95 - Sciroeu de Milan

ACCADEMIA DEL DIALETTO MILANESE
SCIROEU de MILAN
Anno XV – Numero 95 – Gennaio/Febbraio 2013 – Registrazione del Tribunale di Milano N°789 del 24-12-1999
SOPRAVVISSUTI...
Se ci apprestiamo a leggere queste
poche righe e a sfogliare le pagine
del Sciroeu di gennaio 2013 allora
vuol dire che tutte le “furbe” profezie
Maya non si sono rivelate corrette.
Infatti, secondo la profezia Maya il 21
dicembre dello scorso anno si sarebbero
dovuti verificare alcuni sconvolgenti
episodi, più o meno catastrofici,
che avrebbero dovuto determinare
una sorta di discontinuità con il passato,
in senso storico e spirituale, se
non addirittura la catastrofe finale!
Questo evento viene collegato con il
riferimento temporale alla fine di uno
dei cicli il “b’ak’tun” del calendario
dei Maya.
Per mera precisione va detto che la
“profezia” in quanto tale, è priva di
alcun fondamento scientifico, dovrebbe
quindi essere di scarsa credibilità.
Ecco perché all’inizio dico “furbe”
intendendo per tali le varie manifestazioni
presentate attraverso i mass
media che sin qui ci hanno accompagnato,
parlandoci di questo evento.
Convinta della infondatezza di questa
profezia è anche Margherita Hack,
astrofisica di fama internazionale che,
smentendo queste “dicerie” ci mette
sull’avviso di una più concreta realtà,
rappresentata dall’asteroide “99942
Apophis” che nel 2036 potrebbe colpire
la terra se, nel frattempo, il gruppo di scienziati
che se ne sta occupando, non troverà la soluzione.
Per inciso Apophis era un dio egizio e significa il
“distruttore”.
Per ora non ci resta che leggerci in santa pace
il nostro Sciroeu che, insieme all’Accademia del
Dialetto Milanese, vi augura un 2013 ricco di salute
e di soddisfazioni.
Gianfranco Gandini

EDITORIALE
Sopravvissuti...
di Gianfranco Gandini
2 Sciroeu de Milan - Genar/Febrar 2013
SOMMARIO
PROGRAMMI E SEGNALAZIONI 3
L’imbarazzo della giustizia di fronte all’arte contemporanea
di Francesca Piragine
La Terra ha raggiunto i sette miliardi di abitanti
di Osmano Cifaldi
Luigi Medici
da “Letteratura dialettale milanese” di Claudio Beretta
IN CARTA 8
Ricordo di Nino Rota: un grande della colonna
sonora
di Osmano Cifaldi
MILAN... LA COGNOSSI? di Giorgio Moro Visconti
Piazza Costantino
SCIROEU DE LA PRÒSA
Mazzoleni, Villa Vanetti
LEGGIUU E SCOLTAA 17
VEDRINA DE LA BOTANICA a cura di Fior-ella
Funghi commestibili e tossici
N’hann faa pesg che Ravetta...
di Angela Turola Peirone
CUNTA SÙ di Ella Torretta
Cav de Marmo de Candoglia
SALUTE A MILANO di Filippo Bianchi
Il Buono e il Cattivo
FIRIFISS 27
1
4
6
7
10
11
12
21
22
23
25
Accademia
del Dialetto Milanese
Quote annue di adesione del 2013
Soci Aderenti da € 35,00
Soci Effettivi da € 52,00
Soci Sostenitori da € 180,00
SCIROEU de MILAN
Sciroeu de Milan è la rivista bimestrale
dell’Accademia del Dialetto Milanese.
La quota può essere versata su
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dell’Industria
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SCIROEU de MILAN
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Bimestrale fondato nel 1999
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Mario Scurati
Lucio Calenzani
Redazione: Edoardo Bossi,
Gianfranco Gandini,
Gino Toller Melzi, Ella Torretta,
Marialuisa Villa Vanetti
E-mail: redazione-sciroeu@libero.it
Hanno collaborato a questo numero:
Filippo Bianchi, Osmano Cifaldi,
Fior-ella, Francesca Piragine,
Angela Turola Peirone,
Giorgio Moro Visconti
Realizzazione e disegni di:
Marialuisa Villa Vanetti

APPONTAMENT E MANIFESTAZION:
PROGRAMMI
Sabato 12 gennaio h. 15.30 Sciroeu di Poetta
c/o C.A.I. Milano - Via Duccio di Buoninsegna 21
Sabato 2 febbraio h. 15.30 Sciroeu di Poetta
c/o C.A.I. Milano - Via Duccio di Buoninsegna 21
Manifestazion di amis
ADA LAUZI
“I AMIS DE LA POESIA”
ogni terzo lunedì del mese alle 15.30
presso la Sala Bleu della Parrocchia di San Protaso,
via Osoppo 2 - Milano
El Pontesell
Biblioteca Fra’ Cristoforo
via Fra’ Cristoforo 6 - Milano
dal 8 ottobre 2012 al 27 maggio 2013
XV Corso di Lingua e Cultura Milanese
strutturato su due percorsi con cadenza quindicinale
il Lunedì dalle 17.00 alle 19.15
Docenti: Paola Cavanna, Gianmaria Ferrari,
Gianfranco Gandini, Bianca Mancuso,
Pietro Passera, Mario Torchio
con la partecipazione di altri esperti.
Informazioni telefoniche dalle 17,00 alle 19,00
02 89530231 - 02 88465806 - 02 26145172
ATTENZIONE IMPORTANTE
Le riunioni del Sciroeu di Poetta
si terranno presso il
C. A. I. MILANO
VIA DUCCIO DI BONINSEGNA 21
Come di consueto il Sciroeu di Poetta
inizia alle 15,30
Vi aspettiamo numerosi
e con molte poesie
dal 25 ottobre 2012
Ella Torretta
ha ripreso le conversazioni
“Freguj de milanes”
quindicinalmente
il giovedì alle 15.30
ed alle 16.30
“Scrivemm in milanes”
Humaniter - via S. Barnaba, 48 - Milano
da Ottobre
Gino Toller Melzi
conversazioni
“Storia di Milano”
il giovedì dalle 16.30 alle 17.30
UNITRE - via Ariberto 11 - Milano
RADIO MENEGHINA
Radio Meneghina, è diretta da Tullio Barbato, trasmette 24 ore su 24 in FM sulla frequenza 91.950 megahertz.
Produce settimanalmente 112 programmi presentati da 136 conduttori. Trasmette diverse ore al giorno notiziari, i
principali alle 12.00, 13.20, 19.00 ai quali collaborano Luca Barbato, Giovanna Ferrante, Michaela Barbato e Lorenzo
Barbato. Approfondisce ogni materia nella fascia della “università” (15.00). Radio Meneghina è l’emittente che
riserva il maggiore spazio alla produzione dialettale di canzoni, poesie, prose, specialmente negli orari del “Milanese”
(12.30).
Radio Meneghina: Via Biancardi 6 Milano - Tel-Fax 02 48518913 - e-mail: segreteria@radiomeneghina.it
Si ascolta anche via Internet: è sufficiente sintonizzarsi con il sito dell’emittente www.radiomeneghina.it
Sciroeu de Milan -Genar/Febrar 2013 3

4 Sciroeu de Milan - Genar/Febrar 2013
ACCADEMIA
L’imbarazzo del giurista di fronte all’arte contemporanea
di Francesca Piragine
Ogni qualvolta ci si accinga a discutere del complesso
rapporto tra arte e diritto si è costretti inevitabilmente
a constatare che, nonostante entrambe rappresentino
espressioni di civiltà, i due mondi non sono
vicini di casa.
Arte e diritto sono universi immensamente distanti
che parlano lingue difficilmente riconoscibili. Ambiti
che si informano a principi così poco conciliabili
tra loro da considerarsi in molti casi addirittura antitetici.
Non sono necessarie competenze specifiche in
nessuno dei due settori per comprendere che l’arte
non accetta limiti e che il diritto si alimenta di quelli.
Ciò non esclude che le due fenomenologie possano
intrecciarsi, che tra loro possa crearsi un contatto.
Anzi, questo è inevitabile nel momento in cui si accendono
conflitti che fanno ingresso nelle aule giudiziarie
e che mettono a dura prova le abilità interpretative
dei giudici, oltre a stimolare vivaci dibattiti tra
operatori del settore e in molta opinione pubblica.
Il diritto è interessato all’arte e cerca, sempre più a livello
internazionale, di regolarne i molteplici risvolti.
Tra questi ve n’è uno sicuramente prioritario: si
tratta della qualificazione giuridica dell’opera d’arte
contemporanea.
In Italia, le questioni che ruotano intorno all’identità
di una creazione artistica e all’esclusiva della sua
paternità rientrano nella disciplina del diritto d’autore,
un istituto giuridico che trova il suo fondamento
normativo nella L.633/1941 ma che ha origini molto
lontane nel tempo. Fin dai primi articoli del testo legislativo
appare evidente che l’arte alla quale il legislatore
si riferisce è quella classica, quella che si
conforma ai concetti di artista-soggetto e di operaoggetto,
quella incentrata sulla relazione tra ideazione
ed espressione materiale che la realizza. Questo
principio, che ha la sua genesi nella Convenzione di
Berna del 1886, è confermato in modo inequivocabile,
dalle modifiche normative che la L.633 ha subito
negli ultimi decenni.
L’intento della normativa italiana (simile a quella
di molti altri paesi europei) non è quello di tutelare
l’idea in sé, ma l’intuizione estrinsecata e manifestata
nel supporto che la contiene, nel prodotto che la
materializza. La conseguenza di ciò è che il diritto
tutela solo opere originali e autentiche; ove difettino
tali requisiti non esiste opera d’arte, non
esiste tutela.
La legge sul diritto d’autore si riferisce esclusivamente
alle opere dell’ingegno di carattere creativo
garantendo diritti morali ed economici al suo autore.
Per quanto riguarda le arti figurative, essa elenca a titolo
esemplificativo le opere della scultura, della pittura,
dell’arte del disegno, dell’incisione e delle arti
figurative similari compresa la scenografia; l’oggetto
di tutela è sempre un’idea materializzata in qualunque
forma espressiva, mai un’idea tout court.
Come qualificare, allora, tutte quelle espressioni creative
che esulano dal supporto materiale e che sempre
più caratterizzano il panorama artistico contemporaneo?
Il dibattito, ponendo l’attenzione sui concetti di
idea e di forma, è di natura filosofica ancor prima che
giuridico.
A ben vedere, già a partire dalle prime opere concettuali
si riconosce valore artistico alla sola idea
espressa. E si giunge ad accettare che tale idea possa
non essere contenuta stabilmente in un supporto.
Se pensiamo alle “Zone di sensibilità pittorica immateriali”
ideate da Yves Klein negli anni Cinquanta,
non possiamo che concludere che l’artista francese
non voleva rappresentare oggetti, ma l’assenza di
essi. Egli voleva che si sperimentasse il Vuoto. E lo
vendeva…in spazi cittadini, in cambio di oro, che
poi, per ripristinare una sorta di “ordine naturale”
gettava nella Senna.
Tino Sehgal, Turbine Hall, Tate Modern, Londra

E così sorge spontaneo chiederci: è lecito parlare di
opera-oggetto nei confronti di tutte quelle creazioni
artistiche caratterizzate da uno stretto legame con
l’ambiente che le ospita e che sono comunemente
conosciute come “site specific”? E che dire delle forme
d’arte contemporanea come gli happening e le
performance? Dove sta il supporto, dove la materia
nei “tableaux vivants” con cui Tino Sehgal mette il
pubblico di fronte a situazioni insolite interpretate da
attori, ballerini e persino dagli stessi spettatori?
Le performance, in particolare, sono una delle manifestazioni
contemporanee più interessanti. Si tratta
di pratiche artistiche che coinvolgono il corpo dell’artista
e spesso anche quello dello spettatore. Esse
creano un impatto immediato.
E si manifestano come azioni che si svolgono nel
tempo e nello spazio innescando
una relazione tra artista e
pubblico: tutto è incentrato sul
processo che diventa esso stesso
l’opera. Spesso la performance
viene utilizzata come strumento
per denunciare un fenomeno
o una situazione di degrado. Il
performer Augusto de Luca nell’estate
del 2011 trasforma le
vie di Napoli, piene di buchi, in
un campo di golf per denunciare
il pessimo stato dell’asfalto.
Rispetto all’imbarazzo del diritto
di fronte a tali espressioni
creative poco clamore farebbe
oggi il caso Brancusi. Negli
anni Venti l’artista si vide coinvolto
in una lite giudiziaria volta
a far riconoscere come opera
d’arte il suo “Bird in Space”, un
manufatto in bronzo dalle forme
altamente stilizzate. Al noto
scultore, che sbarcava a New
York in compagnia di Duchamp e della sua opera,
non fu applicata dal funzionario della dogana l’esenzione
del dazio per le opere d’arte. La sua scultura
non era stata riconosciuta come opera d’arte. Brancusi
intentò una causa e la vinse perché i giudici, nonostante
nel tariffario doganale mancasse un criterio
ACCADEMIA
di qualificazione delle opere artistiche, riconobbero
in quello strano oggetto, che poco assomigliava ad
un uccello, una materia e in Brancusi il suo autore.
C’era il supporto, c’era l’artista e il collegamento tra
l’opera e l’ideazione dell’artista.
Non così per moltissimi casi giudiziari odierni, alle
prese con un’arte che si spinge in modo sempre più
deciso verso la smaterializzazione dell’opera. Di
fronte a queste tendenze dell’arte contemporanea
l’attività interpretativa spesso non è sufficiente, non
basta a colmare le lacune giuridiche; così che lentamente
si fa strada un nuovo diritto d’autore che
accolga i principi della dottrina d’oltreoceano, più
incentrati sul potere discrezionale del giudice. Parallelamente
si prende atto che la disciplina del diritto
d’autore, pur estesa ed estensibile, non può snaturarsi
e sconfinare in qualcosa
di totalmente diverso.
Se il diritto rimane un po’
spiazzato, non altrettanto
vale per l’arte che evolve
in nuove sperimentazioni e
inventa anche gli strumenti
per sopperire ai vuoti legislativi
e alla rigidità delle
categorie giuridiche. Così,
ad esempio, per garantire
la venuta in essere di una
performance artistica si
usa filmarla o registrarla e
si può ricorre alla figura
del notaio che ne certifica
l’autenticità.
Comunque la si voglia affrontare,
la questione è
complessa e necessita di un
confronto tra giuristi e ope-
“Bird in space”, Constantin Brancusi
ratori del settore. Un dato,
però, è incontestabile: l’arte
non si ferma, in quanto
espressione dell’intelletto e dell’animo umano essa
è, e vuole, rimanere libera. Il diritto ha il dovere di
comprenderla, proteggerla e garantirne le sue molteplici
forme espressive. Deve correrle dietro… ma
fatica e arriva sempre in ritardo. Non potrebbe essere
diversamente.
Sciroeu de Milan - Genar/Febrar 2013 5

6 Sciroeu de Milan - Genar/Febrar 2013
ACCADEMIA
La Terra ha raggiunto i sette miliardi di abitanti
All’orizzonte una razza d’immortali verso i 130 anni di vita
di Osmano Cifaldi
Il 31 ottobre scorso è nata in India una bimba, la sette
miliardesima abitante di questa nostra vecchia Terra.
La bambina numero sette miliardi è una attribuzione
dell’Ufficio demografico dell’ONU.
La popolazione mondiale tocca un nuovo record e le
previsioni parlano di un otto miliardesimo pargoletto
che nascerà fra il 2025 ed il 2030.
La vita media in Europa (Russia a parte), USA, Canadà,
Australia, Giappone, Nuova Zelanda, ha superato
ormai gli 80 anni, mentre in Africa è di poco più
di 50 anni, nelle rimanenti parti del mondo è dai 65
ai 70 anni.
Ma ci siamo mai chiesti che probabilità di vita avrà
quel piccolo essere umano nato in questi giorni?
Il desiderio di Prometeo, che contro il volere degli
Dei aveva voluto liberare l’uomo dalla ineluttabilità
della morte, sembra realizzarsi.
Nel silenzio dei laboratori di biogenetica molecolare
dei principali istituti scientifici d’Europa, USA e
Giappone i ricercatori frugando tra i geni delle cellule
hanno forse trovato il modo di allungare la vita
in maniera sorprendente. Senza vendere l’anima al
diavolo il mito di Faust sta realizzandosi. La rivista
americana “Science” sostiene che l’aumento della
vita media marcia a un ritmo di un anno ogni cinque
anni. E questo ci fa pensare di raggiungere fra 50
anni il livello, impensabile fino a ieri, del secolo di
vita media e nel 2120 i 130 anni di vita.
Si sta quindi per profilare la costruzione di una razza
d’immortali in grado di vivere molto più a lungo della
vita media attuale. Le vicende dei Patriarchi della
Bibbia che raggiungevano età incredibili come Matusalemme
che si spense a 989 anni, sembra riproporsi
sorprendentemente.
E pensare che 5.000 anni fa la vita media era di 18
anni. In epoca romana si raggiungevano a malapena
i 40 anni. Mille anni fa la vita media era calata a
27 anni. Sul finire del secolo scorso raggiunse i 50
anni.
Un progresso che sbalordisce che molto dipende dalle
migliorate abitudini igieniche, una qualche salubrità
ambientale, regimi alimentari più accorti, terapie
mediche innovative e prevenzioni. Però non si rimane
poi tanto indifferenti all’influenza della preghiera
e della meditazione. Infatti i religiosi, i pensatori, gli
artisti, i letterati, in genere vivono più a lungo delle
altre categorie di persone.
Ma la lotta contro l’invecchiamento è condotta soprattutto
nel campo della ricerca scientifica che fa
aumentare gli strumenti per riparare i danni di un
corpo e di un cervello che accusano l’usura del tempo.
Così come l’impiego delle cellule staminali che
potrebbero servire a produrre cellule da reintrodurre
nell’ammalato colpito da patologie degenerative
come l’Alzheimer, il parkinson, la cirrosi epatica, la
sclerosi multipla, l’artride reumatoide, la tetralgia, la
polio, la SLA.
Dunque sono ormai alle porte i cuori artificiali alimentati
da minuscole batterie, i fegati ritagliati da
donatori viventi e poi trapiantati, orecchi bionici e
trapianti di diversi organi eseguiti contemporaneamente,
ossa di ricambio realizzate con coralli, lenti
intraoculari e microchip per ridare la vista, piastre
di titanio per sostituire parti del cranio, giunture di
plastica e speciale metallo per rimpiazzare gomiti,
ginocchia, spalle e dita.
Siamo alla vigilia di considerare la vecchiaia in modo
nuovo evitando di basarla, come è all’oggi, esclusivamente
su leggi strettamente fisiche.
Il tempo, considerato il vero elemento dell’invecchiamento,
potrà presto diventare un fattore relativo.
Fermi restando i fattori frenanti l’allungamento
della vita media, cioè il fumo, l’alcol, lo smog, le
radiazioni, i rifiuti industriali ed il mal controllo dell’alimentazione.
Ma come si potrà vivere ancora più a lungo non tenendo
in gran conto questi moderni Cavalieri dell’Apocalisse?

Luigi Medici
ACCADEMIA
da “LETTERATURA DIALETTALE MILANESE” di Claudio Beretta
Così ci introduce il prof Claudio Beretta nella sua Letteratura, alla figura del Medici,
“Luigi Medici è nato a Milano nel 1888, da antica famiglia milanese. Dopo il ginnasio e il liceo, compiuti
presso il Parini, si laurea in legge nel 1912 all’Università di Pavia. Partecipava come soldato semplice, nel
1915, alla prima guerra mondiale. Nel 1916 sposava Felicita Incisa di Macerana.
Nel 1920 si laurea anche in Filosofia alla regia Accademia Scientifico-Letteraria di Milano e, per un decennio
insegnò filosofia ai licei Manzoni, Dante e al Calchi-Taeggi.
Esercitò contemporaneamente per oltre un trentennio la professione di avvocato negli studi del Prof. Porro,
dell’avv. Foà (dove assistette Umberto Giordano, Ruggero Ruggeri, Betrone, la Melato ed ebbe a discutere su
questioni di diritto con Carnelutti).
....
MÌ SONT LA MARTESANA
Mì sont l’acqua manzoniana
che ven giò dal Resegon;
el sent nò che odor de bon
de Brianza bonna e sana?!
El sent nò che odor de “breva”
ciara e fresca e de “tivan”
che ghe pòrti giò a Milan?
Che la gòda che la beva!...
Sont on brasc de l’Adda veggia
de “quell ramm del Lagh de Còmm”
el sent minga quanti nomm
de memori in l’acqua freggia?
Pescarenigh, Renz, Lusia,
Fraa Cristofen, Fraa Galdin
Lecch che truscia e ’l San Martin
che ’l ghe sta de sora via...!
Brivi, nid de filandér
cont in coo i ragger d’argent;
Trezz sui sbroff de la corrent
che se sfrangia tra i ceppér;
Vaver ciar, col Melz in sogn,
e Leonard e la Gioconda
tutta bella fresca e tonda
nel smerald di sò marogn;
IO SONO LA MARTESANA
Sono l’acqua manzoniana
che vien giù dal Resegone;
non sente che buon odore
di Brianza buona e sana?
Non sente che odore di “breva”
chiara e fresca e di “tivano”
che porto giù fino a Milano?
Che la goda, che la beva!...
Sono un braccio dell’Adda vecchia,
di “quel ramo del lago di Como”
non sente quanti nomi di memorie
in quest’acqua fredda?
Pescarenico, Renzo, Lucia,
Fra’ Cristoforo, Fra’ Galdino,
Lecco che si affanna
e il San Martino che lo sovrasta!
Brivio, nido di donne della filanda
con in testa le raggiere d’argento;
Trezzo sugli spruzzi della corrente
che si sfrangia tra i ceppi di rocce;
Vaprio chiaro col Melzi in sogno,
e Leonardo e la Gioconda
tutta bella fresca e tonda
nello smeraldo dei suoi stagni;
Continua a pag. 20
Sciroeu de Milan - Genar/Febrar 2013 7

Quando si è certi dei propri mezzi, quando non si
teme ma si rispetta, quando l’unione fa la forza e...
voilà, a dispetto di chi vuole che la lingua milanese
sia “in estinzione” nasce un’opera ricca di una particolare
forza emotiva che incuriosisce, coinvolge,
attanaglia.
Enrica e Paola entrano in competizione ma solo apparentemente
tra loro perché in realtà “El Diavol
e l’Acquasanta” rappresenta più una sfida verso se
stesse, rivolta all’intimo di ciascuna.
Prendo in prestito l’incipit della presentazione di
Bianca Mancuso “Paola ed Enrica, due gemme di
diverso colore ma ugualmente preziose e racchiuse
nello stesso scrigno....”
Bellissimo concetto che mi permetto di ampliare
considerando “lo scrigno” non solo il libro che racchiude
le liriche delle due Poetesse ma anche el nòst
bell parlà in lengua milanesa da doe se pò trà foeura
qualsesia forma de poesia, e de prosa.
Ed è attingendo da questo scrigno che Paola Cavanna
ed Enrica Cortellezzi Parmigiani hanno dato vita al
loro scrigno personale.
8 Sciroeu de Milan - Genar/Febrar 2013
IN CARTA
Le radici di un albero rappresentano per l’albero stesso il
suo ieri, l’oggi e il suo domani.
Ai mè gent de ier
d’incoeu
e de doman
È con questo concetto che Anna Maria Radice ci introduce
nel suo “RADIS”, una raccolta di liriche che scaturiscono
dalla fantasia e dalle emozioni e dalle esperienze
della poetessa che, da diverso tempo, frequenta il Laboratorio
di Poesia tenuto da Paola Cavanna, in seno al “Pontesell”.
Un’altra dimostrazione che il nostro dialetto, che purtroppo
fatica ad assurgere al “rango” ben meritato di lingua, è
vivo, parlato e scritto da una pluralità di persone, tale da
far ben sperare nel suo mantenimento futuro.
L’augurio e lo sprone ad Anna Maria è di non fermarsi
ma di guardare al futuro, come lei stessa indica rivolta
ai sò gent, per regalarci ancora una sua silloge in lingua
milanese.

“ A vottant’ann, succed, l’è minga on cas,
che on òmm el sia stracch de pessegà,
però Tì t’el see ben, l’è on stracch che pias!!
IN CARTA
È così che Antonio Dossena, socio effettivo ed ex consigliere
della Accademia del Dialetto Milanese, la pensa sul
raggiungimento degli ottant’anni.
E lui, Antonio, tutto pensava fuorché di vedere raccolte
le sue liriche in un libro che titola “Voraria vess farfalla”
che i suoi cari a mo’ di sorpresa e di regalo per il suo compleanno
gli hanno fatto trovare, tantè che lui, Antonio,
che con la penna ha sempre dimostrato dimestichezza, ha
tradotto la sua emozione in un sonetto:
Grazie per el librètt
L’è stada verament ona sorpresa
vedè el librètt de la Farfalla,
e pensà che sta vòstra impresa,
el sia pròppi ’ cas de cinquantalla.
On’idea nassuda senza pretesa,
e senza che sia trepanaa ona cialla,
che m’ha faa piasè e hoo ben compresa,
missa lì con tant de martingalla.
L’è inscì che gh’hoo avuu l’ispirazion
che la m’haa suggerii de fà sto sonett,
cont i oeucc velaa d’on gran gotton.
Pur cont el coeur ben sgonfi de dilètt,
e ringraziav, con gioia e commozion,
per la Farfalla che vola sul librètt!
Grazie Antonio per le tue liriche che non debbono assolutamente
fermarsi agli ottant’anni ma che devono
proseguire per altri... ...t’anni!!!!
La Redazione
XXXVIII concorso di poesia in dialetto lombardo “Francesco De Lemene”
È indetto il concorso di poesia dialettale
al quale è possibile partecipare con una sola poesia che dovrà essere indirizzata a
Compagnia Dialettale “I SOLITI” , Segreteria del Premio “F. DE LEMENE”
Via Roma 9 - 26836 Montanaso Lombardo (LODI)
La poesia non dovrà superare i 30 versi
La scadenza è fissata per il 10 FEBBRAIO 2013
Per ogni ulteriore informazione
Tel. 0371 68590 oppure cecuferrari@tiscali.it
Sciroeu de Milan - Genar/Febrar 2013 9

10 Sciroeu de Milan - Genar/Febrar 2013
ACCADEMIA
Ricordo di Nino Rota: un grande della colonna sonora
di Osmano Cifaldi
Nino Rota, il prolifico musicista milanese a cent’anni
dalla nascita; per almeno 40 anni ha creato le
colonne sonore di 150 film ottenendovi un successo
strepitoso. Non solo. Il maestro Rota compose pure
musica da concerto, per opere teatrali e musica sacra
per oltre 300 titoli.
Chi non ricorda lo splendido sonoro musicale che
accompagnava i film di Fellini e Visconti quali “La
dolce vita - la Strada - Otto e mezzo - I vitelloni -”
ed “Il Padrino” di Francis Coppola con cui vinse nel
1975 l’Oscar per la migliore colonna sonora?
Fu un compositore precoce. Appena dodicenne compose
l’oratorio “L’infanzia di Giovanni Battista” che
i critici definirono frutto di un piccolo genio emulo
di Mozart.
Rota respirava la musica e si nutriva quotidianamente
della stessa assieme al suo compagno
di Conservatorio Giancarlo Menotti. I due prodigiosi
giovani erano ormai considerati Rota
come il nuovo Beethoven e Menotti come il
novello Mascagni. Le strade dei due maestri si
congiunsero in America nelle aule dell’Istituo
Musicale di Philadelfia, ove perfezionarono i
loro studi sotto l’aulica protezione di Arturo
Toscanini.
Le colonne sonore di Rota nascevano durante
scrupolosi e lunghi colloqui con i registi i cui
film una volta terminati, li visionava solo dopo
che la sua musica vi era stata definitivamente
inserita.
Il maestro milanese fu il più rapido e armonioso
compositore moderno che si conosca.
Disinvolto padrone della tastiera, trasferì con
incredibile scioltezza la sua scintilla creativa al
pianoforte come rapito dalla sua musa.
Visse tra Bari - Roma - Milano. Nella città lombarda
frequentava il salotto di Emilio Cecchi
ove incontrava e si confrontava con i letterati
Ungaretti e Moravia.
A Bari fu per lungo tempo direttore del Conservatorio
di musica “Niccolò Paganini” ove scoprì una giovane
promessa che in seguito diventò un talentuoso
direttore d’orchestra: Riccardo Muti.
Nino Rota fu un convinto divulgatore della musica
perché, sosteneva, si rivolge a tutti, poveri e ricchi,
potenti e umili, felici ed infelici.
La musica fu per il grande Rota un misterioso privilegio
elargito all’animo umano come un solenne,
potente ed esaltante messaggio al senso del bello.

Piazza Costantino
di Giorgio Moro Visconti
ACCADEMIA
MILAN... LA COGNOSSI? a cura di Giorgio Moro Visconti
“Noi, dunque, Costantino Augusto
e Licinio Augusto abbiamo
ritenuto di accordare ai cristiani
e a tutti gli altri la libertà di seguire
la religione che ciascuno
crede, affinché la divinità che sta
in cielo, qualunque essa sia a noi
e a tutti i nostri sudditi dia pace e
prosperità”. Se c’è una parola che
può sintetizzare una fondamentale
aspirazione del mondo questa è
la tolleranza religiosa. A Palazzo
Reale di Milano dal 25 ottobre
2012 al 17 marzo 2013 la mostra
“Costantino 313 d.C.”, a cura di
Paolo Biscottini e Gemma Sena
Chiesa, che ha curato il catalogo
(ed. Electa, 2012) e scrive: “Una
mostra d’archeologia e d’arte, per
non essere effimera, deve potersi confrontare con la
storia e ridarci il senso del passato. È proprio attraverso
le opere reali, gli oggetti e le immagini, che
riusciamo a comprendere meglio avvenimenti, persone,
ideali di un mondo che non sempre gli storici
possono trasmetterci nella sua complessità. Seguendo
dunque il racconto storico, ma riproponendo anche
i segni dell’arte, della società e del vivere quotidiano,
i capolavori radunati nella
mostra Costantino 313 d.C. ci consentono
di riflettere su una data, il
313 d.C., che ha in sé il significato
di una prodigiosa svolta tra mondo
antico e post-antico; su una città
sede imperiale, Mediolanum; ma
anche sulla nuova Roma dell’età
costantiniana; su un simbolo, il
Cristogramma, che evoca il nome
di Cristo vincitore della morte; su due personaggi imperiali
di straordinaria grandezza storica, Costantino
ed Elena. Nello stesso tempo la mostra vuole documentare,
attraverso gli oggetti reali, due mutamenti
epocali della storia: la diffusione del cristianesimo
nell’Impero romano e l’alba di una nuova Europa
ben testimoniata dai percorsi “europei” di Costantino
(dall’Illirico alla Britannia, da Treviri a Milano
e Roma) e caratterizzata da una unità culturale mai
più ripropostasi”. L’arcivescovo
di Milano, Cardinale Angelo
Scola, scrive che “Costantino fu
una figura complessa- detestato
dai pagani e guardato con diffidenza
dai cristiani - vittima di
letture contrapposte, fin da quando
era ancora in vita. La figura di
Elena, invece, cui viene dedicata
un’intera sezione della mostra,
fu da subito un fulgido esempio
di grandezza umana e cristiana.
Per come seppe coniugare potere
e santità, la sua vicenda potrebbe
a buon diritto rientrare nell’elenco
delle donne forti della
Bibbia”. La piazza milanese dedicata
a Costantino è all’incrocio
di via Padova. Raffaele Bagnoli,
nella sua opera “Le strade di Milano”, 1970, pag.
412 (a proposito, nessuna via gli è stata dedicata)
scrive sul citato celebre editto del 13 giugno 313:
“La nostra città lega il proprio nome a questo grande
atto che mutò la condizione dei cristiani, restituì
al debito onore il culto al vero Dio, bandì l’esilio e
le persecuzioni lasciando piena libertà di fabbricare
chiese... Dall’originale del monumento in marmo di
Costantino, che campeggiava nella
gloria del Campidoglio, fu tratto
nel 1937 il gesso per la fusione
in bronzo della bellissima statua
che si eleva dall’alto basamento al
centro del pittoresco e suggestivo
sagrato della Basilica di San Lorenzo.
L’inaugurazione di questo
monumento era destinata a suggellare
con una delle consuete parate,
le manifestazioni del bimillenario Augusteo ed a
consacrare i lavori di isolamento dell’antica insigne
basilica, promossi da Mussolini con il concorso della
Società Edison. Ma il precipitare degli eventi ritardarono
lo scoprimento di quel monumento che inopinatamente
e, di nascosto, venne privato della iscrizione
laudativa posta sul basamento; quindi rimase coperto
e celato in un grande cassone di legno.
Continua a pag. 26
Sciroeu de Milan - Genar/Febrar 2013 11

Compliment tra la Terra e la Luna
Augusto Mazzoleni
Notaben:
Nel calendari del Sciroeu, de l’Accademia del dialett
Milanes, se ricorda per la domenica del 6 de magg de
’st ann 2012, ona Santa Giuditta e insèma che a nòtt
ghe sarà la Luna pièna.
De fatt quella nòtt la Luna l’ha daa on gran spettacol.
Per on fenòmen che capita de rar in di ann, ’sta vòlta
la Luna l’era nò domà al perigeo, ma la pareva pussee
granda, gròssa e luminosa, come ne aveven parlà
prima i giornai e la TV. Istessa de come tanti hann
poduu sincerass ai finester de cà soa, indoe la pareva
quasi voress andagh denter.
Quei però che gh’hann nò domà i oeugg bon, ma anca
i oregg long assee, hann poduu scoltà quella nòtt ona
question tirada in pee da la Luna con la Terra, che mi
speri de riferì in manera giusta.
La Terra:
In ’sta nòtt de santa Giuditta, cara Luna te see stada
pròppi meravigliosa e serom tucc a vedet, anca perchè
fòrsi t’èmm sentida quasi visina in d’on moment
tanto difficil de la stòria nostra e te ringrazi.
La Luna:
On moment, on moment! Mi voeuri nò e podi nanca
entragh in di affari voster. Quella l’è stada ’na circostanza
eccezional, pussee vostra che per mì, che però
m’ha interessada, per capì quaicoss de pù de vialter e
savè se quella Santa l’era quella che l’ha tajaa la testa
de l’Oloferne, quel general del Nabucodonosor che
l’assediava la soa città.
L’avii fada santa quand gh’è rivaa quell’alter fenòmen
del femminism che l’ha portaa adèss tucc i dònn
a solidarizzà con lee o magari per vorè celebrà anmò
i centcinquant’ann de l’unità d’Italian?
La Terra:
Nò, nò, cosa te diset? La Santa del calendari l’è stada
on’altra persona e martire che i Fedel voeuren onorà.
Quella de l’Oloferne l’è già stada ricordada da la
Bibbia che parla de la soa impresa in d’on librett canònich
del Pentateuco.
La Luna:
Ben, ben, son contenta de avèl ciarì anca perchè mi
12 Sciroeu de Milan - Genar/Febrar 2013
SCIROEU DE LA PRÒSA
pòdi nò solidarizzà perchè son minga ona dòna, ma
me pias nò la violenza e anca perchè ormai in di voster
poesii e canzon, tucc i poetta, scrittor e artisti
parlen de mì al femminil e me domanden:
Ste fee ti Luna in ciel? Ti silenziosa Luna?
Ti solinga eterna peregrina.Ti te seet forsi
s’el var el viver noster e el tò?
Gioinetta immortal fortunada te see
Vergin e vereconda Luna; e anmò
Amisa Luna, Luna d’argent, Luna rossa
Intatta Luna. (che ormai l’è on fals)
Quel voster Giacom Leopardi me tira sempr’in ball
in di sò composizion ch’hinn minga proppi allegher
ma tanto immaginos; però el podeva nò savè che intatta
adèss son pù, dopo che avii stampaa i voster
pedan mortai sul mè terrén, senza nanca fà nètt prima
de andà.
E a ’sto propòsit devi proppi dìt caro globo terrestre
che voraria riavegh la mia veggia e antiga pas e solitudin
dopo che i vòster missili, astronavi e stazion
spazial me l’hann distrutta. Sii staa poeu anca tròpp
curios in del giramm dedree per vedè anca l’altra mia
faccia scura che tegnevi ben nascosta cont el giramm
nel temp istess del voster dì!
Gh’avevov de savè che ognidun gh’hà i sò difètt, che
ghe pias minga de mostrà. Ma pòrca l’òca, inveci de
rispettà el mè pudor e riservatezza, vun de quei faccia
de tòlla l’ha ciappà el vizzi de vorè vedè anca el
mè, d’on lato b.
Con la scusa de cercà e cattà sù i campion per studià
come son fada sii adree andà foeura de proposit e diventà
noios, tant che mi ve domandi de stamm pusse
lontan, come dis la canzonetta ch’el Renzo Arbore,
de tant in tant el canta anmò: “Stammi più in laaa,
stammi più in laaa haaa”
Dovii capì che me fà bisogn d’avegh de l’alter spazzi,
dopo che avii infestaa quel che Natura l’ha miss
fra de nun e che vialter avìi impienii de ròbb d’ogni
sòrta ch’hinn oramai diventaa spazzadura spazial,
che podarien anca borlà giò sora de mi. Ve domandi
allora de cercà, d’ora in avanti de robam pù el mè
spazzi, de mett pù i voster pedann in de mi, e a bon
cunt de minga lassà chì i voster scart quand andee
via, e de fà semper pulizia.
La T.:
Cara Luna ti te gh’heet anca di reson, ma te gh’hee

de pensà che con l’esplosion de la razza umana, che
voeur semper cercà spazzi noeuv, mi saria de sicur
pien de infesc per lassà a ti de l’alter spazzi che, oltra
a diventà semper pussee scars e car, savaria proppi
nò doe andà a cercall. Nun pensom forsi de trovall
su Marte anca se in d’on primm moment pensavom
de impiantà proppi in de ti, di bei, prefabbricaa util a
tucc, ma credi che adèss sarà mej pensan on’altra.
La L.:
Te le ditta pròppi giusta e stee ben attenti perché son
pronta a ciamav denanz al Consiglio Superiore Galattico,
cont el cità proprio quel vostro antigh e grande
matematico de la Grecia che in di sò assiomi diseva
che: “attorno ad un centro dato (come son mi), se po’
tirà ona circonferenza che la gh’àbbia on ràgg qual
che se sia” (l’intendeva de cert come se voeur) che
l’è proppi quell che me pias. On ragg pusee longh de
quell che gh’è, per stabilì ona circonferenza del mè
spazzi pussee granda che me ridarà la mia profondissima
quiete come’el voreva anca el poer Giacom. E
Ti scorliss nò el coo!
La T.:
Se per Ti occor fà inscì, credi nò che podarem mai
intendes. Te seet on satellite che ragiona pòcch ma
mi son pronta a dispon, duu o tri tavol per tentà ona
conciliazion.
Per intanta cara Luna, ti proeuva a pensà a’na soluzion
del problema. Come sistemà in altra manera
el noeuv sistema solare con tucc i spazzi che ghe
voeuren, sia per i satelliti naturai che gh’hinn gemò,
sia per quei artificiai che, tra on poo de temp sarann
ben pussee e pront a girà per el sistema a cercà on
parchegg e on imbarcadero, e che mi podaroo minga
fermai perchè la moneda sarà semper de men, istess
de la mia potestà
Poeu occor pensà come sistemà i maree su la Terra
che Ti, col Soo, fee andà e vegni dò volt al dì. Se
dovarà rimett a doer la manera de moeuves de quei
grand spegg d’acqua che quatten tri quart de
l’intera superficie del globo, attenti a salvaguardà i
cost e tucc i terren rivierasch che podarien andà sòtta.
Come te vedet hinn miga problema facil de risolv.
La L.:
Capissi ben, ma vialter i avìi miss in pee e vialter
dovarì risòlvi
Per intant fee a men de sparà di alter missili fina che
la Comunità de tucc i corpi del sostema solare, cer-
SCIROEU DE LA PRÒSA
carà de trovà la soluzion che poeu la dovarà vess firmada
da tucc perchè sii minga i Padron. Intrattanta
fee a men de giramm intorna, e rispettee el mè pudor
anca con l’evità de disturbàm quand mi sont in Luna
noeuva perchè podi anca vèss in disordin e minga
disposta a scoltà i ciaccer.
Cerchee de stamm ben, ma distant, che per mi vedev
ona vòlta al mes, me basta e la vanza.
Salud carissim
Quell dì de dicember
Marialuisa Villa Vanetti
In i sett or, l’è pòcch che semm levaa sù, el mè marì,
contra el mè parer, l’è andaa a lavorà. Pròppi el capissi
nò che l’òmm lì quand el se ostina inscì, el voeur
nò scoltà. Hoo cercaa de convincel in tutt i maner
ma son minga stada bòna de famm scoltà, ’sta mattina
còme tutti i dì l’è andaa, del tutt inutilment me
senti de rimarcà, in offizzi a tirà el carett. El gh’ha
on padron che l’è stemegn a pagà ma bondant a fall
lavorà, ma chissà fòrsi stavòlta la se gira!
El ciel l’è gris, l’è da ier che pioeuv…me par on bon
segn.
In i vòtt or, me pòggi cont i gombet sul scòss de la finestra
de la sala e vardi el ciel, pioeuv senza vent. Me
senti in pas, fòrsi l’è minga el moment ma l’è inscì.
Imparada la regola de vess domà on pontin in del
mond e on nagòtt in de l’univers, te riesset a ciappà
per bon l’impossibilità de cuntà on quaicòss sù la trama
del tò destin. Te pòdet anca guardà quei che cred
de podè fà andà la vita indoe voeuren lor, come el mè
marì per esempi, senza esprimm on giudizzi, te guardet
e te penset che prima o dòpo capirann anca lor.
Adess sont stracca de stà poggiada su i gombet, ciappi
ona cadrega. Sòna el campanell de la pòrta, dervi
on po’ camuffa “Scusa te gh’hee nò on pacchett de
saa de damm?” la me cerca la Sonia, la mia vesina.
Ghe doo el saa intant che pensi còsa la gh’avaraa mai
che cusinà de fescia pròppi incoeu. “Grazie cara” la
me dis lee.
Torni indree in su la mia cadrega, hoo minga pizzaa
la radio né tanto manch la television, voeuri stà chì a
la finestra in silenzi a vardà el spettacol.
In i des or, seguita a pioeuv, el ciel l’è gris, par che
peggiora nò… per adess.
Continua a pag. 16
Sciroeu de Milan - Genar/Febrar 2013 13

Fontane di Milano
da “Fontann de Milan, pozz, laghett e sbilz d’acqua” di Ella Torretta
FONTANA DE L’ACQUARI CIVICH
Milan el pò vantass de avegh on “Acquario Civico”-
La cà di pess - Via Gadio, 2 - costruii tra el 1905-
1906 da la “Società Lombarda per la Pesca e l’Acquicoltura”
- Arch. Sebastiano Locati - in occasion
de l’Esposizion Universal del 1906, poeu regalaa al
Comun de Milan.
A l’ingress de sta costruzion in “stile liberty floreale”
gh’è ona fontana.
Da la bocca d’on ippopòtem ven foeura on sbròff
d’acqua che va a consolà i radis di piant acquatich che
viven in sta vasca circolar.
In alt, su la facciada, ona gran statoa del Dio de l’Acqua,
Nettuno, l’è òpera del scultor Oreste Labò.
Dent in de l’Acquari se pòden rimirà pess de tutti i
sòrt e qualità che noen in d’ona cinquantena de vasch
cont acqua salada ò dolza a vari temperadur.
Alter spegg d’acqua ò vasch per l’acquicoltura hinn
sistemaa dedree de l’Acquari, vun di pussee antigh
del mond!
FONTANA MONTECATINI
Al primm President de la Montecatini Ing. Guido Donegani
hann dedicaa sta piazza, ciamada “Largo Donegani”
dove in del 1928 ven costruii el Palazz de
la Montecatini e in del 1951 ghe metten denanz ona
fontana rotonda.
Dòpo on poo de ann, per la costruzion de la Linea
Gialda de la Metropolitana, la ven sistemada in d’on
magazzin.
Per fortuna, come promiss, adess l’è lì ancamò al sò
pòst in Largo Donegani cont i sbilz d’acqua che regalen
frescura ai proeus de fior che ghe fann de coròna.

FONTANA GIUSEPPE GRANDI
Per rend onor a Giuseppe Grandi, che come tucc sann
l’ha progettaa el monument di Cinqu Giornad e l’è
staa vun di pussee important rappresentant de la “Scapigliatura
Lombarda”, in del 1935 hann inauguraa sta
fontana missa in la piazza che pòrta el sò nòmm.
L’hann progettada i Architett Sever Werther e Emil
Noel Winderling.
Intorna a la vasca gh’è on’iscrizion in ingles che la
dis:
“L’arida pietra non dà suono d’acqua”
La vasca l’è rettangolar cont on gigant de bronz scrusciaa
giò ch’el par lì a rimirà per la prima vòlta el sbilzà
de l’acqua da on torrion de preia.
I milanes gh’hann daa diversi interpretazion a sto monument
misterios.
L’acqua che scarliga in la vasca la voeur indicà la meraviglia
de l’òmm primitiv denanz a sto gran regal de
la Natura. Alter disen che sto omon in genoeugg el
ringrazia el Signor per avè trovaa l’acqua.
La fontana inveci la ricòrda l’ispirazion a la Natura,
inserida in tanti
òper artistich
del Grandi.
Sto gigant
bonvivan l’è
diventaa la cavalcadurapreferida
di fioeu
che giughen in
di giardinett de
la piazza.
La gent la se
ferma a dagh
o n ’ o g g i a d a
poeu, come
menabon, la
ghe carezza on
did de la man,
diventaa ormai
luster come
lotton.
FONTANA AI “CADUTI DE LA BOVISA”
Tra paracarr, ghirigòri de fil e binari del tram in del
1928, pròppi in mezz a la Piazza Bausan, gh’hann
miss ona fontana per ricordà i “Caduti della Bovisa”
della Grande Guerra. Vasca rotonda cont ona circonferenza
de 72 meter, costruida “in stile anni trenta”.
Intorna se pò leg ona dedica de Gabriele d’Annunzio
che la dis:
“Fontana, pia la tua voce, quieta in murmure perenne,
ci racconta storie del Piave, storie dell’Isonzo. Essa è
la voce dei nostri morti che giammai si estingue”

Continua da pag. 13 - Quel dì de Dicember
Me vegn de pisoccà, ma sì on cafè pòdi anca fall, ghe
voeur pòcch me perdaroo nagòtt. Settada al tavol de
la cusina intant che spetti el cafè resigni on’offella
vanzada da la colezion ma desmetti nò de vardà foeura.
Sòna el telefono…cribbio pròppi voeuren minga
lassamm in pas incòeu. “Prònti”… “no ch’el varda,
sont minga interessada… si capissi la convenienza
ma pròppi m’interessa nò, incoeu men che manch”…
“si son la miee ma anca al mè marì gh’interessa
nò”… mej fala curta, el cafè l’è pront… “Mi spiace,
buongiorno!” e tacchi sù el telefòno.
Con la tazzina, quella granda, bella piena de cafè cald
voo a settass giò davanti a la finestra. Stoo in osservazion
in cerca de on quai
segn de peggiorament.
In i vundes or, sòna ancamò
el telefono, oh cara Madonna,
che barba! “Pronto,
va che vegni a cà a mangià
a mezzdì”. Me ciappa el
brus, dervi el frigo in cerca
de quel che gh’è, hoo
minga faa la spesa, se capiss!
Intant che rughi in
del friser senti pioeuv che
se inversa… eccò el savevi
pròppi adess che gh’hoo de
cusinà!
Foo ballà on quai padelòtt
finchè troeuvi la soluzion al disnà, in quatter e quatter
vòtt parèggi, vin, acqua, pan…ò per la malora el
pan, tiri foeura on para de michett dal frizer, in caso
ghe daroo on gir de “microonde”. Me còmodi ancamò
su la mia cadrega e spetti.
Dodes e vint ecco gh’è rivaa el mè òmm, el vegn
denter cont on sorrisett de tirà s’giaff … ah ma ghe
la casci… “ride bene chi ride ultimo!” El rispond nò,
a dì la verità l’è on bravo òmm ma el gh’ha ona zucca!
Gh’avevi nò l’intenzion ma vist che oramai hoo preparaa
mangiaroo on quaicòss, ma sì cià anca on biccer
de vin, la bocca l’è minga stracca se non la sa de
vacca e poeu el cafè e vist che semm adree femm
foeura anca i òffell.
In i dò or, l’è andada ben gh’è success ancamò nagòtt.
Lù el torna in offizzi, gh’è nient de fà el gh’ha
16 Sciroeu de Milan - Genar/Febrar 2013
ACCADEMIA
ona fissazion col lavorà, mì me setti giò sù la cadrega
ma sont incomoda, mej se me metti on poo sù l’ottomana.
Sòna el telefono on’altra vòlta, salti via… oh che
stremizzi! Me seri indormentada. “Pronto.. nò, nò
incoeu pòdi nò. Se vedomm doman… fòrsi. Ciao,
ciao.”
Corri a vardà foeura come l’è ’dree andà, pioeuv.
Pioeuv e basta, ma comincia nò a fass on poo tardi?
In quasi i quattr’or e tacca a fà scur, mah… staremm
a vedè!
Ormai gh’è scur scurent, son quasi stuffa de spettà,
on poo smorfiada decidi de mett sù la minestra.
Mai che i ròbb vaghen come te piasaria, anca se te
ghe credet pòcch te speret istess. In del mè nagottin
gh’hoo semper avuu grandi
aspettativ vers el destin, anca
se, de sòlit, el se fa desiderà
on poo tròpp per i mè gust.
El destin l’è longh a compiss
e mì son semper in truscia.
Butti denter ona brancada de
ris in del padellin, rughi la
minestra, la tasti intant che
scolti la pioeuva che batt in
su i veder… come musica!
Purtròpp gh’è rivaa anca i
vòtt or, son smorfiada, me
ciappa l’arlia, parèggi cont
Giotto, Il giudizio universale,
Cappella degli Scrovegni, Padova
on poo de magòn.
Tra on poo el mè òmm el
sarà chì, soo giamò che el farà finta de nagòtt ma ghe
vedaroo in di oeugg on stralusc de toeu in gir, ghe
voeuri ben ma quand el fa inscì el soppòrti nò.
Oramai l’è mezzanòtt, andemm in lett.
Eppur ghe speravi che finalment rivass quel ch’el me
faseva tirà el fiaa, speravi in de la pension eterna.
Me dispias che l’è andada nò come te vorevet, el dis
el mè marì e da la soa vos capissi che l’è sincer, e a
dit la verità, on poo ghe speravi anca mì. Dai dòrma
Lilianina che doman l’è pù dì de feri, te tocca de lavorà
ancamò on bel poo prima de la fin del mònd!
El rid.
Ghe doo ona gombettada, me scappa de rid anca mì,
lù el me dà on basin.
Sari sù i oeugg e cominci a fantasticà quand sarà el
prossim dì del giudizzi.

LEGGIUU E SCOLTAA
“Sciroeu di poetta” ospita, così come ci sono pervenute le composizioni, “lette e ascoltate”, noi le pubblichiamo, correggendo qualche palese refuso, convinti di stimolare la volontà
di chi sente spontaneo il desiderio di esprimersi, interloquendo con la musa, in dialetto milanese e con l’augurio che queste pagine possano scoprire nuovi talenti.
ON FOEUJ DEPREZIOS
Quand mì t’hoo cognossuu, te seret bianch,
te me vardavet fiss, pondaa sul tavol
e per cognosset mej, o per almanch
podè volà con tì, in mezz ai nivol
saravi i oeucc e poeu in del carimaa
pocciavi on bell pennin, ma nient de nient
come s’avessi ormai desmentegaa...
come se fudess voeuja la mia ment.
Poeu son riessii a scriv ’na poesia,
gh’hoo miss on poo de temp ma ghe l’hoo fada,
soo nanca come hoo faa, comesesia,
a l’è sortida foeura in la nottada.
Ma dòpo on poo de temp mì t’hoo perduu,
e te trovavi pù, te seret pers,
me seri già convint che per nun duu
la sòrt l’aveva scritt di alter vers.
Poeu on dì t’hoo ritrovaa, foeuj deprezios,
e anmò ona vòlta te m’hee faa dispett,
perchè lì insemma a tanti foeuj prezios,
te seret sul ciffon de fianch al lett.
Insemma ai poesii di mè Maester,
te seret lì mes’ciaa, con sù el mè scritt,
e subet hoo pensaa de vess maldester,
e anca desgarbiaa e a lor gh’hoo ditt
de perdonamm se arent ai sò poèma
coi mè spegasc ghe seri lì anca mì
mì mai me sognaria de stà lì insèma
chissà, s’ten diset tì.. forsi on quai dì...
LA PAURA LA FA NOVANTA
(all’amico Roberto Marelli)
L’alter dì on galavron in miniadura
che ’l passeggiava in mezz ai tò cavei
el t’ha mettuu adòss ’na gran paura!
Gianfranco Gandini
Ma dai... che i stremizzi hinn minga quei!
Spilett inscì pò capitann paricc;
a ghe voeur alter per fà streng el ghicc!
Lucio Calenzani
DAL MÈ FINESTRON
A L’EDO BOSSI ON RINGRAZIAMENT
IN RIMA SPECIAL
Son chì senza paròll cara el mè Bòss:
liber inscì se leggen nò de spess,
autor ’me ’l Tanzi hann mai faa frecass
e i stòrich j hann lassaa foeura de l’uss.
Reson de pù per numm, de inorgogliss!
Ormai l’estaa l’ha dii:
“A rivedess!”
Me levi-sù imbastii...
dervi ’l finestron,
cont i oeugg mezz saraa-sù
a morisnà el rifless.
Me se presenta ’na visual
d’ona coròna de montagn
dal Ròsa al Resegon
che ’l sô ’l sciariss
e te da moral.
On quader che ’l cambia
conforma di giornad.
Vardi ’l ciel
e ’l mè penser el slisa via,
La viaggia la fantasia...
sògni el mar,
quell mar smorbion
(el soo nò ’me dill)
che ’l dis de vacanz,
che te fa distaccà la spina
e te carega i pil.
Quell mar poetta,
che tutt’i mattinn prest
el spantega profumm de sals
con la musichetta di ondinn
che scarlighen su la riva.
El treno che ’l passa,
cont el sò tontognà,
el me ricòrda
che sont in cà... al finestron.
“Però!…
L’è bell anch el Resegon!”
Bico (Alberico Contursi)
Lucio Calenzani
Sciroeu de Milan - Genar/Febrar 2013 17

SÒGN E ILLUSION
Sògn... on poo d’illusion
cinch ghei de fantasia
dò righ in poesia
e... freguj d’emozion
... me fann dì...
Me piasaria vess sospes in del voeui
e rimirà el Mond intant ch’el gira
vedè el mè sô ch’el fa mattina e sira
vardà i mar che tegnen el Mond a moeui!
Volà da vun a l’alter continent
doe gent la va a bottega ò doe la ronfa
paes quattaa de nev ò doe se sbanfa
situazion divers in del stess moment!
Girà de chì e de là in del firmament,
passà on quai dì de feri su la Luna
ninaa dai stell come on pattan in cuna
conoss alter Mond noeuv e different!
Me piasaria del Sô capì el sistema
vedè girà i pianeta tutti i dì
capì se gh’è la vita anca lì
avaria risòlt i dubbi ai mè problema!
Vess là in ari... saria l’occasion
de rimirà in del ciel i ricamm di stell
ch’hinn pròppi bon a doperà el righell
e disegnà precis i costellazion!
De l’univers conossi on bell nagòtt
ma cont on poo de sògn e fantasia
sbroffaa dai mè spegasc in poesia
la mia ment... l’impieniss el sò fagòtt!
Sognà... volà coi al d’on airon
sentì là in alt profumm del Paradis
pròppi sù doe el Signor el gh’ha i radis
on bell sògn ch’el regala illusion!!
18 Sciroeu de Milan - Genar/Febrar 2013
LEGGIUU E SCOLTAA
Mario Scurati
PENSER
PAESIN SPERDUU
(Bouziès, paese della Francia sud-occidentale: poche
case, poca illuminazione e tante stelle in cielo)
Paesin lontan, sconduu
montagn che fann contorna
e ciel… pontaa de stell.
Guardi e ricognossi
el Cigno, Cassiopea, el Carr Gròss e Piscinin
e tanti alter stell, che nò regòrdi el nòmm.
In de ch’el negher, fosch, illuminaa de stell
vedi la Via Lattea, biancor d’on acquerell.
Paesin lontan, perduu
con pòcchi lus d’intorna
e de preponta, i stell.
Denanz, lontan, distant
dò omber vann con la man in la man
certi moment se fèrmen, diventen ombra solla.
Dedree ‘na nivola, on virgolin de luna
je lassa restà on ombra e poeu… ritornen dò.
Paesin sperduu, lontan
montagn che brascen-sù
e ‘na stellada… el ciel.
Quand mì rampeghi per quij sentee
che pòrten sù, là in scima a la montagna,
lontan del gran frecass che gh’è giò in bass
sentì domà el respir cont i mè pass.
E voo, voo sù e vedi quella scima
ch’hoo rimiraa dal bass la sera prima
e voo, voo sù fin quasi a toccà el ciel
e in sto silenzi el vola el mè penser.
Mì pensi, e te ringrazi ò mè Signor,
che te m’hee daa la fed de cred in Tì,
ma damm anca la forza, anca l’ardor
de vess onest e umil dì per dì.
Fann persuas che gh’è ancamò bontà
in sto mondasc ch’el par inscì cattiv,
fa che capissa an’mì come se fa
a dà serenità e gioia de viv.
Alarico Zeni
Mara Chierichetti

“DUBITO ERGO SUM”
(motto di S. Agostino)
Dolza e lughida sera de settember,
la luna pièna la lusis sui tecc,
i piant del vial gh’hann foeuj tutt giald e tender,
fa quasi giamò fregg.
L’anima mia l’è on comiflò,
el mè penser l’è limpid, trasparent
come on bell ciel che i nivol hann nonanmò
sbavaa sul fil del vent.
Ma on picch impertinent a pòcch a pòcch,
tutto sto incant l’ha nò tegnuu per bon,
el gh’ha daa ’dree a piccà dent tòcch...tòcch,
come on ciòd fiss, birbon.
..........................................................................
LEGGIUU E SCOLTAA
FOEURA DEL CAVAGNOEU
“Gh’emm de morì e lassà chì i nòster stòri!”
“Se gh’è de là del mur, dopo la mòrt?”
“El Paradis? L’Inferna? El Purgatòri?” Qual’è la nòstra sòrt?
El dubbi el me tenaja ’me on tumor,
el me s’gigòtta dent, l’è corrosiv?
Ghe l’hoo ditt anca in Gesa al Confessor.
Ma dubità...l’è viv!
Si, “dubito ergo sum”, vos che scorliss,
ma el Pret l’ha ditt an’lù che dubità
l’è nò peccaa mortal, ma ’te s’ciariss
la fed, senza dannà.
..............................................................
Freggia e sbiavida sera de november,
i piant perden foeuj, vann in scorlera,
ma mì, m’ tegni dur, tegni dur semper:
... spetti la primavera!
Angelo Maggioni
ARIDITAA
Pagin minga scritt,
restaa senza penser.
’na pènna, on penèll sùcc,
la tela d’on pittor.
El temp, in del silenzi
fermo in sospension,
el ponda sora ’l nient
d’on ciel senza color.
Oreste Jannelli
(QUADERNO 4 )
MECENATISMO
Se foo ’l dottor, incoeu, l’è per vuttà
anmò quella forlina d’on poetta
che, chì vesin a mì, l’è lì che ’l spetta
on soccors vitalizzi per campà.
Intanta che mì tiri la caretta
el fà nient alter, lù, che lizzonà
e quand el ved che gh’hoo pussee de fà
el me dà on secudon in la giacchetta.
E: “Scriv” – el dis – “ma sòtta dettadura
quell che te suggerissi in de l’oreggia
e tira innanz inscì, senza paura!”.
Mì che me senti, in fond, on gingiuari
col scrupol de andà foeura de careggia
troo giò di vers de sbiess sul ricettari.
PENSER
Pier Gildo Bianchi
De nòtt
i penser hinn come marengh d’or
ciar, lucid, sberlusent
senza vel
senza bosìi.
Del dì
perden el sò splendor
smorzaa come i bornis,
come veder panaa
bandonaa in di soree
de la memòria.
Francesca Giussani Ornago
Sciroeu de Milan - Genar/Febrar 2013 19

Continua da pag. 7 - Luigi Medici
mì tra i piegh de la memoria,
vegnend giò dal Resegon,
porti giò coi tradizion
tucc i vos de la soa storia...
Mì sont la pussee fresca acqua nostrana,
che sa de fen, lombarda, manzoniana,
nassuda dai nost mont, tutta ambrosiana,
Mì sont la Martesana!
Ona sera con la Scapigliadura milanesa
Il nostro consigliere Edoardo Bossi ha tenuto alto il
nome della Accademia intervenendo quale conferenziere,
il 30/11/12, presso L’Antiga Osteria de Sant
Andrea a Misinto.
Alla presenza di un buon pubblico, molto interessato
ed attento, il Bossi ha trattato l’argomento della
Scapigliatura milanese. Il tema svolto era abbastanza
complesso anche perchè non è stato trattato in modo
specifico il periodo 1860/1880, quello per intenderci
relativo al solo movimento, ma si è voluto trattare
lo spirito dello scapigliato come filosofia di vita; è
stato rimarcato come nei diversi periodi, a partire dal
1250/1300 con Bonvesin de la Riva fino ad arrivare
ai giorni nostri, questo spirito, questo modo di vivere
goliardico e godereccio, questa voglia dello stare
assieme siano sempre esistiti nello spirito del popolo
lombardo ed in particolare di quello milanese. Si è
parlato del Bescapè ed accennato al suo scritto Origini
dove già si parla di godere con la buona tavola,
come pure del Bonvesin e della disputa tra Satanasso
e Maria; inoltre si sono trattati: la Scapigliatura
popolare, la scapigliatura Accademica e Pseudo-Accademica,
le diverse accademie, la Compagnia dei
Foghetti, i Teatri, i Caffè, le Brasere, i Circoli, l’Accademia
dei Filodrammatici, la Compagnia della
Teppa, la Patriottica per giungere poi al periodo della
vera e propria Scapigliatura milanese e della sua culla:
“La Famiglia Artistica” fondata dal Bignami. Si è
voluto dimostrare come in tutte queste aggregazioni
sia esistito lo spirito dello scapigliato.
Al termine, visto il grande interesse del pubblico
20 Sciroeu de Milan - Genar/Febrar 2013
ACCADEMIA
io tra le pieghe della memoria
venendo giù dal Resegone
porto con me le tradizioni
tutte le voci della sua storia...
Sono la più fresca acqua nostrana,
che sa di fieno, lombarda, manzoniana,
nata dai nostri monti, tutta ambrosiana,
sono la Martesana!
presente ed anche per rendere più piacevole la serata,
sono state lette un paio di poesie “El Brumista e
l’American” dello scapigliato G. Barrella e “L’Esibizionista”.
La conferenza iniziata alle 22 è terminata
alle 24 con grande soddisfazione del conferenziere e
del pubblico presente. L’organizzatore della manifestazione,
Lorenzo Banfi, ha già posto le basi per altre
conferenze sempre richiedendo la collaborazione
dell’Accademia del Dialetto Milanese.
Grazie quindi a Edoardo Bossi e vedremo se alle
prossime riunioni potrà ancora rappresentarci con lo
stesso spirito e competenza!
La Redazione

VEDRINA DE LA BOTANICA
Funghi commestibili e tossici
di Fior-ella
Il fungo è considerato il frutto di una pianta che
vive sottoterra, detto “carpoforo”, fino a quando
emerge dal terreno e solo allora ne possiamo osservare
la parte superiore che si raccoglie.
Per la raccolta ed il trasporto usare sempre un
cestino, quindi evitare sacchetti di plastica, ecc.
Si consiglia di non indossare stivali di gomma,
perché diventano scivolosi sul terreno umido dei
boschi, ma scarponcini o pedule.
Troppo spesso si legge sui giornali di avvelenamenti
causati dalla raccolta di funghi velenosi e
troppo spesso persone che si ritengono esperte
nel riconoscimento, sono al contrario vittime di
questo regalo del sottobosco.
In genere i funghi contengono il 95% di acqua,
niente grassi, poca vitamina C, calcio ferro e fosforo
quindi hanno un discreto valore nutritivo
per il contenuto di albumina e sostanze fosforate.
Cento grammi di funghi freschi forniscono soltanto
da 11 a 22 calorie quindi consigliata la consumazione
a persone in regime ipocalorico.
L’uso gastronomico era apprezzato da Greci e Romani,
ma già i funghi erano conosciuti dagli egizi
tanto che erano consumati e riservati alla mensa dei
Faraoni.
Il fungo più prezioso è il cosiddetto “Ovolo Reale” -
Amanita cesarea - che si può consumare anche crudo
tagliato a scaglie o lamelle.
Dai Romani l’ “Ovolo buono” era chiamato “Cibo
degli Dei”.
Certamente il più famoso e commestibile è il “Porcino”
- Boletus edulis -che cresce nei boschi di castani,
querce o faggi.
Alcuni considerano magici quelli che appena toccati
o tagliati virano all’azzurro, dando anche effetti allucinogeni.
Verso la metà del XVIII sec. in Francia venne per
caso scoperta la possibilità di coltivare i funghi, i
cosiddetti “Prataioli” - Agaricus bisporus - quando
innaffiato un terreno concimato con stallatico equino,
si svilupparono funghi in crescita spontanea. Da
allora vennero coltivati per immetterli sul mercato in
vendita.
Assolutamente da non seguire sono le varie prove
empiriche per provarne la tossicità, come la bollitura
preventiva in acqua ed aceto, la prova dell’assunzio-
a cura di Fior-ella
ne di una porzione di funghi sospetti ad un animale
domestico, l’inserimento nelle pentola di cottura di
una moneta d’argento, ed altre prove usate solo per
“sentito dire”.
È credenza popolare che i funghi velenosi perdano
tossicità quando sono secchi, non è assolutamente
vero, anzi la tossicità si concentra con l’essiccazione
del carpoforo.
Se non si è esperti, prima di consumare un invitante
piatto o contorno con funghi, è opportuno sottoporli
ad un controllo di esperti micologi e non fidarsi del
parere di conoscenti o amici, controllare e confrontare
quanto raccolto con le foto pubblicate su libri o
riviste che sembrano avere le stesse caratteristiche di
quelli raccolti.
Per qualsiasi incertezza per la commestibilità, occorre
ricorrere al parere di personale esperto dell’Ufficio
d’Igiene di ogni città.
Interessante per aspetto o caratteristiche biologiche è
il gruppo di vegetali che crescono disposti in cerchio
e per questo motivo chiamati “cerchi delle streghe”.
Molto spesso i funghi sono nominati con una nomenclatura
volgare, come per le seguenti specie:
chiodino - gallinaccio - piopparello - porcino - mazza
di tamburo ecc. mentre sarebbe utile conoscere anche
la denominazione scientifica per meglio identificare
la specie raccolta.
Continua a pag. 24
Sciroeu de Milan - Genar/Febrar 2013 21

Donca… se cred che
“N’hann faa pesg che
Ravetta in Francia”…
el sia on detto” de Milan
dato che’l troeuvom
anche in la nòstra
letteradura. El Medici
in del “Sacrista de
Sant Ubert”, el Padre
Edo Mörlin Visconti in
di “Beatitudini” e “I 4
corònn del rosari”, ma
l’è minga inscì. Adèss
gh’hoo in man la verità,
dòpo quatter mes
d’on defà de pollin.
Come l’è nassuda ’sta
storia…
Me riva on dì in la mia “pòsta elettronica” on messagg
da Milan da ona certa Dolores che la me dis che
a ona soa cara vesina de cà, ona cèrta sciora Giordana
(on temp gioina, come numm del rèst) milanesa
DOC, tant passionada de Milan e di sò trascors, dòpo
avè leggiuu I Beatitudin, gh’è restaa la curiosità de
savè chi l’era staa quèll tal Ravetta e che la sperava
che mi podessi fà el miracol de trovà la soluzion per
podè contentà la sciora Giordana.
E mì, che gh’hoo el coeur in man, o mej, mì che son
curiosa ’me ’na scimbia, hoo sbattuu per ari la mia
biblioteca meneghina, hoo navigaa in Internet tutta
nòtt, senza dormì, ma senza però trovà nient.
M’è vegnuu allora on’idea grandiosa… hoo pensaa:
se el Padre Edo l’ha scritt ’na ròbba inscì, fòrsi el savrà
damm ’na spiegazion e, detto fatto, gh’hoo mandaa
on messagg a Gulu, in Uganda, indoe ’l viv per
quasi tutt l’ann. El dì adree gh’avevi giamò la risposta.
El me dava ona “dritta” per continuà la ricerca.
Cioè el me dava el nòmm e el numer de telefono d’on
attor, anca vernacolista, disendom che se le saveva
minga lù, le saveva nissun d’alter.
Hoo subit telefonaa a sto scior, che l’è staa d’ona
gentilezza incredibil, che ’l m’ha dii che ’l podeva
nò damm ’na risposta su i duu pee, ma che l’avaria
a soa vòlta faa ona ricerca e che ’l m’avaria dii
on quaicoss ’pena possibil… De allora l’è passaa on
22 Sciroeu de Milan - Genar/Febrar 2013
ACCADEMIA
N’hann faa pesg che Ravetta...
di Angela Turola Peirone
(Stòria d’ona “ricerca” fada a tappee da quèlla crappa dura de l’Angela – che poeu son mì)
quai mes senza notizi… mi tripillavi… la Dolores
la tripillava… perchè se serom miss in del coo de fà
’na bella sorpresa a la sciora Giordana. E con questa
sorpresa se sariom conossuu e avriom organizzaa ’na
bella festa.
Quand ormai avevom pers i speranz, a l’improvvis
me riva ’na telefonada. L’era lù, l’attor, (foo nò el
nòmm perchè soo nò se la ròbba la ghe va ben). Insòmma,
el se scusa, el me dis che’l gh’ha avuu tanti
preoccupazion, minga ancamò passaa, ma che siccome
l’è de parola, l’ha parlaa cont on so amis che ’l
gh’haa riferì che in on teater de Pavia pòcch temp fa
hann miss in scèna on test scritt da on stòrich famos
de Pavia, certo Mino Milani, dal titol “Che cosa fece
Ravetta in Francia”. Inutil dì che se ghe fuss minga
staa el telefono a dividomm, mì ghe saria saltaa al
còll e l’avaria brasciaa-sù.
E l’è anca inutil dì che hoo subit cercaa el liber, che
hoo trovaa domà in del sò editor e che hoo subit ordnaa
(eren i dò ultim còpi restaa sul mercaa).
E a sto pont chì me son missa in coo indepermì ’na
coròna de laor.
Per sarà-sù el discors ve disaroo che:
“Siro Ravetta l’è nassuu a Pavia in del 1845 e el detto
famos l’è nò milanes, ma l’origin l’è paves.
A 27 ann el passa in Francia senza passapòrt.
El torna in Italia, ancamò senza passapòrt, quand l’ha
compii 33 ann.
La Francia le cercava perchè sora de lù pendeven ben
172 “inchieste”.
In Italia el risultava incensuraa e donca se podeva
minga mèttegh ai còst la Giustizia per i cattiv azion
portà a coo in Francia, ma l’è staa miss sòtta sorveglianza.
El nòster Minister de la Giustizia l’ha stabilii che de
la pratica la dovess ciappassen cura Pavia e donca la
question l’è finida poeu in di man del Prefetto Ramognini,
che l’ha passada al Commissari (tra l’alter
giamò in pension) Melchiorre Ferrari in del 1877.
El Ravetta a la fin l’è staa on canaja che ’l s’è divertii
a toeu in gir on poo tucc: i giornai del temp hann
parlaa d’ona serie de gabol, robalizzi e seduzion de
dònn vecc e soll.”

Cav de Marmo de Candoglia
di Ella Torretta
I Cav de Marmo de Candoglia se troeuven a l’inizi
de la Val d’Ossola in del Comun di Mergozzo su la
sponda sinistra del fiumm Toce.
El Direttor de la Cava de Candoglia l’è on “Geologo”
de la Veneranda Fabbrica del Dòmm, el Dott.
Elio Corbetta de Lod. Con lù lavoren dodes personn:
quatter in la cava, quatter in laboratòri e quatter in
segheria.
Ona vòlta ona centena de operari e tecnich lavoraven
in de la “Cava a cielo aperto”, detta “delle Piane” che
l’era appena sora al fiumm.
In sul Monte Faiè a m. 1325 gh’è staa miss on tòcch
de marmo, come simbol del Dòmm de Milan. Sta
montagna la se troeuva pòcch lontan dal “Rifugio
Antonio Santoni” dove se pò rivagh cont ona strada
che da Fondo Toce la mena al paes de Santino, poeu
se dev tappascià a pee.
L’estrazion del marmo rosa, con venadur cangiant,
la va innanz da ses secol, dal 24 ottober 1387, senza
mai fermass, da quand “il Signore del Capoluogo
di Milano” Gian Galeazzo Visconti, l’ha firmaa
la “Bolla” dove el concedeva la cava a la Veneranda
Fabbrica del Dòmm, concession rinnovada el 21
agost 1473 dal Duca Galeazzo Maria Sforza e poeu
ancamò cont ona disposizion regional del Piemont el
22 november 1978.
El marmo scavà da la montagna el vegneva portaa
a Milan su l’acqua con di barconi. Prima sul fiumm
Toce, poeu el navigava sul Lagh Maggior, sul Tesin
e superaa el dislivell de 34 meter, “per mezzo delle
chiuse”, sul Navili fina a rivà a la Darsena de Pòrta
Ticines.
Domà in del 1439 per l’ingegn e l’interessament
de duu Ingegnee, Fioravante de Bologna e Filippo
de Modena, riessen a fà rivà i barconi al Laghett de
l’Ospedal, vesin a Piazza San Steven e al cantier del
Dòmm.
Sto traspòrt l’è duraa fin al 1857 quand el laghett
l’è staa quattaa da terra e gera, perchè diseven ch’el
spuzzava tròpp.
El percors de circa 100 chilometri per diposizion de
Gian Galeazzo l’era staa esentaa dal dazi. I operari
timbraven ògni blòcch de marmo con la sigla AUFO,
che la riva dai paròll latin “Ad Usum Fabricae Operis”.
Dòpo de allora gh’è vegnuu l’usanza de indicà
“A Ufo” tutt quell che se pò toeu sù senza pagà on
CUNTA SÙ
a cura di Ella Torretta
ghell.
Incoeu el marmo el viaggia su strada cont i camions.
La caverna della “Cava Madre”, l’è stada la prima
cont ona galleria profonda 120 meter, ona vòlta alta
30 meter e 15 meter de larghezza.
El marmo l’è poros, resistent e inscì malleabil de
vess ben modellaa, senza s’ceppas anche se espòst
a inquinament ò pioeuva che sgagnen adasi, adasi i
facc di 3400 statov e i ghirigòri di 135 guli.
Per riparà sto dann nò gh’è altra soluzion che tirai
giò e portai in laboratòri per fann ona còpia che, tutta
noeuva e bianca, la comparirà sul Dòmm appena
finida.
Sui paret scavaa per l’estrazion gh’è scritt i nòmm di
Direttor de la Cava che s’hinn alternaa, cont on segn
per indicà el livell de l’estrazion.
On temp i blòcch de marmo vegneven cavaa a fòrza
de picconad, chignoeu de legn miss in di filidur naturai
del marmo ò s’ceppaa con material esplosiv.
Fin’a mezz secol fa eren strusaa a vall su la “Via di
Lizza”, percors attrezzaa con traversin de legn dove
el marmo el scarligava adasi, adasi tegnuu da còrd, a
ris’c del personal che faseva sto mestee.
Adess vegnen dopraa macchin che cont on fil “Diamantato”
tajen el marmo come s’el fudess on panètt
de butter e ghe metten on’ora de temp confront a on
secol fa che ghe voreva on ann de lavorà.
On arghen, posizionaa a 600 meter de altitudin, el
spòsta d’on centimeter per vòlta on blòcch de 153
meter cub, longh fin’a 6 meter e largh 1 e mezz, del
pes de 40 tonnelad cavaa da la montagna de la Val
d’Ossola e le pòrta vers la spianada che gh’è a l’imboccadura
de la cava.
Ogni ann la Veneranda Fabbrica del Dòmm la permett
de cavà al massim 350 meter cub de marmo,
che sul mercaa el gh’avaria on valor de 18.000 euro
al meter cub, ma per el Dòmm ven dopraa domà tra
i 60 e i 80 meter cub de material “nett”. Tutt quell de
scart l’è triaa e dopraa come fond per i strad.
Quand on blòcch el ven cavaa se dev subit mettigh
di puntei e di tirant poeu fà òper de consolidament
cont el cement armaa, perchè se distacchen minga di
tòcch de marmo, magara giamò creppaa o scheiaa.
Continua a pag. 24
Sciroeu de Milan - Genar/Febrar 2013 23

Continua da pag. 23 - Cav de
Marmo de Candoglia
Adess el marmo el ven lavoraa in
d’on laboratòri a Candoglia da artigian
che cerchen de imità i 350 piccaprei
e scultor pòcch conossuu che on
temp scolpiven i statov per el Dòmm,
anca quei piscinitt de 30 cm, sistemaa
in alt, tra i guli, òppur i bei faccett che se pòden vedè
sul Dòmm domà cont on binocol.
Per scolpì ona gulia de 1 meter e mezz de altezza
ghe voeuren trii mes de lavorazion, come per modellà
ona faccina de mett in del primm cornison su la
facciada del Dòmm.
El Dòmm de Milan, la seconda cattedral pussee
granda d’Italia, dòpo San Peder a Roma, la gh’ha on
volum de 440.000 meter cub.
In di ultim vint’ann hann restauraa ò costruii de noeuv
ben 25 guli.
Per cattà sù danee per el restauro e la manutenzion de
la Cattedral, incoeu ghe vorarien 25 milion de euro.
La Veneranda Fabbrica del Dòmm per regoeuj on
poo de ghei, l’ha decis de fà incid su ona guglia del
Dòmm, el nòmm del benefattor che el contribuirà
cont on’elargizion de 100.000 euro… almen!
Alessandro Manzoni, che de spess el parlava in milanes,
el diseva che el cantier de marmo de Candoglia,
l’è “la macchina granda del Dòmm”.
I Cav de Marmo de Candoglia hinn i unich al mond
che dal 1300 dann l’istess tipo de marmo e come dis
el “Geologo” Dott. Elio Corbetta vegnarann esaurii
minga prima de alter cinquant’ann.
GLOSSARIO
Tappascià = scarpinare a piedi
Gera = ghiaia
Toeu sù = prendere con se
Ghirigòri = decorazioni
Chignoeu de legn = cunei di legno
Creppaa o scheiaa.= incrinate o scheggiate
Piccaprei = scalpellini
Regoeuj on poo de ghei = raccogliere un po’ di soldi
24 Sciroeu de Milan - Genar/Febrar 2013
ACCADEMIA
Continua da pag. 21 - Funghi commestibili e
tossici
I più noti funghi commestibili sono:
Chiodino: dal nome scientifico Armellariella mellea
Gallinaccio: Cantharellus cibarius
Piopparelli: Agrocybe aegerita
Porcino: Boletus edulis
Mazza di tamburo: Lepiota procera
I funghi hanno una struttura molto simile sia quelli
commestibili che i velenosi.
Alcuni dei funghi tossici sono:
Colombina rossa - Russola emetica - Porcino malefico
- Boletus satanas
Ovulo malefico - Amanita muscaria, ecc.
L’entità vegetale che colpisce la vista per la presenza
del colore rosso vistoso, ricoperto da numerose verruche,
come fiocchetti bianchi, è l’ Ammanita muscaria
che si presenta in varie dimensioni, considerato
il più bel fungo che cresce nel sottobosco, ma molto
velenoso.
I funghi sconosciuti non vanno calpestati o distrutti,
perché possono servire ad esperti per studi oltre
a continuare ad assolvere il loro equilibrio biologico
del bosco.
All’ingresso di un bosco osservare la Natura, ammirarne
la bellezza e comportarsi rispettosamente
come quando si entra in un tempio creato per dare
uno scopo alla passeggiata o soddisfare una curiosità
botanica.

Il Buono e il Cattivo
di Filippo Bianchi
Il colesterolo è una sostanza appartenente alla famiglia
dei lipidi. Nel corpo umano esso svolge diverse
essenziali funzioni biologiche: serve a costruire
le membrane cellulari, di cui regola fluidità e permeabilità;
è il precursore degli ormoni steroidei, sia
maschili sia femminili (testosterone, progesterone,
estradiolo, cortisolo ecc.), ed anche di altre importanti
sostanze come la vitamina D e la bile. Nonostante
questo ruolo biologico di primo piano, quando
il colesterolo circola nel sangue in concentrazioni superiori
alla norma, si trasforma in un acerrimo nemico
della nostra salute. Come tutti i nemici più ostici,
il colesterolo in eccesso può essere sconfitto soltanto
conoscendolo a fondo e utilizzando le informazioni
raccolte per elaborare adeguate strategie difensive e
di contrattacco. Innanzitutto spesso si sente parlare di
colesterolo buono e di colesterolo cattivo, ma senza
sapere di cosa si tratti e soprattutto senza avere ben
chiaro che differenza intercorra tra questi due tipi. In
realtà il colesterolo è uno solo e la differenza tra colesterolo
buono, chiamato HDL, e il colesterolo cattivo,
chiamato LDL, è rappresentata esclusivamente
da chi lo trasporta
nel sangue e dal fatto
che lo depositi o
no sulle pareti delle
arterie. Per meglio
comprendere tale
differenza, è opportuno
sapere che
all’interno del sangue,
tutti i grassi,
compreso il colesterolo,
non possono
circolare liberamente,
ma hanno bisogno
di particolari
“trasportatori” chiamati lipoproteine. Queste hanno
proprio il compito di trasportare i lipidi, specialmente
i trigliceridi e il colesterolo, dall’intestino al fegato
e ai tessuti, e viceversa. Il colesterolo, in particolare,
è trasportato da due tipi di lipoproteine, LDL e
HDL, di cui le LDL hanno il compito di trasportare
il colesterolo dal fegato ai tessuti, invece le HDL lo
trasportano nel senso opposto. Le LDL sono pertanto
“pericolose” perché tendono a depositare il coleste-
SALUTE A MILANO
a cura di Filippo Bianchi
rolo sulla parete delle arterie favorendo la formazione
delle placche aterosclerotiche, che col tempo
causano un restringimento progressivo del diametro
delle arterie, con tutti i problemi circolatori che ne
possono derivare, mentre le HDL concorrono a rimuovere
il colesterolo ostacolando la formazione di
tali placche. Di conseguenza, il colesterolo cattivo è
quello trasportato dalle LDL e il colesterolo buono è
quello trasportato dalle HDL. Ma che differenza c’è
fra trigliceridi e colesterolo?
“Trigliceridi e colesterolo sono entrambi lipidi, cioè
sostanze grasse” - spiega Franco Pazzucconi, farmacologo
del Centro Dislipidemie del Niguarda . “I trigliceridi
sono costituiti da tre acidi grassi legati a una
molecola di glicerolo, il loro compito nell’organismo
è prevalentemente di accumulo e riserva di energia.
Il colesterolo, invece, è una grossa molecola piuttosto
rigida. Dal punto di vista macroscopico possiamo
pensare all’olio (i trigliceridi) e al burro (il colesterolo)”.
Quando si eseguono gli esami del sangue,
vengono valutati diversi parametri, il principale dei
quali è il colesterolo totale, che consiste nella quantità
complessiva di colesterolo contenuto
in tutte le lipoproteine. Fino
a poco tempo fa veniva individuato
soltanto questo valore, mentre oggi
è invece necessario valutare anche
la quantità di colesterolo HDL e
LDL. I valori di riferimento del colesterolo
totale, colesterolo LDL e
colesterolo HDL, per una persona
sana sono:
Colesterolo totale 40 mg/dl - Colesterolo
LDL

Continua da pag. 11 - Piazza Costantino
Ma una notte dell’agosto ’45, l’armatura che proteggeva
il monumento cadde “misteriosamente”,
e al mattino i passanti videro el
Costantin lucido per l’estiva pioggerella
che bagnava la sua bronzea figura. Ora che
quel... reato è caduto in prescrizione, siamo
soddisfatti di averlo compiuto; solo ci turba
la delusione di non aver potuto decifrare
l’iscrizione strappata e raschiata in fretta
prima che Milano fosse liberata dall’ultima
tirannide. Altra memoria costantiniana
milanese è la consacrazione del tempio alla
Santa Croce (via Sidoli), eretto in memoria
del XVI centenario della pace di Costantino,
la cui statua campeggia sul piazzaletto antistante
al tempio. L’imperatore romano Costantino I il
Grande (nato a Nassa, Serbia nel 280 circa e morto
a Nicomedia nel 337), figlio di Costanzo I Cloro e
di Flavia Elena, militare alla Corte di Diocleziano
combattè Persiani e Sarmati. Fu salutato Cesare nel
306 dalle legioni delle Gallie, della Spagna e della
Gran Bretagna; l’anno seguente ebbe il nome di Augusto
dall’imperatore Massimiano Erculeo, mentre
in Roma avveniva la proclamazione ad imperatore
di Massenzio; Gallerio si prendeva a collega Licinio;
Massimiliano riprendeva la corona e il Cesare Massimo
assumeva il titolo di Augusto. Si ebbero così contemporaneamente
sei imperatori. Fra i meno potenti
era Costantino, che seppe tuttavia prevalere sugli altri.
Il 28 ottobre 312 Costantino sconfisse Massenzio
al Ponte Milvio (a Roma è famoso anche l’Arco di
Costantino). Nel 326 anche Costantino abbracciò la
religione cristiana, abolendo a Roma i consueti sacrifici
a Giove Capitolino. Con una vasta opera legislativa
egli pose il Cristianesimo in una situazione di
privilegio, mentre si faceva sempre più palese la sua
tendenza ad immischiarsi in cose di religione. Abbandonata
per sempre Roma, fondò Costantinopoli
sull’antica Bisanzio (che divenne Istanbul nel 1929),
trasportandovi la sede dell’impero. Aveva però nel
frattempo diviso l’Italia in due parti, ponendo in
Roma il vicario dell’Italia meridionale e in Milano il
Vicario della Settentrionale. Attuò poi un’imponente
complesso di riforme militari ed amministrative;
moltiplicò le cariche e le magistrature, che furono
nettamente separate da quelle militari. Mentre si
preparava a muovere guerra ai Persiani, Costantino
26 Sciroeu de Milan - Genar/Febrar 2013
ACCADEMIA
moriva in Nicomedia nel 337. Monete di Costantino
si trovano facilmente al mercatino domenicale di
Milano, via Armorari, anche a 20 euro (se non sono
d’oro). “Le monete
sono per la storia ciò
che i fossili sono per
la geologia” (Storia
di Milano, Treccani,
vol.I, pag. 699).
Continua da pag. 25 - Il Buono e il Cattivo
sana ed equilibrata, I trigliceridi e il colesterolo
sono molto sensibili alla dieta: il primo
intervento è sempre quello di dare un’adeguata
istruzione alimentare al paziente, in modo
da limitare in particolar modo gli zuccheri
semplici e l’alcool. Ovviamente occorre evitare
anche i cibi troppo grassi e che quindi
contengono notevoli quantità di trigliceridi.
Bisogna quindi limitare il consumo di alimenti
che aumentano il livello di colesterolo
“cattivo”: formaggi, prodotti lattiero-caseari,
burro, panna, carne rossa, interiora, uova,
salumi (ad eccezione del prosciutto magro),
lieviti e pasticcini, cioccolato e dolciumi. Si
raccomanda di non mangiare più di due uova
a settimana.
Scegliete preferibilmente gli alimenti che
sono fonte di colesterolo “buono” (pesci
grassi) e di fibre che favoriscono la digestione
e l’eliminazione dei grassi (legumi, frutta,
cereali integrali) e le margarine ricche di acidi
grassi polinsaturi. Molto spesso, però, avere
uno stile di vita sano non è sufficiente per
tenere i livelli di colesterolo sotto controllo e
diventa quindi necessario intervenire con un
trattamento farmacologico che, al momento,
comprende le statine, i sequestranti della bile
acida, l’acido nicotinico e i fibrati.

È la reputazione una veste effimera e convenzionale,
guadagnata spesso senza merito e perduta
senza colpa.
William Shakespeare
Un grande stato non può essere governato in base
alle opinioni di partito.
Firifiss
Otto von Bismarck
Tutti i peccati sono dei tentativi di colmare dei vuoti.
Simone Weil
Occorre avere un po’ di caos in sé per partorire una
stella danzante.
Friedrich Nietzsche
Sulla porta del successo troverai due scritte: entrata
e uscita.
Vos de ringhera
(Proverbio yiddish)
Chi fa a sò moeud scampa des ann de pù.
Chi fa quel che vuole campa dieci anni di più.
Quand stranuda el malaa, cascell via de l’ospedaa.
Quado l’ammalato starnuta caccialo via dall’ospedale.
A morì se va foeura de tutt i fastidi.
Con la morte finiscono tutti i problemi.
A San Sebastian fregg de can.
A San Sebastiano (20 gennaio) freddo da cani.
Giuliana Talevi
“Angeli imperfetti” - 2011, terracotta e cera

SCIROEU de MILAN
L’acqua nella pittura
Umberto Moggioli
Burano, 1915 ca. Olio su tela, cm 94 x 114
L’acqua a Milano
In copertina: Conca del Naviglio