TRE PECORE VIZIOSE - Pane del cielo
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voglio spusa!<br />
BEATRICE: Silenzio, voi! Che vuol dire questo rispondere in<br />
mezzo? Chi vi ha insegnato questa creanza? Nun lo ffà n’ata<br />
vota, che te metto a dovere! (A Camillo.) E non sò come voi,<br />
che siete il padre, non le dite niente.<br />
CAMILLO (mettendosi con la sedia in mezzo): Concettella,<br />
un’altra volta che rispondete, vi faccio una brutta<br />
mortificazione! Statevi al posto vostro, perché se no...<br />
BEATRICE: Va buono, mò sì troppo luongo. (Camillo si ritira<br />
al suo posto.)<br />
FELICE: Ma quella la ragazza...<br />
BEATRICE: Silenzio!<br />
FELICE: (Ccà stammo a scola!).<br />
BEATRICE: Signore, il vostro parlare non mi piace. Voi<br />
precipitate troppo il discorso. Parlate meglio.<br />
ERRICO: (E comme aggia parlà?)... Un mese fa vidi vostra<br />
nipote alla finestra, me ne innamorai e giurai di farla mia! Mi<br />
sono diretto a voi come sua zia, ed ero venuto anche a parlare<br />
con suo padre e suo zio. Ma na vota che non contano niente,<br />
che sono due esseri che, o ci sono o non ci sono, è l’istesso,<br />
così dico tutto a voi. Sono capo commesso <strong>del</strong>la Casa Giusti e<br />
Compagni, e mi vengono duemila lire fra lucri e mesata.<br />
Domandate di me; sono un giovane onesto, di buona famiglia,<br />
e posso renderla felice.<br />
BEATRICE (a Fortunato e a Camillo): (Che vulite fà? Vulite<br />
parlà?).<br />
FELICE: (D. Camì, che parlammo a ffà? Nuje avimmo fatto<br />
chella figura!).<br />
CAMILLO: (Beatrì, parla tu).<br />
BEATRICE: Sentite, signore... Oggi siamo in un’epoca che,<br />
per riguardo a matrimonio, bisogna spaparanzare tanto un<br />
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