omogenei per classi d’età, genere, titolo di studio e area geografica.<br />
Sulla mo<strong>del</strong>lizzazione <strong>del</strong> processo di identificazione <strong>del</strong> gruppo di confronto Istat si veda<br />
il capitolo 4 <strong>del</strong> presente volume.<br />
2 La differenza relativa o variazione relativa (D) si ottiene ragguagliando la differenza assoluta<br />
(a - b) al sottraendo (b) o al minuendo (a): D’ = (a - b) . 100 ; D’’ = (a - b) . 100.<br />
b a<br />
39<br />
I RISULTATI
I RISULTATI<br />
40<br />
Tali differenze appaiono interpretabili come ulteriori effetti <strong>del</strong>la formazione rispetto<br />
all’esistenza o meno di un inserimento lavorativo, tra cui:<br />
• il rientro nei canali <strong>del</strong>l’istruzione, con il recupero dei percorsi di apprendimento<br />
e di qualificazione di tipo scolastico e universitario precedentemente<br />
abbandonati. Riferendo l’analisi a con<strong>test</strong>i per i quali si registrano tassi di<br />
occupazione vicini (e in alcuni casi superiori) al 90%, il dato sui rientri nei<br />
circuiti <strong>del</strong>l’istruzione può essere letto, a differenza di con<strong>test</strong>i caratterizzati<br />
da mercati <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong> meno dinamici, come un impatto sostanzialmente positivo;<br />
• una maggiore partecipazione alla vita attiva. Il minor tasso di inattività dei<br />
formati rispetto ai non formati mostra come la formazione incoraggi gli individui<br />
a presentarsi sul mercato <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong>.<br />
Tab. 2.1 – Confronto tra la condizione professionale dei formati e dei non formati<br />
Fonte <strong>del</strong> dato<br />
Condizione professionale Fse Istat<br />
Gruppo di<br />
confronto<br />
occupato V.A. 27.605 102.976<br />
V.C.% 51,2 28,2<br />
in cerca di prima V.A. 12.574 141.722<br />
occupazione V.C.% 23,3 38,8<br />
disoccupato V.A. 6.301 79.738<br />
V.C.% 11,7 21,9<br />
studente V.A. 5.814 9.778<br />
V.C.% 10,8 2,7<br />
altro inattivo V.A. 1.646 30.676<br />
V.C.% 3,1 8,4<br />
Totale V.A. 53.940 364.890<br />
V.C.% 100,0 100,0<br />
Fonte: elaborazioni Isfol - Struttura di valutazione Fse su dati <strong>del</strong>le 8 Amministrazioni titolari di<br />
PO e Istat - microdati sulle Forze di <strong>lavoro</strong>.<br />
Analizzando le relazioni che intercorrono tra la condizione occupazionale e la<br />
variabile di genere all’interno dei due gruppi si evidenzia, in termini generali,<br />
un più facile inserimento lavorativo per gli uomini. In ambedue i casi appartenere<br />
al genere maschile favorisce l’inserimento lavorativo: analizzando l’aggregato<br />
uomini, risulta per i formati un tasso di occupazione <strong>del</strong> 54,6% (superiore<br />
<strong>del</strong> 3,4% rispetto alla media <strong>del</strong> 51,2%) e per i non formati <strong>del</strong> 32,5%<br />
(<strong>del</strong> 4,3% superiore alla media <strong>del</strong> 28,2%).
Relativamente all’età o al titolo di studio posseduto:<br />
• per i formati i risultati migliori riguardano gli individui in possesso di titoli di<br />
studio alti (livello universitario) e bassi (fino alla scuola <strong>del</strong>l’obbligo). I tassi<br />
di occupazione più alti riguardano infatti i formati con un livello d’istruzione<br />
di tipo universitario (67,4%) e quelli con titolo di studio basso (60,8%). Tali<br />
percentuali tendono ad aumentare ulteriormente se messe in relazione, nel<br />
primo caso, con la classe d’età intermedia (71% di occupati uomini e<br />
66,5% di occupate donne con titolo alto e con età compresa tra i 25 e i 34<br />
anni), mentre nel secondo caso con la classe d’età dei più giovani (66,2%).<br />
Al contrario gli individui destinatari in possesso di qualifica o di diploma trovano<br />
maggiori difficoltà d’inserimento lavorativo. Lo dimostrano i tassi di<br />
occupazione registrati sia per gli uomini (i più giovani con il 42,6%) ma soprattutto<br />
per le donne, la cui percentuale di occupate, con un livello d’istruzione<br />
medio, in nessun caso raggiunge il 45%;<br />
Grafico 2.1 – Tassi di occupazione dei formati per profili (genere, età e livello d’istruzione)<br />
80%<br />
70%<br />
60%<br />
50%<br />
40%<br />
30%<br />
20%<br />
media donne 48,6%<br />
titolo<br />
basso<br />
fino a 24<br />
anni<br />
titolo<br />
basso<br />
da 25 a<br />
34 anni<br />
donne uomini<br />
titolo<br />
basso<br />
da 35 e<br />
oltre<br />
media uomini 54,6%<br />
titolo<br />
medio<br />
fino a 24<br />
anni<br />
titolo<br />
medio<br />
da 25 a<br />
34 anni<br />
titolo<br />
medio<br />
da 35 e<br />
oltre<br />
titolo alto<br />
da 25 a<br />
34 anni<br />
titolo alto<br />
da 35 e<br />
oltre<br />
Fonte: eaborazioni Isfol - Struttura di valutazione Fse su dati <strong>del</strong>le 8 Amministrazioni titolari di<br />
PO e Istat - microdati sulle Forze di <strong>lavoro</strong>.<br />
41<br />
I RISULTATI
I RISULTATI<br />
42<br />
• per i non formati le chances di occupazione crescono col crescere sia <strong>del</strong>l’età<br />
che <strong>del</strong> livello d’istruzione. Al di là <strong>del</strong>la conferma, in termini generali,<br />
<strong>del</strong>la maggiore competitività di chi possiede un titolo di studio alto, per il<br />
gruppo di non destinatari la distanza tra uomini e donne appare decisamente<br />
più evidente rispetto ai formati.<br />
Per esempio, prendendo l’aggregato dei laureati con un’età compresa tra i<br />
25 e i 34 anni, il tasso di occupazione registrato per i due generi, mostra<br />
uno scarto (assoluto) di quasi il 15% a sfavore <strong>del</strong>le donne. Tassi di occupazione<br />
molto bassi si registrano poi per chi è in possesso <strong>del</strong> solo obbligo<br />
scolastico. Addirittura inferiori al 20% i tassi di occupazione <strong>del</strong>le donne più<br />
giovani con la licenza media.<br />
Per l’aggregato dei non destinatari con livelli d’istruzione bassi,<br />
si può ipotizzare (ma non verificare) l’esistenza di un “effetto di<br />
spiazzamento” generato dalla realizzazione degli interventi. In altri<br />
termini il vantaggio competitivo di chi, in possesso <strong>del</strong>la sola licenza media,<br />
usufruisce di un’azione formativa (di primo livello) probabilmente indebolisce<br />
la capacità d’inserimento di chi, a parità di condizioni, non beneficia<br />
degli interventi.<br />
Tali dati costituiscono un supporto conoscitivo rilevante alle attuali <strong>politiche</strong><br />
dirette alla diffusione <strong>del</strong>la formazione per tutta la popolazione fino al diciottesimo<br />
anno di età.<br />
Tornando agli occupati, l’inserimento lavorativo di chi ha effettuato il corso di<br />
formazione, nella maggioranza dei casi (41,3%), avviene entro i primi sei<br />
mesi dalla conclusione <strong>del</strong> corso. Tra il sesto e il dodicesimo mese la percentuale<br />
di chi trova <strong>lavoro</strong> quasi si dimezza (25,9%), per poi crescere nel periodo<br />
più distante dalla conclusione <strong>del</strong> corso (il 32,8% oltre i 12 mesi) 3 .<br />
Per l’aggregato dei non formati l’inserimento lavorativo “rapido” – entro i 6<br />
mesi – riguarda una più alta percentuale di occupati (56,9%), mentre, successivamente<br />
al compimento <strong>del</strong> sesto mese, scende con il passare dei<br />
mesi in modo piuttosto lineare (dal 27,5% di inserimenti lavorativi avvenuti tra<br />
i 6 e i 12 mesi al 15,6% per quelli oltre i 12 mesi).<br />
Il fatto che l’inserimento lavorativo per i formati avvenga soprattutto in tempi<br />
ravvicinati o distanti dalla chiusura <strong>del</strong>le attività, sottolineerebbe la relazione<br />
esistente tra chance di collocazione e gravitazione intorno al “circuito” forma-<br />
3 La modalità di risposta oltre i 12 mesi si giustifica con il fatto che le rilevazioni di placement condotte<br />
dalle Amministrazioni potevano avere un arco di oscillazione temporale di ± 2 mesi rispetto<br />
all’anno di distanza dalla chiusura <strong>del</strong> corso di formazione. Per l’Istat invece si tratta <strong>del</strong>la regolarizzazione<br />
(nell’arco dei dodici mesi di riferimento) di un <strong>lavoro</strong> avviato precedentemente ma senza<br />
alcun tipo di contratto. Cfr. capitolo 4 <strong>del</strong> presente volume.
tivo, all’interno <strong>del</strong> quale, come vedremo, gli organismi di formazione tendono<br />
a svolgere il ruolo di strumento di collegamento tra domanda e offerta di<br />
<strong>lavoro</strong>. In altri termini, il corso di formazione per molti destinatari rappresenta<br />
un’opportunità per entrare nel “circolo virtuoso” dove, tra momenti formativi,<br />
stage e tirocini, si riesce a contattare il mondo <strong>del</strong>le imprese.<br />
L’inserimento lavorativo, come dimostrano recenti studi 4 , non necessariamente<br />
è lo sbocco <strong>del</strong>la ricerca di un impiego. In Italia il flusso <strong>del</strong>le nuove<br />
entrate nell’occupazione (circa 1,6 milioni tra il 1997 e il 1998) è alimentato<br />
solo per il 40% da persone in cerca di occupazione mentre, per il 60%, gli ingressi<br />
hanno origine dagli inattivi, ovvero da quell’aggregato di soggetti che,<br />
pur non appartenendo alle forze di <strong>lavoro</strong>, si rendono di fatto disponibili nel<br />
momento in cui si presenti l’opportunità d’impiego.<br />
Grafico 2.2 – Esito occupazionale <strong>del</strong> gruppo formati e dei non formati (valori percentuali)<br />
60%<br />
50%<br />
40%<br />
30%<br />
20%<br />
10%<br />
0%<br />
-10%<br />
-20%<br />
di cui il 61% svolgono un <strong>lavoro</strong><br />
coerente con i contenuti formativi<br />
occupato in cerca<br />
di prima<br />
occupazione<br />
disoccupato studente altro inattivo<br />
formati Fse popolazione Istat differenza assoluta<br />
Fonte: elaborazioni Isfol - Struttura di valutazione Fse su dati <strong>del</strong>le 8 Amministrazioni titolari di<br />
PO e Istat - microdati sulle Forze di <strong>lavoro</strong>.<br />
4 Giovine M. (a cura di), Il <strong>lavoro</strong> in Italia: profili, percorsi e <strong>politiche</strong>, Franco Angeli, Milano, 1998;<br />
Camillo F. e Trevisano C., La valutazione degli esiti occupazionali <strong>del</strong>la formazione professionale<br />
mediante mo<strong>del</strong>li di durata: il caso <strong>del</strong>l’Emilia Romagna, paper presentato al congresso Aiel, Trieste,<br />
ottobre 1998.<br />
43<br />
I RISULTATI
I RISULTATI<br />
44<br />
Il 54% dei formati attraverso le iniziative a valere sull’asse 1 (formazione rivolta<br />
ai disoccupati di lunga durata), ad un anno di distanza dalla chiusura <strong>del</strong><br />
corso risulta occupato. La mancanza di una specializzazione <strong>del</strong>l’asse 1,<br />
nei termini di uniformità <strong>del</strong>la tipologia d’utenza e <strong>del</strong>la conseguente specificità<br />
degli interventi, non ci consente di dedurre da tale dato una considerazione<br />
significativa in ordine all’efficacia <strong>del</strong>l’asse.<br />
Come sottolineato nel primo capitolo, l’asse 1 registra infatti una presenza di<br />
utenti:<br />
• giovani (quasi il 30 % con un’età inferiore ai 25 anni);<br />
• in possesso di titoli di studio medio alti (41% in possesso di diploma di<br />
scuola media superiore e 15,8% con laurea);<br />
• la cui condizione occupazionale, al momento <strong>del</strong>la rilevazione, è risultata<br />
essere di persone in cerca di prima occupazione (circa il 10%) oppure che<br />
hanno intrapreso un nuovo ciclo di studi (con una percentuale <strong>del</strong> 6,1%).<br />
Il 60% dei formati attraverso le iniziative a valere sull’asse 2 (formazione rivolta<br />
ai giovani in cerca di prima occupazione), ad un anno di distanza dalla<br />
chiusura <strong>del</strong> corso, risulta occupato.<br />
Al contrario, le misure interne all’asse 2 risultano fortemente specializzate,<br />
così come previsto in fase di programmazione, in base ai livelli d’istruzione<br />
<strong>del</strong>l’utenza di riferimento. In tal senso appare significativo, anche se parzialmente<br />
ridondante con quanto già emerso dalle relazioni tra condizione professionale<br />
rilevata e titoli di studio posseduti, analizzare le differenze che, in<br />
termini di esito occupazionale, si evincono all’interno di tali aree (appunto le<br />
misure) di specializzazione.<br />
La misura dedicata alla formazione di laureati o laureandi (misura 4 <strong>del</strong>l’asse<br />
2) evidenzia un ottimo risultato, con un tasso di occupazione ad un anno di<br />
distanza dal trattamento formativo <strong>del</strong> 69,2% (pari al 18% in più rispetto alla<br />
media totale di occupati <strong>del</strong> 51,2%). Naturalmente, non va dimenticato come<br />
il possesso di un titolo di studio molto alto determini, con o senza l’apporto di<br />
un intervento formativo ulteriore, un inserimento lavorativo generalmente più<br />
agevole 5 .<br />
5 Oltre che nella presente analisi, tale dato trova conferma anche in altre indagini specificamente rivolte<br />
al placement dei laureati. Ad esempio, in una recente rilevazione curata dall’Osservatorio<br />
statistico <strong>del</strong>l’Università di Bologna che ha coinvolto circa 7.000 laureati in tutta Italia nel 1997,<br />
risulta che il tasso di occupazione, ad un anno di distanza dall’acquisizione <strong>del</strong> titolo, è pari al<br />
74% che si riduce al 52,6% se non si conteggiano quanti risultano impegnati in attività lavorative<br />
non retribuite, obbligatorie per l’accesso alla professione. Cfr. Osservatorio statistico <strong>del</strong>l’Università<br />
di Bologna - Almalaurea, Indagine sui laureati italiani: primi risultati, mimeo 1998. Si veda<br />
anche: Istat, Inserimento professionale dei laureati, Roma 1995.
Più inattesi appaiono invece i dati sui formati attraverso la misura 1 (formazione<br />
rivolta ai giovani in possesso <strong>del</strong> solo obbligo scolastico) e la misura 3<br />
(formazione a giovani qualificati e diplomati) <strong>del</strong>l’asse 2. Mentre, infatti, per la<br />
prima misura si registra il 61% di occupati, per la misura 3 l’occupazione risulta<br />
di circa il 4% inferiore alla media totale <strong>del</strong>l’asse. Trova qui conferma la<br />
tendenza prima analizzata, che indica come più difficoltoso l’inserimento lavorativo<br />
di chi, nel gruppo dei destinatari degli interventi formativi, è in possesso<br />
di un titolo di studio medio (qualifica Ips o diploma di scuola media superiore).<br />
2.2. • IMPATTO DELLA FORMAZIONE<br />
PROFESSIONALE IN BASE AI RISULTATI<br />
DELLA REGRESSIONE LOGISTICA<br />
I dati presi in considerazione fino adesso rappresentano ciò che è stato osservato<br />
in riferimento alle relazioni esistenti tra la variabile dipendente denominata<br />
“condizione occupazionale” (occupato e non occupato), le variabili<br />
indipendenti di struttura (genere, età ed titolo di studio) e la variabile, anch’essa<br />
indipendente, che definiamo di trattamento, che identifica l’aver o<br />
meno usufruito di un intervento formativo (formati per il gruppo Fse e non<br />
formati per il gruppo di confronto Istat).<br />
Si tratta di dati che descrivono un fenomeno (nel nostro caso quello <strong>del</strong>l’occupazione)<br />
così come si presentava su due diverse popolazioni al momento<br />
<strong>del</strong>le interviste. Per comprendere, in un’ottica probabilistica, le relazioni che<br />
intercorrono tra variabile dipendente e quelle indipendenti, si ricorre alla regressione<br />
logistica 6 .<br />
In altri termini, la regressione logistica stima la variazione di un determinato<br />
fenomeno o la probabilità che un fenomeno avvenga (trovare occupazione)<br />
al variare, o in funzione, di una o più condizioni (profili basati sulle caratteristiche<br />
che possono esprimere le variabili di struttura e sul fatto di essere stato o<br />
meno destinatario <strong>del</strong>la formazione).<br />
I risultati nella regressione logistica confermano che la probabilità di inserirsi<br />
nel mercato <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong> certamente dipende da tutte e quattro le variabili indipendenti<br />
prese in considerazione; in particolare le singole modalità legate<br />
6 Cfr. Appendice 1 al presente volume.<br />
45<br />
I RISULTATI
I RISULTATI<br />
46<br />
alle variabili indipendenti risultano significativamente correlate alla variabile<br />
condizione occupazionale7 .<br />
Tuttavia ciò che influenza maggiormente la possibilità di trovare un’occupazione<br />
è rappresentata proprio dall’aver o meno partecipato ad un corso di<br />
formazione e, in misura minore, dall’appartenere al genere maschile, dal più<br />
elevato livello d’istruzione, dall’avere un’età più avanzata.<br />
La misurazione <strong>del</strong>l’influenza <strong>del</strong>le variabili indipendenti sulla variabile dipendente<br />
è data dal coefficiente di regressione stimato (β) che per la variabile<br />
trattamento (formato o non formato) assume il valore più alto, pari a +0,57<br />
per i formati e -0,57 per i non formati.<br />
Per le altre variabili il coefficiente β registra i seguenti valori:<br />
genere uomo = +0,21 donna = -0,21<br />
classe<br />
d’età fino a 24 anni = -0,14 da 25 a 34 anni = -0,12 35 anni e oltre = +0,15<br />
titolo<br />
di studio basso = -0,15 medio = +0,11 alto = +0,13.<br />
Al fine di fornire una lettura più immediata dei risultati (riquadro 2.1), sono<br />
state riportate su grafico (graf. 2.3) le probabilità di trovare <strong>lavoro</strong> per singoli<br />
profili, identificati in base alle diverse combinazioni tra le modalità interne alle<br />
singole variabili indipendenti considerate.<br />
Anche dal punto di vista grafico appare evidente come la probabilità di trovare<br />
<strong>lavoro</strong> (espressa, per facilitare la lettura, in forma percentuale) risulta più<br />
sensibile proprio in relazione alla frequenza di un corso di formazione professionale.<br />
I profili che possiedono questa caratteristica si posizionano infatti al<br />
di sopra <strong>del</strong>la soglia <strong>del</strong> 50% di probabilità.<br />
7 Per tutte le modalità di risposta alle variabili considerate, infatti, l’indice di significatività risulta<br />
inferiore allo 0,05 valore di soglia oltre il quale la variabilità <strong>del</strong> dato determina la sua non significatività.
Riquadro 2.1 – Probabilità di trovare <strong>lavoro</strong> per profili (genere, età, titolo di studio e<br />
trattamento)<br />
Profilo 36<br />
Profilo 35<br />
Profilo 34<br />
Profilo 33<br />
Profilo 32<br />
Profilo 31<br />
Profilo 30<br />
Profilo 29<br />
Profilo 28<br />
Profilo 27<br />
Profilo 26<br />
Profilo 25<br />
Profilo 24<br />
Profilo 23<br />
Profilo 22<br />
Profilo 21<br />
Profilo 20<br />
Profilo 19<br />
Profilo 18<br />
Profilo 17<br />
Profilo 16<br />
Profilo 15<br />
Profilo 14<br />
Profilo 13<br />
Profilo 12<br />
Profilo 11<br />
Profilo 10<br />
Profilo 9<br />
Profilo 8<br />
Profilo 7<br />
Profilo 6<br />
Profilo 5<br />
Profilo 4<br />
Profilo 3<br />
Profilo 2<br />
Profilo 1<br />
genere classe di età<br />
donna<br />
donna<br />
donna<br />
donna<br />
donna<br />
donna<br />
donna<br />
uomo<br />
donna<br />
uomo<br />
uomo<br />
donna<br />
uomo<br />
uomo<br />
uomo<br />
uomo<br />
uomo<br />
uomo<br />
donna<br />
donna<br />
donna<br />
donna<br />
donna<br />
donna<br />
donna<br />
uomo<br />
donna<br />
uomo<br />
uomo<br />
donna<br />
uomo<br />
uomo<br />
uomo<br />
uomo<br />
uomo<br />
uomo<br />
fino a 24 anni<br />
da 25 a 34 anni<br />
fino a 24 anni<br />
fino a 24 anni<br />
da 25 a 34 anni<br />
35 anni e oltre<br />
da 25 a 34 anni<br />
fino a 24 anni<br />
35 anni e oltre<br />
da 25 a 34 anni<br />
fino a 24 anni<br />
35 anni e oltre<br />
fino a 24 anni<br />
da 25 a 34 anni<br />
35 anni e oltre<br />
da 25 a 34 anni<br />
35 anni e oltre<br />
35 anni e oltre<br />
fino a 24 anni<br />
da 25 a 34 anni<br />
fino a 24 anni<br />
fino a 24 anni<br />
fino a 24 anni<br />
35 anni e oltre<br />
da 25 a 34 anni<br />
fino a 24 anni<br />
35 anni e oltre<br />
da 25 a 34 anni<br />
fino a 24 anni<br />
35 anni e oltre<br />
fino a 24 anni<br />
da 25 a 34 anni<br />
35 anni e oltre<br />
da 25 a 34 anni<br />
35 anni e oltre<br />
35 anni e oltre<br />
titolo<br />
di studio<br />
Basso<br />
Basso<br />
Medio<br />
Alto<br />
Medio<br />
Basso<br />
Alto<br />
Basso<br />
Medio<br />
Basso<br />
Medio<br />
Alto<br />
Alto<br />
Medio<br />
Basso<br />
Alto<br />
Medio<br />
Alto<br />
Basso<br />
Basso<br />
Medio<br />
Alto<br />
Medio<br />
Basso<br />
Alto<br />
Basso<br />
Medio<br />
Basso<br />
Medio<br />
Alto<br />
Alto<br />
Medio<br />
Basso<br />
Alto<br />
Medio<br />
Alto<br />
trattamento probabilità<br />
non formato<br />
non formato<br />
non formato<br />
non formato<br />
non formato<br />
non formato<br />
non formato<br />
non formato<br />
non formato<br />
non formato<br />
non formato<br />
non formato<br />
non formato<br />
non formato<br />
non formato<br />
non formato<br />
non formato<br />
non formato<br />
formato<br />
formato<br />
formato<br />
formato<br />
formato<br />
formato<br />
formato<br />
formato<br />
formato<br />
formato<br />
formato<br />
formato<br />
formato<br />
formato<br />
formato<br />
formato<br />
formato<br />
formato<br />
24,05<br />
26,50<br />
27,15<br />
29,76<br />
29,79<br />
29,88<br />
32,55<br />
32,61<br />
33,40<br />
35,51<br />
36,28<br />
36,32<br />
39,30<br />
39,32<br />
39,44<br />
42,42<br />
43,10<br />
46,56<br />
49,88<br />
53,11<br />
53,94<br />
57,11<br />
57,13<br />
57,25<br />
60,24<br />
60,32<br />
61,18<br />
63,37<br />
64,15<br />
64,18<br />
67,04<br />
67,06<br />
67,17<br />
69,83<br />
70,41<br />
73,24<br />
Fonte: elaborazioni Isfol - Struttura di valutazione Fse su dati <strong>del</strong>le 8 Amministrazioni titolari di<br />
PO e Istat - microdati sulle Forze di <strong>lavoro</strong>.<br />
47<br />
I RISULTATI
I RISULTATI<br />
48<br />
Grafico 2.3 – Andamento <strong>del</strong>la probabilità di trovare <strong>lavoro</strong> per profili (genere, età,<br />
titolo di studio e trattamento)<br />
80%<br />
70%<br />
60%<br />
50%<br />
40%<br />
30%<br />
20%<br />
10%<br />
profilo 36<br />
profilo 34<br />
profilo 32<br />
profilo 30<br />
profilo 28<br />
profilo 26<br />
profilo 24<br />
profilo 22<br />
profilo 20<br />
area di posizionamento dei profili<br />
caratterizzati per aver beneficiato<br />
<strong>del</strong>l’intervento formativo<br />
Fonte: elaborazioni Isfol - Struttura di valutazione Fse su dati <strong>del</strong>le 8 Amministrazioni titolari di<br />
PO e Istat - microdati sulle Forze di <strong>lavoro</strong>.<br />
La formazione professionale mostra quindi un impatto positivo sull’inserimento<br />
lavorativo al netto <strong>del</strong>l’influenza che su di esso possono avere le caratteristiche<br />
anagrafiche e il titolo di studio dei soggetti (sul grafico l’area tratteggiata).<br />
Oltre a ciò è interessante rilevare come le maggiori probabilità di impiego dipendano<br />
da profili complessi in cui giocano sia le caratteristiche anagrafiche<br />
(genere ed età) sia il titolo di studio (riquadro 2.1). Gli uomini adulti in possesso<br />
di elevata scolarizzazione hanno la maggiore probabilità di occuparsi<br />
(73%). Viceversa sono le donne giovani in possesso <strong>del</strong> solo obbligo scolastico<br />
e non formate ad incontrare le maggiori difficoltà d’inserimento (24% di<br />
probabilità). Questi dati confermano le analisi descrittive sugli esiti occupazionali<br />
dei formati<br />
Nei trentasei profili individuati è evidente una polarizzazione da cui emerge<br />
come la domanda di <strong>lavoro</strong> premi gli uomini adulti e sotto utilizzi le donne<br />
giovani. Per una donna, una probabilità di impiego superiore al 50%, si verifica<br />
prevalentemente in condizione di maggiore istruzione e formazione aggiuntiva<br />
e in età adulta. E ciò appare ancora più curioso se si tiene conto che<br />
sono proprio le donne ad frequentare maggiormente le aule di formazione.<br />
profilo 18<br />
profilo 16<br />
profilo 14<br />
profilo 12<br />
profilo 10<br />
profilo 8<br />
profilo 6<br />
profilo 4<br />
profilo 2
2.3. • RIUSCITA PROFESSIONALE DEGLI OCCUPATI<br />
2.3.1. Gli occupati stabili<br />
Sul totale dei formati il 9,3%, ad un anno dalla chiusura <strong>del</strong>l’azione formativa,<br />
risulta occupato a tempo indeterminato, mentre per i non formati l’inserimento<br />
stabile coinvolge il 14,3% <strong>del</strong> totale.<br />
Prendendo in considerazione i sub aggregati degli occupati, il 32,5% dei formati<br />
contro il 50,9% dei non formati si inserisce attraverso contratti di <strong>lavoro</strong><br />
dipendente a tempo indeterminato. Appare evidente la tendenza dei non formati<br />
ad ottenere un <strong>lavoro</strong> di tipo stabile anche a costo di rimanere per qualche<br />
tempo in più in condizione di non occupazione (-7% di inserimenti “rapidi”<br />
– entro i 6 mesi – per gli occupati a tempo indeterminato rispetto alla media<br />
totale, pari al 56,9%, registrata per la stessa modalità).<br />
Nei due gruppi non si riscontrano sostanziali differenze tra uomini e donne,<br />
mentre, analizzando le distribuzioni in base alla classe d’età risulta che, se<br />
per i formati la percentuale degli occupati “stabili” cresce con il crescere <strong>del</strong>l’età<br />
(fino ad arrivare ad un +9,4% per la classe 35 anni e oltre, rispetto alla<br />
media totale di occupati a tempo indeterminato) per il gruppo di confronto<br />
Istat la tendenza risulta inversa (con una prevalenza, pari a +4%, di occupati<br />
a tempo indeterminato con un età inferiore ai 25 anni).<br />
Infine, rispetto ai livelli d’istruzione posseduti, se per il gruppo dei destinatari<br />
degli interventi si evince un accesso equidistribuito ai lavori regolati da contratti<br />
stabili, per i non formati appaiono relativamente più favorite le persone<br />
in possesso di un titolo di studio non superiore all’obbligo scolastico (+5%<br />
dalla media totale degli occupati con contratto a tempo indeterminato).<br />
Questo dato, come vedremo meglio più avanti, è legato all’andamento dei<br />
flussi in entrata dei non formati verso settori economici probabilmente più “bisognosi”<br />
di manodopera con bassi livelli di istruzione.<br />
A tale proposito è importante ricordare come, rispetto alle assunzioni previste<br />
dalle imprese nelle ripartizioni geografiche <strong>del</strong> Centro Nord (biennio 1997-<br />
1998), su un totale di 409mila unità, il 41% riguardi personale con titolo di<br />
studio medio alto 8 .<br />
Come illustra il grafico seguente, esiste ancora una forte richiesta, pari al<br />
8 Unioncamere e <strong>Ministero</strong> <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong>, L’occupazione in Italia nel 1997-1998, Progetto Excelsior,<br />
1997.<br />
49<br />
I RISULTATI
I RISULTATI<br />
50<br />
34%, di manodopera con titolo basso di cui il 17% rappresentato da persone<br />
in possesso di qualifica professionale. Si tratta di un dato che potrebbe rappresentare<br />
una conferma a quanto fin qui emerso circa l’apprezzamento <strong>del</strong><br />
mondo <strong>del</strong>le imprese verso figure in uscita da corsi di formazione professionale<br />
di primo livello.<br />
Grafico 2.4 – Assunzioni previste nel biennio 1997-98 nel Centro Nord per titoli di<br />
studio<br />
diploma 32%<br />
laurea/diploma<br />
universitario<br />
9% non importante<br />
15%<br />
qualifica professionale<br />
17%<br />
licenza media<br />
27%<br />
Fonte: elaborazioni Isfol - Struttura di valutazione Fse su dati Progetto Excelsior (Unioncamere<br />
e MdL).<br />
Operando poi un confronto tra i risultati <strong>del</strong>l’indagine Excelsior e l’analisi dei<br />
flussi interni al sistema scolastici e a quello formativo, emerge un sostanziale<br />
squilibrio tra domanda e offerta di <strong>lavoro</strong> proprio sulla fascia <strong>del</strong>la qualificazione<br />
professionale 9 .<br />
2.3.2. I contratti a causa mista, a tempo determinato e<br />
“atipici”<br />
I dati sul tipo di contratto di <strong>lavoro</strong> mettono in evidenza un forte scarto tra i<br />
due gruppi analizzati per quanto concerne l’inserimento attraverso i contratti<br />
a causa mista. Si tratta, come vedremo oltre, di un fenomeno fortemente interrelato<br />
con il ruolo attivo assunto dai centri di erogazione degli interventi o<br />
9 Su 1.000 giovani, 956 acquisiscono l’obbligo scolastico, di questi 81 intraprendono un percorso di<br />
formazione professionale di base e degli 875 che si iscrivono alle superiori, 12 conseguono una<br />
qualifica professionale (Ips). Cfr. Isfol, Rapporto 1998, Franco Angeli, Milano 1998, pag. 322.
dalle aziende presso le quali sono stati svolti gli stage.<br />
I contratti di formazione <strong>lavoro</strong> interessano il 6% <strong>del</strong> totale dei formati e il<br />
2,7% <strong>del</strong> gruppo di confronto Istat. Rispetto al totale degli occupati il<br />
gruppo Fse registra una percentuale di inserimenti attraverso i contratti a<br />
causa mista <strong>del</strong> 21,1% contro il 9,8% <strong>del</strong> gruppo di confronto, così come i<br />
contratti di apprendistato riguardano l’8,8% dei formati occupati contro appena<br />
l’1,1% dei non formati occupati 10 .<br />
Complessivamente quindi, la differenza assoluta tra i due gruppi, relativamente<br />
alla utilizzazione dei contratti a causa mista, è <strong>del</strong> 21% a favore dei<br />
destinatari degli interventi formativi soprattutto se di genere maschile (+2% e<br />
+4% rispettivamente per i Cfl e per l’apprendistato). In termini relativi (differenza<br />
relativa) ciò significa che per ogni 100 non formati occupati attraverso<br />
un contratto a causa mista si registrano 66 formati occupati in più sempre<br />
con questo tipo di contratto.<br />
La quota <strong>del</strong>le persone che hanno trovato <strong>lavoro</strong> con un contratto di assunzione<br />
a tempo determinato oppure con un contratto “atipico” è, per i formati,<br />
pari al 7,6%, mentre per i non formati <strong>del</strong> 5,6%.<br />
Rispetto al totale degli occupati nei due aggregati le assunzioni a tempo determinato<br />
riguardano il 20,6% dei formati contro il 15,9% <strong>del</strong> gruppo di confronto<br />
Istat, mentre l’area <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong> precario di tipo saltuario/stagionale investe<br />
il 5,9% dei formati occupati e il 4,2% dei non formati occupati.<br />
I formati dunque svolgono più facilmente lavori precari (+4,7% con assunzioni<br />
a tempo determinato e +1,7% con contratto di tipo occasionale/stagionale)<br />
rispetto al gruppo di confronto Istat.<br />
In entrambi gli aggregati considerati sono le donne ad essere maggiormente<br />
assunte con contratti a termine, anche se all’interno <strong>del</strong> gruppo Fse la distanza<br />
dagli uomini appare più significativa (+5% di donne con contratto a<br />
tempo determinato rispetto alla media totale dei formati occupati con tale contratto).<br />
Tale tipo di inserimento tende a riguardare uniformemente tutti i livelli<br />
d’istruzione, mentre, rispetto alla variabile d’età, coinvolge maggiormente gli<br />
over 34 (+15% rispetto alla media totale degli occupati con contratto a tempo<br />
determinato, sia per il gruppo Fse che per il gruppo di confronto Istat).<br />
10 Nelle indagini sui formati sono stati rilevati inserimenti lavorativi attraverso il contratto di tirocinio<br />
(1,9% degli occupati), previsto all’art. 18 <strong>del</strong>la legge n. 196/97 “Norme in materia di promozione<br />
<strong>del</strong>l’occupazione”.<br />
51<br />
I RISULTATI
I RISULTATI<br />
52<br />
Si può ipotizzare che l’esperienza formativa, mettendo per alcuni mesi consecutivi<br />
il <strong>lavoro</strong> al centro <strong>del</strong>l’attenzione <strong>del</strong>l’individuo (in termini di organizzazione<br />
ed evoluzione <strong>del</strong>la domanda), in un con<strong>test</strong>o di condivisione e <strong>sociali</strong>zzazione<br />
<strong>del</strong>la personale condizione esistenziale/occupazionale, tenda a<br />
creare i presupposti per l’avvio di processi di:<br />
• maggiore informazione sulla normativa contrattuale e aumento <strong>del</strong>la capacità<br />
di orientamento;<br />
• adattabilità/flessibilizzazione rispetto alle diverse opportunità e offerte lavorative<br />
(anche precarie) vissute come investimenti sul proprio futuro;<br />
• apertura verso la sperimentazione di strategie individuali di ricerca <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong>;<br />
• presa di coscienza nelle proprie capacità relazionali e professionali.<br />
In definitiva si intende qui sostenere che, a prescindere dagli obiettivi espliciti<br />
che gli interventi formativi si prefiggono (interventi professionalizzanti o invece<br />
rivolti alla sfera motivazionale, relazionale, ecc.), l’esperienza formativa in<br />
sé genera effetti sui destinatari. Infatti, come dimostrato anche in altri studi 11 ,<br />
seguire un corso di formazione sviluppa una “presa di coscienza” <strong>del</strong>le proprie<br />
capacità relazionali e professionali; ciò incide positivamente sull’occupabilità<br />
dei destinatari, facendo leva sull’empowerment degli individui.<br />
2.3.3. I lavoratori autonomi<br />
I lavoratori autonomi (intesa come categoria macro), rappresentano il 2,6%<br />
<strong>del</strong> totale dei formati e il 5,2% dei non formati.<br />
Esaminando gli aggregati degli occupati, è interessante notare come l’attività<br />
autonoma tende a riguardare maggiormente i non formati (con il 18,1% contro<br />
il 9,1% dei formati). In altri termini, ogni 100 lavoratori autonomi <strong>del</strong> gruppo<br />
di confronto Istat ne corrispondono 50 <strong>del</strong> gruppo Fse. Tenuto conto<br />
che, nell’ambito <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong> autonomo, sono spesso i con<strong>test</strong>i familiari a “decidere”<br />
l’inserimento lavorativo agevolato (come, ad esempio, quel 6% degli<br />
occupati totali afferenti al gruppo di confronto Istat che si dichiarano coadiuvanti),<br />
si può comunque dedurre un’insufficiente diffusione di interventi<br />
formativi mirati allo sviluppo di nuova attività autonoma di tipo imprenditoriale<br />
(tra l’altro definita come linea d’intervento prioritaria nell’ambito <strong>del</strong>la strategia<br />
europea per l’occupazione di Lussemburgo e <strong>del</strong>la programmazione <strong>del</strong> Fse<br />
11 Cfr. Isfol – Struttura di valutazione Fse, Valutazione di efficacia degli interventi formativi rivolti ai<br />
lavoratori in mobilità, mimeo, 1999.
2000-2006 dove essa è stata tradotta in obiettivi specifici d’intervento con<br />
particolare riferimento all’utenza femminile ma anche allo sviluppo locale, al<br />
terzo settore e alla società <strong>del</strong>l’informazione) 12 .<br />
Emerge poi un legame significativo tra sbocco occupazionale autonomo e livello<br />
d’istruzione alto. Infatti, rispetto alla media dei formati che svolgono<br />
un’attività autonoma (9,1%), chi possiede un titolo di studio alto, con una frequenza<br />
maggiore svolge questo tipo di <strong>lavoro</strong>. Nell’analizzare la variabile<br />
“posizione professionale” emergerà con evidenza come tale legame tenda a<br />
connotare l’attività autonoma soprattutto come di tipo “libero professionista” e<br />
“non imprenditoriale” in senso stretto.<br />
Tab. 2.2 – Confronto tra i tipi di contratto di <strong>lavoro</strong> dei formati e dei non formati<br />
occupati<br />
Fonte <strong>del</strong> dato<br />
Tipo di contratto Fse Istat<br />
Gruppo di<br />
confronto<br />
salt./stag. V.A 917 4.318<br />
V.C.% 5,9 4,2<br />
dip. determ. V.A. 3.184 16.396<br />
V.C.% 20,6 15,9<br />
dip. indeterm. V.A. 5.036 52.378<br />
V.C.% 32,5 50,9<br />
Cfl V.A. 3.275 10.113<br />
V.C.% 21,1 9,8<br />
apprendista V.A. 1.370 1.141<br />
V.C.% 8,8 1,1<br />
tirocinio V.A. 297<br />
V.C.% 1,9<br />
autonomo V.A. 1.407 18.629<br />
V.C.% 9,1 18,1<br />
Totale V.A. 15.486 102.975<br />
V.C.% 100,0 100,0<br />
Fonte: elaborazioni Isfol - Struttura di valutazione Fse su dati <strong>del</strong>le 8 Amministrazioni titolari di<br />
PO e Istat - microdati sulle Forze di <strong>lavoro</strong>.<br />
In sintesi, le variabili concernenti il tipo di inserimento lavorativo, rilevate su<br />
coloro che al momento <strong>del</strong>l’intervista si dichiarano occupati, mostrano come<br />
l’intervento formativo oltre a creare capitale umano pertinente, in quanto ap-<br />
12 Cfr. Consiglio europeo straordinario sull’occupazione, Conclusioni <strong>del</strong>la Presidenza, Lussemburgo,<br />
20 e 21 novembre 1997 e <strong>Ministero</strong> <strong>del</strong> Lavoro e <strong>del</strong>le previdenza sociale, Piano nazionale Obiettivo<br />
3 <strong>del</strong> Fse. Programmazione 2000-2006, dicembre 1999.<br />
53<br />
I RISULTATI
I RISULTATI<br />
54<br />
prezzato dalle imprese, alle esigenze dei sistemi produttivi, tenda spesso a<br />
svolgere il ruolo di “apri pista” rispetto agli altri strumenti di politica attiva <strong>del</strong><br />
<strong>lavoro</strong>.<br />
Fatto cento nei due gruppi (Fse e Istat confronto) il totale degli occupati, il<br />
29,9% dei formati contro il 10,9% <strong>del</strong> gruppo di confronto svolge un <strong>lavoro</strong><br />
con un contratto a causa mista: di formazione <strong>lavoro</strong> (21,1% per il gruppo<br />
Fse e 9,8% per quello di controllo), di apprendistato o di tirocinio (10,7% Fse<br />
e 1,1% controllo). Non a caso sono proprio queste le misure su cui si è focalizzato<br />
maggiormente il National action plan italiano (Nap).<br />
2.4. • COERENZA TRA FORMAZIONE PROFESSIONALE<br />
E SETTORI DI SBOCCO<br />
Nelle indagini regionali svolte sui formati la variabile “coerenza tra formazione<br />
di cui si è beneficiato e <strong>lavoro</strong> effettivamente svolto” assume per i titolari di<br />
Programmi una valenza fondamentale. Normalmente si incontrano enormi<br />
difficoltà nel trattare le informazioni relative ai contenuti corsuali (imponente<br />
mole di dati disomogenei). Appare spesso difficile trovare la relazione tra i<br />
contenuti trasmessi durante il corso e quelli caratterizzanti l’agire lavorativo.<br />
Tali difficoltà vengono così aggirate attraverso la rilevazione ex post di opinioni<br />
espresse dagli stessi destinatari circa la coerenza tra formazione e <strong>lavoro</strong>.<br />
Sebbene l’autopercezione lasci ampi margini di discrezionalità, è interessante<br />
rilevare come nel 61,1% dei casi la formazione (ossia l’insieme <strong>del</strong>le conoscenze<br />
teoriche, pratiche e relazionali apprese durante l’azione formativa)<br />
sembra trovare effettiva utilizzazione nell’attività lavorativa svolta.<br />
È da ribadire come tale affermazione di coerenza può risultare distorta da un<br />
ricordo positivo <strong>del</strong>l’esperienza formativa vissuta (se non altro per tutelare la<br />
coerenza <strong>del</strong>la scelta personale di investire su un percorso formativo). Tuttavia,<br />
se ne può dedurre che, o direttamente con la perfetta coincidenza tra<br />
qualificazione acquisita attraverso il corso di formazione e professionalità<br />
svolta nel <strong>lavoro</strong>, o indirettamente con una sostanziale similarità tra contenuti<br />
corsuali e contenuti lavorativi, la formazione, per la maggioranza degli intervistati,<br />
si è dimostrata complessivamente coerente con il <strong>lavoro</strong> effettivamente<br />
svolto. Mettendo poi in relazione l’informazione relativa all’utilizzo <strong>del</strong>le conoscenze<br />
acquisite durante il corso formativo con la distribuzione per settori di<br />
sbocco dei formati occupati: in questo modo si giunge ad avere non solo<br />
un’indicazione sull’efficacia dei corsi ma anche un’informazione parziale sulla<br />
congruità e adeguatezza <strong>del</strong>le programmazioni che hanno originato l’effettiva<br />
realizzazione <strong>del</strong>l’insieme degli interventi, rispetto sia agli effettivi fabbisogni
di manodopera che alla dinamicità dei mercati <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong> su base settoriale.<br />
La maggior parte degli sbocchi occupazionali dei formati occupati riguardano<br />
i settori: <strong>del</strong>le trasformazioni industriali (26,6%), dei servizi alle imprese<br />
(17,9%), dei servizi generici (12,3%), <strong>del</strong> commercio e grande distribuzione<br />
(10,7%) e <strong>del</strong>la ricezione turistica (9,2%).<br />
Non si registrano scarti significativi rispetto ai settori di sbocco <strong>del</strong> gruppo<br />
dei non formati, fatta eccezione per il settore <strong>del</strong> commercio (+10% di rappresentatività<br />
per i non formati) e per il settore dei servizi alle imprese (+10%<br />
di rappresentatività questa volta per il gruppo dei destinatari degli interventi).<br />
Si può ipotizzare che su tali differenze tenda ad influire significativamente il<br />
contenuto professionalizzante <strong>del</strong>l’intervento formativo, capace di indirizzare<br />
verso i settori che vivono un processo di espansione e nel contempo necessitano<br />
di figure professionali di medio e alto livello. Non va comunque dimenticato<br />
che il macro settore <strong>del</strong>le trasformazioni industriali continua a rappresentare<br />
(anche se in misura decisamente minore rispetto al passato) l’area<br />
d’interesse prevalente <strong>del</strong>la formazione professionale messa in atto nel nostro<br />
Paese.<br />
I settori di sbocco per i quali si registra una percentuale di coerenza (utilizzazione<br />
<strong>del</strong>le conoscenza acquisite durante il corso) superiore <strong>del</strong> 10% rispetto<br />
alla media totale degli occupati che giudicano coerente la formazione con il<br />
<strong>lavoro</strong> svolto (61,1%) sono il settore <strong>del</strong>l’energia (+20%) e il settore dei servizi<br />
alle imprese (+15%). Superiore alla media, ma con una differenza minima<br />
(pari al +3%) è poi il giudizio di coerenza espresso dagli occupati inseriti nel<br />
settore <strong>del</strong>le trasformazioni industriali. Al contrario, la percentuale di non coerenza<br />
(nessuna utilizzazione <strong>del</strong>le conoscenze acquisite), rispetto alla media<br />
<strong>del</strong> 38,9%, è superiore per gli occupati nel settore dei trasporti e comunicazione<br />
(19% in più rispetto alla media), <strong>del</strong>l’intermediazione finanziaria<br />
(+12%), <strong>del</strong>la Pubblica amministrazione (+11%) e <strong>del</strong>la ricezione turistica<br />
(+10%). Anche in questo caso, sebbene solo per via ipotetica, si può pensare<br />
che proprio laddove si registra una forte dinamicità <strong>del</strong> mercato <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong>,<br />
l’offerta formativa stenta a strutturarsi in maniera tempestiva.<br />
2.5. • POSIZIONE PROFESSIONALE E DIMENSIONE<br />
AZIENDALE<br />
La metà dei formati occupati oggetto <strong>del</strong>le rilevazioni, ossia il 50,2% dei formati<br />
occupati, ha trovato un <strong>lavoro</strong> come impiegato o tecnico, contro il 42%<br />
dei non formati occupati nella stessa posizione professionale. Mentre però<br />
per il primo aggregato nella quasi totalità dei casi si tratta di impiegati qualificati<br />
e di tecnici specializzati (più di otto impiegati su dieci sono inquadrati ad<br />
55<br />
I RISULTATI
I RISULTATI<br />
56<br />
un livello superiore), nell’aggregato dei non formati tale rapporto cala sensibilmente<br />
(circa sei impiegati su dieci sono di livello superiore).<br />
Discorso <strong>del</strong> tutto analogo può essere fatto per gli occupati nella posizione di<br />
operai che rappresentano il 35% e il 37% rispettivamente degli occupati appartenenti<br />
al gruppo Fse e al gruppo di confronto Istat (tab. 2.3). Anche in<br />
questo caso infatti mentre nel gruppo dei destinatari la metà degli occupati<br />
come operai è inquadrato come operaio qualificato, nel gruppo dei non formati<br />
il 70% degli operai è inquadrato come operaio comune. L’efficacia <strong>del</strong>la<br />
formazione, tradotta in termini di migliore inserimento lavorativo dei destinatari<br />
rispetto a chi, pur avendo le stesse caratteristiche strutturali (di provenienza<br />
geografica, genere, età e titolo di studio), non ha usufruito di interventi di formativi,<br />
appare piuttosto evidente.<br />
Tab. 2.3 – Confronto tra la posizione professionale dei formati e dei non formati<br />
occupati<br />
Posizione<br />
Fonte <strong>del</strong> dato<br />
Fse Istat<br />
professionale Gruppo di<br />
confronto<br />
operaio comune/apprendista V.A. 2.165 38.151<br />
V.C.% 17,8 37,0<br />
operaio qualificato V.A. 2.085 12.458<br />
V.C.% 17,2 12,1<br />
impiegato esecutivo V.A. 934 17.274<br />
V.C.% 7,7 16,8<br />
impiegato qualificato/tecnico V.A. 4.950 25.991<br />
V.C.% 40,7 25,2<br />
quadro e dirigente V.A. 91 2.203<br />
V.C.% 0,7 2,1<br />
imprenditore/<strong>lavoro</strong> profess. V.A. 338 7.039<br />
V.C.% 2,8 6,8<br />
coadiuvante V.A. 150 6.235<br />
V.C.% 1,2 6,1<br />
libero professionista V.A. 652 3.428<br />
V.C.% 5,4 3,3<br />
socio coperativa V.A. 126 1.928<br />
V.C.% 1,0 1,9<br />
altro V.A. 663 727<br />
V.C.% 5,5 0,7<br />
totale V.A. 12.154 102.976<br />
Fonte: elaborazioni Isfol - Struttura di valutazione Fse su dati <strong>del</strong>le 8 Amministrazioni titolari di<br />
PO e Istat - microdati sulle Forze di <strong>lavoro</strong>.
Attraverso la variabile “posizione professionale” è possibile scomporre quello<br />
che in precedenza si è analizzato in termini di esito in attività lavorativa di tipo<br />
autonomo. Nel gruppo dei formati gli autonomi sono rappresentati essenzialmente<br />
da liberi professionisti (5,4% <strong>del</strong> totale degli occupati); per i non formati<br />
l’attività autonoma è connotata principalmente come attività di collaborazione<br />
familiare (il 6,1% degli occupati si definisce coadiuvante) oppure di<br />
tipo imprenditoriale (6,8%).<br />
Il 32,4% degli occupati destinatari degli interventi contro il 14,5% degli occupati<br />
non formati si è inserito in un’azienda con più di 50 addetti, probabilmente<br />
più disponibile – rispetto alle piccole imprese – a riconoscere al neo assunto<br />
il suo effettivo bagaglio di conoscenze teoriche, pratiche e relazionali<br />
(anche se salvaguardandosi la possibilità di disporre di scadenze temporali).<br />
Questi dati confermano le ipotesi avanzate dalla teoria <strong>del</strong>la selezione preventiva,<br />
secondo cui la selezione <strong>del</strong> personale viene effettuata preventivamente<br />
rispetto alla verifica <strong>del</strong>le effettive competenze e capacità dei candidati,<br />
poggiando il giudizio su una presunta coerenza tra capacità acquisite<br />
da parte <strong>del</strong> formato e contenuti <strong>del</strong>l’attività lavorativa.<br />
Dall’analisi <strong>del</strong>le dimensioni <strong>del</strong>le aziende di destinazione degli occupati appartenenti<br />
ai due gruppi, si può supporre che il sistema <strong>del</strong>la formazione professionale,<br />
nei con<strong>test</strong>i geografici analizzati, rappresenti per le imprese di<br />
medio-grandi dimensioni un importante bacino di riferimento per il reclutamento<br />
<strong>del</strong>le risorse umane.<br />
Specie nei con<strong>test</strong>i <strong>del</strong> Centro Nord Italia, il raccordo tra obiettivi <strong>del</strong>la programmazione<br />
“attuativa” e fabbisogno di manodopera espresso dal mondo<br />
<strong>del</strong>le imprese, genera la specifica richiesta di figure professionali da formare<br />
e, con<strong>test</strong>ualmente, la disponibilità ad accogliere il formando in stage e tirocini.<br />
Ciò conferisce maggiori possibilità di trasformare, successivamente alla<br />
conclusione <strong>del</strong>l’intervento formativo, il rapporto così instaurato in contratto di<br />
<strong>lavoro</strong> o di formazione <strong>lavoro</strong>.<br />
Se questa ipotesi fosse corretta, il fatto che l’accesso alle piccole e micro<br />
aziende caratterizzi maggiormente l’aggregato dei non formati (l’85,5% degli<br />
occupati <strong>del</strong> gruppo di confronto Istat contro il 67,6% dei formati occupati<br />
si inserisce in aziende con meno di 51 addetti) starebbe a dimostrare le<br />
difficoltà che il sistema <strong>del</strong>le piccole imprese ancora vive nel collegarsi adeguatamente<br />
al sistema <strong>del</strong>la formazione professionale.<br />
57<br />
I RISULTATI
I RISULTATI<br />
58<br />
2.6. • CANALI UTILIZZATI NELLA RICERCA DI LAVORO<br />
Il canale utilizzato da parte dei formati occupati per trovare <strong>lavoro</strong> è, nella<br />
maggior parte dei casi, di tipo “tradizionale” (almeno per il nostro Paese) legato<br />
cioè all’interessamento di familiari, parenti o conoscenti (33% dei casi);<br />
poco rilevante è il canale “istituzionale”, ossia come risultato <strong>del</strong> buon esito di<br />
un concorso pubblico (il 5,5%), oppure ad opera <strong>del</strong>l’ufficio di collocamento<br />
pubblico (il 5% dei casi).<br />
Il 32,3% <strong>del</strong> totale ha invece “attivato” direttamente un’azione rivelatasi efficace<br />
inoltrando una specifica domanda di assunzione (24,4%), pubblicando o<br />
rispondendo ad un annuncio di <strong>lavoro</strong> (5,8%) o, con percentuali molto basse,<br />
ricorrendo ad un centro di orientamento, utilizzando un’agenzia privata di <strong>lavoro</strong><br />
o, infine, riallacciando rapporti avuti durante i lavori precedenti (complessivamente<br />
il 4,2%).<br />
Il gruppo esaminato dei formati occupati, oltre a disporre dei canali di ricerca<br />
di <strong>lavoro</strong> che abbiamo denominato di tipo “tradizionale/istituzionale” e di tipo<br />
“attivo”, ha potuto usufruire <strong>del</strong>l’interessamento diretto dei centri erogatori degli<br />
interventi formativi e <strong>del</strong>le aziende che li hanno ospitati nella fase di stage.<br />
Infatti, per il 17,8% <strong>del</strong> gruppo esaminato, le organizzazioni con cui è venuto in<br />
contatto (centro di formazione, per il 12,5% dei casi, o azienda presso la quale<br />
è stato realizzato lo stage, per il 4,3% dei casi) hanno svolto l’opera di connessione<br />
tra la necessità di un inserimento lavorativo (da parte <strong>del</strong>l’utente) e i fabbisogni<br />
di manodopera (da parte <strong>del</strong> sistema economico e produttivo).<br />
L’entrata nel sistema formativo introduce il destinatario degli interventi all’interno<br />
di un set di dispositivi che lo portano gradualmente ad inserirsi nel mercato<br />
<strong>del</strong> <strong>lavoro</strong>. Tale considerazione appare particolarmente interessante soprattutto<br />
in relazione al ruolo svolto dal Fse nel Centro Nord Italia: se infatti<br />
uno degli obiettivi era quello di fornire opportunità e strumenti d’accesso al<br />
mercato <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong>, potremmo affermare che si è trattato di un risultato raggiunto,<br />
anche se per ora solamente in modo parziale. La costruzione di un sistema<br />
che offra al disoccupato un “kit” di strumentazione per orientarsi nel<br />
mercato è in un certo senso “operazione in via di sviluppo”.<br />
Per il destinatario l’evento formativo rappresenta innanzitutto l’occasione per<br />
qualificarsi, poi per interfacciarsi con il mercato <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong>, per entrare in contatto<br />
con le informazioni, per apprendere le strategie di autopromozione o più<br />
direttamente per conoscere i propri futuri datori di <strong>lavoro</strong>.<br />
Lo conferma il fatto che per il 17,8% dei formati il corso di formazione ha rap-
presentato, per iniziativa <strong>del</strong> centro organizzatore <strong>del</strong> corso stesso (12,5%) o<br />
per interessamento <strong>del</strong>l’azienda che li ha ospitati per lo stage (4,3%), il canale<br />
utilizzato nel trovare <strong>lavoro</strong>. Tali canali vanno ad aggiungersi a quelli<br />
tradizionali di ricerca <strong>del</strong>le opportunità lavorative, aumentando di<br />
conseguenza il numero di opportunità d’inserimento <strong>del</strong> destinatario<br />
degli interventi.<br />
I “canali aggiuntivi” che la formazione professionale mette a disposizione appaiono<br />
comunque fortemente connessi all’introduzione <strong>del</strong>le altre forme di<br />
sostegno all’occupazione (Cfl, apprendistato e tirocini di <strong>lavoro</strong>). Sul totale di<br />
coloro che hanno trovato <strong>lavoro</strong> attraverso il centro erogatore <strong>del</strong>l’intervento<br />
formativo, per oltre il 40% dei casi il destinatario ha avuto accesso ad un<br />
contratto di <strong>lavoro</strong> a causa mista.<br />
Ma il “circolo virtuoso” in cui si viene inseriti allorché si frequenta un corso di<br />
formazione professionale fa sì che un altro tipo di esito appaia fortemente differenziato<br />
tra il gruppo dei formati e quello di confronto Istat: il reinserimento<br />
nei circuiti <strong>del</strong>l’istruzione superiore di tipo scolastico (l’8% dei formati con titolo<br />
di studio basso contro il 2,8% dei non formati con lo stesso titolo) o di tipo<br />
universitario (il 13% dei formati diplomati contro il 2,9% dei non formati diplomati).<br />
Si è, in questo caso, di fronte ad un esito che, seppur non direttamente connesso<br />
all’obiettivo specifico <strong>del</strong>l’inserimento lavorativo dei destinatari degli interventi<br />
formativi (nei tempi e nei modi più opportuni), rappresenta comunque<br />
un risultato interessante, coerente con gli obiettivi più generali che sottendono<br />
qualsiasi intervento che si prefigga lo sviluppo <strong>del</strong>le risorse umane.<br />
2.7. • CLUSTER ANALYSIS SUGLI OCCUPATI<br />
DEL GRUPPO FSE<br />
Nelle pagine seguenti (riquadri da 2.2 a 2.10) sono descritti sinteticamente i<br />
risultati <strong>del</strong>le cluster analysis 13 effettuate sui destinatari (gruppo Fse) in condizione<br />
di occupazione.<br />
Per quanto riguarda i formati, i risultati <strong>del</strong>la cluster analysis sono riferiti ad<br />
una popolazione composta da 11.710 unità (il 42,4% <strong>del</strong> totale dei formati<br />
13 In generale scopo <strong>del</strong>l’analisi dei gruppi è quello di ridurre e classificare le unità statistiche iniziali<br />
in sottoinsiemi o classi (clusters). I gruppi costituiscono quindi una partizione <strong>del</strong>le unità<br />
statistiche. Una partizione è formata perciò da gruppi caratterizzati al loro interno da unità statistiche<br />
molto omogenee rispetto ai caratteri simultaneamente considerati. Cfr. Appendice 1 al<br />
presente volume.<br />
59<br />
I RISULTATI
I RISULTATI<br />
60<br />
occupati al momento <strong>del</strong>la rilevazione) afferenti alla Regione Piemonte, Emilia<br />
Romagna, Marche, Umbria e la Provincia autonoma di Trento. Sono rimaste<br />
escluse dalle elaborazioni oggetto <strong>del</strong> presente paragrafo le Regioni Lazio,<br />
Liguria e Toscana. I motivi di tale esclusione sono da imputare alla necessità<br />
di trattare i casi che presentavano il set completo <strong>del</strong>le variabili considerate:<br />
le variabili di struttura e le variabili caratterizzanti l’inserimento professionale.<br />
L’obiettivo fondamentale <strong>del</strong>le elaborazioni, caratterizzate da un approccio tipicamente<br />
descrittivo, è stato quello di individuare le variabili maggiormente<br />
significative per la descrizione <strong>del</strong> fenomeno (assi fattoriali) 14 e di conseguenza<br />
classificare le unità statistiche di partenza (i formati occupati) in un<br />
numero ristretto di gruppi omogenei, ognuno con caratteristiche specifiche<br />
che lo contraddistinguono e lo differenziano dagli altri (cluster analysis).<br />
Gli assi fattoriali individuati si connotano in base alle variabili e, al loro interno<br />
alle modalità di risposta, che più di altre concorrono alla loro determinazione<br />
(il che equivale a dire la parte di inerzia totale spiegata dalla variabile o dalla<br />
modalità cui si riferisce). La determinazione di un nuovo spazio di riferimento<br />
consente di poter rappresentare sui diversi assi sia le variabili che determinano<br />
tali assi, sia le unità statistiche.<br />
I cinque assi individuati, data la natura <strong>del</strong>le variabili disponibili, afferiscono<br />
tutte al carattere assunto dal tipo di inserimento lavorativo:<br />
• fattore 1. “settore di sbocco e profilo socioculturale”;<br />
• fattore 2. “tipologia di <strong>lavoro</strong> (autonomo vs. dipendente);<br />
• fattore 3. “le diverse forme di precariato”;<br />
• fattore 4. “<strong>lavoro</strong> stabile vs. <strong>lavoro</strong> precario”;<br />
• fattore 5. “canali di ricerca e settore di sbocco”.<br />
L’analisi dei comportamenti <strong>del</strong>le singole unità statistiche, ossia il loro posizionamento<br />
sui cinque assi fattoriali rispetto alle variabili e alle modalità di risposta<br />
considerate, ci consente di approfondire l’analisi rintracciando singole tipologie<br />
di occupati e classificando le singole unità statistiche in gruppi caratterizzati<br />
da una elevata omogeneità interna e da una evidente disomogeneità<br />
rispetto agli altri gruppi. Le elaborazioni hanno messo in evidenza l’esistenza<br />
di nove clusters che abbiamo ritenuto opportuno descrivere dettagliatamente<br />
nelle pagine seguenti.<br />
14 L’individuazione degli assi fattoriali è stata realizzata attraverso l’analisi <strong>del</strong>le corrispondenze<br />
multiple; essa ha permesso di spiegare una parte significativa <strong>del</strong>la variabilità <strong>del</strong> fenomeno (e<br />
pertanto <strong>del</strong> contenuto informativo) in un numero limitato di variabili costituite da combinazioni<br />
lineari <strong>del</strong>le variabili originarie. In particolare i primi 5 assi spiegano il 45,3% <strong>del</strong>la variabilità<br />
<strong>del</strong> fenomeno (varianza spiegata). Cfr. Appendice 1 al presente volume.
Riquadro 2.2 – Gruppo di formati Fse - cluster 1<br />
984 unità<br />
l’8,4% <strong>del</strong><br />
totale dei casi<br />
analizzati<br />
Principali<br />
caratteristiche <strong>del</strong><br />
cluster 1<br />
Gli opportunisti<br />
(ovvero coloro che hanno<br />
sfruttato o sono stati messi in<br />
grado di sfruttare al meglio<br />
l’esperienza formativa)<br />
Il primo cluster è discriminato dalla esclusiva presenza (100%) di persone<br />
che hanno avuto l’opportunità d’inserirsi nel mercato <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong> attraverso<br />
il diretto interessamento <strong>del</strong> centro di formazione presso il quale è<br />
stato svolto il corso oppure attraverso l’azienda ospite <strong>del</strong>lo stage. L’opportunità<br />
lavorativa è giunta entro i primi sei mesi dalla conclusione <strong>del</strong><br />
corso per almeno i 60% dei casi, tra i 6 e i 12 mesi per il 20% e oltre i 12<br />
mesi per il rimanente 20%. Il fatto che l’inserimento lavorativo per il 40%<br />
dei casi giunga dopo il sesto mese, indica un “effetto positivo persistente”<br />
<strong>del</strong> corso sull’occupabilità degli individui destinatari.<br />
È evidente che la quasi totalità <strong>del</strong> gruppo (95%) riconosce una forte<br />
coerenza tra i contenuti <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong> effettivamente svolto e la formazione<br />
ricevuta precedentemente (la quale per il 65,7% dei casi è riconducibile<br />
alla misura 3 <strong>del</strong>l’asse 2).<br />
Dal punto di vista <strong>del</strong>le variabili di struttura, il cluster è formato in eguale<br />
misura da uomini e donne, per il 70,3% da giovani con meno di 25 anni<br />
e da una discreta presenza di diplomati (64,6%).<br />
La metà (51%) degli individui è stato inserito in azienda attraverso un<br />
contratto di formazione <strong>lavoro</strong>, il 37,3% con un contratto di assunzione a<br />
tempo indeterminato e il rimanente 11,7% a tempo determinato.<br />
Il cluster, rispetto alla posizione professionale, si concentra quasi esclusivamente<br />
sulla posizione di impiegato qualificato e tecnico (il 69,6% <strong>del</strong><br />
cluster) e su quella di operaio specializzato (24,9%).<br />
Le aziende d’inserimento sono nella maggior parte dei casi di dimensioni<br />
medio-grandi (il 48,1% con 50 e più dipendenti) anche se risultano<br />
rappresentate le aziende di piccole dimensioni (35,3% con un numero di<br />
addetti compreso tra 6 e 50). I settori d’attività economica fanno riferimento<br />
in primo luogo alle trasformazioni industriali (35,9%) e poi al terziario<br />
(16,8%).<br />
61<br />
I RISULTATI
I RISULTATI<br />
62<br />
Riquadro 2.3 – Gruppo di formati Fse - cluster 2<br />
1.840 unità<br />
il 15,7% <strong>del</strong><br />
totale dei casi<br />
analizzati<br />
Il secondo cluster rispetto ai tipi di contratto lavorativo è molto simile al<br />
cluster precedente: presenza di almeno il 50% di “contrattisti” (in Cfl o in<br />
apprendistato), il 33% a tempo indeterminato e il 16% a tempo determinato.<br />
Ciò che lo discrimina fortemente dal cluster precedente è il profilo (in termini<br />
anagrafici e di livelli d’istruzione) degli individui che lo compongono:<br />
• il 76,7% è uomo;<br />
Principali<br />
caratteristiche <strong>del</strong><br />
cluster 2<br />
• l’85,8% è rappresentato da giovani con meno di 25 anni;<br />
• il 61,8% ha l’obbligo scolastico;<br />
I giovani operai<br />
qualificati<br />
(ovvero coloro che più di altri<br />
“spiazzano” i non formati)<br />
• in più <strong>del</strong> 54% dei casi ha ricevuto una formazione di base a valere sull’asse<br />
2 misura 1 oppure ha partecipato ad un corso di formazione di secondo<br />
livello (31%), oppure ancora ha usufruito di un intervento a valere<br />
sull’asse 1 (13%).<br />
La professione è quella operaia, con una fetta più ampia di operai comuni<br />
(67,9% <strong>del</strong> totale <strong>del</strong> cluster). Inoltre, a differenza <strong>del</strong> cluster precedente,<br />
le aziende d’inserimento sono, per il 72% dei casi, di micro o piccole<br />
dimensioni ed in ogni caso afferenti al solo settore secondario.<br />
I canali utilizzati per trovare il <strong>lavoro</strong> effettivamente svolto sono stati sostanzialmente<br />
di tre tipi: l’interessamento familiare o amicale (34,5%),<br />
quello <strong>del</strong> centro erogatore <strong>del</strong>l’iniziativa formativa o <strong>del</strong>l’azienda presso<br />
la quale è stato svolto lo stage (33,2%) e l’azione diretta di autopromozione<br />
attraverso il cerco/offro <strong>lavoro</strong> proposto dai mezzi di comunicazione<br />
di massa (26,7%).<br />
Infine analizzando i tempi di inserimento si noti come, in questo caso,<br />
per ognuna <strong>del</strong>le tre modalità (entro i 6 mesi, tra i 6 e i 12 mesi e oltre i<br />
12 mesi) si registri una percentuale di circa il 30%.
Riquadro 2.4 – Gruppo di formati Fse - cluster 3<br />
1.655 unità<br />
il 14,1% <strong>del</strong><br />
totale dei casi<br />
analizzati<br />
Principali<br />
caratteristiche <strong>del</strong><br />
cluster 3<br />
Offresi impiegati<br />
polivalenti<br />
Si tratta di un cluster composto prevalentemente da giovani (il 74,4% fino<br />
a 24 anni) trentini (l’84,8% dalla Provincia autonoma di Trento, il resto<br />
dall’Emilia Romagna), in possesso di un diploma (77%). Praticamente<br />
tutti hanno beneficiato di un intervento formativo a valere sulla misura 3<br />
<strong>del</strong>l’asse 2 (qualificati e diplomati)<br />
Rispetto all’occupazione, ciò che li caratterizza è la loro posizione di impiegati<br />
qualificati (74,5%), mentre circa il tipo di contratto appaiono<br />
egualmente rappresentati (tra il 28% e il 37%) le assunzioni a tempo indeterminato,<br />
determinato e attraverso contratti a causa mista.<br />
Il loro non è stato un inserimento difficile, ne è riprova il fatto che la loro<br />
entrata nel mercato <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong> è avvenuta (per il 75,8% dei casi) entro il<br />
sesto mese dalla conclusione <strong>del</strong> corso di formazione.<br />
Purtroppo, per tale gruppo non si dispone di informazioni specifiche sul<br />
canale utilizzato nell’ottenimento <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong>, ciò che invece appare evidente<br />
è la relativamente alta percentuale (il 41%) di individui che non riconosce<br />
come utili le conoscenze acquisite durante il corso formativo<br />
nell’espletamento <strong>del</strong>le mansioni lavorative.<br />
63<br />
I RISULTATI
I RISULTATI<br />
64<br />
Riquadro 2.5 – Gruppo di formati Fse - cluster 4<br />
724 unità<br />
il 6,2% <strong>del</strong><br />
totale dei casi<br />
analizzati<br />
Principali<br />
caratteristiche <strong>del</strong><br />
cluster 4<br />
Cercasi impiegate<br />
esecutive<br />
(ovvero le sottoccupate)<br />
Il quarto è un cluster composto per il 90% dei casi da donne piemontesi<br />
e marchigiane (complessivamente il 72%), giovani ma non solo (34,5%<br />
con un’età compresa tra i 25 e i 34 anni) che svolgono un <strong>lavoro</strong> come<br />
impiegate esecutive (100%).<br />
Si tratta di destinatarie sia di interventi rivolti ai giovani diplomati (il 47,8%<br />
con la misura 3 asse 2) ma anche di iniziative rivolte ai disoccupati di<br />
lunga durata (il 33% con l’asse 1).<br />
A differenza di quanto ci si poteva attendere, i livelli d’istruzione non<br />
sono medio-bassi. Come sappiamo dall’analisi <strong>del</strong> target, se l’asse 2<br />
(giovani) risulta mirato sulle tipologie d’utenza definite dalle misure d’intervento,<br />
l’asse 1 (disoccupati di lunga durata) non appare così specializzato.<br />
Di fatto, oltre che da diplomate (62%) il cluster è composto sia da<br />
licenziate (14%) che da laureate (17%).<br />
Le aziende sono nella maggior parte dei casi di dimensioni micro o piccole<br />
(il 63,7% con meno di 51 addetti), afferenti principalmente al settore<br />
dei servizi (42%), <strong>del</strong>l’industria (22%) e <strong>del</strong> commercio e turismo<br />
(18,8%).<br />
Circa 20 individui su 100 hanno colto l’occasione lavorativa offerta loro<br />
dal centro di formazione organizzatore <strong>del</strong> corso o dall’azienda ospite<br />
<strong>del</strong>lo stage riuscendo così ad ottenere un posto di <strong>lavoro</strong> in tempi rapidi<br />
(il 27% <strong>del</strong> totale <strong>del</strong> cluster entro i primi 6 mesi dalla chiusura <strong>del</strong>l’attività<br />
formativa).<br />
Nella maggioranza dei casi invece il canale risultato utile nell’ottenimento<br />
<strong>del</strong> <strong>lavoro</strong> è rappresentato dai familiari, parenti e conoscenti (34,6%) e<br />
da un’azione legata (pubblicazione o risposta) agli annunci di <strong>lavoro</strong><br />
(28,3%). In questi casi l’entrata effettiva nel mondo <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong> risulta più<br />
diluita nel tempo (38% da 6 a 12 mesi e 32% oltre i 12 mesi dalla chiusura<br />
<strong>del</strong> corso).<br />
Infine per gran parte <strong>del</strong> cluster (82%), il <strong>lavoro</strong> è risultato sostanzialmente<br />
coerente con i contenuti <strong>del</strong>l’attività corsuale.
Riquadro 2.6 – Gruppo di formati Fse - cluster 5<br />
2.570 unità<br />
il 22% <strong>del</strong><br />
totale dei casi<br />
analizzati<br />
Principali<br />
caratteristiche <strong>del</strong><br />
cluster 5<br />
Gli impiegati<br />
qualificati e<br />
apprezzati...<br />
sul serio<br />
Si tratta di un cluster dallo “spiccato accento emiliano-romagnolo”<br />
(87,5% <strong>del</strong>l’Emilia Romagna), caratterizzato dalla presenza di impiegati<br />
qualificati (72%) o quadri e dirigenti (10%), in possesso di titolo di studio<br />
medio-alto. Infatti il 68,7% ha conseguito un diploma di scuola media superiore<br />
e il 27,2% una laurea. Per questo motivo si tratta innanzitutto di:<br />
• individui con un’età media relativamente elevata (il 42% con un’età compresa<br />
tra i 25 e i 34 anni)<br />
• destinatari di interventi previsti con la misura 3 (il 53,3% per la misura rivolta<br />
a qualificati e diplomati) e la misura 4 (il 17% per la misura rivolta ai<br />
laureati) <strong>del</strong>l’asse 2. L’asse 1 è rappresentato per una quota di poco inferiore<br />
al 20%.<br />
Anche in questo cluster si registra una discreta presenza sia di contratti<br />
di formazione <strong>lavoro</strong> (41,3%) come di assunzioni a tempo indeterminato<br />
(34,3%). Questo dato, unitamente alla positiva valutazione <strong>del</strong>l’utilità <strong>del</strong><br />
corso (l’80% ha dichiarato di utilizzare in toto o in parte le conoscenze<br />
acquisite durante la formazione) e ai tempi rapidi d’inserimento nell’azienda<br />
(47% entro i sei mesi), dimostra l’alto apprezzamento <strong>del</strong> sistema<br />
<strong>del</strong>le imprese che opera in quest’area, nei confronti <strong>del</strong>le risorse umane,<br />
in possesso di livelli di istruzione medio-alti, che beneficiano di formazione<br />
professionale aggiuntiva.<br />
L’altra informazione interessante è la tendenza alla diffusione <strong>del</strong>l’uso dei<br />
contratti (d’ingresso) a causa mista anche per le professionalità di medio<br />
e alto profilo, soprattutto da parte <strong>del</strong>le aziende di dimensioni medie o<br />
grandi (66% con oltre i 50 dipendenti, con una prevalenza di aziende<br />
con oltre i 250 addetti).<br />
Per i componenti <strong>del</strong> cluster esaminato le strategie messe in atto per<br />
cercare il <strong>lavoro</strong> poi ottenuto sono sostanzialmente di tre tipi:<br />
• utilizzando le inserzioni di <strong>lavoro</strong> sui mezzi di comunicazione di massa<br />
(35%);<br />
• attivando la rete parentale o amicale (32%);<br />
• utilizzando i servizi istituzionalmente deputati all’incontro tra domanda e<br />
offerta di <strong>lavoro</strong>, quali i centri pubblici di orientamento e gli uffici di collocamento<br />
(33%).<br />
15 Si tenga conto che in Emilia Romagna, già da alcuni anni, sono operanti i servizi di collocamento<br />
regionali e provinciali.<br />
65<br />
I RISULTATI
I RISULTATI<br />
66<br />
Riquadro 2.7 – Gruppo di formati Fse - cluster 6<br />
1.047 unità<br />
il 8,9% <strong>del</strong><br />
totale dei casi<br />
analizzati<br />
Principali<br />
caratteristiche <strong>del</strong><br />
cluster 6<br />
Il Piemonte determina gran parte (82%) <strong>del</strong> presente cluster, formato da:<br />
• lavoratori <strong>del</strong> comparto <strong>del</strong> commercio e <strong>del</strong>le costruzioni (100%);<br />
• operai comuni o specializzati (complessivamente il 72%);<br />
• giovani (fino a 24 anni nell’80% dei casi);<br />
• in pari misura uomini e donne;<br />
Nel commercio e<br />
nell’edilizia come<br />
operaio comune o<br />
specializzato<br />
• con titoli medio-bassi. Infatti, le persone in possesso <strong>del</strong>la licenza media<br />
rappresentano il 48,4%, quelle con diploma il 29% e quelle in possesso<br />
di qualifica ottenuta nel sistema d’istruzione il 20%.<br />
L’ 80% ha beneficiato di interventi a valere sull’asse 2 (giovani) e in misura<br />
minore (18,3%) sull’asse 1 (disoccupati di lunga durata).<br />
Al termine <strong>del</strong> corso una parte minoritaria (circa il 30%) ha trovato immediatamente<br />
<strong>lavoro</strong> e per più <strong>del</strong>la metà di questi casi con un assorbimento<br />
da parte <strong>del</strong>l’azienda presso la quale è stato svolto lo stage (17%).<br />
Il rimanente 70%, trascorsi almeno 6 mesi (il 37% tra i 6 i 12 mesi e il<br />
31% dopo 12 mesi), grazie all’attivazione dei parenti o amici (47%) o all’utilizzo<br />
degli annunci di <strong>lavoro</strong> (29%) è stato anch’esso assunto.<br />
Per tutti l’azienda è di dimensioni micro o piccole (complessivamente<br />
l’85% di queste non supera i 50 dipendenti).
Riquadro 2.8 – Gruppo di formati Fse - cluster 7<br />
1.146 unità<br />
il 9,8% <strong>del</strong><br />
totale dei casi<br />
analizzati<br />
Principali<br />
caratteristiche <strong>del</strong><br />
cluster 7<br />
Dopo il corso ha<br />
avviato un’attività<br />
È questo il cluster che identifica le persone che alla conclusione <strong>del</strong> corso<br />
hanno avviato un’attività in proprio (100% autonomi). Il profilo <strong>del</strong>l’autonomo<br />
non appare caratterizzato né in base al genere né in base alla<br />
provenienza geografica (anche se si registra una relativa maggiore presenza<br />
di formati nel sistema formativo emiliano romagnolo).<br />
Il settimo cluster mostra invece un’età, nella maggioranza dei casi (64%), superiore<br />
ai 24 anni e una presenza significativa, oltre che di diplomati (47,2%),<br />
di laureati (con il 39% la più alta tra tutti i 9 cluster analizzati).<br />
La maggioranza relativa degli individui afferenti al cluster (pari al 32,6%)<br />
ha partecipato ad un’azione formativa realizzata attraverso i finanziamenti<br />
messi a disposizione dall’asse 1 (disoccupati di lunga durata).<br />
Quasi la stessa quota di persone è stata formata con la misura 3 <strong>del</strong>l’asse<br />
2 (giovani diplomati), mentre il 19% attraverso la misura 4 <strong>del</strong>l’asse 2<br />
(giovani laureati e laureandi) e il 9,7% con l’asse 4 (pari opportunità).<br />
Nella totalità dei casi le aziende avviate afferiscono al settore dei servizi (alle<br />
imprese e alla persona). Si tratta soprattutto di microaziende (con il 34,8%<br />
quelle con meno di 6 addetti) o di piccole aziende (il 14,8% tra 6 e 50 addetti).<br />
Ciononostante, la presenza <strong>del</strong> 12,5% di aziende con più di 50 addetti<br />
(in termini assoluti 143 aziende) rappresenta un dato straordinario 16 .<br />
Da un confronto con gli altri cluster, quello degli autonomi presenta:<br />
• una percentuale (<strong>del</strong> 74%) – di poco superiore alla media (71,3%) totale<br />
dei casi trattati – di individui che dichiarano di utilizzare nella loro attività<br />
le conoscenze acquisite durante il corso di formazione;<br />
• una tra le percentuali più basse (meno <strong>del</strong> 10%) circa il riconoscimento,<br />
da parte degli intervistati, <strong>del</strong> ruolo attivo svolto dal centro formativo nel<br />
far loro “trovare <strong>lavoro</strong>”.<br />
Si tratta di un’informazione che in primo luogo mette in luce l’effettiva realizzazione<br />
di specifiche iniziative di formazione all’autoimprenditorialità o<br />
quantomeno la presenza (anche negli interventi di qualificazione) di moduli<br />
formativi ad essa dedicate. Nel contempo però sembra emergere<br />
una sostanziale insufficienza di adeguate azioni di accompagnamento/tutoraggio<br />
all’avvio di iniziative imprenditoriali.<br />
16 Si tenga conto che sull’intero territorio nazionale le aziende afferenti al macro settore dei servizi<br />
con più di 49 addetti rappresentano appena lo 0,26% (6.556) <strong>del</strong> totale <strong>del</strong>le aziende censite<br />
(2.523.406). Cfr. Istat, Censimento intermedio <strong>del</strong>l’industria e dei servizio - dati provvisori, in<br />
“Note rapide Istat”, n. 6, dicembre 1998.<br />
67<br />
I RISULTATI
I RISULTATI<br />
68<br />
Riquadro 2.9 – Gruppo di formati Fse - cluster 8<br />
708 unità<br />
il 6% <strong>del</strong><br />
totale dei casi<br />
analizzati<br />
Principali<br />
caratteristiche <strong>del</strong><br />
cluster 8<br />
Le impiegate<br />
pubbliche di medio<br />
alto profilo<br />
Piemonte e Marche determinano complessivamente l’89% <strong>del</strong>l’ottavo<br />
cluster, composto, per il 79% dei casi da donne con un’età compresa tra<br />
i 25 e i 34 anni (53,7%) o superiore (19%), impiegate nel pubblico impiego<br />
(100% occupate nella Pubblica amministrazione, istruzione e sanità).<br />
Una buona parte <strong>del</strong>le formate <strong>del</strong> cluster analizzato ha frequentato un<br />
corso formativo a valere sull’asse 1 o sull’asse 4 (cumulativamente il<br />
71%).<br />
Al termine <strong>del</strong>l’esperienza formativa, prevalentemente dopo 12 mesi<br />
(40,3%) o più (37%), le persone afferenti al cluster sono state assunte,<br />
previo concorso pubblico (56%), come impiegate qualificate o quadri<br />
(60%), con un contratto di assunzione a tempo indeterminato (40%) oppure,<br />
come sempre più spesso avviene anche per il pubblico impiego, a<br />
tempo determinato (48,4%).
Riquadro 2.10 – Gruppo di formati Fse - cluster 9<br />
1.035 unità<br />
il 8,9% <strong>del</strong><br />
totale dei casi<br />
analizzati<br />
Principali<br />
caratteristiche <strong>del</strong><br />
cluster 9<br />
Le impiegate nelle<br />
piccole aziende dei<br />
servizi<br />
L’ultimo cluster è anch’esso, come il cluster precedente, a prevalenza<br />
femminile (71%) e con una discreta presenza di destinatarie di interventi<br />
formativi realizzati attraverso l’asse 1 o 4 (complessivamente il 50,5%).<br />
Molto simili appaiono inoltre le percentuali sul livello d’istruzione e sulla<br />
posizione professionale ricoperta (68% impiegate qualificate e quadri).<br />
Ciò che le distingue dal cluster precedente è “l’ambito d’inserimento”. Si<br />
tratta per la maggior parte dei casi di inserimenti in aziende di piccole<br />
dimensioni (il 33,5% fino a 5 addetti e il 37,5% da 6 a 50 addetti) tutte afferenti<br />
al macro settore dei servizi (alle imprese e alla persona).<br />
Per questo motivo, oltre al rapporto di dipendenza a termine (39%) o a<br />
tempo indeterminato (33%), si registra la presenza di una percentuale di<br />
poco superiore al 26% di assunzioni regolate da un contratto a causa<br />
mista.<br />
Per le formate <strong>del</strong> cluster analizzato l’entrata nel mercato <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong> non<br />
è stata istantanea (nel 34,2% dei casi il <strong>lavoro</strong> è giunto tra i 6 e i 12 mesi<br />
e nel 37% dei casi addirittura più tardi) grazie all’interessamento <strong>del</strong>la<br />
sfera parentale/amicale (37%) o all’azione di ricerca attiva fatta per mezzo<br />
di annunci e domande (33,2%).<br />
69<br />
I RISULTATI
I RISULTATI<br />
70<br />
Grafico 2.5 – Rappresentazione sul 1° e 2° asse fattoriale dei cluster relativi<br />
ai formati occupati<br />
2° fattore “Tipo di <strong>lavoro</strong>” (autonomo o dipendente)<br />
-2,0 -1,5 -1,0 -0,5 0,0 0,5 1,0 1,5<br />
Gli opportunisti<br />
I giovani operai qualificati<br />
Offresi impiegati polivalenti<br />
Cercasi impiegate esecutive<br />
Gli impiegati qualificati... sul serio<br />
Nel commercio e nell’edilizia come<br />
operaio comune o specializzato<br />
Fonte: elaborazioni Isfol - Struttura di valutazione Fse su dati <strong>del</strong>le 8 Amministrazioni titolari di<br />
PO e Istat - microdati sulle Forze di <strong>lavoro</strong>.<br />
1,0<br />
0,5<br />
-0,5<br />
-1,0<br />
-1,5<br />
-2,0<br />
-2,5<br />
1° fattore “Settore e Profilo”<br />
Dopo il corso ha avviato un’attività<br />
Le impiegate pubbliche di medio e<br />
alto profilo<br />
Le impiegate nelle piccole aziende<br />
dei servizi privati
Grafico 2.6 – Rappresentazione sul 1° e 3° asse fattoriale dei cluster relativi ai<br />
formati occupati<br />
2° fattore “Le diverse forme di precariato”<br />
-2,0 -1,5 -1,0 -0,5 0,0 0,5 1,0 1,5<br />
Gli opportunisti<br />
I giovani operai qualificati<br />
Offresi impiegati polivalenti<br />
Cercasi impiegate esecutive<br />
Gli impiegati qualificati...sul serio<br />
Nel commercio e nell’edilizia come<br />
operaio comune o specializzato<br />
Fonte: elaborazioni Isfol - Struttura di valutazione Fse su dati <strong>del</strong>le 8 Amministrazioni titolari di<br />
PO e Istat - microdati sulle Forze di <strong>lavoro</strong>.<br />
3,0<br />
2,5<br />
2,0<br />
1,5<br />
1,0<br />
0,5<br />
-0,5<br />
-1,0<br />
-1,5<br />
1° fattore “Settore e Profilo”<br />
Dopo il corso ha avviato un’attività<br />
Le impiegate pubbliche di medio e<br />
alto profilo<br />
Le impiegate nelle piccole aziende<br />
dei servizi privati<br />
71<br />
I RISULTATI
I RISULTATI<br />
72<br />
2.8. • ANALISI DEL TARGET<br />
E DELL’IMPATTO DIRETTO DELLA<br />
FORMAZIONE REALIZZATA IN SARDEGNA<br />
2.8.1. L’analisi <strong>del</strong> target<br />
Nei primi mesi <strong>del</strong> 1999, la Regione Sardegna ha completato la rilevazione<br />
degli esiti occupazionali e professionali di 2.783 formati attraverso i subassi<br />
17 7.2.21 (disoccupati di lunga durata), 7.2.23 (inserimento giovani) e<br />
7.2.25 (pari opportunità). I destinatari degli interventi cofinanziati da Fse – PO<br />
Sardegna (approvati nell’annualità 1995 e realizzati nel corso <strong>del</strong> biennio<br />
successivo) raggiunti dall’indagine, rappresentano il 72% (2.783 unità) <strong>del</strong><br />
totale dei formati attraverso l’annualità oggetto d’indagine (3.864 unità). Si<br />
tratta per lo più di interventi di formazione a qualificazione (52%) o specializzazione<br />
(30,5%).<br />
Tab. 2.4 - Regione Sardegna – Indagine esiti <strong>del</strong>la formazione .<br />
Tasso di sondaggio per subasse<br />
Subasse Universo Intervistati %<br />
Disoccupati di lunga durata 757 521 68,82%<br />
Giovani 2.621 1.938 73,94%<br />
Pari opportunità 486 324 66,67%<br />
Totale 3.864 2.783 72,02%<br />
Fonte: elaborazioni Isfol – Struttura di valutazione Fse su dati Regione Sardegna.<br />
I dati anagrafici e quelli relativi al livello d’istruzione dei formati sono stati<br />
messi a confronto con la popolazione di riferimento <strong>del</strong>l’Istat (113.370<br />
unità) individuata all’interno dei microdati longitudinali sulle forze di <strong>lavoro</strong> rilevati<br />
dall’Istat, relativamente alla Regione Sardegna, secondo la metodologia<br />
già utilizzata nella valutazione <strong>del</strong>l’impatto diretto <strong>del</strong>la formazione nelle<br />
Regioni <strong>del</strong> Centro Nord Italia, dettagliatamente presentata nel par. 4.4.<br />
Il confronto tra le caratteristiche anagrafiche dei destinatari e quelle <strong>del</strong>la popolazione<br />
potenziale di riferimento mette in rilievo:<br />
17 La struttura in assi e subassi dei due principali obiettivi <strong>del</strong> Fse nella programmazione 1994 -<br />
1999 non è esattamente la stessa (il motivo è da rintracciare nel fatto che l’Obiettivo 1 è plurifondo).<br />
Per l’Obiettivo 1 <strong>del</strong> Fse infatti, i subassi d’intervento corrispondono a quelli che nell’Obiettivo<br />
3 vengono identificati come assi d’intervento.
• una partecipazione alle iniziative formative più alta per donne (con una presenza<br />
femminile <strong>del</strong> 60,6% tra i destinatari e <strong>del</strong> 46,6% tra la popolazione<br />
di riferimento);<br />
• un sostanziale equilibrio tra la popolazione trattata e quella potenziale in<br />
termini di distribuzione per classi d’età (gli scarti assoluti tra le due distribuzioni<br />
non superano infatti il 6%). È interessante notare inoltre come il 51,8%<br />
dei destinatari degli interventi formativi rivolti ai disoccupati di lunga durata<br />
e il 57,4% di quelli finalizzati allo sviluppo <strong>del</strong>le pari opportunità, risulti avere<br />
un’età superiore ai 29 anni, con una componente consistente di over<br />
35enni.<br />
Tab. 2.5 - Regione Sardegna – Indagine esiti <strong>del</strong>la formazione<br />
Distribuzione per classi d’età e fonte <strong>del</strong> dato<br />
Fonte <strong>del</strong> dato<br />
Classe di età Istat<br />
Popolaz. di<br />
riferimento<br />
Formati<br />
Fino a 24 anni V.A. 39.725 1.311<br />
V. % 35,0 34,0<br />
Da 25 a 34 anni V.A. 56.787 2.194<br />
V. % 50,1 56,9<br />
Da 35 a 44 anni V.A. 16.858 351<br />
V. % 14,9 9,1<br />
Totale V.A. 113.370 3.856<br />
V. % 100,0 100,0<br />
Fonte: elaborazioni Isfol – Struttura di valutazione Fse su dati Regione Sardegna e Istat<br />
microdati sulle forze di <strong>lavoro</strong>.<br />
Per quanto concerne i livelli d’istruzione, trova conferma, anche per la Sardegna,<br />
quanto emerso per le Regioni <strong>del</strong> Centro Nord: il sistema <strong>del</strong>la formazione<br />
professionale ha teso a coinvolgere i più istruiti. Rispetto a quanto evidenziano<br />
i dati, l’utenza più “difficile”, vale a dire caratterizzata da titoli di studio<br />
più bassi, specie quella priva di un titolo di studio presente tra la popolazione<br />
di riferimento <strong>del</strong>la Sardegna con una percentuale <strong>del</strong> 12,5%, non è stata intercettata<br />
(solo l’1,5% dei destinatari effettivi risulta privo di titolo di studio).<br />
Aggregando i titoli di studio più bassi (fino alla licenza media) la minore presenza<br />
tra i formati dei livelli d’istruzione più bassi è quantificabile in circa 20<br />
punti percentuali.<br />
73<br />
I RISULTATI
I RISULTATI<br />
74<br />
Tab. 2.6 - Regione Sardegna – Indagine esiti <strong>del</strong>la formazione<br />
Distribuzione per titolo di studio e fonte <strong>del</strong> dato<br />
Fonte <strong>del</strong> dato<br />
Titolo Istat<br />
Popolaz. di<br />
riferimento<br />
Formati<br />
Nessun/lic.elem. V.A. 14.147 57<br />
V. % 12,5 1,5<br />
Licenza media V.A. 62.024 1.678<br />
V. % 54,7 43,5<br />
Qual. prof. V.A. 4.827 65<br />
V. % 4,3 1,7<br />
Diploma V.A. 27.712 1.934<br />
V. % 24,4 50,2<br />
Laurea/dip.univ. V.A. 4.661 121<br />
V. % 4,1 3,1<br />
Totale V.A. 113.371 3.855<br />
V. % 100,0 100,0<br />
Fonte: elaborazione Isfol – Struttura di valutazione Fse su dati Regione Sardegna e Istat microdati<br />
sulle forze di <strong>lavoro</strong>.<br />
Anche nel caso <strong>del</strong>la Sardegna, così come per i con<strong>test</strong>i <strong>del</strong> Centro Nord, risulta<br />
strategico nel breve medio periodo, avviare e completare la costruzione<br />
di una rete di servizi e di progetti mirati prioritariamente alla prevenzione <strong>del</strong><br />
fenomeno <strong>del</strong>la dispersione scolastica e formativa, ma anche alla intercettazione,<br />
sensibilizzazione, informazione e orientamento dei destinatari potenziali<br />
di intervento, specie la popolazione in condizioni di svantaggio presente<br />
sul territorio. Rispetto a questi obiettivi, la programmazione 2000-2006 è chiamata<br />
a svolgere il ruolo di volano finanziario attraverso il sostegno alla gestione<br />
e alla qualificazione dei servizi all’impiego.<br />
Rispetto alla famiglia d’origine i dati <strong>del</strong>la Sardegna non mostrano particolari<br />
differenze tra i due gruppi in termini di titoli di studio dei genitori. Si tratta di<br />
un dato che ridimensiona, almeno per il con<strong>test</strong>o analizzato, il ruolo che la famiglia<br />
svolge negli orientamenti individuali in termini di investimento formativo.<br />
Una sua parziale conferma è rappresentata dalla distribuzione <strong>del</strong>le tipologie<br />
di mezzi attraverso i quali i destinatari sono venuti a conoscenza <strong>del</strong><br />
corso a cui poi si sono iscritti. Nella gran parte dei casi sono infatti i mezzi di<br />
comunicazione di massa (61%) o i diversi uffici preposti all’orientamento o<br />
alle relazioni con il pubblico o infine gli stessi centri formativi (cumulativamente<br />
il 17%) a veicolare l’informazione sulle opportunità formative esistenti. Di-
versamente da quanto atteso “l’azione orientativa” svolta <strong>del</strong>la famiglia risulta<br />
relativamente marginale (20%).<br />
Tab. 2.7 - Regione Sardegna – Indagine esiti <strong>del</strong>la formazione<br />
Mezzi di informazione sull’opportunità formativa<br />
V.A. V.%<br />
Dagli insegnanti <strong>del</strong>la scuola 34 0,9<br />
Da amici, parenti o conoscenti 764 20,1<br />
Da sportelli informativi vari, di cui: 635 16,7<br />
da centri Informagiovani e disoccupati 213 5,6<br />
da informazioni acquisite presso il centro formativo 188 4,9<br />
dagli uffici <strong>del</strong>l'Assessorato alla formazione 104 2,7<br />
dall'Agenzia <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong> 75 2,0<br />
dallo sportello di orientamento professionale 54 1,4<br />
Dalla stampa quotidiana o spot radio televisivi 2.317 60,9<br />
Da manifesti o depliant 43 1,1<br />
Altro 13 0,3<br />
Totale 3.806 100,0<br />
Mancante di sistema 32<br />
Totale 3.838<br />
Fonte: elaborazioni Isfol – Struttura di valutazione Fse su dati Regione Sardegna.<br />
2.8.2. Gli effetti <strong>del</strong>la formazione sull’occupazione nel PO<br />
Sardegna<br />
Estraendo dalla popolazione di riferimento Istat un sub-campione capace di<br />
riproporre in termini di frequenze percentuali la stessa distribuzione <strong>del</strong>le variabili<br />
di struttura registrata per il gruppo Fse, è stato possibile identificare il<br />
gruppo di confronto Istat, composto da 460 unità (rappresentative di 108.916<br />
unità 18 ). Si tratta di un aggregato che, dal punto di vista <strong>del</strong>le distribuzioni<br />
per genere, per classi d’età, per titolo di studio posseduto dall’intervistato,<br />
per livello d’istruzione e condizione occupazionale dei genitori e per condi-<br />
18 L’errore standard sul campione Istat utilizzato come gruppo di confronto, calcolato in base alla<br />
numerosità campionaria risulta pari al 4,5%.<br />
75<br />
I RISULTATI
I RISULTATI<br />
76<br />
zione “occupazionale di partenza” 19 <strong>del</strong>l’intervistato, risulta pressoché identico<br />
al gruppo Fse. Ciò che lo discrimina, rispetto alle caratteristiche osservate,<br />
è la variabile “trattamento” o “fonte <strong>del</strong> dato”, che per il gruppo di confronto<br />
Istat, a differenza <strong>del</strong> gruppo Fse (formati), assume sempre la modalità<br />
non formati.<br />
Al momento <strong>del</strong>la rilevazione, il tasso di occupazione dei formati è <strong>del</strong> 25%.<br />
Viceversa il 48,8% degli intervistati dichiara di essere in cerca di prima occupazione<br />
e il 17,5% in cerca di nuova. Il rimanente 8,5% risulta composto da<br />
studenti (4,2%), e da militari e altri inattivi (4,4%).<br />
Tra i non formati gli occupati (al momento <strong>del</strong>la seconda intervista ) non raggiungono<br />
il 16%. Più bassa risulta inoltre la percentuale, pari al 42,5% di chi<br />
è in cerca di prima occupazione, mentre è decisamente superiore quella relativa<br />
ai disoccupati in senso stretto (32,5%). L’inattività per il gruppo di confronto<br />
appare caratterizzata da una presenza maggiore, rispetto ai formati, di<br />
militari e altri inattivi (7,1%) e minore di persone che si sono reinserite nel sistema<br />
<strong>del</strong>l’istruzione scolastica o universitaria (2,1%)<br />
Anche in questo caso, così come evidenziato per le Regioni <strong>del</strong> Centro Nord,<br />
a parità di caratteristiche strutturali per i due gruppi analizzati (gruppo Fse e<br />
gruppo di confronto Istat) l’evento formativo sembra rappresentare 20 l’esperienza<br />
attraverso la quale si concretizzano le opportunità d’inserimento lavorativo:<br />
la differenza assoluta tra i tassi di occupazione nei due gruppi è <strong>del</strong><br />
9,3% a favore dei formati. In termini relativi: per ogni 100 occupati non formati,<br />
si hanno 137 occupati (con una differenza relativa, pari a 37 punti), tra coloro<br />
che hanno beneficiato di un intervento formativo.<br />
I formati occupati, nella metà dei casi, dichiarano inoltre: di utilizzare le competenze<br />
specialistiche apprese grazie al corso di formazione seguito (40,5%<br />
<strong>del</strong> totale dei formati occupati) oppure di utilizzare le cosiddette capacità trasversali<br />
(8,5%) acquisite anch’esse durante il corso. Particolarmente elevata<br />
risulta la percentuale di risposte di questo tipo tra chi ha seguito un corso di<br />
formazione afferente all’area <strong>del</strong>la ristorazione e ricezione alberghiera, dei lavori<br />
d’ufficio e <strong>del</strong>l’informatica.<br />
19 Per “condizione occupazionale di partenza” si intende: per il gruppo Fse la non occupazione al<br />
momento <strong>del</strong>l’iscrizione al corso di formazione (prerequisito indispensabile all’iscrizione alle attività<br />
oggetto d’analisi) e, per il gruppo di confronto Istat la non occupazione al momento <strong>del</strong>la<br />
prima intervista condotta dall’Istat (criterio di identificazione ed estrapolazione <strong>del</strong>la popolazione<br />
di riferimento e <strong>del</strong> gruppo di confronto Istat). Cfr. capitolo 4 <strong>del</strong> presente volume.<br />
20 Si tenga conto che tali risultati non misurano sufficientemente le selection bias derivanti dalla<br />
definizione dei due gruppi, in altri termini l’influenza <strong>del</strong>la variabile relative alle motivazioni e,<br />
in parte, alle origini <strong>sociali</strong> degli intervistati. Per le elaborazioni relative alla Sardegna, infatti, è<br />
stato possibile disporre (al fine <strong>del</strong>l’analisi di tipo controfattuale) <strong>del</strong>le variabili relative al titolo<br />
di studio e <strong>del</strong>la condizione occupazionale dei genitori, ma non <strong>del</strong>la posizione professionale degli<br />
stessi e <strong>del</strong>la classe di reddito <strong>del</strong>la famiglia. Cfr. capitoli 4 e 5 <strong>del</strong> presente volume.
Tab. 2.8 - Regione Sardegna – Indagine esiti <strong>del</strong>la formazione<br />
Distribuzione per condizione occupazionale e fonte <strong>del</strong> dato<br />
Fonte <strong>del</strong> dato<br />
Condizione Istat<br />
Gruppo di<br />
confronto<br />
Formati<br />
Occupato V.A. 17.206 961<br />
V.% 15,8 25,1<br />
In cerca prima occupazione V.A. 46.286 1.870<br />
V.% 42,5 48,8<br />
Disoccupato V.A. 35.358 670<br />
V.% 32,5 17,5<br />
Studente V.A. 2.340 159<br />
V.% 2,1 4,2<br />
Altro inattivo V.A. 7725 170<br />
V.% 7,1 4,4<br />
Totale V.A. 108.915 3.830<br />
V.% 100 100<br />
Fonte: elaborazioni Isfol – Struttura di valutazione Fse su dati Regione Sardegna e Istat microdati<br />
sulle forze di <strong>lavoro</strong>.<br />
Rispetto al tasso medio di occupazione (25%) si evidenziano profili di destinatari<br />
che trovano maggiore facilità o difficoltà d’inserimento lavorativo. In<br />
base al genere, ad esempio, per l’aggregato uomini il tasso di occupazione,<br />
sale al 28,6%, mentre per le donne è <strong>del</strong> 22,6%. In riferimento alla classe<br />
d’età, quella compresa tra i 25 e 29 anni (27,4%) rispetto ai sopra i 34 anni<br />
(18,3%) appare più avvantaggiata. Infine, circa i livelli d’istruzione, trova conferma<br />
la forte “spendibilità” <strong>del</strong>le lauree (42,3%) mentre, rispetto ai risultati<br />
<strong>del</strong> Centro Nord, appare in “controtendenza” il più facile inserimento dei diplomati<br />
(27,3%) nei confronti di chi possiede un titolo di scuola media inferiore<br />
(21,1%).<br />
La performance migliore è registrata per le attività rivolte ai giovani, con un<br />
tasso di occupazione dei formati pari a 26,2% contro il 23,9% <strong>del</strong> subasse<br />
pari opportunità e 21,9% <strong>del</strong> subasse disoccupati di lunga durata.<br />
La forte presenza nei campioni analizzati <strong>del</strong>le classi d’età dei più giovani 21 ,<br />
21 L’asse giovani, rappresentato nella misura <strong>del</strong> 68% sul totale dei tre subassi, risulta effettivamente<br />
“frequentato” da giovani con un’età inferiore ai 25 anni (44,6%) o in età compresa tra i 25 e<br />
29 anni (45,3%).<br />
77<br />
I RISULTATI
I RISULTATI<br />
78<br />
contribuisce a determinare l’elevata percentuale di chi a distanza di un anno<br />
dalla chiusura <strong>del</strong>le attività formative (per il gruppo dei formati) o dalla prima<br />
intervista (gruppo di confronto Istat) risulta in cerca di prima occupazione (rispettivamente<br />
<strong>del</strong> 48,8% e <strong>del</strong> 42,5%). Si tenga peraltro conto come, per la<br />
Sardegna, il fenomeno <strong>del</strong>la disoccupazione giovanile riguardi almeno la<br />
metà degli attivi con un’età inferiore ai 25 anni 22 .<br />
Tab. 2.9 - Regione Sardegna – Indagine esiti <strong>del</strong>la formazione<br />
Condizione occupazionale per subasse<br />
Condizione Disoccup. Inserim. Pari Totale<br />
l.d. giovani opport.<br />
Disoccupato Va 202 372 92 666<br />
% r 30,3 55,9 13,8 100,0<br />
% c 27,0 14,3 19,0 17,3<br />
In cerca di 1a occupazione Va 334 1.296 246 1.876<br />
% r 17,8 69,1 13,1 100,0<br />
% c 44,6 49,8 50,7 48,9<br />
Inattivo Va 19 139 12 170<br />
% r 11,2 81,8 7,1 100,0<br />
% c 2,5 5,3 2,5 4,4<br />
Occupato Va 164 683 116 963<br />
% r 17,0 70,9 12,0 100,0<br />
% c 21,9 26,2 23,9 25,1<br />
Studente Va 29 114 17 160<br />
% r 18,1 71,3 10,6 100,0<br />
% c 3,9 4,4 3,5 4,2<br />
Totale Va 748 2.604 483 3.835<br />
% r 19,5 67,9 12,6 100,0<br />
% c 100,0 100,0 100,0 100,0<br />
Fonte: elaborazioni Isfol – Struttura di valutazione Fse su dati Regione Sardegna.<br />
2.8.3. Gli effetti <strong>del</strong>la formazione sulle forme d’inserimento<br />
lavorativo nel PO Sardegna<br />
Sul totale dei formati occupati, il 41,6% risulta occupato con un contratto di<br />
assunzione a tempo determinato. Si tratta di una tipologia di inserimento lavorativo<br />
che tende a riguardare maggiormente i formati occupati con più di<br />
22 Regione autonoma <strong>del</strong>la Sardegna – Orml e Agenzia regionale <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong> <strong>del</strong>la Sardegna, Rapporto<br />
annuale sul mercato <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong> in Sardegna, anno 1997 e 1998.
29 anni (48%) e le persone con titoli medio alti (45,4% e 50,4% rispettivamente<br />
per i diplomati e per i laureati). Sono invece il 26,2% degli occupati gli<br />
assunti a tempo indeterminato, percentuale che tende a rimanere costante rispetto<br />
alle caratteristiche di genere, età e titolo di studio. I contratti a causa<br />
mista (Cfl e apprendistato) riguardano cumulativamente il 13,5% degli occupati.<br />
Per il 10% degli occupati l’inserimento lavorativo è avvenuto attraverso<br />
l’avvio di un’attività autonoma. Infine per l’8,6% circa degli occupati si tratta di<br />
un inserimento precario, regolamentato da contratti di <strong>lavoro</strong> occasionali o<br />
stagionali.<br />
Per contro, tra i non formati, gli inserimenti stabili rappresentano quasi la<br />
metà (46,8%) <strong>del</strong> totale <strong>del</strong>le forme di inserimento lavorativo, mentre una percentuale<br />
decisamente minore rispetto ai formati, si registra per il sottoinsieme<br />
dei dipendenti con un contratto a tempo determinato (26,2%).<br />
Tab. 2.10 - Regione Sardegna – Indagine esiti <strong>del</strong>la formazione<br />
Distribuzione per tipo di contratto e fonte <strong>del</strong> dato<br />
Fonte <strong>del</strong> dato<br />
Condizione Istat<br />
Gruppo di<br />
confronto<br />
Formati<br />
Salt./stagionale V.A. 532 83<br />
V.% 3,1 8,6<br />
Dip. determinato V.A. 4.508 400<br />
V.% 26,2 41,6<br />
Dip. indeterminato V.A. 8.057 252<br />
V.% 46,8 26,2<br />
CFL/Tirocinio V.A. 874 109<br />
V.% 5,1 11,3<br />
Apprendistato V.A. 189 21<br />
V.% 1,1 2,2<br />
Autonomo V.A. 3.046 97<br />
V.% 17,7 10,1<br />
Totale V.A. 17.206 962<br />
V.% 100,0 100,0<br />
Fonte: elaborazioni Isfol – Struttura di valutazione Fse su dati Regione Sardegna e Istat microdati<br />
sulle forze di <strong>lavoro</strong>.<br />
Una distribuzione sostanzialmente diversa tra i due gruppi riguarda inoltre:<br />
• i destinatari di forme d’inserimento regolati da contratti a causa mista, che<br />
79<br />
I RISULTATI
I RISULTATI<br />
80<br />
nel caso dei non formati (6,2%) coinvolge una percentuale inferiore alla<br />
metà di quella registrata per i formati;<br />
• i saltuari o stagionali, anche in questo caso con una percentuale inferiore<br />
per chi non ha usufruito di interventi formativi (3,1%);<br />
• gli autonomi in quantità percentualmente superiore tra i non formati<br />
(17,7%).<br />
Analogamente a quanto proposto per il Centro Nord, anche per la Sardegna<br />
l’insieme dei dati relativi alle forme d’inserimento lavorativo, permettono di<br />
avanzare l’ipotesi in base alla quale l’esperienza formativa, mettendo per alcuni<br />
mesi consecutivi il <strong>lavoro</strong> al centro <strong>del</strong>l’attenzione <strong>del</strong>l’individuo (in termini<br />
di organizzazione ed evoluzione <strong>del</strong>la domanda), in un con<strong>test</strong>o di condivisione<br />
e <strong>sociali</strong>zzazione <strong>del</strong>la personale condizione esistenziale/occupazionale,<br />
tenda a creare i presupposti per l’avvio di processi di:<br />
• maggiore informazione sulla normativa contrattuale e aumento <strong>del</strong>la capacità<br />
di orientamento;<br />
• adattabilità/flessibilizzazione rispetto alle diverse opportunità e offerte lavorative<br />
(anche precarie) vissute come investimenti sul proprio futuro;<br />
• apertura verso la sperimentazione di strategie individuali di ricerca <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong>;<br />
• presa di coscienza nelle proprie capacità relazionali e professionali.<br />
Anche per la Sardegna si può verosimilmente sostenere che, a prescindere<br />
dagli obiettivi espliciti che gli interventi formativi si prefiggono (interventi professionalizzanti<br />
o invece rivolti alla sfera motivazionale, relazionale, ecc.), l’esperienza<br />
formativa in sé genera effetti positivi sui destinatari.<br />
Che sull’avvio di iniziative imprenditoriali gli interventi realizzati non abbiano<br />
conseguito risultati positivi dipende dal fatto che solamente una percentuale<br />
minima degli interventi analizzati aveva come specifico obiettivo l’autoimprenditorialità<br />
e che, su questo tema, interviene il Programma a titolarità <strong>del</strong><br />
<strong>Ministero</strong> <strong>del</strong>l’industria e gestito dalla IG Spa 23 .<br />
Per i formati qui analizzati, i canali utilizzati per trovare <strong>lavoro</strong> sono in larga<br />
misura quelli, almeno per il con<strong>test</strong>o <strong>del</strong> meridione d’Italia, di tipo tradizionale,<br />
legati cioè al diretto interessamento di familiari, parenti e conoscenti<br />
(40,4%). Relativamente elevata, appare la percentuale di chi ha usufruito efficacemente<br />
<strong>del</strong> servizio pubblico di collocamento (17%). È interessante notare<br />
come, nella quasi totalità dei casi, l’ufficio di collocamento abbia indirizza-<br />
23 Alla chiusura <strong>del</strong> presente <strong>lavoro</strong>, risulta in corso di realizzazione, da parte <strong>del</strong>la stessa IG Spa<br />
una rilevazione sui destinatari degli interventi per l’autoimprenditorialità.
to l’utente verso inserimenti lavorativi caratterizzati da contratti di assunzione<br />
a tempo determinato.<br />
Vi sono poi le modalità “attive” di ricerca (e ottenimento) <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong>, rappresentate<br />
dalla presentazione di una domanda di assunzione (16,4%) o dall’utilizzazione<br />
degli annunci di <strong>lavoro</strong> (5,2%) .<br />
Il centro di formazione professionale, secondo i risultati <strong>del</strong>l’indagine svolta in<br />
Sardegna e analogamente a quanto registrato per il Centro Nord, ha svolto<br />
un importante ruolo di collegamento tra domanda e offerta di <strong>lavoro</strong>. L’8,3%<br />
degli occupati ha infatti trovato <strong>lavoro</strong> grazie all’interessamento <strong>del</strong> centro formativo.<br />
Al contrario è molto bassa la percentuale dei formati assorbiti dalle<br />
aziende che hanno ospitato i corsisti nella fase di stage (1,2%). E’ probabile<br />
che più che di debolezza <strong>del</strong> sistema produttivo vi sia, in questo caso, una<br />
scarsa attenzione, da parte <strong>del</strong> sistema formativo regionale, alla qualità e<br />
adeguatezza <strong>del</strong>le esperienze di stage proposte negli interventi. Lo confermano<br />
i risultati positivi rilevati (per la stessa variabile e modalità di risposta)<br />
dal Mpi nell’ambito degli interventi <strong>del</strong> proprio PO Obiettivo 1, secondo i quali<br />
le imprese ospiti <strong>del</strong>lo stage hanno occupato il 4,7% <strong>del</strong> totale dei formati occupati<br />
24 .<br />
Nella metà dei casi il formato ha indossato “il colletto blu”, ricoprendo la posizione<br />
di operaio comune (30,5%) o qualificato (20,3%), mentre rappresentano<br />
il 36,6% <strong>del</strong> totale gli occupati in mansioni di tipo impiegatizio, all’interno<br />
dei quali è possibile rintracciare una forte componente femminile.<br />
2.8.4. I risultati <strong>del</strong>la regressione logistica<br />
Su un campione di 2.890 unità, composto da 2.573 formati, residenti in Sardegna,<br />
intervistati dalla Regione e da 317 non formati, residenti nella stessa<br />
Regione, intervistati attraverso l’indagine Istat sulle forze di <strong>lavoro</strong> 25 , è stata<br />
effettuata una regressione logistica. L’obiettivo è consistito nel rintracciare l’influenza<br />
di alcune variabili fondamentali (presenti sia per i formati che per i<br />
non formati) sulla variabile dipendente “condizione occupazionale rilevata”,<br />
trasformata in variabile dummy “occupato/in cerca di occupazione”. 26 Ciò<br />
ha comportato l’eliminazione di tutti quei casi che presentavano, al momento<br />
24 Cfr. AA.VV., La scuola e i fondi strutturali per lo sviluppo <strong>del</strong> Mezzogiorno. Risultati e prospettive<br />
<strong>del</strong>l’azione <strong>del</strong> <strong>Ministero</strong> <strong>del</strong>la pubblica istruzione, numero monografico di “Studi e Documenti degli<br />
Annali <strong>del</strong>la Pubblica Istruzione”, n. 86/87, Le Monnier, Roma 1999, pagg. 261-273.<br />
25 Le unità prese qui in esame si riferiscono al dato non ponderato<br />
26 Al momento <strong>del</strong>l’intervista regionale per i formati, e al momento <strong>del</strong>la seconda intervista che segue<br />
la prima a 12 mesi di distanza per i non formati (panel Istat sulle forze di <strong>lavoro</strong>). Cfr. capitolo<br />
4 <strong>del</strong> presente volume.<br />
81<br />
I RISULTATI
I RISULTATI<br />
82<br />
<strong>del</strong>la rilevazione, una condizione di non attività quali: i militari, gli altri inattivi e<br />
gli studenti con un’età inferiore ai 24 anni.<br />
Riquadro 2.11 - Regione Sardegna - Influenza <strong>del</strong>le variabili genere, età, titolo di<br />
studio intervistato e titolo di studio genitori sulla probabilità di trovare<br />
<strong>lavoro</strong> (formati e non formati)<br />
Variable β S.E. Wald df Sig R Exp(B)<br />
Genere<br />
(Uomo) ,6322 ,0116 2969,407 1 ,0000 ,1979 1,8817<br />
(Donna) -,6322 ,0116 2969,407 1 ,0000 -,1979 ,5314<br />
Classi d’età 3 ,0488 ,0052<br />
(fino a 24 anni) -,0436 ,0178 5,9944 1 ,0144 -,0073 ,9573<br />
(da 25 a 34 anni)<br />
(da 35 a 44 anni)<br />
-,0039<br />
,0476<br />
,0160<br />
,0241<br />
,0609<br />
3,8968<br />
1<br />
1<br />
,8051 * ,0000<br />
,0484 ,0050<br />
,9961<br />
1,0487<br />
Titolo di studio intervistato<br />
(Ness./elemen.) -,0213 ,0379 ,3147<br />
5<br />
1<br />
,0000 ,0833<br />
,5748 *<br />
,0000 ,9790<br />
(Licenza Media) ,4390 ,0239 336,6899 1 ,0000 ,0665 1,5512<br />
(Qualifica) -,7582 ,0492 237,7418 1 ,0000 -,0558 ,4685<br />
(Diploma) ,1074 ,0231 21,6278 1 ,0000 ,0161 1,1134<br />
(Laurea) ,2330 ,0516 20,3667 1 ,0000 ,0156 1,2624<br />
Titolo di studio Genitore Capofam. 4 ,0000 ,0731<br />
(Ness./elemen.)<br />
(Media/avviam.)<br />
-,4713<br />
,0022<br />
,0258<br />
,0238<br />
332,5232<br />
,0082<br />
1<br />
1<br />
,0000 -,0660<br />
,9279 * ,0000<br />
,6242<br />
1,0022<br />
(Diploma) -,0784 ,0293 7,1585 1 ,0075 -,0083 ,9246<br />
(Laurea) ,5476 ,0525 108,8672 1 ,0000 ,0376 1,7290<br />
Titolo di studio Genitore Coniuge 4 ,0000 ,1987<br />
(Ness./elemen.) -,8376 ,0249 1130,5820 1 ,0000 -,1220 ,4327<br />
(Media/avviam.) -1,1035 ,0237 2164,2810 1 ,0000 -,1689 ,3317<br />
(Diploma) ,5219 ,0286 334,1308 1 ,0000 ,0662 1,6853<br />
(Laurea) 1,4193 ,0487 848,1832 1 ,0000 ,1057 4,1340<br />
Fonte <strong>del</strong> dato<br />
(Confron.Istat) -,3500 ,0211 276,4445 1 ,0000 -,0602 ,7047<br />
(Trattato Fse) ,3500 ,0211 276,4445 1 ,0000 ,0602 1,4191<br />
Constant -,4720 ,0294 258,0591 1 ,0000<br />
*<br />
valori non significativi<br />
Fonte: elaborazioni Isfol – Struttura di valutazione Fse su dati Regione Sardegna e Istat microdati<br />
sulle forze di <strong>lavoro</strong>
Tra le variabili che intervengono sull’occupabilità (variabili indipendenti), l’analisi<br />
in questo caso ha potuto prendere in considerazione: le variabili di<br />
struttura (genere ed età), d’istruzione (titolo di studio), di background (titolo di<br />
studio dei genitori) ed infine la variabile “fonte” (variabile dummy) che individua<br />
che definisce i formati (o trattati) e i non formati (confronto).<br />
I risultati 27 mettono in evidenza come sull’occupabilità è il livello d’istruzione<br />
<strong>del</strong>la famiglia d’origine ad avere l’influenza più forte. In altri termini il coefficiente<br />
β relativo ai titoli di studio <strong>del</strong> coniuge e <strong>del</strong> capofamiglia passa da valori<br />
negativi per i titoli più bassi a valori significativamente positivi nel caso <strong>del</strong><br />
diploma di laurea (capofamiglia +0,54 e coniuge +1,41). Di seguito il titolo di<br />
studio posseduto e il genere <strong>del</strong>la persona in cerca di occupazione rappresentano<br />
le altre due variabili che tendono a influenzare la probabilità di trovare<br />
<strong>lavoro</strong>, ed in particolare, possedere un livello d’istruzione medio alto (diploma<br />
o laurea) o basso (licenza media) ed essere uomo (+0,63), così come<br />
(anche se in misura relativamente minore) l’aver partecipato ad una iniziativa<br />
di formazione professionale (+0,35) incide positivamente sulle chance individuali<br />
di trovare un’occupazione. Meno significativa è l’influenza che ha la variabile<br />
età sull’essere o meno occupato.<br />
27 Caratterizzati da un ottimo livello di “bontà” (dei diversi <strong>test</strong> e con un valore <strong>del</strong> Sig in quasi<br />
tutti i casi inferiore allo 0,05 quale soglia di accettabilità <strong>del</strong>la significatività statistica). Cfr. Appendice<br />
1, par. 2 <strong>del</strong> presente volume.<br />
83<br />
I RISULTATI
3. L’ANALISI<br />
DEGLI ESITI<br />
OCCUPAZIONALI<br />
IN UN’OTTICA<br />
DI GENERE
3.1. • CONSIDERAZIONI DI SINTESI<br />
L’impatto generato sulla promozione <strong>del</strong>le pari opportunità tra donne e uomini<br />
dagli interventi cofinanziati dal Fse e realizzati nel corso <strong>del</strong> 1996 può ritenersi<br />
complessivamente positivo anche se caratterizzato da aspetti contraddittori.<br />
Le donne che hanno beneficiato di interventi formativi cofinanziati dal<br />
Fse nei con<strong>test</strong>i <strong>del</strong> Centro Nord esaminati, rispetto alle donne che non ne<br />
hanno usufruito sembrano avere avuto maggiori opportunità di inserimento<br />
nel mercato <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong>, anche se ciò non è avvenuto in maniera uniforme:<br />
sono state quelle con titoli di studio più alti, infatti, ad avere maggiori chances<br />
occupazionali, vantaggio questo che esse hanno dimostrato anche a confronto<br />
con gli uomini. Sono state invece penalizzate le donne con titoli di studio<br />
basso, laddove invece gli uomini hanno ottenuto maggiori benefici in termini<br />
di esito occupazionale.<br />
Le donne destinatarie <strong>del</strong> Fse si caratterizzano per elevata scolarità e per<br />
maggiore “forza” nel mercato <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong>. Sia per le donne che per gli uomini<br />
l’aver usufruito di un intervento formativo ha comportato maggiori opportunità<br />
di inserimento lavorativo, ma queste ultime ne hanno tratto maggior vantaggio,<br />
laddove la loro posizione di provenienza si presentava già “forte”.<br />
Il “passaggio” attraverso le attività formative sembra ridurre il divario esistente<br />
tra donne e uomini nelle opportunità di inserimento lavorativo riequilibrando<br />
le posizioni dei due sessi sul mercato <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong>. Tuttavia i canali di accesso<br />
a quest’ultimo non sembrano favorire l’universo femminile: come si evince<br />
dall’indagine, per le donne si ricorre in misura inferiore rispetto agli uomini a<br />
forme flessibili e innovative di inserimento lavorativo.<br />
Alla luce di quanto emerso si potrebbe affermare che laddove il Fse intendeva<br />
intervenire per sostenere le fasce più deboli <strong>del</strong>la società l’intervento è<br />
stato più efficace per l’universo maschile rispetto a quello femminile. Gli interventi<br />
che hanno favorito le donne sono stati invece quelli più qualificati o comunque<br />
rivolti ad un’utenza con titoli di studio medio-alti; “penalizzando” l’universo<br />
maschile. Tuttavia ci si può domandare se, in tale con<strong>test</strong>o, sia stata<br />
trascurata proprio quella fascia di popolazione femminile priva di qualifica<br />
professionale, che incontra le stesse difficoltà degli uomini in quanto sprovvista<br />
di strumenti adeguati di inserimento professionale e che, di fatto, non risulta<br />
sufficientemente intercettata dagli interventi previsti.<br />
87<br />
I RISULTATI
I RISULTATI<br />
88<br />
3.2. • FORZA E DEBOLEZZA DELLA PRESENZA<br />
FEMMINILE NEL FSE<br />
Come si è già accennato i dati raccolti presso i titolari di PO ci hanno consentito<br />
di effettuare alcune caute considerazioni sull’adeguatezza <strong>del</strong>le azioni volte<br />
a promuovere le pari opportunità, in termini di scelta dei destinatari (targeting).<br />
È possibile conoscere quante donne (e alcune <strong>del</strong>le loro caratteristiche)<br />
hanno intrapreso un percorso formativo anche a prescindere dall’asse 4.<br />
Dai dati risulta che le donne rappresentano il 57,3% <strong>del</strong> totale dei destinatari<br />
oggetto di rilevazione. Si tratta di una percentuale che “ricalca” la distribuzione<br />
<strong>del</strong>la popolazione di riferimento (laddove le donne rappresentano il 55,9%<br />
di tutto il bacino di utenza potenziale).<br />
Analizzando la variabile titolo di studio si nota come la maggior parte <strong>del</strong>le<br />
donne che seguono attività formative possiedono un titolo di studio medio<br />
alto. La maggioranza di esse (57%) possiede il diploma di scuola media superiore,<br />
il 12,7% ha una laurea; solo il 14,8% ha una licenza media (contro il<br />
30,7% degli uomini) e una stessa percentuale possiede una qualifica professionale<br />
(a fronte di un 22,6% di uomini). Lo stesso livello di scolarità si riscontra<br />
sia negli interventi programmati nell’ambito <strong>del</strong>l’asse 1 rivolto ai disoccupati<br />
di lunga durata (57%), sia in quelli rivolti specificamente alle donne<br />
(69,4%). Se paragonata all’universo maschile è possibile notare come la popolazione<br />
di donne che frequenta attività corsuali sia complessivamente dotata<br />
di più alti titoli di studio: il 18,6% <strong>del</strong>le donne presenti nell’asse 1 è laureata<br />
(contro l’11,7% degli uomini) e, viceversa, il 24,4% ha un titolo di studio<br />
basso (contro il 34,5% maschile).<br />
Considerando la distribuzione di cui sopra e prendendo come termine di riferimento<br />
il titolo di studio, otteniamo indicazioni altrettanto interessanti circa la<br />
capacità degli assi di “attrarre” utenza femminile: le donne con titolo di studio<br />
basso sono per lo più presenti nella misura dei giovani in uscita <strong>del</strong>la scuola<br />
<strong>del</strong>l’obbligo (il 54,2%) e nell’asse rivolto ai disoccupati di lunga durata<br />
(33,3%). Solo il 12,5% si colloca nell’asse 4. Ciò può essere interpretato<br />
come una sorta di vocazione <strong>del</strong>l’asse “donne” a qualificarsi con un target<br />
ad alto livello. Si tratta peraltro di una conferma empirica (pur con tutti i caveat<br />
necessari) ad una ipotesi già avanzata in sede di valutazione intermedia<br />
<strong>del</strong> Qcs Obiettivo 3 in Italia 1 .<br />
D’altronde il fatto che le donne partecipino in forza alle attività formative e ot-<br />
1 Si veda a questo proposito: Bulgarelli A. (a cura di), Valutazione di medio termine <strong>del</strong> Quadro comunitario<br />
di sostegno <strong>del</strong>l’Obiettivo 3 in Italia, op. cit., pagg. 250–279.
tengano successi maggiori degli uomini non è una novità: come afferma l’Istat,<br />
di mille studenti (divisi a metà tra uomini e donne) che entrano nel percorso<br />
scolastico: 146 donne acquisiscono la qualifica professionale (contro<br />
130 uomini), 665 arrivano al diploma superiore (562 uomini), 160 si laureano<br />
(contro 107 uomini), 7 acquisiscono un diploma universitario (contro 6 uomini).<br />
Gli uomini più <strong>del</strong>le donne (77 contro 66) non si iscrivono alle superiori<br />
oppure le interrompono (231 uomini contro 123 donne) 2 .<br />
Tuttavia, se è vero che il tasso di scolarità femminile è cresciuto di più rispetto<br />
agli uomini (82,9% contro il 79,9% nel 1997), ciò non sembra aver influito<br />
sulla crescita <strong>del</strong>la propensione a lavorare così come dimostrano gli andamenti<br />
dei tassi di attività. Dal 1993 al 1997 il tasso di attività è salito di un<br />
solo punto percentuale (dal 33,9% al 34,8%), rimanendo comunque al di<br />
sotto di quello registrato a livello europeo. Va peraltro sottolineato che questo<br />
indice medio nasconde una estrema differenza tra i diversi territori <strong>del</strong><br />
Centro Nord: nelle Regioni <strong>del</strong> Centro infatti esso è <strong>del</strong> 18,3%, nel Nord Est<br />
esso aumenta fino a toccare il massimo con il 36,6% per riabbassarsi leggermente<br />
nel Nord Ovest (30,3%).<br />
Tab. 3.1 - Distribuzione dei formati e <strong>del</strong>le formate Fse per titolo di studio<br />
(valori percentuali)<br />
Titolo di studio<br />
Nessun Licenza Qualifica Diploma Laurea/ Totale<br />
tit./licenza media profession. diploma<br />
elementare universit.<br />
Uomo 1,2 30,7 22,6 38,3 7,2 100,0<br />
54,8 61,0 53,3 33,5 29,8 42,8<br />
Donna 0,8 14,8 14,8 57,0 12,7 100,0<br />
45,2 39,0 46,7 66,5 70,2 57,2<br />
Totale 1,0 21,6 18,1 49,9 10,4 100,0<br />
100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0<br />
Fonte: elaborazioni Isfol – Struttura di valutazione Fse su dati <strong>del</strong>le 8 Amministrazioni titolari di<br />
PO.<br />
L’altra variabile fondamentale per l’identificazione <strong>del</strong>la fascia di popolazione<br />
femminile raggiunta dal Fse è l’età. Quest’ultima sembra pesare particolar-<br />
2 Istat, Indagine multiscopo, 1998.<br />
89<br />
I RISULTATI
I RISULTATI<br />
90<br />
mente sulle scelte da parte <strong>del</strong>le donne di frequentare un corso di formazione,<br />
se si considera che più <strong>del</strong>la metà <strong>del</strong>le destinatarie possiede meno di 24<br />
anni; il 35,4% si colloca tra i 25 e i 34 anni e solo un residuale 9,9% ha più di<br />
35 anni.<br />
Una <strong>del</strong>le scommesse su cui aveva puntato il Qcs nella programmazione<br />
1994-99 consisteva nel raggiungere proprio quelle donne “più anziane” fuoriuscite<br />
prematuramente dal mercato <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong> al fine di sostenere un loro<br />
progressivo reinserimento lavorativo. Da questo punto di vista possiamo ritenere<br />
che si è trattato di una promessa disattesa: il Fse ha giovato molto di più<br />
alle giovanissime con titoli di studi medio alti più che alle donne meno giovani<br />
con titoli di studi medio-bassi. In questo senso la popolazione target appare<br />
solo parzialmente raggiunta. A tale ridotta efficacia degli interventi possono<br />
aver contribuito dinamiche legate sia all’utenza stessa (la diversa propensione<br />
<strong>del</strong>le donne a partecipare alle attività formative, di cui si è già trattato) che<br />
ai soggetti attuatori. Non va infatti dimenticato l’effetto creaming sul processo<br />
di selezione <strong>del</strong>l’utenza (descritto nel primo capitolo) che induce gli operatori<br />
– quando ciò è reso possibile sia da un eccesso <strong>del</strong>la domanda che dalla<br />
presenza di margini discrezionali di scelta – a scegliere le destinatarie con<br />
maggiori probabilità di riuscita.<br />
3.3. • PESO DELLA VARIABILE DI GENERE SULL’ESITO<br />
OCCUPAZIONALE: VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI<br />
3.3.1. Gli esiti e la riuscita professionale <strong>del</strong>le donne<br />
Come già evidenziato, le donne costituiscono la quota più consistente <strong>del</strong> totale<br />
dei destinatari <strong>del</strong>le attività formative, anche se, in termini di esito occupazionale,<br />
sono soprattutto gli uomini ad aver chances migliori (il 54,6% di<br />
essi trova <strong>lavoro</strong> dopo il corso di formazione contro il 48,6% <strong>del</strong>le donne) 3 . In<br />
più, osservando il totale di coloro che, dopo il corso, tornano allo stato di disoccupazione,<br />
il 64,5% è rappresentato da donne (contro il 35,5% degli uomini).<br />
D’altra parte anche prendendo in considerazione l’universo femminile e<br />
quello maschile come termine di riferimento notiamo che il 13,1% <strong>del</strong>le formate<br />
ritorna ad essere senza <strong>lavoro</strong> contro una sempre inferiore percentuale<br />
di uomini (9,7%).<br />
3 Per verificare le ipotesi <strong>del</strong>le differenze tra uomini e donne è stato effettuato il <strong>test</strong> di significatività<br />
ai due campioni di riferimento. Si veda a questo proposito il paragrafo 4.4 <strong>del</strong> presente<br />
volume.
È vero anche che, tra coloro che risultano occupati dopo aver seguito un corso,<br />
le donne sono di più: ma ciò si può attribuire più alla superiorità quantitativa<br />
<strong>del</strong>le donne sul mercato <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong>, e in particolare nelle azioni di formazione,<br />
più che a maggiori chance di inserimento rispetto agli uomini. Lo dimostra<br />
il forte gap registrato tra le alte performance scolastiche <strong>del</strong>le donne<br />
e il basso tasso di occupazione rispetto all’universo maschile.<br />
Le formate tornano sul mercato <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong> in qualità di “persone in cerca di<br />
prima occupazione” (25,1%), ancora una volta in misura leggermente superiore<br />
ai colleghi maschi (21%), mentre sia uomini che donne dichiarano, con<br />
uguali percentuali, di essere rientrati nel circuito <strong>del</strong>l’istruzione scolastica o<br />
universitaria (10,9% le donne e 10,7% gli uomini).<br />
Quest’ultima informazione, accanto a quella <strong>del</strong> passaggio ad uno stato di<br />
inattività dopo il corso di formazione, che pesa maggiormente sugli uomini<br />
(4,1% di contro ad un 2,3% per le donne), deve indurre a riflettere, anche se<br />
la differenza tra i due sessi può attribuirsi anche all’obbligo da parte degli uomini<br />
di assolvere il servizio militare. Il ritorno nel circuito <strong>del</strong>l’istruzione può essere<br />
interpretato in due modi differenti: da un lato si può ritenere che passare<br />
attraverso un intervento formativo aumenti la motivazione a proseguire gli studi<br />
e a migliorare le proprie competenze professionali (ipotesi ottimistica), dall’altro<br />
potremmo interpretare tale comportamento come un inevitabile ripiego<br />
a fronte di continui insuccessi nella ricerca di <strong>lavoro</strong> (ipotesi pessimista). Tralasciando<br />
questa seconda ipotesi 4 meno probabile per i con<strong>test</strong>i qui analizzati,<br />
che peraltro poco si addice ad una popolazione impegnata attivamente<br />
nella ricerca di un <strong>lavoro</strong> (dimostrata da un tasso di inattività di solo il 2,3%),<br />
possiamo valutare positivamente l’impatto che il Fse ha generato presso un<br />
pubblico femminile soprattutto nei termini di una progressiva valorizzazione<br />
<strong>del</strong>la formazione come strategia di avvicinamento al mercato <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong>. Di<br />
seguito si propone una tabella riassuntiva che riporta gli esiti occupazionali<br />
per tipologia di intervento (tab. 3.2)<br />
Considerando invece i diversi esiti occupazionali possiamo osservare quale<br />
peso esercitano le diverse tipologie di intervento. Confrontando questi dati<br />
con il gruppo di confronto Istat si evidenzia l’impatto positivo degli interventi<br />
cofinanziati generati sull’universo femminile. Se paragonate alle donne che<br />
non hanno beneficiato di tali interventi, le “formate” infatti sembrano avere<br />
opportunità di inserimento molto maggiori: la percentuale di coloro che hanno<br />
trovato <strong>lavoro</strong> è quasi doppia (48,6%) rispetto ad un 25,3% di donne <strong>del</strong><br />
4 Va in ogni caso ricordato che questa seconda ipotesi è dimostrata dall’emersione nel panorama<br />
formativo italiano di una figura nuova di utente potenziale, il “corsista di professione” che affolla<br />
le aule per acquisire titoli e contatti utili per l’inserimento nel mercato <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong>, ma anche per<br />
poter contare sui rimborsi spese come una sorta di “reddito minimo garantito”.<br />
91<br />
I RISULTATI
I RISULTATI<br />
92<br />
gruppo di confronto. Del tutto ribaltata appare la situazione quando prendiamo<br />
in considerazione quella parte <strong>del</strong>l’universo femminile che torna allo stato<br />
di “in cerca di prima occupazione” (25,1% <strong>del</strong>le beneficiarie Fse contro un<br />
41% <strong>del</strong> gruppo di confronto).<br />
Tab. 3.2 - Esito occupazionale <strong>del</strong>le donne per tipologia di intervento - assi o misure<br />
(valori percentuali)<br />
Disoccup. Giovani Giovani Giovani Pari Totale<br />
di lunga in uscita diplomati laureati opportun.<br />
durata scuola<br />
obbligo<br />
Occupata<br />
In cerca<br />
di prima<br />
51,6 53,2 43,5 68,4 50,2 48,6<br />
occupazione 9,6 17,5 35,3 23,5 17,7 25,1<br />
Disoccupata 27,7 16,5 5,7 5,9 18,8 13,1<br />
Studente 6,3 10,5 14,2 1,8 10,2 10,9<br />
Altro inattiva 4,8 2,2 1,3 0,5 3,1 2,3<br />
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0<br />
Fonte: elaborazioni Isfol – Struttura di valutazione Fse su dati <strong>del</strong>le 8 Amministrazioni titolari di<br />
PO.<br />
Sia per le donne che per gli uomini l’aver usufruito di un intervento formativo<br />
conferisce maggiori opportunità di inserimento lavorativo, ma, a rinforzare ulteriormente<br />
l’interpretazione positiva <strong>del</strong>l’effetto <strong>del</strong>la formazione cofinanziata<br />
sulle donne, va osservato (analizzando separatamente la popolazione maschile<br />
e femminile) come quest’ultime ne hanno tratto maggior vantaggio. In<br />
effetti si nota che le donne destinatarie Fse migliorano le loro performances<br />
(in termini di inserimento lavorativo) sia in assoluto sia relativamente all’universo<br />
maschile. Mettendo in relazione uomini e donne notiamo che la partecipazione<br />
alle azioni formative riduce – seppure limitatamente ad un punto percentuale<br />
– lo scarto a favore <strong>del</strong>le donne tra coloro che trovano un’occupazione<br />
(da circa il 7% nel gruppo di confronto a circa il 6% nel gruppo Fse).<br />
In media le attività formative riducono il divario esistente tra donne e uomini<br />
nelle opportunità di inserimento lavorativo portando i due sessi ad una condizione<br />
più equilibrata. Contribuiscono a corroborare tale ipotesi di <strong>lavoro</strong> altre<br />
informazioni elaborate per i due gruppi di riferimento (gruppo Fse e gruppo<br />
di confronto Istat) relative al titolo di studio.
Con un titolo di studio più alto infatti, le donne trovano più facilmente <strong>lavoro</strong>.<br />
Infatti anche se ciò vale per entrambi i sessi, per le donne questa condizione<br />
sembra pesare di più (+17,5% rispetto al +15,9% degli uomini). Ma appare<br />
interessante notare come tale aumento di opportunità si registri proprio per le<br />
destinatarie <strong>del</strong> Fse. Nel gruppo di confronto in effetti le probabilità di inserimento<br />
risultano proporzionalmente più basse (anche in presenza di titoli di<br />
studio alti) e ciò sia in assoluto che in relazione all’universo maschile. Il fatto<br />
che gli uomini (non destinatari) abbiano avuto maggiori chances (+7,7%) rispetto<br />
alle donne <strong>del</strong>la stessa condizione (+2,9%) sembra ulteriormente sottolineare<br />
l’efficacia <strong>del</strong>le azioni di “alta formazione” cofinanziate dal Fse.<br />
Il quadro si presenta completamente ribaltato se prendiamo in considerazione<br />
i titoli di studio bassi. In questo caso sono gli uomini a trarre maggior vantaggio<br />
dal “trattamento Fse”: essi registrano il 10,4% di opportunità in più<br />
(laddove nel gruppo di confronto Istat esse diminuivano <strong>del</strong> -2,5%) contro un<br />
più timido +6,1% registrato dalle donne con lo stesso titolo di studio. In questo<br />
caso le donne non solo sembrano meno favorite degli uomini, ma addirittura<br />
trovano meno <strong>lavoro</strong> rispetto alle donne che non hanno seguito attività<br />
formative. Ciò potrebbe leggersi come una conferma <strong>del</strong>le ipotesi effettuate<br />
in precedenza che vedono un impatto positivo <strong>del</strong>la formazione correlato ad<br />
una più elevata scolarità (traducibile come maggiore “forza” nel mercato <strong>del</strong><br />
<strong>lavoro</strong>) <strong>del</strong>l’utenza.<br />
Prendendo infine in considerazione il titolo di studio “medio”, le informazioni<br />
presentano un quadro ancora diverso dai precedenti. L’efficacia <strong>del</strong>le azioni<br />
di formazione in questo caso appare generalmente piuttosto bassa: per gli<br />
uomini le possibilità di occupazione diminuiscono <strong>del</strong> 7,4% e per le donne<br />
<strong>del</strong> 4,4% rispetto alla media, laddove nel gruppo di confronto i primi si at<strong>test</strong>avano<br />
sulla media generale e le seconde registravano un seppur minimo<br />
1,4% di opportunità in più.<br />
Si potrebbe affermare a questo punto che, laddove il Fse intendeva intervenire<br />
per sostenere le fasce più deboli <strong>del</strong>la società, è riuscito ad agire più efficacemente<br />
per gli uomini anziché per le donne. Per queste ultime è risultata<br />
più efficace una tipologia di intervento molto più qualificata che, a partire dai<br />
titoli di studio medio-alti, ha certamente ottenuto buoni risultati, penalizzando<br />
l’universo maschile. Ci si può domandare se, in tale con<strong>test</strong>o, sia stata trascurata<br />
proprio quella fascia di popolazione femminile priva di qualifica professionale<br />
(target specifico <strong>del</strong> Fse), che incontra le stesse difficoltà degli uomini<br />
(in quanto sprovvista di strumenti adeguati di inserimento professionale),<br />
e che non appare intercettata dagli interventi previsti.<br />
93<br />
I RISULTATI
I RISULTATI<br />
94<br />
3.3.2. Tempi, canali di accesso e modalità contrattuali<br />
di inserimento lavorativo femminile<br />
Rispetto agli uomini le donne sembrano accedere al <strong>lavoro</strong> con tempi relativamente<br />
più lunghi (benché gli scarti percentuali siano minimi). Circa il 40% trova<br />
<strong>lavoro</strong> entro i primi 6 mesi di ricerca, il 27% impiega tra i 6 e i 12 mesi e il restante<br />
33% trova uno sbocco dopo 12 mesi di ricerca attiva. Come per gli uomini<br />
anche per le donne si può tracciare una curva che raggiunge il suo picco<br />
percentuale (esito occupazionale positivo) non appena si esce dall’esperienza<br />
formativa o immediatamente a ridosso di essa, cala immediatamente dopo il 6°<br />
mese, per poi risalire e oltrepassare la soglia dei 12 mesi di ricerca <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong>.<br />
In merito alle strategie e ai tempi di inserimento lavorativo <strong>del</strong>le donne sono<br />
diverse le indagini condotte 5 . Esse hanno evidenziato che le donne in cerca<br />
di nuova occupazione tendono ad abbandonare la ricerca di <strong>lavoro</strong> prima di<br />
quanto non facciano gli uomini. Il contrario avviene tra i due sessi in caso di<br />
prima occupazione che richiede tempi di ricerca più lunghi. Il fenomeno potrebbe<br />
spiegarsi nel primo caso con l’età avanzata <strong>del</strong>le donne e nel secondo<br />
caso con il perdurare <strong>del</strong>le condizioni di maggiore difficoltà per queste ultime<br />
di trovare un’occupazione rispetto agli uomini. Sulla maggiore “resistenza”<br />
femminile nella ricerca <strong>del</strong>la prima occupazione possono inoltre influire<br />
altri fattori importanti come l’alto livello di istruzione oppure l’esistenza di diversi<br />
mo<strong>del</strong>li culturali di riferimento.<br />
Il 31% <strong>del</strong>le occupate ottiene infatti un contratto a tempo indeterminato; il<br />
25,7% lavora con un contratto a tempo determinato; il 9,4% avvia un’attività<br />
autonoma; il 19,2% viene inserita con contratti di formazione <strong>lavoro</strong>; il 6,1%<br />
viene impiegata con forme di contratto saltuario/stagionale; il 6,1% è presente<br />
nei contratti di apprendistato.<br />
È interessante notare le differenze tra i due generi registrate sulla tipologia<br />
contrattuale. Appare piuttosto chiaro come per le donne si ricorra preferibilmente<br />
a contratti a tempo determinato (67,7% contro 32,4% degli uomini) e<br />
saltuari/stagionali (56,1% contro 43,9% degli uomini) e che, per contro, l’apprendistato<br />
coinvolga sostanzialmente l’utenza maschile: considerando l’universo<br />
di coloro che sono stati inseriti con questo di tipo di contratto a causa<br />
mista, infatti, il 62,4% è composto da uomini e il 37,6% da donne.<br />
5 Employment & Social Affairs, Equal opportunity for Women and Men in the European Union, Annual<br />
Report 1997, European Commission Directorate General for Employment, Industrial Relations<br />
and Social Affairs, Unit V/D.5, 1998, e Employment & Social Affairs, Reconciliation of work and family<br />
life for men and women and the quality of care services. Report on existing research in the European<br />
Union, European Commission. Directorate Generale for Employment, Industrial Relations<br />
and Social Affairs, Unit V/D.5, 1999 e ancora Employment & Social Affairs, Working time: Research<br />
and Development 1995-1997, European Commission. Directorate Generale for Employment, Industrial<br />
Relations and Social Affairs, V/D.2.
Grafico 3.1 - Tempi di inserimento nel mercato <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong> per genere<br />
60<br />
50<br />
40<br />
30<br />
20<br />
10<br />
entro i 6 mesi oltre i 12 mesi<br />
tra i 6 e i 12 mesi<br />
Fonte: elaborazioni Isfol – Struttura di valutazione Fse su dati <strong>del</strong>le 8 Amministrazioni titolari di<br />
PO.<br />
Grafico 3.2 - Tipologia di contratto di inserimento per genere<br />
uomini donne<br />
saltuario/stagionale<br />
dipendente determinato<br />
dipendente indeterminato<br />
CFL<br />
apprendista<br />
tirocinio<br />
autonomo<br />
Fonte: elaborazioni Isfol – Struttura di valutazione Fse su dati <strong>del</strong>le 8 Amministrazioni titolari di<br />
PO.<br />
95<br />
I RISULTATI
I RISULTATI<br />
96<br />
Le donne si inseriscono professionalmente con qualifiche medio alte più che<br />
gli uomini. Considerando il totale di coloro che si occupano come impiegati<br />
qualificati e tecnici, la maggioranza è rappresentata da donne (70,8%). D’altra<br />
parte circa la metà <strong>del</strong>le destinatarie occupate (49,5%) risulta inquadrata<br />
come impiegato qualificato e tecnico contro il 28,8% dei colleghi uomini.<br />
Rispetto all’universo maschile, le donne sembrano trovare maggiori sbocchi<br />
occupazionali presso realtà aziendali piuttosto grandi. Esse costituiscono infatti<br />
il 59,1% di coloro che si collocano in imprese con un numero di addetti<br />
oltre le 250 unità e il 57,6% di quelle con un numero compreso tra le 51 e le<br />
250 unità. Considerando invece solo l’universo femminile la maggioranza degli<br />
sbocchi occupazionali avviene in aziende piccole e medio piccole (35,9%<br />
in imprese da 6 a 50 addetti e il 28% in imprese fino a 5 addetti).<br />
Sarebbe interessante, a questo proposito, approfondire l’indagine e ricostruire<br />
quali sono i ruoli che vanno a ricoprire le destinatarie <strong>del</strong> Fse. Dato l’elevato<br />
profilo <strong>del</strong>le attività formative (a cui esse partecipano con maggiore intensità),<br />
il tipo di inquadramento e la tipologia aziendale in cui si inseriscono dovremmo<br />
aspettarci uno sbocco occupazionale di alto livello. Se ciò fosse verificato<br />
potremmo dire che il Fse ha contribuito ad innalzare le possibilità di<br />
carriera <strong>del</strong>le donne nei con<strong>test</strong>i aziendali, aspetto questo particolarmente<br />
cruciale e problematico <strong>del</strong>la questione femminile più recente.<br />
Ulteriori disaggregazioni di dati non ci consentono interpretazioni certe. Dall’analisi<br />
<strong>del</strong>le corrispondenze (effettuata solo sul gruppo dei formati Fse)<br />
emerge come le donne che trovano <strong>lavoro</strong> in imprese di grandi dimensioni<br />
non sembrano collocarsi ad alti livelli ma si evidenziano figure intermedie e di<br />
supporto all’organizzazione. Tuttavia questa elaborazione riguarda una percentuale<br />
troppo bassa <strong>del</strong> campione per poter autorizzarci ad interpretazioni<br />
complessive.<br />
Se sulle conseguenze <strong>del</strong>l’inquadramento lavorativo possiamo solo fare <strong>del</strong>le<br />
ipotesi, maggiori certezze provengono dalla tipologia di settore in cui le donne<br />
si occupano. Sia in termini relativi (rispetto agli uomini) sia in termini assoluti<br />
(rispetto al solo universo femminile) è il settore dei servizi a costituire il bacino<br />
di impiego più consistente: il 26,7% <strong>del</strong>le donne si occupa nel settore<br />
dei servizi privati e il 29,4% in quello pubblico. Ma il dato probabilmente più<br />
interessante riguarda il settore <strong>del</strong> commercio e alberghiero. Fatto cento il numero<br />
degli occupati totali in questo settore, il 55,7% risulta donna (contro il<br />
44,4% di uomini). Inoltre ben il 21,2% <strong>del</strong> totale <strong>del</strong>le donne occupate si concentra<br />
in questo settore che, peraltro, assorbe gran parte <strong>del</strong>le azioni imprenditoriali<br />
realizzate da donne negli ultimi anni.
Non va in ogni caso trascurato il dato relativo al settore <strong>del</strong>le trasformazioni<br />
industriali dove le donne pesano per il 36,9% sul totale degli occupati in questo<br />
settore. Tra tutte le donne occupate il 18,6% si occupa in questo settore.<br />
Una prima lettura <strong>del</strong>le informazioni raccolte sui canali di accesso al mercato<br />
<strong>del</strong> <strong>lavoro</strong> non sembrerebbe premiare l’azione dei centri di formazione professionale.<br />
Questi ultimi in effetti sembrano attivarsi più efficacemente per gli<br />
uomini (56,2%) che per le donne (43,8%). Anche il mondo <strong>del</strong>le imprese<br />
sembra essere maggiormente disposto ad accettare stage se si tratta di uomini<br />
(53,7%) anziché di donne (46,3%). In realtà su questo fenomeno pesa<br />
maggiormente il settore di inserimento più che l’azione <strong>del</strong> centro di formazione<br />
professionale; laddove infatti sono emersi come principali settori di<br />
sbocco lavorativo quelli a tradizionale assorbimento di manodopera maschile<br />
(come ad esempio il settore manifatturiero) è anche più probabile che si attivi<br />
un maggior numero di stage e tirocini per questa utenza. In ogni caso i dati<br />
sembrano <strong>del</strong>ineare una più attiva ricerca di <strong>lavoro</strong> da parte <strong>del</strong>le donne sia<br />
seguendo canali tradizionali (la famiglia) che strade più dirette (l’annuncio sul<br />
giornale o la domanda di assunzione). Se si considera che nella logica <strong>del</strong>la<br />
promozione di azioni positive si prevede di agire anche sulla rimozione di<br />
quegli ostacoli che impediscono (o rallentano) l’entrata <strong>del</strong>le donne nel mercato<br />
<strong>del</strong> <strong>lavoro</strong>, dovremmo registrare una scarsa incidenza degli interventi<br />
<strong>del</strong>la politica attiva in questo ambito.<br />
3.3.3. Le probabilità <strong>del</strong>le donne di trovare <strong>lavoro</strong>: i risultati<br />
<strong>del</strong>la regressione logistica<br />
I risultati <strong>del</strong>l’analisi portano a domandarci: nella riuscita professionale pesa<br />
maggiormente il genere oppure la tipologia corsuale? Sono il tipo di corso e<br />
la qualità <strong>del</strong> soggetto attuatore a fornire una chance in più di inserimento,<br />
oppure possiamo parlare genericamente di una riuscita femminile, al di là<br />
<strong>del</strong>la specificità degli assi di intervento?<br />
Sui dati rilevati attraverso l’indagine sugli esiti occupazionali si è provato ad<br />
applicare un mo<strong>del</strong>lo di regressione logistica per capire quali sarebbero le<br />
caratteristiche che forniscono maggiori probabilità di inserimento lavorativo<br />
all’universo femminile rispetto ai due gruppi di analisi (formati Fse da un lato<br />
e gruppo di confronto Istat dall’altro). I risultati di tale esercizio (che, occorre<br />
sottolinearlo, presenta solo informazioni probabilistiche) evidenziano che: le<br />
probabilità di trovare un <strong>lavoro</strong> tra le donne aumentano con l’innalzamento<br />
<strong>del</strong> titolo di studio: infatti, a parità di età, chi ha un titolo basso avrebbe il<br />
49,9% <strong>del</strong>le probabilità di inserimento (contro il 24,1% <strong>del</strong>le non formate);<br />
con un titolo di studio medio la percentuale si innalzerebbe al 53,9% (contro<br />
il 27,1%) e con uno alto si arriverebbe al 57,1% <strong>del</strong>le probabilità (a fronte <strong>del</strong><br />
97<br />
I RISULTATI
I RISULTATI<br />
98<br />
29,8% sempre per le non formate).<br />
Il confronto con gli uomini risulta ancora più interessante. A conferma di quanto<br />
già rilevato le donne giovani in possesso <strong>del</strong> solo obbligo scolastico e non formate<br />
sono quelle che incontrano le maggiori difficoltà di inserimento (in questo<br />
caso esse hanno il 24% <strong>del</strong>le probabilità). Nei 16 profili individuati 6 si evidenzia<br />
come la domanda di <strong>lavoro</strong> non utilizzi la forza <strong>lavoro</strong> <strong>del</strong>le giovani donne scegliendo<br />
in misura maggiore di ricorrere agli uomini adulti.<br />
I dati <strong>del</strong>la regressione logistica aiutano a definire il profilo ipotetico <strong>del</strong>le<br />
donne che riescono a collocarsi sul mercato <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong>, ma non aiuta a comprendere<br />
le dinamiche sottese a tale percorso di avvicinamento. In altre parole,<br />
mentre sappiamo che la partecipazione ai corsi di formazione professionale<br />
conferisce maggiori probabilità di inserimento nel mercato <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong>,<br />
occorre capire meglio il motivo <strong>del</strong>lo scarto con le maggiori probabilità dei<br />
colleghi uomini (che si presentano con percentuali sempre più alte) ed in<br />
particolare: dove si collocano le migliori performances? In quale settore e<br />
professione? Proviamo ad esaminare alcuni aspetti problematici che pesano<br />
sui processi di inserimento <strong>del</strong>le donne nel mercato <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong>.<br />
3.3.4. È cresciuta la cultura di genere?<br />
Se confrontata con gli altri Paesi d’Europa l’Italia è, ancora oggi, la nazione<br />
con il più basso tasso di attività femminile, seguita da Grecia e Spagna. Nello<br />
stesso tempo è anche la nazione che, dopo la Spagna, presenta i più alti tassi<br />
di disoccupazione.<br />
L’offerta potenziale <strong>del</strong>l’occupazione femminile è lievemente cresciuta negli<br />
ultimi anni (il tasso di occupazione è salito dal 28,9% <strong>del</strong> 1993 al 29% <strong>del</strong><br />
1997; il tasso di attività è passato, nello stesso periodo, da 33,9% a 34,8%)<br />
fenomeno questo che, sebbene quasi impercettibile, se analizzato in sé, acquista<br />
notevole importanza, specie se confrontato con la tendenziale flessione<br />
degli andamenti registrati dall’universo maschile. La disoccupazione femminile,<br />
tuttavia, è rimasta su livelli ancora molto più elevati rispetto a quella<br />
maschile (16,8% rispetto al 9,5%) crescendo con uno scarto di 0,1% in più rispetto<br />
a quella registrata dagli uomini. Nel tempo le donne hanno visto certamente<br />
accresciute le loro opportunità di <strong>lavoro</strong>, di condizioni, di retribuzioni e<br />
di parità di accesso 7 . Ciò d’altra parte, non è che il riflesso <strong>del</strong>la struttura <strong>del</strong>le<br />
variazioni occupazionali che, a livello settoriale, ha visto una crescita nei<br />
6 Cfr. Paragrafo 2.2 <strong>del</strong> presente volume.<br />
7 Commissione <strong>del</strong>le Comunità Europee, L’occupazione in Europa: 1996. Relazione alla Commissione,<br />
Bruxelles 9.10.96. Documento COM (96) 485 def.
servizi e una diminuzione nell’agricoltura e nell’industria <strong>del</strong>la trasformazione;<br />
settori, questi ultimi, a tradizionale prevalenza di manodopera maschile.<br />
Negli ultimi anni la promozione <strong>del</strong>le pari opportunità ha registrato notevoli<br />
passi in avanti, anche se spesso si assiste a fenomeni contraddittori e curiosi.<br />
Per poter leggere adeguatamente le condizioni che hanno consentito alle<br />
donne di modificare il proprio comportamento nel mercato <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong> occorre<br />
assumere un approccio olistico che prenda in considerazione le modalità<br />
di accesso alla formazione, le scelte dei percorsi, la transizione al mercato<br />
<strong>del</strong> <strong>lavoro</strong> ma anche l’avanzamento di carriera, la presenza in sedi istituzionali<br />
e decisionali, la modifica dei comportamenti in seno alla famiglia ecc.<br />
(adozione <strong>del</strong>le gender perspective) 8 . Per questo motivo, pur non essendo<br />
strettamente connesso all’obiettivo di questo paragrafo, si ritiene importante<br />
tentare di ricostruire il quadro all’interno <strong>del</strong> quale le attività formative costituiscono<br />
un importante pezzo <strong>del</strong> mosaico, prendendo in considerazione alcune<br />
determinanti tendenze <strong>del</strong> nostro Paese. Si è cercato di seguire una traccia<br />
in qualche modo già segnata dalla recente letteratura prodotta a livello<br />
comunitario, dove la tematica <strong>del</strong>le pari opportunità viene affrontata prendendo<br />
in considerazione una pluralità di dimensioni tra cui:<br />
• i mo<strong>del</strong>li culturali. Più <strong>del</strong>la metà <strong>del</strong>le donne occupate nel nostro Paese<br />
lavora 60 ore alla settimana o più e circa un terzo 70 ore o più 9 , mentre<br />
solo il 15% degli uomini lavora 60 ore o più. D’altra parte i mo<strong>del</strong>li culturali<br />
nella divisione dei ruoli nella famiglia si stanno lentamente modificando.<br />
Sebbene le indagini multiscopo evidenzino come le donne che vivono tuttora<br />
una condizione di doppia presenza e che non condividono con il partner<br />
le attività di cura costituiscano ancora il 25% <strong>del</strong> totale (occupate e<br />
non), una interessante percentuale (21%) può contare sull’avanzata di un<br />
mo<strong>del</strong>lo di condivisione dei carichi, che aumenta tanto più ci spostiamo in<br />
aree economicamente sviluppate <strong>del</strong> Paese. Infatti nel Nord Est la percentuale<br />
sale al 27%; scende al 23% nel Nord Ovest e al 25% nel Centro e, seguendo<br />
questo andamento curvilineo, diventa il 14% nel Sud e il 13% nelle<br />
Isole. Parallelamente alla modifica dei mo<strong>del</strong>li culturali appaiono profilarsi<br />
nuovi bacini di impiego su cui le stesse donne sono chiamate a giocare un<br />
ruolo centrale. Su questo ultimo punto possiamo affermare che la risposta<br />
da parte <strong>del</strong>l’offerta formativa è stata piuttosto attenta programmando un<br />
insieme di attività centrate sulle professioni di “sostegno alla famiglia”. Un<br />
8 Si veda a questo proposito C. Villante, “The Evaluation of Actions to Promote Women’s Participation<br />
in the Labour Market”, relazione presentata all’International Conference on Evaluation: Profession,<br />
Business or Politics. Roma, 28-30 Ottobre 1998.<br />
9 Istat, Indagine multiscopo, 1998.<br />
99<br />
I RISULTATI
I RISULTATI<br />
100<br />
dato altamente interessante riguarda a tale proposito l’emersione <strong>del</strong> mo<strong>del</strong>lo<br />
di esternalizzazione, dove il <strong>lavoro</strong> di cura viene affidato all’esterno.<br />
Ebbene riferendoci alla stessa fonte di informazione, notiamo come la percentuale<br />
<strong>del</strong>le famiglie in cui tale modalità si è realizzata riguarda il 2% <strong>del</strong>le<br />
Regioni <strong>del</strong> Sud, il 3% <strong>del</strong>le Isole, il 6% <strong>del</strong> Centro, il 9% <strong>del</strong> Nord Est e il<br />
13% <strong>del</strong> Nord Ovest (per una media nazionale pari al 7%);<br />
• l’organizzazione sociale. Parlare di <strong>politiche</strong> per la promozione <strong>del</strong>le<br />
pari opportunità significa affrontare una tematica più generale di miglioramento<br />
complessivo <strong>del</strong>la qualità <strong>del</strong>la vita. È in questo senso che si collocano<br />
le iniziative adottate ormai da 141 città italiane per modificare i tempi<br />
<strong>del</strong>le città 10 . Si tratta di esperimenti pilota che investono diversi aspetti <strong>del</strong>la<br />
vita quotidiana: dalle innovazioni organizzative nelle pubbliche Amministrazioni<br />
(che vede le città <strong>del</strong> Centro più coinvolte) alle modifiche nei trasporti<br />
e spostamenti (realizzate soprattutto nelle aree <strong>del</strong> Nord Est), dalle<br />
modifiche di orari <strong>del</strong>le organizzazioni private a interventi nelle <strong>politiche</strong> <strong>sociali</strong><br />
(particolarmente sviluppate nel Sud), dalle ridefinizioni urbanistiche e<br />
dei piani regolatori (Centro) alle trasformazioni nelle modalità di comunicazione<br />
tra ente locale e cittadino (area <strong>del</strong> Nord Ovest);<br />
• la partecipazione ai processi decisionali. L’indagine multiscopo <strong>del</strong>l’Istat<br />
ha evidenziato come, in Italia molto più che negli altri Paesi d’Europa,<br />
le donne siano praticamente assenti nei luoghi e nei processi decisionali.<br />
Per quello che riguarda la formazione professionale risultano ancora troppo<br />
farraginosi i meccanismi operativi attraverso cui assicurare il reale coinvolgimento<br />
<strong>del</strong>le realtà associative femminili in fase di programmazione degli<br />
interventi e di definizione <strong>del</strong>le scelte strategiche 11 , aspetto questo che acquista<br />
un’importanza centrale sia per la raccolta <strong>del</strong>le istanze e <strong>del</strong>le esigenze<br />
<strong>del</strong>le donne in fase di programmazione, sia per la definizione di mo<strong>del</strong>li<br />
di valutazione ad hoc in grado di misurare gli impatti.<br />
Nella programmazione nazionale 2000-2006 sono state prese in considera-<br />
10 Fonte: Archivio nazionale <strong>politiche</strong> dei tempi. Comune di Venezia. Rilevazioni 1995-96-98.<br />
11 Le donne sono ancora troppo assenti dai luoghi di potere. Prendendo in considerazione alcuni<br />
comparti <strong>del</strong>la Pubblica amministrazione è possibile riscontrare lo schiacciante potere maschile.<br />
A livello di governo centrale le donne rappresentano ancora il 24% dei Ministri e il 16,4% dei<br />
Sottosegretari, nel Parlamento sono l’11,4% deputate e 8,3% senatrici. A livello locale la realtà è<br />
ancora più drammatica: solo il 6,4% dei sindaci è donna, il 5,8% è presidente di Provincia, mentre<br />
nessuna donna è presidente di Regione. Del tutto assenti esse risultano nelle aziende autonome<br />
e nelle carriere diplomatiche. Negli enti di ricerca le donne rappresentano il 14,7% dei dirigenti,<br />
nei Ministeri sono il 7,8% dei dirigenti generali, nel Servizio sanitario nazionale sono il<br />
6,9% dei primari, il 5,4% dei prefetti e il 4,1% dei presidenti di sezione <strong>del</strong>la magistratura. In<br />
ambito privato i dati non sono meno scoraggianti: esse infatti costituiscono solo il 4,8% dei dirigenti<br />
di impresa con 100-449 addetti e il 3,1% di quelle con un numero maggiore di 500 addetti.<br />
Solo il 10,5% dei titolari di impresa e il 10,5% amministratori sono donne.
zione tali problematiche con l’adozione di misure specifiche di accompagnamento<br />
all’inserimento o reinserimento lavorativo rivolte a persone con particolari<br />
esigenze quali, appunto, le donne. Accanto a queste, sono previsti meccanismi<br />
di monitoraggio adeguati, che consentano di valutare adeguatamente,<br />
oltre al dato quantitativo, l’impatto <strong>del</strong> Fse sulla promozione <strong>del</strong>le pari opportunità,<br />
quale “pilastro” 12 dei prossimi interventi.<br />
12 Sono definiti “pilastri” <strong>del</strong>la programmazione esennale 2000-2006: occupabilità, adattabilità, imprenditorialità<br />
e, per l’appunto, pari opportunità. Commissione Europea, Regolamenti dei Fondi<br />
strutturali, 1999.<br />
101<br />
I RISULTATI
4. LA COSTRUZIONE<br />
DEL QUADRO<br />
TEORICO<br />
DI RIFERIMENTO
4.1. • DEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI DELLA RICERCA<br />
L’elaborazione <strong>del</strong>le informazioni relative ai destinatari degli interventi formativi<br />
nascono da un progetto di coordinamento e omogeneizzazione finalizzata<br />
all’analisi <strong>del</strong>l’efficacia (sui destinatari) <strong>del</strong> sistema di formazione<br />
professionale cofinanziata dal Fse affidato alla Struttura di valutazione<br />
Fse. Si tratta di un progetto avviato su mandato <strong>del</strong> Comitato di sorveglianza<br />
Obiettivo 3 e <strong>del</strong> sotto Comitato “risorse umane” <strong>del</strong>l’Obiettivo 1 <strong>del</strong> Fse, e in<br />
base alle decisioni prese dal Coordinamento <strong>del</strong>le Regioni con la costituzione<br />
(dicembre 1996) di un gruppo di <strong>lavoro</strong> sul placement formato dalla<br />
Struttura stessa e dalle Amministrazioni titolari di Programmi operativi <strong>del</strong><br />
Fondo sociale europeo. Obiettivo <strong>del</strong> gruppo è consistito nella creazione di<br />
un mo<strong>del</strong>lo base di rilevazione comune 1 a tutti i titolari di Programmi<br />
operativi che rendesse possibile una lettura complessiva <strong>del</strong>l’efficacia degli<br />
interventi formativi di maggior rilevanza (in termini quantitativi) realizzati nell’ambito<br />
degli Obiettivi 1 e 3 <strong>del</strong> Fse. La comparabilità dei risultati avrebbe<br />
fornito ai singoli titolari di Programmi operativi uno strumento utile alla programmazione<br />
di medio e lungo periodo e la base di conoscenza utile alla<br />
elaborazione di valori standard e di soglia rispetto ai quali confrontare i propri<br />
risultati.<br />
Parallelamente all’attività di impostazione e di raccordo con le Amministrazioni,<br />
la Struttura di valutazione Fse ha proceduto alla ricognizione <strong>del</strong>la letteratura<br />
italiana e straniera in materia di valutazione degli esiti occupazionali che<br />
ha aiutato nella costruzione di un quadro teorico di riferimento. Tale ricognizione<br />
ha determinato la con<strong>test</strong>ualizzazione <strong>del</strong>l’esercizio valutativo che si<br />
andava ad intraprendere all’interno di un paradigma di riferimento: la valutazione<br />
degli esiti occupazionali mira a verificare attraverso il giudizio<br />
controfattuale se, e in che misura, la formazione professionale<br />
intesa come strumento di politica attiva <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong>, ha prodotto<br />
degli effetti sui destinatari.<br />
Come si noterà, questa definizione contiene in sé quelle scelte di campo che<br />
necessariamente portano all’adozione di alcuni approcci teorici e metodologici<br />
a discapito di altri:<br />
1. il ricorso ad un’analisi che tenga conto non solo <strong>del</strong>la situazio-<br />
1 Il documento finale <strong>del</strong> gruppo di <strong>lavoro</strong> “Orientamenti metodologici e strumenti di rilevazione <strong>del</strong><br />
placement” è stato approvato dal Comitato di sorveglianza obiettivo 3 svoltosi a Urbino il 15 e 16<br />
aprile 1997 e pubblicato in Osservatorio Isfol, anno XIX, n. 3, Maggio-Giugno 1997. Attualmente il<br />
gruppo di <strong>lavoro</strong>, oltre al confronto periodico sulle metodologie d’indagini sugli esiti occupazionali,<br />
è impegnato nella revisione degli strumenti in base alle nuove finalità e architetture <strong>del</strong>la programmazione<br />
2000-2006.<br />
105<br />
IL QUADRO TEORICO DI RIFERIMENTO E LA METODOLOGIA
IL QUADRO TEORICO DI RIFERIMENTO E LA METODOLOGIA<br />
106<br />
ne osservata (che si verifica con la realizzazione di un intervento) ma<br />
anche di una situazione definita come controfattuale (che si verifica<br />
in assenza <strong>del</strong>lo stesso intervento).<br />
A nostro avviso, in un con<strong>test</strong>o di valutazione di <strong>politiche</strong>, il loro confronto<br />
consente di passare da un interesse (o un piano) semplicemente descrittivo<br />
ad uno di tipo valutativo. In altri termini la validità di espressioni quali<br />
“a seguito <strong>del</strong> corso” deve necessariamente poggiare sull’analisi di quanto<br />
si osserva (nel nostro caso il cambiamento di uno condizione occupazionale<br />
nell’arco di tempo t all’interno <strong>del</strong> quale è stato realizzato un intervento<br />
formativo) e ciò che presumibilmente si sarebbe osservato in assenza<br />
di intervento.<br />
L’uso <strong>del</strong> condizionale non è casuale. Non c’è dubbio infatti che solamente<br />
attraverso un approccio di tipo sperimentale (generalmente non utilizzabile<br />
quando si hanno come oggetto di studio persone che beneficiano<br />
di interventi a regime) 2 si pongono le condizioni per misurare, in modo<br />
controllato, cambiamenti o trasformazioni che la realizzazione o meno di<br />
un intervento determina.<br />
Ciononostante, il ricorso ad un approccio non sperimentale capace di risolvere<br />
– attraverso la mo<strong>del</strong>lizzazione <strong>del</strong> processo di identificazione <strong>del</strong><br />
gruppo di confronto e il ricorso ai dati longitudinali – i problemi legati alla<br />
verifica di quanto l’esperienza, per tale gruppo, approssimi la situazione<br />
controfattuale 3 , consente la costruzione di un disegno realistico di analisi<br />
di impatto;<br />
2. la necessità di circoscrivere il campo d’indagine agli effetti diretti<br />
sugli individui (o impatto diretto) che i dispositivi possono generare<br />
o meno sui destinatari “direttamente” interessati. Nel caso <strong>del</strong>la formazione<br />
professionale si tratta principalmente di effetti sulla condizione occupazionale<br />
(esito occupazionale) e sulle caratteristiche <strong>del</strong>l’eventuale inserimento<br />
lavorativo (riuscita professionale). Tale <strong>del</strong>imitazione tiene conto<br />
<strong>del</strong>l’esistenza e consistenza di altri tipi di effetti. La realizzazione di un intervento<br />
di politica attiva <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong> tende, infatti, a generare:<br />
2 Sull’approccio sperimentale e sulla sua utilizzazione nell’analizzare gli interventi pilota di politica<br />
sociale si veda: Hausman J., Wise D. (a cura di), Social Experimentation, Chicago University Press,<br />
1985, oppure, sullo specifico tema <strong>del</strong>le <strong>politiche</strong> attive <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong>: Manski C., Garfinkel I., (a<br />
cura di), Evaluating Welfare and Training Programs, Harvard University Press, 1992.<br />
3 In questi casi, ove risulti pregnante la casualità <strong>del</strong>l’inserimento o meno degli individui negli interventi<br />
che si intende valutare, si parla di approcci “quasi-sperimentali”. Cfr. Ciravegna D., Favro-Paris<br />
M., Matto M., Ragazzi E., La valutazione <strong>del</strong>le <strong>politiche</strong> attive <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong>: esperienze a<br />
confronto, Isedi, Torino, 1995. Sull’utilizzo <strong>del</strong>l’approccio quasi-sperimentale anche per le analisi<br />
di impatto macro <strong>del</strong>le <strong>politiche</strong> si veda Mohr L.B., Impact Analysis for Program Evaluation, Second<br />
Edition, Sage Pubblication, Thousand Oaks, 1995.
• effetti macroeconomici diretti <strong>del</strong>la politica attiva sull’occupazione,<br />
che comprendono le dinamiche <strong>del</strong> mercato <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong> nel loro<br />
complesso; l’individuazione di questo effetto riguarda il valore aggiunto<br />
che le <strong>politiche</strong> attive <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong> riescono a produrre, su un determinato<br />
con<strong>test</strong>o, in termini occupazionali, rispetto al momento congiunturale<br />
<strong>del</strong> mercato <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong>;<br />
• effetti indiretti attesi e non. Essi possono riferirsi: al con<strong>test</strong>o macroeconomico<br />
come gli effetti di “esternalità e spillover” che influenzano le<br />
condizioni ambientali <strong>del</strong>lo sviluppo economico e <strong>del</strong>la diffusione <strong>del</strong>le<br />
tecnologie4 ; al con<strong>test</strong>o sociale come, ad esempio, gli effetti di “consumo”<br />
<strong>del</strong>le attività formative che si ripercuotono sulle attività non di mercato<br />
(la vita familiare, la vita sociale e civile); agli stessi individui con effetti<br />
di “spiazzamento”, di “attrazione” ed infine (ma l’elenco potrebbe<br />
essere assai più consistente) con i cosiddetti “benefici di opportunità” 5 ;<br />
• effetti indiretti osservabili solo nel lungo periodo: i benefici di<br />
un intervento formativo vanno certamente al di là di quanto è effettivamente<br />
misurabile o comunque richiedono analisi molto più complesse<br />
(in grado di estendersi anche sul piano qualitativo) che vanno ad indagare<br />
ambiti non meccanicamente connessi con i risultati <strong>del</strong>l'intervento<br />
formativo. La formazione, infatti, oltre a trasferire conoscenze, tecniche<br />
e competenze esercita importanti funzioni di <strong>sociali</strong>zzazione e di coinvolgimento;<br />
di conseguenza gli effetti di un intervento di formazione si<br />
possono ritrovare nel cambiamento più complessivo <strong>del</strong>le regole <strong>del</strong>l’organizzazione<br />
sociale e produttiva. In questa ottica non è solo la<br />
quantità di formazione erogata ad essere oggetto di valutazione, ma<br />
soprattutto i suoi aspetti qualitativi (tipologia di corso, qualità <strong>del</strong>l’erogatore<br />
<strong>del</strong>l’intervento, ecc.).<br />
3. il conseguente abbandono <strong>del</strong> tentativo di giungere ad un’analisi<br />
<strong>del</strong>l’efficacia globale <strong>del</strong>la formazione professionale. La differenza<br />
fondamentale tra un’analisi di efficacia e la valutazione <strong>del</strong>l’impatto diretto,<br />
risiede nel fatto che quest’ultima si concentra sui destinatari <strong>del</strong>l’intervento<br />
spostando l’attenzione da un livello macro ad uno micro di osservazione.<br />
Le analisi condotte a livello micro si pongono l’obiettivo di verifi-<br />
4 Cfr. Bulgarelli A. e Garonna P., I benefici <strong>del</strong>la formazione professionale, in “Osservatorio Isfol”,<br />
n.2, 1990; oppure Giovine M. (a cura di), Incentivi alle assunzioni: ipotesi per la valutazione e<br />
prime applicazioni, in “Monografie sul Mercato <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong> e le <strong>politiche</strong> per l’impiego”, n.1/99,<br />
Isfol – PR(MDL)-1/99.<br />
5 A tale proposito si veda: Bulgarelli A., De Sanctis A., De Vincenzi R., Impact of retraining schemes<br />
for long term unemployed cofinanced by the European Social Fund, relazione presentata all’ “European<br />
Conference on Evaluation Practice in the Field of Structural Policies”, Atti <strong>del</strong> Convegno<br />
“Programma Means”, Siviglia, Marzo 1998.<br />
107<br />
IL QUADRO TEORICO DI RIFERIMENTO E LA METODOLOGIA
IL QUADRO TEORICO DI RIFERIMENTO E LA METODOLOGIA<br />
108<br />
care l’esistenza di uno specifico contributo offerto dall’intervento di una<br />
politica (attiva o passiva) <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong>, misurando lo scarto da uno stato iniziale<br />
(per esempio: non aver seguito alcun corso di formazione) ad uno<br />
successivo o finale (essere formato e collocato come “occupato” nel mercato<br />
<strong>del</strong> <strong>lavoro</strong>). L’analisi di tipo controfattuale poi permette di isolare (rispetto<br />
alle variabili osservate) l’effetto <strong>del</strong>l’intervento sul risultato (concettualmente<br />
definito a prescindere dall’intervento, vale a dire essere o meno<br />
occupato) in quanto utilizza una popolazione esposta all’intervento ed<br />
una non esposta;<br />
4. la natura <strong>del</strong>le variabili osservabili e <strong>del</strong> disegno di indagine più complessivo,<br />
determina il fatto che l’analisi valutativa, qui avanzata, si connoti<br />
come ricerca sociale avente come finalità la verifica <strong>del</strong>l’esistenza<br />
di fenomeni tendenziali (crescita <strong>del</strong>le chance occupazionali<br />
individuali a seguito <strong>del</strong>l’intervento) e dei nessi causali<br />
che determinano tali fenomeni. Questo vuol dire che la misurazione<br />
dei flussi e degli scarti tra i tassi di occupazione per le due popolazioni<br />
(quella trattata e quella non trattata) è funzionale a questo obiettivo e non<br />
alla quantificazione dei benefici economici o <strong>sociali</strong> derivanti. Ne consegue:<br />
a) l’abbandono, in questa sede, di ogni tentativo di giungere ad<br />
un’analisi economica (tipo costi-benefici) <strong>del</strong>la formazione; b) la consapevolezza<br />
di verificare/misurare l’esistenza e consistenza <strong>del</strong> contributo <strong>del</strong>la<br />
formazione all’occupabilità dei singoli individui al netto <strong>del</strong>le variabili osservate<br />
e al lordo di quelle non osservate.<br />
Definito il quadro teorico di riferimento e l’ambito d’indagine, appare opportuno,<br />
sgombrando il campo da eventuali confusioni terminologiche e metodologiche,<br />
sottolineare come l’analisi condotta sia mirata a valutare l’impatto<br />
diretto generato dagli interventi formativi sugli individui destinatari<br />
giungendo, nel contempo, a ricostruire il grado di diffusione<br />
(impatto specifico) e l’adeguatezza <strong>del</strong>la scelta dei destinatari<br />
effettivamente coinvolti negli interventi formativi (analisi <strong>del</strong><br />
target).<br />
Nel corso <strong>del</strong>la predisposizione <strong>del</strong>l’indagine e, in particolare <strong>del</strong>la costruzione<br />
<strong>del</strong>la situazione controfattuale, il gruppo di <strong>lavoro</strong> si è misurato con la disponibilità<br />
<strong>del</strong>le informazioni presso i depositari <strong>del</strong>le stesse: le Amministrazioni<br />
centrali, regionali e provinciali. Laddove risultavano chiari i presupposti<br />
teorici e metodologici che guidavano la progettazione degli strumenti di rilevazione,<br />
appariva altrettanto chiaro come il processo di raccolta si sarebbe<br />
scontrato con le difficoltà e i vincoli di carattere operativo.
4.2. • PRINCIPALI CARATTERISTICHE METODOLOGICHE<br />
DELL’INDAGINE<br />
Il gruppo di <strong>lavoro</strong> composto dall’Isfol - Struttura di valutazione Fse e i titolari<br />
dei Programmi operativi di Fse, ha avviato una serie di incontri tematici finalizzati<br />
alla condivisione <strong>del</strong> progetto di ricerca e alla costruzione degli strumenti<br />
di rilevazione L'obiettivo consisteva nel costruire uno strumento in grado<br />
di individuare un gruppo di “osservati” (formati) e un gruppo di controllo<br />
(non formati). Per giungere a tale obiettivo sono state messe a punto due<br />
schede di rilevazione:<br />
• La domanda di iscrizione ai corsi (autocompilata da tutti coloro che<br />
avrebbero fatto richiesta di essere iscritti ad un corso formativo) che doveva<br />
rappresentare la base dati strutturata e approfondita, contenente le<br />
informazioni che, in base all’esito <strong>del</strong>la richiesta (ammesso o non ammesso<br />
al corso), sarebbero entrate a far parte o <strong>del</strong>l’universo di riferimento, ossia i<br />
destinatari <strong>del</strong>le azioni, o <strong>del</strong> gruppo di controllo, ossia i non ammessi al<br />
corso;<br />
• Il questionario di rilevazione (agile perché privo <strong>del</strong>le domanda già<br />
somministrate con la domanda di iscrizione) da somministrare ad un anno<br />
di distanza dalla chiusura <strong>del</strong> corso sia agli individui formati che a quelli<br />
esclusi dalla selezione al corso (quindi non formati). Si tratta di un questionario<br />
somministrabile telefonicamente in tutti i con<strong>test</strong>i geografici, ai destinatari<br />
<strong>del</strong>le azioni e al gruppo di controllo 6 .<br />
Le informazioni così raccolte avrebbero consentito il raffronto tra gli effetti<br />
prodotti sul gruppo dei destinatari rispetto ad un gruppo di controllo con caratteristiche<br />
uguali (anche in termini motivazionali). In tal modo si sarebbe potuto<br />
ottenere un “esperimento sociale controllato” nel quale si poteva sostituire<br />
al naturale processo di selezione l’assegnazione casuale dei soggetti al<br />
gruppo dei trattati e a quello di controllo 7 . Il carattere casuale <strong>del</strong>la distribu-<br />
6 Cfr. De Lellis A., De Sanctis A., De Vincenzi R., “Orientamenti metodologici e strumenti di rilevazione<br />
<strong>del</strong> placement”, in Osservatorio Isfol, anno XIX, n. 3, Maggio-Giugno, pagg. 9-40.<br />
7 Cfr. Ciravegna D., et al., La valutazione <strong>del</strong>le <strong>politiche</strong> attive <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong>: esperienze a confronto, op.<br />
cit., pag. 94. Secondo gli autori oltre all’esperimento sociale controllato esistono altri due modi<br />
per depurare l’analisi di impatto da problemi di selection bias: il primo cerca di mo<strong>del</strong>lare esplicitamente<br />
il processo di selezione, così da depurare l’impatto <strong>del</strong> programma dall’effetto perturbatore<br />
dei fattori che influenzano contemporaneamente la decisione di partecipare e il risultato. Il<br />
secondo sfrutta la disponibilità di dati longitudinali, costituiti almeno da una coppia di osservazioni<br />
– prima e dopo l’intervento – per ogni soggetto coinvolto nella valutazione, accompagnandola<br />
da ipotesi generalmente più deboli sul processo di selezione. A questo proposito si veda anche<br />
Martini A., Metodi statistici per la valutazione <strong>del</strong>l’efficacia degli interventi pubblici, in Società<br />
italiana di Statistica, Atti <strong>del</strong>la XXXVI Riunione scientifica, vol. I, Cisu, Roma, 1992<br />
109<br />
IL QUADRO TEORICO DI RIFERIMENTO E LA METODOLOGIA
IL QUADRO TEORICO DI RIFERIMENTO E LA METODOLOGIA<br />
110<br />
zione degli iscritti avrebbe garantito la presenza in media <strong>del</strong>le stesse caratteristiche<br />
e, conseguentemente, la differenza tra i valori medi riportati per i<br />
due gruppi dalla variabile risultato, misurata alla fine <strong>del</strong>l’esperimento, avrebbe<br />
riflettuto semplicemente l’effetto <strong>del</strong>la partecipazione alle attività formative,<br />
fornendo quindi la corretta misurazione <strong>del</strong>l’impatto diretto sui partecipanti all’intervento.<br />
Purtroppo non è stato possibile procedere secondo questa modalità di <strong>lavoro</strong>.<br />
Più la scarsità di tempo che di risorse a disposizione dei titolari di Programmi<br />
operativi per la rilevazione <strong>del</strong>le informazioni, ha determinato la ridefinizione<br />
completa <strong>del</strong> disegno complessivo <strong>del</strong>la ricerca. Come vedremo, l’obiettivo di<br />
giungere ad un giudizio di tipo controfattuale circa l’impatto che la realizzazione<br />
degli interventi formativi determina sugli individui destinatari è stato perseguito<br />
facendo ricorso (grazie alla disponibilità di accesso <strong>del</strong>l’Isfol) 8 ai microdati longitudinali<br />
<strong>del</strong>l’Istat sulle forze di <strong>lavoro</strong> (rilevazioni di aprile).<br />
4.3. • RILEVAZIONI REGIONALI DI PLACEMENT<br />
SUI FORMATI NEL 1996<br />
4.3.1. L’esperienza di ricerca <strong>del</strong>le Regioni<br />
A cavallo tra il 1997 e il 1998, le Amministrazioni regionali <strong>del</strong> Piemonte, Liguria,<br />
Toscana, Emilia Romagna, Marche, Umbria, Lazio e la Provincia autonoma<br />
di Trento hanno effettuato le rilevazioni di placement sugli individui che<br />
nell’anno precedente avevano potuto beneficiare di interventi di formazione<br />
professionale.<br />
Le condizioni <strong>del</strong>la rilevazione sono state estremamente eterogenee sia nei<br />
tempi che nelle modalità e questo in parte in ragione <strong>del</strong> fatto che la definizione<br />
<strong>del</strong>la metodologia minima comune (messa a punto dal gruppo di <strong>lavoro</strong>)<br />
non ha avuto il tempo necessario per essere “acquisita formalmente” dalle<br />
diverse Amministrazioni 9 , ma soprattutto perché ognuna <strong>del</strong>le otto Amministrazioni,<br />
anche sulle rilevazioni di placement, ha una storia individuale e<br />
specifica.<br />
Per Marche e Umbria si è trattato di indagini impostate ex novo, anche se nel<br />
passato, sono state realizzate alcune esperienze parziali e sporadiche. Le ri-<br />
8 L’Isfol, come previsto dal D.L. 332/89, partecipa al Sistan (Sistema statistico nazionale).<br />
9 Si rammenta che l’adozione di uno strumento di rilevazione degli esiti occupazionali dei formati<br />
di norma passa attraverso l’approvazione <strong>del</strong>la Giunta regionale.
levazioni sui formati nel 1996, affidate ad enti esterni, hanno utilizzato il questionario<br />
telefonico messo a punto dal gruppo di <strong>lavoro</strong> Isfol/Amministrazioni<br />
titolari di Programmi regionali o multiregionali (a titolarità <strong>del</strong>le Amministrazioni<br />
centrali).<br />
Anche nel passato <strong>del</strong>l’Emilia Romagna, Toscana e Lazio ci sono esperienze<br />
di indagini di placement, ma è con queste rilevazioni che esse hanno voluto<br />
avviare un intervento di costruzione di un sistema a regime di rilevazione degli<br />
esiti formativi. Nelle loro indagini Emilia Romagna, Toscana e Lazio hanno<br />
utilizzato un questionario molto più ampio di quello proposto dal gruppo di <strong>lavoro</strong>,<br />
corredato da domande che rispondessero anche ad altri obiettivi conoscitivi<br />
(soprattutto sulla qualità degli interventi di formazione). Mentre i questionari<br />
utilizzati da Emilia Romagna e Toscana davano la possibilità di rintracciare<br />
al loro interno tutte le variabili fondamentali, quello <strong>del</strong> Lazio è invece<br />
risultato non completamente utilizzabile dalla presente analisi soprattutto<br />
relativamente alla definizione <strong>del</strong>le diverse modalità di risposta interne ad alcune<br />
variabili 10 .<br />
Infine Liguria, Piemonte e Provincia autonoma di Trento rappresentano le “decane”<br />
<strong>del</strong> placement. In queste Regioni infatti le analisi degli esiti occupazionali<br />
hanno una tradizione antica. Nella Provincia autonoma di Trento rappresentano<br />
di fatto uno degli strumenti <strong>del</strong>la programmazione attuativa annuale.<br />
Nelle altre due Regioni, Piemonte e Liguria, la rilevazione sui formati nel 1996<br />
risultava ancora <strong>del</strong>egata agli stessi enti erogatori <strong>del</strong>le attività formative<br />
(centri di formazione professionale) generando evidentemente qualche perplessità<br />
in merito alla imparzialità <strong>del</strong>le informazioni raccolte. In questo ultimo<br />
caso la Struttura di valutazione Fse ha invitato i titolari di programmi ad effettuare<br />
verifiche a campione per poter “controllare” la qualità dei dati così rilevati.<br />
Tali difformità hanno determinato l’impossibilità di utilizzare integralmente il<br />
set degli indicatori stabilito dal gruppo di <strong>lavoro</strong>. Ci riferiamo principalmente<br />
alla impossibilità di disporre o utilizzare le informazioni relative:<br />
• all’estrazione sociale, al con<strong>test</strong>o socioculturale di appartenenza <strong>del</strong>l’intervistato<br />
(professione, reddito e titolo di studio dei genitori) e alla condizione<br />
lavorativa pregressa per i destinatari disoccupati in senso stretto (posizione,<br />
settore, motivo <strong>del</strong> licenziamento);<br />
• alle caratteristiche <strong>del</strong> percorso scolastico/formativo precedente al corso di<br />
formazione di riferimento (anno di acquisizione <strong>del</strong> titolo di studio dichiara-<br />
10 È il caso <strong>del</strong>la variabile “posizione professionale” rispetto alla quale, al fine di recuperare l’informazione<br />
<strong>del</strong> Lazio, è stato necessario prevederne una versione semplificata.<br />
111<br />
IL QUADRO TEORICO DI RIFERIMENTO E LA METODOLOGIA
IL QUADRO TEORICO DI RIFERIMENTO E LA METODOLOGIA<br />
112<br />
to, votazione, eventuali abbandoni di percorsi intrapresi, altre esperienze<br />
formative);<br />
• agli approfondimenti circa i percorsi di inserimento lavorativo degli occupati<br />
(esperienze lavorative anche occasionali precedenti al <strong>lavoro</strong> svolto al momento<br />
<strong>del</strong>l’intervista);<br />
• alle informazioni di approfondimento sulla condizione di non occupazione<br />
(eventuali lavori rifiutati, strategie di ricerca di <strong>lavoro</strong>, motivi <strong>del</strong>l’eventuale<br />
inattività).<br />
Oltre a questo è necessario sottolineare come le indagini abbiano proceduto<br />
adottando diverse modalità di identificazione degli universi di riferimento (in<br />
alcuni casi tutti i destinatari dei corsi a qualificazione, in altri, solo per fare un<br />
esempio, tutti quelli dei corsi a titolarità regionale) e dei campioni d’indagine<br />
utilizzati (campioni stratificati o casuali semplici).<br />
Con la mancanza di un criterio unico di campionamento si è posta la necessità<br />
di verificare la rappresentatività statistica <strong>del</strong> campione degli intervistati<br />
(quale sommatoria degli otto campioni regionali); ciò ha indotto la Struttura<br />
di valutazione <strong>del</strong>l’Isfol ad effettuare un “intervento supplementare di<br />
chiarificazione”. Alle Amministrazioni titolari <strong>del</strong>le indagini sui formati nell’annualità<br />
1996 è stato infatti chiesto di ricostruire gli universi di riferimento, ossia<br />
il numero di destinatari totali (N) dai quali sono stati individuati, attraverso<br />
la successiva fase di campionamento, gli individui a cui somministrare le<br />
interviste (n).<br />
Il tasso di sondaggio <strong>del</strong>le indagini ossia il rapporto tra il numero di intervistati<br />
(18.118 unità) e il totale dei destinatari (53.941 unità) da cui sono stati<br />
estratti i campioni, è pari al 33,6%. Avere a disposizione le interviste relative<br />
ad un terzo <strong>del</strong> totale dei destinatari oggetto di indagine ha significato:<br />
• in prima istanza poter assimilare il totale <strong>del</strong>le unità intervistate ad un “campione<br />
casuale semplice” rappresentativo, data la sua numerosità, <strong>del</strong>l’universo<br />
d’indagine quale totale dei formati a cui si riferiscono le rilevazioni regionali<br />
(53.941 unità);<br />
• poi, attraverso la collaborazione e il continuo scambio di informazioni con i<br />
responsabili <strong>del</strong>le singole rilevazioni di placement, è stato possibile ricondurre<br />
le singole interviste agli assi di intervento 1 (iniziative rivolte ai disoccupati<br />
di lunga durata), 2 (interventi rivolti ai giovani in cerca di occupazione)<br />
e 4 (interventi per le pari opportunità) <strong>del</strong>l’Obiettivo 3 <strong>del</strong> Fse11 ;<br />
11 Anche gli intervistati destinatari di interventi formativi finanziati esclusivamente da Fondi regionali<br />
(presenti in una quota di circa il 30% <strong>del</strong> totale degli intervistati) sono stati ripartiti, con<br />
criteri adeguati e condividi con le stesse Amministrazioni, sugli assi d’intervento 1, 2 e 4 <strong>del</strong>l’Obiettivo<br />
3 <strong>del</strong> Fse.
Tab. 4.1 - Rilevazione sugli esiti occupazionali dei formati<br />
Tassi di sondaggio per titolare e asse (Obiettivo 3 asse 1, 2 e 4)<br />
Asse Titolare Universi di Numero Tasso di<br />
riferimento intervistati sondaggio<br />
Asse 1 Emilia Romagna 1.037 178 17,2<br />
Asse 2 Emilia Romagna 3.722 594 16,0<br />
Asse 4 Emilia Romagna 475 67 14,1<br />
Tot. Emilia Romagna 5.234 839 16,0<br />
Asse 1 Lazio 2.332 391 16,8<br />
Asse 2 Lazio 14.174 2.378 16,8<br />
Asse 4 Lazio 1.437 241 16,8<br />
Tot. Lazio 17.943 3.010 16,8<br />
Asse 1 Liguria 1.414 183 12,9<br />
Asse 2 Liguria 4.698 1.730 36,8<br />
Asse 4 Liguria - - -<br />
Tot. Liguria 6.112 1.913 31,3<br />
Asse 1 Marche 899 823 91,5<br />
Asse 2 Marche 1.320 1.241 94,0<br />
Asse 4 Marche 13 13 100,0<br />
Tot. Marche 2.232 2.077 93,1<br />
Asse 1 Piemonte 2.269 2.023 89,2<br />
Asse 2 Piemonte 5.495 4.880 88,8<br />
Asse 4 Piemonte 767 695 90,6<br />
Tot. Piemonte 8.531 7.598 89,1<br />
Asse 1 Trento 222 9 4,1<br />
Asse 2 Trento 2.469 419 17,0<br />
Asse 4 Trento 80 60 75,0<br />
Tot. Trento 2.771 488 17,6<br />
Asse 1 Umbria 455 79 17,4<br />
Asse 2 Umbria 818 211 25,8<br />
Asse 4 Umbria - - -<br />
Tot. Umbria 1.273 290 22,8<br />
Asse 1 Toscana 2.427 415 17,1<br />
Asse 2 Toscana 5.816 1.221 21,0<br />
Asse 4 Toscana 1.602 267 16,7<br />
Tot. Toscana 9.845 1.903 19,3<br />
Tot. Asse 1 11.055 4.101 37,1<br />
Tot. Asse 2 38.512 12.674 32,9<br />
Tot. Asse 4 4.374 1.343 30,7<br />
Tot. 8 Amministrazioni 53.941 18.118 33,6<br />
N (universo di riferimento) = 53.941; sui tre assi allievi avviati 1996 Fse (dati Igrue/Sirgs) =<br />
55.666.<br />
Nessuna rilevazione sul gruppo di controllo (i non iscritti).<br />
Fonte: elaborazioni Isfol - Struttura di valutazione Fse su dati <strong>del</strong>le 8 Amministrazioni regionali<br />
titolari di PO.<br />
113<br />
IL QUADRO TEORICO DI RIFERIMENTO E LA METODOLOGIA
IL QUADRO TEORICO DI RIFERIMENTO E LA METODOLOGIA<br />
114<br />
• infine, il calcolo <strong>del</strong>l’inverso <strong>del</strong> tasso di copertura relativo alla singola Regione<br />
e al singolo asse d’intervento, ha consentito di rintracciare gli indici di<br />
ponderazione (per singola Regione e per singolo asse d’intervento) attraverso<br />
i quali “riportare” le 18.118 interviste al totale dei destinatari (53.941)<br />
oggetto d’analisi. La ponderazione ha permesso di leggere il giusto peso di<br />
ciascuna Regione sul totale <strong>del</strong>le Regioni (percentuali di colonna) escludendo<br />
la distorsione prodotta dalla dimensione campionaria (n1i) regionale<br />
rispetto alla dimensione <strong>del</strong>la popolazione di riferimento (N1i) 12 .<br />
I passaggi qui sintetizzati hanno dato la possibilità alla Struttura di valutazione<br />
Fse di giungere alla definizione di un’unica banca dati sulle rilevazioni di<br />
placement condotte dalle otto Amministrazioni sui destinatari, nel 1996, di interventi<br />
formativi afferenti agli assi 1, 2 e 4 <strong>del</strong>l’Obiettivo 3 <strong>del</strong> Fse.<br />
4.3.2. La definizione <strong>del</strong> gruppo Fse (formati)<br />
Abbiamo definito P1 la popolazione degli allievi formati Fse come somma<br />
<strong>del</strong>le popolazioni <strong>del</strong>le otto Regioni P1i la cui numerosità N è data dalla somma<br />
<strong>del</strong>le numerosità Ni<br />
Popolazione Fse (P1)<br />
P1 = Σ ij P1 ij (i = regioni; j = assi 1, 2 e 4 <strong>del</strong>l’obiettivo 3 <strong>del</strong> Fse)<br />
Numerosità di P1 (N1 = 53.941)<br />
N1 = Σ ij N1 ij (i = regioni; j= assi 1, 2 e 4 <strong>del</strong>l’obiettivo 3 <strong>del</strong> Fse)<br />
L’indagine campionaria svolta dalle singole Regioni si è proposta di studiare<br />
le caratteristiche degli allievi dei corsi Fse (popolazione P1) estraendo (dalle<br />
singole popolazioni di riferimento (popolazione P1i) un campione di numero-<br />
sità n1 i che si assume “rappresentare” la numerosità N1 i.<br />
La somma di tutti i campioni regionali ha definito un campione n1 che si assume<br />
essere rappresentativo di N1.<br />
Numerosità campionaria (n1 = 18.118)<br />
n1 = Σ ij n1 ij (i = regioni; j = assi 1, 2 e 4 <strong>del</strong>l’obiettivo 3 <strong>del</strong> Fse)<br />
Nel rapporto di ricerca si è fatto riferimento a questo campione con la denominazione<br />
gruppo Fse o formati oppure ancora destinatari.<br />
Il rapporto tra la numerosità campionaria n1 e la numerosità <strong>del</strong>la popolazione<br />
N1 è stato denominato tasso di copertura <strong>del</strong>l’indagine.<br />
12 Sulla base di conoscenze pregresse abbiamo ritenuto che le caratteristiche <strong>del</strong>la Popolazione Fse<br />
(P1) fossero poco disperse e, pertanto, il tasso di copertura ottenuto permettesse <strong>del</strong>le stime significative.<br />
Operativamente i dati sui formati nelle diverse Regioni (N1) sono stati ricostruiti con<br />
le stesse Amministrazioni titolari degli interventi oggetto <strong>del</strong>la valutazione.
Tasso di copertura <strong>del</strong>l’indagine (t1)<br />
t1 = n1 / N1<br />
Per ogni Regione si è dunque ottenuto:<br />
t1 ij = n1 ij / N1 ij (i = regioni; j = assi 1, 2 e 4 <strong>del</strong>l’obiettivo 3 <strong>del</strong> Fse)<br />
Le unità <strong>del</strong> campione sono state riponderate in modo tale che ogni Regione<br />
pesasse sul totale <strong>del</strong>le Regioni per una quota pari all’inverso <strong>del</strong> tasso di copertura.<br />
In pratica ciascuna unità <strong>del</strong> campione ha rappresentato una quota<br />
<strong>del</strong>la popolazione oggetto di indagine<br />
Indice di ponderazione o riporto alla popolazione Fse (R1)<br />
R1 = 1 / t ij = N1 ij / n1 ij (i = regioni; j = assi 1, 2 e 4 <strong>del</strong>l’obiettivo 3 <strong>del</strong> Fse)<br />
La ponderazione inoltre ha permesso di leggere il giusto peso di ciascuna<br />
Regione sul totale <strong>del</strong>le Regioni (N1i / N1) (percentuali di colonna) escludendo<br />
la distorsione prodotta dalla dimensione campionaria n1i rispetto alla dimensione<br />
<strong>del</strong>la popolazione di riferimento N1i. Sulla base di conoscenze pregresse abbiamo ritenuto che le caratteristiche<br />
<strong>del</strong>la Popolazione Fse (P1) fossero poco disperse e, pertanto, il tasso di copertura<br />
ottenuto permettesse <strong>del</strong>le stime significative. Operativamente i dati<br />
sui formati nelle diverse Regioni (N1) sono stati ricostruiti con le stesse Amministrazioni<br />
titolari degli interventi oggetto <strong>del</strong>la valutazione.<br />
4.3.3. Il calcolo <strong>del</strong>l'errore standard sul campione dei<br />
formati<br />
I risultati di ogni indagine campionaria possono differire da quelli che si sarebbero<br />
ottenuti con una rilevazione completa. La probabilità di ottenere dalla<br />
popolazione di riferimento un campione rappresentativo varia con il parametro<br />
<strong>del</strong>ta, l'errore ammesso in termini di scostamento quadratico medio,<br />
per ogni stima prodotta yi. Un modo sintetico di presentare gli errori campionari<br />
è quello di ricorrere ad una mo<strong>del</strong>lo che ipotizza un legame funzionale<br />
tra l'errore campionario e la grandezza <strong>del</strong>la stima:<br />
[ 1 ] ε = exp [a + b * ln (y)] dove ε è l'errore relativo.<br />
Interpolando una nuvola di punti [y, δ(y)] con il metodo dei minimi quadrati<br />
abbiamo ottenuto i valori dei parametri a e b dai quali abbiamo ricavato la<br />
curva teorica degli errori standard:<br />
[ 2 ] ε = exp [6,178 - 0,773 * ln (y)] Coefficiente di determinazione R 2 = 0,8.<br />
115<br />
IL QUADRO TEORICO DI RIFERIMENTO E LA METODOLOGIA
IL QUADRO TEORICO DI RIFERIMENTO E LA METODOLOGIA<br />
116<br />
Sostituendo i valori di qualsiasi stima y prodotta nella [ 2 ] è possibile ottenere<br />
il relativo errore.<br />
Grafico 4.1 - Curva teorica <strong>del</strong>l’errore standard e valori osservati di <strong>del</strong>ta sui campioni regionali<br />
dei formati<br />
errore standard %<br />
6,5<br />
6,0<br />
5,5<br />
5,0<br />
4,5<br />
4,0<br />
3,5<br />
3,0<br />
2,5<br />
2,0<br />
1,5<br />
1,0<br />
0,5<br />
0,0<br />
500<br />
1000<br />
1500<br />
2000<br />
2500<br />
3000<br />
3500<br />
curva teorica <strong>del</strong>l’errore standard valori osservati di <strong>del</strong>ta per singola Regione<br />
Fonte: elaborazioni Isfol - Struttura di valutazione Fse su dati <strong>del</strong>le 8 Amministrazioni regionali<br />
titolari di PO.<br />
4.4. • PROCEDIMENTI METODOLOGICI PER L’ANALISI<br />
CONTROFATTUALE<br />
4.4.1. L’individuazione <strong>del</strong>la popolazione di riferimento e la<br />
costruzione <strong>del</strong> gruppo di confronto<br />
4000<br />
L'oggetto <strong>del</strong>la valutazione <strong>del</strong>l'impatto diretto <strong>del</strong>la formazione professionale<br />
sugli individui destinatari è rappresentato dalla popolazione composta dal totale<br />
degli individui destinatari di interventi formativi nelle otto Regioni osservate;<br />
tale popolazione è stata stimata dalla rilevazione campionaria di placement<br />
sui formati.<br />
Per rilevare la misura <strong>del</strong>l'impatto <strong>del</strong>la formazione, attraverso il giudizio controfattuale,<br />
si è presentata la necessità di mettere a punto un gruppo di con-<br />
4600<br />
5000<br />
numerosità campionarie<br />
5500<br />
6000<br />
6500<br />
7000<br />
7500<br />
8000
fronto composto da individui non formati. Un’attenzione particolare merita,<br />
inoltre, la popolazione definita come target di riferimento degli interventi formativi,<br />
vale a dire gli individui che presentano tutte le caratteristiche richieste<br />
per l'ammissibilità ai corsi.<br />
Sia per la costruzione <strong>del</strong> gruppo di confronto nell'analisi controfattuale, che<br />
per la individuazione <strong>del</strong> bacino di utenza potenziale nell'analisi <strong>del</strong> target, si<br />
è fatto ricorso ai dati individuali <strong>del</strong>la rilevazione trimestrale sulle forze di <strong>lavoro</strong><br />
effettuata dall’Istat; la nota indagine produce una serie di data-set particolarmente<br />
adatti a colmare la lacuna informativa sugli individui non destinatari<br />
degli interventi, causato dalla mancata rilevazione sugli individui non iscritti ai<br />
corsi formativi. L'indagine sulle forze <strong>lavoro</strong> è stata selezionata grazie a due<br />
caratteristiche particolari, necessarie alla costruzione <strong>del</strong> gruppo di confronto:<br />
la prima riguarda la struttura parzialmente longitudinale <strong>del</strong>l'indagine, secondo<br />
la quale una parte <strong>del</strong> campione viene reintervistata in più occasioni<br />
successive; la seconda è relativa alla possibilità di identificare gli individui<br />
non sottoposti a trattamenti formativi nel mese precedente l’intervista di aprile,<br />
grazie ad una sezione <strong>del</strong> questionario dedicata alla formazione. Quest’ultima<br />
caratteristica, consente, unitamente alla conoscenza dei calendari di<br />
funzionamento dei sistemi formativi regionali, di identificare gli individui non<br />
destinatari di trattamenti formativi nell’arco di 12 mesi, condizione irrinunciabile<br />
per realizzare una analisi di tipo controfattuale. La struttura longitudinale<br />
permette di costruire un panel di individui, intervistati a distanza di un anno,<br />
tramite il quale è possibile confrontare gli esiti occupazionali dei formati con<br />
quelli dei non formati.<br />
Di seguito vengono riassunte le caratteristiche principali <strong>del</strong>l'indagine, i metodi<br />
impiegati per la messa a punto <strong>del</strong> panel longitudinale e i criteri utilizzati<br />
per la stima <strong>del</strong> bacino di utenza potenziale e per la costruzione <strong>del</strong> gruppo<br />
di confronto utilizzato per l'analisi controfattuale.<br />
4.4.2. Il disegno <strong>del</strong>l'indagine Istat sulle forze di <strong>lavoro</strong><br />
La finalità primaria <strong>del</strong>l'indagine è quella di fornire informazioni quantitative e<br />
qualitative sui principali aspetti <strong>del</strong> mercato <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong> in Italia.<br />
Essa rileva, mediante un campione, i principali aggregati <strong>del</strong> mercato <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong><br />
dal lato <strong>del</strong>l'offerta: forze <strong>lavoro</strong>, occupati, persone in cerca di prima occupazione,<br />
disoccupati, disponibilità al <strong>lavoro</strong>.<br />
L’indagine è realizzata dall’Istat fin dal 1959 ed ha cadenza trimestrale. Il piano<br />
di rilevazione ha subito dalla sua nascita numerose modifiche, relative al<br />
117<br />
IL QUADRO TEORICO DI RIFERIMENTO E LA METODOLOGIA
IL QUADRO TEORICO DI RIFERIMENTO E LA METODOLOGIA<br />
118<br />
piano di campionamento, alle definizioni dei principali aggregati e all’introduzione<br />
di nuove caratteristiche rilevate. L’ultima modifica si è avuta nell’ottobre<br />
<strong>del</strong> 1992 ed ha introdotto le attuali definizioni di “persona in età lavorativa” e<br />
“persona in cerca di occupazione”. Sempre nel 1992 è stato introdotto un<br />
nuovo coefficiente di espansione <strong>del</strong>le stime campionarie all’universo di riferimento.<br />
Cambiamenti innovativi <strong>del</strong>l'indagine sono previsti per l'anno 2002:<br />
sarà modificata la cadenza <strong>del</strong>le rilevazioni, che diverrà settimanale; modifiche<br />
profonde subirà anche il questionario, potenziato al fine di rilevare i nuovi<br />
profili <strong>del</strong>l'occupazione e <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong> sommerso.<br />
La cadenza <strong>del</strong>l'indagine è, attualmente, trimestrale; le quattro rilevazioni<br />
sono riferite ai mesi di gennaio, aprile, luglio e ottobre. L’indagine fornisce stime<br />
di carattere sezionale, vale a dire riferite ad un giorno o una settimana<br />
particolare <strong>del</strong> trimestre di rilevazione. La popolazione di riferimento è rappresentata<br />
da tutti i componenti <strong>del</strong>le famiglie residenti in Italia, stimati nel<br />
mese di gennaio; sono quindi esclusi i membri permanenti <strong>del</strong>le convivenze<br />
(istituti religiosi, caserme, istituti di pena, alberghi, ecc.).<br />
Il questionario attualmente in uso è composto da due sezioni principali: la prima<br />
rileva le caratteristiche strutturali <strong>del</strong>la famiglia e dei suoi componenti, la<br />
seconda, relativa a ciascun componente <strong>del</strong>la famiglia anagrafica, rileva le<br />
caratteristiche individuali legate al mercato <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong>. La seconda sezione<br />
<strong>del</strong> questionario contiene, in particolare, domande sulla condizione lavorativa,<br />
sulla eventuale attività svolta, principale o secondaria, sulle esperienze<br />
trascorse di <strong>lavoro</strong> e sulla ricerca di occupazione. Il questionario di aprile<br />
contiene una sezione supplementare dedicata alla formazione e alla condizione<br />
<strong>del</strong>l’intervistato nei 12 mesi precedenti. Nell’ottobre <strong>del</strong> 1998 sono state<br />
introdotte sezioni tematiche a carattere monografico anche nelle rilevazioni di<br />
gennaio e ottobre: la prima è dedicata alla stabilità <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong>, mentre la seconda<br />
rileva le caratteristiche <strong>del</strong>l’inizio <strong>del</strong>l’attività lavorativa <strong>del</strong>l’intervistato.<br />
Particolare attenzione meritano le definizioni degli aggregati principali rilevati,<br />
in particolare per ciò che riguarda la condizione lavorativa: sono definite “occupate”<br />
tutte le persone di età superiore a 14 anni che hanno dichiarato di<br />
possedere un’occupazione o hanno svolto almeno un’ora di <strong>lavoro</strong> nella settimana<br />
di riferimento. Sono definite “persone in cerca di occupazione” tutte le<br />
persone che, oltre ad aver dichiarato di essere in cerca di un’occupazione,<br />
abbiano effettuato almeno un’azione di ricerca di <strong>lavoro</strong> nel mese di riferimento<br />
e che siano, inoltre, immediatamente disponibili ad accettare un’occupazione.<br />
Accanto a questi aggregati, che compongono le popolazione in<br />
condizione “attiva”, l’indagine permette di stimare due ulteriori aggregati nella<br />
popolazione: gli inattivi in cerca di occupazione, o forze di <strong>lavoro</strong> potenziali,<br />
e gli inattivi disponibili al <strong>lavoro</strong>. La prima condizione riguarda coloro che si
dichiarano in cerca di occupazione al momento <strong>del</strong>l’intervista ma non hanno,<br />
nel mese precedente, effettuato alcuna azione di ricerca; le persone in condizione<br />
di inattività ma disponibili al <strong>lavoro</strong> sono invece coloro che, pur non dichiarandosi<br />
in cerca di un’occupazione, sarebbero disponibili ad accettare<br />
un <strong>lavoro</strong> qualora fosse loro offerto.<br />
Una volta raccolti i dati <strong>del</strong>l’indagine, viene applicata al campione una procedura<br />
di imputazione dei valori mancanti, che permette, tramite un mo<strong>del</strong>lo<br />
probabilistico, di rimpiazzare le mancate risposte e di stimare quindi le caratteristiche<br />
<strong>del</strong>l’intera popolazione di riferimento13 . L’incidenza dei dati mancanti<br />
è, ad ogni modo, modesta e decrescente nel tempo: nel 1994 è stato<br />
osservato il 2,2 % di dati mancanti.<br />
4.4.3. Il piano campionario <strong>del</strong>l’indagine Istat sulle forze di<br />
<strong>lavoro</strong><br />
Il disegno campionario <strong>del</strong>l’indagine attualmente utilizzato è stato introdotto<br />
dall’Istat nel 1992, con il fine principale di diminuire la numerosità campionaria<br />
garantendo la medesima precisione <strong>del</strong>le stime rispetto al vecchio mo<strong>del</strong>lo.<br />
Si tratta di un campione a due stadi con stratificazione <strong>del</strong>le unità <strong>del</strong> primo<br />
stadio: in ciascuna Provincia i Comuni sono stati divisi in due aree secondo la<br />
numerosità <strong>del</strong>la popolazione residente. Nel gruppo di Comuni con popolazione<br />
superiore alla soglia, viene estratto un campione a due stadi, dove le<br />
unità <strong>del</strong> primo stadio sono rappresentate dai Comuni e le unità di secondo<br />
stadio dalle famiglie anagrafiche. Il primo stadio viene stratificato secondo la<br />
dimensione demografica; da ciascuno strato vengono estratti due Comuni<br />
con probabilità proporzionale alla dimensione demografica. Dagli elenchi<br />
anagrafici di ciascun Comune vengono poi estratte le famiglie mediante selezione<br />
sistematica. Nel gruppo di Comuni con popolazione inferiore alla soglia<br />
viene selezionato un campione stratificato di famiglie. Una volta estratto il<br />
campione, l’indagine prevede la somministrazione <strong>del</strong> questionario a ciascun<br />
componente <strong>del</strong>le famiglie estratte; la famiglia è quindi l’unità di campionamento,<br />
mentre gli individui rappresentano le unità di analisi. Ciascun campione<br />
trimestrale è composto da circa 1.400 Comuni, 76.000 famiglie e 200.000<br />
individui.<br />
Al campione viene poi applicato un particolare stimatore 14 , o coefficiente di<br />
13 Cfr. Barcaroli G., Di Pietro E., Venturi M., La nuova indagine trimestrale sulle forze di <strong>lavoro</strong>:<br />
aspetti metodologici e analisi <strong>del</strong>l’impatto <strong>del</strong>le innovazioni introdotte sulla stima degli aggregati,<br />
“Politiche <strong>del</strong> Lavoro”, n. 22-23, 1993.<br />
14 Cfr. Falorsi S., Falorsi P.D., “Indagine sulle forze di <strong>lavoro</strong>: descrizione <strong>del</strong>la procedura di stima attualmente<br />
utilizzata ed analisi di metodi alternativi”, in Quaderni di Ricerca Istat, n. 4, 1994.<br />
119<br />
IL QUADRO TEORICO DI RIFERIMENTO E LA METODOLOGIA
IL QUADRO TEORICO DI RIFERIMENTO E LA METODOLOGIA<br />
120<br />
riporto all’universo; si tratta di un fattore moltiplicativo attribuito a ciascuna<br />
unità <strong>del</strong> campione che indica il numero di individui non campionati rappresentati<br />
da ogni individuo campionato. Per ciascun intervistato lo stimatore<br />
viene calcolato tramite il reciproco <strong>del</strong>la probabilità di inclusione <strong>del</strong>la famiglia<br />
di appartenenza in ciascuna provincia. Successivamente si applica una<br />
prima correzione per far in modo che le stime campionarie riproducano la distribuzione<br />
per sesso <strong>del</strong>la popolazione15 nella Provincia. Una seconda correzione<br />
viene poi applicata per imporre alle stime campionarie i totali <strong>del</strong>la distribuzione<br />
regionale secondo il sesso e la classe di età <strong>del</strong>la popolazione.<br />
Ciascun campione trimestrale produce dunque stime riferite alla popolazione<br />
italiana con la medesima struttura per Regione, sesso ed età desunta dalle<br />
statistiche anagrafiche <strong>del</strong>l'Istat.<br />
La misura <strong>del</strong>l’attendibilità <strong>del</strong>le stime viene fornita dall’Istat secondo un mo<strong>del</strong>lo<br />
interpolativo. Il mo<strong>del</strong>lo sfrutta la proprietà <strong>del</strong>l’errore campionario che<br />
prevede un aumento <strong>del</strong>l’errore standard alla diminuzione <strong>del</strong>la stima. In pratica<br />
viene calcolata, per ciascun dominio territoriale, una nuvola di punti sufficientemente<br />
ampia di stime prodotte ed errori standard; la nuvola viene poi<br />
interpolata con un mo<strong>del</strong>lo regressivo di tipo logaritmico-lineare:<br />
ε (Y)<br />
log (––––––––) 2 = a + b log(Y)<br />
100<br />
dove Y è la stima prodotta. Una volta determinati i parametri a e b <strong>del</strong> mo<strong>del</strong>lo<br />
per ciascun dominio territoriale, è possibile misurare l’errore standard per<br />
ogni stima Y prodotta dal campione all’interno dei domini territoriali 16 .<br />
Un’ulteriore particolarità <strong>del</strong> campione riguarda la sua struttura parzialmente<br />
longitudinale, secondo la quale ogni famiglia campionata segue uno schema<br />
di rotazione per interviste successive: questo schema si è rivelato particolarmente<br />
utile per l'analisi dei flussi tra condizioni lavorative e per l'analisi dei<br />
profili degli ingressi nell'occupazione 17 .<br />
Il campione è composto da 4 sezioni di circa 50.000 individui ciascuna, ogni<br />
sezione ha la medesima distribuzione secondo le caratteristiche di stratificazione,<br />
in modo che ciascuna sezione rappresenti la stessa popolazione, sep-<br />
15 Distribuzione nota dalle statistiche anagrafiche <strong>del</strong>l’Istat.<br />
16 Cfr. Falorsi S., Falorsi P.D., op. cit.<br />
17 Cfr. Giovine M. (a cura di), Il <strong>lavoro</strong> in Italia: profili, percorsi, <strong>politiche</strong>, Franco Angeli, Milano,<br />
1998. Ulteriori analisi sui flussi <strong>del</strong> mercato <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong> sono inoltre presenti nella collana Monografie<br />
sul Mercato <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong> e le <strong>politiche</strong> per l’impiego, a cura <strong>del</strong>l’Area “Mercato <strong>del</strong> Lavoro”<br />
<strong>del</strong>l’Isfol.
pure con un livello di attendibilità minore rispetto all'intero campione. Ciascuna<br />
sezione viene intervistata 4 volte nell'arco di 15 mesi, secondo il seguente<br />
schema di rotazione:<br />
Riquadro 4.1 - Schema di rotazione <strong>del</strong> campione indagine trimestrale Istat sulle<br />
forze di <strong>lavoro</strong><br />
Mese<br />
<strong>del</strong>l'indagine Sezione di rotazione<br />
Gennaio A B E F<br />
Aprile B C F G<br />
Luglio C D G H<br />
Ottobre D E H I<br />
Gennaio E F I L<br />
Aprile F G L M<br />
Luglio G H M N<br />
Ottobre H I N P<br />
Nello schema ogni lettera rappresenta una sezione di rotazione <strong>del</strong> campione, composta<br />
da circa 50.000 individui. Il totale <strong>del</strong> campione per ogni trimestre è composto dalla somma<br />
per riga che contiene sempre 4 sezioni diverse, per un totale di circa 200.000 individui.<br />
Per individuare la struttura di rotazione si osservi, ad esempio, la sezione F: gli individui<br />
che la compongono entrano a far parte <strong>del</strong> campione nel mese di gennaio, vengono intervistati<br />
nuovamente nell'indagine successiva, effettuata ad aprile, saltano due indagini rientrando<br />
nel campione per la terza volta nel mese di gennaio <strong>del</strong>l'anno successivo; concludono<br />
il loro corso longitudinale con l'intervista di aprile. Si noti come la sezione segua il<br />
medesimo schema indipendentemente dal mese in cui entra a far parte <strong>del</strong> campione per<br />
la prima volta.<br />
Gli individui intervistati la prima volta vengono contattati nuovamente dopo 3<br />
mesi, dopo 12 mesi e dopo 15 mesi. Secondo questo schema è possibile<br />
quindi costruire una serie di campioni nei quali tutte le caratteristiche rilevate<br />
dall'indagine vengono osservate almeno due volte ad intervalli di tempo fissati:<br />
i campioni differiscono sia per numerosità che per distanza tra le due interviste:<br />
un primo campione è composto da 2 sezioni, pari a circa 100.000 individui,<br />
reintervistato dopo un intervallo di 3 mesi; il secondo campione comprende<br />
una sola sezione, circa 50.000 individui, reintervistato dopo 9 mesi; il<br />
terzo campione è formato da 2 sezioni, 100.000 individui, reintervistato dopo<br />
un anno; l'ultimo campione, infine, che comprende una sola sezione, viene<br />
reintervistato dopo 15 mesi.<br />
Si osservi che è possibile seguire una singola sezione per ciascuna <strong>del</strong>la<br />
quattro rilevazioni in cui essa fa parte <strong>del</strong> campione, costruendo un data-set<br />
di 50.000 individui sui quali le caratteristiche rilevate dall'indagine vengono<br />
osservate 4 volte.<br />
121<br />
IL QUADRO TEORICO DI RIFERIMENTO E LA METODOLOGIA
IL QUADRO TEORICO DI RIFERIMENTO E LA METODOLOGIA<br />
122<br />
La numerosità di ciascuna sezione <strong>del</strong> campione è, inizialmente, di circa<br />
50.000 individui; tuttavia, nelle interviste successive, si osservano <strong>del</strong>le cadute<br />
di numerosità, rimpiazzate tramite elenchi suppletivi di famiglie che presentano<br />
le stesse caratteristiche rispetto al piano di stratificazione. Le cadute,<br />
il cui numero è crescente con la distanza temporale dalla prima intervista,<br />
pur non influendo sulle stime sezionali, riducono necessariamente la numerosità<br />
dei panel longitudinali. Ciò è imputabile principalmente a due fattori: le<br />
mancate reinterviste e gli errori di classificazione. La prima causa è dovuta<br />
sia alla mancata disponibilità <strong>del</strong>la famiglia campionata a farsi reintervistare,<br />
sia alla impossibilità oggettiva di reperire la famiglia. L'origine <strong>del</strong>la seconda<br />
causa è invece rappresentato da errori nella trascrizione e nella trasmissione<br />
dalle sezioni locali dei dati identificativi <strong>del</strong>la famiglia e dei suoi componenti.<br />
Gli errori di classificazione, oltre a impedire l'abbinamento di individui intervistati<br />
in due occasioni di indagine, possono generare un fenomeno distorsivo<br />
per molti versi più grave <strong>del</strong>la caduta di numerosità: l'abbinamento di individui<br />
differenti. Questo fenomeno, non facile da rilevare, è particolarmente fuorviante<br />
nell'analisi dei flussi <strong>del</strong> mercato <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong>, poiché genera tendenzialmente<br />
una sovrastima dei flussi stessi, dovuta in realtà ad abbinamenti errati.<br />
La numerosità effettiva degli individui abbinati in ciascuna sezione dipende,<br />
in conclusione, dalla distanza di tempo tra le due indagini e dall'algoritmo di<br />
abbinamento utilizzato, ed oscilla tra 33.000 e 38.000 individui. Il numero di<br />
individui abbinati è inversamente proporzionale alla distanza di tempo tra le<br />
due interviste: la probabilità di rifiuto <strong>del</strong>l'intervista, infatti cresce con il numero<br />
di contatti avuti, così come cresce col tempo la probabilità per l'intera famiglia<br />
di cambiare residenza. Il tipo di algoritmo utilizzato per l'abbinamento<br />
degli individui può essere orientato a diversi scopi: una procedura “a maglie<br />
larghe” permette di mantenere una buona numerosità <strong>del</strong> campione, al prezzo<br />
di aumentare notevolmente il rischio di abbinamenti errati; una procedura<br />
che, al contrario, tende ad annullare il rischio di abbinare individui differenti<br />
provoca inevitabilmente una caduta drastica di numerosità, spesso anche di<br />
interviste relative allo stesso individuo.<br />
4.4.4. La scelta <strong>del</strong>le rilevazioni<br />
Grazie alla particolare struttura di rotazione <strong>del</strong> campione è possibile scegliere<br />
indipendentemente sia il mese <strong>del</strong>la prima rilevazione che il numero di<br />
mesi intercorsi tra la prima e la seconda rilevazione.<br />
Riguardo al primo punto la scelta è caduta sulla rilevazione di aprile. Quest'ultima<br />
risulta essere l'indagine che più si accosta alla media annuale; essa<br />
è influenzata in misura minore, rispetto alle altre, da fenomeni di stagionalità
<strong>del</strong> mercato <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong> e da variazioni straordinarie <strong>del</strong>l'occupazione nelle<br />
grandi aziende. L'indagine di aprile, inoltre, è corredata da una sezione monografica<br />
sulla carriera formativa indispensabile sia nella individuazione <strong>del</strong><br />
bacino di utenza potenziale che nell'analisi controfattuale sui formati.<br />
Le interviste relative agli individui che compongono due sezioni <strong>del</strong> campione<br />
<strong>del</strong>l'indagine di aprile sono state abbinate con quelle effettuate dopo 12 mesi.<br />
Questa scelta permette di mantenere omogeneo il periodo <strong>del</strong>l'anno in cui sono<br />
rilevate le caratteristiche e, con<strong>test</strong>ualmente, di ottenere il numero massimo teorico<br />
di individui presenti nel campione longitudinale, pari a circa 100.000.<br />
4.4.5. L’abbinamento degli individui<br />
Il problema <strong>del</strong>l’abbinamento può essere formalizzato nel modo seguente 18 :<br />
siano A e B i campioni <strong>del</strong>le due indagini sezionali da abbinare; sia A × B l’insieme<br />
<strong>del</strong>le unità abbinate una volta applicato l’algoritmo di abbinamento:<br />
A × B = {(a,b) | a∈A, b∈B}<br />
Tale insieme può essere ripartito in:<br />
A × B = M ∪ U<br />
dove:<br />
M = {(a,b) | a = b}<br />
U = {(a,b) | a ≠ b}<br />
M rappresenta l’insieme di record abbinati e relativi allo stesso individuo; U è<br />
l’insieme costituito dalle interviste abbinate erroneamente, cioè non riferite<br />
allo stesso individuo.<br />
Oltre all’insieme U esiste un ulteriore insieme S di errori non direttamente osservabili<br />
dopo l’applicazione <strong>del</strong>l’algoritmo di abbinamento:<br />
S = {(a,b) | a = b, a,b ∉ A × B}<br />
dove:<br />
S ∉ A × B<br />
Si tratta dei mancati abbinamenti, vale a dire gli individui effettivamente comuni<br />
alle due rilevazioni che non sono stati identificati come tali dall’algoritmo<br />
di abbinamento.<br />
Gli insiemi U e S generano distorsioni di diversa natura nella base di dati ot-<br />
18 Cfr. Fellegi I.P., Sunter A.B., “A theory for record linkage”, in Journal of the American Statistical<br />
Association, 1969 e Favro-Paris M., Gennari P., Oneto G.P., “La durata <strong>del</strong>la disoccupazione nell’indagine<br />
sulle forze di <strong>lavoro</strong>”, in Lavoro e Relazioni Industriali, n. 4, ott.-dic. 1996.<br />
123<br />
IL QUADRO TEORICO DI RIFERIMENTO E LA METODOLOGIA
IL QUADRO TEORICO DI RIFERIMENTO E LA METODOLOGIA<br />
124<br />
tenuta dalla procedura di abbinamento: l’insieme S, i mancati abbinamenti,<br />
riduce la bontà <strong>del</strong>le stime diminuendo il numero di unità <strong>del</strong> campione risultante,<br />
mentre l’insieme U, gli errati abbinamenti, provocano distorsioni nell’analisi<br />
dei flussi, assegnando variazioni <strong>del</strong>le caratteristiche oggetto di studio<br />
tra una rilevazione e l’altra non effettivamente avvenute.<br />
Le unità <strong>del</strong>l’insieme U rappresentano i falsi positivi o errori <strong>del</strong> primo tipo; le<br />
unità <strong>del</strong>l’insieme S sono i falsi negativi o errori di secondo tipo. La scelta <strong>del</strong>la<br />
procedura di abbinamento degli individui può essere orientata alla minimizzazione<br />
degli errori di primo tipo, che comporta una riduzione <strong>del</strong> campione,<br />
o degli errori di secondo tipo, che permette, al contrario, di massimizzare<br />
la numerosità <strong>del</strong> campione risultante.<br />
Lo schema generale <strong>del</strong>l’algoritmo di abbinamento può essere formalizzato<br />
come segue:<br />
siano α(a) e β(b) i vettori <strong>del</strong>le informazioni relative alle unità a∈A e b∈B.<br />
Una volta determinate le k variabili secondo le quali effettuare il confronto, si<br />
prendono in considerazione tutte le possibili coppie [α(a), β(b)] a ciascuna<br />
<strong>del</strong>le quali è associato un vettore di confronto x:<br />
x = {x 1 [α(a), β(b)], x 2 [α(a), β(b)], .................. x k [α(a), β(b)]}<br />
la cui componente generica xi esprime il risultato <strong>del</strong> confronto per l’i-esima<br />
variabile.<br />
Nel caso più semplice xi è una variabile dicotomica che assume valore 0 se la<br />
variabile i assume lo stesso valore nei casi a e b, valore 1 nel caso contrario.<br />
Si associa al vettore x un valore sintetico T(x), ad esempio una somma opportunamente<br />
ponderata degli elementi, che è in relazione diretta con la propensione<br />
a ritenere che il confronto si riferisca alla stessa unità. Si determina<br />
una soglia h tale che:<br />
se T(x) ≥ h ⇒ i record α(a) e β(b) vengono abbinati<br />
se T(x) < h ⇒ i record α(a) e β(b) non vengono abbinati<br />
Al variare dei parametri e <strong>del</strong>le regole di abbinamento all’interno <strong>del</strong>la procedura<br />
descritta si ottengono vari tipi di algoritmi sia probabilistici che deterministici.<br />
La scelta <strong>del</strong>le variabili di abbinamento, <strong>del</strong>le funzioni xi e <strong>del</strong>le regole<br />
T(x) e h generano numerosità diverse degli insiemi S e U.<br />
È stata adottata, in questo caso, una metodologia di abbinamento di tipo de-
terministico, con funzioni xi dicotomiche, giungendo così ad una regola univoca<br />
di abbinamento.<br />
Sono stati selezionati, in primo luogo, gli individui che, nella seconda indagine,<br />
non fossero estratti dall'elenco suppletivo; successivamente è stata messa<br />
a punto una serie di variabili identificative <strong>del</strong>la famiglia campionata e di<br />
ciascuno dei suoi componenti:<br />
Sezione di rotazione: indica l’appartenenza di ciascuna unità ad una <strong>del</strong>le<br />
4 sezioni di rotazione che costituiscono ciascuna rilevazione trimestrale.<br />
Sono state abbinate le unità appartenenti alle due sezioni presenti contemporaneamente<br />
nel campione <strong>del</strong>la rilevazione di aprile e nella rilevazione <strong>del</strong><br />
medesimo trimestre <strong>del</strong>l’anno successivo.<br />
Regione: la Regione di residenza <strong>del</strong>la famiglia campionata. Questa variabile<br />
è ridondante una volta utilizzate le informazioni relative a Provincia e Comune;<br />
tuttavia dopo alcuni <strong>test</strong> si è osservato che a causa di errori di codifica<br />
<strong>del</strong>le variabili Provincia e Comune la Regione contribuisce a diminuire il numero<br />
di unità abbinate erroneamente.<br />
Provincia e Comune: la Provincia e il Comune di residenza <strong>del</strong>la famiglia<br />
oggetto di rilevazione.<br />
Codice famiglia: indica il codice <strong>del</strong>la famiglia cui appartiene l’individuo,<br />
che deve necessariamente essere la stessa tra le due rilevazioni. Questa variabile<br />
ha causato buona parte <strong>del</strong>le cadute nella costruzione <strong>del</strong> campione<br />
longitudinale, dovute a mancate presenze di famiglie appartenenti alla stessa<br />
sezione di rotazione tra le due rilevazioni per trasferimenti di residenza e<br />
mancata disponibilità alla reintervista.<br />
Sesso <strong>del</strong>l’intervistato.<br />
Data di nascita: <strong>del</strong>l’intervistato indicata dalle tre variabili giorno, mese,<br />
anno.<br />
Per ciascuna <strong>del</strong>le variabili scelte per l’abbinamento è stata definita una funzione<br />
xi di tipo dicotomico:<br />
La funzione T(x) è la somma non ponderata dei valori x i :<br />
T(x) = x 1 + x 2 + x 3 + x 4 + x 5 + x 6 + x 7 + x 8 + x 9<br />
la regola di abbinamento viene definita:<br />
125<br />
IL QUADRO TEORICO DI RIFERIMENTO E LA METODOLOGIA
IL QUADRO TEORICO DI RIFERIMENTO E LA METODOLOGIA<br />
126<br />
T(x) = 0 => unità abbinata<br />
T(x) > 0 => unità non abbinata<br />
In pratica si è deciso di abbinare i record <strong>del</strong>le due rilevazioni solo se presentano<br />
accordo in tutte le variabili utilizzate per identificare i record <strong>del</strong> campione.<br />
Questo criterio permette di minimizzare il verificarsi di errori di primo tipo, relativi<br />
ai falsi positivi. La scelta è stata motivata dalla necessità di evitare una<br />
sovrastima <strong>del</strong>la mobilità che necessariamente si ottiene al crescere dei falsi<br />
abbinamenti; è molto probabile, infatti, che due unità abbinate erroneamente<br />
presentino valori differenti, nelle due rilevazioni, per le variabili che misurano<br />
la struttura <strong>del</strong>la mobilità. La minimizzazione degli errori di primo tipo è stata<br />
ottenuta al prezzo di ridurre la numerosità <strong>del</strong> campione e quindi di diminuire<br />
l’efficienza <strong>del</strong>le stime ottenute.<br />
Riquadro 4.2 - Determinazione <strong>del</strong> vettore x<br />
Elemento di<br />
confronto Variabile Valore assunto<br />
x1 Sezione di rotazione 0 se SEZIONE(a) = SEZIONE(b)<br />
1 altrimenti<br />
x2 Codice famiglia 0 se FAMIGLIA(a) = FAMIGLIA(b)<br />
1 altrimenti<br />
x3 Regione 0 se REGIONE(a) = REGIONE(b)<br />
1 altrimenti<br />
x4 Provincia 0 se PROVINCIA(a) = PROVINCIA(b)<br />
1 altrimenti<br />
x5 Comune 0 se COMUNE(a) = COMUNE(b)<br />
1 altrimenti<br />
x6 Sesso 0 se SESSO(a) = SESSO(b)<br />
1 altrimenti<br />
x7 Giorno di nascita 0 se GIORNO(a) = GIORNO(b)<br />
1 altrimenti<br />
x8 Mese di nascita 0 se MESE(a) = MESE(b)<br />
1 altrimenti<br />
x9 Anno di nascita 0 se ANNO(a) = ANNO(b)<br />
1 altrimenti<br />
(a) = anno <strong>del</strong>la prima rilevazione; (b) = anno <strong>del</strong>la seconda rilevazione.<br />
4.4.6. Il riporto alla popolazione<br />
Una volta ottenuto il campione di individui contenente le caratteristiche rilevate<br />
nelle due indagini, lo stimatore post-stratificato non è più applicabile nella<br />
sua forma originaria. In primo luogo il coefficiente di espansione è costruito
per riportare il campione <strong>del</strong>le indagini sezionali, composto da circa 200.000<br />
individui, alla popolazione italiana residente in famiglia, pari a circa 57 milioni<br />
di individui 19 ; il campione longitudinale risulta essere un sottocampione che,<br />
sebbene riferito quasi alla medesima popolazione, presenta una numerosità<br />
più che dimezzata rispetto a quello <strong>del</strong>le indagini trimestrali. Ne segue che il<br />
coefficiente di riporto originario dovrebbe essere corretto con un fattore moltiplicativo<br />
pari al rapporto tra la numerosità <strong>del</strong>le indagini sezionali e la numerosità<br />
<strong>del</strong> campione longitudinale.<br />
In secondo luogo va precisato che il campione longitudinale produce stime<br />
riferite alla popolazione contemporaneamente presente nelle due indagini<br />
considerate: tale popolazione è definita dagli individui residenti in famiglia<br />
nella seconda occasione di indagine al netto <strong>del</strong> saldo naturale e di quello<br />
migratorio: il campione longitudinale e quelli sezionali stimano quindi popolazioni<br />
differenti.<br />
Un terzo problema è rappresentato dal bilanciamento <strong>del</strong>le stime sezionali: il<br />
campione longitudinale contiene in realtà due sottocampioni in grado di stimare,<br />
oltre ai flussi, anche le caratteristiche <strong>del</strong>la popolazione di riferimento<br />
sia nella prima che nella seconda occasione di indagine. Trattandosi di sottocampioni,<br />
queste stime possono differire da quelle effettuate tramite le indagini<br />
sezionali, anche nel caso in cui le stime <strong>del</strong>le indagini sezionali fossero riferite<br />
alla medesima popolazione di riferimento, vale a dire la popolazione<br />
compresente nelle due indagini. Da qui la necessità di bilanciare le stime ottenute<br />
dal campione longitudinale con quelle ricavate dalle due indagini sezionali,<br />
una volta riferite alla popolazione compresente. Teoricamente sarebbe<br />
necessario bilanciare congiuntamente le distribuzioni marginali di ogni tabella<br />
di flusso ottenuta con il campione longitudinale, flusso per condizione<br />
lavorativa, per settore di attività economica, per posizione nella professione,<br />
ecc. Tuttavia, alcuni <strong>test</strong> hanno dimostrato che, bilanciando la sola distribuzione<br />
per condizione lavorativa, le distribuzioni marginali <strong>del</strong>le matrici di flusso<br />
relative alle altre caratteristiche sull'occupazione e sulla ricerca di <strong>lavoro</strong><br />
risultano sufficientemente vicine alle stime prodotte dalle indagini sezionali.<br />
L'operazione di correzione <strong>del</strong> coefficiente di riporto alla popolazione è stata<br />
articolata in tre fasi: costruzione <strong>del</strong>la popolazione compresente tra le due indagini;<br />
correzione <strong>del</strong>la struttura <strong>del</strong>la popolazione per Regione, classe di<br />
età e sesso; bilanciamento <strong>del</strong>le distribuzioni marginali <strong>del</strong>la distribuzione per<br />
condizione lavorativa.<br />
19 Istat, Popolazione residente, 1997.<br />
127<br />
IL QUADRO TEORICO DI RIFERIMENTO E LA METODOLOGIA
IL QUADRO TEORICO DI RIFERIMENTO E LA METODOLOGIA<br />
128<br />
Una volta messo a punto il campione longitudinale, completo di riporto alla<br />
popolazione di riferimento e bilanciato rispetto alle stime sezionali per condizione,<br />
è stato riprodotto il mo<strong>del</strong>lo per la stima <strong>del</strong>l'errore campionario fornito<br />
dall'Istat, individuandone i parametri per il nuovo campione longitudinale.<br />
4.4.7. La definizione <strong>del</strong>la popolazione di riferimento Istat<br />
(bacino di utenza potenziale) e <strong>del</strong> gruppo di<br />
confronto Istat<br />
Il panel di individui così costruito è stato utilizzato sia per l'individuazione <strong>del</strong><br />
bacino di utenza potenziale <strong>del</strong> corsi, sia per la costruzione <strong>del</strong> gruppo di<br />
confronto per la misurazione <strong>del</strong>l'effetto <strong>del</strong>la formazione.<br />
Il bacino di utenza, o popolazione di riferimento dei corsi Fse, è definito dagli<br />
stessi criteri di accesso ai corsi:<br />
• individui residenti nelle otto Regioni considerate dalle indagini di placement;<br />
• in età compresa tra i 14 e 44 anni;<br />
• in cerca di occupazione condizione al momento <strong>del</strong>la prima intervista. Questo<br />
aggregato comprende gli individui che si sono dichiarati non occupati e<br />
in cerca di occupazione e che sono immediatamente disponibili ad accettare<br />
un <strong>lavoro</strong> qualora venga loro offerto. Si osservi che, secondo la definizione<br />
<strong>del</strong>l'Istat, dovrebbero essere escluse le persone che, pur dichiarandosi<br />
in cerca di occupazione, non hanno effettuato almeno un'azione di ricerca<br />
nelle quattro settimane precedenti l'intervista. Tuttavia tale condizione<br />
non è esclusiva per l'ammissione ai corsi ed è perciò stata inclusa nei caratteri<br />
definitori <strong>del</strong> bacino di utenza potenziale;<br />
• che abbiano dichiarato di non avere seguito alcuna attività formativa nei 30<br />
giorni precedenti la prima intervista.<br />
Le indagini sugli esiti occupazionali, pur avendo l’obiettivo di ricostruire le<br />
condizioni occupazionali a distanza di un anno dalla chiusura <strong>del</strong>l’attività formativa<br />
coprono un periodo tra loro non omogeneo. Per questo motivo, nell’individuazione<br />
sia <strong>del</strong>la popolazione di riferimento che <strong>del</strong> gruppo di confronto,<br />
sono stati utilizzati contemporaneamente 3 campioni longitudinali riferiti agli<br />
anni 1995-96, 1996-97 e 1997-98 e le stime utilizzate sono il risultato <strong>del</strong>la<br />
media dei tre campioni. L'interpretazione dei dati di flusso ne risulta parzialmente<br />
modificata: ogni fenomeno osservato deve essere definito come effetto<br />
medio tra il 1996 e il 1998 avvenuto in 12 mesi. Di fatto l'operazione è consistita<br />
nel costruire un campione composto da tutti gli intervistati nei tre anni<br />
considerati che rispettassero i criteri di accesso ai corsi, con l'accortezza di
dividere per 3 il coefficiente di riporto. Ne è risultato un aggregato composto<br />
da 2.474 intervistati Istat rappresentativi di 694.038 unità, definito come popolazione<br />
di riferimento Istat, o bacino di utenza potenziale. Il confronto<br />
operato sulle variabili di struttura disponibili (genere, età e titolo di studio) tra<br />
il gruppo Fse e la popolazione di riferimento Istat ha fornito la possibilità di effettuare<br />
l’analisi <strong>del</strong> target effettivamente raggiunto dalle attività formative nell’anno<br />
e nei con<strong>test</strong>i geografici considerati.<br />
Il passo successivo è consistito nell’individuare, all’interno <strong>del</strong>la popolazione<br />
di riferimento Istat, un sub-aggregato, definito come gruppo di confronto<br />
Istat, in grado di riprodurre la stessa composizione, rispetto al sesso, alla<br />
classe di età e al titolo di studio, registrata per il campione <strong>del</strong>l'indagine sui<br />
formati. Il gruppo di confronto è inoltre definito dagli individui <strong>del</strong>la popolazione<br />
di riferimento che nella seconda occasione di indagine dichiarano di non<br />
aver seguito corsi di nessun genere.<br />
Dal collettivo di individui non formati appartenenti al bacino di utenza degli<br />
interventi formativi è stato estratto un sotto-campione stratificato secondo la<br />
classe di età, il genere e il titolo di studio, dove la tabella di stratificazione è<br />
data dalla distribuzione <strong>del</strong> campione <strong>del</strong>l'indagine di placement. Una volta<br />
estratto il sotto-campione si è reso necessario un ulteriore aggiustamento <strong>del</strong><br />
coefficiente di riporto per assicurare la perfetta coincidenza tra le distribuzioni<br />
<strong>del</strong> gruppo di confronto e quella <strong>del</strong> gruppo dei formati.<br />
Il gruppo di confronto risulta composto da 1.267 intervistati Istat rappresentativi<br />
di 364.889 unità. Si tratta quindi di un aggregato di individui non formati<br />
nei 12 mesi intercorsi tra le due interviste20 , che riproduce la stessa struttura<br />
per genere, classe di età e titolo di studio rilevata sul gruppo dei formati.<br />
L'oggetto specifico <strong>del</strong>l'analisi di tipo controfattuale, dedicata alla valutazione<br />
<strong>del</strong>l'impatto diretto <strong>del</strong>la formazione professionale sugli individui destinatari degli<br />
interventi, consiste nell'esame <strong>del</strong>le condizioni occupazionali e dei profili<br />
<strong>del</strong>l’eventuale inserimento al <strong>lavoro</strong>; tali caratteristiche sono state registrate:<br />
per il gruppo Fse, ad un anno di distanza dalla chiusura <strong>del</strong> corso di formazione;<br />
per il gruppo di confronto Istat, al momento <strong>del</strong>la seconda intervista.<br />
20 La rilevazione sulle forze di <strong>lavoro</strong> di aprile prevede la ricostruzione di eventuali esperienze formative<br />
limitatamente ai 30 giorni precedenti la rilevazione. Tuttavia, il fatto che nel mese di<br />
aprile gli intervistati dichiarino di non avere esperienze formative in atto almeno da 30 giorni,<br />
insieme alla conoscenza dei calendari di erogazione e <strong>del</strong>le durate medie degli interventi che generalmente<br />
caratterizzano i sistemi formativi regionali, ci permette di affermare con un buon<br />
margine di sicurezza che queste persone siano non destinatari di azioni di formazione professionale<br />
nell'arco dei 12 mesi precedenti.<br />
129<br />
IL QUADRO TEORICO DI RIFERIMENTO E LA METODOLOGIA
IL QUADRO TEORICO DI RIFERIMENTO E LA METODOLOGIA<br />
130<br />
Riquadro 4.3 - Mo<strong>del</strong>lizzazione <strong>del</strong> processo di identificazione <strong>del</strong>la popolazione<br />
di riferimento e <strong>del</strong> gruppo di confronto Istat<br />
Fonte: Istat - panel longitudinale ottenuto dai dati individuali <strong>del</strong>l'indagine sulle forze di <strong>lavoro</strong><br />
(rilevazione di aprile)<br />
Livello I: individuazione <strong>del</strong>la popolazione di riferimento o bacino di utenza per l'analisi <strong>del</strong><br />
target.<br />
Residenti in:<br />
Piemonte<br />
Emilia Romagna<br />
Liguria<br />
Toscana<br />
Lazio<br />
Umbria<br />
Marche<br />
Provincia di Trento<br />
Livello II: costruzione <strong>del</strong> gruppo di confronto per l'analisi controfattuale sull'impatto diretto<br />
<strong>del</strong>la formazione sui destinatari.<br />
Residenti in:<br />
Piemonte<br />
Emilia Romagna<br />
Liguria<br />
Toscana<br />
Lazio<br />
Umbria<br />
Marche<br />
Provincia di Trento<br />
Condizione occupazionale<br />
rilevata<br />
nella prima indagine:<br />
In cerca di prima occupazione<br />
In cerca di nuova occupazione<br />
In cerca di altra occupazione<br />
(Compresi gli individui<br />
che non hanno effettuato<br />
azioni di ricerca nelle 4<br />
settimane precedenti<br />
l'intervista)<br />
Condizione occupazionale<br />
rilevata<br />
nella prima indagine:<br />
In cerca di prima occupazione<br />
In cerca di nuova occupazione<br />
In cerca di altra occupazione<br />
(Compresi gli individui<br />
che non hanno effettuato<br />
azioni di ricerca nelle 4<br />
settimane precedenti<br />
l'intervista)<br />
Stato formativo:<br />
Nessuna partecipazione<br />
a corsi scolastici<br />
e di formazione<br />
professionale nei 30<br />
giorni precedenti la<br />
prima intervista<br />
Stato formativo:<br />
Nessuna partecipazione<br />
a corsi scolastici<br />
e di formazione<br />
professionale nei 30<br />
giorni precedenti la<br />
prima e nessuna partecipazione<br />
a corsi di<br />
formazione professionale<br />
nei 30 giorni<br />
precedenti la seconda<br />
intervista.<br />
Fonte: Isfol – Area Mercato <strong>del</strong> Lavoro e Struttura di valutazione Fse.<br />
L’analisi di tipo controfattuale prevede una serie di confronti diretti tra il campione<br />
dei formati e il gruppo di confronto costruito con il panel di dati Istat, al fine<br />
di misurare l’effetto diretto <strong>del</strong>la formazione. Nasce quindi l'esigenza di verificare<br />
se la differenza fra due qualsiasi frequenze, ottenute dal gruppo di trattamento<br />
e dal gruppo di controllo, sia significativa, nel senso che essa non sia attribuibile<br />
al caso ma ad un effettivo diverso comportamento dei due campioni a<br />
confronto. È stato utilizzato il procedimento <strong>del</strong>la verifica di ipotesi.<br />
Indichiamo con H0 l'ipotesi nulla consistente nell'ammettere che la differenza<br />
tra due percentuali deve essere imputata solamente a fattori casuali che han-<br />
Età:<br />
Compresa tra i 14 e i<br />
44 anni<br />
Età:<br />
Compresa tra i 14 e i<br />
44 anni.<br />
(La struttura per genere,<br />
età e titolo di studio è la<br />
stessa osservata sul<br />
campione dei formati )
no portato all'estrazione di particolari campioni. Ad essa si contrappone H1 ,<br />
l'ipotesi alternativa, in cui si ammette che le percentuali a confronto esprimono<br />
realmente differenze nelle popolazioni.<br />
La decisione di accettare o meno una qualsiasi ipotesi si baserà sul fatto che<br />
il valore campionario <strong>del</strong> <strong>test</strong> cada in una particolare regione di valori nella distribuzione<br />
campionaria specificata sotto l'ipotesi stessa.<br />
Poiché per grandi numeri la distribuzione <strong>del</strong>la variabile casuale ottenuta<br />
come differenza di frequenze è normale con media 0 e varianza pari alla<br />
somma <strong>del</strong>le varianze dei due campioni, il <strong>test</strong> Z fa riferimento alla distribuzione<br />
normale standardizzata.<br />
Viene fissato un livello di significatività a, al quale corrispondono dei valori di<br />
<strong>del</strong>imitazione <strong>del</strong>la regione di accettazione da quella di rifiuto: l'ipotesi nulla<br />
verrà accettata se Z è compreso fra -z(a) e +z(a); sarà rifiutata in caso contrario.<br />
La soglia a è stata fissata ad un valore pari a 0,05 che corrisponde ad<br />
una regione di Z compreso tra -1,96 e +1,96.<br />
Nella tabella successiva è riportato il valore <strong>del</strong> <strong>test</strong> Z per le frequenze <strong>del</strong>le<br />
principali modalità di risposta osservate nei due campioni.<br />
Tabella 4.2 - Valori <strong>del</strong> <strong>test</strong> Z per la verifica <strong>del</strong>la differenza tra le frequenze <strong>del</strong><br />
campione di formati e <strong>del</strong> gruppo di controllo<br />
Variabili e modalità di risposta Valori <strong>del</strong> <strong>test</strong><br />
Condizione professionale<br />
Occupato 20,17<br />
In cerca di prima occupazione -17,76<br />
Disoccupato -10,39<br />
Studente 8,66<br />
Altro inattivo -12,26<br />
Tipo di contatto<br />
Saltuario/stagionale 3,37<br />
Dipendente tempo determinato 4,46<br />
Dipendente tempo indeterminato -0,73<br />
Cfl 6,84<br />
Apprendista 7,03<br />
Autonomo -1,98<br />
Tempo di inserimento<br />
Entro i 6 2,21<br />
Tra 6 e 12 8,09<br />
Oltre i 12 11,80<br />
Fonte: elaborazioni Isfol – Struttura di valutazione Fse su dati <strong>del</strong>le 8 Amministrazioni titolari di<br />
PO e Istat – microdati sulle forze di <strong>lavoro</strong>.<br />
131<br />
IL QUADRO TEORICO DI RIFERIMENTO E LA METODOLOGIA
IL QUADRO TEORICO DI RIFERIMENTO E LA METODOLOGIA<br />
132<br />
Dai valori <strong>del</strong> <strong>test</strong> risulta che la sola differenza tra le frequenze degli occupati<br />
con contratto a tempo indeterminato è imputabile a fattori casuali (<strong>test</strong> =<br />
-0,73 ∈ [-1,96; 1,96]), mentre le restanti esprimono una effettiva differenza di<br />
comportamento nelle due popolazioni stimate.<br />
4.5. • INDICATORI UTILIZZATI<br />
Ognuna <strong>del</strong>le otto Amministrazioni regionali ha realizzato l’indagine di placement<br />
utilizzando un questionario strutturato (in alcuni casi utilizzando il questionario<br />
proposto dalla Struttura di valutazione Fse, in altri casi elaborandolo<br />
ad hoc), somministrato telefonicamente al campione di allievi selezionato 21 .<br />
Per questa prima annualità, si è pertanto dovuto procedere ad uniformare le<br />
informazioni desumibili dai singoli database regionali su cui sono stati caricati<br />
i risultati <strong>del</strong>le indagini, che comunque riportano una serie di informazioni<br />
comuni. Nello specifico le singole basi di dati presentavano un set di variabili<br />
“uguali” e altre variabili che possiamo definire come “simili”. Nel primo caso<br />
(variabili uguali) si è effettuata una semplice ricodifica <strong>del</strong>le modalità di risposta<br />
interne22 , mentre nel secondo caso (variabili simili), attraverso la messa<br />
in relazione di variabili tra loro legate, si è operato in modo da riportarle ad<br />
un’unica variabile. Infine le variabili diverse sono state escluse dall’analisi. In<br />
ogni caso il processo di omogeneizzazione <strong>del</strong>le informazioni ha puntato alla<br />
riconduzione alle variabili e alle modalità di risposta previste nel questionario<br />
di rilevazione sulle forze di <strong>lavoro</strong> (di aprile) <strong>del</strong>l’Istat.<br />
Il <strong>lavoro</strong> di omogeneizzazione di variabili e modalità di risposta, come è facile<br />
immaginare, non è stato semplice. Il risultato è stata la definizione di un set di<br />
variabili composto da:<br />
• variabili di struttura ossia informazioni di tipo anagrafico (genere, classi<br />
d’età, Regione) e relative all’istruzione (titolo di studio) e formazione degli<br />
21 In prospettiva, si ipotizza l’adozione, quantomeno come base minima comune, <strong>del</strong>lo strumento di<br />
rilevazione così come proposto dal gruppo di <strong>lavoro</strong> Isfol-Struttura di valutazione Fse/Amministrazioni<br />
titolari di PO e Pom di Fse, Orientamenti metodologici e strumenti di rilevazione <strong>del</strong> placement,<br />
op. cit. In effetti alla data di chiusura <strong>del</strong> presente <strong>lavoro</strong> le Amministrazioni <strong>del</strong> Veneto,<br />
Friuli V.G., Sardegna, Lombardia e <strong>Ministero</strong> <strong>del</strong>la pubblica istruzione hanno rilevato i dati di<br />
placement per l’annualità successiva a quella qui analizzata utilizzando questionari che prevedessero<br />
le variabili contenute in quello approvato (nell’aprile 1997) dal Comitato di sorveglianza<br />
Obiettivo 3 <strong>del</strong> Fse.<br />
22 È da sottolineare il fatto che anche nella scelta <strong>del</strong>le modalità è stato necessario riferirsi a quelle<br />
di minima per uniformare le informazioni di ciascuna Regione (es. la Regione Lazio ha riportato<br />
le età in classi e quindi tutte le altre Regioni, che riportavano l’anno di nascita, si sono uniformate<br />
alle modalità <strong>del</strong> Lazio).
intervistati (trattamento – formati o non formati – e asse d’intervento) 23 ;<br />
• variabili fondamentali ossia informazioni che ricostruiscono la condizione<br />
<strong>del</strong>l’intervistato a 12 mesi di distanza da un’unica condizione di partenza<br />
di “persona in cerca di occupazione” e ne connotano l’eventuale inserimento<br />
lavorativo (condizione occupazionale, tipo di contratto, posizione<br />
professionale e tempo d’inserimento);<br />
• variabili secondarie ossia informazioni di approfondimento sugli occupati<br />
(settore di sbocco, numero di addetti <strong>del</strong>l’azienda, canale utilizzato per<br />
trovare il <strong>lavoro</strong> svolto, utilizzo conoscenze corso nel <strong>lavoro</strong> svolto).<br />
Riquadro 4.4 - Variabili e modalità di risposta - Variabili di struttura<br />
Fonte<br />
1 = Gruppo Fse (formati)<br />
2 = gruppo di confronto Istat (non formati)<br />
3 = popolazione di riferimento Istat<br />
Regione (Reg)<br />
1 = Piemonte<br />
4 = Trento<br />
7 = Liguria<br />
8 = Emilia Romagna<br />
9 = Toscana<br />
10 = Umbria<br />
11 = Marche<br />
12 = Lazio<br />
Genere<br />
1 = Uomo<br />
2 = Donna<br />
Classi di età (Cleta)<br />
1 = Fino a 24<br />
2 = 25-34<br />
3 = 35 ed oltre<br />
Titolo di studio<br />
2 = Nessuno/Licenza Elemen.<br />
3 = Licenza Media<br />
4 = Qualifica Professionale<br />
5 = Diploma<br />
6 = Laurea/D.U.<br />
Titolo di studio<br />
(Versione per classi di titolo)<br />
1 = Basso<br />
2 = Medio<br />
3 = Alto<br />
Codice Corso<br />
solo per Fonte 1<br />
1 = Disoccupati L.D.<br />
2 = Giovani Primo Livello<br />
3 = Giovani Post-Diploma Di Qualifica<br />
4 = Giovani Post-Laurea<br />
5 = Donne<br />
Codice corso (Codcorso2)<br />
solo per Fonte 1<br />
1 = Disoccupati L.D.<br />
2 = Giovani<br />
3 = Donne<br />
23 Come già messo in evidenza nei capitoli precedenti, alcune indagini regionali (Toscana, Marche,<br />
Umbria e Sardegna) hanno rilevato l’informazione sul titolo di studio e sulla condizione occupazionale<br />
dei genitori. Per motivi di omogeneità, nel presente <strong>lavoro</strong> il loro utilizzo ha riguardato<br />
esclusivamente l’analisi proposta per la Sardegna.<br />
133<br />
IL QUADRO TEORICO DI RIFERIMENTO E LA METODOLOGIA
IL QUADRO TEORICO DI RIFERIMENTO E LA METODOLOGIA<br />
134<br />
Riquadro 4.5 - Variabili e modalità di risposta - Variabili fondamentali<br />
Condizione occupazionale<br />
1 = Occupato<br />
2 = In cerca di prima<br />
3 = Iscritto alle liste di Mob.<br />
4 = Disoccupato<br />
5 = Studente<br />
6 = Altro inattivo<br />
Tempo di inserimento<br />
1 = Entro i 6 mesi<br />
2 = Tra i 6 e i 12 mesi<br />
3 = Oltre i 12 mesi<br />
Rapporto di <strong>lavoro</strong> (Contratto)<br />
1 = Occupato salt./stagionale<br />
2 = Occupato contratto det.<br />
3 = Occupato contratto indet<br />
4 = Cigs<br />
5 = Cfl<br />
6 = Apprendistato<br />
7 = Tirocinio/borse di <strong>lavoro</strong><br />
8 = Autonomo<br />
Riquadro 4.6 - Variabili e modalità di risposta - Variabili secondarie<br />
Settore<br />
1 = Agricoltura<br />
2 = Energia<br />
3 = Trasf. indust.<br />
4 = Costruzioni<br />
5 = Commercio<br />
6 = Alberghi<br />
7 = Trasporti e comunicaz.<br />
8 = Intermediazioni<br />
9 = Servizi alle imprese<br />
10 = P.A.<br />
11 = Istruzione e sanità<br />
12 = Altri servizi<br />
Settore2 (versione semplificata)<br />
1 = Agricoltura<br />
2 = Estraz. e trasf. indust.<br />
3 = Costruzioni<br />
4 = Commercio/Alberg.<br />
5 = Altri servizi priv.<br />
6 = P.A.<br />
Posizione professionale<br />
1 = Operaio comune/apprendista<br />
2 = Operaio qualificato<br />
3 = Impiegato esecutivo<br />
4 = Tecnico specializzato<br />
5 = Impiegato qualificato<br />
6 = Quadro<br />
7 = Dirigente<br />
9 = Lavovatore in proprio (Art., Comm., Impr.)<br />
10 = Coadiuvante<br />
12 = Libero professionista<br />
14 = Socio di coop.<br />
15 = Altro<br />
Posizione professionale 2<br />
1 = Operaio<br />
2 = Impiegato e tecnico<br />
3 = Quadro/Funzionario/Dirigente<br />
4 = Lavoratore in proprio<br />
5 = Altro<br />
Numero addetti<br />
1 =fino a 5<br />
2 =da 6 a 50<br />
3 =da 51 a 250<br />
4 =oltre i 250<br />
Canale utilizzato per trovare<br />
l’attuale <strong>lavoro</strong><br />
1 = Familiari, parenti, conoscenti<br />
2 = Annunci sui giornali (prop. E risp.)<br />
3 = Presentazione domanda di assunzione<br />
4 = Centro di orientamento, informazione per<br />
giovani e disoccupati<br />
5 = Ufficio di collocamento<br />
6 = Centro di formazione <strong>del</strong> corso<br />
7 = Concorso pubblico<br />
8 = Contatti acquisiti nei lavori prec.<br />
9 = Azienda <strong>del</strong>lo stage<br />
10 = Agenzia privata di collocamento<br />
11 = Altro<br />
Utilizzo conoscenze acquisite<br />
1 = Sì<br />
2 = No
Tale set di variabili ha permesso la definizione di indicatori (riportati nel riquadro<br />
successivo) capaci di verificare/misurare, attraverso il confronto tra le distribuzioni<br />
percentuali registrate per i due gruppi analizzati (Fse e Istat), quale<br />
impatto ha avuto – negli otto con<strong>test</strong>i e nell’annualità considerata – la realizzazione<br />
degli interventi di formazione in termini di esiti occupazionali, di riuscita<br />
professionale e di miglioramento <strong>del</strong>le precondizioni <strong>del</strong>l’occupabilità<br />
(accesso alle informazioni e strategie di autopromozione) dei destinatari.<br />
Nella definizione degli indicatori è stata posta una particolare attenzione ai<br />
processi:<br />
• di significazione dei singoli concetti (come, ad esempio, quello di occupabilità)<br />
che ne determina, fissa, stabilisce l’ambito di applicabilità in un<br />
preciso con<strong>test</strong>o d’indagine;<br />
• di operazionalizzazione, volti alla individuazione <strong>del</strong>le dimensioni attraverso<br />
le quali registrare empiricamente gli stati dei casi osservati su ogni<br />
proprietà concettualizzata24 .<br />
Riquadro 4.7 - Gli indicatori utilizzati dall’Isfol - Struttura di valutazione nell’analisi<br />
<strong>del</strong>l'impatto diretto <strong>del</strong>la formazione sui beneficiari<br />
Finalità:<br />
verifica <strong>del</strong>la<br />
esistenza/misurazione<br />
<strong>del</strong> contributo<br />
<strong>del</strong>la formazione<br />
all'aumento <strong>del</strong>le chances di<br />
occupazione<br />
(esito occupazionale)<br />
all'aumento <strong>del</strong>le chances di<br />
occupazione<br />
(esito occupazionale)<br />
<strong>del</strong>le diverse tipologie di formazione<br />
all'aumento <strong>del</strong>le<br />
chances di occupazione<br />
(esito occupazionale)<br />
Oggetto<br />
d'analisi<br />
situazione<br />
osservata<br />
situazione<br />
controfattuale<br />
situazione<br />
osservata<br />
Indicatori<br />
% di occupati ad un anno di<br />
distanza dalla conclusione <strong>del</strong><br />
corso di formazione sul totale<br />
e per profili (anagrafici e livelli<br />
d'istruzione)<br />
% di occupati ad un anno di<br />
distanza dalla condizione di<br />
“persone in cerca di occupazione”<br />
sul totale e per profili<br />
(anagrafici e livelli d'istruzione)<br />
% di occupati ad un anno di<br />
distanza dalla conclusione <strong>del</strong><br />
corso di formazione per assi<br />
(1, 2 e 4) e misure (1, 3 e 4 <strong>del</strong>l'asse<br />
2)<br />
Variabili<br />
Condizione<br />
occupazionale,Genere,<br />
Classe<br />
d'età, Titolo<br />
di studio<br />
Condizione<br />
occupazionale,Genere,<br />
Classe<br />
d'età, Titolo<br />
di studio<br />
Condizione<br />
occupazionale,<br />
Codice<br />
corso<br />
segue<br />
24 Circa la definizione operativa dei concetti si veda, tra gli altri: Hempel C.G, La formazione dei<br />
concetti e <strong>del</strong>le teorie nella scienza empirica, Feltrinelli, Milano 1961 (ed. orig. 1952); Cartocci R.,<br />
“Concetti e indicatori: il contributo <strong>del</strong>la nuova retorica”, in Sociologia e Ricerca sociale, n. 13,<br />
1984; Marradi A., “Fe<strong>del</strong>tà di un dato, affidabilità di una definizione operativa”, in Rassegna italiana<br />
di Sociologia, n. 1, 1990; Agnoli M.S., Concetti e pratica nella ricerca sociale, Franco Angeli,<br />
Milano 1997.<br />
135<br />
IL QUADRO TEORICO DI RIFERIMENTO E LA METODOLOGIA
IL QUADRO TEORICO DI RIFERIMENTO E LA METODOLOGIA<br />
136<br />
Finalità:<br />
verifica <strong>del</strong>la<br />
esistenza/misurazione<br />
<strong>del</strong> contributo<br />
<strong>del</strong>la formazione<br />
alla prevenzione <strong>del</strong>la<br />
disoccupazione di lunga durata<br />
(esito occupazionale)<br />
alla prevenzione <strong>del</strong>la<br />
disoccupazione di lunga durata<br />
(esito occupazionale)<br />
(proxy) il livello di adeguatezza/rispondenza<br />
<strong>del</strong>la programmazione<br />
ai reali fabbisogni<br />
di<br />
manodopera (coerenza)<br />
allo sviluppo di processi di<br />
recupero di percorsi d'istruzione<br />
(esito occupazionale o<br />
“beneficio di opportunità”)<br />
allo sviluppo di processi di<br />
recupero di percorsi d'istruzione<br />
(esito occupazionale o<br />
“beneficio di opportunità”)<br />
al rimanere nella vita<br />
“attiva” (esito occupazionale/<br />
empowerment)<br />
al rimanere nella vita<br />
“attiva” (esito occupazionale/<br />
empowerment)<br />
al miglior inserimento<br />
lavorativo<br />
(riuscita professionale)<br />
al miglior inserimento<br />
lavorativo<br />
(riuscita professionale)<br />
al miglior inserimento<br />
lavorativo<br />
(riuscita professionale)<br />
Oggetto<br />
d'analisi<br />
situazione<br />
osservata<br />
situazione<br />
controfattuale<br />
situazione<br />
osservata<br />
situazione<br />
osservata<br />
situazione<br />
controfattuale<br />
situazione<br />
osservata<br />
situazione<br />
controfattuale<br />
situazione<br />
osservata<br />
situazione<br />
controfattuale<br />
situazione<br />
osservata<br />
Indicatori<br />
% di occupati entro i 6 mesi<br />
ed entro i 12 mesi dalla<br />
conclusione <strong>del</strong> corso di<br />
formazione<br />
% di occupati entro i 6 mesi<br />
ed entro i 12 mesi di distanza<br />
dalla condizione di “persone<br />
in cerca di occupazione”<br />
% di formati occupati che<br />
dichiarano di utilizzare, nel loro<br />
<strong>lavoro</strong>, le conoscenze<br />
acquisite durante il corso per<br />
settore di sbocco<br />
% di studenti ad un anno di<br />
distanza dal corso di<br />
formazione<br />
% di studenti ad un anno di<br />
distanza dalla condizione di<br />
“persone in cerca di<br />
occupazione”<br />
% di attivi ad un anno di distanza<br />
dalla conclusione <strong>del</strong><br />
corso di formazione<br />
% di attivi ad un anno di<br />
distanza dalla condizione di<br />
“persone in cerca di<br />
occupazione”<br />
% di occupati ad un anno di<br />
distanza dalla conclusione <strong>del</strong><br />
corso per tipologie di contratto<br />
(saltuario/stagionale, a tempo determinato,<br />
a tempo indeterminato,<br />
in Cfl, in apprendistato, in tirocinio)<br />
% di occupati ad un anno di<br />
distanza dalla condizione di<br />
“persone in cerca di<br />
occupazione” per tipologie di<br />
contratto (saltuario o stagionale, a<br />
tempo determinato, a tempo<br />
indeterminato, in Cfl, in<br />
apprendistato, in tirocinio)<br />
% di occupati ad un anno di<br />
distanza dalla conclusione <strong>del</strong><br />
corso di formazione per<br />
posizione professionale<br />
(operaio comune, operaio<br />
qualificato, impiegato esecutivo,<br />
impiegato qualificato/tecnico,<br />
quadro, dirigente)<br />
Variabili<br />
Tempi di<br />
inserimento<br />
Tempi di<br />
inserimento<br />
Condizione<br />
occupazionale,<br />
Utilizzo<br />
conoscenza.<br />
corso, Settore<br />
di sbocco<br />
Condizione<br />
occupazionale<br />
Condizione<br />
occupazionale<br />
Condizione<br />
occupazionale<br />
Condizione<br />
occupazionale<br />
Tipo di contratto<br />
Tipo di contratto<br />
Posizione<br />
professionale<br />
segue
Finalità:<br />
verifica <strong>del</strong>la<br />
esistenza/misurazione<br />
<strong>del</strong> contributo<br />
<strong>del</strong>la formazione<br />
al miglior inserimento<br />
lavorativo<br />
(riuscita professionale)<br />
allo sviluppo <strong>del</strong>la nuova<br />
imprenditorialità<br />
(riuscita professionale)<br />
allo sviluppo <strong>del</strong>la nuova<br />
imprenditorialità<br />
(riuscita professionale)<br />
allo sviluppo <strong>del</strong>la nuova<br />
imprenditorialità (riuscita professionale)<br />
allo sviluppo <strong>del</strong>la nuova<br />
imprenditorialità (riuscita professionale)<br />
allo sviluppo <strong>del</strong>le pari opportunità<br />
(esito occupazionale)<br />
allo sviluppo <strong>del</strong>le pari opportunità<br />
(esito occupazionale)<br />
allo sviluppo <strong>del</strong>le pari opportunità<br />
(riuscita professionale)<br />
Oggetto<br />
d'analisi<br />
situazione<br />
controfattuale<br />
situazione<br />
osservata<br />
situazione<br />
controfattuale<br />
situazione<br />
osservata<br />
situazione<br />
osservata<br />
situazione<br />
osservata<br />
situazione<br />
controfattuale<br />
situazione<br />
osservata<br />
Indicatori<br />
% di occupati ad un anno di<br />
distanza dalla condizione di<br />
“persone in cerca di<br />
occupazione” per posizione<br />
professionale (operaio comune,<br />
operaio qualificato, impiegato<br />
esecutivo, impiegato qualificato/<br />
tecnico, quadro, dirigente)<br />
% di lavoratori autonomi ad un<br />
anno di distanza dalla<br />
conclusione <strong>del</strong> corso di<br />
formazione (imprenditori/artigiani<br />
e commercianti, liberi professionisti,<br />
coadiuvanti, soci di coop.)<br />
% di lavoratori autonomi ad un<br />
anno di distanza dalla condizione<br />
di “persona in cerca di<br />
occupazione” (imprenditori/<br />
artigiani e commercianti, liberi prof.,<br />
coadiuvanti, soci di coop.)<br />
% di lavoratori autonomi ad un<br />
anno di distanza dalla<br />
conclusione <strong>del</strong> corso di<br />
formazione, che dichiarano di<br />
utilizzare, nella loro attività, le<br />
conoscenze acquisite durante<br />
il corso di formazione<br />
% di lavoratori autonomi ad un<br />
anno di distanza dalla<br />
conclusione <strong>del</strong> corso di<br />
formazione, per i quali il centro<br />
formativo ha rappresentato il<br />
canale utilizzato per avviare<br />
l'attività<br />
% di occupati ad un anno di<br />
distanza dalla conclusione <strong>del</strong><br />
corso di formazione per<br />
genere<br />
% di occupati ad un anno di<br />
distanza dalla condizione di<br />
“persona in cerca di<br />
occupazione” per genere<br />
% occupate ad un anno di<br />
distanza dalla conclusione <strong>del</strong><br />
corso di formazione per<br />
tipologia d'inserimento<br />
lavorativo<br />
Variabili<br />
Posizione<br />
professionale<br />
Condizione<br />
occupazionale,Posizioneprofessionale<br />
Condizione<br />
occupazionale,Posizioneprofessionale<br />
Posizione<br />
professionale,<br />
Utilizzo<br />
conoscenze<br />
corso<br />
Posizione<br />
professionale,<br />
Canale<br />
utilizzato<br />
Condizione<br />
occupazionale,<br />
Genere<br />
sul totale e<br />
per profili<br />
(età e livelli<br />
d'istruzione)<br />
Condizione<br />
occupazionale,<br />
Genere<br />
sul totale e<br />
per profili<br />
(età e livelli<br />
d'istruzione)<br />
Condizione<br />
occupazionale,<br />
Tipo di<br />
contratto,<br />
Posizione<br />
prof., Settore<br />
di sbocco<br />
segue<br />
137<br />
IL QUADRO TEORICO DI RIFERIMENTO E LA METODOLOGIA
IL QUADRO TEORICO DI RIFERIMENTO E LA METODOLOGIA<br />
138<br />
Finalità:<br />
verifica <strong>del</strong>la<br />
esistenza/misurazione<br />
<strong>del</strong> contributo<br />
<strong>del</strong>la formazione<br />
allo sviluppo <strong>del</strong>le pari opportunità<br />
(riuscita professionale)<br />
(proxy) al miglioramento<br />
<strong>del</strong>l'accesso, per gli utenti<br />
beneficiari, alle informazioni<br />
sulle opportunità di <strong>lavoro</strong><br />
(proxy) al miglioramento<br />
<strong>del</strong>l'accesso, per gli utenti<br />
beneficiari, alle informazione<br />
sulle opportunità di <strong>lavoro</strong><br />
al miglioramento <strong>del</strong>le precondizioni<br />
per l'occupabilità<br />
(superamento <strong>del</strong><br />
mismatch tra domanda e<br />
offerta di <strong>lavoro</strong>)<br />
(proxy) al miglioramento<br />
<strong>del</strong>le precondizioni per l'occupabilità<br />
(adattabilità/<br />
flessibilità alle offerte lavorative,<br />
adozione nuove strategie individuali<br />
di ricerca di <strong>lavoro</strong>)<br />
(proxy) al miglioramento<br />
<strong>del</strong>le precondizioni per l'occupabilità<br />
(adattabilità/<br />
flessibilità alle offerte lavorative,<br />
adozione nuove strategie individuali<br />
di ricerca di <strong>lavoro</strong>)<br />
(proxy) al miglioramento,<br />
per le aziende di sbocco,<br />
<strong>del</strong>l'accesso alle<br />
informazioni sulle<br />
facilitazioni alle assunzioni<br />
di nuova manodopera<br />
(proxy) al miglioramento,<br />
per le aziende di sbocco,<br />
<strong>del</strong>l'accesso alle<br />
informazioni sulle<br />
facilitazioni alle assunzioni<br />
di nuova manodopera<br />
Oggetto<br />
d'analisi<br />
situazione<br />
controfattuale<br />
situazione<br />
osservata<br />
situazione<br />
controfattuale<br />
situazione<br />
osservata<br />
situazione<br />
osservata<br />
situazione<br />
controfattuale<br />
situazione<br />
osservata<br />
situazione<br />
controfattuale<br />
Indicatori<br />
% occupate ad un anno di<br />
distanza dalla condizione di<br />
“persona in cerca di<br />
occupazione” per tipologia<br />
d'inserimento lavorativo<br />
% di occupati ad un anno di<br />
distanza dalla condizione di<br />
“persona in cerca di occupazione”<br />
per canale utilizzato (per<br />
trovare <strong>lavoro</strong>) e tipo di contratto<br />
% di occupati ad un anno di<br />
distanza dalla condizione di<br />
“persona in cerca di<br />
occupazione” per canale<br />
utilizzato (per trovare <strong>lavoro</strong>) e<br />
tipo di contratto<br />
% di formati occupati che ha<br />
trovato <strong>lavoro</strong> attraverso il<br />
corso di formazione (il centro di<br />
formazione o l'azienda ospite <strong>del</strong>lo<br />
stage)<br />
% di occupati ad un anno di<br />
distanza dalla conclusione <strong>del</strong><br />
corso per tipi di contratto e<br />
canali utilizzati (per trovare<br />
<strong>lavoro</strong>)<br />
% di occupati ad un anno di<br />
distanza dalla condizione di<br />
“persona in cerca di occupazione”<br />
per tipi di contratto e<br />
canali utilizzati (per trovare<br />
<strong>lavoro</strong>)<br />
% di aziende per settore e per<br />
dimensione che hanno<br />
assunto nuova manodopera<br />
formata con contratti “a causa<br />
mista”<br />
% di aziende per settore e per<br />
dimensione che hanno<br />
assunto nuova manodopera<br />
con contratti “a causa mista”<br />
Variabili<br />
Condizione<br />
occupazionale,<br />
Tipo di<br />
contratto,<br />
Posizione<br />
professionale,<br />
Settore di<br />
sbocco<br />
Condizione<br />
occupazionale,<br />
Canale<br />
utilizzato,<br />
Tipi di<br />
contratto<br />
Condizione<br />
occupazionale,<br />
Canale<br />
utilizzato,<br />
Tipi di<br />
contratto<br />
Condizione<br />
occupazionale,<br />
Canale<br />
utilizzato<br />
Condizione<br />
occupazionale,<br />
Tipi di<br />
contratto,<br />
Canale<br />
utilizzato<br />
Condizione<br />
occupazionale,<br />
Tipi di<br />
contratto,<br />
Canale<br />
utilizzato<br />
Settore di<br />
sbocco,<br />
Dimensione<br />
<strong>del</strong>l'azienda<br />
Tipo di<br />
contratto<br />
Settore di<br />
sbocco,<br />
Dimensione<br />
<strong>del</strong>l'azienda<br />
Tipo di<br />
contratto
5. I LIMITI<br />
E LE PROSPETTIVE<br />
DELL’ANALISI
5.1. • COMPONENTI DELL’OCCUPABILITÀ<br />
L’inserimento lavorativo degli individui, ed in special modo per quelli in cerca<br />
di prima occupazione, dipende da una serie di caratteristiche per ognuna<br />
<strong>del</strong>le quali corrispondono <strong>del</strong>le variabili teoricamente osservabili:<br />
di tipo ambientale micro (o estrazione sociale)<br />
• economico (reddito famigliare);<br />
• sociale (condizione e professione dei genitori);<br />
• culturale (titolo di studio dei genitori);<br />
di tipo ambientale macro<br />
• economico (prodotto interno lordo, dinamiche settoriali, dinamiche<br />
distrettuali);<br />
• economico-sociale (partecipazione vita attiva, forze di <strong>lavoro</strong>, dinamiche<br />
occupazionali);<br />
• normativo (vincoli e opportunità legislazione nazionale, regionale e<br />
provinciale);<br />
• organizzativo (servizi all’orientamento e al collocamento pubblici e<br />
privati );<br />
di tipo personale<br />
• dati anagrafici (genere ed età);<br />
• livello d’istruzione (titolo di studio);<br />
• formazione (aver partecipato ad un intervento formativo<br />
“consistente” 1 );<br />
• capacità intellettive (voto di conseguimento titolo di studio);<br />
• capacità relazionali;<br />
• abilità e attitudini;<br />
• motivazioni e atteggiamenti.<br />
Non si tratta naturalmente di una elencazione esaustiva. Sull’occupabilità tendono<br />
infatti ad intervenire anche altre componenti sia di tipo personale (come<br />
ad esempio l’aspetto fisico, le capacità dialettiche, ecc.) che di tipo ambientale<br />
(l’attivismo sociale, quello politico, le relazioni amicali, ecc.). Quanto poi<br />
ognuna di queste variabili elencate tenda ad influire sull’inserimento lavorativo<br />
dipende dal con<strong>test</strong>o spazio-temporale all’interno <strong>del</strong> quale si effettua l’analisi.<br />
Per giungere alla verifica <strong>del</strong>l’esistenza (ed eventualmente alla misurazione)<br />
<strong>del</strong> contributo <strong>del</strong>la formazione all’aumento <strong>del</strong>le chances di occupazione<br />
è necessario “isolare” la variabile formazione (denominata anche<br />
variabile trattamento) e operare il confronto tra due gruppi che risultino<br />
1 Per consistente si vuole intendere attività corsuale <strong>del</strong>la durata media di 800 ore (generalmente a<br />
qualifica).<br />
141<br />
IL QUADRO TEORICO DI RIFERIMENTO E LA METODOLOGIA
IL QUADRO TEORICO DI RIFERIMENTO E LA METODOLOGIA<br />
142<br />
omogenei rispetto a tutte le altre componenti. In altri termini, il controllo di tutte<br />
le componenti che si ipotizza siano maggiormente influenti sulla variabile<br />
risultato (trovare <strong>lavoro</strong>) consente di misurare qual è il contributo <strong>del</strong>la formazione<br />
all’inserimento lavorativo (al netto <strong>del</strong>le componenti considerate ma al<br />
lordo di quelle non considerate).<br />
È evidente che nella costruzione di una situazione controfattuale sulla quale<br />
operare il confronto tra la condizione di partenza e quella finale esistono problemi<br />
di selection bias; ossia, nella selezione dei campioni da osservare<br />
(gruppo dei formati e gruppo di controllo o non formati) vi è sempre un certo<br />
margine di errore, misurabile solo per approssimazione, tale per cui i due<br />
gruppi non possono essere considerati uguali 2 .<br />
C’è sostanziale condivisione, nell’ambito <strong>del</strong>la valutazione di programmi, nell’escludere<br />
a priori la pertinenza, – a meno che non si tratti di programmi pilota<br />
– degli approcci sperimentali. Tale approccio prevede l’utilizzazione di<br />
un gruppo trattato ed uno di controllo costruiti ad hoc per l’indagine e selezionati<br />
a monte <strong>del</strong>l’intervento in modo casuale 3 . L’osservazione dei due<br />
gruppi prima, durante e dopo la realizzazione degli interventi consente di misurare<br />
il peso <strong>del</strong>la singola variabile sull’effettivo inserimento lavorativo.<br />
L’unico tipo di approccio sostenibile nei processi di valutazione di policy<br />
che intendono far ricorso alla definizione di una situazione controfattuale 4<br />
può essere quello definito come quasi-sperimentale. In questo caso la definizione<br />
dei due gruppi avviene sulla base di una ipotesi verosimile legata<br />
alla “comunanza di intenti” rappresentata, nel caso specifico, dalla<br />
volontà di partecipare ad un’azione di formazione (espressa dagli individui<br />
attraverso la domanda di ammissione). Il gruppo di controllo sarebbe composto<br />
dunque dai primi esclusi nella graduatoria degli ammissibili. Tale ipotesi<br />
rappresenterebbe il con<strong>test</strong>o implicito di vicinanza/somiglianza di alcune<br />
caratteristiche personali degli individui, soprattutto di quelle afferenti alla sfera<br />
<strong>del</strong>le motivazioni e degli atteggiamenti difficilmente osservabili se non attraverso<br />
specifiche analisi. Ciononostante, perché sia possibile approssimare<br />
la misurazione <strong>del</strong>le selection bias è necessario tenere sotto controllo il<br />
processo selettivo che determina l’ammissione o meno al corso formativo.<br />
Non è infatti improbabile che tale metodo di definizione <strong>del</strong> gruppo di controllo,<br />
soprattutto se utilizzato su vasta scala, possa generare errori sistematici.<br />
2 Solo nell’irreale caso di 2 gruppi (formati e non formati) composti esattamente dalle stesse persone<br />
si avrà un errore di selezione nullo.<br />
3 Con innumerevoli problemi di ordine etico quando si è in un ambito di valutazione degli effetti<br />
che sulle persone hanno gli interventi di politica attiva <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong>.<br />
4 Si tenga conto, come vedremo nel paragrafo 5.2, che attraverso gli esiti occupazionali possono essere<br />
impostate valutazioni specifiche incentrate sui differenziali (ad esempio tra misure di policy<br />
diverse) che non necessitano di definizione di gruppi di controllo nel senso qui usato.
Ci si riferisce ad esempio, a quei casi ove non si disponga di un numero adeguato<br />
di domande di ammissione al corso di formazione e per i quali l’esclusione<br />
risulti determinata da differenze sostanziali <strong>del</strong>le caratteristiche individuali<br />
5 . Inoltre, come già accennato precedentemente, per alcuni con<strong>test</strong>i<br />
geografici o per alcuni “settori” di intervento formativo, l’offerta formativa tende<br />
a saturare la domanda di formazione: ne consegue, in questi casi, l’impossibilità<br />
di disporre di gruppi di controllo così composti.<br />
Ove non sia disponibile un adeguato gruppo di controllo è possibile fare ricorso<br />
a basi di dati preesistenti, di tipo longitudinale, su campioni di popolazione.<br />
Si è in questo caso in un con<strong>test</strong>o di indagine che, per la determinazione<br />
<strong>del</strong>la situazione controfattuale, si pone l’obiettivo di ricostruire un gruppo<br />
di confronto o di comparazione utilizzando il più alto numero di variabili<br />
eguali a quelle rilevate sul gruppo trattato, da rintracciare all’interno di<br />
basi informative costruite a partire da rilevazioni non direttamente connesse<br />
alle indagini sugli esiti occupazionali. Com’è naturale l’omogeneità metodologica<br />
e tecnica <strong>del</strong>le rilevazioni, quella relativa al placement e quella utilizzata<br />
come base per la costruzione <strong>del</strong>la situazione controfattuale, in termini di<br />
struttura generale, tempistica e strumentazione utilizzata, rappresenta il prerequisito<br />
fondamentale sul quale prevedere una adeguata mo<strong>del</strong>lizzazione<br />
<strong>del</strong> processo di identificazione <strong>del</strong>le unità (gli individui) <strong>del</strong> gruppo, in questo<br />
caso, di comparazione.<br />
La similarità dei due gruppi viene costruita a partire da un set di variabili osservate<br />
per ambedue i gruppi (prima e dopo la realizzazione <strong>del</strong>la politica<br />
che si intende valutare). Tanto maggiore è la consistenza, la qualità e il numero<br />
di variabili controllate tanto più alto sarà il grado di “significatività” <strong>del</strong><br />
confronto o, in altri termini il livello di veridicità dei risultati che lo stesso confronto<br />
evidenzia attraverso l’isolamento e l’apprezzamento <strong>del</strong>l’influenza <strong>del</strong>la<br />
variabile trattamento (esser o meno formati) sulla variabile risultato (essere o<br />
meno occupati). Non di meno i risultati raggiungibili, anche nell’ipotesi (poco<br />
realistica) di riuscire a controllare tutte le variabili prima elencate, permetterebbero<br />
di isolare e apprezzare tale influenza al netto <strong>del</strong>le variabili controllate<br />
e al lordo di quelle non controllate (comunque esistenti).<br />
Per questo motivo tale approccio, che è quello utilizzato per il presente <strong>lavoro</strong>,<br />
si pone a cavallo tra quello quasi sperimentale e quello non speri-<br />
5 Solo per fare un esempio, la conoscenza <strong>del</strong>le lingue straniere o <strong>del</strong>l’informatica possono essere<br />
considerati motivi di esclusione da un intervento di formazione e, con molta probabilità, ambedue<br />
rappresentano elementi che incidono significativamente sull’occupabilità di un individuo. L’esempio<br />
sulla conoscenza <strong>del</strong>le lingue e <strong>del</strong>l’utilizzo di strumenti informatici e multimediali sottolinea,<br />
ancora una volta, l’inevitabile parzialità <strong>del</strong>l’elenco <strong>del</strong>le variabili da considerare nella individuazione<br />
<strong>del</strong> gruppo di controllo.<br />
143<br />
IL QUADRO TEORICO DI RIFERIMENTO E LA METODOLOGIA
IL QUADRO TEORICO DI RIFERIMENTO E LA METODOLOGIA<br />
144<br />
mentale 6 . Si tratta per il nostro Paese, di una proposta di ricerca ancora<br />
poco considerata, soprattutto a causa <strong>del</strong>la fino ad ora scarsa accessibilità<br />
alle fonti informative caratterizzate da una struttura a panel7 .<br />
L’analisi presentata sulle 8 Regioni <strong>del</strong> Centro Nord non ha potuto prendere<br />
in considerazione alcune variabili che si ipotizzi abbiano influenza sulle chances<br />
di occupazione degli individui. Nello specifico, per le Regioni <strong>del</strong> Centro<br />
Nord non è stato possibile osservare le componenti e le variabili:<br />
ambientali di livello micro (o estrazione sociale)<br />
• economico (reddito famigliare);<br />
• sociale (condizione occupazionale e posizione professionale dei genitori);<br />
• culturale (titolo di studio dei genitori);<br />
personale<br />
• capacità intellettive (voto di conseguimento titolo di studio);<br />
• abilità e attitudini;<br />
• capacità relazionali;<br />
• motivazioni e atteggiamenti.<br />
Per l’elaborazione condotta invece sui dati <strong>del</strong>la Regione Sardegna è stato<br />
possibile recuperare la variabile titolo di studio dei genitori. Il ruolo fondamentale<br />
svolto dall’istruzione, dalle “credenziali educative” (famiglia d’origine)<br />
nelle storie lavorative individuali (in termini di ingresso, permanenza e<br />
carriera) 8 , anche se limitatamente ad una Regione, viene qui confermato dal<br />
peso assunto dalle variabili titolo di studio <strong>del</strong> coniuge e <strong>del</strong> capo famiglia<br />
nella regressione logistica relativa alla Sardegna 9 .<br />
In realtà la perdita di informazioni, ossia la non osservazione e controllo di almeno<br />
alcune, specie per le elaborazioni riguardanti il Centro Nord è stata<br />
conseguente alla scelta di giungere alla costruzione di una base informativa<br />
comune e ad elaborazioni che considerassero l’insieme <strong>del</strong>le 8 rilevazioni di<br />
6 Spesso, infatti, si fa riferimento all’analisi non sperimentale quando non si procede alla comparazione<br />
con una situazione di tipo controfattuale. Cfr. Striato C., Rassegna ed analisi dei metodi per<br />
la valutazione <strong>del</strong>le <strong>politiche</strong> regionali, relazione presentata al Convegno su “La valutazione <strong>del</strong>le<br />
<strong>politiche</strong> di riequilibrio strutturale” Università Bocconi, Milano, 11 maggio 1999.<br />
7 Ossia rilevazioni svolte sugli stessi individui a distanza di t mesi.<br />
8 Tale ruolo è stato efficacemente ribadito nei lavori presentati al XIV Convegno Nazionale di Economia<br />
<strong>del</strong> Lavoro, organizzato dall’Aiel in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano Bicocca,<br />
Milano 7 e 8 ottobre 1999 da: Schizzerotto A., Il ruolo <strong>del</strong>l’istruzione nelle carriere lavorative<br />
degli italiani, con analisi basate sui dati <strong>del</strong>l’Indagine Longitudinale sulle Famiglie Italiane relativi<br />
al 1997 (ILFI, condotta dal Cnr) e da Amendola A. e Nese A., L’impatto <strong>del</strong> background familiare<br />
sulla performance socioeconomica dei figli, con specifiche elaborazioni effettuate su un campione<br />
rintracciato nei dati individuali <strong>del</strong>l’indagine Bankitalia <strong>del</strong> 1993.<br />
9 Cfr. paragrafo 2.8 <strong>del</strong> presente volume.
cui si disponevano i dati. Inoltre, il ricorso al confronto con le rilevazioni Istat<br />
sulle forze di <strong>lavoro</strong> avrebbe comunque dato solo parzialmente la possibilità<br />
di trattare alcune variabili che si ipotizza abbiano un peso rilevante sull’occupabilità.<br />
Si tenga infatti presente che nel questionario utilizzato dall’Istat non<br />
sono previste domande specifiche (né tantomeno rientrano nelle ragioni di<br />
campionamento) le variabili di tipo personale sopra elencate mentre è possibile<br />
recuperare, allegandolo al singolo individuo intervistato, alcune componenti<br />
<strong>del</strong>l’estrazione sociale (titolo di studio, condizione occupazionale, posizione<br />
professionale e numero di percettori di reddito <strong>del</strong> nucleo familiare di<br />
appartenenza <strong>del</strong>l’intervistato) 10 .<br />
Il grado di similarità metodologica e tecnica tra le due rilevazioni<br />
(esiti occupazionali e forze di <strong>lavoro</strong> Istat) appare decisamente alto:<br />
1. in ambedue i casi le interviste hanno come obiettivo primario la rilevazione<br />
<strong>del</strong>la condizione occupazionale e <strong>del</strong>le caratteristiche <strong>del</strong>l’eventuale inserimento<br />
lavorativo degli individui;<br />
2. la struttura <strong>del</strong>le variabili fondamentali è la stessa, anche perché l’orientamento<br />
generale seguito nella costruzione <strong>del</strong>lo strumento di rilevazione degli<br />
esiti occupazionali si è volutamente ispirato a quello utilizzato dall’Istat;<br />
3. la tempistica di somministrazione <strong>del</strong>le interviste è identica; ossia a 12<br />
mesi di distanza dalla chiusura <strong>del</strong>le attività formative (che definisce una<br />
condizione di partenza) per le indagini sugli esiti e a 12 mesi (quella di<br />
aprile) dalla prima intervista (che definisce una condizione di partenza)<br />
per le rilevazioni sulle forze di <strong>lavoro</strong> <strong>del</strong>l’Istat.<br />
La tecnica di somministrazione dei questionari è invece diversa: telefonica<br />
nel caso <strong>del</strong>le rilevazioni regionali sugli esiti e somministrata attraverso intervista<br />
diretta (di persona) nelle indagini sulle forze di <strong>lavoro</strong>. Ognuna <strong>del</strong>le due<br />
tecniche di somministrazione può essere fonte di errori di compilazione e distorsioni<br />
dovute alla percezione che sia l’intervistato che l’intervistatore hanno<br />
<strong>del</strong>l’evento vissuto (l’intervista).<br />
Un elemento fondamentale è dato dalla corrispondenza <strong>del</strong>la distribuzione<br />
geografica dei casi all’interno dei singoli territori regionali. In ambedue i casi<br />
infatti le popolazioni appaiono campionate proporzionalmente rispetto all’ampiezza<br />
dei Comuni di residenza. Nel caso <strong>del</strong>le indagini regionali sugli esiti<br />
10 Relativamente alle innovazioni introdotte di recente dall’Istat nelle procedure <strong>del</strong> calcolo dei<br />
coefficienti di riporto all’universo dei dati campionari anche per le unità familiari si veda: Istat,<br />
La revisione <strong>del</strong>le serie storiche <strong>del</strong>le forze di <strong>lavoro</strong>, Comunicato stampa <strong>del</strong> 16 luglio 1999.<br />
145<br />
IL QUADRO TEORICO DI RIFERIMENTO E LA METODOLOGIA
IL QUADRO TEORICO DI RIFERIMENTO E LA METODOLOGIA<br />
146<br />
occupazionali ciò dipende dalla naturale distribuzione territoriale <strong>del</strong>l’offerta<br />
formativa innanzitutto concentrata nei capoluoghi di Provincia ma anche nei<br />
Comuni (non capoluoghi) più grandi e, comunque, con un processo di attrazione<br />
anche dalle zone più periferiche. Per l’Istat l’ampiezza dei Comuni rappresenta<br />
una <strong>del</strong>le ragioni di campionamento <strong>del</strong>l’indagine sulle forze di <strong>lavoro</strong>.<br />
Di fatto il ricorso alla definizione di due gruppi residenti nelle<br />
stesse zone geografiche comporta la considerazione o il controllo<br />
implicito <strong>del</strong>le caratteristiche di tipo macro ambientali.<br />
Su un piano più direttamente epistemologico, appare opportuno ricordare<br />
che l’obiettivo <strong>del</strong>la ricerca sociale non è tanto l’esatta misurazione dei fenomeni<br />
indagati quanto piuttosto la verifica <strong>del</strong>l’esistenza di fenomeni tendenziali<br />
e dei nessi causali tra un’azione programmata e gli effetti che ne<br />
derivano 11 . Oltre alla verifica di tale esistenza, la misurazione degli effetti<br />
rappresenta solo un passaggio, certamente determinante, nel processo che<br />
conduce all’interpretazione intesa come focus <strong>del</strong>la ricerca valutativa finalizzata<br />
a produrre basi di conoscenza utili ai processi di decision making.<br />
Se è vero che l’interesse scientifico generalmente mira a valutare<br />
quanto (misurazione) l’effetto sia legato all’azione, è altrettanto<br />
vero che, nell’ambito <strong>del</strong>la valutazione <strong>del</strong>le policy è importante<br />
scoprire, appurata la loro esistenza, il perché (o, in altri termini, a<br />
quali condizioni) tali effetti si siano generati. In questo senso il<br />
ruolo <strong>del</strong>la valutazione, come spesso viene ricordato, è quello di<br />
strumento alle prese di decisione.<br />
Nel caso specifico <strong>del</strong>la valutazione di programmi di formazione professionale,<br />
alla verifica <strong>del</strong>l’esistenza di un effetto diretto <strong>del</strong>la formazione sull’occupabilità<br />
dei destinatari il decisore, più che sull’esatta quantificazione di tale<br />
effetto sarà maggiormente interessato alla individuazione <strong>del</strong>le caratteristiche<br />
assunte dal contributo fornito dalla formazione alla crescita <strong>del</strong>le chance d’inserimento<br />
lavorativo (tipologie di formazione, ambiti di intervento formativo,<br />
collegamento tra strumenti di politica attiva, intercettazione <strong>del</strong>l’utenza e<br />
informazione, ecc.).<br />
5.2. • SELECTION BIAS<br />
Per la realizzazione <strong>del</strong>l’analisi di impatto diretto (capire se il fatto di aver partecipato<br />
o meno ad un intervento di politica attiva possa influire sugli esiti oc-<br />
11 Sui concetti stessi di misurazione e operativizzazione nella ricerca sociale si veda tra gli altri:,<br />
Boudon R. e Lazarsfeld P.F., L’analisi empirica nelle scienze <strong>sociali</strong>, Il Mulino, Bologna 1969; Touraine<br />
A., Critica <strong>del</strong>la modernità, Il Saggiatore, Milano 1993.
cupazionali di due popolazioni a parità di certe caratteristiche di tipo strutturale)<br />
si è fatto ricorso alla costruzione di uno scenario controfattuale, creando<br />
un campione composto da un gruppo di partecipanti al programma (P1) e<br />
da un gruppo (comparison group) di non partecipanti, scelti dalla popolazione<br />
in modo da risultare quanto più possibile simili ai partecipanti, riguardo<br />
alle caratteristiche più rilevanti (P2). Per ottenere un gruppo di confronto simile<br />
al campione Fse, desumendolo dalla popolazione di riferimento Istat, si è<br />
proceduto ad una stratificazione per sesso, classi di età e titolo di studio (e<br />
per la Sardegna anche per livello d’istruzione <strong>del</strong>la famiglia d’origine), secondo<br />
la struttura <strong>del</strong>la popolazione che il campione Fse rappresentava.<br />
Il campione dei non esposti dunque non è stato definito mediante assegnazione<br />
casuale degli iscritti al programma, ma ricavato dalla popolazione<br />
complessiva dei non esposti.<br />
L’individuazione <strong>del</strong> gruppo di confronto è stata effettuata in modo da assicurare<br />
la massima somiglianza dei membri di questo agli idonei al programma,<br />
con riferimento a tutte le variabili osservate. Malgrado ciò, la presenza<br />
di caratteristiche non osservate e di caratteristiche non osservabili non<br />
permette di quantificare la differenza tra il valore atteso <strong>del</strong>la variabile risultato<br />
<strong>del</strong> comparison group e il valore atteso <strong>del</strong>la variabile risultato degli esposti<br />
in assenza di intervento, e, quindi, il selection bias.<br />
Esistono diverse tecniche, più o meno sofisticate, per il controllo – attraverso<br />
specifiche ipotesi di stima 12 – di questo fenomeno e va comunque sottolineato<br />
come nei programmi di formazione professionale, l’evidenza empirica<br />
sembra indicare chiaramente come la presenza di selection bias possa risultare<br />
quantitativamente significativa. I fattori, non osservabili allo stato attuale<br />
<strong>del</strong>le informazioni, che influenzano positivamente la partecipazione a questi<br />
programmi da parte dei soggetti esaminati – come ad esempio la motivazione,<br />
l’affidabilità, il grado di attaccamento alla forza <strong>lavoro</strong> – sono anche, con<br />
ogni probabilità, associati ad un “più elevato livello di occupabilità di partenza”<br />
di questi individui, indipendentemente dalla formazione.<br />
Altre fonti potenziali di selection bias possono derivare poi dalle scelte effet-<br />
12 I più interessanti e diffusi appaiono i mo<strong>del</strong>li proposti da: Heckman J. J., “Making the Most out<br />
of Programme Evaluation and Social Experiments: Accounting for Heterogeneity in Programme<br />
Impacts”, in Review of Economic Studies, vol. 64, 1997, pagg. 487-535; oppure Heckman J.J.,<br />
Ichimura H. e Todd P.E., “Matching as an Econometric Evaluation Estimator: Evidence from Evaluating<br />
a Job Training Programme”, in Review of Economic Studies, vol. 64, 1997, pagg. 605 -<br />
654, e infine, Zhao Z., Evaluation of the Return of the Federal Work-Study Program on the Post-<br />
College Earning, relazione presentata al Convegno “Evaluation of Active Labour Market Policies<br />
and Social Measures", Institute for Economic Research Halle (IWH), Halle/Saale, 9 e 10 dicembre<br />
1999.<br />
147<br />
IL QUADRO TEORICO DI RIFERIMENTO E LA METODOLOGIA
IL QUADRO TEORICO DI RIFERIMENTO E LA METODOLOGIA<br />
148<br />
tuate dagli amministratori dei programmi e dagli stessi datori di <strong>lavoro</strong> e istituzioni<br />
formative partecipanti ai vari progetti. È ormai appurato 13 , ad esempio,<br />
come gli enti attuatori dei corsi di formazione siano particolarmente sensibili<br />
a registrarne il massimo successo e quindi interessati ad ammettere alle attività<br />
solamente quei soggetti che si presume ne beneficino maggiormente.<br />
Tale giudizio può essere basato anche su componenti non facilmente osservabili<br />
(come il potenziale formativo, la determinazione, l’aspetto fisico, ecc.).<br />
Ipotizzare l’esistenza di selection bias nella ricerca qui presentata equivale a<br />
dire che la differenza dei tassi di occupazione dei due gruppi (utilizzati per il<br />
Centro Nord) – pari al 23 punti percentuali – rappresenta una stima che approssima<br />
una differenza reale. Certo è che se non ci fosse stata la possibilità<br />
di effettuare specifici approfondimenti volti a rintracciare i motivi che sono alla<br />
base dei più facili inserimenti lavorativi di chi ha usufruito <strong>del</strong>la formazione, la<br />
sola differenza tra i tassi di occupazione avrebbe rappresentato un’informazione<br />
poco utile e non <strong>del</strong> tutto affidabile.<br />
Tuttavia:<br />
• la centralità assunta dall’esperienza formativa (nel favorire l’incontro tra domanda<br />
e offerta di <strong>lavoro</strong>) nella spiegazione <strong>del</strong> fenomeno registrato (maggiori<br />
chances d’occupazione per i formati) 14 ;<br />
• così come la conferma <strong>del</strong>l’esistenza <strong>del</strong> valore aggiunto offerto dalla formazione<br />
all’occupabilità anche al netto, oltre che <strong>del</strong>le variabili utilizzate<br />
per il Centro Nord, <strong>del</strong>la componente background familiare utilizzata per la<br />
Sardegna;<br />
legittimano il ricorso ad una analisi controfattuale cosciente di non essere immune<br />
da effetti distorcenti derivanti dai selection bias; legittimità tanto più<br />
certa quanto più chiare risultano le premesse teoriche, le ipotesi di ricerca e<br />
la metodologia utilizzata per la verifica <strong>del</strong>le stesse 15 .<br />
5.3. • BENEFICI E EFFETTI NON CONSIDERATI<br />
Rispetto a quanto è stato possibile effettuare in quest’occasione, i benefici<br />
<strong>del</strong>l’intervento formativo andrebbero considerati in un’ottica più complessa.<br />
Se infatti la formazione oltre a trasferire conoscenze, tecniche, competenze<br />
esercita importanti funzioni di <strong>sociali</strong>zzazione e di coinvolgimento, gli effetti<br />
13 Cfr. capitolo 1 <strong>del</strong> presente volume.<br />
14 Cfr. capitoli 2 e 3 <strong>del</strong> presente volume.<br />
15 Cfr. capitolo 4 <strong>del</strong> presente volume.
di un intervento di formazione si possono ritrovare nel cambiamento più<br />
complessivo <strong>del</strong>le regole <strong>del</strong>l’organizzazione sociale e produttiva. In questa<br />
ottica non è solo la quantità di formazione erogata ad essere oggetto di valutazione,<br />
ma soprattutto la sua qualità ad entrare in gioco. Ed è proprio in<br />
questa diversa ottica che assume una importanza fondamentale la tipologia<br />
<strong>del</strong> corso realizzato, ma soprattutto la qualità <strong>del</strong> soggetto erogatore. In particolare<br />
risulta determinante la capacità di quest’ultimo di stabilire contatti e<br />
scambi con i soggetti economici <strong>del</strong> territorio su cui insiste l’intervento. Lo<br />
dimostrano molto chiaramente i dati di elevato tasso di placement registrati<br />
in quelle Regioni dove gli enti attuatori hanno creato solide reti con datori di<br />
<strong>lavoro</strong> e forze <strong>sociali</strong>. Il centro di formazione rappresenta in questo caso non<br />
solo una agenzia formativa, ma una vera e propria cinghia di collegamento<br />
tra domanda e offerta di <strong>lavoro</strong>. Le relazioni con il tessuto socio-economico<br />
di riferimento di fatto non solo assicurano il collegamento nei momenti centrali<br />
<strong>del</strong> percorso formativo (stage, tirocini, visite, ecc.) ma consentono anche<br />
preliminari azioni di ricerca sul fabbisogno formativo da parte dei soggetti<br />
attuatori stessi.<br />
In ogni caso il problema originario consiste nella definizione di parametri di<br />
valutazione e di criteri di scelta in grado di rilevare i benefici degli interventi<br />
formativi al di là di quelli che sono i tradizionali metodi di analisi. Ad esempio<br />
la <strong>sociali</strong>zzazione al <strong>lavoro</strong>, la stabilità/flessibilità <strong>del</strong> posto di <strong>lavoro</strong>, l’incremento/decremento<br />
<strong>del</strong> turnover potrebbero essere effetti altrettanto interessanti<br />
da considerare e potrebbero fornire un quadro più esaustivo nella valutazione<br />
di efficacia <strong>del</strong>la formazione professionale. A questi si aggiungono altre<br />
tipologie di effetti che completano un quadro per sua natura complesso e<br />
che può essere esplorato in diverse direzioni. In questa sede ci limitiamo a<br />
citare: gli effetti di “esternalità e spillover” che influenzano le condizioni ambientali<br />
<strong>del</strong>lo sviluppo economico e <strong>del</strong>la diffusione <strong>del</strong>le tecnologie; gli effetti<br />
di “consumo” <strong>del</strong>le attività formative che si ripercuotono sulle attività non di<br />
mercato (la vita familiare, la vita sociale e civile).<br />
In base agli studi condotti su questi ultimi aspetti (teoria <strong>del</strong>la produzione familiare)<br />
16 si nota che le attività di formazione esercitano notevole influenza su<br />
molti tipi di attività non di mercato, come ad esempio il mantenimento <strong>del</strong>lo<br />
stato di <strong>salute</strong>, la capacità di orientare le scelte professionali degli altri membri<br />
<strong>del</strong>la famiglia e soprattutto dei figli, l’aumento <strong>del</strong>l’efficienza nelle strategie<br />
di spesa familiare dai consumi agli investimenti ai risparmi, le capacità di gestione<br />
<strong>del</strong>le attività <strong>del</strong>la famiglia, ecc.<br />
16 Si veda a questo proposito: Becker G.S., A Treatise of the Family, Harward University Press, 1981:<br />
oppure Becker G.S, The Economic Approach to Human Behavior, University of Chicago Press, 1976;<br />
Michael R.T., Measuring Nonmonetary Benefits of Education, in Mc Mahon V.W, Geske T.G. (a cura<br />
di), Financing Education: Overcoming Inefficiency and Inequity, University of Illinois Press, 1982.<br />
149<br />
IL QUADRO TEORICO DI RIFERIMENTO E LA METODOLOGIA
IL QUADRO TEORICO DI RIFERIMENTO E LA METODOLOGIA<br />
150<br />
Uno studio condotto tra il 1997 e il 1999 dalla Struttura di valutazione <strong>del</strong> Fse<br />
<strong>del</strong>l’Isfol sugli esiti occupazionali <strong>del</strong>le azioni formative cofinanziate a favore<br />
di lavoratori in mobilità ha messo in evidenza proprio l’importanza dei cosiddetti<br />
effetti indiretti <strong>del</strong>la formazione. Grazie ad un disegno di ricerca attento<br />
alla modularità e integrazione di metodologie di indagine di tipo qualitativo<br />
(con la realizzazione di 8 focus groups) e quantitativo (telefonica a 1.800 destinatari<br />
ripetuta a distanza di 12 mesi), l’indagine 17 mette in rilievo come lo<br />
stesso percorso formativo, benché spesso incongruente (dal punto di vista<br />
dei contenuti) rispetto agli obiettivi (reinserimento lavorativo), può risultare comunque<br />
un tassello importante nel percorso professionale e sociale dei destinatari.<br />
La formazione, in questo caso ha dischiuso opzioni e opportunità<br />
che non sarebbero stati altrimenti disponibili: analogamente ai costi di opportunità<br />
potremmo definire tali effetti come “benefici di opportunità”.<br />
Può essere interpretato un beneficio di opportunità, per fare un esempio, il<br />
rientro, dopo la frequenza ad un corso di formazione, nel circuito <strong>del</strong>l’istruzione.<br />
Al di là <strong>del</strong>l’evento contingente, si assiste in questo caso ad una modifica<br />
sostanziale di atteggiamento nei confronti <strong>del</strong>la formazione (intesa in<br />
senso allargato) come parte importante e, aggiungeremmo, costante <strong>del</strong>la<br />
propria esistenza. L’esigenza di aggiornarsi, di accrescere le proprie competenze<br />
consente infatti al lavoratore di far fronte più facilmente alle trasformazioni<br />
<strong>del</strong> mercato <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong>, ai processi di innovazione tecnologica, all’aumento<br />
generalizzato <strong>del</strong>le incertezze (stabilità e non <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong>, diminuzione<br />
<strong>del</strong> tempo di <strong>lavoro</strong> ecc.) e <strong>del</strong>la variabilità <strong>del</strong> mercato <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong>.<br />
Così come lo sviluppo di una mentalità più aperta alle nuove tecnologie <strong>del</strong>l’informazione,<br />
può predisporre a nuovi atteggiamenti nei mo<strong>del</strong>li educativi e<br />
nelle scelte di consumo.<br />
In alcuni Paesi, le “esternalità” costituiscono veri e propri obiettivi <strong>del</strong>la formazione<br />
professionale almeno tanto importanti quanto il suo apporto al mercato<br />
<strong>del</strong> <strong>lavoro</strong> e alla produttività. In Germania ad esempio la formazione professionale<br />
ha innanzitutto il compito di dare ai lavoratori uno “status” nella collettività<br />
e di operare da ammortizzatore sociale; per questa ragione, non solo<br />
esiste un sistema virtualmente universale di apprendistato ma, in fasi recessive,<br />
le imprese assumono volontariamente un numero maggiore di lavoratori<br />
di quelli a cui possono dare un’occupazione permanente. In Francia gli orga-<br />
17 Per quanto concerne l’esperienza metodologica di approccio integrato (quali-quantitativo) si<br />
veda: A. Bulgarelli, R. De Vincenzi A. De Sanctis, Impact of retraining schemes for long term<br />
unemployed cofinanced by the European Social Fund, relazione presentata all’“European Conference<br />
on Evaluation Practice in the Field of Structural Policies”, Atti <strong>del</strong> Convegno “Programma<br />
Means”, Siviglia, Marzo 1998. I risultati sono invece descritti analiticamente in: Isfol - Struttura<br />
di valutazione Fse, Valutazione di efficacia degli interventi formativi rivolti ai lavoratori in mobilità,<br />
mimeo, 1999.
ni di governo considerano che uno dei benefici <strong>sociali</strong> <strong>del</strong>la formazione professionale<br />
consiste nell’accettare studenti respinti dall’istruzione secondaria<br />
generale, inserirli nel sistema e dar loro dignità come individui e cittadini.<br />
Accanto a tali esternalità “positive”, la letteratura ne cita anche di tipo “negativo”<br />
come ad esempio l’aumento <strong>del</strong>l’instabilità politica (dovuta alla situazione<br />
di disagio che possono vivere coloro che dopo un corso di formazione<br />
non sono riusciti a trovare una collocazione lavorativa) 18 .<br />
Per quanto riguarda gli individui destinatari la domanda che ci si dovrebbe<br />
porre sin dall’inizio riguarda se, e in che misura, sia proprio la formazione<br />
professionale a creare differenze sul “posizionamento” degli individui sul<br />
mercato <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong> o se, al contrario, il peso da essa esercitato sia equivalente<br />
se non addirittura inferiore ad altri tipi di cause (appartenenza sociale, capacità<br />
individuali, rete di relazioni ecc.). Se da un lato è infatti vero che gli individui<br />
nel corso dei processi formativi vanno incontro a profondi cambiamenti<br />
nel comportamento e nell’atteggiamento nei confronti <strong>del</strong> mercato <strong>del</strong><br />
<strong>lavoro</strong>, è anche vero, dall’altro che non necessariamente tali cambiamenti<br />
sono direttamente o indirettamente da imputarsi a tali percorsi 19 .<br />
Tuttavia anche quando si è in grado di utilizzare strumenti adeguati di analisi,<br />
il dubbio di fondo rimane. Ciò, d’altra parte, è dovuto alla natura stessa dei<br />
benefici <strong>del</strong>la formazione professionale che presenta notevoli problemi di natura<br />
teorico-interpretativa: infatti i benefici acquisiti da un corso di formazione<br />
professionale possono essere analogamente considerati sia in ottica di “consumo”,<br />
sia in ottica di “investimento”, sia cioè come prodotto che come processo,<br />
come bene economico e come meccanismo istituzionale 20 .<br />
18 L’analisi <strong>del</strong>la esternalità distingue in effetti esterni ed effetti interni. Nel primo caso vengono<br />
prese in considerazione ad esempio esternalità pecuniarie (per es. l’incremento <strong>del</strong> fatturato di<br />
un bar o di un fast-food a causa <strong>del</strong> funzionamento di un centro di formazione professionale);<br />
nel secondo caso si parla di esternalità tecnologiche (per es. migrazioni interne connesse con il<br />
funzionamento <strong>del</strong> centro di formazione professionale). Un ulteriore importante aspetto da considerare<br />
nel percorso di valutazione di un’azione di formazione professionale riguarda l’analisi<br />
<strong>del</strong>le “interdipendenze”. In questa sede ci limitiamo alla semplice descrizione <strong>del</strong>la tipologia di<br />
effetti, senza scendere nell’analisi, ritenendo di rimandare alla vasta letteratura a disposizione<br />
l’approfondimento di questa complessa tematica.<br />
19 Hight Joseph E., “Younger worker partecipation in post-school education and training”, in<br />
Monthly Labor Review, n.6, 1998, pagg. 14-21.<br />
20 La letteratura a disposizione ha abbracciato ora l’una ora l’altra opzione di partenza, dando origine<br />
a diverse riflessioni teoriche. Basti qui citare la teoria <strong>del</strong> capitale umano, la scuola di pensiero<br />
radicale di matrice neoclassica, le screening hypothesis oppure la teoria <strong>del</strong>la formazione e segmentazione<br />
<strong>del</strong> mercato <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong>.<br />
151<br />
IL QUADRO TEORICO DI RIFERIMENTO E LA METODOLOGIA
IL QUADRO TEORICO DI RIFERIMENTO E LA METODOLOGIA<br />
152<br />
5.4. • ALCUNE LINEE DI SVILUPPO DELLE ANALISI<br />
SUGLI EFFETTI DIRETTI DEGLI INTERVENTI<br />
DI POLITICA ATTIVA DEL LAVORO<br />
Nel corso degli ultimi anni, presso i titolari di finanziamenti comunitari 21 , le rilevazioni<br />
sugli esiti occupazionali dei destinatari di interventi di politica attiva<br />
si stanno diffondendo. Praticamente tutte le Amministrazioni regionali <strong>del</strong><br />
Centro Nord dispongono, in tale ambito, di un sistema di rilevazione periodica.<br />
Anche in questo caso il Meridione d’Italia vive una generalizzata situazione<br />
di arretratezza. Fatta eccezione per la Regione Sardegna, la gran parte<br />
<strong>del</strong>le Amministrazioni regionali <strong>del</strong> Sud sta creando solo ora le condizioni per<br />
realizzare indagini sugli esiti occupazionali dei destinatari degli interventi.<br />
A livello di Amministrazioni centrali titolari di Fse il <strong>Ministero</strong> <strong>del</strong>la pubblica<br />
istruzione e il <strong>Ministero</strong> <strong>del</strong>l’Industria (attraverso la I.G. Spa) raccolgono e utilizzano<br />
questo tipo di informazioni.<br />
Alcune Amministrazioni regionali poi (Sardegna, Marche, Lombardia e Friuli<br />
Venezia Giulia) hanno appena cominciato ad utilizzare uno strumento di raccolta<br />
di informazioni in ingresso (la domanda d’iscrizione). Ciò comporterà,<br />
nel breve periodo, la possibilità di effettuare – attraverso l’identificazione <strong>del</strong><br />
gruppo di destinatari e <strong>del</strong> gruppo di controllo (i primi esclusi dalle graduatorie<br />
degli ammissibili) – specifiche analisi controfattuali (attraverso l’approccio<br />
quasi sperimentale) sugli effetti diretti generati dagli interventi realizzati.<br />
I risultati di queste ultime indagini permetterà, tra l’altro, di applicare ed ampliare<br />
studi di <strong>test</strong> per la correzione dei selection bias, là dove ci sarà ancora<br />
bisogno22 di utilizzare survey preesistenti o di sviluppare nuove connessioni<br />
tra indagini diverse (l’indagine condotta da Bankitalia oppure l’Indagine longitudinale<br />
sulle famiglie italiane <strong>del</strong> Cnr solo per fare alcuni esempi). Ciò potrebbe<br />
rappresentare il primo passo per identificare un “coefficiente di correzione”<br />
utilizzabile allo scopo di proporre stime significative su alcune componenti<br />
fondamentali (ma difficilmente osservabili) che intervengono sull’occupabilità.<br />
Un’altra strada molto interessante è rappresentata dalle analisi dei differenziali.<br />
Nella pratica valutativa regionale sono diverse le esperienze fino ad<br />
21 Si ricorda che il Fse, nella passata (1994-99) e nell’attuale programmazione (2000-2006) prevede<br />
<strong>del</strong>le specifiche linee di finanziamento dedicate alle indagini e analisi valutative.<br />
22 È stato già evidenziato come in alcuni con<strong>test</strong>i geografici l’offerta formativa tende a saturare<br />
completamente la domanda di formazione, rendendo impossibile l’identificazione di qualsiasi<br />
gruppo di controllo.
oggi realizzate in quest’ambito, ma tutte orientate all’ottenimento di graduatorie<br />
significative sui soggetti che erogano gli interventi (quasi esclusivamente<br />
formativi). Tali graduatorie rappresentano in molti casi un elemento utile in<br />
fase di valutazione ex ante <strong>del</strong>le proposte progettuali relative alle annualità<br />
successive presentate dagli stessi soggetti attuatori. Si tratta, evidentemente<br />
di uno strumento di valutazione “interno” ai singoli con<strong>test</strong>i territoriali, che:<br />
• per dare informazioni significative necessita di rilevazioni condotte tendenzialmente<br />
sugli universi dei destinatari;<br />
• se sovrastimato (come strumento) può generare fenomeni di scrematura<br />
<strong>del</strong>l’utenza da parte dei soggetti attuatori con il risultato di una discriminazione<br />
<strong>del</strong>le categorie di utenza che più necessitano di interventi di politica<br />
attiva.<br />
In un con<strong>test</strong>o di valutazione <strong>del</strong>le <strong>politiche</strong>, l’analisi dei differenziali assume<br />
un ruolo ed un significato differente. La trasformazione, almeno per l’Italia,<br />
<strong>del</strong> Fse da strumento di cofinanziamento degli interventi formativi a strumento<br />
di cofinanziamento di forme diverse di intervento di politica attiva <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong>,<br />
determina la necessità di verificare quale forma specifica di policy risulta più<br />
efficace a parità di caratteristiche <strong>del</strong>l’utenza che ne beneficia.<br />
Anche in questo caso le strade percorribili sembrano più d’una. Ad esempio<br />
si può prevedere di seguire il percorso successivo dei destinatari utilizzando<br />
gli archivi amministrativi resi disponibili dall’Inps, analizzando (tendenzialmente<br />
sull’intero universo dei destinatari) l’eventuale inserimento e alcune caratteristiche<br />
<strong>del</strong>lo stesso. Oppure si può seguire un percorso d’indagine ad<br />
hoc, probabilmente più adatto a connotare meglio gli effetti diretti che una<br />
politica, rispetto alle altre, può determinare.<br />
In ogni caso, appare comunque strategica la raccolta preventiva (ossia al<br />
momento <strong>del</strong>la presentazione <strong>del</strong>la domanda di partecipazione all’iniziativa<br />
da parte <strong>del</strong>l’utenza potenziale) <strong>del</strong> set di informazioni – oltre a quelle registrate<br />
nel Sistema di monitoraggio fisico <strong>del</strong> Fse (Igrue/Sirgs) – utili per la<br />
successiva individuazione dei gruppi sui quali operare i confronti. Nel breve<br />
periodo dunque ne è prevista l’utilizzazione anche ai fini <strong>del</strong>la valutazione<br />
comparativa tra diverse <strong>politiche</strong> attive <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong>. Molto dipenderà dall’atteggiamento<br />
che le istituzioni o i decisori assumeranno nei confronti degli sforzi<br />
organizzativi e metodologici su questo terreno fino ad oggi effettuati.<br />
153<br />
IL QUADRO TEORICO DI RIFERIMENTO E LA METODOLOGIA
BIBLIOGRAFIA
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163<br />
BIBLIOGRAFIA
APPENDICE 1<br />
LE METODOLOGIE<br />
STATISTICHE<br />
APPLICATE
1. • VERIFICA DELLA DIFFERENZA TRA FREQUENZE<br />
PERCENTUALI RELATIVE A DUE POPOLAZIONI:<br />
I TEST DI SIGNIFICATIVITÀ DEL CONFRONTO<br />
FSE - ISTAT E UOMO - DONNA<br />
Quando si confrontano due campioni differenti nasce l'esigenza di verificare<br />
se la differenza fra due qualsiasi frequenze (F1-F2 ) sia significativa nel senso<br />
che non sia attribuibile al campionamento ma ad un diverso comportamento<br />
<strong>del</strong>le due popolazioni a confronto.<br />
Indichiamo con H0 l'ipotesi nulla consistente nell'ammettere che la differenza<br />
tra due percentuali deve essere imputata solamente a fattori casuali<br />
che hanno portato all'estrazione di particolari campioni. Ad essa si contrappone<br />
H1 , l'ipotesi alternativa, in cui si ammette che le percentuali a confronto<br />
esprimono realmente differenze nelle popolazioni.<br />
La decisione di accettare o meno una qualsiasi ipotesi si baserà sul fatto che<br />
il valore campionario <strong>del</strong> <strong>test</strong> cada in una particolare regione di valori nella distribuzione<br />
campionaria specificata sotto l'ipotesi stessa.<br />
Poiché per grandi numeri la distribuzione <strong>del</strong>la variabile casuale (F1-F2 ) è<br />
normale con media 0 e varianza pari alla somma <strong>del</strong>le varianze dei due campioni,<br />
il <strong>test</strong> Z fa riferimento alla distribuzione normale standardizzata.<br />
Si sceglierà quindi un livello di significatività α al quale corrispondono dei valori<br />
di <strong>del</strong>imitazione <strong>del</strong>la regione di accettazione da quella di rifiuto: accetteremo<br />
l'ipotesi nulla se Z è compreso fra detti valori, mentre la rifiuteremo in<br />
caso contrario.<br />
Nella tabella successiva (Fse-Istat) riportiamo il valore <strong>del</strong> <strong>test</strong> per due diversi<br />
livelli di significatività α. Ad α= 0,10 corrisponde la regione di accettazione<br />
<strong>del</strong>l'ipotesi nulla -1,65 e +1,65.<br />
Il <strong>test</strong> è stato effettuato anche per la verifica <strong>del</strong>le ipotesi <strong>del</strong>le differenze tra<br />
le frequenze uomo-donna i cui risultati sono riportati di seguito (Tavola A1.1).<br />
167<br />
APPENDICE 1
APPENDICE 1<br />
168<br />
Tavola A1.1 - Verifica <strong>del</strong>la differenza tra le frequenze nelle distribuzioni dei sub<br />
aggregati uomo e donna (afferenti al gruppo Fse)<br />
Variabili e modalità di risposta Valori <strong>del</strong> <strong>test</strong> Zn<br />
Condizione professionale<br />
Occupati 12,06<br />
In cerca di prima 7,99<br />
Disoccupato -10,08<br />
Studente -0,45<br />
Altro inattivo 3,43<br />
Tipo di contratto<br />
Saltuario/stagionale -1,58<br />
Dipendente determinato -10,25<br />
Dipendente indeterminato 4,12<br />
Cfl 11,17<br />
Apprendista 12,13<br />
Tirocinio -2,53<br />
Autonomo -1,83<br />
Tempo di inserimento<br />
Entro i 6 7,11<br />
Tra 6 e 12 -0,98<br />
Oltre i 12 2<br />
Numero addetti<br />
Fino a 5 addetti 3,62<br />
Da 6 a 50 7,85<br />
Da 51 a 250 1,91<br />
Oltre 250 -0,35<br />
Posizione professionale<br />
Operaio 26,68<br />
Impiegato/tecnico -23,86<br />
Quadro/dirigente -2,6<br />
Lavoro in proprio/libero professionista -1,13<br />
Altro -4,25<br />
Settori<br />
Agricoltura/pesca/caccia 4,03<br />
Industria estrattiva/manifatturiera 24,17<br />
Costruzioni/installazioni 6,05<br />
Commercio/alberghi -3,73<br />
Altri servizi privati -4,24<br />
Pubblica amministrazione -14,65<br />
Fonte: elaborazioni Isfol - Struttura di valutazione Fse su dati <strong>del</strong>le 8 Amministrazioni regionali<br />
<strong>del</strong> Centro Nord.
2. • LA REGRESSIONE LOGISTICA<br />
La regressione logistica risulta utile quando si è interessati ad approfondire in<br />
termini quantitativi la relazione esistente tra una variabile oggetto di studio<br />
(variabile dipendente) e altre variabili, considerate discriminanti in termini di<br />
effetto su quella dipendente (variabili indipendenti). Queste ultime vengono<br />
anche definite covariate (nominale o ordinale). Per poter essere utilizzate le<br />
singole modalità di risposta interne alle covariate devono essere trasformate<br />
in un insieme di variabili di previsione dicotomiche. A tal scopo esistono diversi<br />
metodi di contrasto; nel caso in esame è stato applicato il metodo di<br />
deviazione (Tavola A1.2), il quale confronta l’effetto per ogni categoria <strong>del</strong>la<br />
variabile (modalità) o fattore di previsione, eccetto uno, con l’effetto globale.<br />
Tavola A1.2 – Le opzioni scelte per la regressione logistica<br />
*/ Logit<br />
LOGISTIC REGRESSION VAR=cond<br />
/METHOD=ENTER fonte genere cleta titolo2<br />
/CONTRAST (fonte)=Deviation<br />
/CONTRAST (genere)=Deviation<br />
/CONTRAST (cleta)=Deviation<br />
/CONTRAST (titolo2)=Deviation<br />
/SAVE PRED PGROUP<br />
/CLASSPLOT<br />
/PRINT=SUMMARY<br />
/CRITERIA PIN(.05) POUT(.10) ITERATE(20) CUT(.5) .<br />
L’analisi basata sul mo<strong>del</strong>lo di regressione logistica misura la relazione tra<br />
una variabile dipendente, nel nostro caso la condizione occupato/non occupato<br />
e altre variabili considerate discriminanti quali: genere, età, titolo di studio<br />
e trattamento ossia essere o meno formato (fonte Fse o Istat), in termini di<br />
effetto su quella dipendente.<br />
Tale tipo di analisi consente di:<br />
• quantificare l’effetto o il peso di ogni variabile nel determinare il risultato oggetto<br />
di analisi (la probabilità di trovare <strong>lavoro</strong>);<br />
• individuare l’effetto di una variabile (trattamento) al netto <strong>del</strong>le altre variabili<br />
(genere, età, titolo) considerate evitando di ricorrere a tabelle incrociate<br />
multiple;<br />
169<br />
APPENDICE 1
APPENDICE 1<br />
170<br />
• individuare gli effetti incrociati, cioè gli effetti differenziali derivanti dal combinarsi<br />
di due o più variabili diverse.<br />
La regressione logistica effettuata sui dati relativi alle 8<br />
Regioni <strong>del</strong> Centro Nord<br />
La regressione logistica, in questo primo caso, è stata applicata su una base<br />
di dati omogenea contenente sia unità rilevate attraverso le indagini regionali<br />
di placement (Fonte Fse) sia unità rilevate attraverso l’indagine Istat sulle forze<br />
di <strong>lavoro</strong> (Fonte Istat). Complessivamente i casi validi non ponderati ammontano<br />
a 16.684 unità, di cui 15.157 formati (gruppo Fse) e 1.127 non formati<br />
(gruppo di confronto Istat).<br />
L’analisi, come ampiamente sottolineato nei paragrafi precedenti, ha potuto<br />
disporre di una serie limitata di variabili indipendenti. La tavola seguente (Tavola<br />
A1.3) riporta le variabili selezionate:<br />
Tavola A1.3 – Le variabili selezionate<br />
Titolo di studio<br />
Value Freq Coding<br />
(1) (2)<br />
Basso 1 5258 1,000 ,000<br />
Medio 2 9850 ,000 1,000<br />
Alto 3 1576 1,000 -1,000<br />
Classe d’età<br />
fino a 24 1 10520 1,000 ,000<br />
da 25 a 34 2 5006 ,000 1,000<br />
35 e oltre 3 1158 -1,000 -1,000<br />
Genere<br />
uomo 1 7371 1,000<br />
donna 2 9313 -1,000<br />
Fonte<br />
FSE 1 15557 1,000<br />
Confronto ISTAT 2 1127 -1,000<br />
Fonte: elaborazioni Isfol – Struttura di valutazione Fse su dati 8. Amministrazioni regionali <strong>del</strong><br />
Centro Nord e Istat microdati sulle forze di <strong>lavoro</strong><br />
Oltre a questo è stata tentata l’introduzione <strong>del</strong>la variabile Regione di residenza<br />
la quale però non ha dimostrato di intervenire significativamente sulla
costruzione <strong>del</strong> mo<strong>del</strong>lo dei regressione che si andava costruendo e per<br />
questo è stata eliminata.<br />
La variabile dipendente condizione occupazionale è stata resa dicotomica<br />
raggruppando le modalità di risposta originariamente identificative dei tipi<br />
condizioni di non occupazione (in cerca di prima occupazione e in cerca di<br />
nuova occupazione) in un’unica modalità non occupato, è stata mantenuta<br />
la modalità occupato e sono stati eliminati tutti i casi che per tale variabile<br />
registravano una condizione di non attività quali gli studenti e altri inattivi.<br />
L’output <strong>del</strong>la regressione fornisce una serie di <strong>test</strong> e di parametri (come ad<br />
esempio il –2 Log Likelihood e Goodness of Fit) utili a verificare la bontà <strong>del</strong>l’adattamento<br />
che si è definitivamente formata a valle <strong>del</strong>la sequenza <strong>del</strong>le<br />
introduzioni e iterazioni <strong>del</strong>le variabili. L’insieme di questi <strong>test</strong>, nel nostro specifico<br />
caso, sottolinea come il mo<strong>del</strong>lo rilevi un appena sufficiente livello<br />
di “bontà” (Tavola A1.4) che sembra indicare la rilevanza <strong>del</strong> limite legato<br />
al basso numero di variabili utilizzate.<br />
Quelle considerate, comunque, come dimostra la tavola successiva (Tavola<br />
A1.5), hanno tutte un effetto significativo sull’occupabilità; lo dimostra il valore<br />
<strong>del</strong>la significatività statistica (Sig) in tutti i casi inferiore allo 0,05 quale soglia<br />
di accettabilità. Tra queste la variabile trattamento o fonte (formato o non formato)<br />
risulta avere il coefficiente β con valore più alto (pari a 0,57). Il coefficiente<br />
β indica di quanto cambia la variabile dipendente (occupabilità) quando<br />
varia il valore <strong>del</strong>la variabile dipendente (da non formato a formato).<br />
Nel caso specifico la probabilità di trovare <strong>lavoro</strong> varia al variare di ogni variabile<br />
considerata, ma innanzitutto in base al fatto di aver usufruito o meno di<br />
un intervento formativo e in misura minore in base al genere, al titolo di studio<br />
e all’età.<br />
Ciononostante appare necessario sottolineare come queste variabili rappresentano<br />
solo una parte, anche se molto importante, <strong>del</strong>le diverse componenti<br />
che possono intervenire sull’occupabilità <strong>del</strong>le persone.<br />
È come dire: il mo<strong>del</strong>lo di regressione logistica elaborato sottolinea come l’aver<br />
partecipato ad un evento formativo rappresenta, rispetto a genere, età e<br />
titolo di studio, la caratteristica che più di tutte ha un effetto sulla probabilità<br />
di trovare <strong>lavoro</strong>.<br />
171<br />
APPENDICE 1
APPENDICE 1<br />
172<br />
Tavola A1.4 – Output <strong>del</strong>la regressione logistica sulle 8 Regioni <strong>del</strong> Centro Nord Italia<br />
Estimation terminated at iteration number 3 because parameter estimates changed by less<br />
than ,001<br />
-2 Log Likelihood 463111,133<br />
Goodness of Fit 370123,482<br />
Cox & Snell - R^2 1,000<br />
Nagelkerke - R^2 1,000<br />
Chi-Square df Significance<br />
Mo<strong>del</strong> 17373,295 6 ,0000<br />
Block 17373,295 6 ,0000<br />
Step 17373,295 6 ,0000<br />
Classification Table for COND<br />
The Cut Value is ,50<br />
Predicted<br />
Non occupato Occupato Percent Correct<br />
N I o<br />
Observed +-----------------+-----------------+<br />
Non occupato N I 222376 I 17829 I 92,58%<br />
+-----------------+-----------------+<br />
occupato o I 104481 I 25796 I 19,80%<br />
+-----------------+-----------------+<br />
Overall 66,99%<br />
Fonte: elaborazioni Isfol – Struttura di valutazione Fse su dati 8 Amministrazioni regionali <strong>del</strong><br />
Centro Nord e Istat microdati sulle forze di <strong>lavoro</strong>.<br />
Tavola A1.5 - Output regressione logistica (formati e non formati) 8 Regioni Centro<br />
Nord Italia<br />
Variable β S.E. Wald df Sig R Exp(B)<br />
Fonte<br />
(Fse) ,5724 ,0051 12418,38 1 ,0000 ,1608 1,7725<br />
(Istat) -,5724 ,0051 12418,38 1 ,0000 -,1608 ,5642<br />
Genere<br />
(Uomo) ,2119 ,0036 3444,085 1 ,0000 ,0846 1,2360<br />
(Donna) -,2119 ,0036 3444,085 1 ,0000 -,0846 ,8090<br />
Classe d’età 580,8104 2 ,0000 ,0346<br />
(fino a 24 anni) -,1421 ,0059 580,2691 1 ,0000 -,0347 ,8675<br />
(da 25 a 34 anni) -,0127 ,0065 3,9018 1 ,0482 -,0020 ,9873<br />
(da 35 a 44 anni) ,1548 ,0090 298,4383 1 ,0000 ,0248 1,1675<br />
Titolo di studio 495,5744 2 ,0000 ,0320<br />
(basso) -,1513 ,0068 494,9401 1 ,0000 -,0320 ,8596<br />
(medio) ,0115 ,0054 4,5151 1 ,0336 ,0023 1,0116<br />
(alto) ,1398 ,0084 274,8384 1 ,0000 ,0238 1,1500<br />
Constant -,0720 ,0067 113,7622 1 ,0000<br />
Fonte: elaborazioni Isfol – Struttura di valutazione Fse su dati 8 Amministrazioni regionali <strong>del</strong><br />
Centro Nord e Istat microdati sulle forze di <strong>lavoro</strong>.
La regressione logistica effettuata sui dati relativi alla<br />
Regione Sardegna<br />
In questo secondo caso la regressione è stata condotta su un campione di<br />
2.890 unità, composto da 2.573 formati, residenti in Sardegna, intervistati dalla<br />
Regione e da 317 non formati, residenti nella stessa Regione, intervistati<br />
attraverso l’indagine Istat sulle forze di <strong>lavoro</strong> 1 . Anche qui l’obiettivo è consistito<br />
nel rintracciare l’influenza di alcune variabili fondamentali (presenti sia<br />
per i formati che per i non formati) sulla variabile dipendente “condizione occupazionale<br />
rilevata”, trasformata in variabile dummy “occupato/in cerca di<br />
occupazione” 2 . Ciò ha comportato l’eliminazione di tutti quei casi che presentavano<br />
una condizione di non attività quali i militari, gli altri inattivi e gli studenti<br />
con un’età inferiore ai 24 anni.<br />
Tra le variabili che intervengono sull’occupabilità (variabili indipendenti), l’analisi<br />
questa volta ha potuto prendere in considerazione: le variabili di struttura<br />
(genere ed età), d’istruzione (titolo di studio), di background (titolo di studio<br />
dei genitori) ed infine la variabile “fonte” (variabile dummy) che individua<br />
e definisce i formati (o trattati) e i non formati (confronto). La Tavola A1.6 riporta<br />
le modalità <strong>del</strong>le variabili considerate:<br />
Tavola A1.6 – Le modalità <strong>del</strong>le variabili considerate<br />
Titolo di studio Stud. Coniuge<br />
1 Nessun titolo/licenza elementare 1 Ness./elem.<br />
2 Licenza media 2 Media/avviam.<br />
3 Qualifica professionale 3 Diploma<br />
4 Diploma<br />
5 Laurea/DU<br />
4 Laurea e DU (&dottorati)<br />
Genere Stud. Capofamiglia<br />
1 Uomo 1 Ness./elem.<br />
2 Donna 2 Media/avviam.<br />
3 Diploma.<br />
4 Laurea e DU<br />
Classe d’età Fonte<br />
1 Fino a 24 1 Confronto Istat (non formati)<br />
2 Da 25 a 34 2 Trattato FSE (formati)<br />
3 35 e oltre<br />
1 Le unità prese qui in esame si riferiscono al dato non ponderato.<br />
2 Al momento <strong>del</strong>l’intervista regionale per i formati, e al momento <strong>del</strong>la seconda intervista che segue<br />
la prima a 12 mesi di distanza per i non formati (panel Istat sulle forze di <strong>lavoro</strong>).<br />
173<br />
APPENDICE 1
APPENDICE 1<br />
174<br />
L’insieme <strong>del</strong> <strong>test</strong>, nel nostro specifico caso, sottolinea come il mo<strong>del</strong>lo rilevi<br />
un ottimo livello di “bontà” (Tavola A1.7), decisamente superiore al mo<strong>del</strong>lo<br />
precedente, mentre il limite appare legato, naturalmente anche in questo<br />
caso, alla non osservazione di importanti componenti <strong>del</strong>l’occupabilità. In altre<br />
parole le variabili che sono state prese in considerazione, come dimostra<br />
la tavola successiva, hanno tutte un effetto significativo sull’occupabilità (con<br />
una significatività statistica in quasi tutti i casi inferiore allo 0,05) così come<br />
mostrano i valori assunti dal coefficiente β il quale indica di quanto varia la<br />
variabile dipendente (occupabilità) al variare <strong>del</strong> valore (ossia <strong>del</strong>le modalità<br />
di risposta) <strong>del</strong>le variabili indipendenti.<br />
Tavola A1.7 – Output <strong>del</strong>la regressione logistica su dati Sardegna<br />
Estimation terminated at iteration number 4 because Log Likelihood decreased by less than<br />
,01 percent.<br />
-2 Log Likelihood 65943,899<br />
Goodness of Fit 77428,737<br />
Cox & Snell - R^2 1,000<br />
Nagelkerke - R^2 1,000 S<br />
Chi-Square df Significance<br />
Mo<strong>del</strong> 9837,083 14 ,0000<br />
Block 9837,083 14 ,0000<br />
Step 9837,083 14 ,0000<br />
Classification Table for CONDIZIONE OCCUPAZIONALE<br />
The Cut Value is ,50<br />
Predicted<br />
in cerca occupati Percent Correct<br />
Observed +-----------------+-----------------+<br />
in cerca I 64046 I 1390 I 97,88%<br />
+-----------------+-----------------+<br />
occupati I 12324 I 2199 I 15,14%<br />
+-----------------+-----------------+<br />
Overall 82,85%<br />
Fonte: elaborazioni Isfol – Struttura di valutazione Fse su dati Regione Sardegna e Istat microdati<br />
sulle forze di <strong>lavoro</strong>
Tavola A1.8 - Output regressione logistica (formati e non formati)<br />
Regione Sardegna<br />
Variable β S.E. Wald df Sig R Exp(B)<br />
Genere<br />
(Uomo) ,6322 ,0116 2969,407 1 ,0000 ,1979 1,8817<br />
(Donna) -,6322 ,0116 2969,407 1 ,0000 -,1979 ,5314<br />
Classe d’età 6,0400 3 ,0488 ,0052<br />
(Fino a 24 anni) -,0436 ,0178 5,9944 1 ,0144 -,0073 ,9573<br />
(Da 25 a 34 anni) -,0127 ,0065 3,9018 1 ,0482 -,0020 ,9961<br />
(Da 35 a 44 anni) ,0476 ,0241 3,8968 1 ,0484 ,0050 1,0487<br />
Titolo di studio 533,2757 5 ,0000 ,0833<br />
Nessuno/elem.) -,0213 ,0379 ,3147 1 ,5748 * ,0000 ,9790<br />
(Licenza Media) ,4390 ,0239 336,6899 1 ,0000 ,0665 1,5512<br />
(Qualifica) -,7582 ,0492 237,7418 1 ,0000 ,0558 ,4685<br />
(Diploma) ,1074 ,0231 21,6278 1 ,0000 ,0161 1,1134<br />
(Laurea) ,2330 ,0516 20,3667 1 ,0000 ,0156 1,2624<br />
Istruzione genitore capofam. 411,3097 4 ,0000 ,0731<br />
Nessuno/elem.) -,4713 ,0258 332,5232 1 ,0000 -,0660 ,6242<br />
(Media/avviam.) ,0022 ,0238 ,0082 1 ,9279 *<br />
,0000 1,0022<br />
(Diploma) -,0784 ,0293 7,1585 1 ,0075 -,0083 ,9246<br />
(Laurea) ,5476 ,0525 108,8672 1 ,0000 ,0376 1,7290<br />
Istruzione genitore coniuge 2997,8410 4 ,0000 ,1987<br />
(Nessuno/elem.) -,8376 ,0249 1130,5820 1 ,0000 -,1220 ,4327<br />
(Media/avviam.) -1,1035 ,0237 2164,2810 1 ,0000 -,1689 ,3317<br />
(Diploma) ,5219 ,0286 334,1308 1 ,0000 ,0662 1,6853<br />
(Laurea) 1,4193 ,0487 848,1832 1 ,0000 ,1057 4,1340<br />
Fonte<br />
(Confron.Istat) -,3500 ,0211 276,4445 1 ,0000 -,0602 ,7047<br />
Trattato FSE) ,3500 ,0211 276,4445 1 ,0000 ,0602 1,4191<br />
Constant -,4720 ,0294 258,059 1 ,0000<br />
*<br />
valori non significativi<br />
Fonte: elaborazioni Isfol – Struttura di valutazione Fse su dati Regione Sardegna e Istat microdati<br />
sulle forze di <strong>lavoro</strong>.<br />
3. La cluster analysis sui formati occupati<br />
Nell’ambito dei metodi di analisi dei dati, l’analisi dei gruppi o cluster analysis<br />
comprende diverse tecniche di analisi statistica multivariata. In generale scopo<br />
<strong>del</strong>l’analisi dei gruppi è quello di ridurre e classificare le unità statistiche<br />
175<br />
APPENDICE 1
APPENDICE 1<br />
176<br />
iniziali in sottoinsiemi o classi (cluster). I gruppi costituiscono quindi una partizione<br />
<strong>del</strong>le unità statistiche. Una partizione è formata perciò da gruppi caratterizzati<br />
al loro interno da unità statistiche molto omogenee rispetto ai caratteri<br />
simultaneamente considerati.<br />
Per quanto riguarda i risultati essi sono riferiti ad una popolazione composta<br />
da 11.710 unità, formati occupati al momento <strong>del</strong>la rilevazione (il 42,4%<br />
<strong>del</strong> totale dei formati occupati al momento <strong>del</strong>la rilevazione) afferenti alla Regione<br />
Piemonte, Emilia Romagna, Marche, Umbria e la Provincia autonoma<br />
di Trento. Sono rimaste escluse dalle elaborazioni oggetto <strong>del</strong> presente paragrafo<br />
le Regioni Lazio, Liguria e Toscana. I motivi di tale esclusione sono da<br />
imputare alla necessità di non trattare le “mancate risposte”. In altri termini<br />
sono stati elaborati solo i casi che presentavano il set completo <strong>del</strong>le variabili<br />
considerate: le variabili di struttura e le variabili caratterizzanti l’inserimento<br />
professionale.<br />
Di seguito (Tavole A1.9 e A1.10) si riporta l’elenco <strong>del</strong>le variabili selezionate<br />
(attive e illustrative) in base al quale si è proceduto con due tipi elaborazioni<br />
statistiche: l’analisi <strong>del</strong>le corrispondenze multiple e la cluster analysis.<br />
Tavola A1.9 – Le variabili attive<br />
5 Questions actives 23 Modalités associées<br />
Canale utilizzato ( 5 Modalités )<br />
Posizione professionale ( 5 Modalités )<br />
Titolo di studio ( 4 Modalités )<br />
Settore economico ( 5 Modalités )<br />
Contratto di <strong>lavoro</strong> ( 4 Modalités )<br />
Tavola A1.10 – Le variabili illustrative<br />
7 Questions illustratives 26 Modalités associées<br />
Regione ( 5 Modalités )<br />
Genere ( 2 Modalités )<br />
Classe d’età ( 3 Modalités )<br />
Numero addetti ( 5 Modalités )<br />
Utilizc conoscenze corso ( 2 Modalités )<br />
Tempo di inserimento ( 4 Modalités )<br />
Codice corso ( 5 Modalités )
L’obiettivo fondamentale <strong>del</strong>le elaborazioni, caratterizzate da un approccio tipicamente<br />
descrittivo, è stato quello di individuare le variabili maggiormente<br />
significative per la descrizione <strong>del</strong> fenomeno (assi fattoriali) e di conseguenza<br />
classificare le unità statistiche di partenza (i formati) in un numero ristretto<br />
di gruppi omogenei, ognuno con caratteristiche specifiche che lo contraddistinguono<br />
e lo differenziano dagli altri (cluster analisys).<br />
L’individuazione degli assi fattoriali è stata realizzata attraverso l’analisi <strong>del</strong>le<br />
corrispondenze multiple; essa ha permesso di spiegare una parte significativa<br />
<strong>del</strong>la variabilità <strong>del</strong> fenomeno (e pertanto <strong>del</strong> contenuto informativo) in<br />
un numero limitato di variabili costituite da combinazioni lineari <strong>del</strong>le variabili<br />
originarie. In particolare i primi 5 assi spiegano il 45,3% <strong>del</strong>la variabilità <strong>del</strong><br />
fenomeno (varianza spiegata) (Tavola A1.11).<br />
Tavola A1.11 – Istogramma dei primi valori propri<br />
numero valeur pourcent. pourcent.<br />
propre cumule<br />
1 .4881 13.56 13.56<br />
2 .3526 9.79 23.35<br />
3 .2967 8.24 31.60<br />
4 .2510 6.97 38.57<br />
5 .2411 6.70 45.27<br />
Fonte: elaborazioni Isfol – Struttura di valutazione Fse su dati di 5 Amministrazioni regionali <strong>del</strong><br />
Centro Nord.<br />
Gli assi fattoriali individuati si connotano in base alle caratteristiche <strong>del</strong>le variabili<br />
(modalità di risposta) che più di altre concorrono alla loro determinazione<br />
(Tavola A1.12). Il che equivale a dire la parte di inerzia totale spiegata dalla<br />
variabile o dalla modalità cui si riferisce.<br />
La determinazione di un nuovo spazio di riferimento consente di poter rappresentare<br />
sui diversi assi sia le variabili che determinano tali assi, sia le<br />
unità statistiche.<br />
I cinque assi individuati, data la natura <strong>del</strong>le variabili disponibili, afferiscono<br />
tutte al carattere assunto dal tipo di inserimento lavorativo:<br />
fattore 1. “settore di sbocco e profilo socioculturale”;<br />
fattore 2. “tipologia di <strong>lavoro</strong> (autonomo vs dipendente);<br />
fattore 3. “le diverse forme di precariato”;<br />
fattore 4. “<strong>lavoro</strong> stabile vs <strong>lavoro</strong> precario”;<br />
fattore 5. “canali di ricerca e settore di sbocco”.<br />
177<br />
APPENDICE 1
APPENDICE 1<br />
178<br />
Tavola A1.12 – I contributi <strong>del</strong>le modalità attive sui primi 5 assi<br />
14. canale utilizzato<br />
Modalités Contributions<br />
P.Rel Disto 1 2 3 4 5<br />
fam., conoscenti 5.13 2.90 1.5 3.4 .3 1.9 10.1<br />
annunci 4.20 3.76 .3 .2 1.4 6.6 .8<br />
collocamento, concorso 2.92 5.86 1.5 2.8 9.9 11.0 4.2<br />
centro fp, stage 3.69 4.41 3.9 .0 1.9 .0 9.4<br />
altro 4.06 3.93 7.7 .0 10.3 1.6 4.0<br />
+------------------------------------------------------------+-=14.8 6.4 23.8 21.1 28.5<br />
15. posizione professionale<br />
operaio com. 3.64 4.50 12.7 .5 2.8 .4 1.5<br />
operaio spec. 3.42 4.85 3.8 .2 .6 13.8 6.5<br />
impiegato esec. 1.42 13.09 .0 .0 13.5 14.2 .0<br />
impiegato qualif. 8.20 1.44 5.1 12.9 .4 .8 .4<br />
dirigente, libero prof. 3.33 5.01 5.2 29.7 .1 .6 .2<br />
+-----------------------------------------------------------+-= 26.9 43.4 17.4 29.8 8.6<br />
16. titolo di studio<br />
elem., media 4.23 3.73 12.1 1.7 .1 2.8 .0<br />
qualifica prof. 1.95 9.23 3.9 .6 .2 .7 .3<br />
diploma 10.41 .92 3.1 3.7 .3 2.4 3.8<br />
laurea 3.41 4.86 5.1 1.7 1.0 .0 14.4<br />
+-----------------------------------------------------------+-= 24.2 7.7 1.6 6.0 18.4<br />
17. settore economico<br />
trasformazioni ind. 4.64 3.31 13.5 .0 2.0 .4 5.4<br />
comm., alb., costr., agric. 2.29 7.72 2.9 2.5 .9 .2 22.6<br />
servizi 3.07 5.53 .2 2.4 4.8 21.3 3.5<br />
PA, istruz., sanità 1.27 14.73 .3 .0 22.2 12.7 2.0<br />
non rilevato 8.73 1.29 9.4 3.0 6.6 1.2 .8<br />
+-----------------------------------------------------------+-= 26.4 7.9 36.5 35.8 34.2<br />
18. contratto di <strong>lavoro</strong><br />
t. d., salt., stag. 4.95 3.04 .3 .3 6.5 1.1 6.7<br />
t. indeterminato 6.09 2.29 .4 1.4 2.9 3.4 .0<br />
CFL, appr. 6.80 1.94 1.5 2.3 10.1 1.9 3.0<br />
autonomo 2.16 8.25 5.5 30.6 1.2 .9 .5<br />
+-----------------------------------------------------------+-= 7.73 4.7 20.7 7.3 10.2<br />
Fonte: elaborazioni Isfol – Struttura di valutazione Fse su dati di 5 Amministrazioni regionali <strong>del</strong><br />
Centro Nord.
L’analisi dei comportamenti <strong>del</strong>le singole unità statistiche, ossia il loro posizionamento<br />
sui tre assi fattoriali prescelti rispetto alle variabili e alle modalità di<br />
risposta considerate, ci consente di approfondire l’analisi effettuando un approfondimento<br />
all’interno <strong>del</strong>le singole tipologie di occupati, operando una<br />
classificazione <strong>del</strong>le singole unità statistiche in gruppi caratterizzati da una<br />
elevata omogeneità interna e da una evidente disomogeneità rispetto agli altri<br />
gruppi. Le elaborazioni hanno messo in evidenza l’esistenza di nove cluster<br />
la cui denominazione, individuate in base alle variabili e alle modalità<br />
loro associati, viene riportata nella seguente tavola (Tavola A1.13):<br />
Tavola A1.13 – La denominazione dei cluster individuati<br />
Freq. Freq. % Classe Denominazione<br />
2.570 21.96 1 / 9 “Gli opportunisti” (ovvero coloro che hanno<br />
sfruttato o sono stati messi in grado di sfruttare<br />
al meglio l’esperienza formativa)<br />
1.036 8.85 2 / 9 “I giovani operi qualificati”<br />
(ovvero coloro che più di altri spiazzano” i non<br />
formati)<br />
983 8.40 3 / 9 “Offresi impiegati polivalenti”<br />
1.654 14.13 4 / 9 “Cercasi impiegate esecutive” (ovvero le<br />
sottoccupate)<br />
725 6.19 5 / 9 “Gli impiegati qualificati e apprezzati”<br />
708 6.05 6 / 9 “Nel commercio o nell’edilizia come impiegato<br />
comune o specializzato”<br />
1.146 9.79 7 / 9 “Dopo il corso ha avviato un’attività”<br />
1.046 8.94 8 / 9 “Le impiegate pubbliche di medio alto profilo”<br />
1.839 15.71 9 / 9 “Le impiegate nelle piccole aziende dei servizi”<br />
Fonte: elaborazioni Isfol – Struttura di valutazione Fse su dati 8 Amministrazioni regionali <strong>del</strong><br />
Centro Nord.<br />
179<br />
APPENDICE 1
APPENDICE 2<br />
TABELLE<br />
STATISTICHE
182
Tab. A2.1 – Regione e fonte <strong>del</strong> dato<br />
Fonte <strong>del</strong> dato<br />
Regione 1 2 3<br />
Fse Istat Istat<br />
Gruppo di Popolazione<br />
confronto di riferimento<br />
1 Piemonte V.A. 8.531 66.002 112.710<br />
V.C.% 15,8 18,1 16,2<br />
2 Trentino Alto Adige V.A. 2.771 4.241 8.311<br />
V.C.% 5,1 1,2 1,2<br />
3 Liguria V.A. 6.112 28.862 58.768<br />
V.C.% 11,3 7,9 8,5<br />
4 Emilia Romagna V.A. 5.234 44.429 85.128<br />
V.C.% 9,7 12,2 12,3<br />
5 Toscana V.A. 9.845 57.421 108.257<br />
V.C.% 18,3 15,7 15,6<br />
6 Umbria V.A. 1.273 13.650 26.809<br />
V.C.% 2,4 3,7 3,9<br />
7 Marche V.A. 2.232 22.393 36.178<br />
V.C.% 33,3 35,0 37,2<br />
8 Lazio V.A. 17.943 127.891 257.877<br />
V.C. % 33,3 35,0 37,2<br />
Totale V.A. 53.941 364.889 694.038<br />
V.C.% 100,0 100,0 100,0<br />
Tab. A2.2 – Genere e fonte <strong>del</strong> dato<br />
Fonte <strong>del</strong> dato<br />
Genere 1 2 3<br />
Fse Istat Istat<br />
Gruppo di Popolazione<br />
confronto di riferimento<br />
1 uomo V.A. 22.974 147.827 306.395<br />
V.C.% 42,7 40,5 44,1<br />
2 donna V.A. 30.881 217.063 387.643<br />
V.C.% 57,3 59,5 55,9<br />
Totale V.A. 53.855 364.890 694.643<br />
V.C.% 100,0 100,0 100,0<br />
183<br />
APPENDICE 2
APPENDICE 2<br />
184<br />
Tab. A2.3 – Classe di età e fonte <strong>del</strong> dato<br />
Fonte <strong>del</strong> dato<br />
Classe di età 1 2 3<br />
Fse Istat Istat<br />
Gruppo di Popolazione<br />
confronto di riferimento<br />
1 fino a 24 V.A. 32.496 220.110 273.186<br />
V.C.% 60,4 60,3 39,4<br />
2 da 25 a 34 V.A. 17.298 117.426 312.881<br />
V.C.% 32,1 32,2 45,1<br />
3 35 ed oltre V.A. 4.039 27.354 107.970<br />
V.C.% 7,5 7,5 15,6<br />
Totale V.A. 53.833 364.890 694.037<br />
Tab. A2.4 – Titolo di studio e fonte <strong>del</strong> dato<br />
V.C.% 100,0 100,0 100,0<br />
Fonte <strong>del</strong> dato<br />
Titolo di studio 1 2<br />
Fse Istat<br />
Gruppo di<br />
confronto<br />
1 nessun titolo/lic. elem. V.A. 511 34.599<br />
V.C.% 1,0 5,0<br />
2 licenza media V.A. 11.582 291.357<br />
V.C.% 21,6 42,0<br />
3 qualifica prof. V.A. 9.734 51.021<br />
V.C.% 18,2 7,4<br />
4 diploma V.A. 26.214 261.737<br />
V.C.% 48,9 37,7<br />
5 laurea/dipl. univ. V.A. 5.548 55.324<br />
V.C.% 10,4 8,0<br />
Totale V.A. 53.589 694.038<br />
V.C.% 100,0 100,0
Tab. A2.5 – Classe di titolo e fonte <strong>del</strong> dato<br />
Fonte <strong>del</strong> dato<br />
Classe di titolo 1 2 3<br />
Fse Istat Istat<br />
Gruppo di Popolazione<br />
confronto di riferimento<br />
1 bassoa V.A. 12.093 82.130 325.955<br />
V.C.% 22,6 22,5 47,0<br />
2 mediob V.A. 35.948 244.671 312.758<br />
V.C.% 67,1 67,1 45,1<br />
3 altoc V.A. 5.548 38.089 55.324<br />
V.C.% 10,4 10,4 8,0<br />
Totale V.A. 53.589 364.890 694.037<br />
V.C. % 100,0 100,0 100,0<br />
a. Basso = nessun titolo/licenza elementare e licenza media.<br />
b. Medio = qualifica e diploma.<br />
c. Alto = laurea/diploma universitario.<br />
Tab. A2.6 – Condizione professionale e fonte <strong>del</strong> dato<br />
Fonte <strong>del</strong> dato<br />
Condizione 1 2<br />
professionale Fse Istat<br />
Gruppo di<br />
confronto<br />
1 occupato V.A. 27.605 102.976<br />
V.C.% 51,2 28,2<br />
2 in cerca di prima V.A. 12.574 141.722<br />
occupazione V.C.% 23,3 38,8<br />
3 disoccupato V.A. 6.301 79.738<br />
V.C.% 11,7 21,9<br />
4 studente V.A. 5.814 9.778<br />
V.C.% 10,8 2,7<br />
5 altro inattivo V.A. 1.646 30.676<br />
V.C.% 3,1 8,4<br />
Totale V.A. 53.940 364.890<br />
V.C.% 100,0 100,0<br />
185<br />
APPENDICE 2
APPENDICE 2<br />
186<br />
Tab. A2.7 – Tipo di contratto e fonte <strong>del</strong> dato<br />
Fonte <strong>del</strong> dato<br />
Tipo di contratto 1 2<br />
Fse Istat<br />
Gruppo di<br />
confronto<br />
1 salt./stag. V.A 917 4.318<br />
V.C.% 5,9 4,2<br />
2 dip. determ. V.A. 3.184 16.396<br />
V.C.% 20,6 15,9<br />
3 dip. indeterm. V.A. 5.036 52.378<br />
V.C.% 32,5 50,9<br />
4 Cfl V.A. 3.275 10.113<br />
V.C.% 21,1 9,8<br />
5 apprendista V.A. 1.370 1.141<br />
V.C.% 8,8 1,1<br />
6 tirocinio V.A. 297<br />
V.C.% 1,9<br />
7 autonomo V.A. 1.407 18.629<br />
V.C.% 9,1 18,1<br />
Totale V.A. 15.486 102.975<br />
Tab. A2.8 – Tempo di inserimento e fonte <strong>del</strong> dato<br />
V.C.% 100,0 100,0<br />
Fonte <strong>del</strong> dato<br />
Tempo di 1 2<br />
inserimento Fse Istat<br />
Gruppo di<br />
confronto<br />
1 entro i 6 mesi V.A. 10.804 56.639<br />
V.C.% 41,3 56,9<br />
2 tra i 6 e i 12 mesi V.A. 6.782 27.362<br />
V.C.% 25,9 27,5<br />
3 oltre i 12 mesi V.A. 8.577 15.577<br />
V.C.% 32,8 15,6<br />
Totale V.A. 26.163 99.578<br />
V.C.% 100,0 100,0
Tab. A2.9 – Posizione professionale e fonte <strong>del</strong> dato<br />
Fonte <strong>del</strong> dato<br />
Posizione 1 2<br />
professionale Fse Istat<br />
Gruppo di<br />
confronto<br />
1 operaio V.A. 5.954 38.151<br />
V.C.% 32,7 37,0<br />
2 imp./tecn. V.A. 9.151 43.265<br />
V.C.% 50,2 42,0<br />
3 quadro/dirig. V.A. 442 2.203<br />
V.C.% 2,4 2,1<br />
4 lav. pro/lib. prof. V.A. 1.712 18.629<br />
V.C.% 9,4 18,1<br />
5 altro V.A. 967 727<br />
V.C.% 5,3 0,7<br />
Totale V.A. 18.226 102.975<br />
Tab. A2.10 – Numero addetti e fonte <strong>del</strong> dato<br />
V.C.% 100,0 100,0<br />
Fonte <strong>del</strong> dato<br />
Numero addetti 1 2<br />
Fse Istat<br />
Gruppo di<br />
confronto<br />
1 fino a 5 V.A. 3.932 33.651<br />
V.C.% 29,5 37,7<br />
2 da 6 a 50 V.A. 5.080 42.724<br />
V.C.% 38,1 47,8<br />
3 da 51 a 250 V.A. 2.154 5.754<br />
V.C.% 16,1 6,4<br />
4 oltre 250 V.A. 2.174 7.191<br />
V.C.% 16,3 8,1<br />
Totale V.A. 13.340 89.320<br />
V.C.% 100,0 100,0<br />
187<br />
APPENDICE 2
APPENDICE 2<br />
188<br />
Tab. A2.11 – Settori (a 12 modalità) e fonte <strong>del</strong> dato<br />
Fonte <strong>del</strong> dato<br />
Settori 1 2<br />
(a 12 modalità) Fse Istat<br />
Gruppo di<br />
confronto<br />
1 agricoltura V.A. 153 2.057<br />
V.C.% 0,9 2,0<br />
2 energia V.A. 267 255<br />
V.C.% 1,6 0,2<br />
3 trasf. ind. V.A. 4.462 21.841<br />
V.C.% 26,6 21,2<br />
4 costruzioni V.A. 655 4.896<br />
V.C.% 3,9 4,8<br />
5 commercio V.A. 1.790 22.188<br />
V.C.% 10,7 21,5<br />
6 alberghi V.A. 1.546 7.968<br />
V.C.% 9,2 7,7<br />
7 trasporti e comun. V.A. 632 5.524<br />
V.C.% 3,8 5,4<br />
8 intermed. V.A. 209 4.402<br />
V.C.% 1,2 4,3<br />
9 servizi impr. V.A. 2.997 7.642<br />
V.C.% 17,9 7,4<br />
10 pub. ammin. V.A. 872 6.993<br />
V.C.% 5,2 6,8<br />
11 istruzione/sanità V.A. 1.112 11.079<br />
V.C.% 6,6 10,8<br />
12 altri servizi V.A. 2.068 8.131<br />
V.C.% 12,3 7,9<br />
Totale V.A. 16.763 102.976<br />
V.C.% 100,0 100,0
Tab. A2.12 – Settori (a 6 modalità) e fonte <strong>del</strong> dato<br />
Fonte <strong>del</strong> dato<br />
Settori 1 2<br />
(a 6 modalità) Fse Istat<br />
Gruppo di<br />
confronto<br />
1 agr./pesca/caccia V.A. 153 2.057<br />
V.C.% 0,9 2,0<br />
2 ind. estr./manif. V.A. 4.469 22.816<br />
V.C.% 27,1 22,2<br />
3 costruz./install. V.A. 655 4.896<br />
V.C.% 4,0 4,8<br />
4 commercio/alberg. V.A. 3.336 30.155<br />
V.C.% 20,2 29,3<br />
5 altri servizi priv. V.A. 4.152 24.980<br />
V.C.% 25,2 24,3<br />
6 pub. ammin. V.A. 3.739 18.072<br />
V.C.% 22,7 17,5<br />
Totale V.A. 16.504 102.976<br />
Tab. A2.13 – Fse: condizione professionale e genere<br />
V.C. % 100,0 100,0<br />
Genere<br />
Condizione professionale 1 uomo 2 donna Totale<br />
1 occupato V.A. 12.535 15.005 27.540<br />
V.R.% 45,5 54,5 100,0<br />
V.C.% 54,6 48,6 51,1<br />
2 in cerca di prima V.A. 4.815 7.755 12.570<br />
occupazione V.R.% 38,3 61,7 100,0<br />
V.C.% 21,0 25,1 23,3<br />
3 disoccupato V.A. 2.232 4.055 6.287<br />
V.R.% 35,5 64,5 100,0<br />
V.C.% 9,7 13,1 11,7<br />
4 studente V.A. 2.458 3.354 5.812<br />
V.R.% 42,3 57,7 100,0<br />
V.C.% 10,7 10,9 10,8<br />
5 altro inattivo V.A. 934 712 11.646<br />
V.R.% 56,7 43,3 100,0<br />
V.C.% 4,1 2,3 3,1<br />
Totale V.A. 22.974 30.881 53.855<br />
V.R.% 42,7 57,3 100,0<br />
V.C.% 100,0 100,0 100,0<br />
189<br />
APPENDICE 2
APPENDICE 2<br />
190<br />
Tab. A2.14 – Istat-gruppo di confronto: condizione professionale e genere<br />
Genere<br />
Condizione professionale 1 uomo 2 donna Totale<br />
1 occupato V.A. 48.060 54.916 102.976<br />
V.R.% 46,7 53,3 100,0<br />
V.C.% 32,5 25,3 28,2<br />
2 in cerca di prima V.A. 52.725 88.997 141.722<br />
occupazione V.R.% 72,2 62,8 100,0<br />
V.C.% 35,7 41,0 38,8<br />
3 disoccupato V.A. 28.577 51.161 79.138<br />
V.R.% 35,8 64,2 100,0<br />
V.C.% 19,3 23,6 21,9<br />
4 studente V.A. 4.049 5.729 9.778<br />
V.R.% 41,4 58,6 100,0<br />
V.C.% 2,7 2,6 2,7<br />
5 altro inattivo V.A. 14.416 16.260 30.676<br />
V.R.% 47,0 53,0 100,0<br />
V.C.% 9,8 7,5 8,4<br />
Totale V.A. 147.827 217.063 364.890<br />
V.R.% 40,5 59,5 100,0<br />
V.C.% 100,0 100,0 100,0<br />
Tab. A2.15 – Fse: condizione professionale e classe di età<br />
Classe di età<br />
Condizione professionale 1 2 3 Totale<br />
fino a 24 da 25 a 34 35 e oltre<br />
1 occupato V.A. 15.839 9.625 2.060 27.524<br />
V.R.% 57,5 35,0 7,5 100,0<br />
V.C.% 48,7 55,6 51,0 51,1<br />
2 in cerca di prima V.A. 8.335 3.568 666 12.569<br />
occupazione V.R.% 66,3 28,4 5,3 100,0<br />
V.C.% 25,6 20,6 16,5 23,3<br />
3 disoccupato V.A. 3.050 2.359 878 6.287<br />
V.R.% 48,5 37,5 14,0 100,0<br />
V.C.% 9,4 13,6 21,7 11,7<br />
4 studente V.A. 4.270 1.462 81 5.813<br />
V.R.% 73,5 25,2 1,4 100,0<br />
V.C.% 13,1 8,5 2,0 10,8<br />
5 altro inattivo V.A. 1.002 283 355 1.640<br />
V.R.% 61,1 17,3 21,6 100,0<br />
V.C.% 3,1 1,6 8,8 3,0<br />
Totale V.A. 32.496 17.297 4.040 53.833<br />
V.R.% 60,4 32,1 7,5 100,0<br />
V.C.% 100,0 100,0 100,0 100,0
Tab. A2.16 – Istat-gruppo di confronto: condizione professionale e classe di età<br />
Classe di età<br />
Condizione professionale 1 2 3 Totale<br />
fino a 24 da 25 a 34 35 e oltre<br />
1 occupato V.A. 57.793 36.554 8.629 102.976<br />
V.R.% 56,1 35,5 8,4 100,0<br />
V.C.% 26,3 31,1 31,5 28,2<br />
2 in cerca di prima V.A. 99.524 39.470 2.729 141.723<br />
occupazione V.R.% 70,2 27,9 1,9 100,0<br />
V.C.% 45,2 33,6 10,0 38,8<br />
3 disoccupato V.A. 36.758 31.511 11.470 79.739<br />
V.R.% 46,1 39,5 14,4 100,0<br />
V.C.% 16,7 26,8 41,9 21,9<br />
4 studente V.A. 8.095 1.683 9.778<br />
V.R.% 82,8 17,2 100,0<br />
V.C.% 3,7 1,4 2,7<br />
5 altro inattivo V.A. 17.941 8.209 4.527 30.677<br />
V.R.% 58,5 26,8 14,8 100,0<br />
V.C.% 8,2 7,0 16,5 8,4<br />
Totale V.A. 220.111 117.427 27.355 364.893<br />
V.R.% 60,3 32,2 7,5 100,0<br />
V.C.% 100,0 100,0 100,0 100,0<br />
Tab. A2.17 – Fse: condizione professionale e classe di titolo<br />
Classe di titolo<br />
Condizione professionale 1 2 3 Totale<br />
basso medio alto<br />
1 occupato V.A. 7.358 16.296 3.736 27.390<br />
V.R.% 26,9 59,5 13,6 100,0<br />
V.C.% 60,9 45,3 67,3 51,1<br />
2 in cerca di prima V.A. 1.557 9.946 1.012 12.515<br />
occupazione V.R.% 12,4 79,5 8,1 100,0<br />
V.C.% 12,9 27,7 18,2 23,4<br />
3 disoccupato V.A. 1.795 3.903 550 6.248<br />
V.R.% 28,7 62,5 8,8 100,0<br />
V.C.% 14,8 10,9 9,9 11,7<br />
4 studente V.A. 962 4.680 150 5.792<br />
V.R.% 16,6 80,8 2,3 100,0<br />
V.C.% 8,0 13,0 2,7 10,8<br />
5 altro inattivo V.A. 420 1.123 100 1.643<br />
V.R.% 25,6 68,4 6,1 100,0<br />
V.C.% 3,5 3,1 1,8 3,1<br />
Totale V.A. 12.092 35.948 5.548 53.588<br />
V.R.% 22,6 67,1 10,4 100,0<br />
V.C.% 100,0 100,0 100,0 100,0<br />
191<br />
APPENDICE 2
APPENDICE 2<br />
192<br />
Tab. A2.18 – Istat-gruppo di confronto: condizione professionale e classe di titolo<br />
Classe di titolo<br />
Condizione professionale 1 2 3 Totale<br />
basso medio alto<br />
1 occupato V.A. 19.996 70.512 12.467 102.975<br />
V.R.% 19,4 68,5 12,1 100,0<br />
V.C.% 24,3 28,8 32,7 28,2<br />
2 in cerca di prima V.A. 27.854 95.793 18.076 141.723<br />
occupazione V.R.% 19,7 67,6 12,8 100,0<br />
V.C.% 33,9 39,2 47,5 38,8<br />
3 disoccupato V.A. 23.165 52.124 4.449 79.738<br />
V.R.% 29,1 65,4 5,6 100,0<br />
V.C.% 28,2 21,3 11,7 21,9<br />
4 studente V.A. 2.303 6.996 478 9.777<br />
V.R.% 23,6 71,6 4,9 100,0<br />
V.C.% 2,8 2,9 1,3 2,7<br />
5 altro inattivo V.A. 8.812 19.246 2.618 30.676<br />
V.R.% 28,7 62,7 8,5 100,0<br />
V.C.% 10,7 7,9 6,9 8,4<br />
Totale V.A. 82.130 244.671 38.088 364.889<br />
V.R.% 22,5 67,1 10,4 100,0<br />
V.C.% 100,0 100,0 100,0 100,0
Tab. A2.19 – Fse: tipo di contratto e genere<br />
Genere<br />
Tipo di contratto 1 uomo 2 donna Totale<br />
1 salt./stag. V.A. 401 513 914<br />
V.R.% 43,9 56,1 100,0<br />
V.C.% 5,7 6,1 5,9<br />
2 dip. determ. V.A. 1.027 2.147 3.174<br />
V.R.% 32,4 67,6 100,0<br />
V.C. 14,5 25,7 20,6<br />
3 dip. indetermin. V.A. 2.438 2.586 5.024<br />
V.R.% 48,5 51,5 100,0<br />
V.C.% 34,4 31,0 32,6<br />
4 Cfl V.A. 1.667 1.604 3.271<br />
V.R.% 51,0 49,0 100,0<br />
V.C.% 23,5 19,2 21,2<br />
5 apprendista V.A. 851 513 1.364<br />
V.R.% 62,4 37,6 100,0<br />
V.C.% 12,0 6,1 8,8<br />
6 tirocinio V.A. 98 198 296<br />
V.R.% 33,1 66,9 100,0<br />
V.C.% 1,4 2,4 1,9<br />
7 autonomo V.A. 602 787 1.389<br />
V.R.% 43,3 56,7 100,0<br />
V.C.% 8,5 9,4 9,0<br />
Totale V.A. 7.084 8.348 15.432<br />
V.R.% 45,9 54,1 100,0<br />
V.C.% 100,0 100,0 100,0<br />
193<br />
APPENDICE 2
APPENDICE 2<br />
194<br />
Tab. A2.20 – Istat-gruppo di confronto: tipo di contratto e genere<br />
Genere<br />
Tipo di contratto 1 uomo 2 donna Totale<br />
1 salt./stag. V.A. 1.779 2.538 4.317<br />
V.R.% 41,2 58,8 100,0<br />
V.C.% 3,7 4,6 4,2<br />
2 dip. determ. V.A. 6.186 10.210 16.396<br />
V.R.% 37,7 62,3 100,0<br />
V.C.% 12,9 18,6 15,9<br />
3 dip. indeterm. V.A. 24.323 28.055 52.378<br />
V.R.% 46,4 53,6 100,0<br />
V.C.% 50,6 51,1 50,9<br />
4 Cfl V.A. 5.082 5.031 10.113<br />
V.R.% 50,3 49,7 100,0<br />
V.C.% 10,6 9,2 9,8<br />
5 apprendista V.A. 445 696 1.141<br />
V.R. % 39,0 61,0 100,0<br />
V.C. % 0,9 1,3 1,1<br />
6 autonomo V.A. 10.244 8.385 18.629<br />
V.R.% 55,0 45,0 100,0<br />
V.C.% 21,3 15,3 18,1<br />
Totale V.A. 48.059 54.915 102.974<br />
V.R.% 46,7 53,3 100,0<br />
V.C.% 100,0 100,0 100,0
Tab. A2.21 – Fse: tipo di contratto e classe di età<br />
Classe di età<br />
Tipo di contratto 1 2 3 Totale<br />
fino a 24 da 25 a 34 35 e oltre<br />
1 salt./stag. V.A. 562 275 77 914<br />
V.R.% 61,5 30,1 8,4 100,0<br />
V.C.% 5,9 5,6 8,8 5,9<br />
2 dip. determ. V.A. 1.783 1.077 308 3.168<br />
V.R.% 56,3 34,0 9,7 100,0<br />
V.C.% 18,6 21,8 35,1 20,6<br />
3 dip. indeterm. V.A. 2.871 1.778 369 5.018<br />
V.R.% 57,2 35,4 7,4 100,0<br />
V.C.% 29,9 35,9 42,0 32,6<br />
4 Cfl V.A. 2.334 917 20 3.271<br />
V.R.% 71,4 28,0 0,6 100,0<br />
V.C.% 24,3 18,5 2,3 21,2<br />
5 apprendista V.A. 1.325 32 1.357<br />
V.R.% 97,6 2,4 100,0<br />
V.C.% 13,8 0,6 8,8<br />
6 tirocinio V.A. 185 101 10 296<br />
V.R.% 62,5 34,1 3,4 100,0<br />
V.C.% 1,9 2,0 1,1 1,9<br />
7 autonomo V.A. 526 770 94 1.390<br />
V.R.% 37,8 55,4 6,8 100,0<br />
V.C.% 5,5 15,6 10,7 9,0<br />
Totale V.A. 9.586 4.950 878 15.414<br />
V.R.% 62,2 32,1 5,7 100,0<br />
V.C.% 100,0 100,0 100,0 100,0<br />
195<br />
APPENDICE 2
APPENDICE 2<br />
196<br />
Tab. A2.22 – Istat-gruppo di confronto: tipo di contratto e classe di età<br />
Classe di età<br />
Tipo di contratto 1 2 3 Totale<br />
fino a 24 da 25 a 34 35 e oltre<br />
1 salt./stag. V.A. 1.303 2.712 303 4.318<br />
V.R.% 30,2 62,8 7,0 100,0<br />
V.C.% 2,3 7,4 3,5 4,2<br />
2 dip. determ. V.A. 7.902 5.766 2.729 16.397<br />
V.R.% 48,2 35,2 16,6 100,0<br />
V.C.% 13,7 15,8 31,6 15,9<br />
3 dip. indeterm. V.A. 31.645 16.671 4.601 52.377<br />
V.R.% 60,4 31,8 7,8 100,0<br />
V.C.% 54,8 45,6 47,1 50,9<br />
4 Cfl V.A. 6.490 3.244 379 10.113<br />
V.R.% 64,2 31,8 7,8 100,0<br />
V.C.% 11,2 8,9 4,4 9,8<br />
5 apprendista V.A. 1.141 1.141<br />
V.R.% 100,0 100,0<br />
V.C.% 2,0 1,1<br />
6 autonomo V.A. 9.311 8.161 1.157 18.629<br />
V.R.% 50,0 43,8 6,2 100,0<br />
V.C.% 16,1 22,3 13,4 18,1<br />
Totale V.A. 57.792 36.554 8.629 102.975<br />
V.R.% 56,1 35,5 8,4 100,0<br />
V.C.% 100,0 100,0 100,0 100,0
Tab. A2.23 – Fse: tempo di inserimento e tipo di contratto<br />
Tipo di contratto<br />
Tempo di 1 2 3 4 5 6 7 Totale<br />
inserimento salt./ dip. dip. Cfl appren- tirocinio autostag.<br />
determ. indet. dista nomo<br />
1 V.A. 192 1.100 2.328 1.647 506 84 561 6.418<br />
entro i 6 V.R.% 3,0 17,1 36,3 25,7 7,9 1,3 8,7 100,0<br />
mesi V.C.% 28,2 35,7 47,9 51,4 39,5 31,0 42,6 43,7<br />
2 V.A. 171 965 1.245 887 393 71 377 4.109<br />
tra i 6 e i V.R.% 4,2 23,5 30,3 21,6 9,6 1,7 9,2 100,0<br />
V.C.% 25,1 31,3 25,6 27,7 30,7 26,2 28,6 28,0<br />
3 V.A. 319 1.020 1.283 668 382 116 380 4.168<br />
oltre i 12 V.R.% 7,7 24,5 30,8 16,0 9,2 2,8 9,1 100,0<br />
V.C.% 46,8 33,1 26,4 20,9 29,8 42,8 28,8 28,4<br />
Totale V.A. 682 3.085 4.856 3.202 1.281 271 1.318 14.695<br />
V.R.% 4,6 21,0 33,0 21,8 8,7 1,8 9,0 100,0<br />
V.C.% 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0<br />
Tab. A2.24 – Istat-gruppo di confronto: tempo di inserimento e tipo di contratto<br />
Tipo di contratto<br />
Tempo di 1 2 3 4 5 6 Totale<br />
inserimento salt./ dip. dip. Cfl appren- autostag.<br />
determ. indet. dista nomo<br />
1 V.A. 4.112 11.684 25.977 6.381 587 7.898 56.639<br />
entro i 6 V.R.% 7,3 20,6 45,9 11,3 1,0 13,9 100,0<br />
mesi V.C.% 95,3 71,3 50,1 64,3 51,4 49,6 56,9<br />
2 V.A. 3.450 15.670 2.700 554 4.987 27.361<br />
tra i 6 e i V.R.% 12,6 57,3 9,9 2,0 18,2 100,0<br />
12 mesi V.C.% 21,0 30,2 27,2 48,6 31,3 27,5<br />
3 V.A. 205 1.262 10.222 842 3.046 15.577<br />
oltre i 12 V.R.% 1,3 8,1 65,6 5,4 19,6 100,0<br />
mesi V.C.% 4,7 7,7 19,7 8,5 19,1 15,6<br />
Totale V.A. 4.317 16.396 51.689 9.923 1.141 15.931 99.577<br />
V.R.% 4,3 16,5 52,1 10,0 1,1 16,0 100,0<br />
V.C.% 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0<br />
197<br />
APPENDICE 2
APPENDICE 2<br />
198<br />
Tab. A2.25 – Fse: numero di addetti e tipo di contratto<br />
Tipo di contratto<br />
Numero 1 2 3 4 5 6 7 Totale<br />
addetti salt./ dip. dip. Cfl appren- tirocinio autostag.<br />
determ. indet. dista nomo<br />
1 V.A. 414 476 1.061 443 596 108 500 3.598<br />
fino a 5 V.R.% 11,5 13,2 29,5 12,3 16,6 3,0 13,9 100,0<br />
V.C.% 58,1 19,8 23,7 16,4 46,2 42,0 52,2 28,1<br />
2 V.A. 199 979 1.875 930 584 77 288 4.932<br />
da 6 fino V.R.% 4,0 19,8 38,0 18,9 11,8 1,6 5,8 100,0<br />
a 50 V.C.% 27,9 40,8 41,8 34,4 45,3 30,0 30,1 38,5<br />
3 V.A. 43 453 738 662 88 55 89 2.128<br />
da 51 a V.R.% 2,0 21,3 34,7 31,1 4,1 2,6 4,2 100,0<br />
250 V.C.% 6,0 18,9 16,5 24,5 6,8 21,4 9,3 16,6<br />
4 V.A. 57 493 812 671 21 17 80 2.151<br />
oltre 250 V.R.% 2,6 22,9 37,7 31,2 1,0 0,8 3,7 100,0<br />
V.C.% 8,0 20,5 18,1 24,8 1,6 6,6 8,4 16,8<br />
Totale V.A. 713 2.401 4.486 2.706 1.289 257 957 12.809<br />
V.R.% 5,6 18,7 35,0 21,1 10,1 2,0 7,5 100,0<br />
V.C.% 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0<br />
Tab. A2.26 – Istat-gruppo di confronto: numero di addetti e tipo di contratto<br />
Tipo di contratto<br />
Numero 1 2 3 4 5 6 Totale<br />
addetti salt./ dip. dip. Cfl appren- autostag.<br />
determ. indet. dista nomo<br />
1 V.A. 1.668 6.302 16.751 2.052 251 6.628 33.652<br />
fino a 5 V.R.% 5,0 18,7 49,8 6,1 0,7 19,7 100,0<br />
V.C.% 38,6 41,3 32,6 20,8 220,0 90,1 37,7<br />
2 V.A. 1.286 6.289 28.446 5.085 890 728 42.724<br />
da 6 a 50 V.R.% 3,0 14,7 66,6 11,9 2,1 1,7 100,0<br />
V.C.% 29,8 41,2 55,4 51,6 78,0 9,9 47,8<br />
3 V.A. 1.364 1.022 2.814 553 5.753<br />
da 51 a 250 V.R.% 23,7 17,8 48,9 9,6 100,0<br />
V.C.% 31,6 6,7 5,5 5,6 6,4<br />
4 V.A. 1.658 3.369 2.164 7.191<br />
oltre 250 V.R.% 23,1 46,9 30,1 100,0<br />
V.C.% 10,9 6,6 22,0 8,1<br />
Totale V.A. 4.138 15.271 51.380 9.854 1.141 7.356 89.320<br />
V.R.% 4,8 17,1 57,5 11,0 1,3 8,2 100,0<br />
V.C.% 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0
Tab. A2.27 – Fse: regione e condizione professionale<br />
Condizione professionale<br />
Regione 1 2 3 4 5 Totale<br />
occupato in cerca disoccupato studente altro<br />
di prima inattivo<br />
occupazione<br />
1 Piemonte V.A. 5.722 1.001 1.092 653 63 8.531<br />
V.R.% 67,1 11,7 12,8 7,7 0,7 100,0<br />
V.C.% 20,7 8,0 17,3 11,2 3,8 15,8<br />
2 Trentino V.A. 1.528 503 403 201 136 2.771<br />
Alto Adige V.R.% 55,1 18,2 14,5 7,3 4,9 100,0<br />
V.C.% 5,5 4,0 6,4 3,5 8,3 5,1<br />
3 Liguria V.A. 4.102 782 834 255 139 6.112<br />
V.R.% 67,1 12,8 13,6 4,2 2,3 100,0<br />
V.C.% 14,9 6,2 13,2 4,4 8,4 11,3<br />
4 Emilia V.A. 3.547 475 562 383 267 5.234<br />
Romagna V.R.% 67,8 9,1 10,7 7,3 5,1 100,0<br />
V.C.% 12,8 3,8 8,9 6,6 16,2 9,7<br />
5 Toscana V.A. 4.672 1.174 1.156 2.383 460 9.845<br />
V.R.% 47,5 11,9 11,7 24,2 4,7 100,0<br />
V.C.% 16,9 9,3 18,3 41,0 27,9 18,3<br />
6 Umbria V.A. 767 224 218 48 16 1.273<br />
V.R.% 60,3 17,6 17,1 3,8 1,3 100,0<br />
V.C.% 2,8 1,8 3,5 0,8 1,0 2,4<br />
7 Marche V.A. 1.193 325 294 276 144 2.232<br />
V.R.% 53,4 14,6 13,2 12,4 6,5 100,0<br />
V.C.% 4,3 2,3 4,7 4,7 8,7 4,1<br />
8 Lazio V.A. 6.074 8.089 1.741 1.615 423 17.942<br />
V.R.% 33,9 45,1 9,7 9,0 2,4 100,0<br />
V.C.% 22,0 64,3 27,6 27,8 25,7 33,3<br />
Totale V.A. 27.605 12.573 6.300 5.814 1.648 53.940<br />
V.R.% 51,2 23,3 11,7 10,8 3,1 100,0<br />
V.C.% 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0<br />
199<br />
APPENDICE 2
APPENDICE 2<br />
200<br />
Tab. A2.28 – Istat-gruppo di confronto: regione e condizione professionale<br />
Condizione professionale<br />
Regione 1 2 3 4 5 Totale<br />
occupato in cerca disoccupato studente altro<br />
di prima inattivo<br />
occupazione<br />
1 Piemonte V.A. 19.795 17.735 18.373 3.152 6.947 66.002<br />
V.R.% 30,0 26,9 27,8 4,8 10,5 100,0<br />
V.C.% 19,2 12,5 23,0 32,2 22,6 18,1<br />
2 Trentino V.A. 2.844 443 954 4.241<br />
Alto Adige V.R.% 67,1 10,4 22,5 100,0<br />
V.C.% 2,8 0,3 1,2 1,2<br />
3 Liguria V.A. 5.404 14.616 6.244 433 2.164 28.861<br />
V.R.% 18,7 50,6 21,6 1,5 7,5 100,0<br />
V.C.% 5,2 10,3 7,8 4,4 7,1 7,9<br />
4 Emilia V.A. 17.378 7.983 12.769 1.196 5.102 44.428<br />
Romagna V.R.% 39,1 18,0 28,7 2,7 11,5 100,0<br />
V.C.% 16,9 5,6 16,0 12,2 16,6 12,2<br />
5 Toscana V.A. 20.624 17.031 12.516 2.200 5.050 57.421<br />
V.R.% 35,9 29,7 21,8 3,8 8,8 100,0<br />
V.C.% 20,0 12,0 15,7 22,5 16,5 15,7<br />
6 Umbria V.A. 4.012 5.229 2.850 595 964 13.650<br />
V.R.% 29,4 38,3 20,9 4,4 7,1 100,0<br />
V.C.% 3,9 3,7 3,6 6,1 3,1 3,7<br />
7 Marche V.A. 10.123 5.842 4.767 151 1.510 22.393<br />
V.R.% 45,2 26,1 21,3 0,7 6,7 100,0<br />
V.C.% 9,8 4,1 6,0 1,5 4,9 6,1<br />
8 Lazio V.A. 22.795 72.843 21.264 2.051 8.938 127.891<br />
V.R.% 17,8 57,0 16,6 1,6 7,0 100,0<br />
V.C.% 22,1 51,4 26,7 21,0 29,1 35,0<br />
Totale V.A. 102.975 141.722 79.737 9.778 30.675 364.887<br />
V.R.% 28,2 38,8 21,9 2,7 8,4 100,0<br />
V.C. 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0
Tab. A2.29 – Fse: condizione professionale, classe di titolo e classe di età<br />
Classe Condizione<br />
di età professionale Classe di titolo<br />
1 2 3<br />
basso medio alto Totale<br />
1 fino a 24 0 in cerca V.A. 44.951 116.308 1.060 162.319<br />
V.R.% 27,7 71,7 0,7 100,0<br />
V.C.% 77,0 72,4 100,0 73,7<br />
1 occupato V.A. 13.395 44.397 57.792<br />
V.R.% 23,2 76,8 100,0<br />
V.C.% 23,0 27,6 26,3<br />
Totale V.A. 58.346 160.705 1.060 220.111<br />
V.R.% 26,5 73,0 0,5 100,0<br />
V.C.% 100,0 100,0 100,0 100,0<br />
2 da 25 a 34 0 in cerca V.A. 10.240 48.384 22.248 80.872<br />
V.R.% 12,7 59,8 27,5 100,0<br />
V.C.% 74,6 69,3 65,6 68,9<br />
1 occupato V.A. 3.488 21.407 11.660 36.555<br />
V.R.% 9,5 58,6 31,9 100,0<br />
V.C.% 25,4 30,7 34,4 31,1<br />
Totale V.A. 13.728 69.791 33.908 117.427<br />
V.R.% 11,7 59,4 28,9 100,0<br />
V.C.% 100,0 100,0 100,0 100,0<br />
3 35 e oltre 0 in cerca V.A. 6.943 9.468 2.314 18.725<br />
V.R.% 37,1 50,6 12,4 100,0<br />
V.C.% 69,0 66,8 74,1 68,5<br />
1 occupato V.A. 3.113 4.708 807 8.628<br />
V.R.% 36,1 54,6 9,4 100,0<br />
V.C.% 31,0 33,2 25,9 31,5<br />
Totale V.A. 10.056 14.176 3.121 27.353<br />
V.R.% 36,8 51,8 11,4 100,0<br />
V.C.% 100,0 100,0 100,0 100,0<br />
201<br />
APPENDICE 2
APPENDICE 2<br />
202<br />
Tab. A2.30 – Istat-gruppo di confronto: condizione professionale, classe di titolo e classe di età<br />
Classe Condizione<br />
di età professionale Classe di titolo<br />
1 2 3<br />
basso medio alto Totale<br />
1 fino a 24 0 in cerca V.A. 44.951 116.308 1.060 162.319<br />
V.R.% 27,7 71,7 0,7 100,0<br />
V.C.% 77,0 72,4 100,0 73,7<br />
1 occupato V.A. 13.395 44.397 57.792<br />
V.R.% 23,2 76,8 100,0<br />
V.C.% 23,0 27,6 26,3<br />
Totale V.A. 58.346 160.705 1.060 220.111<br />
V.R.% 26,5 73,0 0,5 100,0<br />
V.C.% 100,0 100,0 100,0 100,0<br />
2 da 25 a 34 0 in cerca V.A. 10.240 48.384 22.248 80.872<br />
V.R.% 12,7 59,8 27,5 100,0<br />
V.C.% 74,6 69,3 65,6 68,9<br />
1 occupato V.A. 3.488 21.407 11.660 36.555<br />
V.R.% 9,5 58,6 28,9 100,0<br />
V.C.% 25,4 30,7 34,4 31,1<br />
Totale V.A. 13.728 69.791 33.908 117.427<br />
V.R.% 11,7 59,4 28,9 100,0<br />
V.C.% 100,0 100,0 100,0 100,0<br />
3 35 e oltre 0 in cerca V.A. 6.943 9.468 2.314 18.725<br />
V.R.% 37,1 50,6 12,4 100,0<br />
V.C.% 69,0 66,8 74,1 68,5<br />
1 occupato V.A. 3.113 4.708 807 8.628<br />
V.R.% 36,1 54,6 9,4 100,0<br />
V.C.% 31,0 33,2 25,9 31,5<br />
Totale V.A. 10.056 14.176 3.121 27.353<br />
V.R.% 36,8 51,8 11,4 100,0<br />
V.C.% 100,0 100,0 100,0 100,0
Tab. A2.31 – Fse: settori e utilizzo conoscenze corso<br />
Utilizzo conoscenze corso<br />
Settori 1 sì 2 no Totale<br />
1 agricoltura/pesca/caccia V.A. 90 59 149<br />
V.R.% 60,4 39,6 100,0<br />
V.C.% 0,9 0,9 0,9<br />
2 industria estrattiva/manif. V.A. 2.875 1.571 4.446<br />
V.R.% 64,7 35,3 100,0<br />
V.C.% 28,9 24,5 27,2<br />
3 costruzioni/install. V.A. 373 277 650<br />
V.R.% 57,4 42,6 100,0<br />
V.C.% 3,8 4,3 4,0<br />
4 commercio/alberg. V.A. 1.796 1.527 3.323<br />
V.R.% 54,0 46,0 100,0<br />
V.C.% 18,1 23,8 20,3<br />
5 altri servizi privati V.A. 2.723 1.362 4.085<br />
V.R.% 66,7 33,3 100,0<br />
V.C.% 27,4 21,2 25,0<br />
6 pubblica ammin. V.A. 2.078 1.624 3.702<br />
V.R.% 56,1 43,9 100,0<br />
V.C.% 20,9 25,3 22,6<br />
Totale V.A. 9.935 6.420 16.355<br />
Tab. A2.32 – Fse: genere e codice corso<br />
V.R.% 60,7 39,3 100,0<br />
V.C.% 100,0 100,0 100,0<br />
Codice corso<br />
Genere 3.1 3.2.1 3.2.3 3.2.4 3.4 Totale<br />
disoccupati giovani giovani giovani pari<br />
di lunga uscita diplomati laureati opportunità<br />
durata scuola<br />
obbligo<br />
1 uomo V.A. 4.462 5.797 11.531 1.130 54 22.974<br />
V.R.% 19,4 25,2 50,2 4,9 0,2 100,0<br />
V.C.% 40,4 69,0 42,8 36,2 1,2 42,7<br />
2 donna V.A. 6.580 2.604 15.401 1.991 4.304 30.880<br />
V.R.% 21,3 8,4 49,9 6,4 13,9 100,0<br />
V.C.% 59,6 31,0 57,2 63,8 98,8 57,3<br />
Totale V.A. 11.042 8.401 26.932 3.121 4.358 53.854<br />
V.R.% 20,5 15,6 50,0 5,8 8,1 100,0<br />
V.C.% 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0<br />
203<br />
APPENDICE 2
APPENDICE 2<br />
204<br />
Tab. A2.33 – Fse: classe di età e codice corso<br />
Codice corso<br />
Classe di 3.1 3.2.1 3.2.3 3.2.4 3.4 Totale<br />
età disoccupati giovani giovani giovani pari<br />
di lunga uscita diplomati laureati opportunità<br />
durata scuola<br />
obbligo<br />
1 V.A. 3.161 7.663 19.828 136 1.709 32.497<br />
fino a 24 V.R.% 9,7 23,6 61,0 0,4 5,3 100,0<br />
V.C.% 28,6 91,2 73,7 4,4 39,2 60,4<br />
2 V.A. 5.670 603 6.393 2.882 1.750 17.298<br />
da 25 a 34 V.R.% 32,8 3,5 37,0 16,7 10,1 100,0<br />
V.C.% 51,4 7,2 23,8 92,3 40,1 32,1<br />
3 V.A. 2.207 135 692 105 900 4.039<br />
35 ed oltre V.R.% 54,6 3,3 17,1 2,6 22,3 100,0<br />
V.C.% 20,0 1,6 2,6 3,4 20,6 7,5<br />
Totale V.A. 11.038 8.401 26.913 3.123 4.359 53.834<br />
V.R.% 20,5 15,6 50,0 5,8 8,1 100,0<br />
V.C.% 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0<br />
Tab. A2.34 – Fse: titolo di studio e codice corso<br />
Codice corso<br />
Titolo di 3.1 3.2.1 3.2.3 3.2.4 3.4 Totale<br />
studio disoccupati giovani giovani giovani pari<br />
di lunga uscita diplomati laureati opportunità<br />
durata scuola<br />
obbligo<br />
1 nessun V.A. 97 352 61 510<br />
titolo/lic. V.R.% 19,0 69,0 12,0 100,0<br />
elem. V.C.% 0,9 4,2 1,4 1,0<br />
2 licenza V.A. 3.020 8.023 539 11.582<br />
media V.R.% 26,1 69,3 4,7 100,0<br />
V.C.% 27,6 95,7 12,6 21,6<br />
3 qualifica V.A. 1.640 7.926 168 9.734<br />
prof. V.R.% 16,8 81,4 1,7 100,0<br />
V.C.% 15,0 29,5 3,9 18,2<br />
4 diploma V.A. 4.450 18.940 2.823 26.213<br />
V.R.% 17,0 72,3 10,8 100,0<br />
V.C.% 40,7 70,5 65,8 48,9<br />
5 laurea/ V.A. 1.723 3.126 699 5.548<br />
dip. univ. V.R.% 31,1 56,3 12,6 100,0<br />
V.C.% 15,8 100,0 16,3 10,4<br />
Totale V.A. 10.930 8.375 26.866 3.126 4.290 53.587<br />
V.R.% 20,4 15,6 50,1 5,8 8,0 100,0<br />
V.C.% 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0
Tab. A2.35 – Fse: classe di titolo e codice corso<br />
Codice corso<br />
Classe di 3.1 3.2.1 3.2.3 3.2.4 3.4 Totale<br />
titolo disoccupati giovani giovani giovani pari<br />
di lunga uscita diplomati laureati opportunità<br />
durata scuola<br />
obbligo<br />
1 basso V.A. 3.117 8.375 600 12.092<br />
V.R.% 25,8 69,3 5,0 100,0<br />
V.C.% 28,5 100,0 14,0 22,6<br />
2 medio V.A. 6.090 26.867 2.991 35.948<br />
V.R.% 16,9 74,7 8,3 100,0<br />
V.C.% 55,7 100,0 69,7 67,1<br />
3 alto V.A. 1.723 3.126 699 5.548<br />
V.R.% 31,1 56,3 12,6 100,0<br />
V.C.% 15,8 100,0 16,3 10,4<br />
Totale V.A. 10.930 8.375 26.867 3.126 4.290 53.588<br />
V.R.% 20,4 15,6 50,1 5,8 8,0 100,0<br />
V.C.% 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0<br />
Tab. A2.36 – Fse: condizione professionale e codice corso<br />
Codice corso<br />
Condizione 3.1 3.2.1 3.2.3 3.2.4 3.4 Totale<br />
profes- disoccupati giovani giovani giovani pari<br />
sionale di lunga uscita diplomati laureati opportunità<br />
durata scuola<br />
obbligo<br />
1 occu- V.A. 5.968 5.134 12.143 2.167 2.194 27.606<br />
pato V.R.% 21,6 18,6 44,0 7,8 7,9 100,0<br />
V.C.% 54,0 61,0 45,0 69,2 50,2 51,2<br />
2 in cerca V.A. 1.010 1.207 8.942 640 775 12.574<br />
di prima V.R.% 8,0 9,6 71,1 5,1 6,2 100,0<br />
occupaz. V.C.% 9,1 14,3 33,2 20,4 17,7 23,3<br />
3 disoc- V.A. 3.014 955 1.311 194 827 6.301<br />
cupato V.R.% 47,8 15,2 20,8 3,1 13,1 100,0<br />
V.C.% 27,3 11,3 4,9 6,2 18,9 11,7<br />
4 stu- V.A. 678 859 3.748 85 445 5.815<br />
dente V.R.% 11,7 14,8 64,5 1,5 7,7 100,0<br />
V.C.% 6,1 10,2 13,9 2,7 10,2 10,8<br />
5 altro V.A. 386 268 816 44 133 1.647<br />
inattivo V.R.% 23,4 16,3 49,5 2,7 8,1 100,0<br />
V.C.% 3,5 3,2 3,0 1,4 3,0 3,1<br />
Totale V.A. 11.056 8.423 29.960 3.130 4.374 53.943<br />
V.R.% 20,5 15,6 50,0 5,8 8,1 100,0<br />
V.C.% 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0<br />
205<br />
APPENDICE 2
APPENDICE 2<br />
206<br />
Tab. A2.37 – Fse: codice corso e utilizzo conoscenze corso<br />
Utilizzo conoscenze corso<br />
Codice corso 1 sì 2 no Totale<br />
3.1. V.A. 3.530 2.251 5.781<br />
disoccupati di V.R.% 61,1 38,9 100,0<br />
lunga durata V.C.% 21,1 22,8 21,7<br />
3.2.1 V.A. 3.211 1.349 4.560<br />
giovani uscita V.R.% 70,4 29,6 100,0<br />
scuola obbligo V.C.% 19,2 13,6 17,1<br />
3.2.3. V.A. 7.320 4.713 12.033<br />
giovani diplomati V.R.% 60,8 39,2 100,0<br />
V.C.% 43,7 47,6 45,1<br />
3.2.4. V.A. 1.453 708 2.161<br />
giovani laureati V.R.% 67,2 32,8 100,0<br />
V.C.% 8,7 7,2 8,1<br />
3.4. V.A. 1.250 870 2.120<br />
pari opportunità V.R.% 59,0 41,0 100,0<br />
V.C.% 7,5 8,8 8,0<br />
Totale V.A. 16.764 9.891 26.655<br />
Tab. A2.38 – Fse: classe di età e titolo di studio<br />
V.R.% 62,9 37,1 100,0<br />
V.C.% 100,0 100,0 100,0<br />
Titolo di studio<br />
Classe di età 1 2 3 4 5 Totale<br />
nessun licenza qualif. prof. diploma laurea/<br />
titolo/lic. el. media dip. univ.<br />
1 fino a V.A. 124 8.450 8.335 15.256 156 32.321<br />
24 V.R.% 0,4 26,1 25,8 47,2 0,5 100,0<br />
V.C.% 24,3 73,1 85,9 58,3 2,8 60,4<br />
2 da 25 a V.A. 228 1.792 882 9.323 4.931 17.156<br />
34 V.R.% 1,3 10,4 5,1 54,3 28,7 100,0<br />
V.C.% 44,6 15,5 9,1 35,6 89,0 32,1<br />
3 35 e V.A. 159 1.316 484 1.593 453 4.005<br />
oltre V.R.% 4,0 32,9 12,1 39,8 11,3 100,0<br />
V.C.% 31,1 11,4 5,0 6,1 8,2 7,5<br />
Totale V.A. 511 11.558 9.701 26.172 5.540 53.482<br />
V.R.% 1,0 21,6 18,1 48,9 10,4 100,0<br />
V.C.% 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0
Tab. A2.39 – Fse: classe di età e classe di titolo<br />
Classe di titolo<br />
Classe di età 1 2 3 Totale<br />
basso medio alto<br />
1 fino a 24 V.A. 8.575 23.591 156 32.322<br />
V.R.% 26,5 73,0 0,5 100,0<br />
V.C.% 71,0 65,8 2,8 60,4<br />
2 da 25 a 34 V.A. 2.019 10.205 4.931 17.155<br />
V.R.% 11,8 59,5 28,7 100,0<br />
V.C.% 16,7 28,4 89,0 32,1<br />
3 35 e oltre V.A. 1.475 2.077 453 4.005<br />
V.R.% 36,8 51,9 11,3 100,0<br />
V.C.% 12,2 5,8 8,2 7,5<br />
Totale V.A. 12.069 35.873 5.540 53.482<br />
Per tutte le tabelle:<br />
V.R.% 22,6 67,1 10,4 100,0<br />
V.C.% 100,0 100,0 100,0 100,0<br />
Fonte: elaborazioni Isfol – Struttura di valutazione Fse su dati <strong>del</strong>le otto Amministrazioni titolari<br />
di PO e Istat – Microdati sulle forze di <strong>lavoro</strong>.<br />
207<br />
APPENDICE 2
INDICE<br />
GRAFICI,<br />
RIQUADRI,<br />
TABELLE,<br />
TAVOLE
I. L’ANALISI DEL TARGET<br />
Graf. 1.1 Classi d’età <strong>del</strong>la popolazione destinataria (Fse) e <strong>del</strong>la<br />
popolazione di riferimento Istat al 1997 e differenze assolute<br />
(valori percentuali) 26<br />
Graf. 1.2 Titolo di studio <strong>del</strong>la popolazione destinataria (Fse) e <strong>del</strong>la<br />
popolazione di riferimento e differenze assolute (valori<br />
percentuali) 29<br />
Graf. 1.3 Asse disoccupati di lunga durata: composizione per classi<br />
d’età <strong>del</strong>la popolazione destinataria Fse (valori percentuali)<br />
30<br />
Graf. 1.4 Asse disoccupati di lunga durata: titolo di studio <strong>del</strong>la<br />
popolazione destinataria Fse (valori percentuali) 31<br />
Graf. 1.5 Asse pari opportunità: titolo di studio <strong>del</strong>la popolazione<br />
destinataria Fse (valori percentuali) 35<br />
Tab. 1.1 Classi d’età <strong>del</strong>la popolazione destinataria (Fse) e <strong>del</strong>la<br />
popolazione di riferimento al 1997 (valori assoluti e percentuali)<br />
26<br />
Tab. 1.2 Titolo di studio <strong>del</strong>la popolazione destinataria (Fse) e<br />
<strong>del</strong>la popolazione di riferimento (valori assoluti e percentuali)<br />
28<br />
2. LA VALUTAZIONE DELL’IMPATTO DIRETTO SUI<br />
DESTINATARI DEGLI INTERVENTI FORMATIVI<br />
Graf. 2.1 Tassi di occupazione dei formati per profili (genere, età e<br />
livello d’istruzione) 41<br />
Graf. 2.2 Esito occupazionale gruppo dei formati e dei non formati<br />
(valori percentuali) 43<br />
Graf. 2.3 Andamento <strong>del</strong>la probabilità di trovare <strong>lavoro</strong> per profili<br />
(genere, età, titolo di studio e trattamento) 48<br />
Graf. 2.4 Assunzioni previste nel biennio 1997-98 nel Centro Nord<br />
per titoli di studio 50<br />
Graf. 2.5 Rappresentazione sul 1° e 2° asse fattoriale dei cluster<br />
relativi ai formati occupati 70<br />
Graf. 2.6 Rappresentazione sul 1° e 3° asse fattoriale dei cluster<br />
relativi ai formati occupati 71<br />
Riq. 2.1 Probabilità di trovare <strong>lavoro</strong> per profili (genere, età, titolo<br />
di studio e trattamento) 47<br />
Riq. 2.2 Gruppo di formati Fse – cluster 1 61<br />
Riq. 2.3 Gruppo di formati Fse – cluster 2 62<br />
Riq. 2.4 Gruppo di formati Fse – cluster 3 63<br />
Riq. 2.5 Gruppo di formati Fse – cluster 4 64<br />
Riq. 2.6 Gruppo di formati Fse – cluster 5 65<br />
Riq. 2.7 Gruppo di formati Fse – cluster 6 66<br />
Riq. 2.8 Gruppo di formati Fse – cluster 7 67<br />
Riq. 2.9 Gruppo di formati Fse – cluster 8 68<br />
Riq. 2.10 Gruppo di formati Fse – cluster 9 69<br />
211
212<br />
Riq. 2.11 Regione Sardegna – Influenza <strong>del</strong>le variabili genere, età,<br />
titolo di studio intervistato e titolo di studio genitori<br />
sulla probabilità di trovare <strong>lavoro</strong> (formati e non formati) 82<br />
Tab. 2.1 Confronto tra la condizione professionale dei formati e<br />
dei non formati 40<br />
Tab. 2.2 Confronto tra i tipi di contratto di <strong>lavoro</strong> dei formati e<br />
dei non formati occupati 53<br />
Tab. 2.3 Confronto tra la posizione professionale dei formati e dei<br />
non formati occupati 56<br />
Tab. 2.4 Regione Sardegna – Indagine esiti <strong>del</strong>la formazione –<br />
Tasso di sondaggio per subasse 72<br />
Tab. 2.5 Regione Sardegna – Indagine esiti <strong>del</strong>la formazione – Distribuzione<br />
per classi d’età e fonte <strong>del</strong> dato 73<br />
Tab. 2.6 Regione Sardegna – Indagine esiti <strong>del</strong>la formazione – Distribuzione<br />
per titolo di studio e fonte <strong>del</strong> dato 74<br />
Tab. 2.7 Regione Sardegna – Indagine esiti <strong>del</strong>la formazione –<br />
Mezzi di informazione sull’opportunità formativa 75<br />
Tab. 2.8 Regione Sardegna – Indagine esiti <strong>del</strong>la formazione – Distribuzione<br />
per condizione occupazionale e fonte <strong>del</strong><br />
dato 77<br />
Tab. 2.9 Regione Sardegna – Indagine esiti <strong>del</strong>la formazione –<br />
Condizione occupazionale per subasse 78<br />
Tab. 2.10 Regione Sardegna – Indagine esiti <strong>del</strong>la formazione – Distribuzione<br />
per tipo di contratto e fonte <strong>del</strong> dato 79<br />
3. L’ANALISI DEGLI ESITI OCCUPAZIONALI IN UN’OTTICA<br />
DI GENERE<br />
Graf. 3.1 Tempi di inserimento nel mercato <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong> per genere 95<br />
Graf. 3.2 Tipologia di contratto di inserimento per genere (cerchio<br />
esterno donne) 95<br />
Tab. 3.1 Distribuzione dei formati e <strong>del</strong>le formate Fse per titolo di<br />
studio (valori percentuali) 89<br />
Tab. 3.2 Esito occupazionale <strong>del</strong>le donne per tipologia di intervento<br />
– assi o misure (valori percentuali) 92<br />
4. LA COSTRUZIONE DEL QUADRO TEORICO<br />
DI RIFERIMENTO<br />
Graf. 4.1 Curva teorica <strong>del</strong>l’errore standard e valori osservati di<br />
<strong>del</strong>ta sui campioni regionali dei formati 116<br />
Riq. 4.1 Schema di rotazione <strong>del</strong> campione indagine trimestrale<br />
Istat sulle forze di <strong>lavoro</strong> 121<br />
Riq. 4.2 Determinazione <strong>del</strong> vettore x 126<br />
Riq. 4.3 Mo<strong>del</strong>lizzazione <strong>del</strong> processo di identificazione <strong>del</strong>la popolazione<br />
di riferimento e <strong>del</strong> gruppo di confronto Istat 130<br />
Riq. 4.4 Variabili e modalità di risposta – Variabili di struttura<br />
(informazione di tipo anagrafico e relative all’istruzione<br />
e formazione degli intervistati) 133
Riq. 4.5 Variabili e modalità di risposta – Variabili fondamentali<br />
(informazione che ricostruiscono la condizione <strong>del</strong>l’intervistato<br />
a 12 mesi di distanza da un’unica condizione di<br />
partenza di “persona in cerca di occupazione”) 134<br />
Riq. 4.6 Variabili e modalità di risposta – Variabili secondarie<br />
(informazione che ricostruiscono la tipologia d’inserimento<br />
lavorativo <strong>del</strong>l’intervistato in condizione di occupato<br />
a 12 mesi di distanza da un’unica condizione di partenza<br />
di “persona in cerca di occupazione”) 134<br />
Riq. 4.7 Gli indicatori utilizzati dall’Isfol - Struttura di valutazione<br />
Fse nell’analisi <strong>del</strong>l’impatto diretto <strong>del</strong>la formazione<br />
sui beneficiari 135<br />
Tab. 4.1 Rilevazione sugli esiti occupazionali dei formati – Tassi<br />
di sondaggio per titolare e asse (obiettivo 3 asse 1, 2 e 4) 113<br />
Tab. 4.2 Valori <strong>del</strong> <strong>test</strong> Z per la verifica <strong>del</strong>la differenza tra le frequenze<br />
<strong>del</strong> campione di formati e <strong>del</strong> gruppo di controllo 131<br />
APPENDICE 1<br />
Tav. A1.1 Verifica <strong>del</strong>la differenza tra le frequenze nelle distribuzioni<br />
dei sub aggregati uomo e donna (afferenti al<br />
gruppo Fse) 168<br />
Tav. A1.2 Le opzioni scelte per la regressione logistica 169<br />
Tav. A1.3 Le variabili selezionate 170<br />
Tav. A1.4 Output <strong>del</strong>la regressione logistica sulle 8 Regioni <strong>del</strong><br />
Centro Nord Italia 172<br />
Tav. A1.5 Output regressione logistica (formati e non formati) 8<br />
Regioni Centro Nord Italia 172<br />
Tav. A1.6 Le modalità <strong>del</strong>le variabili considerate 173<br />
Tav. A1.7 Output <strong>del</strong>la regressione logistica su dati Sardegna 174<br />
Tav. A1.8 Output regressione logistica (formati e non formati) Regione<br />
Sardegna 175<br />
Tav. A1.9 Le variabili attive 176<br />
Tav. A1.10 Le variabili illustrative 176<br />
Tav. A1.11 Istogramma dei primi valori propri 177<br />
Tav. A1.12 I contributi <strong>del</strong>le modalità attive sui primi 5 assi 178<br />
Tav. A1.13 La denominazione dei cluster individuati 179<br />
APPENDICE 2<br />
Tab. A2.1 Regione e fonte <strong>del</strong> dato 183<br />
Tab. A2.2 Genere e fonte <strong>del</strong> dato 183<br />
Tab. A2.3 Classe di età e fonte <strong>del</strong> dato 184<br />
Tab. A2.4 Titolo di studio e fonte <strong>del</strong> dato 184<br />
Tab. A2.5 Classe di titolo e fonte <strong>del</strong> dato 185<br />
Tab. A2.6 Condizione professionale e fonte <strong>del</strong> dato 185<br />
Tab. A2.7 Tipo di contratto e fonte <strong>del</strong> dato 186<br />
Tab. A2.8 Tempo di inserimento e fonte <strong>del</strong> dato 186<br />
Tab. A2.9 Posizione professionale ridotta e fonte <strong>del</strong> dato 187<br />
213
214<br />
Tab. A2.10 Numero addetti e fonte <strong>del</strong> dato 187<br />
Tab. A2.11 Settori (a 12 modalità) e fonte <strong>del</strong> dato 188<br />
Tab. A2.12 Settori (a 6 modalità) e fonte <strong>del</strong> dato 189<br />
Tab. A2.13 Fse: condizione professionale e genere 189<br />
Tab. A2.14 Istat-gruppo di confronto: condizione professionale e<br />
genere 190<br />
Tab. A2.15 Fse: condizione professionale e classe di età 190<br />
Tab. A2.16 Istat-gruppo di confronto: condizione professionale e<br />
classe di età 191<br />
Tab. A2.17 Fse: condizione professionale e classe di titolo 191<br />
Tab. A2.18 Istat-gruppo di confronto: condizione professionale e<br />
classe di titolo 192<br />
Tab. A2.19 Fse: tipo di contratto e genere 193<br />
Tab. A2.20 Istat-gruppo di confronto: tipo di contratto e genere 194<br />
Tab. A2.21 Fse: tipo di contratto e classe di età 195<br />
Tab. A2.22 Istat-gruppo di confronto: tipo di contratto e classe di<br />
età 196<br />
Tab. A2.23 Fse: tempo di inserimento e tipo di contratto 197<br />
Tab. A2.24 Istat-gruppo di confronto: tempo di inserimento e tipo<br />
di contratto 197<br />
Tab. A2.25 Fse: numero di addetti e tipo di contratto 198<br />
Tab. A2.26 Istat-gruppo di confronto: numero di addetti e tipo di<br />
contratto 198<br />
Tab. A2.27 Fse: regione e condizione professionale 199<br />
Tab. A2.28 Istat-gruppo di confronto: regione e condizione professionale<br />
200<br />
Tab. A2.29 Fse: condizione professionale, classe di titolo e classe di<br />
età 201<br />
Tab. A2.30 Istat-gruppo di confronto: condizione professionale,<br />
classe di titolo e classe di età 202<br />
Tab. A2.31 Fse: settori e utilizzo conoscenze corso 203<br />
Tab. A2.32 Fse: genere e codice corso 203<br />
Tab. A2.33 Fse: classe di età e codice corso 204<br />
Tab. A2.34 Fse: titolo di studio e codice corso 204<br />
Tab. A2.35 Fse: classe di titolo e codice corso 205<br />
Tab. A2.36 Fse: condizione professionale e codice corso 205<br />
Tab. A2.37 Fse: codice corso e utilizzo conoscenze corso 206<br />
Tab. A2.38 Fse: classe di età e titolo di studio 206<br />
Tab. A2.39 Fse: classe di età e classe di titolo 207