vedere, al di là <strong>del</strong>le terse vetrine, tesori d'antiquariato, degni di ornare palazzi di sogno e di leggenda. L'inventario, nelle sue nobili linee, potrebbe non aver mai fine: consolles dorate, marmi di scavo: lapislazzuli, porfido verde, alabastri, onici, agate, broccatelli, paonazzetti, graniti rosa, malachiti; musaici; porcellane di Capodimonte, di Vienna, Sassonia, Sèvres; pendole fran- cesi di Corvoisier e le loro sorelle romane; pizzi di Venezia a roselline, costati decenni di lavoro. E poi giade e vasi cinesi; cassapanche <strong>del</strong> Rinascimento e piviali in velluto e oro <strong>del</strong> Cinquecento; caffettiere d'argento sbalzato dol Settecento; tabacchiere miniate e smaltate da cui annusarono principi e re; bureaux romani, realizzati in legni preziosi: ebano violetto, cedro, rosa, olivo, cipresso, noce, palissandro, nobilitati dai secoli e da chi li possedette. <strong>Via</strong> <strong>del</strong> <strong>Babuino</strong>, tutto il mondo lo sa, è la strada dei tesori. Qui ebbero sede le celebri industrie romane di cose belle: quella di perle <strong>del</strong> Rey; di -sciarpe <strong>del</strong> Fontana; lo studio <strong>del</strong> musaico <strong>del</strong> Raffaelli; d'intarsio in avorio ed ebano <strong>del</strong>lo Zuccarello; vi ebbe mostra quell'Alessandro Nelli, fonditore principe, conosciuto in ogni nazione, che morì in Russia, dove si era recato su invito deJ.lo zar, per il suo alto magistero nel l'iprodul're marmi e bronzi antichi. Vi ebbero e vi hanno lo studio i Tadolini, che formano una vera e propria dinastia di scultori il cui capostipite fu quell' Adamo, allievo prediletto <strong>del</strong> Canova, e che, attraverso Scipione, Giulio ed Enrico vivente, ha operato e opera nella linea di una tradizione, che sempre si rinnova, opur rimanendo fe<strong>del</strong>e a un ideale di nobiltà e di bollezza. In questa strada furono i grandi antiquari <strong>del</strong> passato: Baseggio, Carotenuto, Chierici, Lucchetti, Pini, Innocenti, Tavazzi e coloro, vi sono oggi, che ne continuano, in modo degno, la tradizione: i Di Castro, uno dei quali, Eugenio, è anche attento scrittore di cose romane, Anderson, Righetti, Jandolo, Di Nepi, Di Giorgio, Della Seta, Misano, Civ,irani. Qui hanno sede i Fallani, raccoglitori di antichità classiche, i Ca- stagnari con le loro stampe; i Lampronti, che possedevano un campionario, unico al mondo, di stoffe antiche; Clara Guerzola coi suoi libri 244 i eziosi e i suoi codici miniati; l'arazzeria degli Eruli; i negozi d'arte: ~ang~lli, Fava, Della Valle, Geraldini, Pavoncello, lo studio fotografico pontificio dei Felici, che conserva una imponente iconografia vaticana; la centenaria bottega dei Casciani, alla quale Gabriele d'Annunzio affidava la rilegatura dei propri volumi, in prezioso marocchino impresso in oro. In via <strong>del</strong> <strong>Babuino</strong> i pittori sono stati e sono di casa. Ettore Roesler Franz e Nazareno Cipriani vi costituirono nel 1875 una società di acquarellisti alla quale aderirono il Cabianca, Carlandi, Maccari, Simonetti, Usquez e che organizzò <strong>del</strong>le memorabili esposizioni: presso i Dovizidli nel 1880, nello studio di Cesa,re Dotti nel 1881, a palazzo Colonna nel 1883. Alle antiche gallerie d'arte: Capobianchi, De Franceschi, Garofoli, Scalabrini, Trois, l'inesorabile incalzare degli anni ha fatto seguire <strong>del</strong>le più moderne: quella di Tanino Chiaruzzi, Antonucci Efrati, San Marco, Fiorani, Babuinetta, Camino, Fontanella, ove espongono i più noti pittori contemporanei: De Chirico, Picasso, Fama, Raimondi, Omiccioli, De Pisis, Bartolini, Irolli, Gargiulo, Monachesi, Monteleoni, Campigli, Sironi, Mafai, Montanari, Clerici e tanti altri o, per meglio dire, tutti gli altri che contano. In questa via fastosa, incorniciata dai palazzi Righetti, Raffaelli, Lancellotti, Sterbini, Saulini, dalle chiese di Sant'Atanasio e <strong>del</strong>la Na- zione inglese: l'Embassy Church, in via <strong>del</strong> <strong>Babuino</strong> davvero, come scrisse Chateaubriand ammirato « il tempo vive di bellezza». MASSIMO GRILLANDI L l l i " Il I I ill 'I 11
Ricordo di Carlo Alberto Petrucci V i sono dei tratti <strong>del</strong>la fisionomia di alcune persone, rivelatori di nature eccezionalmente dotate, che, osservati anche una sola volta, non si dimenticano più. Tale era lo sguardo vivido, intento di Carlo Al- berto Petrucci: in -quegli occhi azzurri, che scintillavano ancor più attraverso le lenti, filtrava tutta la limpidezza di quello spirito, la gravità matura <strong>del</strong>l'uomo, la curiosità sempre giovanilmente viva <strong>del</strong>l'artista. Già, tutto si era mantenuto giovanile in lui, perfino i capelli, ancora scuri nonostante gli 82 anni, il portamento spedito, la parola spigliata e disinvolta. Mi risuonano ancora nell'orecchio le sue conversazioni amichevoli, che erano ad un tempo calore di sentimento e nobiltà squisita di forma, e che assumevano sempre una levità, una naturalezza così rare, riflettenti il superamento <strong>del</strong> travaglio quotidiano e soprattutto una coerenza interiore non comune. Ché, se si volesse cogliere la caratteristica essenziale di Carlo Alberto Petrucci uomo e artista, essa sarebbe certamente l'equilibrio: natura eminentemente armonica in tutte le facoltà <strong>del</strong>lo spirito, vita e arte, cultura e slancio creativo si fondevano in lui mirabilmente in un sol tutto. Conoscitore perfetto di varie lingue, lettore instancabile dei capolavori <strong>del</strong>la letteratura italiana e straniera, musicologo raffinato e sensibilissimo, aveva fatto <strong>del</strong> suo studio in via <strong>del</strong> <strong>Babuino</strong> - tutti lo ricordiamo - un vero cenacolo di arti belle, improntato ad uno spirito di indipendenza e di rispetto di ogni giusta idea che solo un umani sta come lui poteva concepire. Con serenità veramente classica Carlo Alberto Petrucci era sempre pronto ad aprire l'animo ai richiami e agli insegnamenti nuovi <strong>del</strong>l'arte anche più arditi, senza che nessuna debolezza lo inducesse mai a distogliersi dalla linea di superiore obiettiva posizione mentale e spiri- 246 --L- ~ t I I . 4t\ CARLO ALBERTO PETRUCCI: :\UTORITRATTO (1