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........... -- -- "-.. r- . Riflessi boreali sul Caffè Greco Il nome <strong>del</strong>l'ccAntico Caffè Greco» ha un SUono <strong>del</strong> tutto particolare agli orecchi dei viaggiatori ultramontani, specie in quelli provenienti dalle terre fredde e dai mari ghiacciati degl'iperborei. Ne son testimoni i diari, le memorie e gli epistolari <strong>del</strong> romantico Ottocento. Il Caffè Greco fu il punto di riferimento ed il recapito postale degli artisti-letterati giunti nell'Urbe con qualche modesta borsa di studio. Tuttora si custodisce, tra i preziosi cimeli <strong>del</strong> celebre r:itrovo ormai bicentenario, una semplice scatolina di latta che nei remoti tempi <strong>del</strong>la diligenza conteneva messaggi da amici e parenti lontani. Il primo frequentatore <strong>del</strong>lo storico locale crediamo esser stato lo scultore ]ohannes Wiedewelt borsista <strong>del</strong>la Reale Accademia di Belle Arti 248 a Copenaghen, da poco fonda'ta (1754)' Costui alloggiò ---A.- accantO al caffè, la cui esistenza però risulta soltanto dal censimento <strong>del</strong> 1760; l'esercente era certo Nicola di Madalena levantino, onde la denominazione « Caffè Greco». Con ogni probabilità la sua origine risale a una data anteriore. Se possiamo prestar fede all'ipotesi di Diego Angeli, la tradizionale bottegaromana sarebbe identica a quel «caffè di Strada Condotti» che il « playboy» veneziano Giacomo Casanova visitò al sèguito <strong>del</strong>l'abate Gama nell'ottobre <strong>del</strong> 1743.(Le Cronache<strong>del</strong> Caffè Greco, 1930,p. 14). E perché non immaginarci un dotto colloquio sul «gusto neoclassico» tra gli amici Wiedewelt e Winckelmann, proprio al Caffè Greco? Certo si è che il pittore danese Jens Juel in un caratteristico ritratto eseguito circa il 1775 ha immortalato il mendicante nano Francesco Ravai, chiamato « Bajocco» (R. Galleria di Belle Arti, Copenaghen, disegno in raccolta privata danese; ELLENPOULSEN,Jens Juel, 1961, figg. 47-48, v. tavola), di nuovo raffigurato in una stampa <strong>del</strong> 1786 davanti alla popolare bottega ove un gruppo di visitatori è radunato intorno a un tavolino protetto da una tenda. Allorché il « Bajocco» moriva, a settant'anni, il titanico e malaticcio disegnatore Asmus Jacob Carstens, nativo di Schleswig, scriveva nel Caffè Greco lettere fiere e disperate contro la meschinità dei « signori <strong>del</strong>l'Accademia» prussiana, dove era professore: « ...A vrei potuto far a meno di un'educazione artistica per amareggiare il resto <strong>del</strong>la mia vita in quella stretta cerchia di attività...» (firmato « Rom, d. 31. Januar 1795, al Caffè Greco »). Già nel 1798 la morte raggiunse il genio militante, le cui spoglie terrestri vennero sepolte alla piramide di Cestio. « C'è a Roma un architetto svedese di nome Carlo Bassi... domanda di lui nel caffeaus Greco in Strada Condotta». Questo consiglio Gotskalk Thorvaldsen dava al figlio Bertel, arrivato a Roma nel marzo <strong>del</strong> 1797. Bassi era in verità torinese, ma borsista <strong>del</strong> go- Verno di Svezia. L'esito <strong>del</strong>l'incontro fu un ritratto a medaglione, primo lavoro romano <strong>del</strong>l'ignoto scultore (vedi ELSEKAI SASS,Thorvaldsens Portraitbuster l, Kobenhavn 19