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Un popolo libero nella prop.pdf - Rete Civica di Milano

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<strong>Un</strong> <strong>popolo</strong> <strong>libero</strong><br />

<strong>nella</strong> <strong>prop</strong>ria terra<br />

Democrazia e pluralismo in Israele


E<strong>di</strong>tor: Dott. Yuval Karniel<br />

E<strong>di</strong>tor associato: Linda Reiss-Wolicki<br />

Direzione progetto: Yehuda Attias<br />

Traduzione dall’inglese: Dario Burgaretta e Ghila Piattelli


<strong>Un</strong> <strong>popolo</strong> <strong>libero</strong> <strong>nella</strong> <strong>prop</strong>ria terra<br />

Democrazia e pluralismo in Israele


In<strong>di</strong>ce<br />

Saluto dell’Ambasciata ............................................................................................................................................. 5<br />

Introduzione ............................................................................................................................................................................ 7<br />

Le ra<strong>di</strong>ci della democrazia israeliana ..................................................................................................... 9<br />

Democrazia e tra<strong>di</strong>zione ebraica<br />

Rabbi Gilad Kariv ......................................................................................................................................................................... 11<br />

Israele come democrazia parlamentare ............................................................................................... 12<br />

La Dichiarazione <strong>di</strong> In<strong>di</strong>pendenza <strong>di</strong> Israele .................................................................................. 16<br />

Democrazia e rinascita della sovranità ebraica ......................................................................... 18<br />

Libertà <strong>di</strong> espressione e libertà <strong>di</strong> stampa<br />

Ruvik Rosenthal ........................................................................................................................................................................... 22<br />

Parità tra sessi in uno stato ebraico<br />

Frances Raday .............................................................................................................................................................................. 24<br />

La con<strong>di</strong>zione della popolazione araba in Israele<br />

Ilan Jonas ......................................................................................................................................................................................... 27<br />

I <strong>di</strong>ritti dei bambini in Israele – il bicchiere mezzo pieno<br />

Yitzhak Kadman e Vered Windman ................................................................................................................................. 30<br />

Welfare e <strong>di</strong>ritti socio-economici in Israele<br />

Yoram Rabin .................................................................................................................................................................................... 33<br />

L’In<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> Democrazia<br />

Asher Arian ...................................................................................................................................................................................... 35<br />

La democrazia israeliana in tempi <strong>di</strong> guerra<br />

Yuval Karniel ................................................................................................................................................................................... 37<br />

Israele – democrazia in Me<strong>di</strong>o Oriente .................................................................................................. 40


Cari amici,<br />

Saluto dell’Ambasciata<br />

siamo onorati <strong>di</strong> presentarvi questa pubblicazione, un’antologia <strong>di</strong> articoli, scritti da insigni esperti e stu<strong>di</strong>osi<br />

israeliani, sulle fondamenta democratiche israeliane. Abbiamo scelto <strong>di</strong> tradurre e pubblicare questo materiale,<br />

qui in Italia, <strong>prop</strong>rio per sottolineare il carattere democratico dello Stato d’Israele, <strong>di</strong>staccandoci, in effetti, dai<br />

temi affrontati negli ultimi anni in maniera continua e ineluttabile, relativi alla politica estera e alla sicurezza <strong>di</strong><br />

Israele assieme alle numerose relative implicazioni.<br />

Israele si trova in prima linea tra i paesi democratici occidentali e trae il <strong>prop</strong>rio carattere e il <strong>prop</strong>rio sistema <strong>di</strong><br />

vita sociale da legami culturali, storici e umani con il mondo occidentale.<br />

Gli argomenti riportati in questa pubblicazione rispecchiano in maniera fedele le aspirazioni della società israeliana<br />

a una vita <strong>di</strong> valori moderni e avanzati, e a una trasmissione <strong>di</strong> tali valori anche ai vicini <strong>nella</strong> regione<br />

me<strong>di</strong>orentale.<br />

Siamo certi che la vasta gamma <strong>di</strong> informazioni sul sistema e lo stile <strong>di</strong> vita in Israele, presentata in questa pubblicazione,<br />

riuscirà ad affascinare molti lettori, contribuendo a una più profonda comprensione della realtà civile<br />

e sociale in cui viviamo.<br />

Come noto, Israele ha compiuto recentemente un passo molto importante e senza precedenti nel contesto del processo<br />

<strong>di</strong> pace, il <strong>di</strong>simpegno da alcuni territori palestinesi. Questo passo è un’ulteriore testimonianza della forza<br />

della democrazia e <strong>di</strong> quanto questa sia ra<strong>di</strong>cata <strong>nella</strong> società israeliana, come emerge chiaramente anche dagli<br />

articoli qui presentati.<br />

È opportuno in questa sede esprimere anche i ringraziamenti al Centro <strong>di</strong> Informazione del Ministero degli Esteri<br />

israeliano, per la redazione dell’opuscolo, e ai curatori della traduzione italiana <strong>nella</strong> nostra Ambasciata.<br />

Buona lettura!<br />

Roma, settembre 2005<br />

Shai Cohen<br />

Consigliere per gli Affari Politici e le Relazioni Esterne<br />

Ambasciata d’Israele a Roma<br />

5


Introduzione<br />

“La speranza, da duemila anni, <strong>di</strong> essere un <strong>popolo</strong> <strong>libero</strong> <strong>nella</strong> nostra terra: la terra <strong>di</strong> Sion e <strong>di</strong><br />

Gerusalemme”<br />

(da “Hatiqvàh”, inno nazionale d’Israele)<br />

Come si narra <strong>nella</strong><br />

Bibbia, il luogo <strong>di</strong> nascita<br />

della nazione ebraica fu<br />

la Terra d’Israele (Eretz<br />

Israel). Per oltre due millenni,<br />

dopo aver perso la<br />

sovranità su Eretz Israel<br />

e dopo essere stato esiliato<br />

in paesi sparsi in<br />

tutto il mondo, il <strong>popolo</strong><br />

ebraico non ha mai<br />

smesso <strong>di</strong> anelare a<br />

ritornare e a ricostruire la <strong>prop</strong>ria patria.<br />

Nonostante il <strong>popolo</strong> ebraico fosse<br />

stato <strong>di</strong>sperso tra le nazioni del<br />

mondo, esso continuò ad aderire ai<br />

principi fondamentali della <strong>prop</strong>ria<br />

fede. Questi principi erano espressi<br />

dalle parole della Toràh (i cinque<br />

Libri <strong>di</strong> Mosè), dalle visioni dei profeti<br />

e dal Talmud, il corpus definitivo<br />

della legge ebraica. I principi egalitari<br />

presenti in queste fonti hanno<br />

costituito un ambito naturale per la<br />

proliferazione <strong>di</strong> idee democratiche.<br />

Tolleranza per gli altri, rispetto per<br />

tutte le persone e preoccupazione<br />

per il benessere sociale <strong>di</strong> ogni singolo<br />

membro della società, insiti<br />

nelle fonti ebraiche, sono stati la<br />

pietra angolare su cui si è fondata la vita ebraica <strong>nella</strong><br />

Diaspora. Dalle comunità <strong>di</strong> ebrei che hanno sempre mantenuto<br />

una presenza in Eretz Israel alle comunità sparse su<br />

tutta la terra, la vita comunitaria ebraica è sempre stata guidata<br />

da istituzioni che hanno contribuito a porre le fondamenta<br />

<strong>di</strong> quelle democratiche dell’Israele o<strong>di</strong>erno. Inoltre le<br />

idee democratiche e liberali provenienti dalle emergenti<br />

democrazie europee, nel corso del XIX secolo, hanno esercitato<br />

una loro influenza sullo sviluppo e la concezione del<br />

Sionismo politico.<br />

Il moderno Stato d’Israele, nato nel 1948, ha trasformato in<br />

realtà il sogno nutrito per duemila anni nel cuore del <strong>popolo</strong><br />

Israele è fondato sui<br />

principi <strong>di</strong> libertà,<br />

uguaglianza e<br />

tolleranza per i suoi<br />

citta<strong>di</strong>ni, senza<br />

alcuna <strong>di</strong>stinzione <strong>di</strong><br />

religione, coscienza,<br />

razza, sesso o cultura<br />

ebraico. Lo stato appena sorto, in contrasto con quanto<br />

avveniva <strong>nella</strong> regione circostante, nota per i suoi regimi<br />

totalitari e autoritari, adottò sin dall’inizio per la <strong>prop</strong>ria<br />

società delle linee ispiratrici egualitarie, democratiche e pluralistiche.<br />

La Dichiarazione d’In<strong>di</strong>pendenza d’Israele (14 maggio 1948)<br />

proclamò la formazione <strong>di</strong> uno stato ebraico aderente a principi<br />

democratici. L’assorbimento <strong>di</strong> centinaia <strong>di</strong> migliaia <strong>di</strong><br />

ebrei da ogni parte del mondo fu un ulteriore apporto alla<br />

natura pluralistica della cultura d’Israele. Gli ideatori della<br />

Dichiarazione, avendo bene in mente gli anni <strong>di</strong> persecuzioni<br />

sofferte dal <strong>popolo</strong> ebraico ad opera dei vari regimi sotto<br />

i quali vivevano, hanno messo in chiaro che Israele si sarebbe<br />

fondato su principi <strong>di</strong> libertà,<br />

uguaglianza e tolleranza per tutti i<br />

suoi citta<strong>di</strong>ni, senza alcuna <strong>di</strong>stinzione<br />

<strong>di</strong> religione, coscienza, razza,<br />

sesso o cultura.<br />

Israele è ancora un giovane paese e<br />

ha dovuto concentrare molte delle<br />

<strong>prop</strong>rie risorse per la <strong>di</strong>fesa dei suoi<br />

confini e dei suoi residenti dalle<br />

minacce dei vicini ostili. In coerenza<br />

e continuità con le parole della<br />

Dichiarazione d’In<strong>di</strong>pendenza,<br />

Israele continua a tendere la mano<br />

della pace ai suoi vicini. Inoltre, nonostante<br />

i continui e incessanti attacchi<br />

al suo <strong>popolo</strong>, esso continua ad<br />

agire in conformità alle libertà e ai<br />

valori ai quali è sempre stato pienamente impegnato. Lo<br />

Stato d’Israele è determinato, come sempre, ad avvalorare il<br />

credo dei fondatori secondo cui può esistere uno stato ebraico<br />

e democratico in mezzo alle sfide quoti<strong>di</strong>ane alla sua<br />

integrità. Con l’assistenza del potere giu<strong>di</strong>ziario, con quello<br />

del potere legislativo, esercitato dal Parlamento, la Knesset,<br />

e con l’aiuto <strong>di</strong> molte altre istituzioni presenti <strong>nella</strong> sua<br />

società, Israele ha <strong>di</strong>mostrato come un vero impegno per<br />

una vita democratica non deve essere impe<strong>di</strong>to e ostacolato<br />

dalle circostanze esterne. In tal modo viene conferito un<br />

senso concreto e tangibile alle parole “un <strong>popolo</strong> <strong>libero</strong> <strong>nella</strong><br />

nostra terra”.<br />

7


Le ra<strong>di</strong>ci della democrazia israeliana<br />

Israele è uno stato ebraico e democratico. Anche se queste<br />

caratteristiche possono sembrare incompatibili, la loro integrazione<br />

è stata una considerazione naturale dei fondatori<br />

dello Stato e ha costituito il principio guida per la Nazione sin<br />

dalla sua rinascita nel 1948.<br />

Alcuni semi della democrazia politica moderna hanno origine<br />

nei primi sta<strong>di</strong> della storia ebraica, e parte <strong>di</strong> quei principi<br />

e <strong>di</strong> quei valori fondamentali<br />

che sono alla base<br />

<strong>di</strong> una democrazia hanno<br />

costituito il fulcro del pensiero<br />

e della pratica ebraica<br />

per oltre due millenni.<br />

L’autorevolezza della<br />

legge, l’interesse in<strong>di</strong>viduale<br />

e umanitario, l’esortazione<br />

da parte dei profeti<br />

della Bibbia e poi dei rabbini<br />

del Talmud (l’autorevole<br />

corpus della legge ebraica<br />

completato circa nel ’400<br />

dell’era volgare), a prendersi<br />

cura dei membri più<br />

deboli della società e l’enfasi<br />

posta sull’uguaglianza<br />

davanti a Dio, sono tutti<br />

concetti che sono emersi in<br />

seguito come principi della<br />

filosofia democratica moderna.<br />

Abbracciando la dottrina monoteista, la tra<strong>di</strong>zione ebraica ha<br />

riconosciuto, attraverso i secoli, tendenze pluraliste nelle<br />

sue usanze e nelle sue pratiche.<br />

Nel corso della storia ebraica questo pluralismo si è manifestato<br />

attraverso la coesistenza <strong>di</strong> chassi<strong>di</strong>m e mitnag<strong>di</strong>m,<br />

rito sefar<strong>di</strong>ta e ashkenazita, e gli approcci kabalista (mistico)<br />

e halachico (ritualista). Nel periodo del Tempio, i Sadducei,<br />

un gruppo sacerdotale che si atteneva all’interpretazione<br />

rigorosa della Torah, vivevano a fianco dei Farisei, sostenitori<br />

della tra<strong>di</strong>zione orale e precursori dell’ebraismo rabbinico<br />

moderno.<br />

Tutti questi movimenti si <strong>di</strong>fferenziano nel loro approccio<br />

all’ebraismo e tuttavia sono universalmente riconosciuti<br />

come parte integrante del “klal Israel”, la Nazione ebraica.<br />

Il Talmud, che documenta la formazione delle usanze e dei<br />

riti ebraici, è attento nel riportare i <strong>di</strong>battiti e le opinioni<br />

<strong>di</strong>vergenti tra gli stu<strong>di</strong>osi del periodo della Mishnah (I-II<br />

secolo dell’era volgare). Le norme erano stabilite in base<br />

all’opinione della maggioranza.<br />

Ciò nonostante, le<br />

opinioni della minoranza<br />

venivano comunque riportate<br />

accuratamente dal<br />

Talmud.<br />

Le <strong>di</strong>spute tra la scuola <strong>di</strong><br />

Shamai (Bet Shamai) e<br />

quella <strong>di</strong> Hillel (Bet Hillel), le<br />

due maggiori scuole in<br />

Israele nel periodo della<br />

Mishnah, sono spesso citate<br />

nel Talmud. Bet Shamai<br />

era conosciuta per la rigorosa<br />

interpretazione dei<br />

precetti biblici mentre Bet<br />

Hillel per il suo approccio<br />

più indulgente. Il Talmud<br />

riporta entrambi gli approcci,<br />

anche se i rabbini preferivano<br />

le norme <strong>di</strong> Beth<br />

Hillel.<br />

L’ebraismo moderno è<br />

costituito da numerose usanze, liturgie e filosofie <strong>di</strong>verse,<br />

praticate da <strong>di</strong>fferenti movimenti all’interno dell’ebraismo,<br />

molti dei quali sorsero negli ultimi due secoli.<br />

Assieme alle prime espressioni <strong>di</strong> idee umanitarie e pluralistiche<br />

concrete, le stesse istituzioni ebraiche seguirono<br />

alcuni degli aspetti che sarebbero <strong>di</strong>ventati <strong>prop</strong>ri della<br />

democrazia moderna. Le prime comunità ebraiche nel periodo<br />

del Talmud e in quello successivo, sia in Israele sia <strong>nella</strong><br />

<strong>di</strong>aspora, erano governate da rappresentanti eletti da ogni<br />

comunità (Kehilah), che erano separati dai Batei Din religiosi<br />

(i tribunali ebraici). I rappresentanti erano eletti dalle<br />

comunità presso le quali prestavano servizio, e supervisionavano<br />

tutte le attività sociali della comunità stessa.<br />

Alcuni semi della democrazia politica moderna hanno<br />

origine nei primi sta<strong>di</strong> della storia ebraica<br />

9


L’assistenza ai membri della società, in particolare alle vedove,<br />

agli orfani e ai poveri, costituiva una delle maggiori<br />

preoccupazioni delle istituzioni comunitarie; pratica che nel<br />

sistema democratico israeliano moderno si è tradotta <strong>nella</strong><br />

politica del welfare.<br />

Sebbene il Sionismo teoretico abbia trovato espressione<br />

nelle preghiere e nell’intenso desiderio, coltivato dagli ebrei<br />

nel corso dei secoli, <strong>di</strong> far ritorno alla loro patria dalla quale<br />

erano stati esiliati, il Sionismo politico ha avuto origine in<br />

seno alle democrazie emergenti in Europa in seguito all’emancipazione<br />

del XVIII secolo. Con l’emancipazione si concedevano<br />

agli ebrei i <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>nanza, attraverso i quali<br />

<strong>di</strong>ventarono sempre più coinvolti nei loro rispettivi paesi e in<br />

grado <strong>di</strong> apprezzare il nuovo modello <strong>di</strong> sistema democratico<br />

<strong>di</strong> governo e i suoi valori.<br />

Sin dagli inizi il movimento sionista politico, promosso dalle<br />

idee <strong>di</strong> Theodor Herzl, padre del Sionismo moderno, si basava<br />

su un sistema deliberativo democratico.<br />

Il primo Congresso sionista, organizzato da Theodor Herzl, si<br />

tenne a Basilea in Svizzera, e vi parteciparono 197 delegati,<br />

rappresentanti delle organizzazioni sioniste <strong>di</strong> tutto il mondo.<br />

Il Congresso sionista aveva lo staus <strong>di</strong> assemblea nazionale<br />

rappresentante tutto il <strong>popolo</strong> ebraico. I partecipanti al<br />

Congresso vennero eletti a rappresentanti delle comunità<br />

ebraiche. Il congresso rappresentò un forum aperto a<br />

un’ampia gamma <strong>di</strong> opinioni e operò sulla base <strong>di</strong> libere elezioni,<br />

gettando le basi per la pratica del processo politico<br />

democratico e del <strong>di</strong>battito parlamentare. Il parlamento<br />

israeliano, la Knesset, deriva il suo nome dalla “Knesset<br />

Hagdolah” (grande assemblea), che costituiva il corpo legislativo<br />

degli ebrei in Israele durante il periodo del secondo<br />

Tempio. La tra<strong>di</strong>zione della Knesset e delle procedure democratiche<br />

attraverso le quali questa opera, è stata influenzata<br />

dal Congresso sionista, dall’esperienza dell’Assemblea dei<br />

rappresentanti (Assefat Hanivharim), il corpo rappresentativo<br />

supremo eletto dalla comunità ebraica della Palestina<br />

sotto il Mandato britannico, e, in parte, dalla pratica e dagli<br />

usi del Parlamento britannico.<br />

Le ra<strong>di</strong>ci delle inclinazioni democratiche <strong>di</strong> Israele, coltivate<br />

per oltre due millenni dalla Nazione ebraica, hanno avuto la<br />

possibilità <strong>di</strong> maturare con la fondazione dello Stato. Questi<br />

principi non hanno solo portato all’accettazione <strong>di</strong> una cultura<br />

democratica in una regione caratterizzata da regimi autoritari,<br />

ma hanno anche aiutato Israele a rimanere una democrazia<br />

vigorosa e florida tra le nazioni del mondo.<br />

10<br />

Herzl concepì la fondazione <strong>di</strong> uno stato ebraico democratico<br />

Theodor Herzl si rivolge al Secondo Congresso Sionista, 1898<br />

Israele ai giorni nostri: una seduta della Knesset<br />

1 I Chassi<strong>di</strong>m sono gli appartenenti al movimento, fondato in<br />

Europa nel XVIII secolo, che si basa su un approccio espressivo al<br />

rito e al pensiero ebraico.<br />

2 I mitnag<strong>di</strong>m erano dei talmu<strong>di</strong>sti rigorosi, fedeli al puro stu<strong>di</strong>o dei<br />

testi ebraici.


Democrazia e tra<strong>di</strong>zione ebraica<br />

<strong>di</strong> Rav Gilad Kariv<br />

“Lo Stato d’Israele ... sarà fondato sulla libertà, sulla giustizia e<br />

sulla pace come predetto dai profeti d’Israele”<br />

(Dalla Dichiarazione d’in<strong>di</strong>pendenza, 14 maggio 1948).<br />

Molti principi del sistema democratico moderno possono essere<br />

rinvenuti nelle ra<strong>di</strong>ci religiose, culturali e nazionali del <strong>popolo</strong><br />

ebraico.<br />

Il primo principio comune è il riconoscimento del dovere, che il<br />

governo ha, <strong>di</strong> promuovere e applicare i valori della giustizia e <strong>di</strong><br />

garantire l’esistenza <strong>di</strong> una società civile e giusta. La legge ebraica<br />

antica, come testimoniato dai Comandamenti della Torah, mette<br />

in evidenza l’obbligo del governo a istituire delle norme legali e a<br />

creare delle misure a vantaggio dei membri della società. “Porrai<br />

dei giu<strong>di</strong>ci e dei funzionari in tutte le tue città, che il Signore tuo<br />

Dio ti concede, per ogni tua tribù,<br />

e giu<strong>di</strong>cheranno il <strong>popolo</strong> con<br />

vera giustizia” (Deuteronomio<br />

16, 18).<br />

La tra<strong>di</strong>zione ebraica giu<strong>di</strong>ca il<br />

<strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> un governo ad esistere e<br />

a rimanere al potere, in base alle<br />

cure de<strong>di</strong>cate ai membri più deboli<br />

della società.<br />

Infatti i profeti vissuti ai tempi dei<br />

regni <strong>di</strong> Israele e <strong>di</strong> Giuda erano<br />

critici nei confronti <strong>di</strong> tutte le<br />

azioni dei monarchi che potevano<br />

ledere i <strong>di</strong>ritti del <strong>popolo</strong> e in particolare<br />

dei più deboli. Le profezie che descrivono la futura sovranità<br />

ebraica si concentrano intorno ai principi <strong>di</strong> legge e <strong>di</strong> giustizia:<br />

“Ecco: giorni vengono, oracolo del Signore, in cui io susciterò<br />

a Davide un germe giusto e regnerà qual re; sarà saggio ed<br />

eserciterà <strong>di</strong>ritto e giustizia nel paese” (Geremia 23, 5).<br />

Il secondo aspetto comune con<strong>di</strong>viso dalla democrazia e dall’ebraismo<br />

è la sottomissione del governo a una autorità superiore. A<br />

<strong>di</strong>fferenza delle altre culture antiche, la tra<strong>di</strong>zione ebraica non<br />

pone i re e i governanti al <strong>di</strong> sopra della legge. La legge non era<br />

soggetta ai capricci e ai desideri personali del monarca. Il<br />

Deuteronomio descrive una delle prime azioni che devono essere<br />

compiute da un re prima della salita al trono: “Quando egli starà<br />

sul trono del suo regno dovrà scrivere per suo uso una copia <strong>di</strong><br />

questa legge su <strong>di</strong> un libro…la terrà con sé e la leggerà per tutta<br />

la sua vita per apprendere a temere il Signore suo Dio, per osservare<br />

tutte le parole <strong>di</strong> questa legge e questi statuti onde eseguirli”<br />

(Deuteronomio 17, 18-19).<br />

I racconti biblici che narrano le vite dei re <strong>di</strong> Giuda e <strong>di</strong> Israele<br />

sono ricchi <strong>di</strong> esempi relativi all’importanza della legalità e dello<br />

stato <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto.<br />

<strong>Un</strong>o degli episo<strong>di</strong> più importanti riguarda il re Achab, che, <strong>di</strong>etro<br />

consiglio <strong>di</strong> sua moglie, la regina forestiera Jezebel, uccise il suo<br />

vicino Nevot e ne confiscò le vigne. Questo atto, contrario alla<br />

vera essenza della legalità, è spiegato nel Libro dei Re come la<br />

ragione della caduta della <strong>di</strong>nastia <strong>di</strong> Achab e della per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong><br />

potere dei suoi ere<strong>di</strong>.<br />

<strong>Un</strong> altro tema comune ai principi democratici e all’ebraismo è il<br />

fatto che tanto il governo quanto il sovrano vengano sottoposti a<br />

controllo e verifica. A <strong>di</strong>fferenza delle altre culture antiche, che<br />

glorificavano i loro re e li consideravano delle <strong>di</strong>vinità, i re della<br />

Bibbia sono ritratti nient’altro che come esseri umani, con numerosi<br />

riferimenti alla loro naturale inclinazione ad abusare dei loro<br />

poteri. La Bibbia e in seguito il pensiero ebraico hanno chiarito<br />

che il sovrano non è esente da critiche, controlli e rimproveri.<br />

Quasi tutti i gran<strong>di</strong> condottieri della Bibbia sono descritti nei loro<br />

momenti <strong>di</strong> debolezza. L’abilità del condottiero nell’accettare le<br />

critiche e nell’assumersi la responsabilità per i suoi errori e le sue<br />

mancanze, costituisce il metro con il quale può essere giu<strong>di</strong>cato un<br />

grande leader.<br />

In quarto luogo la legge ebraica riconosce l’importanza del decentramento<br />

dell’autorità governativa.<br />

Molte fonti ebraiche riconoscono<br />

l’influenza traviante del<br />

potere e l’importanza della separazione<br />

tra le sue varie <strong>di</strong>ramazioni.<br />

Nella maggior parte delle<br />

culture antiche il sovrano era tra<strong>di</strong>zionalmente<br />

a capo del culto,<br />

l’incarnazione <strong>di</strong> un <strong>di</strong>o o la principale<br />

figura religiosa. Non c’era<br />

<strong>di</strong>stinzione tra i governanti e la<br />

religione o il culto. Al contrario, i<br />

re della tra<strong>di</strong>zione ebraica non<br />

avevano alcun ruolo nell’ambito<br />

della vita religiosa e rituale del <strong>popolo</strong>. Anche se in alcuni casi c’è<br />

stata una sovrapposizione <strong>di</strong> ruoli, ciò avvenne soltanto per <strong>di</strong>mostrare<br />

che il re era vincolato alla legge suprema e tenuto a conformarsi<br />

a essa.<br />

Il rispetto dei <strong>di</strong>ritti umani e<br />

della limitazione dei poteri<br />

hanno trovato espressione per<br />

centinaia <strong>di</strong> anni <strong>nella</strong> liturgia,<br />

<strong>nella</strong> letteratura e nel<br />

pensiero ebraico.<br />

Le antiche fonti ebraiche erano <strong>di</strong>ffidenti nei confronti <strong>di</strong> regimi e<br />

governanti onnipotenti, riconoscendo l’inclinazione umana all’abuso<br />

<strong>di</strong> autorità e <strong>di</strong> potere. Anche se gli ebrei della Bibbia vivevano<br />

sotto un sistema governativo monarchico, i principi basilari<br />

del regime ideale, come descritto dai profeti, nel rispetto dei <strong>di</strong>ritti<br />

umani e della limitazione dei poteri, hanno trovato espressione<br />

per centinaia <strong>di</strong> anni <strong>nella</strong> liturgia, <strong>nella</strong> letteratura e nel pensiero<br />

ebraico. Sono <strong>di</strong>ventati parte delle ra<strong>di</strong>ci della cultura ebraica,<br />

emergendo in seguito come elementi del sistema democratico<br />

moderno.<br />

11


Israele come democrazia parlamentare<br />

La struttura delle istituzioni democratiche israeliane<br />

Israele è una democrazia parlamentare costituita da tre poteri:<br />

legislativo, esecutivo e giu<strong>di</strong>ziario. Come in altri sistemi simili, quello<br />

parlamentare è caratterizzato dalla funzione esecutiva supportata<br />

da quella legislativa attraverso il voto <strong>di</strong> fiducia. Nel governo<br />

non c’è una chiara <strong>di</strong>visione <strong>di</strong> poteri tra il legislativo (la Knesset, il<br />

parlamento israeliano) e l’esecutivo (il Primo Ministro e il consiglio<br />

dei ministri). Il potere giu<strong>di</strong>ziario è in<strong>di</strong>pendente, così come garantito<br />

dalla legge.<br />

Il Capo dello Stato in Israele è il Presidente, che resta in carica per<br />

sette anni come rappresentante dello Stato al <strong>di</strong> sopra delle parti.<br />

La sua carica è principalmente formale e i suoi doveri sono definiti<br />

dalla legge. Questi comprendono la nomina <strong>di</strong> un membro della<br />

Knesset per formare il governo, l’apertura della prima seduta <strong>di</strong> una<br />

nuova Knesset, l’accettazione delle credenziali dei <strong>di</strong>plomatici stranieri,<br />

la firma degli accor<strong>di</strong> e delle leggi adottati dalla Knesset, la<br />

nomina formale dei giu<strong>di</strong>ci, del governatore della Banca d’Israele,<br />

e dei capi delle missioni <strong>di</strong>plomatiche all’estero, <strong>di</strong>etro consiglio<br />

delle autorità competenti, la concessione della grazia ai detenuti e<br />

la commutazione della pena su <strong>prop</strong>osta del Ministro della<br />

Giustizia.<br />

Il Presidente viene eletto dalla maggioranza semplice della Knesset<br />

ed è nominato sulla base della levatura personale e del suo contributo<br />

allo stato.<br />

12<br />

Legislativo<br />

Presidente del<br />

Parlamento<br />

Capo dello Stato<br />

Presidente<br />

Primo Ministro Corte Suprema<br />

Knesset Governo Tribunali Minori<br />

Commissioni<br />

Sindaci e Capi <strong>di</strong><br />

Consigli<br />

Consigli Comunali<br />

Locali<br />

Esecutivo Giu<strong>di</strong>ziario<br />

Ministri<br />

Controllore dello Stato<br />

e Difensore Civico<br />

Elettorato<br />

La funzione legislativa<br />

Procuratore<br />

Generale<br />

La Knesset è il Parlamento israeliano. Il suo nome e il numero dei<br />

membri (120) derivano dalla “Knesset Hagdolah” (grande assemblea)<br />

che rappresentava gli ebrei riunitisi a Gerusalemme nel V<br />

secolo avanti era volgare. I membri della Knesset sono eletti<br />

me<strong>di</strong>ante elezioni generali (politiche). La Knesset opera attraverso<br />

sedute plenarie e commissioni permanenti. Nel corso delle sedute<br />

plenarie si tengono dei <strong>di</strong>battiti generali sulla linea <strong>di</strong> condotta e l’operato<br />

del governo come pure sulla legislatura. I <strong>di</strong>battiti si svolgono<br />

nelle lingue ufficiali dello stato: l’ebraico o l’arabo.<br />

<strong>Un</strong> progetto <strong>di</strong> legge può essere presentato da un singolo membro<br />

della Knesset, da un gruppo <strong>di</strong> membri, dall’intero governo o da un<br />

singolo ministro. Quando un ministro presenta un <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> legge,<br />

questo deve essere approvato dal governo, prima <strong>di</strong> passare alla<br />

Knesset. I progetti presentati dai singoli parlamentari non hanno<br />

bisogno dell’approvazione del governo.<br />

Il <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> legge viene presentato nel corso <strong>di</strong> una seduta plenaria<br />

per una prima lettura e un breve <strong>di</strong>battito sui suoi contenuti.<br />

Viene poi assegnato alle commissioni parlamentari competenti per<br />

la <strong>di</strong>scussione dettagliata e per un’eventuale nuova stesura. Il progetto<br />

torna poi alla seduta plenaria per una seconda lettura, per la<br />

presentazione <strong>di</strong> riserve o emendamenti da parte <strong>di</strong> membri della<br />

commissione e per una revisione generale. Se successivamente


non si ritiene necessario sottoporre <strong>di</strong> nuovo alla commissione il<br />

<strong>di</strong>segno <strong>di</strong> legge, ha luogo una terza lettura, nel corso della quale<br />

viene votato l’intero progetto.<br />

La Knesset viene eletta ogni quattro anni, ma si può sciogliere o<br />

può essere sciolta dal Primo Ministro prima della fine del suo mandato.<br />

Prima che venga formalmente costituita una nuova Knesset in<br />

seguito alle elezioni, restano pieni poteri al Parlamento uscente.<br />

Le elezioni della Knesset sono generali, nazionali, <strong>di</strong>rette, eque,<br />

segrete e <strong>prop</strong>orzionali, e l’intero paese costituisce un singolo collegio<br />

elettorale. Tutti i citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> età superiore ai 18 anni hanno<br />

<strong>di</strong>ritto al voto nelle elezioni nazionali e possono essere eletti alla<br />

Knesset dopo aver compiuto 21 anni.<br />

Per l’importanza attribuita al processo democratico, il giorno delle<br />

elezioni è un giorno <strong>di</strong> vacanza. I trasporti sono gratuiti per gli elettori<br />

che quel giorno si trovano fuori dalla loro sezione elettorale e<br />

vengono date <strong>di</strong>sposizioni speciali affinché il personale militare e i<br />

<strong>di</strong>plomatici israeliani all’estero abbiano la possibilità <strong>di</strong> votare.<br />

Il comitato elettorale centrale, <strong>di</strong>retto da un giu<strong>di</strong>ce della Corte<br />

Suprema e formato dai rappresentanti dei partiti che possiedono<br />

seggi alla Knesset, è responsabile dello svolgimento delle elezioni.<br />

I comitati elettorali regionali sovrintendono al funzionamento delle<br />

sezioni elettorali locali e sono formati dai rappresentanti <strong>di</strong> almeno<br />

tre partiti della Knesset uscente.<br />

Le elezioni della Knesset sono basate sul voto ai partiti piuttosto<br />

che agli in<strong>di</strong>vidui, e i numerosi partiti politici che competono alle<br />

elezioni riflettono un’ampia gamma <strong>di</strong> vedute e <strong>di</strong> opinioni.<br />

I partiti rappresentati <strong>nella</strong> Knesset uscente possono automaticamente<br />

can<strong>di</strong>darsi alla rielezione. Dei nuovi partiti possono presentare<br />

la <strong>prop</strong>ria can<strong>di</strong>datura previa raccolta <strong>di</strong> 2.500 firme <strong>di</strong> elettori<br />

eleggibili e depositando una cauzione, che può essere recuperata,<br />

se il partito ottiene almeno l’1,5% del voto nazionale, percentuale<br />

che dà <strong>di</strong>ritto a un seggio alla Knesset.<br />

Prima delle elezioni ogni partito presenta il <strong>prop</strong>rio programma<br />

elettorale e la lista dei <strong>prop</strong>rio can<strong>di</strong>dati alla Knesset, in or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong><br />

precedenza. I partiti selezionano i <strong>prop</strong>ri can<strong>di</strong>dati per la Knesset<br />

attraverso delle primarie o altre procedure.<br />

A ogni partito viene garantito un finanziamento per le spese della<br />

campagna elettorale, con fon<strong>di</strong> pubblici e in base ai seggi posseduti<br />

<strong>nella</strong> legislatura uscente. I partiti nuovi ricevono un finanziamento<br />

simile, con effetto retroattivo, per ogni loro can<strong>di</strong>dato eventualmente<br />

eletto. Il Controllore dello Stato vigila sui finanziamenti<br />

per tutte le spese elettorali.<br />

Il giorno delle elezioni gli elettori danno il <strong>prop</strong>rio voto al partito<br />

scelto secondo <strong>prop</strong>ria coscienza. I seggi della Knesset sono assegnati<br />

in <strong>prop</strong>orzione alla percentuale <strong>di</strong> voti ottenuta da ogni partito.<br />

L’e<strong>di</strong>ficio della Knesset<br />

La funzione esecutiva<br />

Il Governo è composto dal Primo Ministro e dal Consiglio dei<br />

Ministri, e ha il compito <strong>di</strong> amministrare gli affari interni ed esteri,<br />

comprese le questioni <strong>di</strong> sicurezza. I suoi poteri decisionali sono<br />

molto ampli, ed è autorizzato ad agire su questioni che per legge<br />

non sono delegate a nessun’altra autorità. A molti Ministeri è assegnato<br />

anche un portafoglio ed essi sono guidati da un Ministro,<br />

mentre altri non possiedono un portafoglio, ma possono essere<br />

chiamati a realizzare importanti progetti. Il Primo Ministro può<br />

anche svolgere la funzione <strong>di</strong> Ministro, con un portafoglio specifico.<br />

Il nuovo governo viene formato dopo le elezioni. Il Capo dello Stato,<br />

dopo alcune consultazioni, designa un membro della Knesset e lo<br />

incarica <strong>di</strong> formare un governo <strong>di</strong> cui sarà il Primo Ministro. Come la<br />

Knesset, anche l’Esecutivo dura solitamente quattro anni, ma la durata<br />

può anche essere più breve, se il Primo Ministro viene a trovarsi nell’impossibilità<br />

<strong>di</strong> proseguire nell’espletamento dell’incarico per cause<br />

naturali, come il decesso, o per motivi politici, come <strong>di</strong>missioni o<br />

impeachment. In questo caso il Governo nomina uno dei suoi membri<br />

(che deve essere anche membro della Knesset) come Primo Ministro<br />

ad interim. In caso <strong>di</strong> voto <strong>di</strong> sfiducia il Governo e il Primo Ministro<br />

rimangono in carica fino alla formazione <strong>di</strong> un nuovo governo.<br />

È il Governo a determinare le procedure delle sue decisioni e dei<br />

suoi lavori. Generalmente esso si riunisce una volta la settimana,<br />

ma sedute straor<strong>di</strong>narie possono svolgersi ogni volta che si rende<br />

necessario. Il Governo può anche agire per mezzo delle<br />

Commissioni Ministeriali. Fino a oggi tutti i governi sono stati retti<br />

13


da una coalizione <strong>di</strong> vari partiti, dato che nessuna formazione politica<br />

ha mai ottenuto una maggioranza <strong>di</strong> seggi alla Knesset, tale da<br />

poter formare da sola un governo.<br />

Il potere giu<strong>di</strong>ziario<br />

L’in<strong>di</strong>pendenza assoluta del potere giu<strong>di</strong>ziario è garantita per legge.<br />

I giu<strong>di</strong>ci sono nominati dal Capo dello Stato, su segnalazione <strong>di</strong> una<br />

speciale commissione nominativa, la quale è composta da giu<strong>di</strong>ci<br />

della Corte Suprema, da membri dell’or<strong>di</strong>ne forense e da figure<br />

pubbliche. La nomina <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>ce è a vita, con un’età <strong>di</strong> pensionamento<br />

massima <strong>di</strong> 70 anni.<br />

I magistrati e le corti <strong>di</strong>strettuali esercitano la <strong>prop</strong>ria giuris<strong>di</strong>zione<br />

su questioni penali e civili, mentre le corti d’appello municipali,<br />

minorili, militari, sindacali e del traffico stradale si occupano <strong>di</strong> questioni<br />

che rientrano nelle loro rispettive competenze. In Israele nei<br />

processi non vi sono giurie.<br />

Su questioni riguardanti lo status personale, come matrimoni,<br />

<strong>di</strong>vorzi, mantenimento, tutela o adozione <strong>di</strong> minori, la giuris<strong>di</strong>zione<br />

spetta alle istituzioni giu<strong>di</strong>ziarie delle rispettive comunità religiose:<br />

i tribunali rabbinici, i tribunali religiosi musulmani (tribunali della<br />

Sharia), i tribunali religiosi dei Drusi e le istituzioni giuri<strong>di</strong>che delle<br />

comunità cristiane in Israele.<br />

La sede della Corte Suprema con la Knesset sullo sfondo<br />

La Corte Suprema, con sede a Gerusalemme, estende la <strong>prop</strong>ria giuris<strong>di</strong>zione<br />

a tutto il territorio nazionale. È la suprema Corte d’Appello<br />

per sentenze <strong>di</strong> tribunali minori. Nella sua funzione <strong>di</strong> Alta Corte <strong>di</strong><br />

Giustizia (in ebraico riassunto nell’acronimo Ba.Ga.Tz.), la Corte<br />

Suprema raccoglie ricorsi e appelli contro qualsiasi esponente o rappresentante<br />

del Governo ed è tribunale <strong>di</strong> prima e ultima istanza.<br />

Sebbene il potere legislativo sia <strong>di</strong> esclusiva competenza della<br />

Knesset, la Corte Suprema può richiamare l’attenzione sull’oppor-<br />

14<br />

tunità <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>fiche o cambiamenti legislativi. In qualità <strong>di</strong> Alta Corte<br />

<strong>di</strong> Giustizia essa ha l’autorità <strong>di</strong> stabilire se una legge è pienamente<br />

conforme o meno alle “Leggi Fondamentali” dello Stato.<br />

Il Controllore dello Stato e Difensore Civico<br />

La carica fu stabilita per legge nel 1949, nel pieno riconoscimento<br />

dell’importanza <strong>di</strong> un sistema <strong>di</strong> controllo ed equilibrio ritenuto<br />

come cruciale in una società democratica. Il Controllore dello Stato<br />

esegue delle verifiche esterne e produce dei rapporti sulla legalità,<br />

la regolarità, l’economia, l’efficienza, l’efficacia e l’integrità morale<br />

della pubblica amministrazione, al fine <strong>di</strong> assicurare la pubblica<br />

trasparenza. Dal 1971 il Controllore dello Stato svolge anche la funzione<br />

<strong>di</strong> Difensore Civico, al quale si rivolge chiunque voglia presentare<br />

ricorso o lamentela contro lo Stato ed enti pubblici soggetti<br />

alle verifiche del Controllore.<br />

Il Controllore dello Stato è eletto dalla Knesset con voto segreto, e<br />

la carica ha una durata <strong>di</strong> sette anni. Il Controllore risponde soltanto<br />

alla Knesset, non <strong>di</strong>pende dal Governo e gode d’accesso illimitato<br />

a conti, documenti e materiale <strong>di</strong> qualsiasi ente o soggetto sottoposto<br />

alle sue verifiche. Il Controllore svolge la <strong>prop</strong>ria attività in<br />

continuo contatto con la Commissione parlamentare per le verifiche<br />

e le revisioni dei conti.<br />

Leggi Fondamentali : precorritrici della Costituzione<br />

La Dichiarazione d’In<strong>di</strong>pendenza d’Israele afferma che una<br />

Costituzione per lo Stato appena fondato sarebbe stata scritta da<br />

un’Assemblea Costituente eletta <strong>di</strong> lì a pochi mesi dalla nascita<br />

dello Stato. A causa della mancanza <strong>di</strong> consenso <strong>prop</strong>rio sul contenuto<br />

della Costituzione, principalmente su ruolo della religione nel<br />

nuovo Stato, la stesura della Costituzione fu lasciata in sospeso<br />

dalla prima Knesset. Invece la prima Knesset costituita tramite elezioni,<br />

cui era stato conferito il potere <strong>di</strong> formulare la Costituzione,<br />

adottò la risoluzione Harrari (dal nome del parlamentare che la <strong>prop</strong>ose).<br />

Tale risoluzione prevedeva che la Knesset stilasse gradualmente<br />

una Costituzione me<strong>di</strong>ante l’adozione <strong>di</strong> Leggi Fondamentali,<br />

da promulgare una alla volta. Queste Leggi Fondamentali,<br />

una volta completate, saranno unificate, con l’approvazione della<br />

Knesset, in un solo corpus che sarà la Costituzione. Sebbene il<br />

lavoro non sia ancora completato, un<strong>di</strong>ci Leggi Fondamentali sono<br />

state emanate e alcune altre sono in fase <strong>di</strong> legislazione.<br />

La maggior parte delle Leggi Fondamentali si occupa <strong>di</strong> logistica e<br />

del ruolo e delle funzioni delle varie istituzioni <strong>di</strong> un sistema politico<br />

democratico. Le Leggi Fondamentali esistenti sono le seguenti:<br />

Il Presidente dello Stato. Fonde un’ampia gamma <strong>di</strong> leggi pertinenti<br />

alle funzioni e alla carica del Presidente;<br />

La Knesset. Stabilisce le procedure per poter essere eletti al<br />

Parlamento israeliano e quelle che governano la Knesset stessa.


<strong>Un</strong>a delle <strong>di</strong>sposizioni più importanti <strong>di</strong> questa legge è un emendamento<br />

che vieta l’elezione alla Knesset <strong>di</strong> qualsiasi partito o persona<br />

i cui fini e ideali 1) neghino <strong>di</strong>rettamente o in<strong>di</strong>rettamente l’esistenza<br />

dello Stato in quanto ebraico e democratico, 2) incitino al<br />

razzismo, o 3) sostengano la lotta armata <strong>di</strong> uno Stato ostile o <strong>di</strong><br />

un’organizzazione terroristica contro lo Stato d’Israele;<br />

Il Governo. Stabilisce le norme e i principi che riguardano la carica<br />

del Primo Ministro prescelto e del suo Gabinetto, la formazione<br />

del Governo e le con<strong>di</strong>zioni e i requisiti per poter <strong>di</strong>ventare Primo<br />

Ministro, il funzionamento e le procedure del Governo, e le questioni<br />

pertinenti alla continuità del Governo o alle con<strong>di</strong>zioni necessarie<br />

alla successione <strong>di</strong> un altro Governo;<br />

La Magistratura. Assicura l’in<strong>di</strong>pendenza del Sistema Giu<strong>di</strong>ziario<br />

e dei Tribunali, e si occupa della natura delle procedure giu<strong>di</strong>ziarie,<br />

della nomina dei giu<strong>di</strong>ci e della struttura dei tribunali;<br />

Le terre <strong>di</strong> Israele. Stabilisce i principi che regolano le relazioni<br />

dello Stato con le terre e la gestione delle transazioni <strong>di</strong> terreni;<br />

Il Controllore dello Stato. Stabilisce le autorità sottoposte alla<br />

supervisione <strong>di</strong> questo Ufficio relativamente alle attività del<br />

Governo e ha anche funzione <strong>di</strong> Difensore Civico nazionale; inoltre<br />

nell’ambito delle <strong>prop</strong>rie competenze è chiamato a rispondere<br />

esclusivamente alla Knesset;<br />

L’Economia dello Stato. Stabilisce il quadro <strong>di</strong> base per le attività<br />

dell’Economia nazionale, del budget e della produzione <strong>di</strong><br />

moneta corrente.<br />

Le Forze Armate. Tratta tutti gli aspetti relativi alle Forze <strong>di</strong><br />

Difesa Israeliane (IDF o Forze Armate Israeliane) in qualità <strong>di</strong> istituzione<br />

militare ufficiale d’Israele;<br />

Gerusalemme capitale d’Israele. Stabilisce Gerusalemme<br />

quale capitale d’Israele e pertanto conferisce alla città uno status<br />

speciale. Questa legge assicura altresì il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> tutte le religioni a<br />

mantenere e preservare i <strong>prop</strong>ri luoghi sacri.<br />

Due Leggi Fondamentali emanate nell’ultimo decennio sono state<br />

salutate come la sezione della “Dichiarazione dei Diritti” della <strong>prop</strong>osta<br />

<strong>di</strong> Costituzione, e contengono i principi fondamentali per la<br />

<strong>di</strong>fesa dei <strong>di</strong>ritti umani, così come fissati già dalla stessa<br />

Dichiarazione d’In<strong>di</strong>pendenza. Queste due Leggi Fondamentali sono:<br />

Dignità umana e libertà. (1992). Preserva “la <strong>di</strong>gnità umana e la<br />

libertà, al fine <strong>di</strong> stabilire con una Legge Fondamentale i valori dello<br />

Stato d’Israele quale stato ebraico e democratico”;<br />

Libertà <strong>di</strong> lavoro. (1994). Garantisce il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> ogni citta<strong>di</strong>no o abitante<br />

a svolgere qualsiasi attività professionale, impiego o mestiere.<br />

Le Leggi Fondamentali, sebbene emanate dalla Knesset come leggi<br />

or<strong>di</strong>narie, hanno uno status <strong>di</strong> quasi-Costituzione. Alcune contengono<br />

delle “clausole blindate”, che richiedono una maggioranza<br />

particolare della Knesset per poter essere mo<strong>di</strong>ficate. La Corte<br />

Suprema ha interpretato e continua a interpretare la legislazione<br />

secondaria sulla base della conformità <strong>di</strong> quest’ultima a ciò che è<br />

previsto dalle Leggi Fondamentali. Cercando <strong>di</strong> subor<strong>di</strong>nare tutta la<br />

normativa nuova ed esistente ai principi derivanti dalle Leggi<br />

Fondamentali, la Corte Suprema israeliana sta fissando delle linee<br />

guida ben chiare che devono caratterizzare le leggi <strong>di</strong> una vera<br />

democrazia.<br />

Governo locale<br />

Tre tipi <strong>di</strong> autorità locali sono riconosciuti dalla legge: le municipalità,<br />

che amministrano le maggiori aree urbane, con popolazione<br />

superiore alle 20.000 unità; i consigli comunali locali, che sono gli<br />

enti governativi per i centri con popolazione tra le 2.000 e le 20.000<br />

unità, e i consigli regionali, responsabili per gruppi <strong>di</strong> vari villaggi o<br />

località minori all’interno <strong>di</strong> un determinato raggio.<br />

Ogni autorità locale opera attraverso delle leggi suppletive locali<br />

che si rifanno alle leggi nazionali, approvate dal Ministero<br />

dell’Interno. Le autorità locali sono responsabili della riscossione<br />

delle tasse, che, assieme ai finanziamenti erogati dallo Stato, servono<br />

per provvedere ai servizi sociali, educativi, culturali e sanitari<br />

per i residenti.<br />

Le autorità locali sono amministrate da un Consiglio presieduto da un<br />

sindaco o da un Capo del Consiglio Locale. Il numero <strong>di</strong> membri del<br />

Consiglio <strong>di</strong> ogni autorità è stabilito dal Ministero dell’Interno, in base<br />

alla popolazione <strong>di</strong> ogni autorità locale. <strong>Un</strong> ente centrale <strong>di</strong> volontari,<br />

l’<strong>Un</strong>ione delle Autorità Locali, è stato costituito per rappresentare le<br />

autorità locali davanti agli enti governativi nazionali e anche per fungere<br />

da guida e consulenza per le stesse autorità locali.<br />

Le elezioni per le autorità locali si svolgono con voto segreto ogni<br />

cinque anni. Le votazioni si svolgono con le stesse modalità <strong>di</strong> quelle<br />

per le elezioni nazionali. I residenti votano per una lista <strong>di</strong> partito<br />

o <strong>di</strong> can<strong>di</strong>dati, e il numero <strong>di</strong> seggi ottenuti da ogni partito è <strong>prop</strong>orzionale<br />

alla percentuale dei voti ricevuti dal partito. Tutti i residenti<br />

oltre l’età <strong>di</strong> 17 anni possono votare in elezioni locali e quelli<br />

eletti devono aver compiuto i 21 anni <strong>di</strong> età.<br />

<strong>Un</strong> elettore ripone la <strong>prop</strong>ria scheda elettorale durante le elezioni<br />

nazionali<br />

15


La Dichiarazione <strong>di</strong> In<strong>di</strong>pendenza <strong>di</strong> Israele<br />

In ERETZ ISRAEL [(in ebraico) Terra d’Israele] è nato il<br />

<strong>popolo</strong> ebraico, qui si è formata la sua identità spirituale,<br />

religiosa e politica, qui ha vissuto una vita in<strong>di</strong>pendente,<br />

qui ha creato valori culturali <strong>di</strong> portata nazionale e universale<br />

e ha dato al mondo l’eterno Libro dei Libri.<br />

Dopo essere stato forzatamente esiliato dalla sua terra, il<br />

<strong>popolo</strong> le rimase fedele attraverso tutte le <strong>di</strong>spersioni e non<br />

cessò mai <strong>di</strong> pregare e <strong>di</strong> sperare nel ritorno alla sua terra e<br />

nel ripristino, in essa, della libertà politica.<br />

Spinti da questo attaccamento storico e tra<strong>di</strong>zionale, gli<br />

ebrei aspirarono in ogni successiva generazione a tornare e<br />

stabilirsi <strong>nella</strong> loro antica patria; e nelle ultime generazioni<br />

ritornarono in massa. Pionieri, ma‘apilim e <strong>di</strong>fensori<br />

fecero fiorire i deserti, rivivere la loro lingua ebraica,<br />

costruirono villaggi e città e crearono una comunità in crescita,<br />

che controllava la <strong>prop</strong>ria economia e la <strong>prop</strong>ria cultura,<br />

amante della pace e in grado <strong>di</strong> <strong>di</strong>fendersi, portando<br />

i vantaggi del progresso a tutti gli abitanti del paese e aspirando<br />

all’in<strong>di</strong>pendenza nazionale.<br />

Nell’anno 5657 (1897), alla chiamata del precursore della<br />

concezione d’uno Stato ebraico Theodor Herzl, fu indetto<br />

il primo congresso sionista, che proclamò il <strong>di</strong>ritto del <strong>popolo</strong><br />

ebraico alla rinascita nazionale del suo paese.<br />

Questo <strong>di</strong>ritto fu riconosciuto <strong>nella</strong> <strong>di</strong>chiarazione Balfour<br />

del 2 novembre 1917 e riaffermato col Mandato della<br />

Società delle Nazioni, che, in particolare, dava sanzione<br />

internazionale al legame storico tra il <strong>popolo</strong> ebraico ed<br />

Eretz Israel [Terra d’Israele] e al <strong>di</strong>ritto del <strong>popolo</strong> ebraico<br />

<strong>di</strong> ricostruire il suo focolare nazionale.<br />

La Shoàh [catastrofe] che si è abbattuta recentemente sul<br />

<strong>popolo</strong> ebraico, in cui milioni <strong>di</strong> ebrei in Europa sono stati<br />

massacrati, ha <strong>di</strong>mostrato concretamente la necessità <strong>di</strong><br />

risolvere il problema del <strong>popolo</strong> ebraico privo <strong>di</strong> patria e <strong>di</strong><br />

in<strong>di</strong>pendenza, con la rinascita dello Stato ebraico in Eretz<br />

Israel, che spalancherà le porte della patria a ogni ebreo e<br />

conferirà al <strong>popolo</strong> ebraico la posizione <strong>di</strong> membro a <strong>di</strong>ritti<br />

uguali <strong>nella</strong> famiglia delle nazioni.<br />

I sopravvissuti alla Shoàh nazista in Europa, così come<br />

gli ebrei <strong>di</strong> altri paesi, non hanno cessato <strong>di</strong> emigrare in<br />

Eretz Israel, nonostante le <strong>di</strong>fficoltà, gli impe<strong>di</strong>menti e i<br />

pericoli, e non hanno smesso <strong>di</strong> riven<strong>di</strong>care il loro <strong>di</strong>ritto a<br />

una vita <strong>di</strong> <strong>di</strong>gnità, libertà e onesto lavoro <strong>nella</strong> patria del<br />

16<br />

loro <strong>popolo</strong>.<br />

Durante la seconda guerra mon<strong>di</strong>ale la comunità ebraica <strong>di</strong><br />

questo paese <strong>di</strong>ede il suo pieno contributo alla lotta dei<br />

popoli amanti della libertà e della pace contro le forze della<br />

malvagità nazista e, col sangue dei suoi soldati e il suo<br />

sforzo bellico, si guadagnò il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> essere annoverata<br />

fra i popoli che fondarono le Nazioni <strong>Un</strong>ite.<br />

Il 29 novembre 1947 l’Assemblea Generale delle Nazioni<br />

<strong>Un</strong>ite adottò una risoluzione che esigeva la fondazione <strong>di</strong><br />

uno Stato ebraico in Eretz Israel. L’Assemblea Generale<br />

chiedeva che gli abitanti <strong>di</strong> Eretz Israel compissero loro<br />

stessi i passi necessari da parte loro alla messa in atto della<br />

risoluzione. Questo riconoscimento delle Nazioni <strong>Un</strong>ite<br />

del <strong>di</strong>ritto del <strong>popolo</strong> ebraico a fondare il <strong>prop</strong>rio Stato è<br />

irrevocabile.<br />

Questo <strong>di</strong>ritto è il <strong>di</strong>ritto naturale del <strong>popolo</strong> ebraico a<br />

essere, come tutti gli altri popoli, in<strong>di</strong>pendente nel <strong>prop</strong>rio<br />

Stato sovrano.<br />

QUINDI NOI, MEMBRI DEL CONSIGLIO DEL<br />

POPOLO, RAPPRESENTANTI DELLA COMUNITÀ<br />

EBRAICA IN ERETZ ISRAEL E DEL<br />

MOVIMENTO SIONISTA, SIAMO QUI RIUNITI<br />

NEL GIORNO DELLA FINE DEL MANDATO<br />

BRITANNICO SU ERETZ ISRAEL E, IN VIRTÙ<br />

DEL NOSTRO DIRITTO NATURALE E STORICO E


DELLA RISOLUZIONE DELL’ASSEMBLEA<br />

GENERALE DELLE NAZIONI UNITE, DICHIA-<br />

RIAMO LA FONDAZIONE DI UNO STATO<br />

EBRAICO IN ERETZ ISRAEL, CHE AVRÀ IL<br />

NOME DI STATO D’ISRAELE.<br />

DICHIARIAMO CHE, con effetto dal momento della<br />

fine del Mandato, stanotte, giorno <strong>di</strong> sabato 6 <strong>di</strong> Iyar<br />

5708, 15 maggio 1948, fino a quando saranno regolarmente<br />

stabilite le autorità dello Stato elette secondo la<br />

Costituzione che sarà adottata dall’Assemblea costituente<br />

eletta non più tar<strong>di</strong> del 1 ottobre 1948, il Consiglio del<br />

Popolo opererà come Consiglio <strong>di</strong> Stato provvisorio, e il suo<br />

organo esecutivo, l’Amministrazione del Popolo, sarà il<br />

Governo provvisorio dello Stato ebraico che sarà chiamato<br />

Israele.<br />

LO STATO D’ISRAELE sarà aperto all’immigrazione<br />

ebraica e alla riunione degli esuli, incrementerà lo sviluppo<br />

del paese per il bene <strong>di</strong> tutti i suoi abitanti, sarà fondato<br />

sulla libertà, sulla giustizia e sulla pace come predetto dai<br />

profeti d’Israele, assicurerà completa uguaglianza <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti<br />

sociali e politici a tutti i suoi abitanti senza <strong>di</strong>stinzione<br />

<strong>di</strong> religione, razza o sesso, garantirà libertà <strong>di</strong> religione, <strong>di</strong><br />

coscienza, <strong>di</strong> lingua, <strong>di</strong> istruzione e <strong>di</strong> cultura, preserverà i<br />

luoghi santi <strong>di</strong> tutte le religioni e sarà fedele ai principi<br />

della Carta delle Nazioni <strong>Un</strong>ite.<br />

LO STATO D’ISRAELE è pronto a cooperare con le<br />

agenzie e le rappresentanze delle Nazioni <strong>Un</strong>ite per l’applicazione<br />

della risoluzione dell’Assemblea Generale del 29<br />

novembre 1947 e compirà passi per realizzare l’unità economica<br />

<strong>di</strong> tutte le parti <strong>di</strong> Eretz Israel.<br />

FACCIAMO APPELLO alle Nazioni <strong>Un</strong>ite affinché<br />

assistano il <strong>popolo</strong> ebraico <strong>nella</strong> costruzione del suo Stato<br />

e accolgano lo Stato ebraico <strong>nella</strong> famiglia delle nazioni.<br />

FACCIAMO APPELLO – nel mezzo dell’attacco che ci<br />

viene sferrato contro da mesi – ai citta<strong>di</strong>ni arabi dello<br />

Stato <strong>di</strong> Israele, affinché mantengano la pace e partecipino<br />

alla costruzione dello Stato sulla base della piena e<br />

uguale citta<strong>di</strong>nanza e della rappresentanza ap<strong>prop</strong>riata in<br />

tutte le sue istituzioni provvisorie e permanenti.<br />

TENDIAMO una mano <strong>di</strong> pace e <strong>di</strong> buon vicinato a tutti<br />

gli Stati vicini e ai loro popoli, e facciamo loro appello,<br />

affinché stabiliscano legami <strong>di</strong> collaborazione e <strong>di</strong> aiuto<br />

reciproco col <strong>popolo</strong> ebraico sovrano stabilito <strong>nella</strong> sua<br />

terra. Lo Stato d’Israele è pronto a compiere la sua parte<br />

in uno sforzo comune per il progresso del Me<strong>di</strong>o Oriente<br />

intero.<br />

FACCIAMO APPELLO al <strong>popolo</strong> ebraico dovunque<br />

<strong>nella</strong> Diaspora, affinché si raccolga intorno alla comunità<br />

ebraica <strong>di</strong> Eretz Israel e la sostenga nello sforzo dell’immigrazione<br />

e della costruzione e la assista <strong>nella</strong> grande impresa<br />

per la realizzazione dell’antica aspirazione: la redenzione<br />

<strong>di</strong> Israele.<br />

CONFIDANDO NELL’ONNIPOTENTE, NOI FIR-<br />

MIAMO QUESTA DICHIARAZIONE IN QUESTA<br />

SESSIONE DEL CONSIGLIO DI STATO PROVVI-<br />

SORIO, SUL SUOLO DELLA PATRIA, NELLA<br />

CITTÀ’ DI TEL AVIV, OGGI, VIGILIA DI SABATO<br />

5 IYAR 5708 (14 MAGGIO 1948).<br />

David Ben-Gurion<br />

Daniel Auster<br />

Rachel Cohen<br />

David Zvi Pinkas<br />

Mordekhai Bentov<br />

Aharon Zisling<br />

Yitzchak Ben Zvi<br />

Rabbi Kalman Kahana<br />

Moshe Kolodny<br />

Eliyahu Berligne<br />

Saa<strong>di</strong>a Kobashi<br />

Eliezer Kaplan<br />

Fritz Bernstein<br />

Abraham Katznelson<br />

Rabbi Wolf Gold<br />

Rabbi Yitzchak Meir<br />

Levin<br />

Felix Rosenblueth<br />

Meir Grabovsky<br />

David Remez<br />

Yitzchak Gruenbaum<br />

Meir David Loewenstein<br />

Berl Repetur<br />

Zvi Luria<br />

Mordekhai Shattner<br />

Dr. Abraham<br />

Granovsky<br />

Golda Myerson<br />

Ben Zion Sternberg<br />

Eliyahu Dobkin<br />

Nachum Nir<br />

Bekhor Shitreet<br />

Meir Wilner-Kovner<br />

Zvi Segal<br />

Moshe Shapira<br />

Zerach Warhaftig<br />

Moshe Shertok<br />

Herzl Var<strong>di</strong><br />

Rabbi Yehuda Leib<br />

Hacohen Fishman<br />

David Ben Gurion, primo Presidente del Consiglio israeliano, <strong>di</strong>chiara<br />

l’in<strong>di</strong>pendenza d’Israele<br />

17


Democrazia e rinascita della<br />

sovranità ebraica<br />

La visione espressa <strong>nella</strong> Dichiarazione d’In<strong>di</strong>pendenza delinea e stabilisce il carattere stesso<br />

<strong>di</strong> Israele, i principi sulla cui base è governato lo stato, e le libertà garantite a tutti i suoi citta<strong>di</strong>ni.<br />

La Dichiarazione esprime chiaramente l’intenzione <strong>di</strong> fungere da “manifesto” per la fondazione<br />

<strong>di</strong> uno stato democratico, con tutte le libertà fondamentali che permettono a questa<br />

forma <strong>di</strong> governo <strong>di</strong> fiorire e prosperare. Questi sentimenti sono stati gradualmente co<strong>di</strong>ficati<br />

nelle Leggi Fondamentali, la cui compilazione precorre la stesura della Costituzione finale, così<br />

come concepito dai padri fondatori <strong>nella</strong> Dichiarazione. Nel frattempo, al fianco delle Leggi<br />

Fondamentali, Israele ha sviluppato un insieme <strong>di</strong> politiche sociali e <strong>di</strong> norme giuri<strong>di</strong>che volte<br />

ad attuare i principi espressi <strong>nella</strong> Dichiarazione.<br />

“Lo Stato d’Israele sarà aperto all’immigrazione<br />

ebraica e alla riunione degli esuli”<br />

In seguito alla loro espulsione dalla Terra d’Israele, circa<br />

2.000 anni fa, gli ebrei si <strong>di</strong>spersero in altre terre, principalmente<br />

in Europa, Nord Africa e Me<strong>di</strong>o Oriente. Sebbene vi<br />

siano stati perio<strong>di</strong> in cui gli ebrei hanno prosperato nei paesi<br />

in cui risiedevano,essi hanno anche sofferto lunghi perio<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

dura <strong>di</strong>scriminazione, pogrom ed espulsioni totali o parziali.<br />

Nel corso <strong>di</strong> tutti questi secoli il sogno <strong>di</strong> ritornare alla patria<br />

ancestrale e la fede <strong>nella</strong> “riunione finale degli esuli” sono<br />

rimasti intatti nel cuore della nazione ebraica. Il movimento<br />

sionista, fondato alla fine del XIX secolo, trasformò questo<br />

concetto in un obbiettivo politico concreto: la rinascita della<br />

sovranità ebraica, e lo Stato d’Israele lo ha tradotto in legge,<br />

garantendo la citta<strong>di</strong>nanza a qualsiasi ebreo che desideri<br />

stabilirsi nel Paese.<br />

Nel corso del decennio successivo alla <strong>di</strong>chiarazione d’in<strong>di</strong>pendenza<br />

d’Israele, avvenuta nel 1948, circa 687.000 ebrei,<br />

<strong>di</strong> cui oltre 300.000 profughi dai paesi arabi, immigrarono in<br />

Israele. Molti erano sopravvissuti alla Shoàh provenienti da<br />

paesi europei, e si unirono alle precedenti ondate <strong>di</strong> immigrati,<br />

in prevalenza russi e polacchi, giunti nei primi decenni<br />

del secolo. Questi primi immigrati avevano già posto le<br />

fondamenta per delle complete e complesse infrastrutture<br />

sociali ed economiche, avevano sviluppato l’agricoltura, fondato<br />

kibbutzim e moshavim (inse<strong>di</strong>amenti rurali <strong>di</strong> carattere<br />

comunale, unici nel genere, e cooperative), e avevano fornito<br />

la mano d’opera per la costruzione delle case e delle strade<br />

<strong>nella</strong> nazione. Gli immigrati provenienti dall’Europa centrale<br />

e occidentale, giunti negli anni ’30, erano istruiti, professionalmente<br />

formati ed esperienti, e pertanto innalzarono<br />

gli standard economici, migliorarono le attrattive urbane e<br />

rurali e ampliarono gli orizzonti della vita culturale della<br />

popolazione ebraica preesistente.<br />

Nel corso degli anni Israele ha continuato ad accogliere<br />

nuovi immigrati, in numero maggiore o minore, provenienti<br />

da paesi liberi del mondo occidentale, ma anche da aree<br />

povere. Dal 1989 oltre un milione <strong>di</strong> nuovi immigrati dall’ex<br />

<strong>Un</strong>ione Sovietica si è stabilito in Israele. Tra <strong>di</strong> loro molti professionisti<br />

con titoli <strong>di</strong> istruzione superiore, noti scienziati e<br />

18<br />

artisti e musicisti acclamati, il<br />

cui talento e la cui esperienza<br />

hanno contribuito in maniera<br />

significativa alla vita economica,<br />

scientifica, accademica e<br />

culturale <strong>di</strong> Israele.<br />

Gli anni ’80 e ’90 furono testimoni<br />

dell’arrivo <strong>di</strong> due massicci<br />

gruppi <strong>di</strong> ebrei dell’antica<br />

comunità etiope, le cui origini vengono fatte risalire, dalla<br />

tra<strong>di</strong>zione popolare, ai tempi <strong>di</strong> Re Salomone. Lo Stato ha<br />

operato per facilitare la transizione <strong>di</strong> questi 50.000 immigrati<br />

da un ambiente africano prettamente agrario a una<br />

società industrializzata <strong>di</strong> tipo occidentale.<br />

Immigrati dall’Etiopia<br />

Israele ha costituito agenzie ed enti, nel corso degli anni, per<br />

aiutare e facilitare l’integrazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenti gruppi <strong>di</strong> immigrati<br />

<strong>nella</strong> società israeliana. Alcuni immigrati trovano più<br />

facile inserirsi autonomamente nell’ambiente socio-politico,<br />

mentre altri tendono ancora a relegare all’assistenza sociale<br />

statale il compito <strong>di</strong> provvedere ai loro bisogni economici<br />

e sociali. Organizzazioni private e <strong>di</strong> volontariato, presenti in<br />

gran numero, fungono anche da strumento per provvedere<br />

alle necessità dei vari immigrati e <strong>di</strong> varie minoranze della<br />

popolazione.<br />

“Esso incrementerà lo sviluppo del paese per il bene<br />

<strong>di</strong> tutti i suoi abitanti”<br />

Israele ospita una popolazione composita e molto variegata,<br />

caratterizzata da numerosi retroterra etnici, religiosi, culturali<br />

e sociali. Dei suoi circa 6,6 milioni <strong>di</strong> abitanti, il 77% è<br />

costituito da ebrei, il 19% da arabi (in maggioranza musulmani),<br />

e il restante 4% comprende drusi, circassi e altri<br />

gruppi religiosi non classificati.<br />

A <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> altre società, in cui gli immigrati sono assorbiti<br />

dentro un “melting pot” culturale predominante, Israele<br />

può essere definito più correttamente un mosaico, formato


da gruppi in<strong>di</strong>viduali, ciascuno dei quali apporta la <strong>prop</strong>ria<br />

identità culturale, il <strong>prop</strong>rio carattere etnico e linguistico,<br />

all’intera società. Le lingue ufficiali in Israele sono l’ebraico<br />

e l’arabo. L’inglese è ampiamente impiegato e altre lingue –<br />

in particolare russo, spagnolo, francese, yid<strong>di</strong>sh e aramaico<br />

– sono parlate da molti gruppi etnici o religiosi, che rappresentano<br />

larghe fette della società israeliana e mantengono il<br />

<strong>prop</strong>rio background culturale.<br />

In seguito all’immigrazione <strong>di</strong> massa, dopo la fondazione<br />

dello Stato e nei decenni successivi, la struttura e il tessuto<br />

sociale israeliano sono mutati drasticamente. Il gruppo sociale<br />

ebraico che risultò comprendere la più ampia fascia <strong>di</strong><br />

popolazione era composto da due principali nuclei: una maggioranza,<br />

formata dalla comunità sefar<strong>di</strong>ta preesistente, da<br />

veterani immigrati askenaziti e da sopravvissuti alla Shoàh, e<br />

una minoranza <strong>di</strong> ebrei <strong>di</strong> recente immigrazione e provenienti<br />

dai paesi musulmani del Nord Africa e del Me<strong>di</strong>o Oriente.<br />

I due gruppi, inizialmente, sono coesistiti, senza interagire<br />

molto socialmente e culturalmente. A <strong>di</strong>fferenza della maggioranza<br />

della comunità sefar<strong>di</strong>ta, ebrei <strong>di</strong> quella askenazita<br />

si sono presto inseriti <strong>nella</strong> vita politica dello stato e hanno<br />

ricoperto posti chiave in uffici e istituzioni governative.<br />

Tuttavia, con il passare del tempo, la popolazione sefar<strong>di</strong>ta è<br />

<strong>di</strong>venuta politicamente più attiva e si è gradualmente inserita<br />

<strong>nella</strong> classe politica <strong>di</strong>rigente israeliana. Sebbene alcune<br />

<strong>di</strong>sparità tra i due gruppi permangano, il comune denominatore<br />

della religione, della storia ebraica e della coesione<br />

nazionale è riuscito, <strong>nella</strong> maggioranza dei casi, a far superare<br />

le barriere tra le due popolazioni.<br />

Accanto a queste tensioni <strong>di</strong> carattere culturale vi sono quelle<br />

generate dall’esistenza <strong>di</strong> vari movimenti dell’ebraismo. Ogni<br />

movimento è saldamente legato alla <strong>prop</strong>ria pratica in<strong>di</strong>viduale<br />

dell’ebraismo, in quanto credo religioso e nazionalistico, e<br />

alla <strong>prop</strong>ria percezione del ruolo che l’ebraismo dovrebbe ricoprire<br />

nel carattere nazionale dello stato nel suo insieme.<br />

In maniera analoga, la società ebraica in Israele è composta<br />

da ebrei osservanti e non osservanti, che formano uno spettro<br />

che va dagli ultraortodossi, che vivono in comunità isolate<br />

e separate, a quelli che si considerano laici. Ma anche<br />

questa <strong>di</strong>stinzione non è così netta e univoca. Moltissimi<br />

ebrei che non si autodefiniscono ortodossi, seguono, per vari<br />

gra<strong>di</strong>, le regole, i precetti e i costumi religiosi tra<strong>di</strong>zionali dell’ebraismo.<br />

Israele è stato concepito come stato ebraico, e<br />

pertanto lo Shabbat (il sabato ebraico) e tutte le festività<br />

sono state istituite come feste nazionali e sono osservate, in<br />

linea generale, dall’intera popolazione ebraica.<br />

La maggioranza della popolazione dello Stato d’Israele è<br />

costituita da ebrei, mentre circa 1,5 milioni <strong>di</strong> persone,<br />

approssimativamente il 23% della popolazione, è costituito da<br />

Celebrazione della festività ebraica <strong>di</strong> Simchat Torah<br />

<strong>Un</strong>a famiglia ebraica celebra la festa <strong>di</strong> Mimuna<br />

non ebrei. La maggior parte della popolazione non ebraica<br />

viene definita collettivamente come “citta<strong>di</strong>ni arabi d’Israele”,<br />

ma in effetti essa forma un insieme <strong>di</strong> vari gruppi, principalmente<br />

arabofoni, ciascuno con caratteristiche <strong>di</strong>stinte.<br />

Gli arabi musulmani, quasi un milione <strong>di</strong> persone, la maggior<br />

parte dei quali sunniti, risiedono in piccole città e villaggi, <strong>di</strong><br />

cui oltre la metà nel nord del paese. Gli arabi beduini,<br />

anch’essi musulmani (stimati in circa 170.000), appartengono<br />

a circa 30 tribù, per la maggior parte sparse su un’ampia<br />

area nel sud del paese. Ex pastori o noma<strong>di</strong>, i beduini sono<br />

attualmente in una fase <strong>di</strong> transizione da un contesto sociale<br />

<strong>di</strong> carattere tribale a una società sedentaria permanente, e<br />

stanno gradualmente inserendosi <strong>nella</strong> forza lavoro israeliana.<br />

<strong>Un</strong>a ragazza beduina siede <strong>di</strong> fronte a un computer <strong>di</strong>stribuito nel<br />

contesto del programma “<strong>Un</strong> computer per ogni bambino”<br />

Gli arabi cristiani, circa 113.000, vivono principalmente in<br />

aree urbane. Sebbene siano ufficialmente presenti tutte le<br />

confessioni, la maggior parte <strong>di</strong> essi appartiene alle chiese<br />

greco-cattolica, greco-ortodossa e cattolica romana.<br />

19


I drusi, circa 106.000 arabofoni che vivono in 22 villaggi nel<br />

nord d’Israele, costituiscono una comunità religiosa, sociale<br />

e culturale separata. Se da un lato la religione drusa non è<br />

accessibile a esterni, dall’altro un noto aspetto della loro filosofia<br />

è il concetto <strong>di</strong> taqiyya, che invita alla completa lealtà,<br />

da parte degli aderenti, al governo del paese in cui risiedono.<br />

Danzatori drusi<br />

I circassi, circa 3.000 persone, sono concentrati in due villaggi<br />

del nord. Sono musulmani sunniti, sebbene non abbiano<br />

in comune con la più ampia comunità islamica né l’origine<br />

araba né il background culturale. Pur mantenendo una<br />

<strong>di</strong>stinta identità etnica, essi partecipano agli affari nazionali<br />

ed economici, senza assimilarsi né alla società ebraica né<br />

alla comunità musulmana.<br />

La maggior parte della popolazione cristiana è araba, ma<br />

23.000 sono non arabi, molti dei quali giunti in Israele con i<br />

loro consorti ebrei, durante l’ondata <strong>di</strong> immigrazione negli<br />

anni ’80 e ’90, principalmente dai paesi dell’ex <strong>Un</strong>ione<br />

Sovietica e dall’Etiopia.<br />

Anche se la maggior parte dei cristiani è costituita da arabi,<br />

il loro profilo demografico <strong>di</strong>fferisce molto da quello della<br />

popolazione musulmana, ed è più simile a quello della popolazione<br />

ebraica. La maggior parte dei cristiani vive in aree<br />

urbane e la comunità cristiana è caratterizzata da un alto<br />

grado <strong>di</strong> istruzione, in particolare tra le giovani generazioni.<br />

La maggioranza dei cristiani uomini ha un impiego e un terzo<br />

delle donne cristiane è inserito <strong>nella</strong> forza lavoro civile, molte<br />

in ambiente accademico, tecnico e in libere professioni.<br />

Nonostante le <strong>di</strong>fferenze, le <strong>di</strong>sparità economiche e una vita<br />

politica spesso “surriscaldata”, la società israeliana è abbastanza<br />

bilanciata e stabile. Il fatto che le tensioni socio-economiche,<br />

e a volte politiche, tra i <strong>di</strong>versi gruppi si mantengono<br />

a un livello moderato o persino basso, può essere attribuito<br />

ai sistemi politico e giu<strong>di</strong>ziario del paese, che esprimono<br />

una stretta uguaglianza legale e civica nel contesto <strong>di</strong> uno<br />

stato democratico. Il sistema politico israeliano, partitico e<br />

<strong>prop</strong>orzionale, permette ai numerosi segmenti della popola-<br />

20<br />

zione <strong>di</strong> essere rappresentati <strong>nella</strong> democrazia israeliana.<br />

“sarà fondato sulla libertà, sulla giustizia e sulla<br />

pace come predetto dai profeti d’Israele, assicurerà<br />

completa uguaglianza <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti sociali e politici a<br />

tutti i suoi abitanti senza <strong>di</strong>stinzione <strong>di</strong> religione,<br />

razza o sesso”<br />

Tutti i citta<strong>di</strong>ni d’Israele beneficiano <strong>di</strong> un’ampia legislazione<br />

<strong>di</strong> previdenza sociale. Israele è anche stato teatro <strong>di</strong> alcune<br />

delle sentenze <strong>di</strong> tribunale e <strong>di</strong> legislazioni più progressiste<br />

in tutto il mondo occidentale, riguardo a <strong>di</strong>ritti degli omosessuali,<br />

a pratiche <strong>di</strong>scriminatorie e a molestie sessuali nei<br />

luoghi <strong>di</strong> lavoro.<br />

Le istituzioni d’Israele sono molto attente alla <strong>di</strong>fesa della<br />

libertà <strong>di</strong> espressione e <strong>di</strong> parola per tutti i suoi citta<strong>di</strong>ni.<br />

Allo stesso modo i me<strong>di</strong>a israeliani godono <strong>di</strong> libertà assoluta<br />

e fungono da “cane da guar<strong>di</strong>a” in<strong>di</strong>pendente sul governo.<br />

In Israele sono presenti, inoltre, numerose organizzazioni<br />

governative e no-profit, che vigilano contro la violazione<br />

dei <strong>di</strong>ritti umani. L’attuazione e le conseguenti interpretazioni,<br />

da parte dei tribunali, della Legge Fondamentale “Dignità<br />

umana e libertà” ha trasformato molte delle politiche sociali<br />

israeliane in leggi saldamente stabilite.<br />

“garantirà libertà <strong>di</strong> religione, <strong>di</strong> coscienza, <strong>di</strong> lingua,<br />

<strong>di</strong> istruzione e <strong>di</strong> cultura, preserverà i luoghi<br />

santi <strong>di</strong> tutte le religioni”<br />

Tra tutte le libertà garantite dalla Dichiarazione d’In<strong>di</strong>pendenza,<br />

la libertà <strong>di</strong> professare e praticare la <strong>prop</strong>ria religione e quella<br />

<strong>di</strong> agire secondo la <strong>prop</strong>ria coscienza sono due tra quelle ritenute<br />

maggiormente fondamentali per una democrazia. Il <strong>popolo</strong><br />

ebraico, avendo sofferto così tante volte, per mano <strong>di</strong> leader<br />

intolleranti nei paesi in cui ha vissuto nei secoli, comprende<br />

bene l’importanza <strong>di</strong> queste libertà dell’in<strong>di</strong>viduo.<br />

La Dichiarazione d’In<strong>di</strong>pendenza proclama la libertà <strong>di</strong> culto<br />

per tutti i citta<strong>di</strong>ni dello stato. Pertanto ciascuna comunità<br />

religiosa è libera, per legge e in pratica, <strong>di</strong> professare la <strong>prop</strong>ria<br />

fede, osservare le <strong>prop</strong>rie feste e i <strong>prop</strong>ri giorni <strong>di</strong> riposo<br />

settimanale, e <strong>di</strong> amministrare i <strong>prop</strong>ri affari interni.<br />

Ciascuna possiede i <strong>prop</strong>ri tribunali e consigli religiosi, riconosciuti<br />

dalla legge e con giuris<strong>di</strong>zione su tutti gli affari religiosi<br />

e le questioni riguardanti lo status personale, come, per<br />

esempio, matrimoni e <strong>di</strong>vorzi. Ciascuna ha i <strong>prop</strong>ri e unici<br />

luoghi <strong>di</strong> culto, con riti tra<strong>di</strong>zionali e caratteristiche architettoniche<br />

<strong>prop</strong>rie sviluppatesi nei secoli.<br />

Il <strong>di</strong>ritto a queste libertà è descritto ancor meglio dalla Corte<br />

Suprema d’Israele:


“Ogni persona in Israele gode <strong>di</strong> libertà <strong>di</strong> coscienza, <strong>di</strong><br />

credo, <strong>di</strong> religione e <strong>di</strong> culto. Questa libertà è garantita a ciascuna<br />

persona in ogni regime democratico e illuminato e,<br />

pertanto, è garantita a ciascuna persona in Israele. Essa è<br />

uno dei principi fondamentali su cui si fonda lo Stato<br />

d’Israele. Questa libertà si basa in parte sull’Articolo 83 del<br />

Palestine Order in Council del 1922, ed è, in parte, uno <strong>di</strong><br />

quei <strong>di</strong>ritti fondamentali che non sono scritti su libri, e deriva<br />

<strong>di</strong>rettamente dalla natura del nostro stato, democratico e<br />

amante della pace”. 1<br />

“Sulla base delle normative, e in conformità alla<br />

Dichiarazione d’In<strong>di</strong>pendenza, ogni legge e ogni potere<br />

saranno interpretati nel pieno riconoscimento della libertà <strong>di</strong><br />

coscienza, credo, religione e culto”. 2<br />

Israele protegge la libertà, che hanno ebrei e non ebrei allo<br />

stesso modo, <strong>di</strong> esercitare la <strong>prop</strong>ria pratica religiosa o il<br />

culto prescelto. Pertanto, <strong>nella</strong> maggior parte dei casi, le istituzioni<br />

dello stato riconoscono i precetti religiosi, come, ad<br />

esempio, le proibizioni <strong>di</strong> lavorare nei giorni <strong>di</strong> riposo religiosi,<br />

e non obbligano ebrei e non ebrei a violare la dottrina<br />

della <strong>prop</strong>ria fede prescelta.<br />

Ciascun luogo santo o <strong>di</strong> culto è amministrato dalla <strong>prop</strong>ria<br />

autorità religiosa, e libertà <strong>di</strong> accesso e <strong>di</strong> culto sono assicurate<br />

per legge. Per esempio, il Kotel, il Muro Occidentale (o<br />

Muro del Pianto, com’è noto in ambiente non ebraico), gli<br />

ultimi resti del muro <strong>di</strong> cinta del Secondo Tempio <strong>di</strong><br />

Gerusalemme, è amministrato dallo Stato d’Israele, mentre<br />

il Duomo della Roccia e la Moschea <strong>di</strong> Al-Aqsa, situate sul<br />

Monte del Tempio <strong>di</strong>rettamente soprastante al Kotel, sono<br />

sotto l’autorità del Waqf giordano. Le autorità cristiane<br />

amministrano e conservano la Via Dolorosa, il Cenacolo e<br />

altre chiese, inclusa quella dell’Annunciazione (a Nazaret).<br />

Tra gli altri, anche luoghi santi e <strong>di</strong> culto drusi, bahai, samaritani<br />

e karaiti sono protetti.<br />

Dato che il fine dello Stato d’Israele è quello <strong>di</strong> servire principalmente<br />

come madrepatria del <strong>popolo</strong> ebraico, ampli<br />

<strong>di</strong>battiti si sono svolti sul ruolo che la religione dovrebbe<br />

ricoprire nel fissare le politiche e le leggi dello stato. Israele,<br />

in quanto democrazia, è impegnata a sostenere e mantenere<br />

le libertà fondamentali che tale sistema politico comporta,<br />

ma, in quanto stato con una chiara ere<strong>di</strong>tà ebraica, si<br />

sforza <strong>di</strong> preservare il <strong>prop</strong>rio carattere particolare, derivato<br />

in larga misura dalle fonti ebraiche.<br />

Sebbene Israele non abbia nessuna religione <strong>di</strong> stato, non vi<br />

è una chiara e netta <strong>di</strong>stinzione tra religione e stato. <strong>Un</strong>a<br />

delle maggiori fonti <strong>di</strong> contrasto in seno alla società israeliana<br />

è il <strong>di</strong>ssenso tra il settore ortodosso e quello laico sui limiti<br />

dell’imposizione <strong>di</strong> norme religiose e restrizioni a tutti gli<br />

ebrei, senza <strong>di</strong>stinzione <strong>di</strong> grado della loro osservanza religiosa.<br />

Questioni come la definizione <strong>di</strong> un ebreo avente <strong>di</strong>rit-<br />

Il “Muro Occidentale”, uno dei luoghi ebraici<br />

più sacri, <strong>prop</strong>rio sotto il “Duomo della<br />

Roccia”, luogo sacro ai musulmani<br />

to alla citta<strong>di</strong>nanza per<br />

via della Legge del<br />

Ritorno, applicazione<br />

esclusiva <strong>di</strong> una<br />

norma religiosa a<br />

legge personale, o il<br />

finanziamento <strong>di</strong> stato<br />

a scuole religiose,<br />

sono solo degli esempi<br />

del coinvolgimento<br />

della religione negli<br />

affari dello stato.<br />

A causa della particolare<br />

natura del sistema<br />

politico israeliano,<br />

nessun partito politico<br />

ha mai ottenuto la<br />

maggioranza necessaria<br />

a vincere da solo<br />

la maggioranza dei<br />

seggi della Knesset,<br />

rendendo pertanto<br />

necessaria la formazione<br />

<strong>di</strong> governi <strong>di</strong><br />

coalizione. Ne consegue<br />

che i partiti religiosi<br />

con<strong>di</strong>zionano la<br />

<strong>prop</strong>ria partecipazione<br />

al governo a ogni tipo<br />

<strong>di</strong> legislazione o politica<br />

su base religiosa.<br />

Questo tipo <strong>di</strong> ingerenza<br />

è fonte <strong>di</strong> tensione<br />

tra gli esponenti<br />

laici e quelli religiosi<br />

della società.<br />

L’apparente natura <strong>di</strong>cotomica<br />

dello stato<br />

democratico israeliano<br />

viene risolta gradualmente,<br />

attraverso l’in-<br />

La “Chiesa del Santo Sepolcro” a Gerusalemme terpretazione delle<br />

Leggi Fondamentali,<br />

da parte dei tribunali, e dalla richiesta, avanzata dai partiti<br />

politici laici, <strong>di</strong> cambiare lo status quo sulle questioni <strong>di</strong> stato<br />

e religione, che Israele aveva accettato nei decenni passati.<br />

1 Giu<strong>di</strong>ce Landau in H.C. 243/62 Filming in Israel Ltd. contro Guery<br />

et al., 16 P.D. 2407.<br />

2 Giu<strong>di</strong>ce Zamir in H.C. 7128/96, Movement of the Faithful of the<br />

Temple Mount et al. contro Government of Israel et al., 97(1)<br />

Tak<strong>di</strong>n-Elyon 480.<br />

21


A partire dagli ultimi decenni del XIX secolo la cultura del giornalismo<br />

in Israele ha seguito i principi basilari della stampa<br />

democratica, fornendo, nel riportare le notizie con la massima<br />

accuratezza, una vasta gamma <strong>di</strong> vedute e <strong>di</strong> posizioni in<strong>di</strong>pendenti<br />

riguardo alle istituzioni politiche e pubbliche.<br />

Le prime forme me<strong>di</strong>atiche in Israele hanno seguito il modello<br />

europeo relativo al ruolo della stampa. La cultura europea schierata<br />

ha influenzato il modo in cui veniva gestita la stampa israeliana,<br />

e i primi giornali israeliani avevano una chiara <strong>di</strong>pendenza<br />

e identificazione con i partiti politici che determinavano il loro<br />

or<strong>di</strong>ne del giorno.<br />

Nei primi anni dello stato i giornalisti israeliani, nonostante lavorassero<br />

per giornali dalle chiare impostazioni <strong>di</strong> parte, provarono<br />

a mantenere l’accuratezza nel riportare i fatti <strong>di</strong> cronaca,<br />

sforzandosi <strong>di</strong> coprire la maggior<br />

parte delle notizie importanti del<br />

giorno. Tuttavia ogni giornale<br />

operava come uno strumento per<br />

la <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> una particolare<br />

linea politica e le notizie venivano<br />

presentate secondo la singola<br />

ideologia delle varie testate.<br />

Sebbene i giornali venissero percepiti<br />

come strumenti ideologici,<br />

testimoniavano lo sviluppo della<br />

democrazia ancora prima della<br />

fondazione dello stato, dando<br />

spazio ad accesi <strong>di</strong>battiti, all’interno<br />

<strong>di</strong> ogni giornale e tra i giornali<br />

stessi, riguardo al carattere<br />

del futuro stato.<br />

A questo modello <strong>di</strong> stampa schierata esistevano due alternative.<br />

La prima era la vasta <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> giornali commerciali, rappresentati<br />

principalmente dai due quoti<strong>di</strong>ani nazionali che esistono<br />

ancora oggi: “Ye<strong>di</strong>oth Aharonot”e “Maariv”. La seconda era il<br />

giornale anti-istituzionale “Ha‘olam Hazeh” e<strong>di</strong>to da Uri Avneri.<br />

Questo giornale ebbe una profonda influenza sul ruolo della<br />

stampa in Israele, giacché Avneri promuoveva una visione critica<br />

del governo, pratica non molto <strong>di</strong>ffusa tra le testate <strong>di</strong> quel<br />

periodo.<br />

Per molti anni la maggior parte dei giornali, ad eccezione <strong>di</strong><br />

“Ha‘olam Hazeh”, aveva in comune lo stesso atteggiamento,<br />

talvolta eccessivo, caratterizzato dalla tendenza ad evitare ogni<br />

critica al governo, in nome <strong>di</strong> quello che era chiamato “interesse<br />

nazionale”. Questo approccio raggiunse il suo apice prima<br />

alla vigilia della Guerra del Kippur nel 1973, quando la stampa<br />

22<br />

Libertà <strong>di</strong> espressione e<br />

libertà <strong>di</strong> stampa<br />

(Ruvik Rosenthal)<br />

tenne conto della richiesta, fatta dall’esercito, <strong>di</strong> non preannunciare<br />

l’incombente scoppio della guerra. In seguito al <strong>di</strong>sastroso<br />

esito del conflitto, molti giornalisti si rimproverarono <strong>di</strong> non<br />

essere stati rispettosi dei loro doveri e cambiarono il loro atteggiamento<br />

rispetto alla loro responsabilità come giornalisti.<br />

Gli anni ’80 testimoniano un importante cambiamento in positivo<br />

del ruolo della stampa <strong>nella</strong> democrazia israeliana. La stampa<br />

schierata iniziò a cambiare sembianze, riducendo significativamente<br />

la tendenza ad attenersi alla linea e<strong>di</strong>toriale per attrarre<br />

un pubblico più vasto. I lettori <strong>di</strong> “Ha‘olam Hazeh” infatti iniziarono<br />

a <strong>di</strong>minuire, dopo che le altre testate nazionali cominciarono<br />

a prendere posizioni sempre più aggressive e provocatorie<br />

nei confronti dello stato. L’emergere <strong>di</strong> televisione e ra<strong>di</strong>o<br />

libere ha avuto una grande influenza sui giornali. Questo processo<br />

<strong>di</strong> cambiamento è culminato nel 1982 durante la Guerra del<br />

Libano, quando la stampa si<br />

sentì libera <strong>di</strong> esprimere la sua<br />

<strong>di</strong>sapprovazione nei confronti<br />

del governo, riportando costantemente<br />

al pubblico notizie critiche<br />

sulla guerra.<br />

L’incremento della <strong>di</strong>ffusione<br />

dei giornali locali insieme con<br />

l’introduzione <strong>di</strong> riviste innovative,<br />

ha contribuito all’incremento<br />

dell’attività dei me<strong>di</strong>a<br />

negli anni ’80. La nascita del<br />

magazine “Monitin” aiutò a preparare<br />

la strada per l’adozione,<br />

da parte delle altre forme<br />

me<strong>di</strong>atiche, <strong>di</strong> questo tipo <strong>di</strong><br />

giornalismo, e fu modello del<br />

“magazin format”, che <strong>di</strong>ventò popolare in televisione e alla<br />

ra<strong>di</strong>o. Il “magazin format” permetteva ai giornali <strong>di</strong> coprire una<br />

vasta gamma <strong>di</strong> temi (oltre alle notizie <strong>di</strong> attualità vere e <strong>prop</strong>rie),<br />

come storie <strong>di</strong> interesse umano, che avevano molto<br />

ascendente sul vasto pubblico.<br />

I giornali schierati iniziarono a chiudere alla fine degli anni ’80<br />

per ragioni economiche, ma non solo. Soltanto tre quoti<strong>di</strong>ani<br />

nazionali sopravvissero: “Haaretz”, giornale che si richiama ad<br />

un pubblico intellettuale; “Maariv”e “Ye<strong>di</strong>ot Aharonot”, che, con<br />

un giornalismo d’effetto e ricco d’immagini, si contendono lo<br />

stesso pubblico. Queste tre testate sono <strong>di</strong> <strong>prop</strong>rietà <strong>di</strong> alcune<br />

famiglie, che, come risultato, detengono un enorme potere e<br />

hanno la facoltà <strong>di</strong> influenzare l’or<strong>di</strong>ne del giorno dello stato e<br />

dei me<strong>di</strong>a.<br />

Il timore che queste famiglie potessero far uso del loro potere per<br />

controllare i me<strong>di</strong>a e stabilire il loro or<strong>di</strong>ne del giorno, si è rivela-


to infondato, dato l’impegno della stampa<br />

e dei me<strong>di</strong>a elettronici a fornire una<br />

copertura completa e onesta delle notizie<br />

in Israele e nel mondo. Infatti quasi tutti<br />

gli episo<strong>di</strong> che denunciavano la corruzione<br />

<strong>di</strong> funzionari pubblici sono stati rivelati<br />

dagli esponenti della stampa. Per <strong>di</strong> più<br />

la naturale competizione tra i quoti<strong>di</strong>ani<br />

per la conquista del pubblico aiuta i giornali<br />

a non essere oggetto delle aspirazioni<br />

dei rispettivi <strong>prop</strong>rietari.<br />

Tuttavia chi scrive ha <strong>di</strong>fficoltà a convivere<br />

con il fatto che ci siano solo tre quoti<strong>di</strong>ani<br />

nazionali. Chiaramente si viene a<br />

creare una situazione <strong>nella</strong> quale non molte voci, opinioni, punti<br />

<strong>di</strong> vista e perfino informazioni possono idealmente raggiungere<br />

il pubblico come sarebbe auspicabile. Il motivo della mancanza<br />

<strong>di</strong> giornali nazionali è sostanzialmente economico e risulta <strong>di</strong>fficile<br />

immaginare come un altro quoti<strong>di</strong>ano potrebbe sopravvivere<br />

nell’o<strong>di</strong>erna situazione economica presente in Israele.<br />

Gli esponenti della stampa israeliana accettano e si conformano<br />

all’approccio occidentale al giornalismo, agendo naturalmente<br />

in accordo a un co<strong>di</strong>ce etico che vede nell’ approccio critico e<br />

nell’informazione atten<strong>di</strong>bile il suo principio <strong>di</strong> base. Per la maggior<br />

parte gli esponenti della stampa israeliana sono istruiti e<br />

ben informati. Sono stati pochi i casi in cui questi principi sono<br />

stati compromessi o in cui i fatti sono stati <strong>di</strong>storti intenzionalmente<br />

da un reporter o un giornalista <strong>di</strong>sonesto.<br />

Israele è anche una società molto politica. Ogni decisione o processo<br />

politico può avere, e spesso lo ha, un impatto <strong>di</strong>retto sulla<br />

vita della popolazione israeliana. Il modello del “giornalismo<br />

tabloid”, molto popolare in altri paesi, non è pertanto tollerato in<br />

Israele, dove la popolazione legge i giornali avidamente per<br />

conoscere precisamente i fatti e le notizie.<br />

Di conseguenza i quoti<strong>di</strong>ani e gli altri me<strong>di</strong>a israeliani si occupano<br />

delle questioni principali del giorno, monitorando il governo<br />

e fornendo al pubblico un’informazione politica esauriente.<br />

Gli israeliani sono conosciuti per il loro apprezzamento nei confronti<br />

del <strong>di</strong>battito vivace, e la stampa si adegua, assolvendo alla<br />

<strong>prop</strong>ria funzione <strong>di</strong> forum per le polemiche e i <strong>di</strong>battiti. <strong>Un</strong>o dei<br />

programmi televisivi più popolari in Israele è il <strong>di</strong>battito - tavola<br />

rotonda, che vede come protagonisti personaggi pubblici e privati<br />

che esprimono energicamente una serie <strong>di</strong> punti <strong>di</strong> vista su<br />

vari temi.<br />

La <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> un’informazione atten<strong>di</strong>bile, il rispetto per la<br />

varietà <strong>di</strong> opinioni e l’incoraggiamento a un attivo criticismo nei<br />

confronti del governo, sono in<strong>di</strong>cativi della<br />

condotta della stampa <strong>nella</strong> società<br />

democratica israeliana.<br />

Recentemente, come nel resto del mondo,<br />

è entrato in scena un nuovo elemento:<br />

internet. L’attività in questo ambito è vasta<br />

e variegata, permettendo a molte entità e<br />

a privati citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> prendere parte al<br />

<strong>di</strong>battito pubblico. In Israele hanno sede<br />

migliaia <strong>di</strong> portali e siti, e tutti i giornali<br />

hanno una versione online, <strong>nella</strong> quale trovano<br />

spazio animate <strong>di</strong>scussioni, alcune<br />

delle quali incentrate su tematiche politiche<br />

e pubbliche. Le chat e le talk-back<br />

forniscono un forum a migliaia <strong>di</strong> persone che, prima dell’avvento<br />

<strong>di</strong> internet, non avevano la possibilità <strong>di</strong> esprimersi pubblicamente.<br />

Complessivamente gli israeliani, che non si sottraggono<br />

mai al <strong>di</strong>battito, traggono numerosi vantaggi da internet.<br />

Israele è ancora una giovane democrazia in via <strong>di</strong> sviluppo. Benché<br />

alcuni esponenti del pubblico si interroghino sulle ragioni per le<br />

quali la stampa critica lo stato in tempo <strong>di</strong> guerra, generalmente la<br />

società israeliana capisce che una stampa libera e solida è <strong>di</strong> cruciale<br />

importanza per l’esistenza <strong>di</strong> una forte democrazia e costituisce<br />

un valore per il quale vale la pena lottare. Il graduale riconoscimento<br />

dei pericoli derivanti dal porre restrizioni alla stampa, e<br />

la comprensione da parte del pubblico del ruolo giocato dai me<strong>di</strong>a<br />

israeliani anche in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong>fficili, fanno parte della sfida <strong>di</strong><br />

Israele a <strong>di</strong>ventare una vera nazione democratica.<br />

In generale la società<br />

israeliana capisce che una<br />

stampa libera e solida è <strong>di</strong><br />

cruciale importanza per<br />

l’esistenza <strong>di</strong> una forte<br />

democrazia e costituisce<br />

un valore per il quale vale<br />

la pena lottare.<br />

Ruvik Rosenthal è stato <strong>di</strong>rettore della rubrica op-ed del quoti<strong>di</strong>ano<br />

Maariv tra il 1997 e il 2002 ed è un giornalista pluripremiato<br />

e molto apprezzato, che si occupa degli aspetti culturali e<br />

politici del linguaggio. È stato insignito nel 2004 del più prestigioso<br />

premio giornalistico israeliano, il Premio Sokolov, per il<br />

suo lavoro in questo campo.<br />

23


Parità tra sessi in uno stato ebraico<br />

Frances Raday<br />

Nella legge israeliana esiste una <strong>di</strong>cotomia tra valori religiosi e secolari su questioni relative ai<br />

sessi, e tale <strong>di</strong>cotomia pervade il sistema legale a tutti i livelli. A livello costituzionale i valori religiosi<br />

hanno avuto la precedenza sull’introduzione <strong>di</strong> un <strong>di</strong>ritto esplicito alla parità delle donne.<br />

Questo limite, tuttavia, è stato ampiamente aggirato dall’introduzione del <strong>di</strong>ritto costituzionale<br />

alla <strong>di</strong>gnità umana e dalla giurisprudenza della Corte Suprema, che ha stabilito il <strong>di</strong>ritto alla parità<br />

come un <strong>di</strong>ritto fondamentale. In altre aree del Diritto, non <strong>di</strong>rettamente correlate a norme e<br />

valori religiosi, è stato sviluppato un forte concetto <strong>di</strong> parità tra sessi, sia <strong>nella</strong> legislazione sia<br />

nei tribunali. In queste aree, pertanto, il sistema legale combina agevolazioni sociali per la maternità<br />

e per i genitori, garantisce pari opportunità per la partecipazione delle donne al mondo del<br />

lavoro e al servizio militare, oltre che la possibilità <strong>di</strong> affermarsi nel settore pubblico.<br />

La Dichiarazione d’In<strong>di</strong>pendenza<br />

d’Israele è stata tra i primi documenti<br />

costitutivi <strong>di</strong> uno stato a<br />

garantire uguaglianza politica e<br />

sociale senza <strong>di</strong>scriminazione <strong>di</strong><br />

sesso. Nel 1951 la Knesset<br />

approvò la Legge dei pari <strong>di</strong>ritti<br />

per le donne, che, pur non conferendo<br />

ai tribunali l’autorità costituzionale<br />

<strong>di</strong> annullare la legislazione<br />

esistente, servì da strumento<br />

interpretativo, per la Corte<br />

Suprema <strong>nella</strong> sua funzione <strong>di</strong><br />

Alta Corte <strong>di</strong> Giustizia, per l’introduzione<br />

<strong>di</strong> una vasta gamma <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> parità per le donne.<br />

Accanto a tali garanzie <strong>di</strong> parità per i <strong>di</strong>ritti delle donne, la<br />

Knesset, adottando il sistema dei millet ere<strong>di</strong>tato dal periodo dell’impero<br />

ottomano e del mandato britannico, ha delegato le questioni<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto personale alla giuris<strong>di</strong>zione esclusiva dei tribunali<br />

religiosi delle varie comunità religiose: i tribunali rabbinici ebraici,<br />

i tribunali della Sharia musulmana, e i tribunali canonici delle<br />

varie confessioni cristiane. Questo ha portato in pratica a relegare<br />

il <strong>di</strong>ritto matrimoniale, relativo ai matrimoni e ai <strong>di</strong>vorzi, a sistemi<br />

religiosi patriarcali. Le <strong>di</strong>sparità che ne risultarono per le<br />

donne sono state espressamente sanzionate dalla Knesset <strong>nella</strong><br />

Legge per la parità <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti delle donne, <strong>nella</strong> quale le normative<br />

su <strong>di</strong>ritti e limitazioni in matrimoni e <strong>di</strong>vorzi sono state escluse<br />

dalle finalità delle sue garanzie <strong>di</strong> uguaglianza e parità.<br />

Successivi tentativi <strong>di</strong> includere una clausola costituzionale <strong>di</strong><br />

uguaglianza in varie <strong>prop</strong>oste <strong>di</strong> <strong>di</strong>segni <strong>di</strong> legge sui <strong>di</strong>ritti umani<br />

sono stati costantemente osteggiati e impe<strong>di</strong>ti dai partiti religiosi.<br />

Nel 1992 la Knesset ha aggirato ed eluso questa opposizione,<br />

introducendo un parziale pacchetto <strong>di</strong> leggi costituzionali inerenti<br />

ai <strong>di</strong>ritti, con la Legge Fondamentale Dignità umana e uguaglianza,<br />

la quale garantisce, tra gli altri, il <strong>di</strong>ritto alla <strong>di</strong>gnità umana.<br />

Sebbene la Legge Fondamentale sulla <strong>di</strong>gnità umana e l’uguaglianza<br />

non includa espressamente il <strong>di</strong>ritto alla parità, i giu<strong>di</strong>ci <strong>di</strong><br />

alcuni tribunali israeliani hanno considerato la parità tra i sessi<br />

come se rientrasse nell’ambito del <strong>di</strong>ritto alla <strong>di</strong>gnità umana.<br />

24<br />

Per quanto riguarda le donne<br />

lavoratrici, le basi fondanti del<br />

Sionismo socialista hanno reso<br />

naturale l’erogazione <strong>di</strong> agevolazioni<br />

per le necessità delle<br />

donne, in particolare delle madri<br />

lavoratrici. Perciò dal 1950 in poi<br />

le donne hanno <strong>di</strong>ritto a un’indennità<br />

per assenza prolungata<br />

per maternità, retribuita dall’Istituto<br />

Nazionale <strong>di</strong> Previdenza<br />

Sociale israeliano; hanno <strong>di</strong>ritto a essere tutelate dal licenziamento<br />

durante la gravidanza e ad agevolazioni per assistenza<br />

all’infanzia; tutto combinato e finalizzato a permettere alla<br />

donna <strong>di</strong> poter mantenere insieme una vita lavorativa retribuita<br />

e una vita familiare. Ci volle del tempo perché lo stereotipo della<br />

madre lavoratrice fosse percepito come un ostacolo al progresso<br />

della donna. Inoltre esisteva già una nozione preconcetta <strong>di</strong><br />

parità tra sessi, sin dai primi anni dello stato, derivante dalla<br />

partecipazione delle donne alle organizzazioni dei pionieri, al<br />

servizio militare, alla politica e alle professioni.<br />

La nozione che le donne israeliane godessero già <strong>di</strong> pari opportunità<br />

fu smontata negli anni ’70 e ’80, quando <strong>di</strong>venne chiaro<br />

che la presenza non equivaleva al potere, e che le donne erano<br />

soggette a svantaggi e <strong>di</strong>scriminazioni, in Israele come in ogni<br />

altro luogo. Questa nuova consapevolezza produsse una legislazione<br />

femminista, promossa dalle organizzazioni femministe,<br />

da membri della Knesset donne e da pubblici funzionari. A partire<br />

dal 1987 fu approvata una serie <strong>di</strong> leggi: la Legge per la<br />

parificazione dell’età <strong>di</strong> pensionamento, che capovolse il<br />

sostegno del Tribunale del Lavoro per un pensionamento anticipato<br />

obbligatorio per le donne; la Legge per le pari opportunità<br />

<strong>di</strong> impiego, che offrì un rime<strong>di</strong>o alle <strong>di</strong>scriminazioni nel<br />

campo dell’impiego e la conversione dei <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> assistenza<br />

all’infanzia da materni a pertinenti a entrambi i genitori; l’emendamento<br />

alla Legge per le pari retribuzioni, del 1964,<br />

che impose l’obbligo <strong>di</strong> pagare pari retribuzione a parità <strong>di</strong> valore<br />

del lavoro svolto; leggi che richiedono maggiore affermazione<br />

e presenza femminile in cariche <strong>di</strong> <strong>di</strong>rettori <strong>di</strong> compagnie<br />

governative e in impieghi statali; l’emendamento<br />

all’Or<strong>di</strong>nanza per il fisco, che conferiva alle donne pari con<strong>di</strong>zioni<br />

relativamente alla <strong>di</strong>chiarazione dei red<strong>di</strong>ti; la Legge che<br />

proibisce le molestie sessuali copre il luogo <strong>di</strong> lavoro e altri<br />

tipi <strong>di</strong> rapporti <strong>di</strong> lavoro <strong>di</strong>pendente, come istruzione, assistenza<br />

me<strong>di</strong>ca e servizio militare, nonché altri tipi <strong>di</strong> rapporti <strong>di</strong><br />

lavoro non <strong>di</strong>pendente dove si verificano ripetuti casi <strong>di</strong> molestie<br />

sessuali; l’emendamento alla Legge della <strong>di</strong>fesa, che<br />

assicura alla donna il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> prestare servizio in qualsiasi<br />

carica e funzione durante il servizio militare, stabilito che esse<br />

ne abbiano la capacità; infine, l’emendamento alla Legge per


la parità <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti della donna, del 2000, che consolida i principi<br />

<strong>di</strong> pari opportunità, <strong>di</strong> affermazione e presenza femminile e<br />

<strong>di</strong> agevolazioni, riconosciuti in precedenza in pronunciamenti e<br />

sentenze giu<strong>di</strong>ziarie o in specifici statuti, stabilendoli come<br />

principi basilari del sistema legale.<br />

Dal 1980 sono state adottate varie misure per migliorare varie<br />

proibizioni legali e misure preventive relativamente alla violenza<br />

contro le donne. È stata approvata la Prevenzione della<br />

Violenza nel Diritto Familiare, che conferisce ai tribunali l’autorità<br />

<strong>di</strong> emettere or<strong>di</strong>nanze protettive per allontanare la persona<br />

violenta dall’abitazione familiare. Inoltre è stata estesa la<br />

definizione <strong>di</strong> stupro, e alla proibizione dello stupro coniugale,<br />

già stabilita dalla Corte Suprema in conformità ai principi <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>ritto ebraico, è stato conferito valore statutario. Sono stati<br />

apportati degli emendamenti alla legge sullo stupro, per migliorare<br />

la situazione processuale della vittima, abolendo, per<br />

esempio, la richiesta <strong>di</strong> una prova convalidante dello stupro, e<br />

vietando l’esame delle esperienze sessuali passate della vittima<br />

<strong>di</strong> stupro. Inoltre la Corte Suprema ha analizzato la necessità<br />

<strong>di</strong> prevenire le violenze contro le donne nel contesto dei<br />

<strong>di</strong>ritti umani per la <strong>di</strong>gnità umana e l’uguaglianza.<br />

La regolamentazione statutaria relativa alla libertà <strong>di</strong> riproduzione<br />

è stata parzialmente influenzata dalle pressioni dei partiti<br />

religiosi. L’aborto è legale, se presenta certe ragioni approvate:<br />

età (sotto i se<strong>di</strong>ci anni o oltre i quaranta); relazioni proibite,<br />

extraconiugali o incesti; <strong>di</strong>fetto fisico o mentale del feto; pericolo<br />

per la vita della donna o per la sua salute fisica e mentale.<br />

Per la legge ebraica l’aborto è permesso solo laddove la continuazione<br />

della gravidanza minaccia la madre, e negli ultimi<br />

anni ’70 i partiti religiosi fecero pressioni, e con successo, per<br />

l’abrogazione <strong>di</strong> alcune circostanze economiche come motivo<br />

per ammettere l’aborto, le quali fino ad allora avevano permesso<br />

l’aborto per <strong>di</strong>fficili circostanze familiari o sociali. In seguito<br />

fu approvata una legge che permetteva degli accor<strong>di</strong> <strong>di</strong> “surroganza”,<br />

ovvero <strong>di</strong> adozione o gestione <strong>di</strong> gravidanza da parte <strong>di</strong><br />

altre donne, tuttavia la legalità fu ristretta effettivamente alla<br />

“surroganza” da parte <strong>di</strong> donne non sposate, per evitare la possibilità<br />

che il figlio fosse il prodotto <strong>di</strong> una gravidanza adulterina<br />

<strong>di</strong> una donna sposata.<br />

Lo sviluppo del principio giuri<strong>di</strong>co <strong>di</strong> uguaglianza per le donne<br />

presso l’Alta Corte <strong>di</strong> Giustizia ha dovuto contendere con la<br />

legge patriarcale religiosa. Lo scontro fra le due parti ha avuto<br />

un certo impatto, provocando <strong>di</strong>vergenze e <strong>di</strong>battiti, <strong>nella</strong> sfera<br />

privata (famiglie) e <strong>nella</strong> scena pubblica (vita pubblica ed economica).<br />

Mentre nel <strong>di</strong>ritto familiare i valori religiosi esercitano<br />

una forte restrizione sullo sviluppo della giurisprudenza relativa<br />

alla parità tra sessi, l’impatto inibitorio delle norme religiose<br />

<strong>nella</strong> sfera pubblica è molto più limitato, ed è stata prodotta<br />

un’impressionante mole <strong>di</strong> giurisprudenza sulla parità tra sessi.<br />

Nella sfera privata, i tribunali israeliani non hanno interferito<br />

<strong>nella</strong> delega statutaria ai tribunali religiosi, relativamente ai<br />

permessi e alle proibizioni nell’ambito dei matrimoni e dei<br />

<strong>di</strong>vorzi. Al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> questo limite statutario, tuttavia, il principio <strong>di</strong><br />

uguaglianza è stato applicato dalla Corte Suprema in numerosi<br />

casi, come, per esempio, riguardo ai <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> domicilio e <strong>di</strong> <strong>prop</strong>rietà.<br />

Nel 1994 l’Alta Corte <strong>di</strong> Giustizia impose ai tribunali rabbinici<br />

l’obbligo <strong>di</strong> conformarsi al principio <strong>di</strong> uguaglianza <strong>nella</strong><br />

<strong>di</strong>visione delle <strong>prop</strong>rietà coniugali, che andava contro il principio<br />

legale ebraico della separazione delle <strong>prop</strong>rietà coniugali. 1<br />

Nella scena pubblica (politica, economia, esercito) l’Alta Corte<br />

<strong>di</strong> Giustizia, non ostacolata da norme e sensibilità religiose, ha<br />

introdotto principi ra<strong>di</strong>cali <strong>di</strong> uguaglianza per le donne. Così, nel<br />

1990, nel contesto della questione della parità dell’età pensionabile<br />

per la donna, la Corte Suprema richiese <strong>di</strong> esercitare uno<br />

stretto controllo nell’esaminare i reclami <strong>di</strong> <strong>di</strong>scriminazioni <strong>di</strong><br />

gruppo contro donne. In una serie <strong>di</strong> regolamentazioni la Corte<br />

ha reso il principio <strong>di</strong> uguaglianza per le donne in Israele forte<br />

e innovativo. Il Giu<strong>di</strong>ce della Corte Suprema Michael Cheshin ha<br />

descritto il principio <strong>di</strong> uguaglianza come:<br />

“Il re dei principi: il più elevato dei principi, sopra ogni altro.<br />

Così è nel <strong>di</strong>ritto pubblico e così è in ogni singolo aspetto della<br />

nostra vita sociale. Il principio <strong>di</strong> uguaglianza si infiltra in ogni<br />

pianta del giar<strong>di</strong>no della legalità, e costituisce una parte inseparabile<br />

della conformazione genetica <strong>di</strong> tutti i principi legali, <strong>di</strong><br />

ciascuno <strong>di</strong> essi. Il principio <strong>di</strong> uguaglianza è, in teoria e in pratica,<br />

un principio generante, anzi dovremmo meglio <strong>di</strong>re un<br />

principio-madre”.<br />

Nell’ultimo decennio del ventesimo secolo la Corte si è <strong>di</strong>staccata<br />

dalle limitazioni dell’uguaglianza formale e ha introdotto<br />

25


dei concetti <strong>di</strong> affermazione e presenza della donna nel lavoro<br />

e in altri campi, e <strong>di</strong> agevolazioni. Il principio <strong>di</strong> affermazione e<br />

<strong>di</strong> presenza della donna è stato in più casi confermato e sanzionato<br />

da vari tribunali. Questi ultimi hanno riconosciuto che<br />

l’idea <strong>di</strong> affermazione nel lavoro deriva dal principio <strong>di</strong> uguaglianza,<br />

e la sua essenza sta nell’ideazione <strong>di</strong> strumenti <strong>di</strong> politica<br />

giuri<strong>di</strong>ca per l’attuazione dell’uguaglianza quale effettiva<br />

norma sociale (uguaglianza nei risultati).<br />

Il principio <strong>di</strong> agevolazioni, quale modello <strong>di</strong> uguaglianza per le<br />

donne da adottare da parte della Corte, fu introdotto dal Giu<strong>di</strong>ce<br />

Dalia Corner:<br />

“l’interesse nel garantire, da una parte, la <strong>di</strong>gnità e la con<strong>di</strong>zione<br />

della donna e, dall’altra, la continuazione dell’esistenza della<br />

società e la crescita <strong>di</strong> figli, richiede, per quanto possibile, che<br />

alle donne non sia impe<strong>di</strong>to <strong>di</strong> realizzare i <strong>prop</strong>ri potenziali, solo<br />

a causa <strong>di</strong> funzioni o caratteristiche fisiologiche naturali, con il<br />

risultato che esse siano <strong>di</strong>scriminate rispetto agli uomini. Le<br />

norme sociali, comprese quelle legali e giuri<strong>di</strong>che, devono<br />

essere adattate alle loro esigenze.” 2<br />

Il sistema legale israeliano è segnato da una profonda <strong>di</strong>cotomia<br />

tra la conservazione tra<strong>di</strong>zionalista della società patriarcale<br />

in questioni relative alla religione, da una parte, e una politi-<br />

L’ex Controllore <strong>di</strong> Stato e<br />

Difensore Civico Miriam Porat<br />

26<br />

ca legislativa e giuri<strong>di</strong>ca progressista e persino ra<strong>di</strong>cale, dall’altra,<br />

in questioni <strong>di</strong> parità tra sessi non relative a norme religiose.<br />

Questa <strong>di</strong>cotomia è evidente anche nel <strong>di</strong>vario esistente tra<br />

l’elevato livello d’istruzione femminile e il relativo elevato livello<br />

<strong>di</strong> rappresentanza <strong>nella</strong> vita professionale, in particolare nello<br />

stesso sistema legale sotto veste <strong>di</strong> avvocati e giu<strong>di</strong>ci, e, <strong>di</strong> contro,<br />

il basso livello <strong>di</strong> rappresentanza politica delle donne, sotto<br />

veste <strong>di</strong> ministri del governo o <strong>di</strong> membri della Knesset.<br />

1 Corte Suprema 1000/92 Bavli contro Corte d’Appello Rabbinica, 48(ii) P.D. 221<br />

2 Corte Suprema 4541/94 Miller contro Ministro della Difesa, 49(iv) P.D. 94, 142.<br />

Frances Raday regge la Cattedra Elias Lieberman <strong>di</strong> Diritto del<br />

Lavoro presso l’<strong>Un</strong>iversità Ebraica <strong>di</strong> Gerusalemme e insegna<br />

alla Scuola <strong>di</strong> Management – Stu<strong>di</strong> Accademici. È stata membro,<br />

in qualità <strong>di</strong> esperta, della Commissione ONU per l’eliminazione<br />

della <strong>di</strong>scriminazione contro le donne, dal 2000 al 2003,<br />

ed è stata la Presidentessa fondatrice del Centro Legale <strong>di</strong><br />

Network per le Donne. Attualmente presiede l’Associazione<br />

Israeliana <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong> Femministi e dei Sessi. Frances Raday ha<br />

scritto ampiamente su lavoro, <strong>di</strong>ritti umani e parità tra sessi, e<br />

<strong>di</strong>fende strenuamente i <strong>di</strong>ritti delle donne in Israele.<br />

Donne leader nelle Istituzioni democratiche dello Stato d’Israele<br />

Il Giu<strong>di</strong>ce della Corte Suprema<br />

Dorit Beinish<br />

L’ex Primo Ministro Golda Meir<br />

Il Ministro Limor Livnat Il Ministro Tzipi Livni Il Ministro Dalia Itzik


La con<strong>di</strong>zione della popolazione araba<br />

in Israele<br />

Ilan Jonas<br />

Il modo in cui una società tratta le sue minoranze è un altro riflesso dei suoi valori democratici.<br />

L’impegno a garantire uguaglianza a ciascun citta<strong>di</strong>no è parte integrante dei principi<br />

d’Israele e il paese compie grossi sforzi per rispettare i duri parametri che si è assegnato a tal<br />

riguardo. Sebbene forzato a un costante stato <strong>di</strong> conflitto con i palestinesi e gran parte del<br />

mondo arabo, Israele rimane impegnato alla sua promessa originale presente <strong>nella</strong><br />

Dichiarazione d’In<strong>di</strong>pendenza, secondo cui lo stato avrebbe avuto “uguali <strong>di</strong>ritti politici e sociali<br />

per tutti i suoi citta<strong>di</strong>ni, senza alcuna <strong>di</strong>stinzione <strong>di</strong> religione, razza e sesso”.<br />

Israele, così come immaginato dal fondatore del Sionismo politico<br />

moderno, Theodor Herzl, fu fondato come madrepatria per<br />

il <strong>popolo</strong> ebraico, e gli ebrei, infatti, costituiscono la maggioranza<br />

della popolazione. Ciononostante, la società israeliana è formata<br />

da una molteplicità <strong>di</strong> culture, nazionalità e religioni. Al<br />

momento della sua fondazione, nel 1948, Israele, riconoscendo<br />

questa realtà, <strong>di</strong>chiarò la <strong>prop</strong>ria aspirazione ad essere una<br />

società libera ed equa, tendendo formalmente una mano <strong>di</strong><br />

pace alle minoranza che si trovavano nei suoi confini, così<br />

come ai suoi vicini arabi.<br />

Lo stato nascente adottò anche un modo <strong>di</strong> vivere democratico,<br />

sin dall’inizio, scegliendo <strong>di</strong> definirsi non soltanto uno stato ebraico,<br />

ma uno “stato ebraico e democratico”. Per cui, impegnato, da<br />

una parte, a realizzare l’obiettivo prefissato dalle Nazioni <strong>Un</strong>ite,<br />

quello cioè <strong>di</strong> dare una madrepatria al <strong>popolo</strong> ebraico, dall’altra<br />

parte, Israele è impegnato a realizzare uno degli obbiettivi da esso<br />

adottati, quello cioè <strong>di</strong> essere una democrazia progressista, con<br />

piena uguaglianza per tutti i suoi citta<strong>di</strong>ni.<br />

Gli arabi costituiscono approssimativamente il 20% della popolazione<br />

israeliana. Riconoscendo il fatto che la sua terra sarebbe<br />

stata con<strong>di</strong>visa da molti e <strong>di</strong>fferenti abitanti, Israele, nel suo<br />

primo giorno <strong>di</strong> in<strong>di</strong>pendenza, proclamava che:<br />

“(Lo Stato d’Israele) assicurerà completa uguaglianza <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti<br />

sociali e politici a tutti i suoi abitanti senza <strong>di</strong>stinzione <strong>di</strong> religione,<br />

razza o sesso, garantirà libertà <strong>di</strong> religione, <strong>di</strong> coscienza, <strong>di</strong><br />

lingua, <strong>di</strong> istruzione e <strong>di</strong> cultura, preserverà i luoghi santi <strong>di</strong><br />

tutte le religioni e sarà fedele ai principi della Carta delle<br />

Nazioni <strong>Un</strong>ite.” (Dalla Dichiarazione d’In<strong>di</strong>pendenza d’Israele)<br />

I fondatori dello stato, a <strong>di</strong>spetto della guerra scatenata contro<br />

<strong>di</strong> loro, si rivolsero agli arabi in Israele: “Facciamo appello - nel<br />

mezzo dell’attacco che ci viene sferrato contro da mesi - ai citta<strong>di</strong>ni<br />

arabi dello Stato <strong>di</strong> Israele, affinché mantengano la pace<br />

e partecipino alla costruzione dello Stato sulla base della piena<br />

e uguale citta<strong>di</strong>nanza e della rappresentanza ap<strong>prop</strong>riata in<br />

tutte le sue istituzioni provvisorie e permanenti.” (Dalla<br />

Dichiarazione d’In<strong>di</strong>pendenza d’Israele)<br />

Inviando questo messaggio ai suoi citta<strong>di</strong>ni arabi, Israele ha<br />

deliberatamente compiuto la scelta <strong>di</strong> rispettare i principi <strong>di</strong><br />

uguaglianza e <strong>di</strong> protezione dei <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> tutti gli in<strong>di</strong>vidui presenti<br />

all’interno dei suoi confini. Pertanto ciascun citta<strong>di</strong>no<br />

d’Israele ha <strong>di</strong>ritto, per legge, a votare e a essere eletto, ogni<br />

persona ha il <strong>di</strong>ritto, per legge, <strong>di</strong> seguire e praticare la <strong>prop</strong>ria<br />

religione, la <strong>prop</strong>ria cultura e la<br />

<strong>prop</strong>ria lingua; ogni persona è<br />

libera <strong>di</strong> vivere la <strong>prop</strong>ria vita<br />

secondo la <strong>prop</strong>ria coscienza.<br />

La maggior parte della popolazione<br />

araba israeliana vive in citta<strong>di</strong>ne<br />

e villaggi autonomi <strong>nella</strong><br />

Galilea e nel Neghev, oltre che in centri urbani con popolazione<br />

mista. La popolazione araba è costituita principalmente da<br />

classe operaia nel contesto <strong>di</strong> una società <strong>di</strong> classe me<strong>di</strong>a, e<br />

costituisce una minoranza arabofona presente accanto alla<br />

maggioranza <strong>di</strong> lingua ebraica. Essenzialmente non tendente<br />

all’assimilazione, l’esistenza separata <strong>di</strong> questa comunità è<br />

agevolata dall’uso dell’arabo, la seconda lingua ufficiale<br />

d’Israele, da un sistema scolastico arabo separato, da mass<br />

me<strong>di</strong>a, letteratura e teatro in arabo, e dal mantenimento <strong>di</strong> tribunali<br />

confessionali musulmani, drusi e cristiani in<strong>di</strong>pendenti e<br />

separati, che si occupano <strong>di</strong> questioni riguardanti la situazione<br />

personale.<br />

Il villaggio arabo israeliano <strong>di</strong> Fura<strong>di</strong>s<br />

Abitazioni nel villaggio arabo israeliano <strong>di</strong> Ara<br />

27


Sebbene alcuni usi e costumi del passato siano ancora parte<br />

della vita quoti<strong>di</strong>ana, l’indebolimento del sistema tribale e<br />

patriarcale, da una parte, e gli effetti <strong>di</strong> un’istruzione obbligatoria<br />

e della partecipazione al processo democratico israeliano,<br />

dall’altra, stanno rapidamente influenzando i mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> vedere e<br />

<strong>di</strong> vivere tra<strong>di</strong>zionali. Contemporaneamente la con<strong>di</strong>zione delle<br />

donne arabe in Israele è stata liberalizzata in maniera significativa<br />

grazie a leggi che stabiliscono uguali <strong>di</strong>ritti tra uomini e<br />

donne e proibiscono la poligamia e i matrimoni tra minori.<br />

Il coinvolgimento politico del settore arabo è particolarmente<br />

evidente nelle elezioni politiche nazionali e in quelle municipali.<br />

Citta<strong>di</strong>ni arabi gestiscono gli affari politici e amministrativi<br />

delle <strong>prop</strong>rie municipalità e rappresentano gli interessi degli<br />

arabi attraverso i loro deputati eletti alla Knesset, i quali operano<br />

<strong>nella</strong> scena politica, per<br />

promuovere la con<strong>di</strong>zione<br />

dei gruppi minoritari e la loro<br />

partecipazione dei benefici<br />

nazionali.<br />

Il Giu<strong>di</strong>ce della Corte Suprema<br />

Salim Joubran<br />

Il settore arabo è <strong>di</strong>ventato<br />

politicamente più rilevante<br />

negli ultimi anni. Per la<br />

prima volta un magistrato<br />

arabo è stato nominato<br />

membro della Corte<br />

Suprema, e vice-ministri<br />

arabi hanno prestato servizio<br />

nel governo israeliano.<br />

Citta<strong>di</strong>ni arabi lavorano per il<br />

Ministero degli Esteri israeliano, come <strong>di</strong>plomatici e ambasciatori<br />

del paese.<br />

Come per gli altri settori etnici del paese, anche le attività culturali<br />

arabe e la tutela del patrimonio culturale arabo sono incoraggiate<br />

da vari enti volontari e governativi, che offrono assistenza<br />

<strong>di</strong> ogni genere, dallo stanziamento <strong>di</strong> premi e borse <strong>di</strong><br />

stu<strong>di</strong>o per artisti e scrittori fino al sostegno a musei e centri <strong>di</strong><br />

cultura.<br />

Ciononostante, considerati i <strong>di</strong>ritti fondamentali <strong>di</strong> uguaglianza<br />

garantiti per legge a tutti i citta<strong>di</strong>ni, e nello spirito dei principi<br />

stabiliti dalla Dichiarazione d’In<strong>di</strong>pendenza, si riconosce la<br />

necessità <strong>di</strong> superare le <strong>di</strong>sparità in vari aspetti della società.<br />

Organizzazioni e attivisti arabi ed ebrei si incontrano con<br />

cadenza settimanale, per mettere in luce questioni e casi <strong>di</strong><br />

ineguaglianza. Anche il sistema giu<strong>di</strong>ziario riveste un ruolo<br />

importante <strong>nella</strong> promozione dell’uguaglianza in seno alla<br />

società israeliana. I tribunali accolgono richieste e casi provenienti<br />

da qualsiasi ricorrente, in<strong>di</strong>pendentemente dalla sua<br />

nazionalità, religione o razza. Qualsiasi sentore <strong>di</strong> <strong>di</strong>scriminazione<br />

o <strong>di</strong> cattiva condotta in questo campo è attentamente e<br />

severamente investigato dagli organi israeliani competenti,<br />

28<br />

mentre viene fatta molta attenzione affinché errori già commessi<br />

non si ripetano.<br />

Nella relazione conclusiva <strong>di</strong> una commissione nominata per<br />

indagare sulla morte <strong>di</strong> un certo numero <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>ni arabi,<br />

durante alcuni <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ni violenti, che ebbero luogo tra la popolazione<br />

araba nell’ottobre del 2000, si fa notare che:<br />

“L’atteggiamento nei confronti della popolazione araba è una<br />

questione interna molto importante e sensibile, ai primi posti<br />

nell’agenda dello stato… La questione richiede un’imme<strong>di</strong>ata<br />

attenzione, a breve e a lungo termine. <strong>Un</strong> obbiettivo principale<br />

dello stato deve essere quello <strong>di</strong> conseguire una reale uguaglianza<br />

per tutti i citta<strong>di</strong>ni arabi dello stato. I <strong>di</strong>ritti dei citta<strong>di</strong>ni<br />

arabi all’uguaglianza derivano dalla natura democratica dello<br />

stato d’Israele, e l’uguaglianza è uno dei <strong>di</strong>ritti basilari accordati<br />

a ciascun citta<strong>di</strong>no dello stato. Qualsiasi <strong>di</strong>scriminazione contrad<strong>di</strong>ce<br />

il <strong>di</strong>ritto fondamentale all’uguaglianza, insito, secondo<br />

l’opinione <strong>di</strong> molti, nel <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> tutte le persone alla <strong>di</strong>gnità<br />

umana. Ciò ha un’importanza ancora maggiore, se si ha a che<br />

fare con <strong>di</strong>scriminazioni su base razzista o <strong>di</strong> nazionalità.<br />

Pertanto è nell’interesse dello stato agire, per cancellare la<br />

macchia della <strong>di</strong>scriminazione nei confronti dei suoi citta<strong>di</strong>ni<br />

arabi, in tutte le sue forme ed espressioni.” (Commissione Orr,<br />

settembre 2003)<br />

L’ex Ministro della Giustizia, Yosef Lapid, presidente della commissione<br />

parlamentare formata <strong>prop</strong>rio in seguito alla commissione<br />

Orr, presentando i risultati della commissione, <strong>di</strong>chiarò<br />

che:<br />

“Il governo d’Israele ha l’obbligo <strong>di</strong> compiere una mo<strong>di</strong>fica delle<br />

normative nelle reciproche relazioni tra arabi ed ebrei, riconoscendo<br />

a tutti i settori il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> essere <strong>di</strong>versi l’uno dagli altri.<br />

Ciò significa che ai citta<strong>di</strong>ni arabi non può essere impe<strong>di</strong>to <strong>di</strong><br />

esprimere la <strong>prop</strong>ria cultura e la <strong>prop</strong>ria identità. La politica del<br />

governo è quella <strong>di</strong> conseguire piena e reale uguaglianza <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>ritti e doveri per i citta<strong>di</strong>ni dello Stato, siano essi ebrei o arabi,<br />

<strong>nella</strong> maniera più rapida possibile.”<br />

Il <strong>di</strong>plomatico Ali Yahya, primo ambasciatore d’Israele arabo


La commissione ministeriale stabilì, tra l’altro, <strong>di</strong> creare un’autorità<br />

governativa per il progresso e l’avanzamento delle minoranze<br />

in Israele, <strong>di</strong> stendere un piano generale per la popolazione<br />

araba e progetti<br />

<strong>di</strong> pianificazione<br />

e<strong>di</strong>lizia per le<br />

comunità arabe.<br />

Inoltre essa raccomandòl’osservanza,<br />

una volta l’anno,<br />

<strong>di</strong> una “giornata<br />

della tolleranza”,<br />

per dare<br />

espressione alle<br />

numerose e sfaccettate<br />

culture<br />

della società<br />

israeliana.<br />

Mohammed Abu El Haija<br />

Mohammed Abu El Haija è un attivista che risiede a Ein Hod, un<br />

villaggio arabo situato <strong>nella</strong> regione del Carmelo. Nel 1982,<br />

assieme ad altri arabi ed ebrei, fondò l’ “Associazione dei<br />

Quaranta”, un’organizzazione de<strong>di</strong>ta alla coesistenza pacifica<br />

tra ebrei e arabi, al cammino verso l’uguaglianza per tutti i settori<br />

della società israeliana e all’ottenimento del riconoscimento<br />

ufficiale dei villaggi arabi non riconosciuti. Attualmente<br />

Mohammed ricopre la carica <strong>di</strong> capo amministrazione del villaggio<br />

<strong>di</strong> Ein Hod ed è membro del Consiglio regionale del<br />

Carmelo.<br />

Per molti anni Mohammed ha lottato per un riconoscimento<br />

ufficiale del villaggio <strong>di</strong> Ein Hod, e, nel 1992, il governo israeliano<br />

ha conferito a quest’ultimo uno stato <strong>di</strong> ufficialità. Di conseguenza<br />

la vita dei suoi abitanti sta subendo un ra<strong>di</strong>cale miglioramento.<br />

In precedenza gli abitanti vivevano in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />

povertà e con il continuo timore <strong>di</strong> essere sfrattati perché abusivi,<br />

mentre oggi essi fanno parte <strong>di</strong> un villaggio che si sta trasformando<br />

in una citta<strong>di</strong>na moderna come tutte le altre <strong>di</strong><br />

Israele. Recentemente è stato anche approvato un piano regolatore<br />

per il villaggio, che è entrato a far parte del Consiglio<br />

regionale del Carmelo. Alla domanda su quale fosse la sua opinione<br />

sull’esistenza <strong>di</strong> uguaglianza in Israele e su che cosa<br />

pensasse del futuro al tal <strong>prop</strong>osito, Mohammed rispose:<br />

“Dopo aver lottato così a lungo per ottenere un riconoscimento,<br />

adesso vedo come un gruppo <strong>di</strong> persone, un villaggio, pos-<br />

sono finalmente ottenere uno status <strong>di</strong> ufficialità per le loro<br />

case, un riconoscimento del loro <strong>di</strong>ritto a vivere <strong>nella</strong> legalità,<br />

nel <strong>prop</strong>rio villaggio, dopo tanti anni. È vero che sono trascorsi<br />

molti anni, ma questa è un’enorme conquista per tutti noi, un<br />

grande passo avanti. Lo Stato d’Israele ha finalmente applicato<br />

una politica <strong>di</strong> uguaglianza nei nostri confronti, e io spero che<br />

ciò avvenga anche per molti altri villaggi che si trovano in situazioni<br />

simili. Questo passo mostra che c’è speranza anche per<br />

ulteriori cambiamenti in meglio. Mi aiuta a convincermi che l’uguaglianza<br />

è raggiungibile, non importa quanto <strong>di</strong>fficile ciò<br />

possa sembrare.”<br />

Al fine <strong>di</strong> poter conseguire l’eguaglianza in un paese <strong>di</strong>namico,<br />

è necessario che siano prima poste delle solide fondamenta,<br />

per assicurare la stabilità della struttura dopo il suo completamento.<br />

Lo Stato d’Israele è un paese giovane ancora in costruzione.<br />

Le fondamenta che sono state poste contribuiscono a<br />

costruire una società equa e progressista, nonostante tutte le<br />

<strong>di</strong>fficoltà implicate. Queste solide fondamenta, fatto ancora più<br />

importante, garantiscono che, nonostante qualsiasi <strong>di</strong>fficoltà, la<br />

struttura non collassi sui suoi abitanti e che la società israeliana<br />

continui a progre<strong>di</strong>re nel suo impegno per una piena uguaglianza.<br />

Israele ha deliberatamente<br />

compiuto la scelta <strong>di</strong><br />

rispettare i principi <strong>di</strong><br />

uguaglianza e <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa<br />

dei <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> tutti gli in<strong>di</strong>vidui<br />

presenti all’interno<br />

dei suoi confini<br />

Ilan Jonas è docente <strong>di</strong> Giurisprudenza e avvocato specializzato<br />

in <strong>di</strong>ritti dei citta<strong>di</strong>ni. È attivo e opera come consulente legale<br />

per organizzazioni che si occupano <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti delle minoranze<br />

in Israele.<br />

29


Introduzione<br />

L’opinione secondo cui i bambini debbano essere considerati<br />

persone in pieno <strong>di</strong>ritto fu colta dalle parole <strong>di</strong> Janusz Korczak,<br />

quando scrisse: “I bambini sono persone, non future persone,<br />

non persone domani, ma persone adesso, ora, oggi”. 1<br />

I 2.2 milioni <strong>di</strong> bambini israeliani costituiscono il 33% della<br />

popolazione. Anche se il tasso <strong>di</strong> natalità è sceso negli ultimi 30<br />

anni, Israele resta una società incentrata sui bambini. Di conseguenza<br />

il governo e le organizzazioni non governative forniscono<br />

molti servizi mirati alla sod<strong>di</strong>sfazione dei loro bisogni.<br />

Le organizzazioni israeliane in <strong>di</strong>fesa dei bambini generalmente<br />

tendono a concentrarsi sui numerosi problemi sociali che<br />

devono essere risolti, vedendo, come si suol <strong>di</strong>re, il bicchiere<br />

dei <strong>di</strong>ritti dell’infanzia mezzo vuoto. Tuttavia bisogna apprezzare<br />

l’altra metà del bicchiere, quella piena, considerando le<br />

innovazioni, il progresso e i promettenti passi verso i cambiamenti.<br />

In seguito riporteremo un breve stu<strong>di</strong>o su alcune considerevoli<br />

conquiste nel campo legislativo, giu<strong>di</strong>ziario e assistenziale.<br />

Legislazione<br />

Lo stu<strong>di</strong>o delle leggi sull’infanzia in Israele, costituisce un efficace<br />

strumento <strong>di</strong> analisi dell’atteggiamento del paese nei<br />

confronti dei <strong>di</strong>ritti dei bambini. Anche se è impossibile menzionare<br />

ognuna delle centinaia <strong>di</strong> leggi che Israele ha promulgato<br />

in questo campo, alcune tra le più importanti meritano un<br />

accenno.<br />

La legge sull’istruzione obbligatoria del 1949 stabilisce<br />

l’obbligo e il <strong>di</strong>ritto del minore all’istruzione (dai 5 ai 16 anni).<br />

La legge sull’età del matrimonio limita l’età in cui può essere<br />

contratto il matrimonio, per proteggere i minori da matrimoni<br />

coercitivi o prematuri.<br />

30<br />

I <strong>di</strong>ritti dei bambini in Israele – il bicchiere<br />

mezzo pieno<br />

(Ytzhak Kadman e Vered Windman)<br />

La legge sul lavoro infantile del 1953 fu emanata per impe<strong>di</strong>re<br />

il lavoro minorile e la manipolazione economica dei bambini,<br />

che rischia <strong>di</strong> comprometterne la salute, l’istruzione o il<br />

normale sviluppo. Questa legge è coerente con la Convenzione<br />

sui <strong>di</strong>ritti dei bambini e con altre peculiari convenzioni<br />

dell’Organizazzione internazionale del lavoro.<br />

Leggi della testimonianza - protezione dei bambini del<br />

1955 è una legge eccezionale e progressista anche alla luce<br />

degli standard internazionali. Emanata per alleviare il trauma <strong>di</strong><br />

chi è sottoposto a indagini da parte della polizia o è tenuto a<br />

testimoniare in tribunale, la legge permette all’agente investigativo<br />

del bambino <strong>di</strong> testimoniare al suo posto. Inoltre nel valutare<br />

la necessità della testimonianza del minore, si riterrà prioritario<br />

l’interesse del bambino rispetto a quello delle indagini.<br />

Insieme con le leggi appena menzionate gli anni ’50 videro la<br />

co<strong>di</strong>ficazione dell’impegno dello Stato d’Israele nei confronti<br />

dei suoi bambini relativamente agli assegni familiari, indennità<br />

<strong>di</strong> maternità e contributo per la nascita. Dal 1959 le famiglie<br />

ricevono dei contributi mensili in base al numero dei figli.<br />

La legge sulla cura e la sorveglianza dei minori del 1960<br />

crea un particolare meccanismo atto a proteggere i bambini<br />

me<strong>di</strong>ante i tribunali minorili e i funzionari in <strong>di</strong>fesa dell’infanzia.<br />

La legge su sentenza, pena e detenzione dei minori del<br />

1971 istituisce un sistema giu<strong>di</strong>ziario apposito, dei funzionari<br />

processuali speciali e degli istituti <strong>di</strong> riabilitazione specializzati<br />

<strong>nella</strong> gestione dei delinquenti minorenni.<br />

La legge sulla prevenzione degli abusi sui minori e sugli<br />

in<strong>di</strong>fesi del 1989 obbliga a denunciare alle autorità ogni abuso<br />

sospetto da parte <strong>di</strong> un genitore o <strong>di</strong> un altro tutore. Questa<br />

legge aggrava la pena per coloro che hanno abusato <strong>di</strong> bambini<br />

che appartengono alla famiglia o che sono sotto la loro<br />

tutela.<br />

Nell’agosto 1991 lo Stato d’Israele fu uno dei primi stati a ratificare<br />

la Convenzione sui <strong>di</strong>ritti dell’infanzia. Qualche anno<br />

dopo il ministro della giustizia formò una commissione pubblica,<br />

per esaminare la legislazione israeliana e per adeguarla<br />

alle <strong>di</strong>sposizioni della Convenzione. La commissione fu importante<br />

per promuovere il tema dei <strong>di</strong>ritti dell’infanzia in Israele.<br />

Negli ultimi anni la legislazione israeliana ha iniziato a riconoscere<br />

che i bambini hanno dei <strong>di</strong>ritti e non sono solo soggetti<br />

a protezione. Per esempio, il <strong>di</strong>ritto del bambino ad esprimere<br />

la sua opinione e a partecipare in modo attivo alle azioni che<br />

influenzano significativamente la sua vita, è stabilito da un<br />

emendamento alla legge sul lavoro minorile, riguardo al<br />

lavoro nel campo della pubblicità e della moda. In questo


campo si deve considerare il minore come parte attiva in ogni<br />

decisione relativa al suo benessere. Allo stesso modo, con un<br />

emendamento alla Legge sulla cura e la sorveglianza dei<br />

minori del 1995, i minori godono del <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> opporsi al ricovero<br />

per malattie mentali e del <strong>di</strong>ritto ad essere rappresentati<br />

da un avvocato.<br />

La legge fondamentale sulla <strong>di</strong>gnità e la libertà umana del<br />

1992 ha anche importanti implicazioni sui <strong>di</strong>ritti dei minori, se<br />

si considera che la legge tutela la <strong>di</strong>gnita dell’in<strong>di</strong>viduo, non<br />

importa se si tratti <strong>di</strong> un adulto o <strong>di</strong> un bambino. Come ha spiegato<br />

Aharon Barak, presidente della Corte Suprema israeliana,<br />

questi <strong>di</strong>ritti sono dati ad entrambi, adulti e minori. 2<br />

La legge sui <strong>di</strong>ritti degli studenti del 2000 stabilisce che “è<br />

<strong>di</strong>ritto dello studente che la <strong>di</strong>sciplina nelle istituzioni educative<br />

venga applicata in modo<br />

<strong>di</strong>gnitoso, il che comprende<br />

il <strong>di</strong>ritto a non essere sottoposti<br />

a punizioni corporali o<br />

degradanti”.<br />

Anche i bambini accusati o<br />

sospetti <strong>di</strong> aver commesso<br />

reati sono protetti dalla<br />

Legge. La Legge proibisce la<br />

pubblicazione e la <strong>di</strong>vulgazione<br />

dei nomi e <strong>di</strong> altri dettagli<br />

che permettano l’identificazione<br />

<strong>di</strong> minori accusati<br />

<strong>di</strong> crimini. La Legge dà<br />

<strong>di</strong>ritto ai minori arrestati o incriminati ad avere un avvocato.<br />

I tribunali assistono il legislatore <strong>nella</strong> tutela dei <strong>di</strong>ritti dei<br />

minori. A volte i tribunali stessi stabiliscono norme <strong>di</strong> condotta<br />

auspicabili nei confronti dei bambini.<br />

Or<strong>di</strong>namento giu<strong>di</strong>ziario<br />

I tribunali hanno promosso inoltre un cambiamento <strong>di</strong> attitu<strong>di</strong>ne<br />

verso i bambini. Se in passato le delibere dei tribunali si riferivano<br />

ai bambini soltanto come a oggetto <strong>di</strong> tutela, oggi i tribunali<br />

vedono i bambini come entità autonome con <strong>di</strong>ritti <strong>prop</strong>ri. Di<br />

seguito verranno menzionate alcune tra le leggi più innovative.<br />

Divieto delle punizioni corporali come strumento educativo.<br />

In un verdetto precedente la Corte Suprema aveva stabilito che<br />

le punizioni corporali, anche se usate apparentemente a fini<br />

educativi, costituiscono un metodo punitivo illegittimo e immorale.<br />

3 Il giu<strong>di</strong>ce Dorit Beinish, in una relazione <strong>di</strong> maggioran-<br />

za <strong>di</strong>chiarò: “Il bambino non è <strong>di</strong> <strong>prop</strong>rietà del genitore; egli<br />

non deve essere usato come un sacco da pugile, anche se il<br />

genitore crede sinceramente che, così facendo, adempia al<br />

suo dovere e al suo <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> educare il suo bambino. Il bambino<br />

<strong>di</strong>pende dal genitore, necessita del suo amore, della sua<br />

protezione e del suo tocco delicato. L’uso <strong>di</strong> punizioni che sono<br />

causa <strong>di</strong> dolore e umiliazione viola i suoi <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> essere<br />

umano. Viola il suo corpo, i suoi sentimenti, la sua <strong>di</strong>gnità e il<br />

normale corso del suo sviluppo”. 4<br />

Diritto del minore ad avere un rappresentante <strong>di</strong>verso<br />

presso il tribunale della famiglia<br />

Il tribunale ha ritenuto inoltre che in alcune circostanze, quando<br />

i genitori agiscono secondo i <strong>prop</strong>ri interessi, il minore ha<br />

<strong>di</strong>ritto ad essere rappresentato <strong>di</strong>versamente. Se il bambino ha<br />

meno <strong>di</strong> 15 anni, avrà il<br />

<strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> nominare un<br />

tutore ad litem, allo scopo<br />

<strong>di</strong> rappresentare i suoi<br />

interessi davanti alla<br />

Corte. Dai 15 anni in poi<br />

ha il <strong>di</strong>ritto ad un avvocato,<br />

che rappresenterà la<br />

posizione e le richieste<br />

del bambino. In questo<br />

modo la Corte riconosce<br />

gli interessi e i <strong>di</strong>ritti dei<br />

bambini, <strong>di</strong>versi da quelli<br />

dei genitori.<br />

Il <strong>di</strong>ritto alle cure genitoriali<br />

La Corte Suprema ha stabilito inoltre che i doveri dei genitori<br />

nei confronti dei figli non sono solo <strong>di</strong> natura economica, ma<br />

comprendono l’obbligo a fornire supporto e cure genitoriali. In<br />

questo caso un genitore assenteista che ignora un figlio nato<br />

da un matrimonio precedente, è stato ritenuto responsabile <strong>di</strong><br />

danni emotivi causati al bambino. 5 Questo fu il primo decreto<br />

<strong>di</strong> questo tipo in Israele e forse nel mondo.<br />

I <strong>di</strong>ritti al benessere del bambino in Israele si manifestano<br />

anche nel sistema <strong>di</strong> assistenza speciale per i bambini, in particolare<br />

nel campo della salute, dell’educazione e del welfare.<br />

Assistenza ai bambini<br />

Israele ha un sistema sanitario e me<strong>di</strong>co per i bambini molto<br />

avanzato. Tutti gli ospedali hanno dei reparti pedriatici <strong>di</strong> altissimo<br />

livello, ed esistono alcuni ospedali specializzati in pe<strong>di</strong>atria.<br />

Il governo gestisce degli ambulatori per mamme e bimbi<br />

(Tipat Halav). Questi ambulatori sono attivi in tutte le zone del<br />

paese come parte del servizio sanitario pubblico, fornendo<br />

31


assistenza sanitaria durante la gravidanza e, in seguito, al<br />

bambino. Il successo <strong>di</strong> questo progetto risulta chiaro dal fatto<br />

che il 91-96% <strong>di</strong> tutta la popolazione è vaccinato. 6<br />

Inoltre i bambini hanno <strong>di</strong>ritto sin dalla nascita a cure me<strong>di</strong>che<br />

gratuite. Il tasso <strong>di</strong> mortalità infantile in Israele è più basso o<br />

pari a quello degli altri paesi sviluppati (come la Gran Bretagna<br />

o l’Australia). 7 Il successo che il sistema sanitario israeliano<br />

ha avuto nell’abbassare il tasso <strong>di</strong> mortalità infantile è <strong>di</strong>rettamente<br />

connesso ai servizi sanitari pubblici. Anche se esiste<br />

una <strong>di</strong>fferenza del tasso <strong>di</strong> mortalità infantile tra i vari settori<br />

della popolazione, questo è comunque relativamente basso e<br />

sta <strong>di</strong>minuendo negli anni.<br />

Il sistema educativo israeliano è degno <strong>di</strong> nota, in quanto fornisce<br />

istruzione pubblica e gratuita ai bambini tra i 5 e i 18<br />

anni. Per <strong>di</strong> più ogni Comune ha un suo <strong>di</strong>partimento per il<br />

welfare, provvisto <strong>di</strong> unità speciali per la salvaguar<strong>di</strong>a dei<br />

minori, formate da assistenti sociali specializzati <strong>nella</strong> loro<br />

tutela.<br />

Importanti sviluppi hanno caratterizzato l’ultimo decennio<br />

<strong>nella</strong> cura dei bambini ad alto rischio, come l’istituzione <strong>di</strong><br />

appositi alloggi <strong>di</strong> emergenza.<br />

Degne <strong>di</strong> nota per il loro contributo innovativo <strong>nella</strong> cura <strong>di</strong><br />

bambini vittime <strong>di</strong> abusi sono alcune organizzazioni <strong>di</strong> volontari<br />

come ELI (l’Organizzazione per la protezione dei bambini)<br />

e MEITAL (il Centro israeliano per la cura <strong>di</strong> bambini e ragazzi<br />

che hanno subito abusi sessuali).<br />

Conclusioni<br />

Malgrado la costante minaccia del terrorismo, la <strong>di</strong>sparità tra<br />

i <strong>di</strong>fferenti settori della popolazione infantile, i numerosi bambini<br />

che vivono al <strong>di</strong> sotto della soglia <strong>di</strong> povertà, i tagli alla<br />

sanità, all’istruzione e ai servizi del welfare, l’aumento della<br />

violenza tra i giovani israeliani e la <strong>di</strong>fficile situazione dei bambini<br />

palestinesi, i minori in Israele, nel breve periodo dell’esistenza<br />

dello Stato, hanno avuto prova <strong>di</strong> molte conquiste nel<br />

riconoscimento dei loro <strong>di</strong>ritti e la tutela del loro benessere.<br />

Israele è uno stato giovane che sta ancora affrontando problemi<br />

esistenziali sul piano della sicurezza e sul piano economico.<br />

Per <strong>di</strong> più è una società multiculturale che continua ad<br />

assorbire immigranti da tutto il mondo. Tutti questi fattori contribuiscono<br />

alla <strong>di</strong>fficile sfida <strong>di</strong> promuovere i <strong>di</strong>ritti dei bambini.<br />

Rimane ancora molto lavoro da fare, per essere degni dei<br />

nostri bambini, ma le fondamenta sono state gettate e molto<br />

è stato fatto per i bambini in Israele e per i loro <strong>di</strong>ritti.<br />

32<br />

1 Janusz Korczak (Polonia 1878-1942) è noto come uno dei più gran<strong>di</strong> educatori<br />

del XX secolo, uno dei primi <strong>di</strong>fensori dei <strong>di</strong>ritti dei bambini.<br />

L’in<strong>di</strong>menticabile immagine <strong>di</strong> questo grande psicologo che marcia a fianco<br />

dei bambini del suo orfanotrofio, mentre salgono sui carri bestiame <strong>di</strong>retti<br />

verso la morte nel campo <strong>di</strong> sterminio <strong>di</strong> Treblinca, è una delle più ricorrenti<br />

dell’Olocausto. Egli rifiutò l’offerta <strong>di</strong> salvezza e volle accompagnare i piccoli<br />

che aveva sotto tutela nei campi della morte, dove presumibilmente morì.<br />

2 Aharon Barak , Interpretation of Constitutionality, pag. 435 (vol. 3, Nevo<br />

Press)<br />

3 Caso penale 511/95 Stato d’Israele contro Jane Doe, 97 (3) Tak<strong>di</strong>n District Ct.<br />

1898.<br />

4 Id. Sezione 29 del verdetto.<br />

5 Appello civile 2034/98 Amin contro Amin, 56 Corte suprema (Dinim Elyon),<br />

961.<br />

6 “Children in Israel” (Pubblicato dal Consiglio per il bambino 2003) tavola 8.7.<br />

7 Ibid. tavola 15C.<br />

Iniziative e innovazioni tra le ONG per l’infanzia<br />

In Israele dozzine <strong>di</strong> organizzazioni volontarie si occupano dei vari aspetti<br />

dei <strong>di</strong>ritti dei minori. Queste organizzazioni sono per natura creative,<br />

innovative e flessibili nei loro meto<strong>di</strong>, reagendo velocemente alle realtà<br />

in continuo cambiamento. Molte <strong>di</strong> queste forniscono a tutti i bambini e<br />

in particolare alle vittime <strong>di</strong> abusi, assistenza terapeutica, sanitaria, educativa<br />

e <strong>di</strong> welfare. Queste organizzazioni hanno il ruolo più importante e<br />

a volte sono le uniche a proteggere i <strong>di</strong>ritti dei bambini in Israele.<br />

La prima e attualmente la maggiore organizzazione non governativa in<br />

Israele è il Consiglio Nazionale per il bambino (NCC), che opera a beneficio<br />

<strong>di</strong> tutti i bambini in Israele, senza limiti geografici, religiosi o economici.<br />

Il NCC opera come organizzazione <strong>di</strong> sostegno, fornendo assistenza<br />

educativa, informativa e legale in tutte le aree, compreso il welfare del<br />

bambino. Il NCC dà vita a progetti innovativi, gestisce centri speciali per<br />

l’educazione pubblica, un centro <strong>di</strong> ricerca per la raccolta e la <strong>di</strong>ffusione<br />

<strong>di</strong> dati e la definizione della linea <strong>di</strong> condotta. Inoltre il NCC gestisce un<br />

centro legale che si concentra sull’introduzione e la promozione della<br />

legislazione minorile, fornendo pareri legali e consulenze a bambini, professionisti<br />

e gente comune. Il NCC lavora in generale per il miglioramento<br />

della situazione dei minori in Israele e in particolare per i bambini ad<br />

alto rischio, promuovendo il loro benessere e proteggendoli dai pericoli.<br />

Tra i progetti innovativi attuati dal NCC c’è il <strong>di</strong>fensore civico per bambini<br />

e giovani, un corpo in<strong>di</strong>pendente che, quando fu istituito nel 1990,<br />

era il primo nel suo genere nel mondo. Riceve annualmente circa 10.000<br />

denunce e richieste <strong>di</strong> aiuto dal pubblico generale e in particolare da<br />

bambini. Il <strong>di</strong>fensore civico fornisce assistenza speciale <strong>nella</strong> loro lingua<br />

a popolazioni particolari, come agli arabi e ai piccoli immigranti.<br />

Il rapporto statistico annuale sullo stato del bambino in Israele, pubblicato<br />

dal Consiglio, contiene migliaia <strong>di</strong> statistiche e costituisce la pubblicazione<br />

più eusariente nel suo genere. Il NCC gestisce anche un programma<br />

<strong>di</strong> assistenza per bambini vittime <strong>di</strong> crimini. Questi bambini, in<br />

particolare coloro che sono stati oggetto <strong>di</strong> reati violenti o a sfondo sessuale,<br />

vengono aiutati a gestire l’ansia <strong>di</strong> affrontare il sistema legale da<br />

un assistente, che segue il bambino e la famiglia per tutta la durata del<br />

processo.<br />

L’unità mobile per i <strong>di</strong>ritti dell’infanzia è un programma educativo che<br />

fa uso <strong>di</strong> attività sperimentali, per informare annualmente decine <strong>di</strong><br />

migliaia <strong>di</strong> bambini delle scuole elementari sulle loro responsabilità e sui<br />

loro <strong>di</strong>ritti, insegnando loro ad affrontare la violazione <strong>di</strong> questi.<br />

Il Dott. Itzhak Kadman è il <strong>di</strong>rettore e il fondatore del Consiglio nazionale<br />

per il bambino; l’avvocato Vered Windman è consulente legale<br />

aggiunto del Consiglio nazionale per il bambino.


Welfare e <strong>di</strong>ritti socio-economici in<br />

Israele<br />

Yoram Rabin<br />

I pionieri dello Stato d’Israele, all’inizio degli anni ’20, prendevano<br />

spunto dalla rivoluzione russa del 1917 e vedevano il mondo<br />

attraverso il prisma <strong>di</strong> una prospettiva socio-nazionalistica (o<br />

socio-sionista). L’eroe <strong>di</strong> questo movimento pionieristico era la<br />

figura del nuovo “lavoratore ebreo”, immigrato in Israele per<br />

lavorare la terra e vivere una vita libera e orgogliosa, fondata sui<br />

principi ebraici <strong>di</strong> lavoro, libertà, uguaglianza e cooperazione<br />

reciproca. Di conseguenza i partiti dei lavoratori, che governavano<br />

l’inse<strong>di</strong>amento ebraico prima e dopo la fondazione dello stato,<br />

fondarono e sostennero varie imprese socialiste, come i kibbutzim<br />

(le comuni <strong>di</strong> lavoratori), inse<strong>di</strong>amenti <strong>di</strong> cooperative e sindacati<br />

dei lavoratori.<br />

La cultura del lavoro e<br />

della costruzione esisteva<br />

anche relativamente all’e<strong>di</strong>ficazione<br />

<strong>di</strong> città e centri<br />

abitati (come Tel Aviv, fondata<br />

nel 1909) e alla fondazione<br />

e lo sviluppo dell’industria.<br />

In queste aree,<br />

tuttavia, era ben visibile<br />

anche una forte ispirazione<br />

liberal-democratica.<br />

In coerenza con questa<br />

visione pratica, negli anni<br />

imme<strong>di</strong>atamente successivi<br />

all’in<strong>di</strong>pendenza Israele<br />

si mantenne strettamente legata a quelli che erano, per la<br />

maggior parte, valori socialisti. La Knesset appena formata<br />

emanò varie leggi <strong>di</strong> carattere sociale, come, per esempio, la<br />

Legge per l’istruzione obbligatoria del 1949, che garantì a tutti<br />

i citta<strong>di</strong>ni e residenti d’Israele il <strong>di</strong>ritto a un’istruzione gratuita fino<br />

al do<strong>di</strong>cesimo grado, e istruzione obbligatoria fino al decimo<br />

grado, all’interno del sistema della scuola pubblica.<br />

Il primo Ministro dell’Istruzione, Zalman Shazar, che in seguito<br />

sarebbe <strong>di</strong>venuto il terzo Presidente d’Israele, si rivolse alla<br />

Knesset in maniera eloquente in merito a tale legge:<br />

“In realtà il Governo sta introducendo una legge che è, nel principio,<br />

già attuata in Israele. La maggioranza delle località in<br />

Israele è già abituata all’istruzione obbligatoria, nonostante l’assenza<br />

<strong>di</strong> qualsiasi legge al riguardo. Non abbiamo ancora iniziato<br />

a considerare come lo stato possa risolvere le nostre questioni<br />

esistenziali, e già le statistiche ci in<strong>di</strong>cano che il 90% dei nostri<br />

figli frequenta le scuole. Ritengo che una situazione del genere<br />

sia molto rara, vale a <strong>di</strong>re, che una nazione possa <strong>di</strong>re <strong>di</strong> sé stessa<br />

che il 90% dei suoi figli e figlie frequenta la scuola senza alcuna<br />

legge per l’istruzione obbligatoria che lo costringa a stare lì.”<br />

Altre leggi emanate durante quel periodo includevano:<br />

la Legge sulle ore <strong>di</strong> lavoro e <strong>di</strong> riposo, del 1951, che stabilisce<br />

il tetto massimo <strong>di</strong> ore e giorni <strong>di</strong> una settimana lavorativa, il<br />

<strong>di</strong>ritto a una retribuzione per le ore <strong>di</strong> straor<strong>di</strong>nario, e delle pause<br />

autorizzate durante la giornata <strong>di</strong> lavoro;<br />

la Legge dei giorni <strong>di</strong> assenza annua, del 1951, che garantisce<br />

ai lavoratori la retribuzione dei giorni <strong>di</strong> ferie;<br />

la Legge per l’impiego della donna, del 1953, che garantisce<br />

un trattamento giusto ed equo per le donne sul posto <strong>di</strong> lavoro,<br />

inclusi i <strong>di</strong>ritti e i benefici per la gravidanza e la maternità;<br />

la Legge dell’Assicurazione Nazionale, del 1953, che offre un<br />

paniere standar<strong>di</strong>zzato <strong>di</strong> servizi sanitari, inclusa l’ospedalizzazione<br />

per tutti i residenti <strong>di</strong> Israele.<br />

La legislazione israeliana iniziale in materia <strong>di</strong> welfare fu seguita<br />

da una seconda serie <strong>di</strong> leggi in materia sociale negli anni ’80,<br />

nonostante il fatto che il modello del welfare socialista fosse<br />

messo in <strong>di</strong>scussione in Israele e in tutto il mondo. Tra le varie<br />

norme promulgate vi sono:<br />

un emendamento alla Legge sull’Assicurazione Nazionale, comunemente<br />

noto come Legge dell’Assistenza Infermieristica, del<br />

1986, che prevede assistenza a lungo termine, sia in abitazione<br />

privata sia in comunità, per tutti gli anziani <strong>di</strong>venuti <strong>di</strong>pendenti<br />

dall’aiuto <strong>di</strong> altri per lo svolgimento delle attività quoti<strong>di</strong>ane,<br />

ovviando quin<strong>di</strong> alla necessità <strong>di</strong> assistenza domiciliare;<br />

la Legge per Istruzione Particolare, del 1988, che dà <strong>di</strong>ritto a<br />

bambini con esigenze d’appren<strong>di</strong>mento particolari a un’istruzione<br />

gratuita, per una fascia <strong>di</strong> età compresa fra i tre e i ventuno<br />

anni;<br />

la Legge per Citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> Vecchia Data, del 1989, che conferisce<br />

ai citta<strong>di</strong>ni israeliani <strong>di</strong> vecchia data numerosi <strong>di</strong>ritti e benefici;<br />

la Legge per la Giornata Scolastica Prolungata, del 1990,<br />

sostituita poi dalla Legge per la Giornata Scolastica e gli Stu<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong> Arricchimento, del 1997, che prevede una giornata scolastica<br />

più lunga rispetto alle cinque o sei ore al giorno standard;<br />

la Legge per l’Assicurazione Sanitaria Nazionale, del 1994,<br />

considerata il “<strong>di</strong>adema della corona” della riforma del welfare,<br />

che prevede assistenza me<strong>di</strong>ca gratuita in base a un predefinito<br />

“paniere sanitario”;<br />

la Legge per la Parità <strong>di</strong> Diritti per le Persone Portatrici <strong>di</strong><br />

Han<strong>di</strong>cap, del 1998, che tutela la <strong>di</strong>gnità e la libertà <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui<br />

portatori <strong>di</strong> han<strong>di</strong>cap fisici o mentali, e assicura la loro equa e<br />

attiva partecipazione in tutte le aree della vita, inclusa quella professionale;<br />

la Legge delle Case Pubbliche (<strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> acquisto), del 1998,<br />

che garantisce agli affittuari <strong>di</strong> case pubbliche il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> acquistare<br />

i loro appartamenti a prezzi ridotti me<strong>di</strong>ante sovvenzioni o<br />

sussi<strong>di</strong>;<br />

la Legge degli Affittuari <strong>di</strong> Case Pubbliche, del 1998, che riconosce<br />

il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> un affittuario a quote <strong>di</strong> affitto ragionevoli e alla<br />

continuazione del rapporto <strong>di</strong> locazione da parte dei familiari in<br />

caso <strong>di</strong> decesso o <strong>di</strong> ricovero dell’affittuario iniziale.<br />

Negli anni recenti è stato emanato un numero <strong>di</strong> nuove leggi <strong>di</strong><br />

carattere sociale, come, per esempio:<br />

la Legge per Bambini ad Alto Rischio (Diritto ad Assistenza<br />

Quoti<strong>di</strong>ana) del 2000 e la Legge per l’Istruzione Gratuita per<br />

Bambini Malati del 2001.<br />

Come testimoniato dall’estensione e dall’ampiezza delle leggi<br />

emanate in materia sociale, Israele non ha trascurato la visione<br />

ebraico-sionista <strong>di</strong> uno stato sociale moderno, nonostante le<br />

33


sempre più pressanti preoccupazioni <strong>di</strong> bilancio (come, per<br />

esempio, per la sicurezza) e un allontanamento ideologico dall’ethos<br />

socialista originario dei fondatori. A causa della recente<br />

recessione globale, avvertita anche in Israele, la legislazione in<br />

materia sociale ha dovuto competere con l’obiettivo <strong>di</strong> ridurre il<br />

bilancio dello stato, perseguito dal governo, e <strong>di</strong> minimizzare l’ingerenza<br />

del governo nel mercato <strong>libero</strong>. Comprensibilmente il<br />

mantenimento <strong>di</strong> uno stato sociale moderno richiede uno sforzo<br />

considerevole all’economia israeliana.<br />

La bozza <strong>di</strong> Costituzione sottoposta al primo Governo, un anno<br />

dopo la fondazione dello stato, conteneva un’ampia lista <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti<br />

sociali. Tuttavia, nel 1950, la Knesset decise <strong>di</strong> rinviare l’adozione<br />

<strong>di</strong> una Costituzione formale e decise per una promulgazione<br />

graduale <strong>di</strong> alcune Leggi Fondamentali, che un giorno sarebbero<br />

state incorporate in una Costituzione finale.<br />

Le prime leggi fondamentali per stabilire dei <strong>di</strong>ritti sociali furono<br />

adottate nel 1992, in forma <strong>di</strong> Legge Fondamentale: Dignità<br />

Umana e Libertà e <strong>di</strong> Legge Fondamentale: Libertà <strong>di</strong> Impiego<br />

e Occupazione, che furono salutate come una “rivoluzione costituzionale”<br />

dal Presidente della Corte Suprema Aharon Barak. I<br />

<strong>di</strong>ritti umani furono pertanto stabiliti per <strong>di</strong>ritto supremo (che fa<br />

decadere le regolari legislazioni), e la legislazione della Knesset<br />

<strong>di</strong>venne soggetta a revisioni giuri<strong>di</strong>che.<br />

Queste Leggi Fondamentali <strong>di</strong>edero voce alla classica serie <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>ritti fondamentali, quali il <strong>di</strong>ritto alla <strong>di</strong>gnità, il <strong>di</strong>ritto alla libertà,<br />

il <strong>di</strong>ritto alla riservatezza e alla privacy, il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> <strong>prop</strong>rietà, il <strong>di</strong>ritto<br />

<strong>di</strong> uscire dal paese e il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> svolgere liberamente commerci<br />

e professioni. Sebbene mancasse una Legge Fondamentale che<br />

trattasse espressamente della questione dei <strong>di</strong>ritti socio-economici,<br />

la Corte Suprema ha reputato che il “<strong>di</strong>ritto a un minimo standard<br />

<strong>di</strong> vita” deriva <strong>di</strong>rettamente dal <strong>di</strong>ritto alla <strong>di</strong>gnità umana.<br />

Così come ha <strong>di</strong>chiarato il Presidente della Corte Suprema:<br />

“La <strong>di</strong>gnità umana comprende in maniera inerente… la garanzia<br />

<strong>di</strong> un minimo tenore <strong>di</strong> vita. <strong>Un</strong>a persona che vive per strada e<br />

senza casa è una persona la cui <strong>di</strong>gnità è stata intaccata; una<br />

persona affamata è una persona la cui <strong>di</strong>gnità è andata perduta;<br />

una persona che non ha accesso alle cure me<strong>di</strong>che più elementari<br />

è una persona la cui <strong>di</strong>gnità è stata danneggiata; una persona<br />

forzata a vivere in con<strong>di</strong>zioni gravemente umilianti è una persona<br />

la cui <strong>di</strong>gnità è stata violentata” 1 .<br />

Alcune Leggi Fondamentali sono ancora in fase <strong>di</strong> formazione, e<br />

le leggi relative a istruzione, salute, e <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> domicilio devono<br />

essere incorporate <strong>nella</strong> Legge Fondamentale: Diritti Sociali,<br />

che si trova sotto esame presso le camere legislative della<br />

Knesset.<br />

Finché non sarà passata la Legge Fondamentale: Diritti<br />

Sociali, la Corte Suprema si è assunta il dovere <strong>di</strong> preservare e<br />

garantire questi <strong>di</strong>ritti, e, in effetti, molti casi affrontati dalla Corte<br />

Suprema hanno sostenuto e rafforzato tale protezione. Per esempio,<br />

in un caso molto noto, il Giu<strong>di</strong>ce Dalia Dorner sostenne che<br />

vi è un <strong>di</strong>ritto fondamentale all’istruzione in Israele. 2 Questa sen-<br />

34<br />

tenza si basa su varie fonti: le varie legislazioni in materia <strong>di</strong><br />

istruzione, la messa a fuoco sull’educazione e l’istruzione in<br />

Israele e <strong>nella</strong> tra<strong>di</strong>zione ebraica, il <strong>di</strong>ritto internazionale che assicura<br />

il <strong>di</strong>ritto all’istruzione e altri <strong>di</strong>ritti sociali (con la Convenzione<br />

ONU del 1966 sui <strong>di</strong>ritti economici, sociali e culturali, che Israele<br />

ha ratificato nel 1991).<br />

Nonostante il ritardo nell’adozione <strong>di</strong> una Costituzione e l’esistenza<br />

<strong>di</strong> interessi contrapposti, la Corte Suprema ha compiuto sforzi<br />

enormi per tutelare i poveri. Così come ha <strong>di</strong>chiarato il Giu<strong>di</strong>ce<br />

Yitzhak Shamir:<br />

“Non si dovrebbe <strong>di</strong>chiarare che il compito del governo è <strong>di</strong> tutelare<br />

i <strong>di</strong>ritti umani, punto e basta. In effetti esso è sì un compito<br />

supremo, tuttavia, è soltanto uno dei compiti. Bisognerebbe<br />

anche <strong>di</strong>chiarare, tutto d’un fiato, che un ulteriore compito è<br />

quello <strong>di</strong> promuovere lo stato sociale <strong>di</strong> tutti gli esseri umani. <strong>Un</strong><br />

altro compito è quello <strong>di</strong> creare giustizia sociale. Giustizia per<br />

tutti. I <strong>di</strong>ritti umani non dovrebbero offuscare lo stato sociale e la<br />

giustizia sociale. I <strong>di</strong>ritti umani non possono essere al servizio<br />

solo dell’uomo sazio e appagato. Ogni uomo dovrebbe essere<br />

sazio e appagato, in modo tale da poter godere in pratica, e non<br />

solo a parole, dei <strong>di</strong>ritti umani.” 3<br />

1 Gamzu contro Yeshayahu, 55(3) P.D. 360.<br />

2 Bambini <strong>di</strong> “Yated” con sindrome <strong>di</strong> Down contro Ministero dell’Istruzione,<br />

56(v) P.D. 843.<br />

3 Contram contro Ministero delle Finanze, Dogana e IVA 52(i) P.D. 289.<br />

Reparto nascite premature al Wolfson Hospital <strong>di</strong> Holon<br />

Donne al Day Center nel villaggio <strong>di</strong> Shlomi<br />

Il Dott. Yoram Rabin è professore <strong>di</strong> legge e autore <strong>di</strong> tre libri sui<br />

<strong>di</strong>ritti costituzionali in Israele. Il suo libro più recente, scritto a<br />

quattro mani con il Dott. Yuval Shany, è Economic, Social &<br />

Cultural Rights in Israel (Tel Aviv, 2004).


L’In<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> Democrazia<br />

Asher Arian<br />

L’essenza democratica <strong>di</strong> Israele in mezzo ad altri paesi occidentali<br />

è sottoposta a continuo e attento esame, alla luce delle<br />

con<strong>di</strong>zioni uniche e provanti sotto le quali esso si trova. Gran<br />

parte <strong>di</strong> questa attenzione giunge da Israele stesso, che è<br />

impegnato a mantenere i più alti standard internazionali fissati<br />

dagli altri sistemi democratici. Due delle sfide maggiori al<br />

suo impegno per aderire a tali standard sono le questioni della<br />

sicurezza e la natura sfaccettata della sua società. Israele è<br />

una delle pochissime democrazie riconosciute che affrontano<br />

costantemente la sfida <strong>di</strong> minoranze nazionaliste, gruppi etnici<br />

e varie fazioni religiose.<br />

Molti citta<strong>di</strong>ni israeliani sono emigrati da o hanno legami personali<br />

con paesi democratici. Mentre i vicini prossimi <strong>di</strong> Israele<br />

sono dei regimi autoritari o totalitari, la maggioranza degli<br />

israeliani si identifica con la cultura e le norme dell’Occidente.<br />

I successi conseguiti da Israele nel campo della scienza, della<br />

tecnologia, dello sport e in altri campi sono la chiara <strong>di</strong>mostrazione<br />

del fatto che Israele si colloca ai primi posti accanto agli<br />

stati democratici meglio fondati, stabili e democratici del<br />

mondo. Stabilire se Israele riesce con successo ad attuare gli<br />

ideali democratici fondamentali nel suo ambito circostante, e<br />

se l’opinione pubblica ritiene che tali ideali siano conseguiti in<br />

maniera giusta ed equa, è l’oggetto dell’ “In<strong>di</strong>ce <strong>di</strong><br />

Democrazia”, uno stu<strong>di</strong>o comparativo svolto per iniziativa del<br />

Gutman Center presso l’Israel Democracy Institute.<br />

L’In<strong>di</strong>ce misura vari elementi e aspetti democratici in Israele<br />

rispetto a un numero <strong>di</strong> in<strong>di</strong>catori principali internazionalmente<br />

accettati, che caratterizzano una democrazia in termini <strong>di</strong><br />

aspetto rappresentativo e per le norme e i valori che accompagnano<br />

questo tipo <strong>di</strong> sistema politico. L’In<strong>di</strong>ce colloca le caratteristiche<br />

democratiche d’Israele rispetto a quelle <strong>di</strong> altre 35<br />

democrazie, e anche la sua posizione tra l’opinione pubblica.<br />

Nello stu<strong>di</strong>o, Israele si piazza favorevolmente in or<strong>di</strong>ne agli<br />

aspetti istituzionali <strong>prop</strong>ri della democrazia, per i quali si colloca<br />

tra paesi come Danimarca, Olanda e Finlan<strong>di</strong>a. Questi<br />

aspetti includono rappresentanza, partecipazione, livello della<br />

corruzione percepita e checks & balances. 1 Israele ottiene<br />

degli ottimi voti anche nel campo della rappresentanza e si<br />

colloca sesto fra trentacinque<br />

paesi relativamente al<br />

<strong>prop</strong>rio sistema <strong>di</strong> checks &<br />

balances. Nonostante il calo<br />

della partecipazione al voto<br />

negli ultimi anni, gli israeliani<br />

risultano partecipare ai processi<br />

elettorali in numero<br />

abbastanza alto, se confrontato<br />

con quello <strong>di</strong> altri paesi<br />

democratici.<br />

Il rispetto dei <strong>di</strong>ritti sociali e dell’uguaglianza in Israele è simile<br />

a quello <strong>di</strong> Stati <strong>Un</strong>iti e Inghilterra<br />

A causa dei problemi <strong>di</strong> sicurezza e della sfida <strong>di</strong> carattere<br />

unico e particolare che esso è costretto a fronteggiare in merito,<br />

Israele si colloca nel secondo gruppo <strong>di</strong> paesi su tre, relativamente<br />

a <strong>di</strong>ritti sociali e uguaglianza (assieme a paesi come<br />

Stati <strong>Un</strong>iti e Inghilterra) e a questioni relative a integrazione tra<br />

attività militare e politica. In campi non correlati a materie<br />

sociali o alla sicurezza, come, per esempio, il campo economico<br />

o quello della parità tra sessi, Israele si colloca nel primo su<br />

tre gruppi <strong>di</strong> paesi (per esempio, Israele si colloca al fianco <strong>di</strong><br />

Inghilterra, Spagna, Argentina, Irlanda e Stati <strong>Un</strong>iti, nel campo<br />

della valorizzazione e affermazione dei sessi). Nelle categorie<br />

dei <strong>di</strong>ritti umani, della parità <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti per le minoranze, e della<br />

libertà <strong>di</strong> stampa, Israele non si colloca in posizioni molto alte.<br />

In queste categorie Israele è in linea con altre democrazie<br />

Israele si colloca all’interno del primo terzo tra altri paesi occidentali,<br />

nel campo della valorizzazione dei sessi e della libertà economica<br />

<strong>nella</strong> protezione <strong>di</strong> questi valori, ma viene meno nel raggiungere<br />

l’alto standard che esso si è prefissato. L’in<strong>di</strong>ce ha inoltre<br />

rilevato un più alto in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> avvicendamento nel governo<br />

israeliano rispetto ad altri sistemi democratici.<br />

D’altro canto Israele si è ben <strong>di</strong>mostrato capace <strong>di</strong> preservare<br />

il <strong>prop</strong>rio carattere democratico anche trovandosi sotto fuoco.<br />

A causa della vita sotto quasi costante pressione, paura e continue<br />

minacce e atti <strong>di</strong> violenza, la democrazia israeliana si è<br />

evoluta in maniera tale da poter rimanere intatta in con<strong>di</strong>zioni<br />

quasi impossibili. Nonostante gli attacchi fisici e <strong>di</strong> altro genere<br />

contro lo stato, che ne mettono alla prova la natura democratica,<br />

Israele rimane impegnato nel conseguimento dei più<br />

alti standard <strong>di</strong> coinvolgimento democratico. Il successo<br />

35


Israele si colloca sesto fra trentacinque paesi relativamente<br />

al <strong>prop</strong>rio sistema <strong>di</strong> checks & balances<br />

d’Israele è basato sull’impegno dei suoi leader e dei suoi citta<strong>di</strong>ni<br />

nel preservare un sistema <strong>di</strong> vita democratico, e sul suo<br />

sforzo <strong>di</strong> aderire a quei valori e a quelle idee che caratterizzano<br />

la vita in una società democratica.<br />

L’In<strong>di</strong>ce misura anche la percezione, da parte degli israeliani,<br />

del carattere democratico dello stato, e la loro sod<strong>di</strong>sfazione<br />

relativamente ad esso. Il fatto che l’ultimo stu<strong>di</strong>o condotto ha<br />

rilevato un calo del grado <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfazione in questo campo<br />

può essere visto come l’in<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong> un desiderio, da parte<br />

del pubblico, <strong>di</strong> una democrazia più progressista e pienamente<br />

sviluppata. A tal <strong>prop</strong>osito, Ia collocazione <strong>di</strong> Israele relativamente<br />

al grado <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfazione del pubblico per la qualità<br />

della democrazia è al fianco <strong>di</strong> quella <strong>di</strong> Spagna, Svezia,<br />

Bulgaria e Polonia.<br />

L’aumento <strong>di</strong> sensibilità, da parte della società israeliana, per<br />

aspetti sostanziali della democrazia, quali uguaglianza e giustizia<br />

sociale, libertà degli in<strong>di</strong>vidui, <strong>di</strong>ritti umani e libertà <strong>di</strong><br />

espressione, può essere preso come segno del fatto che l’atteggiamento<br />

israeliano verso queste libertà si sta facendo più<br />

affinato e aiuta a delineare il modo in cui la società percepisce<br />

il livello <strong>di</strong> democrazia nel paese. Questa tendenza può<br />

essere vista <strong>nella</strong> crescente attenzione e preoccupazione<br />

espressa dall’opinione pubblica riguardo alla con<strong>di</strong>zione delle<br />

minoranze, in particolare del settore arabo, e degli elementi<br />

più deboli della società. Gli intervistati hanno espresso maggiore<br />

preoccupazione che negli stu<strong>di</strong> precedentemente condotti,<br />

non soltanto rispetto alla con<strong>di</strong>zione della minoranza<br />

araba, ma anche sulle <strong>di</strong>sparità sociali ed economiche tra vari<br />

gruppi e classi sociali <strong>nella</strong> popolazione in generale.<br />

<strong>Un</strong> sondaggio <strong>di</strong> opinione pubblica è stato condotto anche tra<br />

la popolazione più giovane, in parte, anche per avere una percezione<br />

<strong>di</strong> ciò che ci si potrà aspettare dalla prossima generazione.<br />

In maniera incoraggiante lo stu<strong>di</strong>o ha rivelato che la<br />

gioventù israeliana è più <strong>prop</strong>ensa a considerarsi sod<strong>di</strong>sfatta<br />

rispetto alla popolazione adulta, relativamente alle istituzioni<br />

politiche della nazione e al funzionamento della democrazia in<br />

Israele. La generazione più giovane mostra anche una maggiore<br />

attenzione per le libertà e per le tendenze antidemocratiche,<br />

come, per esempio, restrizioni della libertà <strong>di</strong> espressione.<br />

Di conseguenza la democrazia sembra che sia vista sempre<br />

più come un sistema <strong>di</strong> vita intrinseco apprezzato e prezioso<br />

per Israele, e pertanto da salvaguardare nel futuro.<br />

Il prof. Asher Arian è un autorevole membro dell’Israel Democracy Institute <strong>di</strong> Gerusalemme e Direttore del Progetto Opinione<br />

Pubblica e Politica <strong>di</strong> Sicurezza Nazionale al Jaffa Center per Stu<strong>di</strong> Strategici dell’<strong>Un</strong>iversità <strong>di</strong> Tel Aviv. Egli è inoltre un eminente<br />

professore alla City <strong>Un</strong>iversity del New York Graduate Center e professore <strong>di</strong> Scienze Politiche all’<strong>Un</strong>iversità <strong>di</strong> Haifa. È inoltre autore<br />

<strong>di</strong> vari libri su politica e democrazia.<br />

L’Israel Democracy Institute è un istituto <strong>di</strong> ricerca in<strong>di</strong>pendente e imparziale fondato con il <strong>prop</strong>osito <strong>di</strong> assistere e rinforzare le<br />

istituzioni democratiche d’Israele e <strong>di</strong> formarne i valori, che si trovano ancora in uno sta<strong>di</strong>o <strong>di</strong> conformazione.<br />

1 Sistema <strong>di</strong> restrizioni ed equilibri adottati da un governo per<br />

controllare il potere dei <strong>prop</strong>ri organi.<br />

36


La democrazia israeliana<br />

in tempi <strong>di</strong> guerra<br />

Yuval Karniel<br />

“Nei perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> cambiamenti e <strong>di</strong> pericolo, quando l’uso della<br />

ragione umana è risucchiato dalla paura, il senso <strong>di</strong> continuità<br />

con le generazioni precedenti è come una corda <strong>di</strong> salvataggio<br />

tesa sullo spaventoso presente”. John Dos Passos<br />

“Le nazioni democratiche devono portare avanti la battaglia<br />

contro il terrorismo con il giusto equilibrio tra due valori e principi<br />

contrastanti. Da una parte vanno presi in considerazione i<br />

valori e i principi connessi alla sicurezza dello stato e dei suoi<br />

citta<strong>di</strong>ni. I <strong>di</strong>ritti umani non possono essere motivo della <strong>di</strong>struzione<br />

<strong>di</strong> una nazione; non possono giustificare la compromissione<br />

della sicurezza nazionale in ogni caso e in ogni circostanza.<br />

Allo stesso modo, la costituzione non è un or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> suici<strong>di</strong>o<br />

nazionale. Ma dall’altra parte, dobbiamo considerare i valori e i<br />

principi relativi alla <strong>di</strong>gnità umana e la libertà. La sicurezza<br />

nazionale non giustifica la compromissione dei <strong>di</strong>ritti umani in<br />

ogni caso e in ogni circostanza. La sicurezza nazionale non concede<br />

una licenza illimitata per recare danno agli in<strong>di</strong>vidui”. 1<br />

La condotta tra<strong>di</strong>zionale in tempi <strong>di</strong> guerra non è efficace nel<br />

combattere il terrorismo. Le società democratiche o<strong>di</strong>erne sono<br />

sfidate dalla minaccia terroristica, che mira ad attaccare la<br />

democrazia stessa. Affrontare questo tipo <strong>di</strong> minaccia in modo<br />

veloce e risoluto, senza compromettere i valori democratici,<br />

costituisce un compito eccezionale affrontato da queste nazioni.<br />

La scena <strong>di</strong> un attentato terroristico su un bus <strong>di</strong> linea israeliano<br />

Ogni paese lotta, nei limiti della sua identità culturale e politica,<br />

per trovare la giusta soluzione a questo problema. Israele non è<br />

estraneo a questo <strong>di</strong>lemma.<br />

Come stato impegnato a proteggere i valori relativi alla libertà<br />

in<strong>di</strong>viduale e alla <strong>di</strong>gnità umana, Israele è costretto a rispondere<br />

agli attacchi sferrati dalle attività terroristiche, dalla violenza<br />

e dalla <strong>prop</strong>aganda in conformità alle regole della legge democratica.<br />

La Corte Suprema in Israele ha avuto un ruolo essenziale<br />

<strong>nella</strong> lotta per il mantenimento dei principi democratici del<br />

paese. Nelle parole del Presidente della Corte suprema, il<br />

Giu<strong>di</strong>ce Barak, “La lotta contro il terrorismo deve avvenire ‘dentro’<br />

la legge, e me<strong>di</strong>ante mezzi ritenuti legittimamente ap<strong>prop</strong>riati<br />

per uno stato democratico”.<br />

Spesso in Israele la Corte <strong>di</strong>fende posizioni contrarie alle opinioni<br />

<strong>di</strong> personaggi pubblici e politici.<br />

Proprio a causa della particolare con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> reale democrazia<br />

in Me<strong>di</strong>o oriente e del fatto che l’ondata <strong>di</strong> terrorismo continua<br />

a mettere in pericolo l’esistenza d’Israele, devono essere presi<br />

provve<strong>di</strong>menti veloci e risoluti dalle istituzioni preposte alla sicurezza,<br />

per proteggere il pubblico israeliano e per prevenire ulteriori<br />

attacchi. Qualche volta i mezzi <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa entrano in conflitto<br />

con i <strong>di</strong>ritti in<strong>di</strong>viduali <strong>di</strong> coloro che sono coinvolti nel terrorismo.<br />

Il giu<strong>di</strong>ce Barak riconosce questo problema e <strong>di</strong>chiara: “Mentre<br />

il terrorismo costituisce una questione complicata per ogni<br />

paese, risulta essere invece un problema più che mai complesso<br />

per paesi democratici, perchè non tutti gli strumenti efficaci<br />

sono legali”. Riguardo a questo <strong>di</strong>lemma il Giu<strong>di</strong>ce Barak ha<br />

notato che: “<strong>Un</strong>o dei pilastri della democrazia, il governo del<br />

<strong>popolo</strong> attraveso i rappresentanti da lui eletti,<br />

induce a prendere tutti i provve<strong>di</strong>menti efficaci<br />

per combattere il terrorismo, anche se si rivelano<br />

dannosi per <strong>di</strong>ritti umani... l’altro pilastro<br />

della democrazia, i <strong>di</strong>ritti umani, induce a a proteggere<br />

i <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> ogni in<strong>di</strong>viduo, compresi i terroristi,<br />

anche a costo <strong>di</strong> mettere a rischio la<br />

guerra contro il terrorismo”.<br />

Dall’inizio della campagna terroristica dell’Intifada<br />

nell’ottobre del 2000, Israele non si è confrontato<br />

solo con le attività terroristiche sotto<br />

forma <strong>di</strong> violenza fisica contro i citta<strong>di</strong>ni, ma si<br />

è trovato anche a combattere contro una guerra<br />

me<strong>di</strong>atica per la conquista dell’opinione pubblica<br />

sul fronte nazionale e internazionale.<br />

Entrambe queste forme <strong>di</strong> attacco costituiscono<br />

una grande sfida per Israele, in quanto stato<br />

impegnato a proteggere i valori e le libertà<br />

democratiche in<strong>di</strong>viduali.<br />

Tuttavia la fermezza <strong>di</strong> Israele a mantenersi fedele ai principi<br />

democratici può essere rintracciata nelle sue reazioni ai tentativi<br />

<strong>di</strong> limitare uno dei principi fondamentali della democrazia, la<br />

libertà <strong>di</strong> espressione. In questo campo Israele ha istituito un<br />

37


metodo secondo il quale una democrazia può affrontare un conflitto<br />

nazionale e allo stesso tempo <strong>di</strong>fendere le tra<strong>di</strong>zioni della<br />

democrazia in generale, e in paricolare la libertà <strong>di</strong> parola.<br />

La libertà <strong>di</strong> espressione è uno dei principi più preziosi per la<br />

democrazia israeliana. Nel 1953 la Corte Suprema israeliana,<br />

nonostante mancasse una regolare costituzione scritta, riconobbe<br />

che la libertà <strong>di</strong> espressione costituisce un “<strong>di</strong>ritto supremo”<br />

derivante dall’esistenza dello stato d’Israele come entità democratica.<br />

La convinzione della natura suprema della libertà <strong>di</strong> espressione<br />

in Israele è sempre stata legata al riconoscimento del fatto<br />

che la libertà <strong>di</strong> parola è uno strumento necessario ed essenziale<br />

all’esistenza <strong>di</strong> una democrazia e importante per la ricerca e<br />

il chiarimento della verità attraverso “lo scambio delle libere<br />

idee”. Tuttavia a bilanciare questo <strong>di</strong>ritto c’è il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> uno stato<br />

a proteggere i <strong>prop</strong>ri<br />

citta<strong>di</strong>ni. Come in tutte<br />

le altre nazioni democratiche,<br />

quando queste<br />

vengono esposte al<br />

confronto tra questi<br />

due <strong>di</strong>ritti, il <strong>di</strong>ritto alla<br />

libertà <strong>di</strong> espressione<br />

deve essere attentamente<br />

bilanciato con<br />

gli affari relativi alla<br />

sicurezza nazionale.<br />

Nel 1953, pochi anni<br />

dopo che lo Stato<br />

d’Israele aveva finito <strong>di</strong><br />

combattere la Guerra<br />

d’In<strong>di</strong>pendenza contro<br />

l’invasione araba, la<br />

Corte Suprema emanò un importante decreto che sosteneva<br />

che il governo non potesse interrompere l’attività <strong>di</strong> un giornale<br />

arabo che criticava lo stato, anche se queste critiche erano ritenute<br />

dannose. La Corte, basandosi in parte sulla giurisprudenza<br />

americana, sosteneva che la libertà <strong>di</strong> espressione dovesse<br />

essere rispettata in ogni circostanza, ad eccezione <strong>di</strong> alcune<br />

situazioni nelle quali c’è la quasi certezza <strong>di</strong> un grave rischio <strong>di</strong><br />

recare seri danni alla sicurezza della nazione o all’or<strong>di</strong>ne pubblico.<br />

In assenza <strong>di</strong> un pericolo “chiaro e presente”, la libertà <strong>di</strong><br />

espressione non può essere limitata. 2<br />

La campagna terroristica dell’Intifada, sin dalla fine del 2000,<br />

caratterizzata da esplosioni, operate da suici<strong>di</strong>, contro civili<br />

israeliani, ha dato origine a una situazione dove l’impegno<br />

d’Israele a garantire le con<strong>di</strong>zioni per una libera espressione era<br />

compromesso da affari relativi alla sicurezza.<br />

38<br />

Giu<strong>di</strong>ci della Corte Suprema in sessione<br />

Per esempio, un regista <strong>di</strong> documentari, Mohammed Bakri,<br />

intervistò dei palestinesi nel campo profughi <strong>di</strong> Jenin, sulla battaglia<br />

che ebbe luogo nell’aprile 2002, nel corso della quale 23<br />

soldati israeliani e 52 palestinesi furono uccisi. Il film descriveva<br />

solo la versione palestinese dei fatti, non offrendo la corrispondente<br />

versione degli israeliani che erano altrettanto presenti<br />

ai fatti.<br />

Il film fu sottoposto all’approvazione del consiglio <strong>di</strong>rettivo<br />

dell’Autorità Israeliana per la Censura dei Film, come stabilito<br />

dall’ or<strong>di</strong>nanza sui film cinematografici del 1927. Il consiglio, in<br />

una rara decisione <strong>di</strong> maggioranza <strong>di</strong> otto contro tre, proibì la<br />

proiezione del film, sostenendo che <strong>di</strong>storceva gli eventi accaduti,<br />

costituiva un atto <strong>di</strong> <strong>prop</strong>aganda contro lo Stato, sconfinando<br />

nell’incitamento e che avrebbe minato la natura democratica<br />

d’Israele. <strong>Un</strong> appello fu presentato davanti alla Corte<br />

suprema nel ruolo <strong>di</strong> Alta Corte <strong>di</strong> Giustizia.<br />

L’Alta Corte <strong>di</strong><br />

Giustizia accordò<br />

l’appello e girò la<br />

decisione al consiglio<br />

<strong>di</strong>rettivo dell’Autorità<br />

Israeliana per la<br />

Censura dei Film.<br />

Mentre l’Alta Corte <strong>di</strong><br />

Giustizia era d’accordo<br />

sul fatto che il film<br />

offendeva la sensibilità<br />

<strong>di</strong> molte persone<br />

del pubblico israeliano,<br />

specialmente la<br />

sensibilità dei soldati<br />

che avevano combattuto<br />

e delle famiglie<br />

dei caduti, constatò che il danno recato alla sensibilità, malgrado<br />

le sue <strong>di</strong>mensioni, era il prezzo che Israele doveva pagare<br />

per il <strong>di</strong>ritto alla libertà <strong>di</strong> espressione. 3<br />

Nel gennaio 2003 in Israele si tennero le elezioni nazionali per<br />

la Knesset. Anche i partiti arabi, composti da citta<strong>di</strong>ni israeliani,<br />

hanno organizzato la loro campagna elettorale per la Knesset.<br />

Come parte della campagna, due partiti arabi esibivano, nel<br />

corso delle trasmissioni elettorali, la ban<strong>di</strong>era palestinese, simbolo<br />

dell’identificazione con l’Organizzazione per la liberazione<br />

della Palestina (OLP). Il presidente del Consiglio centrale per le<br />

elezioni della XVI Knesset, un giu<strong>di</strong>ce della Corte suprema,<br />

Michael Cheshin, censurò le trasmissioni, sostenendo che le<br />

elezioni si tenevano per il parlamento israeliano e che Israele<br />

“era coinvolto in un’amara e brutta guerra” con l’OLP.<br />

Fu presentato un appello all’Alta Corte <strong>di</strong> Giustizia


dall’Associazione per i <strong>di</strong>ritti dei citta<strong>di</strong>ni in Israele (ACRI). La<br />

corte confermò l’importanza della libertà d’espressione nel<br />

corso delle trasmissioni elettorali come parte integrante del processo<br />

democratico che consiste nel <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> eleggere ed essere<br />

eletti al parlamento. La corte concesse l’appello e sostenne<br />

che le trasmissioni dovevano essere mostrate integralmente. 4<br />

In entrambi i casi, come in altre istanze simili, la Corte Suprema<br />

israeliana, si mostrò all’altezza<br />

della sfida nel pro-<br />

teggere il principio democratico<br />

della libertà d’espressione,<br />

mantenendo,<br />

allo stesso tempo, la fiducia<br />

della gente <strong>nella</strong><br />

Legge. Le decisioni della<br />

Corte riflettono l’opinione<br />

secondo cui il <strong>di</strong>ritto<br />

supremo alla libertà d’espressione prevale sulle minacce ai sentimenti<br />

del pubblico e su un poteziale danno per la sicurezza. Va<br />

notato che questa <strong>di</strong>fesa (del <strong>di</strong>ritto alla libera espressione) è<br />

molto più liberale <strong>di</strong> quella offerta da altri paesi democratici che<br />

affrontano situazioni simili.<br />

Come il Prof. Alan Dershowitz ha notato nel suo libro “The Case<br />

for Israel” (2003): “Israele è una piccola democrazia in lotta per<br />

la sua sopravvivenza, circondata da nemici ostili. Combatte una<br />

guerra insi<strong>di</strong>osa contro i suoi nemici, sia all’interno che all’esterno<br />

dei suoi confini, e anche contro quelle nazioni e quei<br />

gruppi ostili che cercano <strong>di</strong> delegittimarla agli occhi della comunità<br />

internazionale. Le sue azioni in <strong>di</strong>fesa dei citta<strong>di</strong>ni e del suo<br />

essere una nazione, non sono state perfette nel corso degli<br />

anni...lo stesso, anche peggio può essere detto <strong>di</strong> gran parte<br />

delle altre democrazie”.<br />

La misura <strong>nella</strong> quale Israele lotta per proteggere le libertà in<strong>di</strong>viduali,<br />

anche nei tempi <strong>di</strong> guerra, quando ha il <strong>di</strong>ritto inalienabile<br />

a <strong>di</strong>fendere sé stesso e i suoi citta<strong>di</strong>ni dagli attacchi, <strong>di</strong>mostra<br />

il suo impegno a conservare un sistema giuri<strong>di</strong>co democratico.<br />

Israele si confronta quoti<strong>di</strong>anamente con questo tipo <strong>di</strong><br />

valutazioni. Questioni come la demolizione delle case dei terroristi,<br />

la detenzione amministrativa, e perfino l’interrogatorio <strong>di</strong><br />

sospetti terroristi, non sono esenti da limitazioni e controlli da<br />

parte della legge.<br />

Di conseguenza, subito dopo la petizione contro la legittimità del<br />

tracciato <strong>di</strong> una barriera <strong>di</strong> sicurezza che avrebbe ridotto il<br />

rischio dell’ingresso <strong>di</strong> terroristi in Israele per portare a termine<br />

attacchi mortali, ma che allo stesso tempo sarebbe passata<br />

attraverso i campi e i villaggi <strong>di</strong> molti palestinesi, la Corte suprema,<br />

in conformità alla legge internazionale e a quella israeliana,<br />

ha stabilito che la costruzione della barriera è legata alla sicu-<br />

Israele sta percorrendo la sua<br />

strada attraverso una realtà<br />

estranea a gran parte delle<br />

nazioni democratiche<br />

rezza e non a interessi politici. Tuttavia, allo stesso tempo, la<br />

Corte ha sottolineato che il tracciato debba tener conto delle<br />

considerazioni umanitarie e che ci debba essere equilibrio tra i<br />

due apsetti. 5<br />

Israele sta percorrendo la sua strada attraverso una realtà<br />

estranea a gran parte delle nazioni democratiche. La lotta per<br />

essere una democrazia<br />

sotto attacco costante e in<br />

un ambiente ostile ha un<br />

prezzo e questo prezzo è a<br />

spese del livello <strong>di</strong> tolleranza<br />

del pubblico israeliano. Il<br />

fatto che Israele sia riuscito<br />

a conservare la sua natura<br />

democratica attraverso questo<br />

percorso, testimonia il<br />

suo forte impegno a rimanere tale.<br />

“Ogni equilibrio tra sicurezza e libertà impone ad entrambe<br />

alcune limitazioni. L’opportuno equilibrio non sarà raggiunto<br />

quando solo i <strong>di</strong>ritti umani saranno completamente tutelati o<br />

solo quando non ci sarà più il terrorismo. Allo stesso modo, l’equilibrio<br />

non verrà raggiunto nemmeno solo quando la sicurezza<br />

nazionale garantirà una <strong>di</strong>fesa totale, come se i <strong>di</strong>ritti umani<br />

non esistessero. L’equilibrio e il compromesso sono il prezzo<br />

della democrazia. Solo una democrazia forte, sicura e stabile<br />

può garantire e tutelare i <strong>di</strong>ritti umani e soltanto una democrazia<br />

costruita sulle fondamenta dei <strong>di</strong>ritti umani può essere sicura”.<br />

Giu<strong>di</strong>ce Aharon Barak.<br />

1 Le citazioni del Presidente della Corte Suprema, Aharon Barak, sono<br />

riportate dal suo articolo The Supreme Court 2001 Term: Foreword:<br />

A Judge on Judging: The Role of a Supreme Court in Democracy, 116<br />

(1) Harvard Law Review 16 (2002).<br />

2 H.C. 73/53 Kol Haam ltd. contro il Ministro dell’Interno, 7 P.D. 871.<br />

3 H.C. 316/03 Mohammed Bakri contro il consiglio <strong>di</strong>rettivo dell’Autorità<br />

Israeliana per la Censura dei Film 58(i) P.D. 249.<br />

4 H.C. 651/03 Associazione per i <strong>di</strong>ritti dei citta<strong>di</strong>ni in Israele contro il<br />

presidente del Consiglio centrale per le elezioni della XVI Knesset, 57<br />

(ii) P.D. 62.<br />

5 H.C. 2056/04 consiglio del Beit Sourik Village contro il Governo d’israele,<br />

et al (30 giugno 2004).<br />

Il Dott. Yuval Karniel, <strong>di</strong>rettore <strong>di</strong> “Free People in<br />

Our Land”, è un eminente avvocato delle comunicazioni<br />

in Israele ed è docente <strong>di</strong> giurisprudenza<br />

e comunicazioni. È autore <strong>di</strong> due libri sulla<br />

legislazione dei me<strong>di</strong>a ed economica.<br />

39


“Israele è <strong>di</strong>venuto, attraverso duro lavoro, ingegnosità e,<br />

soprattutto, de<strong>di</strong>zione alla libertà e alla legalità, una democrazia<br />

fiorente e svariata con un’economia pullulante, con dei me<strong>di</strong>a<br />

critici e vivaci, una cultura artistica creativa e un impegno all’uguaglianza<br />

relativamente a sessi, orientamento sessuale e<br />

razza. Altri paesi della regione, che <strong>di</strong>spongono <strong>di</strong> maggiori<br />

risorse naturali e <strong>di</strong> somme equivalenti <strong>di</strong> aiuti stranieri, non<br />

sono riusciti a tradurre tali vantaggi in benefici per la loro popolazione.”<br />

Alan Dershowitz in The Case For Israel (Wiley, 2003)<br />

Per la maggior parte dei cinquantasei anni trascorsi dalla sua<br />

fondazione lo Stato d’Israele è rimasto un’oasi <strong>di</strong> democrazia e<br />

pluralismo in una regione ben nota per i suoi regimi autoritari.<br />

Sebbene alcuni <strong>di</strong> questi regimi offrano svariati gra<strong>di</strong> <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti ai<br />

loro citta<strong>di</strong>ni, nessuno <strong>di</strong> essi si avvicina ai valori e alle libertà<br />

democratici <strong>di</strong> tipo occidentale, che caratterizzano la società<br />

israeliana. Alcuni stati del Me<strong>di</strong>o Oriente, come, per esempio<br />

Siria e Iran, sono delle perfette<br />

<strong>di</strong>ttature, note sia per<br />

le loro repressioni all’interno,<br />

sia per il loro sostegno<br />

al terrorismo all’esterno.<br />

In numerosi paesi arabi e<br />

in Iran le minoranze sono<br />

represse. In pieno contrasto<br />

con ciò, le minoranze in<br />

Israele godono per legge <strong>di</strong><br />

eguali <strong>di</strong>ritti e <strong>di</strong>spongono<br />

<strong>di</strong> una tutela giu<strong>di</strong>ziaria cui<br />

poter far ricorso per reclami<br />

e rimostranze. Queste<br />

stesse minoranze sono<br />

rappresentate alla Knesset israeliana.<br />

Presso numerosi regimi arabi alle donne è vietato ricoprire incarichi<br />

politici o pubblici, ed esse non possono votare e, in molti<br />

altri campi <strong>di</strong> attività, sono fortemente limitate. In Israele la realtà<br />

è opposta: le donne svolgono dei ruoli chiave in ogni aspetto<br />

della vita d’Israele.<br />

La nozione <strong>di</strong> una stampa libera, <strong>di</strong> una libera espressione delle<br />

<strong>prop</strong>rie vedute nonché della professione <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse e svariate<br />

idee e opinioni è tristemente inesistente in quasi tutti i paesi<br />

arabi, come pure in Iran. Sebbene alcune nazioni arabe offrano<br />

ai <strong>prop</strong>ri citta<strong>di</strong>ni un limitato <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> libera espressione, giornalisti<br />

ed e<strong>di</strong>tori sono continuamente imprigionati o puniti, per aver<br />

pubblicato le <strong>prop</strong>rie opinioni o per aver <strong>di</strong>vulgato fatti e notizie<br />

su un determinato regime. Di contro, Israele offre un contesto<br />

aperto e vivace nel quale i mass me<strong>di</strong>a fioriscono e prosperano.<br />

Recentemente dei venti <strong>di</strong> cambiamento hanno iniziato a soffiare<br />

in Me<strong>di</strong>o Oriente. Paesi come Afghanistan e Iraq, in passato<br />

40<br />

Israele – Democrazia in Me<strong>di</strong>o Oriente<br />

tristemente noti come bastioni <strong>di</strong> totalitarismo, stanno oggi iniziando<br />

a mostrare segnali <strong>di</strong> trasformazione in democrazie in<br />

fasce, grazie agli sforzi degli Stati <strong>Un</strong>iti e <strong>di</strong> altri paesi occidentali.<br />

Le elezioni tenutesi nell’Autorità Palestinese sono un incoraggiante<br />

segno <strong>di</strong> speranza per una svolta verso l’emergere <strong>di</strong><br />

una leadership moderata che sappia porre fine al terrorismo e<br />

all’istigazione, e che intraprenda altresì le in<strong>di</strong>spensabili riforme<br />

dell’attuale sistema amministrativo palestinese.<br />

Sebbene molti paesi arabi rimangano ostili all’idea <strong>di</strong> una nazione<br />

ebraica in mezzo a loro, la maggior parte dei paesi arabi si<br />

sta gradualmente muovendo verso l’accettazione <strong>di</strong> Israele considerato<br />

come una reale entità politica e non come un semplice<br />

paese anomalo e transitorio. L’atteggiamento delle nazioni<br />

arabe nei confronti <strong>di</strong> Israele è migliorato nel corso degli anni.<br />

Nonostante l’iniziale rifiuto <strong>di</strong> riconoscere l’esistenza legale<br />

d’Israele, due vicini <strong>di</strong> quest’ultimo, Egitto e Giordania, hanno<br />

firmato con esso dei trattati<br />

<strong>di</strong> pace, con un conseguente<br />

sviluppo <strong>di</strong> relazioni<br />

reciproche.<br />

<strong>Un</strong> Me<strong>di</strong>o Oriente privo <strong>di</strong><br />

tensioni <strong>di</strong> civiltà e barriere<br />

economiche potrebbe<br />

gradualmente <strong>di</strong>venire un<br />

obbiettivo realistico per la<br />

regione <strong>nella</strong> misura in cui<br />

i valori democratici prevalgano<br />

gradualmente<br />

sempre più in società che<br />

in passato erano chiuse.<br />

Israele ha imparato ad<br />

adattare l’ideale <strong>di</strong> democrazia<br />

alla sua società particolare ed è ottimista circa il fatto che<br />

un graduale progresso verso una maggiore tolleranza, da parte<br />

dei paesi del Me<strong>di</strong>o Oriente, permetterà l’emergere <strong>di</strong> democrazie<br />

in quella regione, con la speranza che questi paesi si uniscano<br />

alla società delle nazioni, ponendo l’interesse e i <strong>di</strong>ritti dei<br />

<strong>prop</strong>ri citta<strong>di</strong>ni in alto sulla scala dei valori nazionali.<br />

Tutto ciò servirà anche la causa della pace.


Gerusalemme, 2005

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