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Capitolo 4 - Le Rocce<br />

AMBIENTI DI SEDIMENTAZIONE<br />

SEDIMENTOLOGIA: parte della Geologia che studia<br />

la genesi dei sedimenti negli ambienti sedimentari<br />

AMBIENTE SEDIMENTARIO: complesso delle<br />

condizioni fisiche, chimiche e biologiche in cui un<br />

sedimento si accumula<br />

o anche:<br />

parte della superficie terrestre che è fisicamente,<br />

chimicamente e biologicamente distinta dalle parti<br />

adiacenti<br />

PRINCIPALI AMBIENTI DI SEDIMENTAZIONE<br />

Facies: insieme dei caratteri fisici di un pacco di<br />

strati o di un singolo strato legati ad un ben definito<br />

processo (ambiente) sedimentario<br />

Facies<br />

<strong>Ambienti</strong> sedimentari<br />

Associazione di facies: successione (ciclo o<br />

sequenza) non casuale di facies<br />

195<br />

196


Capitolo 4 - Le Rocce<br />

PRINCIPALI AMBIENTI DI SEDIMENTAZIONE<br />

T = terrigeno<br />

C = carbonatico<br />

SEDIMENTI CONTINENTALI:<br />

SISTEMA ALLUVIONALE<br />

Principali suddivisioni del sistema alluvionale<br />

197<br />

198


Capitolo 4 - Le Rocce<br />

SISTEMA ALLUVIONALE<br />

<strong>Ambienti</strong> e depositi fluviali: depositi ghiaiosi o<br />

sabbiosi (alveo), limoso – argillosi (pianura<br />

inondabile, riempimento canali abbandonati)<br />

Due principali modelli deposizionali fluviali: canali intrecciati e<br />

meandriforme (si veda anche lezione Geomorfologia Fluviale)<br />

SISTEMA ALLUVIONALE<br />

1: depositi più antichi; 2: argine naturale; 3: barra; 4: piana inondabile; 5: ventaglio<br />

di rotta; 6: fondo canale; 7: riempimento canali morti 200<br />

199


Capitolo 4 - Le Rocce<br />

SISTEMA ALLUVIONALE<br />

Conoidi alluvionali: corpi detritici più o meno<br />

grossolani (prevalentemente ciottoli, ghiaia) formati<br />

da un corso d’acqua al suo sbocco in pianura.<br />

SISTEMA ALLUVIONALE<br />

Conoidi alluvionali<br />

Blocco diagramma di un conoide che evidenzia i notevoli spessori di<br />

depositi grossolani<br />

201<br />

202


Capitolo 4 - Le Rocce<br />

SEDIMENTI CONTINENTALI:<br />

SISTEMI LACUSTRI<br />

Laghi: deposizione di sedimenti eterogenei, variabili<br />

da ghiaie sui conoidi dei corsi d’acqua alimentanti,<br />

fino a limo e argilla prevalenti nelle parti più profonde<br />

(correnti debole intensità o acque ferme)<br />

SEDIMENTI CONTINENTALI:<br />

SISTEMI EOLICI<br />

L’azione del vento è dominante in zone in cui, per<br />

motivi climatici e geomorfologici, la superficie del<br />

terreno non è protetta dalla vegetazione e dal suolo;<br />

le più estese tra queste sono i deserti sabbiosi e le<br />

steppe, che si possono considerare sistemi<br />

deposizionali eolici.<br />

203<br />

204


Deserto caldo (subtropicale)<br />

Capitolo 4 - Le Rocce<br />

SISTEMI EOLICI<br />

Materiali forniti al vento da: degradazione, erosione idrica,<br />

preesistenti depositi alluvionali, precipitati chimici<br />

Pedimento: superficie debolmente inclinata di erosione o non deposizione<br />

soggetta all’azione del vento e percorsa da torrenti intrecciati effimeri (o<br />

intermittenti)<br />

Lago di playa: le zone tra conoidi e dune (zone di interduna) possono<br />

essere temporaneamente sommerse o umide 205<br />

SISTEMI EOLICI<br />

Piana periglaciale (deserto freddo)<br />

Materiali forniti al vento da: ghiacciaio (degradazione e<br />

triturazione), depositi fluvio-glaciali<br />

Coltri di Loess: caratterizzano soprattutto zone di steppa. Si tratta di polveri<br />

eoliche costituite prevalentemente da particelle di silt (60 – 80%). I più<br />

importanti depositi di loess si accumularono nel Pleistocene durante le<br />

epoche glaciali, su aree di migliaia di km2 e spessori fino a 50 m. Il loess è<br />

privo di stratificazione, molto poroso, di colore giallastro chiaro o grigio,<br />

coesivo<br />

206


Capitolo 4 - Le Rocce<br />

SISTEMI DI TRANSIZIONE:<br />

SISTEMA DELTIZIO<br />

I sistemi di transizione o misti sono quelli costieri:<br />

essi occupano una posizione intermedia tra quelli<br />

continentali e marini<br />

- Sistema deltizio<br />

- Sistemi litorali<br />

SISTEMA DELTIZIO<br />

Sistema deltizio: sedimenti eterogenei , da ghaioso<br />

– sabbiosi (canali, cordoni litorali) a limoso – argillosi<br />

(piane, paludi)<br />

207<br />

208


Capitolo 4 - Le Rocce<br />

SISTEMI LITORALI<br />

Sono compresi tutti i sistemi deposizionali costieri<br />

non deltizi che si presentano in fasce strette e<br />

lunghe, parallele alla costa, dominate dall’azione<br />

delle onde e delle correnti marine.<br />

Questa fascia contiene ambienti e sedimenti<br />

sommersi e subaerei, acque marine, salmastre e<br />

dolci.<br />

Comprendono:<br />

- Sistemi litorali dominati dalle onde: piana<br />

costiera fangosa, barriera- laguna, piana sabbiosa<br />

(spiaggia)<br />

- Sistemi litorali dominati dalle maree: piane di<br />

marea, canali – delta di marea<br />

SISTEMI LITORALI<br />

Sistemi litorali dominati dalle onde<br />

Piana costiera fangosa: le maggiori piene<br />

introducono grandi quantità di sedimenti in<br />

sospensione dei fiumi alla foce, una parte dei quali si<br />

deposita rapidamente nelle immediate adiacenze<br />

creando piane di fango (A-A’)<br />

209<br />

210


Capitolo 4 - Le Rocce<br />

SISTEMI LITORALI<br />

Sistemi litorali dominati dalle onde<br />

Barriera - laguna: comprende la barriera vera e<br />

propria (sabbiosa), la laguna dietro di essa e le<br />

bocche lagunari o marea (si veda sistemi dominati da<br />

maree) (B-B’)<br />

SISTEMI LITORALI<br />

Sistemi litorali dominati dalle onde<br />

Piana sabbiosa (spiaggia): sedimenti<br />

prevalentemente sabbiosi che si depositano e<br />

vengono rimodellati dall’azione del moto ondoso<br />

(si veda per maggiori dettagli lezione Geomorfologia<br />

costiera)<br />

211<br />

212


Capitolo 4 - Le Rocce<br />

SISTEMI LITORALI<br />

Sistemi litorali dominati dalle maree<br />

Si tratta degli ambienti detti di marea o tidali e si<br />

riferiscono a quelle aree dove l’escursione di marea è<br />

molto alta (più di 2 m) e le correnti di marea (flusso<br />

verso terra, riflusso verso mare) costituiscono<br />

l’agente meccanico principale.<br />

Correnti di marea: possono raggiungere<br />

considerevoli velocità (superiori a 1 m/sec),<br />

soprattutto nei canali fluviali o veri e propri canali di<br />

marea (vedi dopo) dove il flusso è confinato.<br />

Estuario: foce fluviale influenzata da maree.<br />

SISTEMI LITORALI<br />

Sistemi litorali dominati dalle maree<br />

Piana di marea: ampia zona costiera soggetta<br />

alternativamente a emersione e inondazione.<br />

Si sviluppa lungo coste<br />

basse caratterizzate da<br />

ampie escursioni di<br />

marea (es. Olanda,<br />

Danimarca, ecc.)<br />

Piane di marea lungo la costa<br />

del Mare del Nord: sviluppo di<br />

450 km e larghezza di 7-10 km.<br />

213<br />

214


Capitolo 4 - Le Rocce<br />

SISTEMI LITORALI<br />

Piana di marea:<br />

caratterizzate da sedimenti<br />

fini (da sabbia fine a fango)<br />

Distribuzione areale del<br />

sedimento in una piana di marea<br />

(Baia di Jade, Mare del Nord)<br />

SISTEMI LITORALI<br />

Sistemi litorali dominati dalle maree<br />

Canali di marea: questo sistema si individua in<br />

corrispondenza delle bocche lagunari, dette anche<br />

bocche di marea, perché qui le correnti di marea<br />

possono raggiungere velocità elevate a causa della<br />

costrizione laterale tra due barriere.<br />

215<br />

216


Capitolo 4 - Le Rocce<br />

SISTEMI LITORALI<br />

Sistemi litorali dominati dalle maree<br />

I canali di marea assumono un andamento<br />

meandriforme o meandriforme – intrecciato.<br />

Sedimenti: prevalentemente sabbiosi<br />

Configurazione di canali di marea in caso di presenza di vegetazione<br />

(mangrovie: A) o assenza (B).<br />

AMBIENTI MARINI<br />

La maggior parte delle particelle prodotte dalla<br />

degradazione delle terre emerse giunge al termine<br />

del suo viaggio nei mari e negli oceani.<br />

Mentre i continenti costituiscono fonti o sorgenti<br />

di sedimento, gli oceani sono dei bacini colossali<br />

che li accolgono.<br />

I materiali sedimentari, quelli clastici in particolare,<br />

si vengono a trovare in un ambiente notevolmente<br />

complesso in cui operano numerosi agenti e fattori.<br />

217<br />

218


Capitolo 4 - Le Rocce<br />

SEDIMENTI MARINI:<br />

SISTEMI DI PIATTAFORMA<br />

Piattaforma continentale<br />

Zona a debolissima inclinazione che borda le terre<br />

emerse (ampia da pochi km fino a 300 km,<br />

profondità fino circa 200 m).<br />

Argille, calcari<br />

marnosi<br />

Sottofondi<br />

sabbiosi,<br />

calcarei<br />

Sabbie fini, argille,<br />

calcari a strati sottili,<br />

dolomie, evaporiti<br />

Sedimenti marini di profondità inferiore a 200 m:<br />

neritici o di mare basso<br />

SISTEMI DI PIATTAFORMA<br />

La maggior parte delle piattaforme attuali sono di<br />

tipo continentale, ma vi sono anche piattaforme<br />

isolate dall’oceano come il Grande Banco delle<br />

Bahamas.<br />

Le prime ricevono <strong>sedimentazione</strong> prevalentemente<br />

terrigena, le seconde indigena ovvero carbonatica. 220<br />

219


Capitolo 4 - Le Rocce<br />

SISTEMI DI PIATTAFORMA<br />

Piattaforme carbonatiche<br />

(1) Piattaforma carbonatica aperta: anche alcune<br />

piattaforme continentali di zone tropicali aride (es.<br />

Golfo Persico) sono caratterizzate da<br />

<strong>sedimentazione</strong> organogena carbonatica<br />

Piattaforme carbonatiche attuali: la <strong>sedimentazione</strong> nel Golfo Persico.<br />

Ooliti: sferette calcaree di dimensioni inferiori a 2 mm, generate da<br />

precipitazione di calcite intorno ad un nucleo. 221<br />

SISTEMI DI PIATTAFORMA<br />

Piattaforme carbonatiche<br />

(1) Piattaforma carbonatica aperta: scogliera<br />

corallina determina la formazione di calcari<br />

biocostruiti<br />

222


Capitolo 4 - Le Rocce<br />

SISTEMI DI PIATTAFORMA<br />

(2) Piattaforma carbonatica sbarrata o protetta: si<br />

erge con pareti relativamente ripide su fondali<br />

profondi (es. Banco delle Bahamas)<br />

Piattaforme carbonatiche attuali: l’arcipelago e i banchi delle Bahamas<br />

SEDIMENTI MARINI PROFONDI:<br />

TORBIDITI<br />

Sedimenti di mare profondo comprendono due<br />

gruppi: sedimenti torbiditici e sedimenti pelagici<br />

(vedi dopo).<br />

Entrambi consistono di materiali sia terrigeni che indigeni,<br />

tuttavia la maggior parte di quelli terrigeni (soprattutto i più<br />

grossolani) è compresa nelle torbiditi.<br />

Torbiditi: generate da flussi gravitativi o correnti di<br />

torbida intermittenti e catastrofici, generate da<br />

differenze di densità<br />

Sedimenti non torbiditici e pelagici: depositati<br />

soprattutto per decantazione, che avviene<br />

lentamente e tende a formare fanghi.<br />

223<br />

224


Capitolo 4 - Le Rocce<br />

SEDIMENTI MARINI PROFONDI:<br />

TORBIDITI<br />

Sistema scarpata – canyon – conoide- piana<br />

sottomarina<br />

Scarpata continentale:<br />

zona ad inclinazione<br />

maggiore di raccordo tra<br />

piattaforma e piana<br />

abissale (ampia da 20 a<br />

150 km, profondità fino a<br />

3000 m).<br />

TORBIDITI<br />

Canyon sottomarini: valli e canali sottomarini con<br />

profilo a V e pareti alte anche centinaia di metri,<br />

dove si muovono periodicamente le correnti di<br />

torbida<br />

225<br />

226


Conoidi sottomarine:<br />

accumuli di<br />

sedimento allo<br />

sbocco dei canyon<br />

sottomarini nella<br />

zona di raccordo tra<br />

scarpata e fondo<br />

del bacino (dette<br />

anche conoidi<br />

torbiditiche)<br />

Capitolo 4 - Le Rocce<br />

TORBIDITI<br />

TORBIDITI<br />

227<br />

228


Capitolo 4 - Le Rocce<br />

TORBIDITI<br />

Sezione attraverso una conoide sottomarina: alternanza di sabbie<br />

e sedimenti più fini (limi e argille)<br />

TORBIDITI<br />

Rocce derivanti da sedimenti torbiditici (spesso indicate con<br />

termine ‘Flysch’): alternanze di banchi di arenaria (correnti di<br />

torbida) e livelli argillitici (periodi tra una corrente di torbida e<br />

la successiva)<br />

230<br />

229


Capitolo 4 - Le Rocce<br />

SEDIMENTI MARINI PROFONDI: PELAGICI<br />

Oltre che dai flussi gravitativi, i materiali terrigeni<br />

sono dispersi negli oceani da correnti, sospensioni<br />

superficiali alla foce di grandi fiumi, ghiacciai, vento,<br />

eruzioni vulcaniche, ecc.<br />

Sedimenti marini profondi: pelagici<br />

I sedimenti pelagici derivano da sostanze sospese<br />

o sciolte negli oceani, soprattutto dalla fissazione<br />

biochimica di queste ultime (attività planctonica). Il<br />

loro tasso di <strong>sedimentazione</strong> è molto basso, per cui<br />

sono identificabili solo dove altri processi di<br />

<strong>sedimentazione</strong> più rapidi non sono attivi.<br />

SEDIMENTI MARINI PROFONDI: NON<br />

TORBIDITICI E PELAGICI<br />

Piana abissale<br />

Parti prospicienti a scarpata: “fanghi” di vario tipo<br />

(limi e sabbie fini predominanti su argilla)<br />

Parti distali: predominanza di argille (fanghi calcarei,<br />

fanghi silicei, argille rosse, argille brune)<br />

231<br />

232


Capitolo 4 - Le Rocce<br />

SEDIMENTI PELAGICI<br />

Tipica sequenza oceanica:<br />

- nuova crosta oceanica creata dalle dorsali<br />

- fanghi silicei (periodi di alta produttività planctonica) sotto<br />

il CCD (livello di compensazione dei carbonati)<br />

- argilla abissale (periodi di produttività planctonica<br />

inferiore) contenente quantità inferiori di resti silicei<br />

SEDIMENTI PELAGICI<br />

Fascia equatoriale: il tasso di <strong>sedimentazione</strong> calcarea<br />

supera quello di dissoluzione anche sotto il CCD, pertanto si<br />

forma una lente di melma calcarea (‘gobba equatoriale’)<br />

234<br />

233


Capitolo 4 - Le Rocce<br />

EVAPORITI MARINE<br />

Sedimenti evaporitici costituiti da Sali minerali<br />

precipitati da una soluzione per evaporazione del<br />

solvente: si dicono marini quando derivano da<br />

acqua marina, continentali quando precipitano da<br />

soluzioni diverse da quella dell’acqua marina<br />

Principali minerali delle evaporiti marine<br />

EVAPORITI MARINE<br />

Acqua marina: salinità del 35 per mille, cioè 1 kg<br />

contiene 35 g di Sali, di cui quasi l’80% è cloruro di<br />

sodio<br />

I Sali precipitano in ordine di solubilità:<br />

1. Carbonati (calcare, dolomia) (volume iniziale<br />

della soluzione non è ridotto alla metà);<br />

2. Solfato di calcio (gesso) (volume ridotto di 4/5<br />

circa);<br />

3. Cloruro di Na (volume ridotto dei 9/10)<br />

4. Sali potassici (serie di cloruri e solfati di K, Na,<br />

Mg, Ca) (quando resta solo l’1.5 % della soluzione<br />

originaria)<br />

235<br />

236


Capitolo 4 - Le Rocce<br />

EVAPORITI MARINE<br />

Per realizzare condizioni di <strong>sedimentazione</strong> evaporitica, c’è<br />

bisogno di un sistema aperto: acqua perduta per<br />

evaporazione sia sostituita da altra acqua in modo che la<br />

quantità di sali aumenti in un volume ridotto di acqua, fino<br />

a raggiungere le condizioni richieste per la precipitazione<br />

Modello di bacino evaporitico con soglia e afflusso dal mare aperto.<br />

* Condizioni eusiniche: alta salinità, scarso ricambio ed ossigenazione strati<br />

profondi, eutrofizzazione<br />

EVAPORITI MARINE<br />

Modello più ricorrente:<br />

(A) Afflusso di acqua marina continuo (soglia<br />

continuamente aperta): zonazione “a lacrima”<br />

*<br />

237<br />

238


Capitolo 4 - Le Rocce<br />

EVAPORITI MARINE<br />

Modello applicabile a laghi effimeri e bacini disconnessi dal<br />

mare per alcuni periodi:<br />

(B) Bacino completamente chiuso almeno per lunghi<br />

periodi: zonazione “a lacrima”<br />

EVAPORITI MARINE<br />

Mediterraneo: fase evaporitica nel Miocene superiore o<br />

Messiniano (circa 10 milioni d’anni fa)<br />

Evaporiti individuate<br />

sotto i sedimenti<br />

pliocenici marini e<br />

quaternari, con<br />

spessore dei Sali<br />

stimato fino a 2000 m<br />

o più<br />

Depositi evaporitici<br />

messiniani in Italia<br />

239<br />

240


Capitolo 4 - Le Rocce<br />

EVAPORITI MARINE<br />

Ipotesi genetica: interruzione del collegamento Oceano<br />

Atlantico – Mar Mediterraneo attraverso stretto di Gibilterra.<br />

(a) L’intera evaporazione del Mediterraneo si realizzò in circa 1000 anni,<br />

durante i quali si depositano Sali marini e all’interno del bacino si<br />

trovavano laghi salati o asciutti. Una tracimazione di più piccola portata del<br />

Mar Rosso interessò la parte più orientale del Mediterraneo.<br />

EVAPORITI MARINE<br />

Ipotesi genetica: interruzione del collegamento Oceano<br />

Atlantico – Mar Mediterraneo attraverso stretto di Gibilterra.<br />

(b) Depositi di rocce evaporitiche (soprattutto salgemma e gessi) spessi<br />

fino a 2000 m, presenti sotto il fondo di questi bacini, indicano che il ciclo<br />

di riempimento, evaporazione e nuovo riempimento di acqua marina si<br />

ripeté numerose volte.<br />

241<br />

242

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