Milano, 23 febbraio 2012 “CHI HA UCCISO LUMI VIDELA?”: la ...
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<strong>Mi<strong>la</strong>no</strong>, <strong>23</strong> <strong>febbraio</strong> <strong>2012</strong><br />
<strong>“CHI</strong> <strong>HA</strong> <strong>UCCISO</strong> <strong>LUMI</strong> <strong>VIDELA</strong>?<strong>”</strong>: <strong>la</strong> storia vera di Emilio Barbarani, il diplomatico<br />
italiano che sfidò <strong>la</strong> polizia segreta di Pinochet per salvare centinaia di vite umane.<br />
In libreria<br />
Una storia vera, finora sconosciuta, quel<strong>la</strong> che Emilio Barbarani, diplomatico italiano,<br />
racconta in “Chi ha ucciso Lumi Vide<strong>la</strong>?<strong>”</strong> (Mursia, 312 pagine, euro 19,00. Prefazione di<br />
Giorgio Galli) un memoriale che fa riemergere dal passato i fantasmi del golpe di Pinochet.<br />
“Chi ha ucciso Lumi Vide<strong>la</strong>?<strong>”</strong> in libreria in questi giorni, richiama sin dal titolo l’omicidio<br />
del<strong>la</strong> militante del Mir, movimento del<strong>la</strong> sinistra rivoluzionaria, il cui corpo venne gettato<br />
nottetempo nel giardino dell’ambasciata italiana a Santiago nel novembre del 1974,<br />
poco più di un anno dopo il colpo di Stato di Augusto Pinochet (11 settembre 1973). Un<br />
omicidio che precipitò nel caos <strong>la</strong> residenza italiana diventata rifugio per centinaia di<br />
cileni: oppositori politici, ma anche disperati in fuga dal<strong>la</strong> miseria, persino criminali comuni<br />
e golpisti caduti in disgrazia.<br />
Emilio Barbarani arriva a Santiago un mese dopo l’omicidio di Lumi Vide<strong>la</strong>. La sua è una<br />
missione senza copertura (l’Italia non aveva riconosciuto il governo Pinochet) per dare<br />
man forte all’ambasciatore Tomaso de Vergottini, a sua volta tollerato dal<strong>la</strong> giunta dei<br />
generali come “diplomatico italiano in transito<strong>”</strong>. «Né l’ambasciatore, né io avevamo<br />
ricevuto da Roma esplicita indicazione scritta di fare ciò che facevamo, salvo generica<br />
indicazione di porre in atto ogni sforzo a difesa dei perseguitati politici del regime militare»,<br />
scrive Barbarani nelle sue memorie.<br />
Il giovane diplomatico finisce in prima fi<strong>la</strong>, cioè all’interno dell’ambasciata, a gestire da una<br />
parte <strong>la</strong> massa dei rifugiati disperati e dall’altra l’inchiesta voluta dal governo di Pinochet<br />
sull’omicidio Vide<strong>la</strong>, morta durante un festino in ambasciata secondo <strong>la</strong> propaganda del<br />
regime; sequestrata, uccisa e torturata dal<strong>la</strong> DINA, secondo gli oppositori.<br />
L’inchiesta sull’omicidio Vide<strong>la</strong> è il filo conduttore di una splendida e drammatica<br />
testimonianza sull’inizio di una dittatura durata 17 anni, in cui si leggono in controluce<br />
tutte le contraddizioni di un Paese spaccato in due: «La povertà, il sospetto, <strong>la</strong> paura<br />
prevalevano su metà Paese; sull’altra metà, benestante, ignara e acquiescente con le<br />
diffuse vio<strong>la</strong>zioni dei diritti umani, regnava l’euforia per lo scampato pericolo dello<br />
spauracchio di una rivoluzione comunista», spiega Barbarani.<br />
Nel Cile diviso si muovono eroi e aguzzini, politici cinici e madri al<strong>la</strong> ricerca dei figli<br />
desaparecidos, spie affascinanti e criminali, preti coraggiosi (Barbarani testimonia il ruolo<br />
fondamentale del<strong>la</strong> Chiesa cilena nel<strong>la</strong> difesa degli oppositori) e cittadini indifferenti. In<br />
mezzo a loro, il giovane diplomatico italiano che mette, letteralmente, se stesso tra i<br />
rifugiati e <strong>la</strong> polizia segreta: si chiude per due anni in ambasciata tessendo una silenziosa<br />
ma efficace rete di assistenza e protezione che riuscirà a salvare centinaia di vite. Per<br />
farlo deve imparare a muoversi in quel<strong>la</strong> zona franca dove operano spie e doppiogiochisti,<br />
dove le vite umane hanno un prezzo che va pagato. Quale che sia.<br />
L’inchiesta degli anni Settanta fu affidata al giudice Eduardo Araya, un uomo di legge che<br />
nonostante le pressioni del<strong>la</strong> giunta militare, coraggiosamente, scagionò i rifugiati
dall’infame sospetto di aver ucciso Lumi e così facendo consentì che riprendesse il flusso<br />
degli espatri.<br />
Nel 2008, nel Cile tornato al<strong>la</strong> democrazia, alcuni agenti del<strong>la</strong> DINA, a cominciare dal suo<br />
capo, vennero condannati dal Giudice per <strong>la</strong> morte del<strong>la</strong> giovane mirista. Ma <strong>la</strong> storia e<br />
veramente chiarita? Le confidenze di una agente del<strong>la</strong> intelligence del<strong>la</strong> Forza Aerea<br />
cilena insinuano al<strong>la</strong> fine dl libro più di un dubbio.<br />
Per informazioni: Ufficio stampa Mursia – 02 67378502 – email: press@mursia.com