Vincenzo Marinelli

dipanate inquietudini di decenza morale. No, peggio che
andar di notte. Cerco aiuto nel dizionario, ma questo,
impietosamente, mi propone formule ancor più impegnative,
dicendo che la morale riguarda costumi, atti, pensieri
umani considerati rispetto al bene e al male.
Devo rassegnarmi. Il dizionario non mi vuole venire
incontro. Però – questo posso assicurarlo – il mio approccio
è proprio minimale. L’idea è quella di una ricerca di
coerenza nelle ordinarie cose della quotidianità, o almeno
in quelle che ti stanno più a cuore. Realizzare un minimo
comun denominatore di attenzione, di consapevolezza,
di fedeltà a te stesso.
Rifuggire da cattive inclinazioni e da opinioni prese a
prestito. Ma rifuggire anche da toni moralistici e, prima
ancora, non sentirti migliore degli altri. È già tanto riuscire
ad essere migliore del precedente te stesso, quando ti
rialzi da una caduta. La morale non è la lotta dei virtuosi
contro i reprobi, ma il provare ad essere pienamente te
stesso. “E ne seguirà, come la notte segue al giorno, che
non potrai essere falso per gli altri”, dice Polonio a Laerte.
Eccoci alla terza parte del libro: Polis. Poesie politiche.
Poesie contro, se volete. Sul loro sfondo c’è l’esperienza
che abbiamo vissuto tutti, in questi anni: la crisi di valori, la
transizione dalla “prima” alla “seconda” Repubblica, l’avvento
della telecrazia berlusconiana, la scarsa incisività
delle opposizioni, lo smarrimento del cittadino comune,
vessato da ingiustizie e soprusi di cui però non di rado è
vittima e complice al tempo stesso, per il rifiuto qualunquistico
della politica e il riflusso in un “particulare” mediocre
e magnaccione.
Qualche amico mi ha consigliato di tagliare questa
terza parte, che potrebbe apparire il frutto di un intento
partigiano, o “eccessivamente” partigiano. E non è man-
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