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Maggio 2012 - n. 55 - Mir i Dobro

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<strong>Maggio</strong> <strong>2012</strong> - n. <strong>55</strong><br />

Registrazione:<br />

Pubblicazione a cura<br />

dell’Associazione Volontari<br />

MIR I DOBRO O.N.L.U.S. (Pace e Bene)<br />

Direttore responsabile: Chiarina Daolio<br />

21059 Viggiù (VA) - Via Roma, 33<br />

Tel. 0332/487613<br />

Fax 0332/485025<br />

Reg.Trib. n. Isc.Trib.Varese 693<br />

del 30.10.1995<br />

e-mail: info@miridobro.it<br />

sito: www.miridobro.it<br />

www.miridobro.org<br />

Stampato da: Editrice L’Ammonitore SRL<br />

Via Crispi, 19 - 21100 Varese Italy<br />

SOMMARIO<br />

2 Le beatitudini della famiglia<br />

3 Editoriale<br />

4 Medjugorje - Pellegrinaggi<br />

22 Aiutiamo i giovani<br />

24 Volontario di <strong>Mir</strong> i <strong>Dobro</strong>:<br />

25 Il villaggio della Madre<br />

27 Istituto Santa Famiglia<br />

29 Centro disabili<br />

“Maria nostra speranza”<br />

33 Adozioni a distanza<br />

36 Il nostro caro Luciano<br />

40 Lettere dal carcere<br />

42 Lettere a MID<br />

43 Messaggi della<br />

Regina della Pace<br />

46 “Fratello tutto è dono”<br />

47 MID News


2<br />

Le beatitudini della famiglia<br />

Beata la famiglia in cui Dio è il Signore,<br />

e che cammina alla sua presenza.<br />

Beata la famiglia fondata sull’amore e<br />

che dall’amore fa scaturire atteggiamenti,<br />

parole, gesti e decisioni.<br />

Beata la famiglia aperta alla vita, che<br />

accoglie i figli come un dono, valorizza<br />

la presenza degli anziani ed è sensibile<br />

ai poveri e ai sofferenti.<br />

Beata la famiglia che prega insieme<br />

per lodare il Signore, per affidargli<br />

preoccupazioni e speranze.<br />

Beata la famiglia che vive i propri legami<br />

nella libertà, lasciando a tutti autonomia di<br />

crescita.<br />

Beata la famiglia che trova il tempo per<br />

dialogare, svagarsi e fare festa insieme.<br />

Beata la famiglia che non è schiava della<br />

televisione e sa scegliere programmi costruttivi.<br />

Beata la famiglia in cui i contrasti non sono<br />

un dramma, ma una palestra per crescere<br />

nel rispetto, nella benevolenza<br />

e nel perdono vicendevole.<br />

Beata la famiglia dove regna la pace al suo<br />

interno e con tutti: in lei mette radici la pace<br />

del mondo.<br />

Beata la famiglia che vive in sintonia<br />

con l’universo, e si impegna per la costruzione<br />

di un mondo più umano.<br />

Beata la famiglia che, pur non ritrovandosi<br />

in queste beatitudini, decide che è possibile<br />

percorrerne qualcuna.<br />

Beata la famiglia in cui vivere è gioia,<br />

allontanarsi è nostalgia, tornare è festa.


“Cari figli,<br />

vi prego, cominciate a cambiare vita in famiglia.<br />

Che la famiglia sia un fiore armonioso che io<br />

desidero dare a Gesù. Cari figli, ogni famiglia sia<br />

attiva nella preghiera. Io desidero che un giorno<br />

si vedano i frutti della famiglia: solo così potrò<br />

donarli come petali a Gesù per la realizzazione<br />

del piano di Dio.<br />

Grazie per aver risposto alla mia chiamata”.<br />

(ms. 01 maggio 1986)<br />

La Madonna invita alla preghiera in famiglia.<br />

Mai come in questo tempo la famiglia ha bisogno<br />

di rinnovamento, di crescita, di amore.<br />

Cosa manca al nucleo familiare che si sta distrug-<br />

"Chiarina con Daniela<br />

e altri amici a Medjugorje"<br />

gendo sempre di più? Lei, la Mamma ce lo continua a ripetere, ma noi non comprendiamo perché il nostro cuore<br />

non è aperto, non è così umile da poter ascoltare le sue parole materne e affettuose.<br />

La nostra famiglia non prega, non riconosce Dio al primo posto, non accetta il sacrificio, la sofferenza, le prove<br />

che la possono colpire.<br />

Chi se non Lei può aiutarci in questo momento così delicato e importante per la vita familiare?<br />

In Lei troviamo un modello, un esempio di Madre e di famiglia.<br />

Possiamo, alla sua scuola, apprendere con semplicità come formare la nostra anima, il nostro cuore all’amore verso<br />

Dio e verso il prossimo. E quando inizierà il nostro cambiamento, la nostra conversione, potremo trasmettere anche<br />

agli altri, anche in famiglia ciò che è l’essenziale della nostra vita.<br />

O Maria, desideriamo offrirti il nostro cuore perché tu lo faccia simile al tuo,<br />

perché sia aperto ad accogliere il tuo amore e darlo anche agli altri,<br />

perché sia il riflesso di Gesù che illumina chi cammina nel buio.<br />

O Maria, donaci la luce perché possiamo essere testimoni nella luce,<br />

donaci la gioia, la stessa che il Signore ha donato a Te,<br />

donaci la preghiera del cuore, che diventi nutrimento nella nostra vita e gioia dell’incontro con il Signore.<br />

O Maria, donaci la pace perché tutti la vedano e comincino a cercarla,<br />

la pace nei nostri cuori, nelle nostre famiglie, nei nostri desideri e in tutto il mondo;<br />

Gesù sia la nostra verità, la nostra pace.<br />

O Maria, guidaci sulla strada della santità:<br />

che le nostre famiglie siano il luogo dove nasce la santità,<br />

che il nostro scopo sia vivere la santità quale dono da presentarti alla fine della nostra vita terrena.<br />

O Maria, desideriamo consacrare la nostra vita e le nostre famiglie a Te, con amore,<br />

perché tu ci possa condurre al tuo e nostro Signore e Lui possa purificare i nostri cuori.<br />

Grazie, perché ci sproni, ci scuoti, ci svegli dal torpore dell’indifferenza.<br />

Grazie, perché ci hai chiamato a conoscere l’amore di Dio.<br />

Grazie, perché ci ami immensamente malgrado la nostra ingratitudine e la nostra debolezza.<br />

Grazie per la tua presenza e per la tua parola.<br />

La presidente<br />

3<br />

Editoriale


4<br />

Medjugorje - Pellegrinaggi<br />

OMELIA DEL 5 AGOSTO 2009 A MEDJUGORJE<br />

“Medjugorje come a Cana di Galilea”<br />

In quel tempo, partito da Genezareth, Gesù si diresse verso le parti di Tiro e Sidone. Ed ecco una donna cananea, che<br />

veniva da quelle regioni, si mise a gridare: “Pietà di me, Signore, figlio di Davide. Mia figlia è crudelmente tormentata<br />

da un demonio”. Ma egli non le rivolse neppure una parola.<br />

Allora i discepoli gli si accostarono implorando: “Esaudiscila, vedi come ci grida dietro”.<br />

Egli rispose: “Non sono stato inviato che alle pecore perdute della casa di Israele”.<br />

Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui dicendo: “Signore, aiutami!”. Ed egli rispose: “Non è bene prendere<br />

il pane dei figli per gettarlo ai cagnolini”. “È vero, Signore, disse la donna, ma anche i cagnolini si cibano delle briciole<br />

che cadono dalla tavola dei loro padroni”.<br />

Allora Gesù le replicò: “Donna, davvero grande è la tua fede! Ti sia fatto come desideri”. E da quell’istante sua figlia<br />

fu guarita.<br />

(Dal Vangelo secondo Matteo 15,21-28)<br />

Cari fratelli e sorelle, cari giovani amici, c’è una storia che racconta della creazione e di tutto quanto è stato creato.<br />

Dopo che Dio creò il mondo e le creature su di esso e che furono resi noti i desideri comuni, tutte le creature furono<br />

chiamate ad appartenergli, a portare a Dio quello che ognuna di loro aveva di più caro. La storia narra che tutte le creature<br />

di Dio gli portarono i doni più cari.<br />

Alla fine del corteo c’era l’uomo, che aspettava il proprio turno, ma era preoccupato, e si chiedeva: “Cosa posso donare<br />

al mio Creatore? Il fiore dà il suo delizioso profumo, le api danno il miele – pensava – anche gli elefanti rallegrano<br />

ciò che sta loro intorno spruzzando allegramente”. L’uomo stava in fila ed aveva questi pensieri che lo tormentavano.<br />

Quando erano rimaste solo poche creature, ed era rimasto un piccolo spazio, l’uomo fu preso dal panico, ma in<br />

quel momento fece quello che nessuna creatura prima di lui aveva fatto. Si arrampicò sulle ginocchia di Dio, l’<br />

abbracciò con forza e gli disse tre brevi parole: “io ti amo”.<br />

Questa storia dice che il volto di Dio si illuminò particolarmente e che tutte le altre creature compresero che l’uomo<br />

aveva dato al Creatore il più bel dono dell’universo.<br />

Voi, cari giovani amici, in questo luogo ed in questo spazio avete portato al vostro Dio ciò che c’è di più bello nella<br />

vostra vita. Gli avete portato l’amore, la vostra giovinezza, la vostra vita, il dono della vita e l’apertura verso di<br />

Lui. Con la vostra presenza qui, con le vostre preghiere e con i vostri canti acclamate a Dio e gli dite una sola cosa “io<br />

ti amo”.<br />

Mi chiedo che cosa vi ha fatto mettere in viaggio, chiamato e portato, in questo periodo dell’anno, a venire in questo<br />

incandescente suolo dell’Erzegovina.<br />

Non può essere sicuramente nient’altro che l’amore verso Dio e l’amore verso la nostra Madre del cielo Maria,<br />

Regina della Pace.<br />

E proprio la presenza di Maria e di suo Figlio Gesù, come nelle nozze a Cana di Galilea, in questo nostro incontro euca-


istico serale fotografa la forza del loro intervento nella<br />

nostra vita.<br />

Gesù ha dimostrato, innumerevoli volte, quanto ci tiene a<br />

rendere veramente felice l’uomo, a mostrargli la via verso<br />

la pienezza della vita, mentre sua madre Maria si è trovata<br />

a dover interpretare con sincerità la volontà di Dio.<br />

Maria, con il suo cuore materno, accoglie tutto e per questo<br />

con occhi di madre vede la situazione e desidera evitare<br />

l’imbarazzo in questa festa di nozze. Lei con il suo<br />

sguardo materno vede tutti i nostri bisogni e con cuore<br />

di Madre desidera accompagnarci nel nostro cammino<br />

di vita.<br />

Sentiamo come anche, qui stasera, come teneramente<br />

prega il Figlio per noi ed anche oggi dice: “Non hanno<br />

vino”, non hanno il vino della gioia e della felicità, non<br />

hanno ciò che rende la loro vita piena, bella, fruttuosa,<br />

felice e gioiosa.<br />

Nella loro vita ci sono troppe ferite, insuccessi, troppo<br />

male senza avere le difese necessarie, mancanza di<br />

responsabilità e peccati, pericoli, insicurezze, paure,<br />

diffidenze e l’errare senza meta alcuna.<br />

E come se anche stasera chiedesse a Gesù:<br />

“Non sei forse venuto sulla terra perché gli<br />

uomini abbiano la vita e l’abbiano in<br />

abbondanza?”.<br />

Per questo, fratelli e sorelle, Maria esiste<br />

dall’inizio del genere umano: per<br />

dare a noi uomini la speranza, perché<br />

lei rappresenta la vittoria, lei<br />

porta Dio che rimarrà sempre<br />

con noi.<br />

Lo stesso Gesù, dalla croce,<br />

ce l’ha data per madre ed<br />

anche a noi la dona come<br />

madre che ci difende ed<br />

intercede per noi.<br />

Maria ci consiglia<br />

anche oggi e ci rivolge la sua chiamata<br />

quando dice le parole: “Tutto ciò che vi<br />

dirà, fatelo”. Lei, ispirata dallo Spirito<br />

Santo, con la sua vita ha risposto a Dio: “sia<br />

fatto secondo la tua Parola”.<br />

Con la sua accettazione della volontà di Dio, la sua salvezza<br />

entra nel nostro cuore.<br />

Non è stato forse, fratelli e sorelle, fare la volontà di Dio<br />

anche l’intero scopo della vita di Gesù?<br />

Gesù dice: “Il mio cibo è fare la volontà di Colui che mi<br />

ha mandato” e, in un altro punto: “Padre, non la mia, ma<br />

sia fatta la tua volontà”.<br />

Gesù stasera parla anche a noi: “Se qualcuno mi ama,<br />

osserverà la mia parola ed anche il Padre mio lo amerà,<br />

e verremo a lui ed in lui dimoreremo”.<br />

Quando Dio dimora in me, allora lui trasforma la mia<br />

miseria nel vino della pienezza gioiosa. Nell’uomo c’è la<br />

vita, quando vive l’esperienza forte della salvezza.<br />

La via dalla terra al cielo, dall’uomo a Dio, dal vuoto<br />

alla pienezza, dal peccato alla santità, dall’infelicità<br />

alla felicità, è sempre solo una: fare la<br />

volontà di Dio. Perciò anche questo incontro di<br />

preghiera, con Maria e Gesù, vuole in modo<br />

particolare risvegliare in noi la forza affinché<br />

diventiamo, nella nostra vita, più freschi,<br />

più sereni, più forti, più ricchi di<br />

luce e di vita divina.<br />

Un beduino stanco che si trovava<br />

nelle vicinanze di un’oasi, nota<br />

come una piccola palma cresce<br />

rigogliosa e piena di<br />

vita. Non poteva sopportare<br />

perché ciò perchè era<br />

geloso e diceva fra sé:<br />

“Io sto qui a patire<br />

sotto questo sole<br />

e così sarà fino<br />

"Lei rappresenta la vittoria"<br />

5<br />

Medjugorje - Pellegrinaggi


6<br />

Medjugorje - Pellegrinaggi<br />

alla mia morte”. Dopo aver trovato una pietra pesante la mise sulla chioma di quella palma dicendo:<br />

“Eccoti sistemata. Non voglio e non desidero ucciderti subito, ma il peso di questa pietra ti tormenterà<br />

così tanto che alla fine, con grandi sofferenze, morirai”. E se ne andò via. Dopo alcuni<br />

anni il suo cammino lo portò nuovamente nelle vicinanze di quell’oasi. Curioso di vedere che ne era<br />

stato della palma, si affrettò per giungere all’oasi, ma quando arrivò, trovò una sorpresa.<br />

Quella piccola palma era cresciuta alta, piena di vita e di vigore. Il beduino si stupì e si chiese come fosse stato<br />

possibile ciò. E mentre se ne stava lì ad osservare la palma, vide che la pietra era rimasta sulla chioma della pianta.<br />

La palma l’aveva inglobata ed il peso della pietra aveva risvegliato tutta l’energia possibile, affinché potesse<br />

reggersi malgrado il macigno. Proprio quel peso era stato una sfida per la palma a battersi per la vita e sopravvivere.<br />

Non aveva permesso che la pietra la rompesse e la sfinisse secondo le intenzioni di quel beduino.<br />

Fratelli e sorelle, cari giovani, l’immagine di questa palma è l’immagine di ogni vita. I problemi della vita che<br />

incontrate ogni giorno non ci sono per spezzarci, ma per insegnarci a diventare, grazie a loro, più forti e<br />

ad attivare tutta quella forza ed energia che è presente in noi affinché impariamo, ogni giorno della nostra<br />

vita, a collegare questa forza interiore con Gesù, in modo particolare attraverso l’Eucaristia, l’adorazione<br />

eucaristica, la lettura delle Sacre Scritture e la preghiera, attraverso quelle esperienze di preghiera in cui<br />

Gesù ci benedice e dirige la nostra vita verso il bene.<br />

Credo che in questi giorni abbiate fatto l’esperienza della presenza di Gesù: e che così rimanga sempre presente<br />

nel vostro cuore.<br />

Tanti oggi si chiedono con apprensione che ne sarà di questi giovani. E mentre il mondo si fa queste domande e<br />

cerca delle risposte, la Gospa ci dice chiaramente nel suo messaggio: “Cari figli, oggi vi invito alla preghiera.<br />

Chi prega non ha paura del futuro. Figlioli non dimenticate, io sono con voi e vi amo tutti. Grazie per aver<br />

risposto alla mia chiamata”.<br />

Fratelli e sorelle, oggi siamo testimoni di quanto la paura attanagli le persone ed il mondo, come un’enorme epidemia,<br />

e come diventi di giorno in giorno un problema sempre più grande. E qui sentiamo una voce che ci dice<br />

che la preghiera è il mezzo che ci libera dalla paura e ci apre la porta verso il futuro.<br />

Solo chi prega affida la sua vita nelle mani del Padre, di quel Padre che ci ama, che ci capisce, che ci conosce<br />

e che desidera essere una garanzia per il nostro futuro.<br />

Il mondo di oggi è scettico verso i giovani, ma il nostro Dio crede in voi, cari giovani.<br />

Voi siete quelli che, con la propria vita, testimoniano di avere scoperto e riconosciuto questi valori.<br />

Voi testimoniate che siete grati a Dio per la sua vicinanza, per il suo amore e per la sua fiducia e con la vostra<br />

freschezza e con i canti mostrate la gioia: anche il nostro Dio è gioioso.<br />

"La preghiera ci libera dalla paura"


In poche parole, alle prime conversioni di giovani a cui ha assistito, Papa Giovanni Paolo II ha<br />

detto quanto segue: “Io credo nei giovani. Io credo nei giovani con tutto il mio cuore e con<br />

tutta la forza di ciò in cui credo. Già domani voi diventerete la forza viva di questa terra, domani<br />

farete in modo di trasformare il possibile in realtà.<br />

Quando vi vedo qui riuniti, vedo davanti a me il futuro della Chiesa. Dio ha il suo piano per la Chiesa, ma per<br />

la sua realizzazione ha bisogno di voi”. Il Papa continua e dice: “Ho la sensazione di conoscervi, perché io<br />

conosco e capisco i giovani. E so che anche voi, come tutti i giovani del vostro tempo, siete colpiti dagli avvenimenti<br />

che accadono nella società. Quando tornate a casa, parlate ai vostri genitori ed a tutti quelli che desiderano<br />

ascoltare e dite che il Papa ha fiducia in voi e che conta su di voi. Dite loro che i giovani sono la forza<br />

del Papa”.<br />

Cari fratelli e sorelle, cari giovani, a nome di tutte le centinaia di sacerdoti, qui riuniti e presenti a questa<br />

Eucaristia, posso liberamente dire che oggi siamo immensamente felici e grati a Dio per voi: per il vostro amore<br />

e per la fede che ci avete manifestato in questi giorni: per l’esperienza di pazienza che ci avete dimostrato in questi<br />

incontri; per l’esperienza di amore che avete testimoniato e che portate nel vostro cuore; per l’esperienza di<br />

fede che dà forza e slancio al vostro spirito giovanile; per l’esperienza dell’ascolto di quello che il Signore vi dice,<br />

perché desiderate fondare la vostra vita ed il vostro futuro su Cristo.<br />

Cari giovani amici, portate da qui, nella vostra vita, l’esperienza di fede che abbiamo vissuto in questi giorni.<br />

Portate nelle vostre case questa preziosa esperienza di preghiera, di fratellanza e di amore di Dio.<br />

Raccontatelo prima ai vostri genitori, testimoniate loro quanto sia importante, per la vita ed il successo di una<br />

famiglia, la forza della comunità familiare e della preghiera comunitaria in famiglia.<br />

Portate questa esperienza di preghiera e di fratellanza nella vostra comunità parrocchiale, parlatene ai vostri<br />

amici, testimoniate che Dio è vicino, che ci ama immensamente e desidera riempire, con la sua benedizione, le<br />

anfore della nostra vita piene d’acqua, tanto piene delle nostre difficoltà di vita e di delusioni varie e trasformarle<br />

in una vera gioia di vivere.<br />

Probabilmente, per i servi di cui parla il Vangelo, la prova più difficile è stata quando Cristo ha detto loro: “Ora<br />

prendete le giare e portatele al maestro di tavola” in quanto erano consapevoli di portare dell’acqua.<br />

Non è forse, fratelli e sorelle, anche ora proprio questa la prova più grande, quella in cui sperimentiamo la nostra<br />

miseria, inutilità, mancanza di scopi?<br />

Mentre la vita ci richiama al dovere di andare incontro agli altri, ci dice che siamo chiamati a donarci agli<br />

altri, che siamo chiamati a testimoniare.<br />

Cari giovani, siamo certi di una cosa: il momento in cui il nostro Cristo è presente e ci benedice è quando ci dà<br />

la forza e ci riempie di gioia.<br />

Ed allora il mio essere senza scopo, la mia miseria e la miseria delle mie opere rende più vive le persone intorno<br />

a me che diventano più gioiose, più felici, più benedette e vicine a Dio.<br />

Che questo gioioso canto del nostro incontro, di questa ricca esperienza dell’incontro con Dio e con i fratelli,<br />

risuoni nella sala di nozze del vostro giovane ed esultante cuore.<br />

Amen.<br />

Verso la Bosnia: Preghiamo con P. Jozo<br />

“Ciao Claudio, scusa se ti do del<br />

tu, ma da poco ho terminato di<br />

leggere il tuo libro e sono emozionato,<br />

quindi mi rivolgo a te come<br />

ad un amico nel quale mi sono<br />

ritrovato in diversi passaggi. Era<br />

come se dentro gli episodi che raccontavi<br />

in qualche modo c’ero<br />

anche io, ho pianto, ho penato, ho<br />

sofferto e ho fatto festa insieme…<br />

Grazie per questa tua testimonianza<br />

che cercherò di far avere anche<br />

ad altri. Ciao Andrea.”<br />

Questo libro è stato<br />

voluto da Padre Jozo<br />

come guida per il pellegrino,<br />

ma anche un<br />

aiuto per chi ritorna a<br />

casa. “Perché il nostro<br />

pellegrinaggio sia più<br />

fruttuoso, più efficace,<br />

abbiamo preparato questo<br />

libro della preghiera,<br />

come nostro VADEME-<br />

CUM per ogni partecipante”.<br />

(P. Jozo)<br />

7<br />

Medjugorje - Pellegrinaggi


8<br />

Medjugorje - Pellegrinaggi<br />

“PER LE SUE PIAGHE SIAMO STATI GUARITI”<br />

“Mala-sanità”<br />

Questa espressione così svenduta e svalutata dai media, manipolata e trattata alla pari di mala-fede, malavita,<br />

mala-voglia, ecc. ci è stata presentata dalla Regina della Pace sotto una veste nuova, più reale e vera, più diffusa<br />

anche se meno conosciuta. La Madonna ha chiamato a Medjugorje, fra i pellegrini di <strong>Mir</strong> i <strong>Dobro</strong>, un pullman strapieno<br />

di medici, infermieri, operatori e tecnici ospedalieri per fare emergere e incoraggiare il faticoso, gioioso cammino<br />

della<br />

“Santa - sanità”.<br />

"La natura si risveglia…<br />

e porterà frutto"<br />

La Regina della Pace conclude ogni suo messaggio alla veggente Marija, il 25 di ogni mese, dicendo: “Grazie per aver<br />

risposto alla mia chiamata”.<br />

Con il pellegrinaggio dal 16 al 21 marzo <strong>2012</strong>, i pellegrini di <strong>Mir</strong> i <strong>Dobro</strong> hanno risposto alla chiamata della Mamma<br />

celeste che ci ha accompagnati in quella terra benedetta dove si ricevono grazie particolari. Come sempre abbiamo cercato<br />

di prestare attenzione al momento della chiamata e al periodo in cui il pellegrinaggio si svolge. La Madonna ci ha<br />

chiamati in un giorno particolare. Il 16 marzo, infatti, abbiamo iniziato il nostro pellegrinaggio in concomitanza con<br />

l’inizio della novena dell’Annunciazione di nostro Signore. Il mistero dell’Incarnazione, il mistero di Dio misericordioso<br />

che si fa Uomo per liberarci dalla nostra miseria, ha inizio con il “SÌ” di Maria all’annuncio dell’Angelo. Forse<br />

oggi le novene sono cadute un po’ in disuso, ma sono sempre molto efficaci. Per quanto riguarda, sia la chiamata che<br />

la Madonna ci ha fatto, sia le novene, abbiamo letto e meditato un messaggio del 25 luglio 1993 in cui la Regina della<br />

Pace dice “Cari figli, vi ringrazio per le vostre preghiere e per l’amore che mi mostrate. Vi invito a decidervi a pregare<br />

per le mie intenzioni. Cari figli, offrite delle Novene, sacrificandovi là, dove vi sentite più legati. Io desidero<br />

che la vostra vita sia legata a me. Sono vostra Madre e non voglio, cari figlioli, che satana vi distolga. Lui vuole portarvi<br />

sulla cattiva strada, ma non lo può, se voi non glielo permettete. Per questo, cari figlioli, rinnovate la preghiera<br />

nei vostri cuori e così capirete la mia chiamata e il mio desiderio di aiutarvi. Grazie per aver risposto alla mia<br />

chiamata”. Abbiamo condiviso e meditato un altro aspetto che riguardava il periodo in cui abbiamo vissuto questo<br />

pellegrinaggio. La Madonna ci ha chiamati a Medjugorje al termine della stagione invernale per farci ritornare il primo<br />

giorno di primavera. E’ un particolare non trascurabile, considerando che la nostra riflessione ha focalizzato la parte<br />

spirituale, non certo quella metereologica. La Regina della Pace tante volte ci invita, a risvegliarci dal torpore che non<br />

ci permette di amare, di testimoniare e di percorrere il cammino della conversione. In un messaggio del 25 febbraio<br />

2011 la Regina della Pace dice: “Cari figli, la natura si risveglia e sugli alberi si vedono le prime gemme che porteranno<br />

un bellissimo fiore e frutto. Desidero che anche voi, figlioli, lavoriate sulla vostra conversione e che siate<br />

coloro che testimoniano con la propria vita, così che il vostro esempio sia il segno e l’esortazione alla conversione<br />

per gli altri. Io sono con voi e, davanti a mio Figlio Gesù, intercedo per la vostra conversione. Grazie per aver risposto<br />

alla mia chiamata”. Questo messaggio della Regina della Pace trova una conferma nel messaggio del Papa per la<br />

Quaresima <strong>2012</strong> in cui ci mette in guardia dal pericolo di avere il cuore indurito da una sorta di “anestesia spirituale”<br />

che rende ciechi alle sofferenze e ai bisogni altrui. A me piace sempre ricordare ai pellegrini che la devozione popolare<br />

dedica ogni mese dell’anno ad un’intenzione particolare. Il mese di marzo è dedicato a S. Giuseppe, un santo troppo<br />

dimenticato. Viene chiamato l’uomo del silenzio perché nel Vangelo non è riportata alcuna sua parola. Il Beato


Giovanni Paolo II dice di lui: Giuseppe, sposo della Beata Vergine Maria, è patrono della Chiesa<br />

universale. In Giuseppe, chiamato ad essere il padre terreno del Verbo incarnato, si riflette in modo<br />

del tutto singolare la divina paternità. Giuseppe è padre di Gesù, perché è effettivamente sposo di<br />

Maria. (…) Grande compito questo della paternità, al quale non pochi genitori, oggi sono tentati di abdicare,<br />

optando per un “rapporto alla pari” con i figli, che finisce per privare questi ultimi di quel sostegno psicologico e<br />

di quell’appoggio morale, di cui abbisognano per superare felicemente la fase precaria della fanciullezza e della prima<br />

adolescenza”. La Madonna ci ha chiamati e invitati ad avere una venerazione particolare per il suo castissimo sposo,<br />

così lunedì 19 marzo abbiamo pregato San Giuseppe per i nostri giovani che faticano a trovare un posto di lavoro e per<br />

tutti quelli che hanno il lavoro a rischio; abbiamo pregato per tutti quelli che portano il suo nome, per il Papa Joseph,<br />

il nostro Don Peppino, cappellano dell’Ospedale di Busto Arsizio e per P.re Jozo che in questo giorno festeggia anche<br />

il compleanno e al quale <strong>Mir</strong> i <strong>Dobro</strong> ha presentato il seguente pensiero d’auguri:<br />

Carissimo nostro Padre Jozo,<br />

grazie a Dio, accompagnati dalla Regina della Pace, ancora una volta ci ritroviamo per augurarti:<br />

“Buon Compleanno” e “Buon Onomastico, Giuseppe”.<br />

Non te lo diciamo con le parole, ma te lo testimoniamo con i fatti.<br />

<strong>Mir</strong> i <strong>Dobro</strong>, infatti, ti è vicina: siamo venuti in pellegrinaggio a<br />

Medjugorje, in questo 19 marzo <strong>2012</strong>, per pregare anche per te.<br />

Sentiamo la tua mancanza, ma lo Spirito Santo ci fa sentire la tua<br />

voce. Non abbiamo la tua presenza fisica, ma avvertiamo il tuo<br />

calore e intravediamo il tuo sguardo amico, a volte severo, ma<br />

dolce allo stesso tempo. Non possiamo parlare ai pellegrini di <strong>Mir</strong><br />

i <strong>Dobro</strong>, senza parlare di Padre Jozo: parleremmo di un corpo<br />

senza l’anima. Non possiamo parlare di te, Padre Jozo, senza<br />

parlare della tua vocazione nata sulle ceneri dei 30 Martiri di<br />

Siroki Brijeg. Non possiamo parlare di Medjugorje senza parlare<br />

di te, Padre Jozo, perché la Regina della Pace non ha scelto soltanto<br />

la Parrocchia di S. Giacomo, ma ha scelto anche il suo<br />

Parroco.<br />

SI’! Caro Padre, tu sei figlio, sacerdote, parroco prediletto di<br />

Maria.<br />

Lei sempre ti ha seguito e sempre ti segue; Lei, la Madre cara, la<br />

Madre bella, la Madre dolcissima, sempre è ai piedi della tua<br />

Croce e di quella che, con te, <strong>Mir</strong> i <strong>Dobro</strong> sta attraversando.<br />

Noi, di <strong>Mir</strong> i <strong>Dobro</strong>, sentiamo la presenza della Mamma del<br />

Cielo, soprattutto in questo periodo di dolore: lei cambia il<br />

nostro pianto in rugiada d’amore. Mattia e Luciano, hanno<br />

raggiunto la Luce che non tramonta. Vogliamo che anche<br />

loro facciano parte del nostro augurio per te.<br />

Nella Comunione dei Santi, nella certezza che né spazio,<br />

né tempo possono dividerci, nonostante la tua lontananza<br />

fisica da noi, ti abbracciamo e con tutto il cuore<br />

ti incontriamo nell’Amore, nella “Pace e nel Bene”.<br />

Per sentirci più vicini a Padre Jozo siamo andati là<br />

dove la Misericordia di Dio e la sua Provvidenza<br />

permettono in modo mirabile di continuare la sua<br />

opera della Casa “Santa Famiglia” dove sono<br />

ospitate le orfane di entrambi i genitori. Vesna, la<br />

responsabile coraggiosa dell’Istituto che, sostenuta<br />

dalla preghiera, immersa in un sacrificio<br />

quotidiano e silenzioso, porta avanti questa “missione<br />

umanamente impossibile” con la tenacia<br />

rocciosa, tipica del popolo croato, ha rivolto il suo<br />

saluto ai nostri pellegrini fornendo loro una com-<br />

"Lei ti ha seguito e sempre ti segue"<br />

movente testimonianza: “Sempre devo ringrazia-<br />

9<br />

Medjugorje - Pellegrinaggi


10<br />

Medjugorje - Pellegrinaggi<br />

re Dio per questa amicizia con <strong>Mir</strong> i <strong>Dobro</strong> e non solo per gli aiuti umanitari ricevuti in tanti anni<br />

e che ancora riceviamo. Questa amicizia è importante soprattutto perché è cresciuta e si mantiene<br />

viva nell’unità della preghiera. Sono stata al funerale di Luciano, marito di Chiarina perché<br />

noi sentiamo nel nostro cuore che dobbiamo ringraziare anche Luciano per tutto quello che ha fatto<br />

per noi, per i nostri bisognosi. Loro sono stati vicini a noi durante il tempo della guerra e lo sono anche adesso<br />

e noi dobbiamo essere vicini a loro in questo tempo di dolore e difficoltà.”<br />

E’ seguita la S. Messa concelebrata dai nostri Don Peppino e Don Angelo. Quest’ultimo, nell’omelia, ci ha aiutati<br />

a riscoprire la figura di S. Giuseppe: “Io amo S. Giuseppe perché è un uomo che ascolta, con calma. Non è<br />

facile trovare qualcuno che sappia ascoltare. Nei Vangeli S. Giuseppe quante parole dice? Le avete contate? Non<br />

pronuncia mai una parola.<br />

Lui è uno che ascolta in silenzio. Ascolta la sua amata Maria che sicuramente gli racconta quello che le è accaduto.<br />

L’uomo che ascolta mantiene una calma inalterabile. Mantenere la calma è segno di rispetto verso il proprio<br />

coniuge e verso i propri figli.<br />

C’è un altro motivo per cui io amo S. Giuseppe, lo amo perché è un uomo innamorato: tutti dovremmo esserlo.<br />

S. Giuseppe è innamorato e carpentiere. Io lo immagino con le mani callose, indurite dal lavoro: le mani, ma non<br />

il cuore. Il cuore di Giuseppe è un cuore intenerito dall’amore. Il Vangelo ci dice che Giuseppe non voleva ripudiare<br />

Maria in pubblico. Da questa intenzione traspare l’uomo innamorato. La grande prova d’amore di un innamorato<br />

non è il ripudio, ma è l’assenza, la mancanza di possesso della persona che si ama. Immaginiamo il conflitto<br />

interiore di Giuseppe: secondo la Bibbia, l’uomo deve dare una discendenza. Giuseppe avrà un Figlio che<br />

non è frutto del proprio seme, ma concepito per opera dello Spirito<br />

Santo. Giuseppe è però un uomo che ama e che non vuole perdere<br />

la persona che ama. Cosa preferisce Giuseppe? Preferisce l’amore<br />

di Maria alla generazione, preferisce l’amore di Maria<br />

alla propria discendenza.<br />

Io voglio bene a San Giuseppe perché è un uomo che non ha<br />

paura. L’Angelo gli dice: “Non temere, Giuseppe, di prendere<br />

con te Maria”. La paura è il principio di ogni fuga che<br />

è il contrario della fede, è il contrario del matrimonio.<br />

Quante persone non si sposano per paura; la fuga è il<br />

contrario della maternità e della paternità.<br />

Giuseppe non ascolta la paura e diventa<br />

vero padre di Gesù anche se non è il<br />

genitore. A generare un figlio sono<br />

capaci tutti, ma essere padre,<br />

essere madre, far crescere un<br />

figlio, insegnargli a diventare<br />

uomo o donna, questo è tutta<br />

un’altra cosa. S. Giuseppe non<br />

ha avuto paura di essere padre.<br />

Voglio bene a S. Giuseppe perché<br />

ha un lavoro precario<br />

come tanti dei nostri padri di<br />

famiglia, privi della sicurezza<br />

del lavoro, dello stipendio<br />

fisso. Giuseppe è un uomo che<br />

conosce la precarietà;<br />

Giuseppe lavoratore ci insegna<br />

a tenere duro, ad andare avanti<br />

confidando in Dio.<br />

C’è ancora un ultimo motivo<br />

per cui io voglio bene a San<br />

Giuseppe: gli voglio bene perché<br />

è un uomo che sa “fare<br />

"Il cuore di Giuseppe è un cuore intenerito dall'amore"<br />

famiglia”.


Nei vangeli, Giuseppe è<br />

un padre che c’è, sia per<br />

Gesù che per Maria, è un<br />

padre ed un marito presente nella sua<br />

famiglia. Giuseppe è presente quando<br />

Gesù nasce, quando viene presentato al<br />

tempio. Giuseppe è un uomo che per la<br />

famiglia si sacrifica ogni giorno e al quale<br />

non mancano le preoccupazioni come<br />

quando Gesù rimane nel Tempio fra i<br />

Dottori della Legge. Maria dice al Figlio:<br />

“Tuo padre ed io, angosciati, ti cercavamo”.<br />

S. Giuseppe è un padre che non ostacola<br />

il progetto del Figlio.<br />

Ho detto che questo era l’ultimo motivo<br />

per cui io voglio bene a S. Giuseppe, ma mi<br />

sono sbagliato: ce n’è un altro.<br />

Voglio bene a S. Giuseppe perché è un<br />

"Ho chiesto di baciare Gesù inchiodato sulla portantina”<br />

uomo in ombra. Essere e rimanere in<br />

ombra è la posizione migliore per essere<br />

testimone di quello che Dio sa fare. Un<br />

uomo in ombra è la gloria di Dio:<br />

Giuseppe non appare, ma da lui traspare<br />

l’Amore di Dio. Giuseppe è un uomo in<br />

ombra anche verso Maria; Giuseppe è in<br />

ombra, commosso dall’affetto che ha per la<br />

sua Maria.<br />

Dobbiamo ringraziare S. Giuseppe perché<br />

qui, a Medjugorje, incontriamo la sua<br />

Sposa amatissima.”<br />

Giornata intensissima quella dedicata a<br />

S. Giuseppe. Il mattino, quando ancora il<br />

sole era basso dietro le colline, siamo partiti<br />

per la preghiera della Via Crucis sul<br />

Krizevac. Ogni Via Crucis sembra la più<br />

bella, ma questa, oltre ad essere ben riuscita<br />

perché ben pregata, partecipata e sofferta, ha portato con sé una grazia tutta particolare. Così come avevamo<br />

già fatto sul Podbrdo, abbiamo portato alla Bianca Croce Dario, accovacciato, inchiodato su una portantina che<br />

ci siamo fatti prestare dai ragazzi di Suor Elvira. Come agnello paziente, docile e sempre sorridente, ha sopportato<br />

il barcollante, incerto procedere, sorretto da mani tremanti, ma da altrettanti cuori palpitanti e ricolmi d’amore<br />

per lui. Davanti alla stazione “Gesù muore in Croce” sempre invito i pellegrini a baciare Gesù sulla formella<br />

di bronzo. Questa volta ho sentito e capito che Gesù voleva essere baciato e amato sul serio, fisicamente.<br />

Ho chiesto ai pellegrini di baciare Gesù inchiodato alla portantina.<br />

Dario era in quel momento il nostro Gesù Crocifisso e lui, si è lasciato baciare da tanti peccatori, primo fra tutti,<br />

da me. “Cari figli, oggi vi invito ad offrire le vostre croci e sofferenze per le mie intenzioni. Figlioli, io sono<br />

vostra madre e desidero aiutarvi, chiedendo per voi la Grazia presso Dio. Figlioli, offrite le vostre sofferenze<br />

a Dio come un dono, perché diventino un bellissimo fiore di gioia. Perciò, figlioli, pregate per capire che la<br />

sofferenza può diventare gioia e la Croce la via della gioia. Grazie per aver risposto alla mia chiamata”<br />

(Messaggio del 25/09/1996). Dario ci ha fatto comprendere che quanto dice la Regina della Pace non è un’utopia.<br />

I medici e i paramedici di questo gruppo hanno dato testimonianza che, se è vero, come è vero, che la sofferenza<br />

può diventare un bellissimo fiore di gioia, loro vogliono essere i giardinieri di Maria.<br />

Sì, la Croce è la via della gioia, perché:<br />

“PER LE SUE PIAGHE SIAMO STATI GUARITI”.<br />

Virgilio<br />

11<br />

Medjugorje - Pellegrinaggi


12<br />

Medjugorje - Pellegrinaggi<br />

TESTIMONIANZE DAI PELLEGRINAGGI<br />

“Perché avevo tanta paura di andare a Medjugorje?”<br />

Io sono quella che aveva paura di<br />

andare a Medjugorje, quella che diceva che il<br />

programma del pellegrinaggio era pazzesco con<br />

tutte quelle preghiere e che avrebbe fatto i fatti<br />

suoi qualora si fosse stancata.<br />

Ebbene il programma è stato seguito sia da mio<br />

marito che da me in toto e direi di più, tant’è che<br />

la sera di venerdì e sabato siamo saliti alla<br />

croce blu a recitare il rosario.<br />

Lavoro in un Istituto superiore frequentato da<br />

adolescenti dai 15 ai 20 anni, ragazzi che fanno<br />

fatica a rendere pubblica la loro cristianità.<br />

Lunedì mattina, fuori dalla porta del mio laboratorio<br />

che si trova in fondo ad un lungo corridoio<br />

e in un’ala dell’edificio un po’ nascosta, da<br />

tempo c’è una lavagna per uso didattico e ci<br />

trovo disegnato col gesso un Cristo Crocifisso.<br />

Generalmente sulle lavagne si trova scritto di<br />

tutto e di più, disegni e scarabocchi vari ma mai<br />

"Pregare per i sacerdoti"<br />

disegni di questo tipo. Quando ho chiesto chi fosse l’autore, senza riuscire a saperlo, mi hanno informata che il disegno<br />

c’era già dal venerdì precedente 2 marzo (giorno successivo alla partenza del pellegrinaggio e giornata dell’apparizione).<br />

Ad oggi il disegno è ancora lì nonostante siano venuti nel mio laboratorio diverse classi con una media di<br />

circa 23 alunni per gruppo. Martedì, all’uscita, nel cortile della scuola ho trovato una medaglietta con raffigurata<br />

una Madonna col vestito bianco e il manto azzurro, ma non è né la Madonna di Fatima né quella di Lourdes.<br />

Mercoledì un’amica mi ha detto: “Si vede che sei stata a Medjugorje, sei radiosa” .<br />

Oggi riconosco in un’immagine della Madonna che avevo appeso nel mio armadietto personale e che avevo quasi<br />

dimenticato di avere, la Madonna di Medjugorje, ma la riconosco non tanto dalla sua bellezza, non è raffigurata come<br />

tale, così come sono sempre stata abituata a vedere perché è molto diversa, ma la riconosco dalla data scritta: 1981-<br />

2011. Qualcosa è cambiato.<br />

Oggi mi chiedo perché avevo tanta paura a fare questo viaggio quando Lei mi ha chiamata.<br />

Innocenza<br />

“Ho una mamma vicino a me”<br />

È la prima volta per me e sono venuta a Medjugorje perché mio marito lo desiderava tanto.<br />

Negli ultimi anni sono venute a mancare persone a me care e con l’ulteriore malattia di mio marito mi sentivo sola a<br />

portare il peso di tutto e di tutti.<br />

A Medjugorje mi sono accorta che ho una Mamma che mi ha fatto capire di non preoccuparmi perché non sono<br />

da sola, lei è vicina a me, sempre.<br />

Anna Rosa<br />

“L’unione tra spiritualità e carità”<br />

È la prima volta che vengo a Medjugorje anche se ho sempre avuto un rapporto filiale con Maria. Per me è un momento<br />

difficile, ma il Signore mi sta chiedendo qualcosa, e sono venuta a chiedere a Maria la pace.<br />

A Medjugorje ho trovato un insieme di ordine, di pulizia, di unione e di bellezza in tutto, nei canti, nelle liturgie, l’unione<br />

e l’equilibrio tra spiritualità e carità.<br />

Maria Grazia<br />

“Pregare per i sacerdoti”<br />

Desideravo venire a Medjugorje da tanto tempo. Ne ho visitati tanti di santuari mariani.<br />

Mi ha colpito molto la testimonianza di <strong>Mir</strong>jana perché diceva ed insisteva di pregare per tutti i sacerdoti. Ringrazio<br />

tutti per la vostra disponibilità.<br />

Grazie di cuore.<br />

Letizia


“Dire sì al bene”<br />

Ringrazio <strong>Mir</strong> i <strong>Dobro</strong> e tutti i presenti per la condivisione di questa bellissima esperienza. È la<br />

prima volta che vengo a Medjugorje. Tra il bene e il male si deve sempre scegliere il bene, essere forti<br />

e rinnovare, ogni giorno, il nostro sì al bene e a Maria che ci protegge dall’alto.<br />

Giovanna<br />

“Vivere con se stessi quei luoghi dove appare la Madonna”<br />

Quando siamo andati ad ascoltare la veggente <strong>Mir</strong>jana, c’erano moltissime persone, ed alla sera alla Messa erano<br />

ancora di più; non so dire quante migliaia di pellegrini ci fossero il giorno dell’apparizione!! Mi sono meravigliato<br />

perché questo mare di persone non mi disturbava, anzi valorizzava il motivo del mio viaggio a Medjugorje; era la<br />

prima volta che sentivo tante persone che pregavano assieme e ho capito che tutti i presenti avevano uno stesso obiettivo:<br />

“vivere con se stessi quei luoghi dove appare la Madonna” ed eravamo in tanti – tutti profondamente uniti - ma<br />

sono certo che ogni persona era anche sola, con i suoi pensieri e desideri, in rapporto con il Signore. C’erano persone<br />

giovani e meno giovani, con problemi fisici o interiori, tutti assieme come in una grande famiglia in cui i figli aspettano<br />

la Madre per avere delle risposte ai propri problemi. Io ero una di queste persone e posso dire, caro Domenico,<br />

che mi sentivo bene con me stesso e con gli altri, anche perché, guardando i visi delle persone che avevo vicino vedevo<br />

nei loro occhi gioia e serenità. Sono state molto interessanti le visite all’Istituto Santa Famiglia a Puringaj per sentire<br />

cosa ha fatto padre Jozo per Medjugorje, la visita al Villaggio della Madre e la storia del suo fondatore, padre<br />

Slavko. Mi ha fatto molto piacere ascoltare la Presidente, Chiarina Daolio, quando ha spiegato la storia<br />

dell’Associazione <strong>Mir</strong> i <strong>Dobro</strong>, tutto quello che l’associazione ha fatto fino ad oggi e quello che ha ancora intenzione<br />

di fare in futuro; ma quello che mi ha colpito di più non sono stati i problemi o le difficoltà che avete incontrato negli<br />

anni (specialmente nel periodo della guerra). Ritengo meraviglioso il fine che vi muove: non chiedete nulla in cambio<br />

per tutto quello che fate, siete spinti ed animati dalla fede e dall’amore per la Regina della Pace e lo dimostrate<br />

attraverso il bene che fate a queste persone bisognose che non conoscete, che hanno problemi diversi e che vivono in<br />

una terra straniera. Nel viaggio di ritorno mi sono chiesto: “Cosa porto a casa da questo viaggio a Medjugorje?”. La<br />

risposta che mi sono data è stata quella di cercare di rivivere questo viaggio con il cuore e non con la mente, perché<br />

ho capito che la commozione e una preghiera alla Madonna, ogni giorno, sono il motore delle nostre azioni.<br />

Ringrazio la guida per la cortesia e grande disponibilità che ha dimostrato in ogni momento di questo pellegrinaggio,<br />

e mando a nome di tutti noi un grande saluto ed<br />

abbraccio, con la certezza che il seme dell’amore che<br />

è in noi crescerà e si svilupperà anche grazie a<br />

Domenico e all’Associazione che ha organizzato.<br />

Mario<br />

“Lode al Signore”<br />

Non è la prima volta che vado a Medjugorje. Dal<br />

1984, i primissimi tempi, al 1990 sono andato sei volte<br />

accompagnando i giovani quando ero a Varese. Ho<br />

avuto la gioia di vivere quei primi anni perché l’esperienza<br />

era agli inizi. Ho condiviso anche con i veggenti<br />

la casa, la loro ospitalità, la loro semplicità. Ho<br />

avuto modo di conoscere ed apprezzare tantissimo la<br />

profondità umana e teologica di P. Jozo e di P. Slavko.<br />

Questa volta, il ritrovare P. Slavko qui, al cimitero, è<br />

stato per me, uno dei segnali forti di questo pellegrinaggio.<br />

Virgilio ci ha spiegato di quel biglietto, trovato<br />

in tasca sua, con l’ordine dei superiori di spostarsi,<br />

il richiamo all’obbedienza, ma il segno forte viene<br />

dalla Madonna che l’ha voluto con sé. Questo fatto<br />

tocca molto da vicino la mia esperienza, vissuta alcuni<br />

mesi fa, e perciò me lo sono sentito ancora più vicino.<br />

Davvero occorre pregare tantissimo per i superiori.<br />

Cosa ho ricavato da questo pellegrinaggio? Mi<br />

lascia nel cuore tantissima preghiera nella pace. Segni<br />

"Ho una Mamma vicino a me"<br />

straordinari li vedo, ma non sono fanatico, perciò li<br />

tengo per me e dico: “Grazie Signore che me li hai fatti<br />

13<br />

Medjugorje - Pellegrinaggi


14<br />

Medjugorje - Pellegrinaggi<br />

vedere”, come quando siamo saliti sul<br />

Krizevac e guardando la croce, ho visto<br />

un segno e l’ho tenuto per me dicendo:<br />

“Grazie Signore”. Se anziché ringraziare il<br />

Signore avessi invitato o suggerito a guardare là, in quel<br />

posto, avrei scatenato curiosità e panico. Il Signore fa<br />

vedere al momento opportuno e sa scegliere a chi mostrare<br />

certi segni. Nella mia vita di sacerdote ci sono stati vari<br />

strati di conversione. Ho attraversato l’incoscienza più<br />

completa, ma ero nella coscienza di Dio che mi ha fatto<br />

affrontare sofferenze, avversità, pericoli, ma anche fatto<br />

uscire indenne per sua grazia. Quest’anno, a Medjugorje,<br />

ho fatto un passo in più nella crescita spirituale, a conferma<br />

della mia crescita di conversione, anche se, per fortuna<br />

non mi sento arrivato. L’ho già detto sul Krizevac e lo<br />

ripeto per primo a me stesso: “Che il Signore ci doni la<br />

sua pace ma non ci lasci mai in pace”, altrimenti ci adagiamo<br />

e non cresciamo più. Vuol dire che se non mi lascia<br />

in pace è perché mi ama tantissimo e così sarò anche più<br />

vicino alla Regina della Pace. Concludo come tante volte<br />

vi ho detto in questi giorni “Lode al Signore!” ripetetelo<br />

spesso nelle difficoltà, in famiglia. “Lode al Signore”.<br />

Padre Giambattista<br />

“Volevo mettere una pietra<br />

sopra l’anno passato”<br />

Mi viene chiesta una testimonianza e anche se mi costa, la<br />

faccio volentieri come segno di servizio e di apostolato<br />

per altri che leggono il giornalino di <strong>Mir</strong> i <strong>Dobro</strong>, come<br />

ci è stato sollecitato. Sono partita proprio con l’intenzione<br />

di chiudere, forse di seppellire un anno di<br />

dolore e di sofferenza non tanto fisica, ma esistenziale,<br />

di vita, di famiglia. Come suol dirsi in questi<br />

casi, volevo mettere una pietra sopra l’anno passato.<br />

Però, già dai primi momenti di questo meraviglioso<br />

pellegrinaggio, la nostra guida ci ha sottoposto, in<br />

maniera provocatoria, delle domande che io ho preso<br />

come spunto di riflessione come ad esempio, se ben<br />

ricordo, il fatto che stavamo terminando di scrivere un<br />

libro, ma che un altro era già pronto. Allora ho capito<br />

che c’è una continuità fra un anno e l’altro e che se<br />

qualcosa deve essere sotterrato, non è per seppellirlo,<br />

ma perché il mio passato porti frutto.<br />

Questo l’ho capito molto bene<br />

durante la Via Crucis, meditando<br />

Gesù che è diventato<br />

come il seme nella terra che<br />

deve marcire. La Madonna<br />

mi ha fatto scoprire che il<br />

mio passato anche se, a<br />

volte, passatemi il termine,<br />

è stato marcio, è perché è<br />

ora che porti frutto. Dalla<br />

spiegazione, molto toccan-<br />

"Dove la vita incontra la vita"<br />

te che ci è stata fatta, sia sulla figura di P. Jozo, che dei<br />

Martiri Francescani che sono stati dati alle fiamme, ho<br />

compreso che, attraverso il martirio e la sofferenza quotidiana,<br />

unita alla preghiera, soprattutto del Rosario e<br />

unita alla Regina della Pace, la vita diventa preziosa<br />

soprattutto se si trova la forza di perdonare.<br />

Elena<br />

“La Madonna ti libera”<br />

Prima di tutto voglio ringraziare Virgilio perché è stato<br />

una guida seria e preparata. Questo lo dico perché<br />

voglio sottolineare l’importanza che ha una guida.<br />

L’anno scorso, con un’altra organizzazione, non è stato<br />

così. Questa volta ho capito che è molto importante per<br />

un pellegrino avere una guida che ti spieghi sia i luoghi<br />

che vedi, sia gli eventi che sono accaduti ed anche i personaggi<br />

che fanno parte di Medjugorje, come P.re Jozo, di<br />

cui avevo sentito parlare, ma mai ho pensato alla sua ricchezza<br />

spirituale, a cosa ha fatto durante e dopo la guerra,<br />

e questo nessuno me lo aveva mai spiegato. Queste<br />

sono cose che io ho interiorizzato e, questa volta, le porto<br />

a casa, per cui posso testimoniarle. L’ultimo pellegrinaggio<br />

l’ho fatto soltanto tre mesi fa, a settembre. Quando<br />

sono arrivata a Medjugorje sono stata folgorata dalla<br />

pace che ho provato. Questa volta la guida mi ha spiegato<br />

anche i segni che sono apparsi nei primi tempi e ho<br />

gustato anche quello che l’altra volta avevo solo intuito.<br />

A Medjugorje la Madonna ti libera. Quando sono tornata<br />

dal pellegrinaggio di settembre sentivo che la Madonna<br />

mi voleva dire tante cose. Allora sono andata a<br />

Caravaggio e in altri posti, ma da nessuna parte<br />

ho trovato le risposte che cercavo; questa volta le<br />

ho trovate. La Madonna mi ha spinto,<br />

dopo tre mesi, a ripartire e ho trovato su<br />

Internet <strong>Mir</strong> i <strong>Dobro</strong>. Mi sono trovata<br />

bene e l’anno prossimo voglio senz’altro<br />

ripetere questa esperienza trascorrendo la<br />

fine e l’inizio dell’anno vicino a Maria e a<br />

suo Figlio.<br />

Laura<br />

“Ho iniziato<br />

a pregare col cuore”<br />

Ho 11 anni e questo è il mio<br />

primo viaggio a<br />

Medjugorje. Ad essere<br />

sincero all’ inizio<br />

io non volevo andare,<br />

poi i miei genitori mi<br />

hanno costretto e<br />

quindi sono partito.<br />

Il primo giorno non è<br />

stato eclatante anzi<br />

non mi è piaciuto,<br />

arrivati al secondo


"Vivere con se stessi quei luoghi<br />

dove appare la Madonna"<br />

giorno alla mattina siamo<br />

andati a sentire la testimonianza<br />

di Vicka, la veggente<br />

che conosce nove dei dieci segreti<br />

del futuro e che ha visto Inferno, Paradiso e<br />

Purgatorio. Sentendo la sua testimonianza<br />

mi ha aperto il cuore: sarà stato il suo sguardo<br />

o qualcos’altro, ma da quel momento ho<br />

iniziato a pregare con il cuore e ho capito<br />

dove mi trovavo e perché ero lì. Si è visto che<br />

da allora la spiritualità del nostro gruppo è<br />

aumentata. Io posso dire che da quel<br />

momento ho provato la pace nel cuore e<br />

tanta leggerezza. Devo ringraziare Claudio<br />

che mi ha insegnato tante cose e i miei catechisti<br />

(Fabio e Maria Teresa) per avere organizzato<br />

questo viaggio.<br />

Andrea<br />

“Non cercate dei segni”<br />

Questo è il mio primo pellegrinaggio a Medjugorje.<br />

Questo pellegrinaggio ha lasciato in me dei sentimenti molto forti come la gioia e la pace interiore.<br />

Devo ringraziare Claudio, la nostra guida, che ci ha aiutati nel nostro cammino, ricorderò sempre le sue parole:<br />

non cercate dei segni !!!<br />

Ho pregato tanto e con amore e al pensiero che la Gospa ha detto che non preghiamo abbastanza mi viene da piangere<br />

perché noi non la ricompensiamo di tutte la meravigliose cose che ci dona.<br />

Al martedì sera, di solito, vado alla recita del rosario e mi costa tanto sacrificio, ma dopo aver vissuta questa esperienza,<br />

non lo vedo più come un sacrificio, ma come un’opportunità per avvicinarmi di più alla Madonna.<br />

Il giorno dopo il ritorno a casa, mentre sistemavo le valigie, ripensavo ai giorni passati a Medjugorje e mi sembrava<br />

che la Gospa volesse “parlarmi”…<br />

Il giorno in cui si doveva andare al Krizevac ho rinunciato, perché ho paura delle alture, mio marito e i miei figli<br />

non se la sono sentiti di lasciarmi da sola così hanno rinunciato a salire per farmi compagnia.<br />

Mi è dispiaciuto che loro non siano andati per me anche perché mio figlio me lo ha fatto pesare, quindi mi sono<br />

ripromessa che ci torneremo e saliremo sul Krizevac, e questo per me è stato come un segno anche se per voi può<br />

essere insignificante.<br />

Durante il viaggio d’andata siamo passati davanti all’uscita Padova est ed in questa città si trova il santo della<br />

nostra famiglia: San Leopoldo. Io e i miei familiari ci siamo detti: potremmo salutare San Leopoldo Mandic e poi<br />

proseguire il nostro pellegrinaggio verso Medjugorje, ma questo non è stato possibile.<br />

Questo santo era un grande confessore cappuccino, di origini slave, e noi, due volte all’anno, lo andiamo a ringraziare<br />

perché ci aiuta e ci protegge.<br />

Ero fuori dalla Chiesa di Medjugorje e stavo aspettando di confessarmi, quando vedo la statua di San Leopoldo a<br />

fianco dei confessionali, non mi sembrava vero, mi sembrava di essere a Padova.<br />

Era un caso… Alla fine ho dedotto che non lo era.<br />

Grazie per questo viaggio. Gospa, a presto !!!!!!<br />

Una pellegrina<br />

“Gesù al primo posto”<br />

Torniamo a Medjugorje per la sesta volta, ma per la prima volta con la nostra parrocchia di Castiglione d’Adda.<br />

L’esperienza vissuta con le persone che incontri tutti i giorni, ma che non hai mai avuto occasione di conoscere<br />

bene, è stata molto forte.<br />

Abbiamo trascorso ore di preghiera, di raccoglimento, di amicizia e di affetto in ogni secondo trascorso in quel<br />

luogo baciato dalla Madonna.<br />

Quello che ci ha colpito di più è stato il momento vissuto in cima al monte Krizevac, quando la nostra speciale<br />

guida, Claudio, ha chiesto di scambiarci un segno di pace, però in un modo diverso, con un abbraccio e dicendo:<br />

“Ti voglio bene”.<br />

15<br />

Medjugorje - Pellegrinaggi


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Medjugorje - Pellegrinaggi<br />

Questo gesto semplice,<br />

ma di forte emozione,<br />

ha creato condivisione,<br />

amicizia e commozione.<br />

Ci ha uniti tutti sotto la croce, tra lacrime<br />

e sorrisi, e ha creato un grande legame<br />

tra noi.<br />

Un ringraziamento particolare va a don<br />

Luca, per le profonde meditazioni vissute<br />

durante il Rosario e la via Crucis, trasmettendoci<br />

grande fede, invitandoci a<br />

riscoprire il sacramento della Confes -<br />

sione e creando condivisione.<br />

Un ringraziamento speciale alla nostra<br />

guida che, ha saputo trasmettere il vero<br />

significato di Medjugorje: la sua presenza<br />

tra noi è stata fondamentale per crea-<br />

"Mi ha colpito molto sentire Vicka"<br />

re “gruppo” .<br />

Un caro ringraziamento va a tutte le persone che hanno partecipato a questo pellegrinaggio, dal momento in cui si<br />

sono iscritte, al momento del ritorno a casa, perché ci hanno arricchiti con la loro testimonianza ed esperienza vissuta.<br />

Portiamo a casa un tesoro prezioso, la Pace, la condivisione, la fede di gruppo, la preghiera con il cuore.<br />

Ma il più grande ringraziamento va a Lei, la Regina della Pace, perché è solamente grazie alla Gospa che si è potuto<br />

organizzare questo pellegrinaggio ! E’ lei che ci ha chiamati, noi siamo solo strumenti nelle Sue mani, Lei chiama<br />

tutti, per portarci da suo figlio Gesù.<br />

Medjugorje ora deve continuare a casa, nella nostra comunità cristiana, con le persone che incontriamo ogni giorno.<br />

Si ricomincia così : ci si ritrova ogni martedì sera con il Rosario in mano, e si porta ogni giorno Gesù nel cuore,<br />

questa volta al primo posto nella nostra vita.<br />

Maria Teresa e Fabio<br />

“La preghiera col cuore”<br />

Siamo arrivati a Medjugorje, abbiamo assistito subito all’Apparizione alla Croce blu, ma niente di particolare: solo<br />

un grande fastidio ai piedi per tutti quei sassi, specialmente sul Podbrdo, quella salita mi ha anche un po’ indispettito<br />

perché avevo il fiatone. Infatti, ad ogni formella, partivo un po’ prima degli altri per poter dire la decina con<br />

più calma. Anche qui niente di speciale!<br />

Poi siamo saliti sul Krizevac ed anche lì ancora sassi, anzi, la salita ancora più ripida, però ho notato che i sassi<br />

erano molto levigati ed ho cominciato a pensare: che cosa rende speciale Medjugorje? Non ci vedevo niente, anche<br />

se nella mente cercavo di sgombrare il posto dai negozietti, immaginando di vederla come ai tempi delle prime<br />

apparizioni, sempre nulla di speciale. Ritorno poi a guardare i sassi e comincio a vedere i sassi come le tante difficoltà<br />

della nostra vita, i nostri difetti, i nostri peccati, tutti i nostri problemi e penso al passaggio di milioni di pellegrini<br />

che, con il loro passo, con le loro fatiche, con le loro preghiere, hanno levigato quei sassi e nasce l’idea che<br />

le nostre preghiere quotidiane possano smussare tutti i nostri problemi ed anche plasmare la nostra personalità.<br />

Però, dopo una scivolata, ho subito pensato che i sassi levigati non spaccano i piedi, ma sono più pericolosi ed ho<br />

pensato che, anche nella vita, quello che può sembrarci più comodo può diventare più rischioso, un po’ come le difficoltà<br />

che da un lato danno fastidio, fanno male, però sono i puntelli solidi che ci sostengono per andare avanti.<br />

Continuavo a pensare al fatto che questo luogo sia diventato “il confessionale del mondo”, ed ancora non ci vedevo<br />

niente di particolare.<br />

Ho chiesto a Claudio notizie dei primi tempi, della chiesa, dei luoghi e della gente, cercando di capire questa strana<br />

situazione. Siamo poi arrivati all’Adorazione serale e lì ho avuto la risposta, mi sono ricordato delle parole di<br />

Claudio: “In questo posto non c’è nulla di particolare, solo sassi e rovi, ma ciò che rende Medjugorje diversa dalle<br />

altre località è la preghiera, il modo di pregare”. Ed ho capito: una preghiera semplice, costante, non spettacolare,<br />

come una goccia d’acqua che scava la roccia, semplice come è stata l’Adorazione, insomma, la preghiera col<br />

cuore. Ora ho capito anche i sassi e me li porterò sempre nel cuore.<br />

Maurizio


“Ora ho una grande pace nel cuore”<br />

Sono venuta a Medjugorje non convinta, con una sensazione di paura, paura per quello che la<br />

Madonna poteva chiedermi. Durante l’Apparizione, non ho avuto particolari emozioni, forse perché<br />

mi ero un po’ allontanata dalla fede, non mi confessavo da anni, andavo poco in chiesa, perciò avevo un<br />

po’ timore. Infatti durante la notte, alla frontiera, ho avuto una crisi di pianto e dicevo a mio marito che volevo ritornare<br />

a casa mia. Comunque, durante l’Apparizione non sentivo la presenza di Gesù, anche se sapevo che c’era.<br />

L’emozione grande l’ho avuta quando siamo andati da Vicka. Mi ha colpito molto il suo modo di pregare, quasi<br />

estasiata, in modo gioioso, sentivo la sua felicità ed ho avuto i primi brividi, dei veri brividi! Prima di partire, leggendo<br />

il programma, dicevo a mio marito che non avrei mai potuto pregare tanto ed andare tante volte a Messa.<br />

Ora devo dire che abbiamo fatto tutto e mi ha fatto un gran bene, mi sono confessata, dopo tanti anni, sono stata<br />

benissimo durante tutti i momenti di preghiera ed ora ho una grande pace nel cuore. Viva Medjugorje!<br />

Innocenza<br />

“Non mi sono mai sentito tanto libero e contento”<br />

Ho 12 anni. All’inizio pensavo solo alle passeggiate, poi, durante le preghiere ho cominciato a divertirmi pregando<br />

e ho capito che mi ha fatto molto bene pregare di più. Era tanto tempo che non dicevo tanti rosari. Questa esperienza<br />

poi mi ha arricchito di tante notizie che non conoscevo, come la storia della vita di Gesù sulle bellissime formelle<br />

delle due colline e tante altre cose molto belle ed interessanti. Da Medjugorje porto a casa tanta felicità che<br />

credo mi sia stata data dalla preghiera. Non mi sono mai sentito tanto libero e contento.<br />

Lorenzo<br />

“La vita incontra la vita”<br />

L’esperienza di Medjugorje, se vissuta una sola volta è un po’ limitante: la vita, per conoscerla, occorre viverla più<br />

volte, e quindi ho iniziato, con mia moglie il cammino con Medjugorje, un cammino con la Mamma. Questo cammino,<br />

dove la vita incontra la vita l’ho gustato tanto nei momenti comunitari, nella Via Crucis fatta sul Krizevac,<br />

nei misteri del rosario sul Podbrdo, nell’Adorazione, in chiesa alla S. Messa. In questi momenti, incontri i volti delle<br />

persone in cui traspaiono le loro esperienze di vita. Il messaggio che porto nel cuore è che Maria ci chiede di essere<br />

testimoni di quello che è successo dentro di noi a Medjugorje, la nostra vita deve trasmettere la vita che abbiamo<br />

vissuto. Se da domani nessuno si accorgerà dell’esperienza che abbiamo fatto, forse dipenderà dal fatto che<br />

l’abbiamo vissuta in modo un po’ egoista. Il mio proposito è, e sarà, che la mia vita faccia incontrare la vita di<br />

Medjugorje.<br />

Angelo<br />

“Porto a casa una grande forza spirituale”<br />

Ho 11 anni e devo ammettere che un mese fa, quando i miei hanno prenotato il viaggio, non avevo molta voglia di<br />

venire ma, ora che sono qui, devo dire che ho trovato una grande forza spirituale, come credo tutti. Tutto è iniziato<br />

sabato mattino quando ho sentito la testimonianza di Vicka, da quel momento ho cominciato a pregare col cuore.<br />

Porto a casa una grande forza spirituale che prima non avevo e più serenità nel cuore.<br />

Andrea<br />

“Tornare all’essenzialità<br />

del Cristianesimo”<br />

È la seconda volta che vengo a<br />

Medjugorje e, come ha detto qualcuno<br />

che mi ha preceduto, anch’io non avevo<br />

attese particolari o speravo di vedere<br />

segni particolari. Da Medjugorje porto<br />

a casa due insegnamenti importanti:<br />

togliere dalla mia vita tutte le cose inutili,<br />

tornare all’essenzialità. Questo<br />

posto ti fa tornare all’essenzialità del<br />

cristianesimo: anche noi dovremmo<br />

imparare, nelle nostre parrocchie, a<br />

rivivere la vita di Cristo nella sua<br />

essenzialità. L’altro è stato riscoprire il<br />

valore della preghiera. Prima non riu-<br />

scivo a capire ed a trovare un riscontro<br />

in ciò che facevo nella mia vita, prega-<br />

L'Adorazione serale a Medjugorje<br />

17<br />

Medjugorje - Pellegrinaggi


18<br />

Medjugorje - Pellegrinaggi<br />

vo poco e male visto che spesso<br />

era per abitudine e senza<br />

pensarci. Medjugorje mi ha dato<br />

molto, mi ha fatto comprendere, specialmente<br />

durante l’Adorazione, dove mi sono<br />

sentita veramente piccola e insignificante, che<br />

bisogna pregare con spirito nuovo. Mi auguro<br />

che la Madonna mi aiuti a continuare con questo<br />

spirito e spero di trasmetterlo anche agli altri.<br />

Questo luogo santo mi ha aiutata nella scoperta<br />

di cose che davo per scontate, compresa la fede;<br />

qui, invece, ho visto tutto con occhi diversi e con<br />

molta più chiarezza.<br />

Ombretta<br />

“La gioia che viene<br />

dalla preghiera”<br />

A Medjugorje ho visto i volti delle persone, bellissimi,<br />

sorridenti. Durante l’Apparizione della<br />

Alla Croce Blu<br />

Vergine a <strong>Mir</strong>jana c’era una ragazza che sembrava volesse uscire dal proprio corpo per partecipare all’evento, era<br />

stupenda da vedere. Quando poi ho visto Vicka è stato fantastico, mi ha sfiorato con la sua auto e per un attimo i<br />

nostri occhi si sono incrociati e ho visto in lei una gioia indescrivibile e so che questa gioia viene dalla preghiera,<br />

perciò mi ha fatto pensare. Durante l’Adorazione mi sono messo in ginocchio e ho pregato per gli altri, per mio fratello,<br />

per un amico, per una persona che non conosco e per altri che non ricordo. Grazie a tutti.<br />

Angelo<br />

“Fidarsi di Maria”<br />

È la prima volta che vengo a Medjugorje però posso dire che non è la prima volta che incontro Maria perché la<br />

mia storia vocazionale, la mia chiamata l’ho avuta a Lourdes, in un viaggio che qualcuno potrebbe definire casuale,<br />

invece sappiamo che non era per caso. Sono andato per fornire il servizio di barelliere, quasi senza sapere perché<br />

ero lì, poi ho capito che era Maria che mi chiamava e da lì è partita la mia vocazione. Mi ricordo che l’8 dicembre,<br />

festa dell’Immacolata, ero in chiesa a Codogno e dopo due anni dal viaggio a Lourdes e dopo un cammino di<br />

fede condiviso con la mia comunità parrocchiale ho deciso di dire sì al Signore, di andare in seminario e sono diventato<br />

sacerdote. Anche ora sono stato chiamato dalla Madonna perché, se a Lourdes avevo bisogno di dire sì al<br />

Signore, qui ho bisogno di convertire il mio cuore, credo proprio che Medjugorje mi abbia veramente aiutato ad iniziare<br />

la conversione del cuore. C’è bisogno di affidare sempre la propria vita al Signore, di metterla nelle sue mani<br />

e di fidarsi di Maria come Lei fa sempre nei nostri confronti, come ha fatto con me: vorrei perciò ringraziare proprio<br />

la Madonna perché, ancora una volta, mi ha chiamato e si è fidata di me ed ha voluto che venissi qui per poi<br />

ripartire con Lei sulla strada che mi porrà davanti. Grazie a tutti.<br />

Don Luca<br />

“Ho ricevuto tanto amore in questo luogo”<br />

Questa è la sesta volta che vengo a Medjugorje. Perché è nato in me il desiderio di organizzare un pullman da<br />

Castiglione? Perché la prima volta che sono andata a Medjugorje ho provato una grande pace nel cuore e ho iniziato<br />

a pregare in modo diverso. Probabilmente ero io a non essere a posto, la Messa un po’ distratta, a casa non<br />

pregavo molto, con mio marito Fabio non pregavo mai insieme: insomma, ho incontrato e scoperto un altro mondo.<br />

Nel mio primo pellegrinaggio il momento più importante è stata l’Adorazione che mi ha ribaltata completamente.<br />

Da quel momento è nato in me il desiderio di organizzare un pullman da Castiglione per condividere con gli altri<br />

questa esperienza. Finalmente siamo riusciti ad organizzarlo e devo dire, anche se è sempre brutto confrontare i<br />

vari pellegrinaggi, che questo mi ha lasciato qualcosa di speciale, qualcosa in più, perché vissuto con le persone<br />

che incontri nel tuo paese, che conosci e non conosci. Quello che porto a casa, oltre alla pace che provo sempre,<br />

quando vado a Medjugorje, è il tanto amore che ho ricevuto in questo luogo e che spero di avere dato anche alle<br />

altre persone. Quello che dico sempre, quando torno a casa, è che ora inizia il vero pellegrinaggio, perché adesso<br />

è il momento più difficile: rientri nella vita quotidiana, in ufficio, con gli amici, anche con amici che non frequentano<br />

la chiesa. Devi portare a casa Medjugorje anche alla sera, cercando di spegnere il televisore, anche se è difficile,<br />

dire: “Recitiamo il Rosario”. Si può iniziare anche solo con una decina.


Secondo me, ne vale veramente la pena. Grazie<br />

a tutti.<br />

Maria Teresa<br />

“Cercavo la serenità<br />

e di pregare per i giovani”<br />

È la prima volta che vengo a Medjugorje e sono partita per due<br />

motivi, prima di tutto per cercare la serenità nel mio cuore dopo<br />

un lutto in famiglia e la morte di una cara amica, avvenuta il giorno<br />

prima della mia partenza perché senza la serenità nel cuore,<br />

non puoi pregare bene. Devo dire che torno da questo viaggio<br />

serena e con una grande gioia nel cuore che spero non svanisca<br />

aprendo la porta di casa mia. Il secondo motivo è costituito dai<br />

giovani, da questi ragazzi che hanno un futuro con un punto di<br />

L'ultima Santa Messa del pellegrinaggio<br />

domanda. L’ho fatto proprio per alcuni giovani che conosco e per<br />

esaudire il desiderio di tante mamme che mi hanno chiesto di pregare<br />

per i loro figli e i loro problemi. Spero tanto di condividere<br />

la mia gioia con queste mamme, portando loro un po’ di serenità.<br />

Maria<br />

“Tutti si salutano con un sorriso”<br />

Ho quasi 25 anni ed è la prima volta che vengo a Medjugorje, mia<br />

moglie, che non poteva venire ha insistito e mi ha detto di andare<br />

al suo posto, ed ho risposto che andava bene. Ora devo dire che<br />

ho provato una grande gioia a venire qui. Quello che mi ha colpito<br />

tanto è stato vedere la chiesa piena di giovani, specialmente<br />

all’Adorazione e mi è venuto spontaneo il confronto con i nostri<br />

giovani che invece di stare in famiglia o di andare in chiesa a pregare<br />

preferiscono la discoteca. È stato veramente bello pregare il<br />

rosario, andare alla Croce Blu, ed in altri posti specialmente con questo gruppo. Sono veramente contento, vado a<br />

casa con il cuore aperto a tutto, alle persone, alla vita, anche perché io sono un montanaro e quando si va in montagna<br />

e si incontrano le persone, chissà perché ci si saluta tutti. Qui è come in montagna, tutti si salutano con un<br />

sorriso. È stato bellissimo l’abbraccio che ci siamo fatti sotto alla croce, sul Krizevac, veramente toccante. Grazie<br />

a tutto il gruppo.<br />

Giuseppe<br />

“Si vive in modo diverso la S. Messa”<br />

È la prima volta che vengo a Medjugorje, mio marito ed io siamo venuti principalmente per ringraziare per ciò che<br />

abbiamo ricevuto ed anche per i nostri 25 anni di matrimonio celebrato l’anno scorso. Nelle varie esperienze che<br />

abbiamo fatto: l’Apparizione, la testimonianza di Vicka, il Villaggio della Madre con la testimonianza della ragazza<br />

e di Claudio, ho ascoltato tante cose belle e credo che nel futuro mi faranno meditare. Ciò che mi ha colpito di<br />

più è stato vedere tanta gente che, durante la Messa e l’Adorazione, pregava con la massima compostezza ed in<br />

silenzio. Ecco, mi ha colpito molto il silenzio, la profonda concentrazione e l’inginocchiarsi anche per terra, sui<br />

sassolini. Si vive veramente in modo diverso la S. Messa. Questo mi ha fatto riflettere. Io e mio marito abbiamo<br />

fatto tanti propositi che cercheremo di mantenere a casa.<br />

Maria Luisa<br />

“Momenti che dovrebbero vivere tutti”<br />

Sono venuta a Medjugorje molto scettica e forse perché ci andavano gli altri. Ho trovato molta fede e una preghiera<br />

intensa. Io non amavo il rosario, anche se pregavo ogni giorno, lo collegavo ai defunti e perciò non lo usavo,<br />

preferivo un Salmo, un brano della Bibbia e le solite preghiere. Invece, in questi giorni l’ho riscoperto, don Luca<br />

mi ha fatto recitare una decina ed ero agitata. Un momento bellissimo è stato l’abbraccio con il “ti voglio bene”<br />

davanti alla Croce, alla II stazione della Via Crucis. È stato molto commovente e si è visto con il fiume di lacrime<br />

da parte di tutti, anche di persone del paese, che non conoscevo bene. Ora devo dire che sono stata molto contenta<br />

di essere venuta a Medjugorje e sicuramente ne parlerò ad altri. È un’esperienza che vorrei vivessero i miei figli.<br />

Sicuramente ritornerò con mio marito e spero anche con i figli che non sono lontani dalla chiesa: questi momenti<br />

dovrebbero viverli tutti.<br />

Gabriella<br />

19<br />

Medjugorje - Pellegrinaggi


20<br />

Medjugorje - Pellegrinaggi<br />

“Avevo bisogno di pace”<br />

Quando ho sentito che organizzavano un viaggio per Medjugorje non ho avuto dubbi, sono andata<br />

da don Luca per vedere se potevo venire, l’ho anche chiesto a parecchie persone, ma mi hanno<br />

detto di no, perciò ho deciso di andare da sola con la mia bambina e sono felicissima di averla portata.<br />

Avevo bisogno di trovare un po’ di pace, sono sempre in mezzo alla sofferenza, lavoro in ospedale e vedo tanto dolore,<br />

tanta solitudine, la morte e perciò avevo bisogno di questi stimoli e di un po’ di pace dentro di me.<br />

Maria<br />

“La nostra esperienza con la Madonna”<br />

Luca<br />

Tutto è successo per caso, anche se, ora che ci penso, probabilmente la Madonna aveva intenzione di cambiare la<br />

nostra vita.. Era domenica 7 febbraio 2011, una bella giornata di sole, quando con Monica ed i bambini (ne abbiamo<br />

tre: Simone, Daniele e Alberto) ci siamo trovati per caso a bere un the da Carla, una nostra carissima amica.<br />

Chiacchierando del più e del meno, è stata proprio lei a dirmi: “Vai a Medjugorje, ci va anche Mario (suo marito),<br />

partono venerdì e tornano domenica !!!”.<br />

Mi sarebbe piaciuto, ma non me la sentivo, stavo uscendo da un lunga sofferenza dovuta ad una rara malattia alla<br />

schiena, che improvvisamente, nell’agosto dell’anno prima, mi aveva paralizzato a letto per parecchio tempo e che,<br />

dopo una lunga convalescenza in ospedale, stava forse cominciando a risolversi grazie ad una forte cura di antibiotici<br />

in vena. Non ero guarito, ma perlomeno riuscivo nuovamente a camminare.<br />

Così Carla si rivolge a mia moglie e, siccome a lei non si riusciva a dire di no, Monica si è ritrovata, dopo cinque<br />

giorni, sul pullman in partenza per Medjugorje.<br />

Monica<br />

Premetto che non ero a conoscenza di nulla sui fatti di Medjugorje, avevo sentito dire che “era apparsa la<br />

Madonna…”, non sapevo neanche dove si trovasse, insomma, sono partita non sapendo assolutamente cosa avrei<br />

trovato. Sono sempre stata credente, ma con una fede un po’ superficiale, che si limitava alla Messa della domenica<br />

e a qualche veloce preghiera detta prima di addormentarmi la sera.<br />

Ma già durante il lungo viaggio, mentre si recitava il Rosario, sentivo che in me qualcosa stava cambiando…<br />

Siamo arrivati a Medjugorje la mattina presto e subito ho capito che quello era un posto speciale, lo sentivo dentro;<br />

mentre salivamo sul Krizevac mi ha invaso una pace che non provavo da tempo, abbiamo fatto tutta la Via<br />

Crucis e, inspiegabilmente, mentre si pregava, mi veniva da piangere.<br />

E’ stato bello salire fino alla Croce e, nonostante la fatica, provavo una gioia immensa.<br />

Dopo aver pranzato, è stato emozionante sentire la testimonianza di Draga e, grazie a lei, ho cominciato ad apprendere<br />

ciò che era accaduto e che stava ancora avvenendo in quella terra sperduta dell’ Erzegovina.<br />

Una cosa non capivo: mi aveva invaso una grande emozione che mi faceva scendere le lacrime dagli occhi senza<br />

che io lo volessi.<br />

Al pomeriggio siamo saliti sulla collina delle apparizioni e anche durante questa arrampicata, con mio stupore, sentivo<br />

dentro un’enorme commozione, che è scoppiata davanti alla statua della Madonna: pregando, piangevo inginocchiata<br />

davanti a Lei, senza capire il perché.<br />

E non dico durante l’Adorazione della sera, che meraviglia…. Mai avevo provato tanta emotività interiore.<br />

E’ stato un viaggio breve, ma molto intenso: sono tornata da Medjugorje rinata nello spirito, nell’anima, consapevole<br />

di tante cose a cui prima non badavo e con la Madonna nel cuore.<br />

Luca<br />

La notte in cui Monica era a Medjugorje è stata tremenda, sono stato malissimo, forse ancora peggio dei momenti<br />

più drammatici della malattia, tant’è che la domenica mattina avrei dovuto andare a prenderla al pullman, ma non<br />

ho potuto, talmente stavo male.<br />

Fortissimi dolori alla schiena, mal di testa da scoppiare; non capivo, era un periodo in cui stavo meglio, invece<br />

quella notte mi sembrava di essere ritornato all’inizio di tutto, se non peggio.<br />

Una cosa mi ha meravigliato: quando Monica è entrata dalla porta di casa, senza dirci una parola, ci siamo abbracciati<br />

e, non so spiegarmi perché, ci siamo a messi entrambi a piangere, un pianto di serenità e di gioia. Ho compreso<br />

che da quel momento nulla sarebbe più stato come prima.<br />

Monica<br />

Dopo il pellegrinaggio ho cominciato a vivere più intensamente, non in senso materiale, ma nello spirito. Non rie-


sco a spiegare come ma, in ogni momento, sento in me la presenza costante della Madonna, non<br />

sono mai sola, so che Lei c’è.<br />

Luca<br />

Non ero andato io a Medjugorje, ma era come se ci fossi stato. Dentro di me c’era la consapevolezza che qualcosa<br />

era cambiato… Da quel giorno ho cominciato a stare meglio, sempre meglio, nello spirito e nel corpo, senza che<br />

stessi facendo alcuna cura specifica, solo con l’aiuto della preghiera.<br />

Monica<br />

A Medjugorje è successo un fatto che solo a distanza di mesi sono riuscita a comprendere.<br />

Era tardo pomeriggio, mi ero dilungata a pregare davanti alla statua della Madonna sul Podbrdo e durante la discesa<br />

mi ero attardata a raccogliere qualche sassolino da portare a casa. Il gruppo si era già incamminato verso il<br />

paese, stava già imbrunendo ed io mi sono ritrovata sola con il timore di non trovare la stradina che, attraverso i<br />

campi, conduceva alla Chiesa di San Giacomo.<br />

Così mi sono messa a camminare molto velocemente per cercare di raggiungere gli altri quando, passando davanti<br />

alla Croce Blu, mi sono letteralmente immobilizzata: ho sentito un fortissimo profumo che mi avvolgeva, un profumo<br />

dolce, come di fiori, molto intenso, inspiegabile…. Mi sono fermata qualche minuto cercando di capire da<br />

dove potesse venire, ma attorno a me non c’erano altro che sassi e rami secchi e così, non riuscendo a darmi una<br />

spiegazione, mi sono messa quasi a correre perché ero proprio indietro ed il panico stava avendo la meglio.<br />

Il fatto è che questo particolare non l’avevo raccontato a nessuno, l’avevo quasi rimosso, l’avevo considerato solo<br />

una cosa strana a cui non ero riuscita a dare un senso e basta… quando, a distanza di mesi, in un supermercato,<br />

mi sono bloccata davanti al titolo di un libro: “Profumo di lavanda”. Allora ho cominciato a capire…<br />

Luca<br />

Monica non mi aveva mai raccontato del profumo, ma io sentivo che a Medjugorje era successo qualcosa di speciale.<br />

Appena prima che mia moglie partisse, avevo fatto una “PET” di controllo, che evidenziava ancora l’infezione<br />

circoscritta nel punto della malattia. A distanza di un paio di mesi avrei dovuto ripetere il controllo che, nella<br />

migliori delle ipotesi, avendo sospeso gli antibiotici per quel periodo, avrebbe dovuto rilevare la stessa infezione.<br />

Se invece si fosse estesa, avrei dovuto ripetere le cure interrotte.<br />

Sta di fatto che, a fine marzo, quando ho ripetuto la “PET”, non dimenticherò mai le parole del medico che mi consegnava<br />

la busta con l’esito: “Per noi lei è completamente guarito!”.<br />

A distanza di un anno da quel responso, a marzo di quest’anno, sono riuscito ad andare a Medjugorje: ero in pensiero<br />

per il lungo viaggio, considerando tutti i problemi della mia schiena ma, quando sono sceso dal pullman, stavo<br />

benissimo. E’ stato un viaggio di ringraziamento per tutto quello che ho ricevuto; la Madonna ha cambiato veramente<br />

la mia esistenza e quella della mia famiglia; ora viviamo consapevoli della bellezza della vita, dell’amore di<br />

Dio e della presenza costante della Madonna che<br />

non ci abbandona mai e cerchiamo di trasmettere<br />

tutto questo ai nostri bambini e alle persone<br />

che ci circondano.<br />

"Ho ricevuto tanto amore in questo luogo"<br />

Luca e Monica<br />

Oggi abbiamo la certezza che nulla è accaduto<br />

per caso: ora Carla non è più qui con noi, è volata<br />

in Cielo un anno fa, era una persona speciale,<br />

di quelle che non se ne trovano in giro e noi non<br />

la dimenticheremo mai, rimarrà sempre nei nostri<br />

cuori con la sua forza, la sua semplicità e la sua<br />

grande fede. Se ne è andata facendoci il suo ultimo<br />

grande regalo: ha voluto che incontrassimo la<br />

Regina della Pace. Tutte le parole più belle di<br />

questo mondo non basterebbero a spiegare e a<br />

valorizzare il dono immenso che la Madonna ci<br />

ha lasciato nel cuore.<br />

21<br />

Medjugorje - Pellegrinaggi


22<br />

Aiutiamo i giovani<br />

“I seminaristi e i giovani di Spalato”<br />

Gennaio <strong>2012</strong><br />

Cara Chiarina,<br />

grazie per gli auguri natalizi. Mi dispiace per la malattia di tuo marito. Ho ricevuto tante richieste per il ritiro spirituale<br />

che si terrà a Loreto dall’01 al 04 marzo. Chiedo un aiuto per quei giovani poveri che non potrebbero partecipare.<br />

Oggi, in modo particolare, è importante nutrire spiritualmente questi giovani a volte in difficoltà nel fare<br />

le proprie scelte. Ringrazio di cuore Dio per il bene che ha fatto alla Chiesa di Croazia. Cara Chiarina, pregherò<br />

per lei e per suo marito.<br />

Sempre grato<br />

Don Jure Vrdoljak<br />

Seminaristi e giovani di Spalato<br />

11 marzo <strong>2012</strong><br />

Cara Chiarina,<br />

grazie per la sua sensibilità e amore. Abbiamo ricevuto il vostro aiuto per il rinnovamento spirituale dei giovani a<br />

Loreto. Abbiamo fatto delle esperienze meravigliose e mi dispiace che lei non abbia potuto raggiungerci e unirsi<br />

alla nostra gioia. Grazie per le vostre preghiere e per aver permesso ad alcuni giovani di frequentare questo ritiro<br />

seguendo il desiderio del loro cuore. Le invio un piccolo rapporto di questi giorni. Voi tutti siete nelle mie preghiere.<br />

Sono in seminario a Spalato e sarebbe un grande dono potervi incontrare. Il Signore inondi con i suoi doni e<br />

abbondanti grazie lei e i suoi collaboratori.<br />

Noi ricordiamo nelle preghiere il suo caro marito. Anche mia mamma è in ospedale e soffre a causa di una malattia<br />

difficile.<br />

Preghiamo insieme, nello spirito della Regina della Pace di Medjugorje, per noi personalmente, per le nostre famiglia,<br />

per la chiesa…<br />

La saluto di cuore e ringrazio per il grande dono. Sempre grato a Cristo e a Maria.<br />

Grazie<br />

Don Jure Vrdoljak<br />

Seminaristi e giovani di Spalato.<br />

12 marzo <strong>2012</strong><br />

Caro Don Jure, spero che tutti i tuoi progetti per i giovani si siano realizzati. Mi spiace per la tua mamma, pregheremo<br />

per lei. Mio marito purtroppo è morto. Siamo in una grande sofferenza, ma abbiamo la fede che ci fa credere<br />

che il giorno 2 di marzo, la Regina della Pace se lo sia preso. Lo affidiamo anche alle vostre preghiere. Con affetto<br />

vi saluto.<br />

Chiarina<br />

"I seminaristi e i giovani a Loreto"


Aprile <strong>2012</strong><br />

Buona Pasqua Chiarina e ancora grazie infinite.<br />

Le foto che le ho mandato dimostrano la gioia dei giorni trascorsi a Loreto e il rinnovamento nello<br />

spirito. Eravamo un centinaio: 4 sacerdoti, seminaristi, giovani, coppie e l’Arcivescovo di Loreto Mons.<br />

Giovanni Torrucci. Si pensa già al prossimo anno, per fare questa esperienza di rinnovamento nello spirito o a<br />

Loreto o a Mariozzel. Invitiamo anche lei e i suoi collaboratori.<br />

Ringraziamo di nuovo e preghiamo per lei, per suo marito, e per i suoi collaboratori.<br />

Cordialmente<br />

Don Jure Vrdoljak<br />

Seminaristi e giovani di Spalato.<br />

“Non temere, Maria”<br />

Alcune riflessioni su questi esercizi<br />

spirituali il cui tema era: “Non temere<br />

Maria” (Lc. 1,30)<br />

Attraverso la preghiera, lo stare insieme,<br />

i colloqui spirituali, la devozione<br />

della Via Crucis, la liturgia penitenziale<br />

e la confessione, la meditazione e le<br />

testimonianze, si è voluto vivere più<br />

profondamente le parole di Dio: “Non<br />

temere, Maria!”(Lc 1,30).<br />

Maria è l’esempio più perfetto della<br />

fede. Riflettendo sul suo affidamento a<br />

Dio, abbiamo tentanto di verificare<br />

quanto il nostro cammino di vita è in<br />

armonia con la parola di Dio e con la<br />

sua volontà. Nella vita di Maria, Dio è<br />

"I giovani con l'Arcivescovo Mons. Tonucci"<br />

stato il primo ed il più importante,<br />

anche se non è stata risparmiata nè dalle fatiche, né dalle difficoltà, né dalle sofferenze: gli ha creduto con tutto il<br />

cuore. Riconoscere la via della fede di Marija, della speranza e dell’amore, avere nella propria vita solo un unico punto<br />

fermo, Dio, seguire Maria e camminare sulla sua via, significa essere portatori di conversione nella società e costruttori<br />

di un futuro migliore. Siamo nelle mani di Dio che guida la nostra coscienza personale e la coscienza dell’uomo. Egli ci<br />

dice: “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo!” (Mt 28,20). Siamo coraggiosi nei riguardi di Dio, siamo<br />

uomini di fede. La parola di Dio è anche oggi così feconda e viva, cambia le situazioni, cambia le vite. Quando siamo<br />

nella paura, siamo schiavi e non possiamo progredire nel cammino spirituale, soffochiamo noi stessi e le nostre potenzialità.<br />

“Non temere, Maria!” – il Signore è con noi, Egli è la nostra sicurezza e speranza.<br />

Dove percepire meglio l’amore di Dio, dove rinnovare meglio la propria fede in Dio e l’appartenenza alla Chiesa, se<br />

non nella casetta di Nazareth a Loreto, nella quale Maria, con la forza del suo essere, sentendo la voce dell’angelo<br />

“Non temere, Maria”, ha risposto alla chiamata di Dio: “Avvenga di me quello che hai detto!” (Lc 1,38).<br />

Durante il ritiro spirituale ci ha fatto visita l’Arcivescovo di Loreto mons. Giovanni Tonucci. Enormemente felice<br />

per la presenza di numerosi giovani, ha benedetto tutti i partecipanti ed ha rivelato che ogni venerdì recita il rosario<br />

in croato per il nostro popolo.<br />

Sono stati veramente giorni benedetti, pieni di vera gioia perché, con la forza della presenza di Dio, è stato benedetto<br />

ogni momento ed ogni passo della giornata. Tra i giovani e le famiglie più giovani, ce ne sono alcune la cui<br />

vita ha nuovamente acquistato un significato profondo ed un nuovo ottimismo. Dio ha catturato alcuni giovani<br />

affinché, con entusiasmo ed impegno, vadano verso di Lui, sulla via della professione religiosa o della famiglia.<br />

Siamo grati al Signore per le tante grazie donate a Loreto ed anche ai giovani amici di don Jure Ana, Anđelo, Duja,<br />

Ivana, Mia, Bruno, Stipe ed a tanti altri che, di tutto cuore e con abnegazione, hanno dato il loro aiuto nell’organizzazione<br />

del Ritiro e nella sua animazione.<br />

Gorana Kelam<br />

23<br />

Aiutiamo i giovani


24<br />

Volontario di MID<br />

“La forza per fare il bene l’abbiamo<br />

ottenuta dalla preghiera”<br />

Ezio abita a Genova, è uno degli autisti volontari di<br />

<strong>Mir</strong> i <strong>Dobro</strong>. Ha fatto tanti viaggi, soprattutto nel<br />

periodo bellico 91 – 95, e anche dopo, mettendo a<br />

disposizione il suo tempo, il suo camion, ma ancora<br />

di più il suo cuore, innamorato della Regina della<br />

Pace. Oggi raccoglie alimenti, detersivi, giochi e altri<br />

generi per poter aiutare i bisognosi e i poveri che<br />

aspettano la mano tesa di chi desidera sollevarli<br />

dalla loro indigenza e miseria. Riportiamo le sue<br />

parole dette in una intervista alla Radio.<br />

“Mi sento un privilegiato perché ho avuto la possibilità<br />

di far parte dell’Associazione <strong>Mir</strong> i <strong>Dobro</strong> che, durante<br />

la guerra in Bosnia e Croazia, ha distribuito tanti<br />

camion di aiuti, ma soprattutto tanto amore.<br />

Nel 92 dovevo fare un pellegrinaggio a Medjugorje invece,<br />

vuoi per caso o meglio per disegno di Maria, ho partecipato<br />

ad un convoglio trasportando generi alimentari<br />

di prima necessità a quel popolo che ne aveva tanto bisogno.<br />

Questa Associazione è nata nel 1991 ed ancora oggi<br />

sta portando avanti l’impegno caritativo, assunto nel<br />

periodo bellico, malgrado le difficoltà e i problemi che si<br />

incontrano quando si fa del bene.<br />

<strong>Mir</strong> i <strong>Dobro</strong> ha affrontato mille realtà di bisogno, iniziate<br />

con la guerra, e continuate nel periodo successivo per le<br />

conseguenze provocate. Si è interessato dei bambini, degli<br />

orfani, delle vedove, dei feriti, degli abbandonati.<br />

Io e mia moglie Maria Pia ci siamo inseriti nel gruppo<br />

come in una famiglia e abbiamo fatto ciò che ci è stato<br />

Ezio autista e Alda giornalista<br />

possibile per aiutare materialmente, ma soprattutto<br />

moralmente. La forza, come ci hanno insegnato Padre<br />

Jozo e <strong>Mir</strong> i <strong>Dobro</strong>, l’abbiamo ottenuta dalla preghiera:<br />

soltanto attraverso la preghiera individuale e di gruppo<br />

abbiamo potuto fare grandi cose. Sto cercando di trasmettervi,<br />

con tutta umiltà, l’importanza e il valore che ha la<br />

carità fatta col cuore e che i gesti d’amore sono fondamentali<br />

per avvicinarsi di più al Signore ed ottenere da<br />

Lui quella pace e serenità che purtroppo la maggior parte<br />

del mondo non conosce.<br />

Sì perché, davanti a Dio, alla fine della nostra vita terrena,<br />

saremo interrogati sull’amore: “Quanto hai<br />

amato?”.<br />

Non è facile fare del bene, appartenere ad una<br />

Associazione benefica, dare del “proprio” per gli altri.<br />

Non mancano le critiche perché, purtroppo, non si comprende<br />

come l’uomo possa dare qualcosa di se stesso<br />

senza avere una ricompensa. Allora puoi sentire qualcuno<br />

che ti dice: “Ma perché ti devi preoccupare degli altri,<br />

lascia perdere!”. Dobbiamo invece capire, comprendere<br />

la necessità degli altri perché anche noi abbiamo attraversato<br />

questo momento e sappiamo cosa significa sentirsi<br />

rispondere: “Arrangiati”.<br />

Non ci vuole molto per fare la carità. Basta che pensiamo,<br />

noi che siamo dalla parte di quelli che stanno bene,<br />

andando a fare la spesa: “Ho bisogno di 3 kg di pasta, di<br />

farina, di zucchero ne prendo 4 kg così una parte la dono<br />

a chi non ne ha”. Questi alimenti li ritiro e li porto alla<br />

sede di Viggiù da dove ogni mese parte uno o due camion<br />

per Gospic alla cui periferia vivono tanti poveri soli e<br />

abbandonati; per l’Istituto Santa Famiglia dove ci sono<br />

ragazze bisognose; al Centro Disabili dove sono aiutati<br />

70/80 disabili e le loro famiglie; al Villaggio della<br />

Madre dove vengono accolti bimbi provenienti da situazioni<br />

difficili, donne in difficoltà che fuggono da situazioni<br />

di violenza, drogati, malati psichici ecc. Queste<br />

opere, iniziate da Padre Jozo e da Padre Slavko, continuano<br />

perché ci sono persone generose che sono<br />

sensibili a queste situazioni.<br />

Non possiamo dimenticare che esistono bambini, giovani,<br />

adulti, malati che hanno bisogno di noi. Noi preghiamo<br />

e facciamo pregare per tutti coloro che ci aiutano ad<br />

aiutare. Ho visto da poco Padre Jozo che sta pregando<br />

e continua il suo sacerdozio con grande fede.<br />

Prendiamo esempio da lui, continuiamo a pregare e<br />

ricordiamoci ogni giorno di chi ha più bisogno. La<br />

nostra parola d’ordine sia: “CARITÁ”. Un grazie a<br />

tutti ed in particolare alla Regina della Pace che ci ha<br />

chiamato a questa missione a Lei cara. Grazie”.


MAJCINO SELO<br />

Una bella canzone di Fabrizio de André dice: “da un diamante non nasce niente, dal letame i fiori”.<br />

È quello che è successo a Medjugorje. Dal letame, dal marciume e dal lezzo di una guerra diabolica fratricida, è nato<br />

un prato fiorito: è il “Villaggio della Madre” (Majcino Selo) voluto da Padre Slavko Barbaric.<br />

Ci lasciamo guidare dalle parole pronunciate da Padre Ivan Sesar, parroco di Medjugorje quando, ai funerali di Padre<br />

Slavko, di lui disse: “Credo che qualsiasi parola umana sia troppo arida per descrivere un uomo come lui. Egli<br />

seppe impiegare i suoi straordinari talenti nel miglior modo possibile. Se crediamo nel fatto che Medjugorje sia<br />

opera di Dio (e lo è veramente), allora chiunque vi operi è soltanto un ingranaggio di questa opera divina. Padre<br />

Slavko aprì gli occhi a tanti. A noi non rimane che seguire quella via tracciata da lui in tanti campi, specialmente<br />

nei rapporti umani. A che servono i milioni, se non si hanno idee come quelle di Padre Slavko? Basti pensare al<br />

Villaggio della Madre. Egli di soldi non ne aveva, ma le risorse arrivavano puntuali quando presentava i suoi programmi.<br />

Sapeva essere bambino con i bambini, sofferente con i sofferenti, intellettuale con gli intellettuali, era la<br />

madre di chi si era perduto o di chi era stato abbandonato: era un “raccoglitore di reietti”, non poteva vivere senza<br />

aiutare il prossimo”.<br />

Così noi speriamo e crediamo che anche <strong>Mir</strong> i <strong>Dobro</strong> faccia parte di quest’opera divina. Noi cerchiamo di fare di<br />

tutto per percorrere la via che Padre Slavko ha tracciato.<br />

Con il suo aiuto dal Cielo, <strong>Mir</strong> i <strong>Dobro</strong> cerca di essere un “raccoglimento di reietti” perché <strong>Mir</strong> i <strong>Dobro</strong> non può<br />

vivere senza aiutare il prossimo<br />

“Essere al servizio della vita”<br />

Un grande grazie, a tutti quelli che sostengono la vita! In particolar modo ringraziamo l’Associazione <strong>Mir</strong> i <strong>Dobro</strong><br />

e tutti i suoi volontari, come anche tutti quelli che ci mandano un aiuto tramite loro. Grazie a voi ed anche per voi,<br />

in un certo senso, questo nostro “Villaggio della Madre” vive.<br />

Però il Villaggio non è sempre esistito. Prima di nascere, in questo luogo c’erano solo spine, terra arida e pietra…<br />

All’inizio degli anni 90 è scoppiata anche la guerra: portando molta sofferenza, morti, distruzioni… Ed è comparso<br />

un uomo, un francescano che per tutta la sua vita si è dedicato alla lotta per la vita! Questo uomo era PADRE<br />

SLAVKO BARBARIĆ.<br />

Padre Slavko desiderava combattere lo spirito di guerra e distruzione, e sapeva che questo si può fare nel modo<br />

migliore iniziando a combattere per l’amore, per la vita e per la famiglia.<br />

Ha iniziato accogliendo ed occupandosi di dare una sistemazione ad alcuni bambini – diventati poveri a causa della<br />

guerra. Per le loro necessità, con l’aiuto dei suoi amici pellegrini, di benefattori e di tante persone di grande cuore,<br />

25<br />

Il Villaggio della Madre


26<br />

Il Villaggio della Madre<br />

è riuscito a costruire<br />

sette case famiglia<br />

nelle quali oggi vivono<br />

una cinquantina di bambini<br />

socialmente abbandonati ed in difficoltà.<br />

Ognuno di loro è stato segnato, in qualche<br />

modo, o dalla guerra, o dalla povertà,<br />

o dal disordine e dalla distruzione. Qui,<br />

nel “Villaggio della Madre”, imparano a<br />

vivere in pace, in comunità e nella fiducia.<br />

Imparano a ricevere l’amore affinché<br />

un giorno, come persone indipendenti,<br />

possano vivere la loro vita donandosi<br />

agli altri.<br />

Il desiderio di Padre Slavko era che “Il<br />

Villaggio della Madre fosse un angolo<br />

dove ogni vita ha una possibilità.<br />

Perché il messaggio di pace – dice<br />

Padre Slavko – è un messaggio che deve<br />

farci impegnare per la vita. Dove questo<br />

non esiste, non ci può essere neanche<br />

la pace.” (rapporto del 2 ottobre<br />

1996.). Così il suo motto “essere al servizio<br />

della vita” è diventato anche il<br />

nostro scopo!<br />

Ma Padre Slavko non si è fermato solo al<br />

villaggio dei bambini. Egli ha ben compreso<br />

come lo scopo del nostro nemico<br />

(Satana) non è di renderci malvagi, ma<br />

passivi e che il male avanza proprio perché<br />

le persone buone non fanno niente!<br />

Per questo ha continuato a vivere i messaggi<br />

della Gospa e la sua lotta per la<br />

vita!<br />

Ha accolto giovani che avevano problemi<br />

psichici legati a varie dipendenze e li<br />

ha organizzati in una Comunità che si<br />

chiama Comunità “Padre Misericor -<br />

Alcuni bambini ospiti del Villaggio della Madre<br />

davanti alla statua di Padre Slavko e della Madonna<br />

dioso”. Una settantina di giovani, nel loro cammino verso la guarigione e la conversione, vive distribuita in tre case<br />

della Comunità: Medjugorje, Kiseljak e Stari Trg ob Kolpi in Slovenia.<br />

Ha messo al sicuro ed ha accolto donne con necessità diverse: ragazze madri, madri singole o donne che devono<br />

fuggire dalla violenza nella famiglia che oggi si trovano nella Comunità “Madre Krispina”.<br />

I bambini del “Villaggio della Madre”, nel laboratorio delle arti figurative come anche nel Giardino di S. Francesco,<br />

hanno molte possibilità per occuparsi, lavorare, fare amicizia tra di loro ed anche con la natura e gli animali. Questo<br />

era un desiderio di Padre Slavko che, oltre ad essere sacerdote, ad avere conoscenza della teologia ed una grande<br />

apertura verso la vita, verso Dio, era anche un buon pedagogo, psicologo e conoscitore dell’uomo in tutte le sue<br />

necessità.<br />

Conosceva l’importanza del toccare, del contatto, della comunicazione, del dialogo, dei rapporti… e sapeva che<br />

nella vita bisogna imparare ogni cosa. E quindi anche questo! Questa prima scuola d’amore, la prima scuola della<br />

vita avviene nella famiglia: dal rapporto con la madre, dal rapporto con il padre, ed i bambini si nutrono di ciò che<br />

scorre nell’animo e nel cuore dei loro genitori e dei genitori tra di loro.<br />

Proprio i bambini del “Villaggio della Madre” possono testimoniare quanto sentono la mancanza dell’amore della<br />

madre e del padre e della loro presenza e quanto sono poveri perché spesso hanno avuto solo un po’, oppure nessuna<br />

esperienza di comunità in famiglia.


“Dio ha sempre qualche progetto per noi”<br />

Quale malinconia si prova arrivando a Puringaj, dove sorge l’Istituto Santa Famiglia, voluto da Padre Jozo! Il parcheggio<br />

dei pullman è vuoto, la grande sala polifunzionale deserta e spenta, la cappella dell’Adorazione perpetua,<br />

desolata e ancora da ultimare. Quanto lavoro, quanto impegno e quanti sacrifici sono stati fatti. Però questa iniziativa<br />

continua con l’aiuto di benefattori che comprendono che in questo momento c’è ancora più bisogno di prima.<br />

All’Istituto Santa Famiglia vivono e studiano ragazze che, come quelle del Vangelo, sono testimoni del miracolo<br />

quotidiano della Provvidenza. Nonostante l’assenza di Padre Jozo, la mancanza di pellegrini, anche se con fatica,<br />

gli aiuti arrivano. La presenza di queste ragazze, orfane o comunque di famiglie disagiate, costituiscono la speranza<br />

che, nonostante tutto, un giorno l’Istituto Santa Famiglia tornerà a splendere perché, come dice una delle ospite,<br />

Nikolina Novakovic, “Dio ha sempre un buon progetto per noi”.<br />

La testimonianza che segue è una delle tante situazioni familiari delle ragazze che vivono nella Casa Santa Famiglia,<br />

manifesta quali tribolazioni e sofferenze hanno dovuto subire e di come questo “Centro” abbia contribuito a sollevare,<br />

in parte, le loro difficoltà ed i loro loro patimenti.<br />

“Bugojno – città divisa”<br />

Nell’Istituto Santa famiglia, durante l’anno scolastico 2011/<strong>2012</strong>, vivono e studiano sette assistiti di Bugojno, cittadina<br />

della Bosnia centrale. Fra di loro c’è Ilijana Brnada che quest’anno finisce la sua formazione alla scuola secondaria<br />

edile di Mostar. Se e quando tornerà alla sua città natale ancora non ha deciso.<br />

Il motivo di questa indecisione sta nel fatto che Bugojno è una città divisa in cui si sentono ancora fortemente le<br />

conseguenze della guerra.<br />

Secondo il censimento del 1991, a Bugojno vivevano 46.889 abitanti. Di questi il 42% erano mussulmani-bosniaci,<br />

il 35% croati e circa il 19 % serbi. Bugojno aveva circa 16.000 occupati.<br />

Di quel tempo la mamma di Ilijana, Anđa, dice: “Prima della guerra si viveva molto bene, c’erano buone relazioni.<br />

Io e il mio defunto marito avevamo la nostra casa e ci eravamo ben sistemati. Božo lavorava, mentre io crescevo<br />

i bambini e mi occupavo della casa. Prima della guerra erano nati i figli Goran e Zoran”.<br />

La guerra è cominciata nel marzo 1992 quando l’armata serba ha attaccato Bugojno. L’attacco è stato preceduto dall’emigrazione<br />

serba da Bugojno, ne rimasero circa trecento. L’esodo dei Croati è iniziato con il conflitto fra Croati<br />

e Bosniaci. Nell’estate del 1993 da tutti i territori del comune di Bugojno sono fuggiti circa tredicimila civili croati.<br />

Scappavano davanti alla formazione mussulmano-bosniaca, attraverso le zone controllate dai Serbi, verso i territori<br />

sotto il controllo dell’esercito croato.<br />

27<br />

Istituto Santa Maria


28<br />

Istituto Santa Maria<br />

Per salvare la propria vita anche la famiglia Brnada dovette unirsi al fiume dei rifugiati.<br />

Anđa continua a ricordare con le lacrime agli occhi:<br />

“A Bugojno c’era una situazione molto difficile, perché era iniziato il conflitto fra i mussulmani<br />

e l’HVO per cui abbiamo dovuto lasciare la nostra casa. Dato che io sono originaria di Rama, siamo<br />

andati presso la mia famiglia. Qui, nel 1993, nel caos dei conflitti della guerra, è nata Ilijana. Più tardi abbiamo<br />

ricevuto in uso una casa mussulmana i cui proprietari si erano rifugiati nella zona a controllo bosniaco. In quella<br />

casa abbiamo trascorso il resto della nostra vita da profughi. Qui è nato mio figlio Ivica nel 1997 e Josip nel<br />

1998. La vita da rifugiati era molto difficile. Eravamo senza lavoro, senza entrate stabili, dipendenti dall’aiuto<br />

dei genitori e degli aiuti umanitari. Tuttavia, in qualche modo, siamo andati avanti fino al 1997 quando mio<br />

marito si è ammalato.<br />

La guerra e le conseguenze della vita da profughi avevano chiesto il loro tributo: la diagnosi era di carcinoma.<br />

Nel 1999 gli fu amputata una gamba, e nel 2000 è morto a 40 anni di età”.<br />

Presto arriva un’altra prova. La famiglia mussulmana nella cui casa si erano stabiliti fece ritorno e Anđa, con i suoi<br />

bambini, dovette lasciare quella temporanea sistemazione. L’unica cosa che poteva fare era tornare di nuovo dai<br />

suoi a Bugojno. Della vita della sua famiglia, dopo il ritorno a Bugojno, Anđa dice: “Sono tornata a Bugojno da<br />

vedova, con cinque figli. Il più grande aveva dodici anni e il più piccolo un anno e mezzo. La nostra casa era<br />

stata distrutta e ho dovuto prendere in affitto un appartamento. Finora abbiamo cambiato cinque volte l’appartamento<br />

in affitto. La casa non siamo ancora riusciti a rinnovarla, ed ancora oggi, dopo tanti anni dalla fine della<br />

guerra, le condizioni di vita sono molto difficili. Io sono disoccupata e ricevo la pensione minima del defunto<br />

marito di circa 300 KM (160 Euro). I due figli più grandi lavorano ma con paga minima; uno di loro lavora stabilmente<br />

in nero, nel turno di notte da un fornaio”.<br />

La famiglia di Anđa è una delle poche che è tornata a Bugojno. Secondo i dati della chiesa, nelle 4 parrocchie del<br />

comune di Bugojno oggi vivono circa 5413 Croati. La maggioranza dei Croati di Bugojno è impiegata in Croazia o<br />

in qualche altro stato vicino perché a Bugojno per loro non c’è lavoro, tanto è vero che le case dei Croati rientrati<br />

le occupano le mamme con i bambini che frequentano la scuola elementare. Tutti i più grandi sono a scuola o al<br />

lavoro in altri centri e si riuniscono principalmente a Natale, Pasqua e in altre feste importanti.<br />

Bugojno è oggi una città divisa. Nella città ci sono due scuole elementari sotto lo<br />

stesso tetto – la scuola elementare croata e quella bosniaca e lo stesso accade per<br />

il ginnasio. In un turno ci sono i Croati e nell’altro i Bosniaci. Scuole professionali<br />

in lingua croata non ce ne sono per cui si è costretti a mandare<br />

i figli in altri centri. La riconciliazione non è un tema di cui si parli molto<br />

e rimane sempre la tensione. Si sa esattamente chi sono i Croati e chi i<br />

Bosniaci locali. I giovani se ne vanno oppure vivono in un circolo chiuso<br />

che non apre molta speranza per il futuro.<br />

Per questo l’ingresso di Ilijana all’Istituto Santa Famiglia è stato per<br />

Anđa una delle cose migliori che siano capitate alla sua famiglia.<br />

Anđa conclude:<br />

“Se non fosse stata accolta all’Istituto Santa Famiglia, non so cosa<br />

sarebbe accaduto alla mia Ilijana e sicuramente non avrebbe potuto<br />

continuare a studiare. In città sono tornati in maggioranza i mussulmani<br />

e pochissimi Croati. Tutti coloro che hanno avuto la possibilità<br />

di mandare i figli a studiare fuori da Bugojno l’hanno fatto.<br />

Noi non avevamo la possibilità di pagare tutto quello che occorreva<br />

per mandarla a studiare in un altro posto per cui siamo grati a Dio<br />

dell’occasione che ha avuto quando è stata accolta all’Istituto Santa<br />

Famiglia a Puringaj.<br />

Oltre a questo sono felicissima che abbia trascorso questi 4 anni in<br />

un centro che ha avuto una così positiva influenza su di lei. Una<br />

ragazzina, solitaria e silenziosa, è diventata una ragazza aperta e<br />

serena e soprattutto mi è di grande aiuto nell’educazione dei fratelli<br />

più piccoli perché è loro di esempio nella preghiera, nello studio e<br />

nel comportamento.<br />

Tutto quello che ha imparato all’Istituto oggi lo trasferisce nella<br />

Ilijana Brnada<br />

nostra famiglia”.


“Trovare Cristo nel volto di ogni disabile”<br />

E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro:<br />

“Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me ma Colui<br />

che mi ha mandato” (Marco 9,36-37)<br />

Sì può dire che tutti, ormai, conoscono il Beato Don Carlo Gnocchi e la missione da lui compiuta. Non tutti, però,<br />

sono a conoscenza del rapporto intimo fra Don Gnocchi e <strong>Mir</strong> i <strong>Dobro</strong>.<br />

Don Carlo Gnocchi, definito “Il prete che cercò Dio tra gli uomini” negli anni immediatamente successivi alla<br />

seconda guerra mondiale, trovò Dio nei mutilatini, vittime innocenti di questo conflitto. Padre Jozo Zovko, ancora<br />

non era finita la guerra con la Serbia, ad un bambino rimasto solo, senza genitori, disse:<br />

“Non piangere, tu ora hai me, hai noi!”. Non vogliamo fare paragoni che potrebbero<br />

apparire azzardati o irriguardosi,ma la storia va fatta conoscere e, soprattutto,<br />

si deve avere il coraggio di testimoniarla. Don Carlo e Padre Jozo, seppur<br />

in periodi diversi, in luoghi diversi, hanno cercato il volto di Cristo impresso<br />

nel volto di ogni uomo, in ogni bimbo violato dalla ferocia della guerra,<br />

in ogni mutilatino vittima innocente dell’odio, in ogni disabile frutto<br />

della violenza perpetrata sull’innocenza della donna. I due sacerdoti,<br />

interpreti del mistero del dolore, alla luce del Vangelo,<br />

hanno parlato la lingua comune dell’Amore: entrambi hanno<br />

coinvolto <strong>Mir</strong> i <strong>Dobro</strong>. In questo Centro Disabili c’è una cappella.<br />

Padre Jozo l’ha sempre definita il “Cuore del Centro” dove la<br />

madre, in preghiera, trova la forza per portare la Croce. Questa<br />

Cappella è stata costruita interamente con la provvidenza dei benefattori<br />

di <strong>Mir</strong> i <strong>Dobro</strong>. Questi nostri benefattori, che ringraziamo,<br />

sono “Le mani tese della Regina della Pace”.<br />

“Cari figli, oggi vi invito a fare opere di misericordia con amore e<br />

per amore, verso di me e verso i vostri fratelli e sorelle.<br />

Cari figli, tutto quello che fate agli altri, fatelo con grande gioia e<br />

umiltà verso Dio. Io sono con voi ed ogni giorno offro i vostri sacrifici<br />

e preghiere a Dio per la salvezza del mondo. Grazie per aver risposto alla<br />

mia chiamata!”.<br />

(messaggio del 25 novembre 1990)<br />

29<br />

Centro disabili


30<br />

Centro disabili<br />

Il Centro per bambini disabili “Maria Nostra Speranza” ha portato un grande cambiamento nelle<br />

vite di questi giovani e delle loro famiglie. Oggi hanno un luogo al quale appartengono, dove sono<br />

accettati con amore e dove arrivano con gioia. Accanto alle attività di gruppo che contribuiscono alla<br />

socializzazione dei bambini, un gruppo medico specialistico, in collaborazione con gli educatori, dopo<br />

aver constatato i deficit generali del bambino prepara un piano educativo - riabilitativo ed un programma per ciascuno.<br />

Vengono seguiti i suoi progressi, per poter proporre cambiamenti o completamenti al programma della sua<br />

educazione, istruzione e riabilitazione.<br />

IL PROGRESSO DI DAVID BEGIC’<br />

Abbiamo saputo del progresso che è stato raggiunto,<br />

grazie a questo approccio, con David Begić, da sua<br />

madre e da Kristina Sesar, psicologa al centro Maria<br />

Nostra Speranza. David è nato il 23.3.2004 ed è stato<br />

accolto nel centro il 5 settembre 2005, con la diagnosi di<br />

confusione cerebrale di movimento e di disabilità visiva.<br />

Sui primi esami e terapie di David, Kristina dice: “Il<br />

contatto con David è stato raggiunto con molta difficoltà.<br />

Non accettava la presenza di persone sconosciute nel locale<br />

in cui si trovava e soprattutto non accettava il contatto<br />

fisico con una persona sconosciuta. Ciò mostrava l’esistenza<br />

di grandi difficoltà nell’adattamento ad una persona<br />

nuova e ad uno spazio nuovo. Dimostrava il suo disagio<br />

piangendo e con l’auto-aggressione. Era possibile<br />

effettuare il trattamento terapeutico unicamente in presenza<br />

della madre.<br />

Il danno alla percezione visiva era totale; percepiva gli stimoli<br />

sonori e reagiva girando la testa, ma si poteva notare<br />

una grande sensibilità ai suoni che gli erano sconosciuti.<br />

Reagiva a questi suoni con disagio, strillando. Durante<br />

la terapia rifiutava di prendere in mano oggetti sconosciuti.<br />

Aveva difficoltà nell’alimentazione che si sono manifestate<br />

con il rifiuto di qualsiasi altro cibo all’infuori di ali-<br />

David Begic<br />

menti ridotti in pappe, oltre ad una scelta molto ridotta di tipi di cibo che accettava di mangiare. Il ritmo del sonno<br />

era molto disturbato – dormiva di giorno e di notte restava sveglio, piangendo. Dimostrava una forte resistenza<br />

nello svolgimento dell’attività igienica come farsi lavare o lavare i dentini. Rimaneva sempre in posizione distesa<br />

con le braccia e le gambe piegate e non mostrava la necessità di cambiare posizione. Rifiutava di sedere sula sedia<br />

a rotelle.” Fino al 2008 il trattamento terapeutico di David si è svolto ambulatorialmente ed in seguito è stato accolto<br />

al soggiorno diurno. Il soggiorno diurno ha permesso lo svolgimento degli scopi terapici e di quelli diretti all’attività<br />

per raggiungere l’autonomia nel prendersi cura di sé.<br />

Dopo cinque anni di trattamento, Kristina dice: “Su David è stato constatato un significativo progresso, tenuto<br />

conto delle difficoltà nell’accettazione. Ora lui accetta il soggiorno al Centro insieme agli altri bambini, oltre al<br />

contatto da parte di bambini sconosciuti. Collabora attivamente al trattamento terapeutico, in base alle sue possibilità.<br />

Effettua autonomamente e/o permette che venga effettuata l’attività del prendersi cura di sé come lavarsi le<br />

mani, e permette di essere lavato. Sta seduto sulla sedia a rotelle senza opporre resistenza. Cammina sostenuto da<br />

una persona. Ha raggiunto un normale ritmo del sonno. Ha iniziato a mangiare cibo di vario tipo ed accetta di essere<br />

nutrito dal personale del Centro. Partecipa alle attività di gruppo come ad esempio la terapia musicale. Esce con<br />

gli altri bambini fuori dal Centro accompagnato da un educatore. Arriva all’Istituto con un trasporto organizzato<br />

senza l’accompagnamento dei genitori.”<br />

La mamma di David, Zdenka, dice di essere molto soddisfatta del progresso di David al Centro: “David in precedenza<br />

piangeva molto, ora praticamente non piange più. Mangia meglio ed è tranquillo. Ora accetta che vengano<br />

degli ospiti da noi in visita e non piange quando noi andiamo a fare visita a qualcuno. Grazie al lavoro del Centro<br />

la vita della nostra famiglia si è normalizzata ed io posso solo ringraziare Dio e le persone buone per tutto quello<br />

che fanno per noi ed i nostri bambini dando aiuti a questo centro.”


TESTIMONIANZE<br />

“Ho ricevuto il sorriso di Cristo”<br />

Non è molto che manco da Medjugorje, infatti sono stato qui anche ad agosto. In questo pellegrinaggio la<br />

preghiera è stata molto intensa, sia col gruppo che anche con persone che ho incontrato alla Croce blu con le quali<br />

è stato bello ritrovarsi, in comunione di preghiera, senza averla programmata ma sbocciata così, naturalmente. Qui<br />

la preghiera esce dal cuore in modo naturale perché è Maria che ci unisce, Lei è con noi.<br />

La Madonna ci insegna che la vita è preghiera e la preghiera è vita.<br />

Sono stato molto contento della visita che abbiamo fatto a Puringaj al Centro Maria Nostra Speranza dove, nell’incontro<br />

con i ragazzi disabili, ho ricevuto il sorriso di Cristo, e con loro ho vissuto molto intensamente la santa<br />

Messa e la Comunione, dopo di che li ho baciati ed accarezzati e con la profondità dei loro occhi con il linguaggio<br />

dell’amore, mi hanno parlato. Questo incontro è stato per me il centro del pellegrinaggio.<br />

La Madonna ci chiede la conversione del cuore perché possiamo diventare strumenti nelle mani di Dio e riconoscere<br />

Cristo in ogni fratello.<br />

A volte noi ci affanniamo a chiedere nella preghiera questo e quello, pur se necessari, ma forse basterebbe solo dire:<br />

“Io mi abbandono a te Gesù, pensaci tu”. Infatti leggo qui, davanti a me, una frase che sicuramente non è capitata<br />

per caso, che dice così: “Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai,<br />

eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro? E chi di voi, per quanto si dia da fare, può<br />

aggiungere un’ora sola alla sua vita? E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del<br />

campo: non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come<br />

uno di loro. Ora se Dio veste cosi l’erba del campo, che oggi c’è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai<br />

più per voi gente di poca fede?.....(Mt 6,26-30)”<br />

Marco<br />

Daniela, Maria, Leda con il loro<br />

bambino disabile<br />

“Siamo noi a dover ringraziare loro”<br />

Tempo fa Daniela, Mara e Leda hanno adottato<br />

un bambino disabile a distanza tramite<br />

l’As sociazione <strong>Mir</strong> i <strong>Dobro</strong> e con l’occasione di<br />

questo viaggio hanno pensato di chiedere alla<br />

famiglia del bambino se c’era la possibilità di<br />

incontrarlo in uno dei giorni della nostra presenza<br />

a Medjugorje.<br />

La risposta è arrivata un paio di giorni prima<br />

della nostra partenza, confermando l’incontro<br />

per domenica 18, alle ore 11,00 vicino alla<br />

Madonnina che si trova all’ingresso della chiesa.<br />

Già dal mattino Daniela, Mara e Leda erano un<br />

po’ preoccupate per questo momento, perché<br />

quel giorno c’era l’apparizione ed avevamo poco<br />

tempo per questo importante incontro.<br />

Siamo arrivati con passo veloce all’appuntamento<br />

(ore 10,35) ed in quei lunghissimi 25 minuti di<br />

attesa, ci confrontavamo con dei commenti:<br />

“Siamo sicuri di riconoscere il bambino?, siamo<br />

sicuri che hanno capito l’ora ed il giorno dell’appuntamento?,<br />

come faremo a parlare con<br />

loro dato che non conosciamo la loro lingua?”.<br />

Finalmente, alle ore 11.20 vediamo entrare nel<br />

piazzale della chiesa, tra migliaia di persone,<br />

una signora con due figli di circa 12 /15 anni; la<br />

mamma spingeva una carrozzina con un bambino<br />

che aveva dei problemi fisici ed in un attimo<br />

tutti abbiamo capito che quella era la nostra<br />

famiglia, perché improvvisamente in noi si è<br />

31<br />

Centro disabili


32<br />

Centro disabili<br />

aperto il cuore a vedere questa famiglia unita per mano, vestita a festa e con delle espressioni<br />

di smarrimento nei loro occhi; anche loro hanno capito che eravamo noi le persone che cercavano.<br />

Ci siamo salutati con molto affetto ed il bambino era intimorito dalla nostra presenza, ma si sentiva<br />

sicuro perché era con la sua mamma ed i suoi fratelli; aveva un’espressione felice nel viso e dopo un paio di<br />

minuti ha cominciato a sorridere. In quel momento ho visto in Daniela, Mara, Leda, Giovanni e Lucia la vera<br />

gioia e felicità, ed io condividevo con loro questo momento meraviglioso.<br />

Dopo questo primo incontro affettuoso è comunque emersa l’oggettiva difficoltà nel comunicare con loro, visto<br />

che volevamo sapere se la mamma era venuta all’appuntamento da sola o con il marito, come era la loro vita,<br />

ma lei non capiva la nostra lingua.<br />

In quell’ istante si avvicina a noi un signore che parlava l’italiano e ci chiede se abbiamo bisogno di un aiuto:<br />

sembrava che qualcuno l’avesse chiamato per noi per poter approfondire il dialogo con questa bella famiglia.<br />

Questo signore si chiama Mario, una bella persona, conosceva l’associazione <strong>Mir</strong> i <strong>Dobro</strong>, ed è arrivato come<br />

un nostro angelo custode.<br />

Con il suo intervento abbiamo capito che la famiglia era arrivata in auto, ma aveva avuto problemi nel trovare<br />

un parcheggio, ed era altrettanto emozionata di conoscere le persone che stanno aiutando il piccolo bimbo.<br />

Era evidente che si trattava di gran brave persone, con una grande dignità e che, nonostante le difficoltà della<br />

loro situazione, sono delle persone serene e con una grande fiducia nel prossimo.<br />

Abbiamo avuto anche conferma che le adozioni a distanza che l’associazione <strong>Mir</strong> i <strong>Dobro</strong> promuove sono assolutamente<br />

reali e importantissime per chi le vive, anche se alla fine dell’incontro la famiglia continuava a ringraziarci<br />

per molte volte quando invece abbiamo capito che siamo noi a dover ringraziare loro…!<br />

Mario<br />

ADOZIONE SPECIALE DI UN DISABILE<br />

Se il centro chiudesse, i disabili e le loro famiglie dovrebbero tornare a stare isolati da tutti e vivere nella propria<br />

disperazione. Sappiamo che è difficile garantire 2.000 euro l’anno perché è una cifra ingente, però vi chiediamo<br />

di pensare a chi è meno fortunato di noi, a chi dovrà essere disabile per tutta una vita. Si può adottare un bambino<br />

mettendosi assieme a qualche amico per dividere la spesa dei 2.000 euro oppure proporre questo impegno<br />

a qualche gruppo, associazione, parrocchia. Si possono dare vita a iniziative particolari, chiedendo a<br />

<strong>Mir</strong> i <strong>Dobro</strong> di presentarle alle persone di buona volontà.<br />

Confidiamo che la Madonna saprà mettere la propria mano sui nostri cuori e ci aiuterà ad essere generosi con chi<br />

è nella sofferenza. Questi soldi, donati gratuitamente, saranno quelli che ci renderanno contenti perché<br />

avremo avuto l’occasione di realizzare ciò che il Signore ci chiede: “Amatevi gli uni agli altri, come io ho<br />

amato voi”, come in una grande famiglia, la famiglia di Maria.<br />

Questi bambini<br />

aspettano il tuo amore


INCONTRO PADRINI DEL 30/04/<strong>2012</strong><br />

Come tutti gli anni, <strong>Mir</strong> i <strong>Dobro</strong> ha organizzato<br />

l’incontro dei padrini/madrine<br />

con i loro ragazzi ed anche quest’anno un<br />

normale giorno settimanale si è tramutato<br />

in un giorno di festa.<br />

Sembra banale e retorico ripetere quanta<br />

gioia ed emozione si vedono in questi<br />

incontri per cui, in questo articolo, voglio<br />

mettere in evidenza alcune cose che mi<br />

hanno colpito in modo forte e significativo.<br />

Durante la S. Messa, ed in modo particolare<br />

durante la Comunione, guardando<br />

gli occhi dei ragazzi e dei loro genitori,<br />

o parenti, ho visto una luce particolare, Il frugale convivio tra padrini - madrine e i loro figliocci<br />

un sorriso che andava oltre la gioia dell’incontro;<br />

ho notato, anzi, ho sentito il<br />

ringraziamento verso Dio per quello<br />

che stavano vivendo. C’era una luce<br />

mistica in quei sorrisi, una luce che era<br />

frutto della loro fede e del loro modo di<br />

ringraziare Gesù per la grazia che aveva<br />

loro concesso: i padrini o le madrine. Per<br />

comprendere come le mie parole non<br />

siano di circostanza, bisognerebbe partecipare<br />

a questi incontri, vivere con loro<br />

questi momenti: sarebbe molto istruttivo<br />

vedere e sentire le loro emozioni per capire<br />

veramente che cosa vuol dire amare<br />

senza riserve, a rendersi conto che pregheranno<br />

sempre per “i loro genitori al di<br />

là del mare”, e di questo io posso essere<br />

testimone, dal momento che sono stato<br />

quasi sempre la guida del gruppo.<br />

Alla recita del Padre Nostro, durante la Santa Messa, le mani di tutti si sono unite ed ognuno ha recitato la preghiera<br />

nella propria lingua, non erano solo parole che uscivano dalle nostre bocche, ma un’armonia che si innalzava a lodare<br />

il nostro Dio come ringraziamento per quel fantastico momento. Se qualcuno pensa che questa gente, ringrazia solo per<br />

quella piccola cifra che riceve, vuol dire che non ha capito nulla nè di loro nè di Medjugorje: in questo popolo la fede<br />

è talmente radicata nell’intimo che fa parte della loro vita, non è solo religione, è pluricentenaria cultura, modo di vivere<br />

e di vedere la vita in base ai principi della Sacra Scrittura e della Chiesa. Dopo la S. Messa l’incontro è proseguito<br />

con un pranzo frugale, ma vissuto con allegria e gioia, e quindi con la consegna dei doni, che è sempre un momento<br />

bellissimo. Vedere la gioia di quei fanciulli, i loro occhioni spalancarsi alla vista del regalo, lo stringere al petto la bambolina<br />

o l’orsetto, cercare di aprire subito il gioco anche se la tavola è ancora piena di piatti, costituisce una scena che<br />

sicuramente le foto fatte non renderanno mai l’esatta situazione e tantomeno l’amore che si sentiva nell’aria.<br />

Peccato che tutto finisca, ed ecco che arriva il momento dei saluti, delle lacrime durante gli abbracci, la promessa di<br />

scrivere e di rivedersi prima possibile; poi la partenza, l’ultimo saluto attraverso i finestrini con gli occhi lucidi ed il<br />

cuore che urla, a doppio senso, tutto l’amore che ha dentro: “Ciao, arrivederci alla prossima volta, ti voglio tanto bene<br />

e te ne vorrò sempre, pregherò per te!”<br />

Claudio<br />

33<br />

Adozioni a distanza


34<br />

Adozioni a distanza<br />

I Padrini con i loro adottati<br />

pregano insieme<br />

Distribuzione dei doni<br />

Momenti di condivisione


Cari nostri Padrini, Madrine e amici<br />

“Eravamo una famiglia felice. Come vetro siamo stati<br />

frantumati in mille pezzi che non possono più essere<br />

ricomposti”.<br />

Questa frase è tratta da una delle tante lettere scritte<br />

dai bambini rimasti senza genitori.<br />

Sì la guerra è finita, ma le sofferenze continuano.<br />

Stiamo aiutando circa 5000 bambini orfani o di famiglie<br />

disagiate a ritrovare la speranza cercando di asciugare<br />

le loro lacrime e di far tornare il sorriso sui loro<br />

volti.<br />

Abbiamo chiesto collaborazione all’Associazione <strong>Mir</strong> i<br />

<strong>Dobro</strong> che ci ha sempre aiutato dall’inizio della guerra,<br />

con amore e costanza, poiché parte di questi bambini<br />

hanno trovato un benefattore, ma molti sono in<br />

attesa di essere adottati.<br />

Speriamo che presto trovino un posto nel cuore di una<br />

famiglia, di un amico che sa pregare per loro e aiutarli<br />

finanziariamente, secondo le propria disponibilità.<br />

Questo rapporto umano - affettivo - spirituale è molto<br />

più importante dell’aiuto materiale simbolico.<br />

Cari amici, potrete divenire per loro una nuova luce,<br />

una nuova speranza, una nuova gioia quale segno di<br />

Medjugorje: segno di amore e unità fra i popoli che la<br />

Madonna ha iniziato a costruire fin dall’inizio.<br />

Gesù ha detto: “E chi accoglie uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me”. (Mt 18,5).<br />

Coraggio! Aprite il vostro cuore, accogliete questo piccolo, accogliete Gesù.<br />

Cristo è sempre una grande gioia, una grande benedizione per voi e per la vostra famiglia.<br />

Siete entrati come amici nella nostra preghiera quotidiana che ci unisce spiritualmente. Sarete ospiti particolari nel<br />

nostro cuore e nella nostra vita.<br />

A nome di tutti i bambini e delle loro famiglie, vi ringraziamo anticipatamente per la vostra generosa risposta e<br />

vi auguriamo pace e bene.<br />

Siroki Brijeg - Puringaj<br />

Medunarodno Kumstvo Djetetu<br />

Adoriamo con Maria: Abbracciamo il Rosario<br />

e cambiamo il Mondo:<br />

12 adorazioni di P.Jozo che<br />

comprendono bellissime<br />

introduzioni sull’adorazione<br />

e S. Messa, invocazioni<br />

allo Spirito Santo. Brano di<br />

Vangelo con meditazione<br />

S. Rosario meditato.<br />

Preghiera di Adorazione.<br />

Rosario meditato da<br />

Padre Jozo nei misteri<br />

Gaudiosi, Luminosi,<br />

Dolorosi, Gioiosi . Una<br />

riflessione completa e<br />

una riflessione breve.<br />

35<br />

Adozioni a distanza


36<br />

Il nostro caro Luciano<br />

“Io ti dó il mio cuore, perché tu lo dia agli altri”<br />

(messaggio della Regina della Pace del 4 febbraio 1984)<br />

La Regina della Pace trasmette i suoi messaggi ai veggenti perché<br />

siano divulgati e, soprattutto, messi in pratica. Abbiamo scelto<br />

questo messaggio perché ci aiuta a comprendere la figura dell’amico<br />

Luciano, marito di Chiarina, rinato in Cielo il 2 marzo<br />

scorso. Possiamo dire, senza ombra di dubbio, che la Madonna<br />

ha dato il suo Cuore a Luciano perché sapeva che lo avrebbe<br />

donato agli altri.<br />

Il cuore di Luciano ha cessato di battere la sera del 1° venerdì del<br />

mese dedicato al Sacro Cuore di Gesù, alla vigilia del 1° sabato del<br />

mese dedicato al Cuore Immacolato di Maria. Grande segno del<br />

Padre Misericordioso e di Maria, Regina della Pace, questa chiamata<br />

di Luciano che ha purificato le sue umane miserie nella sofferenza<br />

che si è rivelata guarigione, salute, bellezza spirituale che si aprono<br />

alla vita che non ha fine. Luciano, come se non bastasse essere<br />

accompagnato nel Luogo della vera Luce, dal Sacro Cuore di Gesù e<br />

dal Cuore Immacolato di Maria, due cuori che battono all’unisono, è<br />

stato chiamato il 2 marzo, giorno dell’apparizione straordinaria a<br />

<strong>Mir</strong>jana. Questi sono i segni che noi dobbiamo leggere in questa che<br />

non possiamo e non vogliamo chiamare morte perché chi dona il proprio cuore agli altri, come ha saputo fare Luciano,<br />

non muore, ma vive l’esperienza di Cristo Risorto.<br />

Apparendo a <strong>Mir</strong>jana la mattina di quello stesso 2 marzo, la Regina della Pace, ad un certo punto del suo messaggio,<br />

dice: “Col Rosario in mano e l’amore nel cuore venite a me”. Luciano, non a parole, ma con i fatti, ha presentato la<br />

sua anima alla Mamma del Cielo chiudendo gli occhi a questa vita terrena e passeggera, col Rosario in mano e, con<br />

l’amore nel cuore si è incamminato verso Lei che lo attendeva per condurlo a suo Figlio. Luciano se n’è andato con<br />

quello stesso amore con cui ha speso, anzi, ha investito la propria vita, portando non solo aiuti umanitari a tanti bisognosi<br />

della terra martoriata di Bosnia, ma accompagnando anche tanti pellegrini affamati di quella conversione che solo<br />

a Medjugorje si può scoprire e gustare. Guarda caso, ma caso non è, il primo pellegrinaggio di <strong>Mir</strong> i <strong>Dobro</strong> con<br />

Luciano che ci guidava dal cielo, è stato quello di S. Giuseppe. Si usa dire che dietro ogni grande uomo c’è sempre una<br />

grande donna. Qui è il caso di dire che dietro una grande donna come Chiarina, c’è stato un grande uomo. Senza<br />

Luciano, senza il suo SI’ nel condividere le scelte umanamente “pazze” della moglie, l’opera di <strong>Mir</strong> i <strong>Dobro</strong> non<br />

avrebbe ottenuto quell’efficacia tangibilmente palpabile<br />

e duratura, ma soprattutto non avrebbe fatto<br />

fiorire nei cuori tanto amore per la Madre celeste e,<br />

inevitabilmente, per suo Figlio Gesù.<br />

Luciano ci ricorda molto S. Giuseppe. Uomo di poche<br />

parole, ma dall’amore in azione. Giuseppe non abbandona<br />

mai la sua Sposa; Luciano ha sempre seguito, in<br />

ombra, Chiarina. Giuseppe ha portato in salvo il suo<br />

Gesù e la sua Sposa accompagnandoli nella terra straniera<br />

d’ Egitto; Luciano ha salvato tanti innocenti e<br />

tante spose e madri come Maria Santissima, vittime<br />

della prepotenza umana. Padre Jozo sempre ripete:<br />

“Nonostante la guerra, grazie a Dio, nessuno è morto<br />

di fame”. Per realizzare questo miracolo, Dio ha volu-<br />

Luciano, Chiarina nel loro 25esimo<br />

anniversario con Padre Jozo<br />

Bottoni Luciano<br />

to aver bisogno di tanti uomini di buona volontà, volontari<br />

di <strong>Mir</strong> i <strong>Dobro</strong>: fra questi Luciano ha avuto un


uolo da protagonista appassionato. I pellegrini, al termine di ogni funzione religiosa o di qualsiasi<br />

incontro a Medjugorje, prima ancora di intravedere il pullman su cui salire, riconoscevano Luciano,<br />

l’autista dalla bianca chioma; bianca come la Croce del Krizevac, bianca come la Madonnina che sta<br />

sulla Collina delle Apparizioni. Autista attento e premuroso, Luciano aveva ricevuto in dono una capacità di<br />

guidare del tutto particolare: accarezzava le curve, sfidava con decisione e sicurezza la frequente bora, frantumandone<br />

le bordate come un vecchio lupo di mare sa fare con il mare in tempesta, accelerava e frenava con una dolcezza ovattata<br />

d’amore. A Luciano non serviva la cartina geografica perché lui era un “navigatore umano”. Quando, sovente, ci<br />

si imbatteva in qualche ostacolo o interruzione stradale, subito aveva pronta un’alternativa, perché lui era l’autista di<br />

Maria.<br />

“Io ti dó il mio cuore, perche’ tu lo dia agli altri”<br />

Grazie, Luciano, perché, con un semplice, pazzo “SÌ” hai accettato lo scambio sostituendo il tuo cuore con quello della<br />

Gospa; grazie, soprattutto, perché questo Cuore non lo hai tenuto chiuso in te, ma lo hai dato agli altri…per amore, soltanto<br />

per amore.<br />

Virgilio<br />

LUCIANO, UNA ROCCIA<br />

Una roccia. Così mi era sembrato Luciano quando l’ho visto la prima volta: roccioso il suo viso segnato dall’esperienza<br />

del tempo; roccioso il suo carattere, essenziale, di poche parole, spesso ironiche, con la battuta pronta; rocciosa la<br />

sua volontà nel fare ciò che sentiva essere il suo compito. Un uomo. Lui c’era, sempre. Durante i convogli umanitari<br />

era la nostra sicurezza, sapeva la strada giusta e potevi contare sempre sulla sua prudenza. Non ci avrebbe mai portato<br />

nei pericoli. Saremmo arrivati a Siroki Brjieg con il nostro carico grazie alla protezione della Madonna e alla capacità<br />

di Luciano nel guidarci. Durante i pellegrinaggi aveva un intuito particolare nel riconoscere le persone e in silenzio<br />

sapeva stare accanto a chi aveva più bisogno, con delicatezza, quasi come un’ ombra. Spesso non ci si accorgeva<br />

nemmeno della sua attenzione. Non aveva paura di affrontare chilometri e chilometri di strada per portare migliaia di<br />

persone a Medjugorje. Caro Luciano, quante notti sei stato sveglio a guidare i camion e i pullman, sacrificando<br />

le tue energie, il tuo sonno e la tua salute per tante persone che spesso non avresti mai conosciuto bene e che<br />

magari non avrebbero mai potuto dirti grazie. Cosa pensavi in quelle lunghe veglie solitarie? Me lo sono chiesta<br />

spesso, vedendoti con gli occhi fissi sulla strada ma lo sguardo velato, in altri pensieri. Sicuramente pensavi a tua<br />

moglie Chiarina che ti aspettava con il lungo elenco di cose da sistemare. Ho incontrato pochi uomini con una devozione<br />

verso la moglie come l’hai avuta tu. Certo, con le solite intemperie di ogni matrimonio, ma l’hai amata<br />

incondizionatamente, aderendo al suo progetto dell’Associazione <strong>Mir</strong> i <strong>Dobro</strong> che è diventata anche la tua vita.<br />

Pensavi a Daniele e ad Andrea, i tuoi figli, che ti mettevano orgoglio e ti facevano gioire gli occhi quando ne parlavi.<br />

Pensavi alla pellegrina vedova da poco, alla disabile in carrozzina, giovane, che ti metteva tristezza e tenerezza di<br />

padre. Pensavi all’ultimo disturbato spiritualmente che avevi portato in pullman e che faceva paura a tutti tranne che a<br />

te. Pensavi a quel frate che ti aveva stravolto la vita, a cui eri rimasto fedele. Pensavi ai tuoi cari familiari a cui eri<br />

profondamente legato e ai tuoi amici con cui condividevi le risate, le “prese in giro”, gli scherzi e la gioia di essere lì,<br />

a Medjugorje, insieme. Ma nelle veglie notturne,<br />

solitarie, pensavi anche a Maria di cui sei stato<br />

autista per vent’anni. E il cuore ti scoppiava e un<br />

nodo veniva alla gola e tu non potevi parlare, ma<br />

solo piangere. Quante volte te l’ho visto fare nei<br />

pellegrinaggi, quando la tua sensibilità, la tua<br />

carità e la tua umanità esplodevano nel mistero<br />

della tua anima e potevano solo generare lacrime<br />

di amore, di consolazione, di ringraziamento, di<br />

fiducia e di tanto altro che non possiamo nemmeno<br />

immaginare. Potevano generare una carezza<br />

della Madonna su di te. Considero per me una<br />

grazia particolare la telefonata che ti ho fatto<br />

quando eri in ospedale e ho nel cuore in modo<br />

indelebile la nostra reciproca gioia nel sentirci e<br />

"Una forte devozione verso tua moglie"<br />

nel dirci parole affettuose e di consolazione. Sei<br />

stato una roccia anche nella sofferenza e nel<br />

37<br />

Il nostro caro Luciano


38<br />

Il nostro caro Luciano<br />

dolore, nell’ultima tua prova di questa vita terrena. Grazie Luciano, da te ho imparato molto. Ho<br />

imparato da te che per accogliere una persona non occorre chiederle chi sia, giudicarla per ciò che<br />

ha fatto o per il suo grado di fede, di devozione e di conoscenza teologica, ma occorre solo essere aperti<br />

ad amarla così come è. Come tu hai fatto con tutti noi, e scusami, scusaci se non ce ne siamo accorti bene,<br />

come avremmo dovuto. Grazie Luciano e arrivederci. Tienici un posto davanti, vicino all’autista, sai da lì si vede bene<br />

e, se riusciremo a raggiungerti, in Paradiso il panorama deve essere proprio bello.<br />

Augusta<br />

“I tuoi colleghi autisti”<br />

Ciao Luciano,<br />

siamo qui vicino a te, che sei in partenza per il tuo viaggio più importante.<br />

Passerai dalla dogana di Dio, destinazione Paradiso. A Gesù e alla Madonna porterai il tuo prezioso carico di opere<br />

buone che hai pazientemente accumulato, con coraggio, in tanti anni di dedizione e sacrifici per chi aveva bisogno.<br />

Sei stato un uomo di grande esempio per tutti quelli che ti hanno conosciuto e che hanno condiviso con te l’amore<br />

per chi soffre. Tanti viaggi,… tanto tempo passato insieme,… un tempo di cui già proviamo grande nostalgia.<br />

Sei stato un grande. Ci mancherai tanto, ma sappiamo di avere un amico che ci aspetta, pronto ancora a farci strada<br />

per le vie del cielo, quando tutti insieme ricompatteremo i nostri convogli d’amore.<br />

Aspettaci al bar della gioia, magari con una birra fresca … Ciao PENNA BIANCA. Grazie!!<br />

Luigi<br />

“Signore, che per lui la ricompensa sia la vita eterna”<br />

Da Medjugorje e da Siroki Brijeg sono arrivati gli amici per i funerali di Luciano. Vesna, la segretaria di Padre<br />

Jozo ha letto queste parole di gratitudine e di consolazione:<br />

Cara nostra Chiarina, cari figli,sorelle e parenti tutti del nostro defunto Luciano.<br />

Poco tempo fa abbiamo partecipato al matrimonio di Daniele e alla gioia della famiglia. Oggi siamo nuovamente con<br />

voi nel dolore della vostra famiglia. Che cosa ci ha così unito, da percorrere tanti chilometri per accompagnare e ringraziare<br />

il nostro caro Luciano per tutto ciò che ha fatto? Infatti, più di vent’anni fa, proprio qui in questa località di<br />

Viggiù, è stata fondata l’Associazione “<strong>Mir</strong> i <strong>Dobro</strong>”. Da qui Luciano ha lavorato con perseveranza insieme agli altri<br />

membri dell’Associazione per aiutare i bambini che in guerra avevano perso i loro genitori, per le loro mamme vedove,<br />

per i profughi e altri bisognosi del nostro paese di Bosnia Erzegovina. Oggi, sono davanti al nostro Luciano a<br />

nome di tutti questi bisognosi, a nome di tutti i beneficiati dell’ “Adozione internazionale a distanza per i bambini<br />

dell’Hercegbosna”, a nome dell’Istituto Santa Famiglia e a nome del Centro che si occupa dei nostri bambini handicappati<br />

“Maria Nostra Speranza”, per ringraziare e accompagnare con amore il nostro benefattore.<br />

Sono qui anche a nome del fondatore di tutte queste opere e nostro padre spirituale, Padre Jozo Zovko, che è molto<br />

triste per non poter venire qui oggi, ma ha mandato la sua lettera di condoglianze: “Cara Chiarina e famiglia, so che<br />

siete addolorati. Con amore desidero dirvi di non perdere la fede e la speranza nella vita eterna e immortale dei nostri<br />

cari. Vi ricordo che nostro Signore ha detto<br />

che per il bicchiere d’acqua e il pezzo di<br />

pane che diamo ai più bisognosi, riceviamo<br />

una ricompensa, un riconoscimento. Potete<br />

immaginare che in questo momento davanti<br />

al volto del Padre buono vi è Luciano, e<br />

migliaia e migliaia dei più piccoli e poveri<br />

dicono: “Signore, quest’uomo ha dato a noi<br />

pane, acqua e ci ha vestito. Quest’uomo ci<br />

ha aiutato a trascorrere i momenti più belli<br />

della nostra vita: che per lui la ricompensa<br />

sia la vita eterna e immortale e la pace”.<br />

Viggiù oggi rimane senza un suo cittadino.<br />

Che questo paese e questa parrocchia siano<br />

fiere del suo e nostro Luciano. Egli è iscritto<br />

Luciano al lavoro in magazzino<br />

non solamente nei nostri libri e nelle nostre


cronache, ma anche nei nostri cuori. Come sacerdote e animatore di tutti i nostri progetti, oggi sono<br />

addolorato per il fatto di non potere celebrare insieme a voi la Santa Messa di suffragio per il nostro<br />

Luciano perché so che siete giunti tutti voi, nostri cari benefattori di <strong>Mir</strong> i <strong>Dobro</strong>, ad accompagnare il<br />

nostro Luciano. Grazie! Proprio ora vado a celebrare la Santa Messa per l’eterno riposo della sua anima.<br />

Cara nostra Chiarina, sii oggi grata a Dio e fiera di tuo marito e dell’Associazione <strong>Mir</strong> i <strong>Dobro</strong>. Grazie per tutto il<br />

bene che state facendo.<br />

Luciano, che il Signore ti riceva nella sua pace e ti doni l’eterno riposo. Amen”.<br />

Riportiamo la lettera di un’infermiera che ha assistito Luciano.<br />

“Da questa esperienza ho imparato tanto”<br />

Carissima Chiarina,<br />

in questi giorni mi sono spesso domandata come mai la Madre Celeste ha voluto che assistessi Luciano. Non mi sono<br />

mai data una risposta. Sai, per me Luciano era, oltre che un paziente, anche un grande amico. Quando lo chiamavo<br />

per portare in magazzino gli indumenti per i profughi, era sempre disponibile e spesso ci fermavamo al bar lì vicino<br />

a bere un caffè ed a parlare un po’. C’era una grande stima, e soprattutto si preoccupava che io stessi bene. Mi viene<br />

in mente una scena sul Podbrdo, l’anno scorso, quando siamo saliti con un diluvio; ho notato che, ogni volta che tu<br />

eri in difficoltà, io ti porgevo la mano. Casuale?? Non so. Quando poi mi hai chiesto di assistere tuo marito, una grande<br />

gioia mi ha avvolto. Tu mi hai detto: “Voi siete abituate a questo”. Ti assicuro che non è così. Ogni paziente, se<br />

vogliamo chiamarlo così, è diverso. Nel mio campo non c’è solo la figura di curare un ammalato, ma di un uomo che<br />

soffre. Ti sarai chiesta come mai un’infermiera piange al funerale. Ti spiego. Quando si fa assistenza ad un malato, tu<br />

vivi con lui il suo calvario, sei partecipe della sua sofferenza e questo ti sprigiona dentro il desiderio di stargli ancora<br />

più vicino e di donargli amore. Con Luciano in questi mesi abbiamo parlato tanto, pregato insieme e soprattutto,<br />

nel momento dell’apparizione gli dicevo di parlare con la Mamma, di offrirle questa sofferenza ed a Lei di donargli<br />

forza per affrontarla con serenità. Nel momento dell’ apparizione gli mettevo sempre vicino sul suo cuscino la foto della<br />

Madonna e dicevo: “Madre abbraccialo come hai fatto con Gesù, lui è tuo figlio. Aiutalo”. Ringrazio la Mamma<br />

Celeste di avermi dato la possibilità di conoscerlo e di assisterlo. Da questa esperienza ho imparato tanto, sopratutto<br />

che Dio non ci abbandona mai. Le sue pecore le gestisce come vuole. Credo e sono convinta che Luciano da lassù<br />

aiuterà ogni persona che ha conosciuto lui così umile, pieno di voglia di vivere e di aiutare il prossimo. Il suo corpo,<br />

trasfigurato dalla malattia, mi ha permesso di vedere sempre di più il corpo di Cristo. Mi piace pensare che ogni volta<br />

che tocco, curo, bacio, prendo per mano una persona, in quel momento tocco, curo, bacio, prendo per mano Gesù.<br />

Un grosso bacio ti sono vicina con la preghiera e grazie di esistere. Forza che non sei sola.!!!!!!Ogni volta che la solitudine<br />

si presenta, invoca, chiama Luciano, lui non è morto ma vive in te e dentro di te, una persona che si ama non<br />

può morire mai. Sono sicura che lui si farà sentire, lui ti ama e ti ha sempre amato. Ciao, sempre uniti nella preghiera.<br />

Con affetto<br />

Mery<br />

“Il dolore è un gran mistero”<br />

Ciao, cara amica di un tempo ormai lontano, ma meraviglioso!<br />

Sento il bisogno di scriverti, anche se non sono un granché come scrittrice, per dire a te e Luciano un grazie immenso<br />

per tutto quello che avete fatto per noi. Siete stati degli strumenti bellissimi per l’inizio della nostra nuova vita nei<br />

cuori di Gesù e Maria. Luciano mi ha sempre ricordato S. Giuseppe, mai in prima fila come te ma, nel nascondimento,<br />

la sua presenza è sempre stata importantissima per me e Alberto.<br />

Che dirti? Lo portiamo nel nostro cuore. Se ti va, lavoro permettendo, di passare qualche giorno da noi... ne saremmo<br />

felicissimi!<br />

Ciao Chiarina, il dolore è un gran mistero e una grande sfida.<br />

Sempre uniti nella preghiera. Affettuosamente<br />

Lorenza<br />

“Lui sarà felice se tu continui a fare il bene”<br />

Carissima Chiarina!<br />

Abbiamo sentito la triste notizia! Ma volevamo ricordarti che in Dio non c’e la morte - chi è con Dio vive adesso e per<br />

sempre! Non dimenticare che tuo marito è vivo in Dio e forse adesso anche più presente e vicino a te (adesso hai un<br />

angelo custode di più)!<br />

Sicuramente lui sarà felice se tu continui a fare il bene come l’hai fatto sempre!<br />

Tanti saluti e ti siamo vicini nella preghiera!<br />

<strong>Mir</strong>jana & Paula e tutto il Villaggio della Madre!<br />

39<br />

Il nostro caro Luciano


40<br />

Lettere dal carcere<br />

04 marzo <strong>2012</strong><br />

Sia lodato Gesù Cristo!<br />

Dil. ma sorella ed amica mia in Cristo, auguro a te, a tuo<br />

marito ed a tutta la <strong>Mir</strong> i <strong>Dobro</strong>, pace, gioia ed ogni bene<br />

in Gesù e la Vergine SS. ma Maria.<br />

Cara Chiarina, come stai, come va tuo marito Luciano?<br />

Sono contento per il suo lieve miglioramento, sappi e sii<br />

sempre certa che siete sempre nella quotidiana preghiera<br />

mia e della mia famiglia. Sono rimasto pure contento dell’aiuto<br />

e della fraterna vicinanza degli associati della <strong>Mir</strong><br />

i <strong>Dobro</strong>, vorrei essere lì per fare altrettanto anch’io, ma<br />

posso farlo solo con la preghiera intensa e con l’affetto<br />

fraterno.<br />

Ora devo scontare qui, in carcere, all’incirca 10 mesi, è il<br />

definitivo risolvente per l’anno 2005. Ti racconto in<br />

breve: nel mese di marzo del 2005, litigai di brutto con un<br />

collega di lavoro sull’andamento dei turni e ci accapigliammo<br />

fino ad arrivare a darcele di santa ragione. A lui<br />

cadde il portafoglio dalla tasca posteriore, ma non se ne<br />

accorse e se ne andò, io lo presi, gli strappai i documenti<br />

"Lui ha donato tutto<br />

se stesso per amore"<br />

“Accetto con amore”<br />

personali, il passaporto ed i soldi di carta, poi andai e<br />

glieli portai tutti a pezzi ed egli mi denunciò per rissa e<br />

per i documenti rotti. Io il giorno dopo mi autodenunciai<br />

e feci una contro denuncia per rissa. Venne dopo una settimana<br />

e mi disse: “Ho ritirato la mia denuncia, ritira<br />

anche tu la tua”. Gli credetti sulla parola ed andai a ritirarla;<br />

lui invece non l’aveva fatto. Fu falso e la sua andò<br />

avanti, e fui condannato a 21 mesi, ma per buona condotta<br />

e la sintesi del rapporto da parte del carcere che mi<br />

presentò quale detenuto modello, mi è stato condonato in<br />

10 mesi. Accetto ciò con amore. Sconto, pago e con la<br />

coscienza e l’animo sono e sarò sempre sereno perché<br />

non avrò più debiti né con la giustizia né con gli uomini,<br />

e nei riguardi Dio Padre, giusto giudice quello che<br />

deciderà sarà accettato da me con amore filiale, proprio<br />

come mi dici tu cara Chiarina, nella tua ultima inviatami<br />

a casa: “Gesù ci insegna che bisogna accettare la volontà<br />

di Dio anche quando ci mette alla prova”, sempre nella<br />

stessa lettera: “L’amore di Gesù è dolce anche nella<br />

Croce. Ce lo ha insegnato Lui non a parole, ma donando<br />

tutto se stesso con amore e per amore”.<br />

In quei dieci giorni che sono stato a casa mi stavo<br />

rimettendo e riprendendo. Il lavoro procedeva bene e<br />

linearmente, avevo avuto l’incontro con il Vescovo ed<br />

avevamo parlato come meglio sistemare tutto. Avevo<br />

accennato al desiderio di voler studiare filosofia e teologia<br />

per diventare diacono permanente per servire<br />

Dio nella Santa Madre Chiesa Cattolica quale<br />

“Sponsus Christi” ed i fratelli suoi figli, ma per questi<br />

dieci mesi tutto resterà fermo per forza maggiore,<br />

poi si riprenderà il lavoro ed inizierà lo studio. Cara<br />

Chiarina, con animo addolorato, lancio a te, alla <strong>Mir</strong><br />

i <strong>Dobro</strong>, ed alle anime benefattrici due accorati appelli.<br />

Il primo è quello più pesante ed importante: mia<br />

mamma ha una pensione di trecentosessantasei euro, e<br />

su di essa gravano le spese delle medicine, della casa,<br />

mia moglie e mio figlio di sette anni più le spese della<br />

scuola; a volte non arrivano neanche a metà del mese<br />

che sono in rosso, e perciò non potevano nemmeno<br />

venirmi a trovare perché mancavano i soldi per il pulmino<br />

per cui li vedevo una volta al mese o poco più. I<br />

seicento euro che mi avevi inviato per sistemarmi i<br />

documenti ecc. furono una boccata d’ossigeno ed io,<br />

avevo discusso in famiglia che te li avremmo restituiti<br />

ogni mese, per due mesi, con i miei primi due stipendi.<br />

Ora ciò slitterà a non appena finirò questi 10 mesi di<br />

reclusione. Ora l’accorato appello è quello di chiederti<br />

se puoi spedirmi trecentocinquanta euro per poter


andare avanti per questi dieci mesi di reclusione, giusto<br />

per potermi comprare il necessario per l’igiene personale<br />

e mensile, qualche francobollo per scrivere in famiglia<br />

e per scrivere anche a te, cara Chiarina. Ovviamente questo<br />

aiuto ti verrà da me restituito con i seicento euro che<br />

mi avevi spedito nel mese di dicembre 2011, non li voglio<br />

a fondo perduto, è solo per venirmi incontro nella presente<br />

necessità. Ricordo che posso ricevere soldi solo tramite<br />

semplice vaglia postale intestato a mio nome e cognome,<br />

ed allo stesso indirizzo scritto sulla busta, perché<br />

sono recluso nella stesso carcere di prima: per legge i<br />

detenuti possono ricevere i danari solo tramite semplice<br />

vaglia postale.<br />

Il secondo appello è di minor importanza: visto che sono<br />

senza libri, sempre se è possibile inviarmi i due libri i cui<br />

i titoli sono scritti sul foglietto qui allegato.<br />

Cara Chiarina, restiamo sempre uniti nella quotidiana<br />

preghiera, stammi sempre bene, auguri per tuo marito.<br />

Con la gioia a sentirti, tuo sempre affezionatissimo fratello<br />

ed amico in Cristo.<br />

Pax et Bonum<br />

In Iesu et Maria<br />

Gianfranco<br />

MIR I DOBRO RISPONDE<br />

Viggiù, 11 aprile <strong>2012</strong><br />

Caro Gianfranco,<br />

mi scuso per non averti risposto prima, ma mio marito si<br />

è ammalato ed è morto il 2 marzo. Puoi immaginare<br />

quale periodo sia stato per me il mese scorso.<br />

Il dolore e la sofferenza ci sono, ma c’è tanta serenità<br />

perché sono sicura che la Madonna l’ha accompagnato<br />

nelle braccia del Padre. La persona manca fisicamente,<br />

ma è sempre nel mio cuore. Ha fatto una<br />

grande purificazione, ha percorso il suo calvario di<br />

sofferenza. Oggi spero stia godendo della<br />

gioia eterna.<br />

"Sono sempre con voi, non abbiate timore"<br />

Ho dovuto riprendere il lavoro che<br />

avevo trascurato per stare vicino a<br />

Luciano ed ho trovato anche la tua lettera.<br />

Mi dispiace per i 10 mesi (che adesso sono 9) da trascorrere<br />

ancora in prigione, ma capisco che l’hai accettato<br />

con amore sapendo che poi avrai completato la tua punizione.<br />

Per quanto riguarda i soldi devo parlare con il<br />

direttivo e vedremo cosa fare. I libri arriveranno.<br />

Una domanda: tua moglie non può svolgere qualche lavoro,<br />

anche a tempo parziale, avendo la suocera in casa e il<br />

bimbo che va a scuola? Potrebbe dare così un aiuto in<br />

famiglia. Anch’io ho sempre lavorato con due bambini<br />

piccoli.<br />

Non voglio entrare nella tua privacy, è solo un suggerimento.<br />

Desidero lasciarti con un messaggio della Regina della<br />

Pace: “Cari figli,… sono sempre con voi e non abbiate<br />

timore delle prove, poiché Dio veglia sempre su di<br />

voi. E io mi sono donata a voi e vi sono vicina anche<br />

nella più piccola prova. Grazie per aver risposto alla<br />

mia chiamata”. (messaggio del 19/07/1984).<br />

Ti ringrazio per le preghiere che fai per noi, continua,<br />

anzi, aumentale perché ci dobbiamo preparare per il<br />

grande incontro nazionale di preghiera che si terrà a<br />

RHO – FIERA il 20 maggio <strong>2012</strong> e che avrà per tema<br />

“Ogni famiglia diventi gioia per mio figlio<br />

Gesù” tratto da un messaggio della Madonna,<br />

seguendo così anche l’evento mondiale che il<br />

Santo Padre ha indetto sulla Famiglia.<br />

Caro Gianfranco, ti abbraccio e ti auguro<br />

pace e serenità che può dare solo<br />

Cristo Risorto.<br />

Con affetto<br />

MIR i DOBRO<br />

41<br />

Lettere dal carcere


42<br />

Lettere a MID<br />

“Per grazia ricevuta”<br />

Caro giornale di <strong>Mir</strong> i <strong>Dobro</strong>, io sono una tua affezionata lettrice e mi piaci molto.<br />

Volevo dirti che mi sono avvicinata alla Madonna di Medjugorje dopo un cammino di fede molto difficile; sono sempre<br />

stata credente, ma non credevo molto nella Madonna di Medjugorje.<br />

Ho perso il papà quando ero piccola. Sono venuta a conoscenza della splendida Madonna da una mia amica da cui<br />

sono andata dopo un gravissimo incidente stradale, causato da una donna ubriaca, a cui non riesco ancora a perdonare<br />

per avermi fatto perdere la mia mamma e la mia zia. Dopo varie cure mi avevano detto (dopo avermi tolto la<br />

milza e ingessata l’anca) che potevo restare su di una sedia a rotelle. Tutte le persone della mia cara parrocchia hanno<br />

pregato tanto e ora sono tornata a fare una vita normale: cammino e sbrigo le faccende.<br />

Quando la mia amica mi disse, dopo la guarigione, di andare a Medjugorje, ero molto contenta perché volevo ringraziare<br />

la Madonna per la grazia ricevuta. Il cammino per salire sul Monte Podbrdo mi è stato molto difficile perché<br />

ero appena guarita, ma con l’aiuto delle persone che mi accompagnavano sono riuscita ad arrivare fino in cima dove<br />

c’è la Madonna bianca. Ringrazio Maria per tutto quello che fa per me e farà in questi anni.<br />

Caro giornale di <strong>Mir</strong> i <strong>Dobro</strong>, ti chiedo una grazia, di portare alla Madonna una preghiera per mia cognata che è<br />

malata di tumore. Spero che la Madonna la faccia guarire. Ti ringrazio.<br />

Tanti cari saluti.<br />

Paola<br />

“<strong>Mir</strong> i <strong>Dobro</strong> risponde”<br />

Cara Paola,<br />

non abbiamo potuto risponderti perché non c’era<br />

l’indirizzo sulla busta. Abbiamo accolto la tua<br />

richiesta di preghiera per la cognata e ti ringraziamo<br />

per la tua testimonianza.<br />

Se permetti, c’è una cosa che dovrai fare e che la<br />

Madonna gradirà come un tuo gesto d’amore nei<br />

suoi confronti: perdona!<br />

Un caro saluto e un abbraccio<br />

Per <strong>Mir</strong> i <strong>Dobro</strong><br />

Chiarina<br />

Cara Chiarina,<br />

le scrivo per ringraziare, a nome di tutti i pellegrini<br />

di Castiglione D’ Adda, lei e <strong>Mir</strong> i <strong>Dobro</strong> per la<br />

meravigliosa esperienza vissuta a Medjugorje.<br />

Il gruppo è stato molto affiatato grazie anche alla<br />

guida Claudio, che ha dimostrato tanto affetto e<br />

una fede profonda.<br />

È incredibile perché nel giro di un paio di giorni si<br />

è creata un’amicizia tra tutte le persone, tanti sono<br />

tornati cambiati, hanno rafforzato la loro fede,<br />

tante lacrime sono state versate, lacrime di gioia,<br />

di dolore…<br />

Da martedì scorso ci troviamo alla sera a recitare<br />

il Rosario, e ricordiamo anche voi di <strong>Mir</strong> i <strong>Dobro</strong>.<br />

Penso che ognuno di noi porterà nel cuore questi<br />

momenti indimenticabili e… al prossimo pellegrinaggio<br />

(le persone mi hanno già chiesto di orga-<br />

"Ci troviamo a recitare<br />

il rosario ogni sera"<br />

nizzarne un altro l’anno prossimo).<br />

Le sono vicina con la preghiera<br />

Maria Teresa


Messaggio del 25 marzo <strong>2012</strong><br />

“Cari figli, anche oggi con gioia desidero darvi la mia benedizione materna e invitarvi alla preghiera. Che la preghiera<br />

diventi per voi bisogno affinché ogni giorno cresciate di più nella santità. Lavorate di più sulla vostra conversione<br />

perché siete lontani figlioli. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.”<br />

COMMENTO AL MESSAGGIO<br />

La Santissima Madre e Vergine con gioia ci benedice. Che cosa significa questo per noi? Lei piena di grazia diventa<br />

Madre del nostro Signore e Salvatore. Il suo “Eccomi” o “Fiat” è l’inizio di un mondo nuovo e migliore. E’ una<br />

nuova creazione. Attraverso di lei e con lei Dio è entrato nella nostra storia, ha preso dimora sulla nostra terra. E’<br />

diventato l’Emanuele – Dio con noi. La Vergine e Madre diventa quella prima Tenda in cui dimora Dio con noi. La<br />

presenza di Dio nella Vergine Maria è stata sentita, riconosciuta e cantata dalla parente Elisabetta a Ain Karem. Lo<br />

Spirito Santo parla e definisce i più grandi misteri della fede attraverso la dimenticata anziana donna Elisabetta. Il<br />

saluto della Vergine ha risvegliato in Elisabetta la confessione della fede: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il<br />

frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è<br />

giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E<br />

beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha<br />

detto!” (Lc 1,42).<br />

Lo Spirito è quello che scopre i misteri della fede. Lui fa conoscere<br />

ogni verità. Lui ha ispirato la Vergine a decidersi ad andare in<br />

visita ad Elisabetta. Attraverso di lei Elisabetta riceve doni e<br />

benedizioni. Prega e testimonia la profezia per tutte le generazioni.<br />

Lui ha ispirato la Vergine a venire da noi come<br />

nostra Regina della Pace. Lui ha toccato i cuori di tante<br />

persone affinché diventino pellegrini per sentire l’enorme<br />

grazia della presenza della Madre del nostro Dio<br />

tra di noi.<br />

Tale benedizione viene ricevuta da una moltitudine di<br />

gente che Medjugorje raccoglie da ogni parte del mondo.<br />

Questa è una benedizione che infonde pace e gioia. Che<br />

porta una nuova conoscenza della fede ed esorta i cuori<br />

alla conversione. La sua benedizione ispira i pellegrini alla<br />

preghiera come quella sgorgata dal cuore di Elisabetta.<br />

Tale sicurezza dei pellegrini che la Madre del nostro Dio<br />

viene a noi, ispira alla preghiera che unisce due cuori che<br />

desiderano la stessa cosa: lodare Dio!<br />

La chiamata alla preghiera è la riconoscibile chiamata<br />

della Vergine di Nazareth. L’uomo che prega, il cuore che<br />

prega, la famiglia che prega, la Chiesa che prega sono stati<br />

sempre un segno sicuro che siamo vicini a Dio. L’uomo<br />

che prega è un costruttore saggio che costruisce la casa<br />

sulla roccia. E’ il servo intelligente che vende tutto per comperare<br />

il campo con il tesoro nascosto. E’ inoltre la vergine<br />

saggia che, con attenzione, custodisce la lampada e l’olio per<br />

gli invitati alle nozze e per lo sposo, per fare luce al loro<br />

arrivo. L’uomo e la famiglia che pregano sono il terreno<br />

preparato e fertile per il seme che semina il<br />

seminatore e dà il centuplo in frutti. La santità<br />

è un dono di Dio che ricevono quelli che sono<br />

aperti, pronti a riceverlo. La santità ed i santi<br />

"Vi invito alla preghiera"<br />

43<br />

Messaggi della Regina della Pace


44<br />

Messaggi della Regina della Pace<br />

vanno insieme. E’ questo il vigneto che porta frutto, la famiglia che porta frutto, la Chiesa.<br />

La santità si dimostra con la vita delle persone, dei singoli e dell’intera famiglia. Siamo continuamente<br />

sollecitati e chiamati a dare sempre più frutti. “Ho compassione del popolo… Date loro da<br />

mangiare.” La chiamata alla santità è rivolta ad ognuno di noi. Solo i santi sono autentici cristiani che con<br />

i loro frutti hanno dato da mangiare agli affamati, da bere agli assetati, vestito gli ignudi…<br />

Il nostro inganno risiede nel fatto che pensiamo sia sufficiente essere informati sulla fede, che sia sufficiente conoscere<br />

e cose simili. La conoscenza e l’informazione non salvano, non ispirano, non rendono fruttuosa una vita. La<br />

santità è quella che ci cambia e ci ispira a seguire Gesù ed i santi della Chiesa. Per questo la nostra attività deve portare<br />

alla conversione di ognuno di noi. Come gli alberi si riconoscono dai frutti, così i cristiani lo sono dai propri<br />

frutti e dalla santità di vita. “Siete ancora lontano, figlioli!”. Com’è necessario alzarsi ed indirizzarsi verso la via<br />

della conversione. Com’è importante avvicinarsi ogni giorno, sempre più, a questo ideale, cioè alla nostra meta di<br />

santità. In questo tempo santo l’amore di Gesù ispira irresistibilmente ognuno di noi all’amore, alla<br />

riconciliazione, ad una vita cristiana fruttuosa. La sua croce è un albero che è ricco di tutti buoni<br />

frutti. Nutriamoci a quell’albero della vita. Se siamo lontani, esso ci attirerà a sé. Se siamo<br />

stanchi ed oppressi, esso ci ristorerà e ci darà riposo.<br />

Questo è il tempo della Settimana Santa e della festa più grande della fede. Apriamoci a<br />

questa visita di grazia e, come Elisabetta, ristoriamo le nostre anime alle sorgenti della<br />

salvezza. Questo è il tempo del cambiamento nella natura. Tutti i semi addormentati<br />

si risvegliano: gli alberi “morti” germogliano, mettono le foglie e fioriscono. Tutta<br />

la natura si veste con un abito nuovo e spettacolare. Sì, tutto quanto ci esorta a<br />

svegliarci dal sonno e ad iniziare la nostra primavera. Rinnoviamo la preghiera<br />

e la lettura delle Sacre Scritture. Rinnoviamo l’amore verso<br />

l’Eucaristia e l’adorazione del Santissimo Sacramento.<br />

Messaggio del 25 aprile <strong>2012</strong><br />

“Cari figli, anche oggi vi invito alla preghiera e ad aprire il vostro cuore<br />

verso Dio, figlioli, come un fiore verso il calore del sole. Io sono con voi<br />

e intercedo per tutti voi. Grazie per aver risposto alla mia chiamata“.<br />

COMMENTO AL MESSAGGIO<br />

Ancora un altro così breve, ma maternamente caldo messaggio, della<br />

Regina della Pace per tutti noi.<br />

Lei, anche questa volta, inizia il suo messaggio come una chiamata per tutti<br />

noi: “Anche oggi vi invito alla preghiera!”. Medjugorje è, tra le altre cose,<br />

preghiera. Si prega nella comunità della Chiesa prima della Santa Messa come<br />

preparazione all’incontro con il Signore risorto fino al suo riconoscimento, nel<br />

santo Mistero, dello Spezzare del pane. Si prega, dopo l’eucaristia, in ringraziamento<br />

per il più grande dono di unione con il Signore tramite il banchetto d’amore.<br />

Si prega sulla Collina delle apparizioni: là scorrono lì preghiera e la supplica, il ringraziamento<br />

e l’abbandono a Dio attraverso la Vergine. Pregano i pellegrini rivolti verso la<br />

croce del Signore percorrendo la via crucis e superando la difficile salita sul Križevac e imparando<br />

così, dallo stesso Signore, come si accetta e si porta la croce.<br />

Tutto è avvolto da una devota preghiera, tutto respira nello spirito di preghiera, tutto ci esorta alla preghiera.<br />

I pellegrini che percorrono chilometri, passo dopo passo, imparano a pregare con il sudore e con il corpo<br />

stanco. Altri hanno il coraggio di venire scalzi, come pellegrini, da lontano oppure con il desiderio ed il voto di<br />

arrampicarsi sulla Collina della preghiera. Ogni uomo è, a Medjugorje, come un fiore stupendo con il suo profumo<br />

caratteristico e con la sua particolare bellezza. Tutto ci ispira e ci chiama alla preghiera.<br />

Dal vecchio mondo e dai tempi passati abbiamo ereditato la conoscenza, la cultura e la filosofia. Così la storia<br />

ricorda un uomo, un fisico chiamato Archimede che una volta disse: “Datemi una leva e mostratemi il punto d’appoggio<br />

e solleverò il Mondo”. Nessuno era in grado di dargli questo. Dove appoggiare tale potente leva ed in<br />

quale punto perchè sollevasse la Terra?<br />

Quello che Archimede non poteva nè ricevere, nè fare, santa Teresa del Bambin Gesù dice che lo può fare il cristiano<br />

con la sua preghiera. Lei vede nella sua preghiera una leva tale con cui sollevare il mondo. Oggi il mondo,<br />

ha bisogno di questa potente interceditrice, che starà davanti al volto di Dio e pregherà fino a che lo Spirito Santo


non rinnoverà la nostra Terra, la Chiesa, la famiglia. La preghiera è potente quanto Dio, dicevano<br />

i santi, quegli strani uomini dalla preghiera fiduciosa.<br />

Essi con la preghiera, hanno sollevato il mondo e l’hanno cambiato. Credi tu che ciò sia possibile?<br />

Nel Catechismo della Chiesa Cattolica sta scritto: “Gli uomini possono entrare deliberatamente<br />

nel piano divino con le loro azioni, le loro preghiere, ma anche con le loro sofferenze. Allora diventano in<br />

pienezza “collaboratori” di Dio”. (CCC 307)<br />

Il collaboratore di Dio è un uomo di preghiera, di preghiera umile e fiduciosa che arriva fino al Cielo, rinnova sè<br />

stesso e la faccia della terra: “La preghiera è la stessa cosa della vita. La preghiera cristiana è un dono e nello<br />

stesso tempo un contributo alla preghiera di Gesù al Padre” dice il cardinale Martini di Milano. La preghiera è la<br />

nostra risposta a Dio che ci parla secondo la sua Parola.<br />

Per questo è molto importante, prima della preghiera, entrare nell’interno del nostro cuore e della nostra<br />

anima, entrare in silenzio nella pace in cui, prima di tutto, perdoniamo tutti i nostri nemici. Quindi<br />

ci rivolgiamo al Padre e lo preghiamo che li perdoni anche Lui. Poi prendiamo la Sacra<br />

Scrittura e diamo tempo a Dio perchè ci parli: “Parla, Signore, il tuo servo ti ascolta”<br />

diceva il ragazzino Samuele. Il Catechismo ci istruisce come profeti della Nuova<br />

Alleanza; il sacerdote Elia ha istruito Samuele, mentre noi veniamo istruiti dalla<br />

Chiesa: “La preghiera di fede non consiste solo nel dire “Signore, Signore”,<br />

ma nel disporre il cuore a fare la volontà del Padre. Gesù invita i suoi discepoli<br />

a portare nella preghiera questa passione di collaborare al disegno<br />

divino”. (CCC 2611)<br />

“La preghiera rivolta a Gesù è già esaudita da Lui durante il suo ministero,<br />

mediante segni che anticipano la potenza della sua passione,<br />

morte e della sua risurrezione: Gesù esaudisce la preghiera di fede,<br />

espressa a parole oppure in silenzio”. (CCC 2616)<br />

“Durante tutta la sua vita, Gesù si mostra come nostro modello: è<br />

l’uomo perfetto che ci invita a diventare suoi discepoli ed a seguirlo;<br />

con il suo abbassamento, ci ha dato un esempio da imitare, con<br />

la sua preghiera, ci attira alla preghiera... ” (CCC 520)<br />

Gesù il tuo esempio nella preghiera: sempre in unione con il<br />

Padre. Questo potente colloquio con il Padre esorta anche noi a<br />

rivolgerci a lui così come fà Gesù che ci insegna la preghiera del<br />

Padre Nostro. Le parole del Padre Nostro sono il riassunto, l’essenza<br />

del Vangelo. Così Gesù chiama Dio ed insegna anche a noi a farlo:<br />

dire “Padre” al proprio Dio dà al nostro cuore la sicurezza che<br />

saremo esauditi. Gesù mette questa preghiera nel nostro cuore, ci invita<br />

a pregare come lui. La preghiera è il nostro sicuro legame con Dio e,<br />

da tale legame – preghiera, l’uomo viene colmato di pace e di grazia, di<br />

"Aprite il vostro<br />

sicurezza e di fede. Quando si interrompe il legame con Dio noi abbiamo<br />

cuore come un<br />

perso lo scopo ed il senso della vita. Proprio quando si interrompe tale legame<br />

fiore si apre al<br />

di grazia con Dio inizia la nostra dispersione, il nostro errare. Le mani giunte nella<br />

calore del sole"<br />

preghiera sono più forti, noi vinciamo quando siamo in ginocchio, davanti al nostro<br />

Dio. Tutti quelli che abbandonano Dio, hanno prima lasciato, completamente trascurato la<br />

preghiera. Se desideriamo aprire il cuore a Gesù dobbiamo incominciare a pregare, se desideriamo<br />

mantenere Dio e la sua grazia nella nostra famiglia dobbiamo iniziare a pregare insieme.<br />

In questo tempo di primavera tutto cambia. Tutto quello che sembrava morto, nero diventa verde e rigoglioso.<br />

Tutto cresce, tutto fiorisce. Il sole primaverile si dona generosamente a tutto, penetra nella vita di ogni seme con<br />

la sua luce ed il suo calore. Tutto si risveglia, si veste con la veste nuziale della nuova vita. Il cammino della<br />

vita, dal buio della terra alla luce del giorno, è il più bel canto di lode che sente il nostro cuore e la nostra<br />

anima riconosce. Trasfonde le nostre sensazioni e la nostra meraviglia in preghiera di ringraziamento al<br />

grande Creatore. Ogni fiore dice che Dio ti ama e che non ti ha dimenticato od abbandonato. Se un fiore è<br />

così bello e vestito a festa, quanto maggiormente è ornata la tua anima! Esci nella natura ed ascolta il canto degli<br />

uccelli e senti la gioia della primavera, unisci la tua preghiera alla magnificenza e all’armoniosa musica di tutta<br />

la natura. Risveglia la tua fede! Conosci la tua grandezza, “Non camminare piccolo sotto le stelle”, ti ammonisce<br />

un cantante.<br />

45<br />

Messaggi della Regina della Pace


46<br />

Fratello tutto è dono<br />

“FRATELLO, TUTTO È DONO!”<br />

“La nostra offerta, Signore, unita alla tua del calvario e dell’altare<br />

perché venga il tuo regno su tutta la Terra”.<br />

È dono il sorriso<br />

del bimbo<br />

come è dono<br />

la tua pena.<br />

È dono la pace<br />

del cuore<br />

come è dono<br />

il tuo dolore.<br />

È dono il sole<br />

che sorge<br />

come è dono la notte<br />

sulla croce.<br />

Perché tutto è dono in Cristo Gesù<br />

nostro Fratello e Salvatore.<br />

Egli ci apre il Suo Cuore<br />

perchè in Esso noi possiamo porre<br />

la nostra croce.<br />

Ci apre il Suo Cuore<br />

per raccogliere il nostro pianto<br />

e così trasformarlo in giubilo.<br />

Chiamati all’amore Incontri con Padre Jozo<br />

“… Siamo chiamati a essere<br />

fedeli e perseveranti ognuno<br />

di noi può aiutare gli altri<br />

perché ciascuno ha qualcosa<br />

da donare…<br />

Questo libro sarà di aiuto a<br />

tutti i pellegrini, ai sacerdoti<br />

e alle guide. E’ un libro che<br />

desidera ricondurci alle sorgenti<br />

ai messaggi che non<br />

possono invecchiare né perdere<br />

il proprio peso, la propria<br />

forza”.<br />

“Io cambierò il dolore in<br />

allegrezza<br />

Io ti consolerò<br />

e metterò nel tuo<br />

cuore la pace<br />

metterò nel tuo<br />

cuore la gioia<br />

perché Io sono la<br />

Vita!” dice Gesù.<br />

Ed ecco che il pianto<br />

non è più pianto<br />

il dolore non è più dolore<br />

la malattia non è più malattia<br />

perché la croce non è più croce,<br />

ma tutto è espressione d’amore<br />

tutto è dono, tutto è gioia,<br />

perché Cristo è risorto!<br />

E noi risorgeremo.<br />

Amen. Alleluia!<br />

Un malato<br />

Questo libro racconta<br />

la vita di<br />

Padre Jozo dalla<br />

sua infanzia.<br />

L’autrice di questo<br />

libro Sabrina Covic<br />

– Radojicic dice:<br />

“… avevo un solo<br />

desiderio: essere<br />

portatrice di ciò che Padre Jozo aveva da dire<br />

al mondo. Affinché questi incontri diventino i<br />

vostri incontri con Padre Jozo…”


☞ Tra poco partirà il milione di corone per l’Ucraina. Ringraziamo le persone che ci hanno<br />

aiutato, ma siamo ancora lontani dal coprire il nostro debito. Diffondere la recita del S. Rosario è una missione<br />

importante per la salvezza dell’umanità. La Regina della Pace saprà come ricompensare coloro che<br />

collaboreranno a questo impegno.<br />

☞ Servono sempre alimenti e detersivi, per gli aiuti umanitari a Gospic, al Villaggio della Madre,<br />

all’Istituto Santa Famiglia ed al Centro disabili.<br />

☞ Siamo in cerca di autisti, con patente C, per i nostri viaggi caritativi e persone che aiutino per il carico<br />

e lo scarico dei camion nel nostro magazzino di Viggiù (Va).<br />

☞ Si cercano anche donne che aiutino a preparare i pacchi per i bambini e per le famiglie. È un modo per<br />

fare del bene nel nascondimento.<br />

☞ Ritiriamo sempre oggetti ed abbigliamento nuovi<br />

per il nostro mercatino di Jesolo che ci aiuta a sostenere<br />

le nostre attività.<br />

☞ Non dimentichiamo che nei nostri progetti futuri<br />

c’è anche l’iniziativa delle “donne in difficoltà”.<br />

Ci affidiamo alla Madonna e confidiamo nel suo<br />

aiuto. Chiediamo preghiere per capire cosa Lei chiede<br />

e desidera da noi.<br />

☞ Vorremmo rinnovare la preghiera per<br />

l’Associazione nell’arco delle 24 ore. Tutti coloro<br />

che desiderano partecipare a sostenere spiritualmente<br />

<strong>Mir</strong> i <strong>Dobro</strong> possono telefonare in ufficio comunicando<br />

l’ora in cui si vuole pregare giornalmente perché<br />

le iniziative dell’Associazione ottengano “buoni<br />

frutti”.<br />

"Nel magazzino, <strong>Mir</strong> i <strong>Dobro</strong><br />

prepara il carico di un camion"<br />

47<br />

<strong>Mir</strong> i <strong>Dobro</strong> News


ORGANIZZAZIONE: MIR I DOBRO O.N.L.U.S. - TEL. 0332 487613<br />

Pellegrinaggi anno <strong>2012</strong><br />

MAGGIO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .dal 29/05 al 03/06/12<br />

GIUGNO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .dal 21/06 al 27/06/12<br />

LUGLIO (partenza da Bergamo) . . . . . . . . . . . . . . . .dal 30/06 al 05/07/12<br />

AGOSTO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .dal 01/08 al 07/08/12<br />

AGOSTO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .dal 23/08 al 28/08/12<br />

SETTEMBRE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .dal 06/09 al 11/09/12<br />

OTTOBRE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .dal 04/10 al 09/10/12<br />

OTTOBRE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .dal 30/10 al 04/11/12<br />

NOVEMBRE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .dal 22/11 al 26/11/12<br />

DICEMBRE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .dal 06/12 al 11/12/12<br />

DICEMBRE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .dal 29/12 al 03/01/13<br />

SCONTI : BAMBINI FINO A 12 ANNI – 50%<br />

Si possono organizzare pellegrinaggi su richiesta con un minimo di 45 persone<br />

Ufficio <strong>Mir</strong> I <strong>Dobro</strong> - (0332/48.76.13 VIGGIU’ (VA) – VIA ROMA 33<br />

Chi volesse aiutare la nostra associazione<br />

destinando il 5 ‰ delle tasse può prendere<br />

nota del nostro Codice Fiscale 950 240 801 29<br />

NUOVI C/C MIR I DOBRO:<br />

Per offerte e pellegrinaggi<br />

C/C 00012888 BANCA PROSSIMA – GRUPPO INTESA S. PAOLO<br />

IBAN: IT23 K033 5901 6001 0000 0012 888<br />

*********<br />

Per adozioni<br />

c/c 00012893 BANCA PROSSIMA – GRUPPO INTESA S. PAOLO<br />

IBAN: IT70 H033 5901 6001 0000 0012 893<br />

*********<br />

c/c 10073211 POSTE ITALIANE<br />

INTESTATI A:<br />

ASSOCIAZIONE MIR I DOBRO ONLUS GESTIONE ENTRATE<br />

ATTENZIONE INDICARE SEMPRE LA CAUSALE DI VERSAMENTO

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