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Giornalino - gennaio 2012 - Fe.Ba.Si.

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Ogni anno milioni di persone, festeggiano la nascita del <strong>Ba</strong>mbin<br />

Gesù allestendo alberi e presepi, preparando cenoni, scambiandosi<br />

doni e soprattutto facendo promesse di essere più buoni e che puntualmente<br />

a S. Stefano vengono meno. Ma , accanto ai molteplici<br />

riti religiosi, pratiche devozionali, e manifestazioni di tipo ludico e<br />

culinario, c’è anche un altro rituale che puntualmente si presente<br />

ogni anno, e questo in modo particolare è musicale, quello che gli<br />

etnomusicologi definiscono appartenere ai rituali del ciclo<br />

dell’anno: le novene natalizie. Come osserva Girolamo Garofalo il<br />

termine novena sta ad indicare diversi significati, indicando tra<br />

l’altro sia la funzione religiosa che si svolge nei nove giorni prima<br />

dell’evento, sia il canto in sé che ad essa si accompagna, o i canti<br />

dialettali popolari. A differenza della maggior parte dei canti di<br />

tradizione orale quasi del tutto scomparsi, la tradizionale novena<br />

natalizia risulta invece assai vitale. In particolare, esse possono<br />

narrare quotidianamente le vicende di Giuseppe e Maria e durano<br />

per l’appunto nove jurnati (il canto completo è di 9 strofe e poiché<br />

Suonatore di Ciaramedda e Zampogna a paro<br />

viene cantata una strofa al giorno esse prendono questo nome<br />

“iurnati” ossia giornata), oppure si possono indicare le canzoni dedicate<br />

alla Madonna e a San Giuseppe, o ancora le ninne nanne a<br />

Gesù <strong>Ba</strong>mbino dette ninnaredde. Le novene che durano 9 giorni<br />

solitamente non si realizzano mai in modo privato, spesso coinvolgono<br />

l’intera collettività. In alcune località della <strong>Si</strong>cilia vengono<br />

allestiti degli altarini da privati e i cantori e suonatori sostano dinnanzi<br />

alle figureddi (le immagini della Sacra Famiglia) dove innalzano<br />

la jurnata. In queste occasioni è possibile anche consumare<br />

dei pasti veloci a base di frutta secca, focacce, dolci tradizionali<br />

quali i vucciddati ( ossia buccellati, dolci di pasta frolla farciti alle<br />

mandorle o fichi secchi e uvetta), e bevande varie. Alla preparazione<br />

degli altarini e delle pietanze, non intervengono i soli familiari<br />

che mettono a disposizione lo spazio domestico, spesso è tutto il<br />

vicinato ad adoperarsi in comunità. In passato le novene venivano<br />

eseguite dagli orbi (cantastorie ciechi) che su richiesta le eseguivano<br />

davanti le case dei privati o degli altarini. Oggi la figura dei<br />

cantastorie è scomparsa, pur rimanendo viva la tradizione orale<br />

talvolta leggermente mutata: a Villalba (CL) sono i ragazzi della<br />

banda musicale a continuare la tradizione degli orbi, accompagnandosi<br />

coi propri strumenti musicali, per nove giorni cantano le strofe<br />

<strong>Fe</strong>basi Magazine<br />

Il Natale in <strong>Si</strong>cilia: le novene<br />

(Peppe, Melu e Lucianu, i cantori della Novena di Mussomeli)<br />

delle jurnate, inframmezzando con melodie internazionali (“jingle<br />

bells”, “stile nacht”, ecc…); in altre località come Mussomeli<br />

(CL) è molto viva e sentita la vera tradizione della ninnaredda<br />

cantata e suonata ancora “all’antica” fino al 1980 oltre a 3 musicanti<br />

era presente anche un cantastorie cieco, che lo accompagnavano<br />

coi suoni della chitarra, l’azzarinu (un triangolo di elevate<br />

dimensioni) e il circhittu (cerchietto a sonagli). Oggi viene ancora<br />

eseguita con questa modalità e sono dei giovani ad occuparsene,<br />

guidati dalla giovane Gera Bertolone, studentessa di etnomusicologia<br />

in Francia, che ha recuperato e mantenuta viva questa tradizione.<br />

Anche a Marianopoli (CL) si è ripresa la tradizione della<br />

novena grazie ad opera di Emanuele Anzalone, che ha riportato in<br />

vita l’antico uso di cantare, accompagnandosi con strumenti della<br />

tradizione quali la chitarra, l’azzarinu, tammorra (grande tamburello<br />

basco), friscalettu (flauto di canna)e la fisarmonica. Anche a<br />

San Michele di Ganzaria (CT) la gnignaredia (così viene chiamata<br />

la novena) veniva cantata dagli orbi che si accompagnavano col<br />

violino e la chitarra (o il mandolino). La novena si svolgeva di<br />

notte e si protraeva fino all’alba. Una tradizione che va avanti da<br />

secoli, è l’uso di suonare melodie natalizie con la zampogna. In<br />

<strong>Si</strong>cilia si possono distinguere due tipi di zampogne: a “Paro” e “a<br />

chiave”. La prima è tipica del messinese ma usata anche in altre<br />

province, e svolge solitamente la funzione di “solista” e può essere<br />

accompagnata da cerchietti o triangoli. La zampogna “A paro”,<br />

invece, è tipica della zona di Monreale, ed è usata come accompagnamento<br />

dei canti o di altri strumenti quali il friscalettu o la ciaramedda,<br />

e si differisce dalla zampogna messinese per la maggior<br />

lunghezze delle pive. G.S.<br />

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