R O T O p A L C O - Emilia Romagna Teatro

nr.71 marzo - maggio 2006
Direttore responsabile
Eduardo Sammartino
p1
R O T O A L C O
Redazione Emilia Romagna Teatro
Francesco Rossetti (coord.), Anna Bergamin,
Agnese Doria, Paolo, Montanari, Barbara Regondi
Eduardo Sammartino
Redazione Teatro Comunale
Lorena Loschi, Alessandro Roveri, Paola Soffià
TRATTI D’AMERICA
L’Altro suono Festival crocevia dove si incontrano tradizione e sperimentazione
Teatro Storchi
Temporale di Strindberg:
il fuoco di una ricerca su se stesso
Teatro Comunale
Mvula Sungani in prima assoluta
La città degli Angeli
Teatro delle Passioni
Interviste con César Brie
e Toni Servillo
Teatro Storchi
Largo Garibaldi, 15 - 41100 Modena
Tel. (059) 2136011 - Fax (059) 234.979
email: info@emiliaromagnateatro.com
http://www.emiliaromagnateatro.com
Progetto e Impaginazione Domenico Trotta
Editore Emilia Romagna Teatro Fondazione
€ 0,50
Teatro Storchi - pubblicazione bimestrale - Largo
Garibaldi 15, 41100 Modena - Poste Italiane s.p.a.
spedizione in abbonamento postale 70% DCB
Modena, comma 20, lettera B, art.2 L.662 del
23.12.96 anno IV, nr.56 mar.-apr.06. Aut. tribunale
di Modena nr. 1158 del 6.4.93
stampato su

CALENDARIO
Teatro Comunale
mercoledì 1 marzo
ORPHEUS CHAMBER
ORCHESTRA
Jan Vogler violoncello
Teatro delle Passioni
28 febbraio - 12 marzo
FRAGILE
28 febbraio - 19 marzo
OTRA VEZ MARCELO
di César Brie
regia César Brie
Teatro Comunale
sabato 4 marzo ore 17
INVITO ALL’OPERA
Il piccolo spazzacamino
Teatro Cittadella
domenica 5 marzo ore 16
MIGNOLINA
Sala RUM Dentro le note
martedì 7 marzo ore 18
STEFANO MONTANARI
violino
Teatro Storchi
8 – 12 marzo
TEMPORALE
di August Strindberg
uno spettacolo di Giorgio Strehler
Teatro Comunale
giovedì 9, venerdì 10 marzo ore 10
domenica 12 marzo ore 16
IL PICCOLO SPAZZACAMINO
musica di Britten
Teatro Comunale
martedì 14 marzo
SHAKTI
con John McLaughlin
Gli spettacoli serali, se non
diversamente specificato,
hanno inizio alle ore 21, le
rappresentazioni domenicali
alle ore 15.30.
Teatro Comunale
mercoledì 15 marzo
NEUE PHILHARMONIE
WESTFALEN
Julius Berger violoncello
Johannes Wildner direttore
Teatro Storchi
16 – 19 marzo
PSICOPARTY
di Michele Serra
con Antonio Albanese
Teatro Comunale
domenica 19 marzo ore 21
CULLBERG BALLET
Sala RUM Dentro le note
martedì 21 marzo ore 18
FABRIZIO PUGLISI pianoforte
Medolla, Auditorium Centro Culturale
venerdì 24 marzo
METATANGO TRIO
Teatro Comunale
sabato 25 marzo ore 17
INVITO ALL’OPERA
Il ratto dal serraglio
Teatro Comunale
domenica 26 marzo ore 15,30
martedì 28 marzo ore 20,30
Celebrazioni mozartiane
DIE ENTFÜHRUNG
AUS DEM SERAIL
Il ratto dal serraglio
musica di Mozart
Sala RUM Dentro le note
martedì 28 marzo ore 18
FRANCESCA ASTE
pianoforte preparato
Teatro delle Passioni
29 marzo – 2 aprile
IL LAVORO RENDE LIBERI
due testi di Vitaliano Trevisan
regia Toni Servillo
Biglietteria dei Teatri
Via Scudari, 28 - Modena
tel. 059 2032993
pren. tel. 059 2136021
(lunedì/venerdì - 9/13)
2
Teatro Comunale
sabato 1 aprile ore 17
domenica 2 aprile
COMPAGNIA MVULA SUNGANI
Teatro Comunale
lunedì 3 aprile
DAS PALAST ORCHESTER
e il suo cantante Max Raabe
Teatro Comunale
venerdì 7 aprile
PRETTY UGLY DANCE
COMPANY
Teatro Storchi
domenica 9 aprile
PHILIP GLASS
Teatro Comunale
10, 11 aprile
BÉJART BALLET LAUSANNE
Teatro delle Passioni
18 - 23 aprile
LA TEMPESTA DI
SHAKESPEARE
uno spettacolo di Ferdinando
Bruni, Francesco Frongia
Teatro Comunale
mercoledì 19 aprile
BALLETTO DEL TEATRO
DELL’OPERA DI PRAGA
Teatro Storchi
20 – 23 aprile
ES IZ AMERIKE!
con Moni Ovadia, Lee Colbert e la
Stage Orchestra
Teatro Comunale
sabato 22 aprile
FILARMONICA ARTURO
TOSCANINI
James Conlon direttore
Teatro Comunale
26, 27 aprile
JULIO BOCCA
& BALLET ARGENTINO
Finale Emilia, Giardini pubblici
venerdì 28 aprile
MIMMO EPIFANI TRIO
Teatro delle Passioni
martedì 2 maggio ore 21
CONVERSANDO DI TEATRO
Assassinio nella Cattedrale: analisi
della poetica e del linguaggio di Eliot
relatore Alberto Bertoni
Teatro Comunale
mercoledì 3 maggio
KENNY WHEELER
Teatro Storchi
5 - 14 maggio
ASSASSINIO NELLA
CATTEDRALE
di Thomas Stearns Eliot
scene e regia Pietro Carriglio
con Giulio Brogi
Teatro delle Passioni
venerdì 5 maggio ore 21
CONVERSANDO DI TEATRO
Incontro con Elio De Capitani in
presenza di Giovanna Marini e
Umberto Orsini
Teatro Comunale
venerdì 5 maggio ore 17
Incontro con EYVIND KANG
Nonantola, Abbazia
sabato 6 maggio
CUNCORDU DI
CASTELSARDO
Teatro Comunale
lunedì 8 maggio
CANTUS CIRCÆUS
musiche di Eyvind Kang
MIKE PATTON, JESSIKA KINNEY
Teatro delle Passioni
9 – 14 maggio
BALLATA DEL CARCERE DI
READING
di Oscar Wilde
regia Elio De Capitani
con Umberto Orsini, Giovanna
Marini
Teatro Comunale
venerdì 12 maggio
MERCE CUNNINGHAM
DANCE COMPANY
Concordia, Teatro del Popolo
venerdì 12 maggio
ACQUARAGIA DROM
Teatro Comunale
sabato 13 maggio
GAVIN BRYARS ENSEMBLE
Teatro Comunale
martedì 16 maggio
MIKE SEEGER
Cavezzo, Villa Giardino
venerdì 19 maggio
AMBROGIO SPARAGNA DUO

Invito allo spettatore
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“Il teatro dev’essere inatteso”, scrive Peter Brook, “…ci dà una distanza da quello che normalmente ci sta intorno
e abolisce la distanza fra noi e ciò che di solito è lontano.” Perché uno spettacolo produca sorpresa e comunichi
qualcosa di intimo, lo spettatore è necessario quasi quanto l’attore in scena. Non basta la qualità dell’allestimento.
In tempi di tagli alla cultura e allo spettacolo dal vivo, chi dedica il suo tempo all’incontro con gli artisti del
palcoscenico trasmette passione a sé e agli altri, cercando nel teatro un luogo di domande aperte che appaghi un
bisogno di conoscenza e di scambio con il mondo.
Invitiamo dunque lo spettatore, in questo inizio di primavera, a sentirsi fortunato e anche protagonista. A concedersi
il privilegio di coltivare una condizione di disponibilità ad una visione ingenua e quasi istintiva dello spettacolo. Allo
stesso tempo lo invitiamo a lasciar fermentare le proprie intuizioni e a trattenere le sue impressioni, magari in un
diario, per testimoniare questa esperienza.
Psicoparty è invece, secondo la definizione dello stesso attore-autore,
Antonio Albanese, “una rappresentazione molto comica di una condizione
molto triste: la perdita della serenità”. Sui testi di Michele Serra e con
la regia di Giampiero Solari, Albanese rivisita personaggi “storici” come
Epifanio e ne propone di nuovi, sempre incarnati a tutto tondo, corpo e
anima. A sua volta Moni Ovadia racconta in Es iz Amerike! Cosa ci vuoi
fare, è l’America! l’influenza decisiva dei compositori ebrei nella tradizione
musicale americana del Novecento. Qualche nome: George Gershwin, Irving
Berlin, Leonard Bernstein, Richard Rodgers (l’autore di My funny Valentine
e di Blue Moon). Sorretto dalla sua Stage Orchestra e dall’eleganza vocale
della cantante Lee Colbert, Ovadia cita anche i fratelli Marx, Chaplin, Woody
Allen fino a chiudere con una storica canzone di Bob Dylan, A hard rain’s
a-gonna fall.
August Strindberg. E’ raro trovare una stagione che presenti due titoli di
questo autore così intenso, che per temi, idee e scelte stilistiche si colloca
alle origini del dramma contemporaneo. I testi di Strindberg parlano al
nostro presente, investigando in profondità, senza sconti, il rapporto tra
le persone, la difficoltà di dialogo, l’incapacità di stabilire rapporti veri,
soprattutto fra uomo e donna.
Nei primi giorni dello scorso novembre, la stagione si è aperta con
l’allestimento de Il padre, per la regia di Massimo Castri, dove Umberto
Orsini dava vita alla progressiva crisi di un capitano di cavalleria, di fronte
al crollo delle proprie convinzioni e delle proprie certezze. Ora, dall’8 al 12
marzo, il Teatro Storchi ospita la riproposta di uno storico allestimento
di Giorgio Strehler, Temporale, un “dramma da camera” che racconta la
condizione di un “signore vestito di bianco”, un ex funzionario in pensione,
alle prese con la momentanea apparizione della ex-moglie e il bilancio della
propria vita, fra fantasmi della memoria, spazi di solitudine e desiderio di
una vecchiaia serena.
Al Teatro delle Passioni, prosegue il doppio appuntamento con i nuovi
spettacoli di César Brie e del Teatro de Los Andes, allestiti in due spazi
distinti: Fragile racconta di una adolescente e della sua famiglia esplorando,
lontano da ogni retorica, la relazione bambino-adulto, mentre Otra vez
Marcelo vede lo stesso Brie in scena confrontarsi con la vicenda umana di
uno straordinario intellettuale boliviano, Marcelo Quiroga Santa Cruz, la cui
figura è poco nota al pubblico europeo.
A fine marzo riprende proprio da Modena la tournée dell’ultimo spettacolo
diretto da Toni Servillo, Il lavoro rende liberi, due atti unici di un nuovo
autore italiano, lo scrittore vicentino Vitaliano Trevisan. Forte della
intensa interpretazione di Anna Bonaiuto, Servillo propone una tagliente
ricognizione sullo stato dei rapporti familiari in una società italiana in
rapida trasformazione, proseguendo un lavoro iniziato con l’eduardiano
Sabato, domenica e lunedì. La tempesta di Shakespeare rivive, infine, nel
racconto “per attore, ombre, figure animate e musica” di Ferdinando Bruni
e di Teatridithalia.

8 - 12 marzo Teatro Storchi
TEMPORALE
di August Strindberg
traduzione Luciano Codignola
uno spettacolo di Giorgio Strehler
regia Enrico D’Amato
con in ordine alfabetico Umberto Ceriani,
Gianpaolo Corti, Franco Graziosi, Giulia Lazzarini, Piero Mazzarella,
Laura Pasetti, Franco Sangermano, Nicole Vignola, Gaia Zoppi
scene Ezio Frigerio
costumi Franca Squarciapino
musiche Fiorenzo Carpi
luci Geardo Modica
fonica Roberto Piergentili
Piccolo Teatro di Milano
Scritto e rappresentato nel 1907, Temporale ha come protagonista un signore
vestito di bianco prossimo alla vecchiaia che si avvia ad una definitiva
pacificazione con la vita, ma prima di approdarvi, deve chiudere qualche
conto coi fantasmi del passato. L’azione si svolge in un’emblematica
giornata della tarda estate nordica, fra i lampi di un rovescio temporalesco
in arrivo: e come un improvviso acquazzone estivo, dal nulla riappare Gerda,
la ex-moglie da cui si era separato dieci anni prima. La sua apparizione
rinfocola antiche tensioni, rischia di alterarne i precari equilibri, fino a
quando la donna esce per sempre di scena con la stessa velocità con cui la
pioggia si esaurisce, lasciando l’uomo pronto ad affrontare più serenamente
l’ultimo tratto di strada.
In questo dramma da camera, “l’attesa quasi angosciosa di un temporale
di fine estate – scrisse Strehler – con a tratti solo un lontano rombo di
minaccia che arriva, non uccide e non trasforma, né lava, né risolve alcunché
per coloro che l’hanno aspettato perché prigionieri del loro piccolo mondo
privato, della loro privata disperazione, della loro sostanziale mancanza di
reciproca pietà”.
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Giorgio Strehler e il Piccolo Teatro di Milano
“Un teatro d’arte per tutti”: con questa formula, nel 1947, nasceva
il Piccolo Teatro di Milano, il primo teatro stabile italiano. La formula
indicava una forte tensione etica alla massima qualità espressiva,
libera da condizionamenti e, allo stesso tempo, un’idea di teatro come
diritto e opportunità aperta a tutti, non elitaria.
Con Giorgio Strehler il teatro di regia diventa centrale nel sistema teatrale
italiano. Gli assi portanti del suo vastissimo repertorio saranno la serie
di regie goldoniane Arlecchino, servitore di due padroni (con Marcello
Moretti prima e Ferruccio Soleri poi nel ruolo della maschera) Il campiello,
Le baruffe chiozzotte, e gli storici allestimenti brechtiani, da L’opera da
tre soldi a Vita di Galileo. “Un testo non è quello che si vorrebbe fosse: è
quello che è. Scoprire questo quello che è è il primo compito del regista,
anche al di là delle mode, delle false interpretazioni precedenti, degli usi”.
Teatro da camera, Kammerspiel in tedesco, indica una composizione
drammatica caratterizzata da uno spazio scenico raccolto, pochi
personaggi, introspezione psicologica, al fine di creare un’atmosfera
di intimo coinvolgimento con lo spettatore. Formula lanciata da Max
Reinhardt in una piccola sala del Deutsches Theater con l’allestimento
di Spettri di Ibsen (1906), il Kammerspiel annovera tra i suoi autori,
oltre a Strindberg, Frank Wedekind (Risveglio di primavera, 1906) e
Klaus Mann (Revue zu Vieren, 1925).
Il Kammerspiel ha avuto un’influenza anche sui film europei di Murnau
(L’ultima risata, 1924), sul cinema etico di Robert Bresson (Il diario di
un curato di campagna, 1950), nella serie dei Racconti morali (1963-
1972) di Eric Rohmer e ovviamente, sull’opera del maestro svedese
Ingmar Bergman.
Strindberg secondo Ingmar Bergman
“Non potete capirlo, ma la lingua di Strindberg è lo svedese più bello
che si possa immaginare!
“Per un giovane era importante incontrare un ribelle che possedesse le
parole! Io non le avevo, e in lui potevo trovare tutto ciò che desideravo.
E poi in lui c’era la contraddizione. Poteva affermare una cosa e
all’indomani il suo contrario. Detestava la donne, e le amava; nel corso
dello stesso giorno di una donna poteva dire le cose più terribili e poco
dopo scriverne le cose più belle
“Penso che i miei primi lavori fossero… insomma, copiavo Strindberg.
La sua vitalità, la sua rabbia, io la sentivo dentro di me, credo davvero
di aver scritto una serie di pièces strindberghiane.”
Testi tratti da Olivier Assayas e Stig Björkman,
Conversazione con Ingmar Bergman, 1990.
Strindberghiano. L’aggettivo indica una forte tensione soggettiva di
tipo ossessivo di fronti ai fatti della vita. Nel teatro di Strindberg vi è
spesso solo un soggetto protagonista di una vicenda interiore che, da
sola, assicura l’unità all’azione, al tempo e al luogo.
Scriveva l’autore nel 1907 ad un amico: “la mia vita intera mi pare
spesso che sia stata messa in scena per me, perché io insieme la
patisca e ne dia relazione… Tutta la mia attività di scrittore non è che un
mutamento di opinioni dal peggio al meglio, un ripudio del mio vecchio
retroterra personale, una lotta contro i vecchi ideali (= pregiudizi) e per
questo sono così pieno di contraddizioni, così disarmonico.”

28 febbraio - 12 marzo Teatro delle Passioni
FRAGILE
drammaturgia e regia César Brie
testi César Brie, Maria Teresa Dal Pero
con Lucas Achirico, Daniel Aguirre, Maria Teresa Dal Pero, Alice Guimaraes
aiuto regia Mercedes Campos
oggetti di scena Gonzalo Callejas
luci Gianpaolo Nalli
costumi Donuta Zarzyka
Teatro de Los Andes
Emilia Romagna Teatro Fondazione
28 febbraio - 19 marzo Teatro delle Passioni
OTRA VEZ MARCELO
con Mia Fabbri, César Brie
musica Pablo Brie
scenografía Gonzalo Callejas
realizzazione fotografica Marina Chávez Prudencio
luci e suono Isadora Angelini, Luca Serrani
organizzazione Giampaolo Nalli
testo e regia César Brie
Teatro de Los Andes
Emilia Romagna Teatro Fondazione
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César Brie è argentino. E’ arrivato in Italia poco
meno che ventenne nei primi anni Settanta come
rifugiato politico, fondando a Milano il collettivo
Tupac Amaru e lavorando nei centri sociali milanesi.
Nel 1980 l’incontro con Iben Nagel Rasmussen, che
porta alla formazione del gruppo Farfa e al confronto
diretto con l’esperienza dell’Odin Teatret di Eugenio
Barba. Nel 1991 Brie fonda in Bolivia, con Naira
Gonzales e Giampaolo Nalli, il Teatro de Los Andes.
Con Modena ha un rapporto privilegiato: in questa
città ha mostrato quasi tutti i suoi spettacoli.
Sapienza compositiva,
conoscenza profonda
della partitura
dell’attore, ricerca
della precisione e della
semplicità, esercizio
quotidiano, lunghe
fasi di decantazione
del materiale poetico:
sono queste alcune
delle costanti che
permettono a César
Brie di allestire spettacoli così vibranti, dove l’attore è centrale. Creazioni
organiche in cui il registro comico e lo sdegno si alternano, ricche di immagini
e situazioni che toccano la sensibilità dello spettatore, lo commuovono,
senza mai arrivare alla retorica e al comizio. Sostiene César che il pubblico
deve prima abbassare le sue difese, allora puoi raggiungerlo in profondità.
Fragile esplora il tema delle paure che popolano la fine di un’infanzia,
raccontando un’adolescenza. “L’adolescenza”, specifica Brie, “di chi non
si rassegna a seppellire nell’abitudine i suoi sogni, il suo candore, le sue
inquietudini, i fili che pulsano a ogni istante e che non riescono a rivelarsi.”
Importanti testi di ispirazione sono stati Nascita e morte di una massaia di
Paola Masino e L’erba rossa di Boris Vian.
Otra vez Marcelo affronta i temi del coraggio civico e dei desaparecidos:
è dedicato alla figura di Marcelo Quiroga Santa Cruz (1931-1980), uomo
dalla profonda sensibilità artistica e dalla forte passione politica. L’una
lo portò a ricevere il premio Faulkner con il romanzo Los Deshabitados,
l’altra ad opporsi nelle vesti di parlamentare alle dittature di Barrientos
e Banzer, a lottare per la difesa della sovranità nazionale, per ottenere la
nazionalizzazione del petrolio. “Mi sembra di aver imparato più sulla Bolivia
studiando la vita e le opere di Marcelo, che non attraverso tutte le mie
precedenti letture”, scrive Brie in una nota.
L’intervista
Fragile è un progetto di spettacolo che avevi già qualche anno
fa, vero? Come costruisci uno spettacolo, da cosa parti, di
quanto tempo hai bisogno?
Il tempo dipende dal lavoro di ricerca da svolgere e dalla
complessità dell’ argomento e la quantitá e qualità degli
attori. Di solito faccio gli spettacoli tra un tempo di 3 a 12
mesi. Parto da un tema, oppure da un testo, creo immagini
e allegorie intorno a questo tema e poi un giorno comincio a
montare il materiale uscito. Faccio molte domande agli attori
e ricevo risposte preziose. Il testo, quando lo scrivo, viene fuori
parallelamente al lavoro di ricerca.
Quanto è importante per te l’attore?
L’ attore è fondamentale.
Quanto è importante per una compagnia avere un repertorio,
cosa sempre più rara in Italia?
Noi abbiamo un repertorio perche gli spettacoli li sentiamo
ancora vivi. Alcuni spettacoli sono durati dieci anni, altri sono
morti prima. Un mio monologo ha la veneranda età di sedici anni
e ho ancora voglia di farlo e non mi sembra sia invecchiato. Altri
spettacoli esauriscono in un paio di anni la loro linfa vitale.
A quindici anni dalla fondazione, che bilancio puoi trarre
dall’esperienza al Teatro de Los Andes, anche in rapporto agli
artisti che hai fatto crescere? E come vedi il futuro?
Il Teatro de los Andes è stato il grande progetto teatrale della

mia vita. Ho un rapporto fertile con chi continua a lavorare con me
e ricordo con rispetto e nostalgia le persone dalla quale ci siamo
separati. In Bolivia abbiamo contribuito a creare un movimento
teatrale, abbiamo dato coraggio ai giovani e abbiamo contribuito
a rompere gli automatismi culturali del paese.
Che ne pensi dei nuovi leader saliti al potere in diversi paesi
dell’America Latina? Qual è la tua opinione, per esempio, su Evo
Morales?
16 - 19 marzo Teatro Storchi
PSICOPARTY
di Michele Serra e Antonio Albanese
scritto con Giampiero Solari, Piero Guerrera e Enzo Santin
regia Giampiero Solari
con Antonio Albanese
direzione musicale e pianoforte Teo Ciavarella
sassofono e percussioni Guglielmo Pagnozzi
scene e costumi Elisabetta Gabbioneta
luci Marcello Iazzetti
Teatro Stabile delle Marche
Sette anni fa, Giù al nord investigava con le armi della comicità il sordo
malessere della società contemporanea, un senso di alienazione che
caratterizzava un nord arricchito. Il tema era l’ossessione per il lavoro. Ora
Antonio Albanese torna in teatro con una nuova, esilarante, irresistibile
galleria di maschere figlie del nostro tempo, rinnovando il legame con la
scrittura di Michele Serra e la direzione di Giampiero Solari.
In Psicoparty il tema di fondo è il senso di rassegnazione che ci circonda.
Accompagnato da due musicisti, Albanese dà corpo e voce ad una girandola
di creature comiche, piene di tic, iperattive o malinconiche, nevrotiche o
surreali, costruite con accurata osservazione e talento compositivo. La
risata apre sempre uno spazio alla riflessione. “Viviamo tutti in uno stato
di perenne e angoscioso allarme”, spiega l’attore. “Il continuo rincorrere
inutili gratificazioni ci toglie il tempo per dedicarci a tutto quello che ci
piace davvero”.
6
Antonio Albanese si forma come attore alla Scuola Civica Paolo Grassi
di Milano, dove si diploma nel 1991. In quegli anni compie esperienze
importanti nel teatro di ricerca con Danio Manfredini (Misty), con
Santagata e Morganti (Tamburi nella notte) e con Carlos Martin (Caligola
di Camus). E’ inoltre ottimo interprete pinteriano ne Il calapranzi diretto
da Giampiero Solari. La notorietà televisiva arriva nel 1992 con la
partecipazione a Su la testa!, esordio televisivo di Paolo Rossi che rivela
al grande pubblico anche i talenti di Aldo, Giovanni e Giacomo, Antonio
Cornacchione e Maurizio Milani. Per molti spettatori è il primo incontro
con personaggi divenuti famosi (Epifanio, Alex Drastico).
Il debutto al cinema è del 1996, come interprete in Vesna va veloce di
Carlo Mazzacurati. Il suo esordio dietro la macchina da presa avviene
l’anno successivo con Uomo d’acqua dolce (1997), scritto insieme a
Vincenzo Cerami. Lo scorso anno è stato interprete per Pupi Avati ne La
seconda notte di nozze.
Siamo spiacenti di comunicare che a causa di problemi tecnici, organizzativi ed economici, la rassegna Soli per
Passione prevista al Teatro delle Passioni dal 26 al 30 aprile, è stato annullato. Chi avesse pensato di inserirlo
nella programmazione del proprio abbonamento, potrà sostituirlo con uno dei seguenti spettacoli della stagione
del Teatro Storchi:
• Temporale dal 8 al 12 marzo
• Psicoparty dal 16 al 19 marzo
Evo Morales racchiude una speranza e sintetizza la lotta di
molti di noi. Siamo con lui, sostenendo questo governo con
tutte le nostre forze e stando all’erta per impedire ai funzionari
di scivolare verso pratiche corrotte e rispetto alla destra per
impedire colpi di mano autoritari. Molto del destino prossimo del
Sudamerica si gioca in questo tempo.
• Es iz Amerike! dal 20 al 23 aprile
• Assassinio nella cattedrale dal 5 al 14 maggio

29 marzo - 2 aprile Teatro delle Passioni
IL LAVORO RENDE LIBERI
due testi di Vitaliano Trevisan
regia Toni Servillo
con Anna Bonaiuto, Sara Alzetta, Bruna Rossi,
Salvatore Cantalupo, Beppe Casales,
Matteo Cremon, Denis Fasolo
scene Toni Servillo, Daniele Spisa
costumi Ortensia De Francesco
luci Pasquale Mari
suono Daghi Rondanini
L’intervista
Teatri Uniti
Teatro di Roma
Teatro Stabile di Torino
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Vitaliano Trevisan
Vicentino, è uno degli scrittori
quarantenni più significativi della
scena letteraria italiana, capace
di misurarsi anche con il cinema e
con il teatro. Il romanzo breve che lo
ha fatto conoscere è I quindicimila
passi. E’ l’interprete principale
dell’ultimo film di Matteo Garrone,
Primo Amore, al fianco di Michela
Cescon.
Dopo avere indagato il rapporto
tra la famiglia e i mutamenti
della società della Napoli del
boom economico con Sabato,
domenica e lunedì di Eduardo
De Filippo, Toni Servillo prosegue
la ricerca sui testi italiani che
mettono al centro i rapporti
familiari, inseriti in un contesto di
trasformazioni sociali, in luoghi
dove il linguaggio testimonia
il cambiamento generale e
ciò che accade nell’intimo dei
personaggi. Il lavoro rende
liberi riunisce in un unico spettacolo due atti unici del vicentino Vitaliano
Trevisan, fra i più interessanti scrittori italiani contemporanei, apprezzato
come romanziere (I quindicimila passi) e come sceneggiatore, nonché attore
protagonista, del film Primo Amore di Matteo Garrone. I due testi, Scandisk
e Defrag, prendono il titolo dal linguaggio dei personal computer. Nel primo
tre operai di un magazzino progettano un colpo che cambierà la loro vita;
nel secondo parlano tre donne di estrazione borghese, una madre e le due
figlie, impegnate in una rievocazione che è al tempo stesso un esame del
proprio passato e dei propri valori.
Il mestiere dell’attore
“In realtà la domanda che bisogna cercare di soddisfare sera per sera,
quando sei sul palcoscenico, di fronte al pubblico che ti guarda, non è “Che
cosa sta facendo quello sul palcoscenico?”, né “Come lo sta facendo?”,
ma “Chi è quello sul palcoscenico?”. Va proposta con assoluta chiarezza
anche una scelta che è di vita. Quanta gente oggi va a teatro con questa
disponibilità a credere che qualcuno ha deciso di andare là sopra,
sottraendo altre ipotesi alla propria vita e cercando di sintetizzarla in quello
spettacolo? Questo è il valore fondamentale del teatro, che ne fa un’arte
così particolare.”
da un’intervista a Oliviero Ponte di Pino, Ateatro
Un cortese Toni Servillo ci dedica il tempo di una breve chiacchierata telefonica.
Come percepisce le trasformazioni sociali del nostro paese. Pensi solo alla presenza degli stranieri, all’incontro con culture e religioni diverse come
l’Islam?
L’immigrazione è una realtà. La percepisco e la voglio percepire come un arricchimento. Auspico un incontro positivo con diverse culture. Ma lo
spettacolo è comunque un’indagine calata nella borghesia e nella gioventù italiane. Tre ragazzi da una parte, tre donne dall’altra. Tre operai che fanno
un bilancio preventivo della loro vita e tre borghesi che ne fanno uno consuntivo.
In questi giorni sta recitando al Piccolo Le false confidenze, un suo spettacolo di qualche anno fa: quanto è importante avere un repertorio?
E’ molto importante se il repertorio è coerente con una ricerca artistica. Marivaux esplora l’intreccio fra i sentimenti e il denaro che è proprio quello
di cui parla Il lavoro rende liberi. Gli attori hanno la possibilità di indagare gli stessi argomenti trattati nelle drammaturgie di diverse epoche. Per la
maggior parte giro con una compagnia di attori che conosco da anni.
Cosa pensa del Premio Nobel attribuito ad Harold Pinter?
Mi ha rallegrato. Credo che sia uno dei grandissimi autori del Novecento. Tra l’altro ha perfettamente ragione quando dice che nella vita comunichiamo
con quello che omettiamo di dire, piuttosto che con le cose che diciamo. Anche in Marivaux come in Molière, ciò che è più importante non è quello che
si dice, ma quello a cui si allude. Alla commedia di parole, se ne affianca una fatta di comportamenti, reazioni, volti, sguardi, intenzioni.
Come dirige un attore? Che spazio viene dato all’improvvisazione o comunque all’autorialità dell’interprete?
Attribuisco molto spazio alla personalità dell’interprete che scelgo con largo anticipo. Scelgo di indagare un tema, mentre l’improvvisazione non è di
solito la mia modalità di lavoro. Preferisco la certezza dell’ispirazione.
Come è avvenuta la scelta del titolo Il lavoro rende liberi: qualche critico ha trovato eccessivamente forte la citazione della frase che segnava
l’ingresso dei campi di concentramento nazisti?
Il titolo è stato proposto dallo stesso Trevisan e io l’ho accettato di buon grado. Non c’è nessun intento derisorio nei confronti del ricordo dei lager. Più
che altro il titolo sottolinea una dimensione tragica della situazione sociale attuale.
Sabato, domenica e lunedì che il pubblico modenese ha molto amato, approderà a Parigi. Che effetto le fa?
Mi procura emozione approdare in particolare al Teatro Athénée di Luois Jouvet, gloria del teatro francese e del teatro mondiale, con una vicenda
artistica che ha più di una somiglianza con quella di Eduardo De Filippo. Parigi è una capitale del teatro mondiale, e recitare Eduardo lì è un po’ come
riannodare un legame profondo Napoli-Parigi.

18 - 23 aprile Teatro delle Passioni
LA TEMPESTA DI SHAKESPEARE
uno spettacolo di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia
parole e voci Ferdinando Bruni
musica, suoni e rumori Mauro Ermanno Giovanardi, Fabio Barovero,
Gionata Bettini
sculture di scena Giovanni De Francesco
luci ed effetti Nando Frigerio
servi dell’isola Giovanni De Francesco e Giuseppe Isgrò
la voce di Miranda è di Margherita Gambero
Teatridithalia
La tempesta e il tempo secondo Jan Kott
“Shakespeare, che di solito gioca così liberamente col tempo,
condensando mesi interi in un’unica scena, o lasciando trascorrere
sedici anni tra un atto e l’altro, nella Tempesta conta addirittura i
minuti uno per uno. L’orologio shakesperiano, l’orologio drammatico,
capace di far passare degli anni in cinque minuti, stavolta
cammina col ritmo normale
“Gli uomini sono fatti della
stessa sostanza dei sogni e la
nostra breve vita è avvolta dal
sonno”.
di tutti gli orologi. Ai tempi di
Shakespeare le rappresentazioni
incominciavano di solito alle tre
e finivano alle sei. Le magie di
Prospero incominciano tra le due
e le tre e finiscono alle sei.”
Prospero e Leonardo da Vinci
“Ogni volta che penso a Prospero, rivedo la testa di Leonardo nel
suo ultimo autoritratto. Ha la fronte altissima. La barba circonda
le labbra. Un viso pieno di intelligenza e di amarezza, in cui non si
legge né pace né rassegnazione. Questo è l’uomo che sul margine di
una gran foglio fitto di dimostrazioni sul moto dei corpi, annotò con
quella sua calligrafia mancina, ma dai caratteri ancora più minuti:
O Leonardo, perché t’affatichi?”
I due testi sono tratti da Jan Kott
Shakespeare nostro contemporaneo, Milano 2004.
8
Tre anni fa Teatridithalia aveva presentato allo Storchi un classico del
proprio repertorio, un Sogno di una notte di mezza estate allestito con una
numerosa compagnia di attori. A due anni di distanza, ecco La tempesta
di Shakespeare, essa stessa una commedia, seppure di diverso registro,
che permette a Ferdinando Bruni di dar fondo a tutto il suo bagaglio di
attore, utilizzando il rapporto diretto con lo spettatore proprio del teatro di
narrazione, con l’apporto di due silenziosi “servi di scena”.
La Tempesta è considerato l’addio di Shakespeare al teatro. L’interpretazione
tradizionale la considera come il dramma del perdono e della riconciliazione
con il mondo. Nell’allestimento proposo da Ferdinando Bruni e Francesco
Frongia, la vicenda si apre con l’ingresso in scena di un cantastorie
girovago che annuncia e racconta la tempesta: solo in secondo momento
Bruni diventa Prospero, narratore che trascina un carro sul quale è esposta
tutta la mercanzia della sua anima, i fantasmi che hanno popolato la sua
esistenza: marionette, maschere mostruose. Con i mezzi del teatro, Prospero
scompiglia i destini di amici e nemici, fino allo scioglimento finale, quando
“un’armonia profonda che consola e che guarisce” si spargerà su tutti e
tutto.
Le musiche, i suoni e i rumori sono di Fabio Barovero e di Mauro Ermanno
Giovanardi, componenti di due band storiche della musica d’autore italiana
degli anni ’90, i torinesi Mau Mau e i milanesi La Crus. Le bambole e i
burattini sono creazioni dell’artista Giovanni De Francesco.

20 - 23 aprile Teatro Storchi
ES IZ AMERIKE!
Cosa ci vuoi fare, è l’America!
di Moni Ovadia
con Moni Ovadia, Lee Colbert
e con Stage Orchestra (Janos Hasur, Luca Garlaschelli, Emilio Vallorani,
Massimo Marcer, Paolo Rocca, Albert Mihai, Stefano Corradi,
Vincenzo Pasquariello)
direttore musicale Emilio Vallorani
arrangiamenti Lee Colbert, Stefano Corradi, Massimo Marcer,
Emilio Vallorani
scene e costumi Elisa Savi
luci Daniele Savi
Promo Music in coproduzione con
Il Rossetti-Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia
Moni Ovadia possiede la preziosa capacità di raccontare storie e trattare
temi serissimi e spesso tragici con leggerezza. Attraverso il linguaggio che
gli è più naturale – un intreccio di musica, canto e racconto - Moni ripercorre
in Es iz Amerike! uno dei più fertili “incontri” di culture mai avvenuto nella
storia: quello fra la tradizione yiddish e il mondo dello spettacolo degli Stati
Uniti.
La cultura
Ovadia e il Klezmer
“Tra le componenti del successo del klezmer c’è,
se vogliamo usare un termine giovanile, il fatto
che si tratta di una fusion music ante-litteram
e in un mondo che si globalizza la musica di
fusione è una delle componenti culturali che noi
vivremo come realtà (...). Altro motivo del grande
successo di questo genere è l’essere una musica
che esprime il travaglio di un popolo, il suo
spaesamento, il suo vagabondaggio...”.
yiddish giunge
negli USA con i
ripetuti flussi di
emigrazione fra la
fine dell’Ottocento
e l’inizio del
Novecento. Il
nigun, la melodia
che sgorgava
da un’interiorità
plurisecolare, era
uno dei grandi scrigni che gli ebrei avevano portato con sé nella loro fuga.
A quello scrigno pieno di canzoni in yiddish e di musiche klezmer dell’esilio
bisognava attingere per dare all’America una parte fondamentale del suo
futuro musicale.
Affiancato dalla voce di Lee Colbert (interprete di una straordinaria versione
di Summertime che in yiddish diventa Zummertstait) e da un ensemble
di ottimi musicisti diretti da Emilio Vallorani, Ovadia così racconta Es iz
Amerike: “E’ un piccolo e povero spettacolo di varietà fatto di canzoni,
storielle, aneddoti, che vuole raccontare la storia di un “meticciato”
culturale a seguito di un’emigrazione, ossia l’arrivo di due milioni di
ebrei dalle terre dell’Est Europa, dai territori dell’impero zarista e austroungarico.
C’era di tutto, pezzenti, disperati, sbandati, rabbini, scaccini,
cantori, sarti, vetturini, ciabattini, operai… La cultura e lo showbusiness
negli Stati Uniti non sono neanche pensabili, per tutto il Novecento, senza
il contributo ebraico.”
9

10
Oscar Wilde e Thomas Stearns Eliot, un irlandese e un americano
che hanno trascorso gran parte della loro esistenza in Inghilterra. Le opere di
entrambi non hanno mai smesso di interrogare il presente.
Gli spettacoli di maggio
Wilde è ancora oggi una figura di riferimento di cui troviamo tracce perfino
nel mondo del pop e della cultura giovanile. Dietro un apparente estetismo,
le sue opere conducono un’analisi profonda della società, riesaminando dalle fondamenta i principi etici a cui essa si ispira. Ballata del carcere di Reading,
che trova due interpreti straordinari in Umberto Orsini e in Giovanna Marini, racconta in versi l’impiccagione di un giovane detenuto, il rituale assurdo e
Eliot è l’autore della Terra desolata, sublime testimonianza poetica della crisi dell’uomo del Novecento. Con Assassinio nella cattedrale rievoca in forma
rituale, secondo il modello della tragedia greca, il martirio di Thomas Becket, ucciso nel 1170 dai sicari di Enrico II, uno dei passaggi fondamentali della
storia inglese. Lo spettacolo, diretto da Pietro Carriglio, si inserisce come prezioso contributo nel dibattito culturale di questi anni, che ha visto il riemergere
prepotente della questione religiosa sulla scena pubblica.
9 - 14 maggio Teatro delle Passioni
BALLATA DEL CARCERE DI READING
di Oscar Wilde
traduzione e adattamento
Elio De Capitani, Umberto Orsini
regia Elio De Capitani
con Umberto Orsini, Giovanna Marini
musiche Giovanna Marini
luci Fabio Sajiz suono Marco Olivieri
Emilia Romagna Teatro Fondazione
Teatro Eliseo - Asti Teatro
Ogni uomo uccide ciò che ama
Nel 1895, Oscar Wilde, in seguito a una causa per diffamazione da lui
intentata al duca di Queensberry, fu a sua volta accusato di “comportamento
contrario alla morale pubblica” e condannato a due anni di carcere, che
scontò nella prigione di Reading. Questa terribile esperienza è all’origine
della Ballata del carcere di Reading, una delle sue opere più autentiche.
Orsini e Giovanna Marini secondo De Capitani
“Lavorare alla drammaturgia direttamente con un attore come Umberto
vuol dire andare alla radice del piacere artistico e approfondire i sapori
della parola, che in poesia si fa pensiero attraverso l’architettura
sapiente delle emozione estetiche, attraverso i riverberi e i rimandi tra
suono e senso. Giovanna ha scritto cinque ballate, ha preso in parola
Wilde, componendo una musica che sta tra la ballata irlandese o John
Dowland ... arrivando fino a Schubert. Lei dice di essere passata pure
dai Beatles, e in questo imprevisto contributo del pop ... c’è un’altra
intuizione diabolica di questa donna imprevedibile, a suo modo smodata:
ha scelto l’inglese - l’inglese della sua infanzia nel Sussex - per le sue
ballate, permettendoci il lusso di avere, in uno spettacolo italiano, oltre
allo spirito anche il suono dei versi di Wilde.”
5- 14 maggio Teatro Storchi
ASSASSINIO NELLA
CATTEDRALE
di Thomas Stearns Eliot
traduzione Giovanni Raboni
scene e regia Pietro Carriglio
con Giulio Brogi
costumi Bruno Caruso
musiche Matteo D’Amico
Teatro Biondo Stabile di Palermo
Opera di fede e di poesia, Assassinio nella Cattedrale è uno dei monumenti
della poesia inglese. Rappresentata per la prima volta nel 1935 al Festival
di Canterbury, è una riflessione sul significato del martirio e un richiamo
alle coscienze individuali a ribellarsi ad ogni forma di strumentalizzazione.
Canterbury, 1170…
L’arcivescovo Thomas Becket è stato per sette anni in volontario esilio in
Francia; torna ora alla sua sede vescovile in seguito ad una pacificazione, più
apparente che reale, con Enrico II d’Inghilterra. È sua intenzione comporre il
dissidio fra la Chiesa e l’autorità regia, ma al progetto si oppongono sia il
partito ecclesiastico che la corte.
La sua conflittuale situazione interiore è rappresentata da quattro Tentatori,
dai quali deve difendersi. Il più insidioso e imprevisto è il Quarto Tentatore:
personifica l’orgoglio stesso dell’Arcivescovo e gli suggerisce di perseverare
nella sua posizione ribelle contro il Re per ottenere la gloria del martirio e la
venerazione degli uomini futuri. Questa tentazione è vinta soltanto quando
Thomas comprende che il martirio non è la morte affrontata per soddisfare il
proprio orgoglio, ma per annullarsi nella volontà divina. Quando, la mattina
di Natale, i cavalieri del Re irrompono nella cattedrale di Canterbury, non
oppone alcuna resistenza e si lascia uccidere.

A Vignola con i Grandi
Interpreti del Teatro
Sala dei Contrari, Rocca di Vignola
22 Febbraio/ 19 aprile 2006
Portare in uno spazio suggestivo e raccolto come
la Sala dei Contrari della Rocca di Vignola una
rassegna che chiede spettacoli scarni a valorizzare
la bravura e l’intensità degli artisti, pare essere il
mandato della rassegna I grandi interpreti del teatro
che giunge con successo alla sua quarta edizione.
La rassegna promossa dalla Fondazione di Vignola
e organizzata da Emilia Romagna Teatro Fondazione
in collaborazione con il Comune di Vignola, apre
questa sede affascinante e carica di storia per
far affiorare la connessione che lega gli spettacoli
tra loro. I cinque monologhi diversi e distanti per
modi e alfabeti, trovano il loro filo rosso nella
disperante vitalità che il teatro chiede a testi che
possano parlare di adolescenza. La rassegna viene
inaugurata mercoledì 22 febbraio con il bravissimo
Virginio Gazzolo che di Giacomo Leopardi propone il
volto meno conosciuto, quello del poeta da giovane,
avido d’amore e gelati, vitale e ribelle che attraverso
i suoi scritti più intimi rivolge ai giovani un appello
appassionato perché si ribellino alle ingiustizie e
alla noia del mondo dei “vecchi”. Eugenio Allegri
propone per l’appuntamento del 5 marzo un testo di
Ian McEwan, scrittore da sempre interessato a quella
strana regione che è l’adolescenza. Scarnificata dai
tratti edulcorati grazie a un linguaggio asciutto,
l’infanzia, colta nella sua trasformazione, si colora di
tratti enigmatici e talvolta perversi grazie a un testo
che narra di un uomo-bambino segregato in casa da
una madre folle. Maria Paiato, di recente insignita
del Premio Ubu 2005 come migliore attrice per La
Maria Zanella, spettacolo che alla Rocca di Vignola
arriva mercoledì 29 marzo, scava nelle proprie origini
contadine con orgoglio e sensibilità per restituire i
fatti storici della tragica alluvione del 1951 in Polesine
attraverso un personaggio femminile appassionato e
doloroso, una piccola donna polesana con problemi
psichici che la rendono eternamente bambina nel suo
sguardo sul mondo. Alice Liddell, musa ispiratrice,
protagonista e destinataria di Alice nel paese delle
meraviglie di Lewis Carroll, è la protagonista di un
testo adattato e ridotto per il teatro da Valeria Moretti
e interpretato da Milena Vukotic. Lo sdoppiamento
tra Alice di carta e Alice in carne e ossa diventa gioco
magico e misterioso per questo atto unico in scena
il 10 aprile. La conclusione della rassegna fissata
per il 19 aprile è affidata ad un artista d’eccezione
che ci incanta raccontandoci delle favole. Ma se a
raccontarle è Paolo Poli le Favole si insaporiscono
di una venatura ironica e dissacrante che trasforma
La bella addormentata, Pollicino, La bella e la
bestia e Le avventure di Babar in un evento scenico
sorprendente sul filo dell’umorismo. Appuntamenti
preziosi e imperdibili, capaci di abitare un teatro
spogliato dall’eccessiva ricerca di effetti con
esperienza, fantasia e intelligenza.
Per informazioni: 059 775246
www.emiliaromagnateatro.com
11

Al Teatro Comunale di Casalecchio di Reno
una rassegna dedicata alle nuove generazioni del teatro italiano
Informazioni: 051 573040 - www.emiliaromagnateatro.com - teatrotestoni@fastwebnet.it
da vedere
22 marzo 2006
TEATRO FILODRAMMATICI - Piacenza
MISHELLE DI SANT’OLIVA
Emma Dante
12
25, 26 marzo 2006
TEATRO DUSE - Bologna
DOUBLE POINTS ONE AND TWO
Emio Greco e Pieter C. Scholten
Il rumore del tempo
Ci muoviamo a gran velocità
contro un astro della Via Lattea.
Mi batte forte il cuore. Per il
resto, tutto in ordine.
Bertolt Brecht
In bilico tra teatro e danza, questi
otto appuntamenti con la nuova
scena italiana portano in primo piano
una generazione di trentenni intenti
a far risuonare il rumore del tempo
in spettacoli refrattari alle consuete
etichette.
Ne emerge un paesaggio in continua
mutazione, in cui il confronto con
il testo letterario si traduce in un
corpo a corpo che polverizza le
parole o le distilla in musica, mentre
azioni silenziose riverberano su una
contemporaneità lacerata echi di
miti lontani.
Accomunate da un caparbio
interrogarsi sullo statuto della
rappresentazione e sulle possibilità
di rapporto col pubblico, queste
voci attraversano il teatro in tutti
i suoi registri – trascolorando da
un lirismo astratto a una comicità
profumata di vaniglia – senza mai
rinunciare a giocare di contrappunto
con la realtà.
Andrea Nanni

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voci di uomini e altri animali
VIVAVOCE
Scritture da ascolto – Rassegna di pubbliche letture
XIV edizione – Voci di uomini e altri animali
marzo-maggio 2006
Didascalica e moraleggiante, oppure satirica e grottesca,
la letteratura “animale” attraversa i millenni, e non solo in
Occidente, dando voce a figure emblematiche e paradossali.
Talora metamorfosi del divino, talora personificazione delle
virtù e dei vizi umani, gli animali popolano in fittissima
schiera non solo l’immaginario, ma soprattutto l’immaginario
letterario che riprende e rinnova nei secoli le movenze dei
classici e dei bestiari antichi. Sono per lo più bestie che mai
abbiamo incontrato, come capita di tantissimi animali della
zoologia o di quelli che si dicono estinti, ma queste ci parlano
in modo più naturale e possiamo figurarcele nei particolari
poiché sentono e pensano proprio come noi. Anzi, di più e forse
meglio, come fossero tutte uscite dall’apologia appassionata
che ne fa Montaigne. E non è questione di taglia: dalla
minuscola tenia di Primo Levi all’immensa balena bianca di
Melville le bestie letterarie ci paiono sempre piene di giudizio
e anche quando combinano dei guai vediamo bene che
sono mosse da sensi innocenti. Alcune poi, come il coniglio
di Alice o certe volpi delle Mille e una notte hanno persino
un’aria canzonatoria verso noi sempliciotti e sembrano
osservare il nostro mondo umano con la curiosa serenità
dell’entomologo.
Balene, volpi, conigli e anche tenie e centauri innamorati si
presenteranno alla XIV edizione di VivaVoce attraverso la
complicità di lettori come sempre stravaganti e intonati: a
grande richiesta tornano Moni Ovadia e Davide Riondino e con
altrettanta suspance aspettiamo il debutto di nuovi lettori.
SERATE DI LETTURA
L’INGRESSO È GRATUITO
Gli incontri si terranno presso la Fondazione San Carlo, Via San Carlo 5.
A richiesta si rilasciano attestati di partecipazione. La rassegna gode dell’accredito ministeriale per
la formazione del personale della scuola (DM 18 luglio 2005) e, nei limiti della normativa vigente.
prevede l’esonero dal servizio per i partecipanti.
Per informazioni:
Fondazione Collegio san Carlo - 059 421210
www.fondazionesancarlo.it - info@fondazionesancarlo.it
Emilia Romagna Teatro Fondazione - 059 2136020
www.emiliaromagnateatro.con - info@emiliaromagnateatro.com

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Il teatro secondo noi
C’era la neve per le strade di Modena quella
mattina, e in classe, al momento della foto,
erano solo in undici.
Loro sono degli spettatori speciali, “consapevoli”
si definiscono. Sono gli alunni della 5° B del Liceo
socio-psico-pedagogico “Sigonio” di Modena.
Lo scorso anno, sotto la guida appassionata
della professoressa Cajumi, hanno seguito
gli spettacoli in cartellone al Teatro Storchi. A
turno, li hanno recensiti sulle pagine del Resto
del Carlino, con la complicità del giornalista
Stefano Marchetti.
Incontrandoli, a distanza di un anno
dall’esperienza di critici diciassettenni, si
rimane colpiti dalla loro autonomia di giudizio.
Emerge non soltanto una capacità di analisi di
un singolo allestimento. Emerge la costruzione
di un rapporto personale, profondo con la
proposta teatrale, una varietà di gusti e una
capacità di scelta che spazia dagli allestimenti
più classici dello Storchi fino ai lavori più
sperimentali proposti al Teatro delle Passioni.
La sensazione è che dicano: “Grazie scuola, ci
hai aperto una porta sul teatro, ora scegliamo
da soli”.
La chiacchierata, che si è svolta in un clima
informale, ha trovato una splendida chiusa
in una riflessione che riportiamo qui sotto. A
parlare è Benedetta:
“Il teatro entra in te inconsapevolmente. Non
ti fornisce un insegnamento preciso, però ti
forma, è un po’ come gli insegnamenti più
preziosi che ti passa tuo padre, te li ritrovi nella
persona che sei. Questo è il senso di andare a
teatro per me.
Lo spettacolo più bello visto lo scorso anno?
Rimango convinta che sia stato L’opera segreta,
con quell’accostamento fra film e teatro, fra la
vita e i quadri di Caravaggio e la Napoli dei
vicoli.”