Le politiche per la promozione dell'energia ... - DSpace - Inea
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<strong>Le</strong> <strong>politiche</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>promozione</strong><br />
dell’energia rinnovabile<br />
Stato di applicazione del<strong>la</strong> direttiva europea sui biocarburanti<br />
INEA 2011<br />
Annalisa Zezza
ISTITUTO NAZIONALE DI ECONOMIA AGRARIA<br />
<strong>Le</strong> <strong>politiche</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>promozione</strong><br />
<strong>dell'energia</strong> rinnovabile<br />
Stato di applicazione del<strong>la</strong> direttiva<br />
europea sui biocarburanti<br />
Annalisa Zezza<br />
INEA 2011
Studio realizzato nell'ambito del progetto BIOSEA (ottimizzazione delle filiere bioenergetiche<br />
<strong>per</strong> una sostenibilità economica e ambientale)<br />
Responsabile Progetto: Prof. Giampietro Venturi (Università di Bologna)<br />
Responsabile Unità O<strong>per</strong>ativa: Annalisa Zezza (INEA)<br />
Coordinamento editoriale: Benedetto Venuto<br />
Impaginazione grafica: Uffico Grafico INEA (Barone, Cesarini, Lapiana, Mannozzi)<br />
Foto di co<strong>per</strong>tina: "Schmack Biogas"<br />
L'autrice ringrazia il prof. Angelo Frascarelli <strong>per</strong> gli utili suggerimenti
IndIce<br />
Introduzione 5<br />
capitolo I<br />
La Direttiva UE sul<strong>la</strong> <strong>promozione</strong> dell'uso <strong>dell'energia</strong> da fonti rinnovabili 7<br />
capitolo II<br />
Produzione e utilizzazione dei biofuel nell'UE 15<br />
capitolo III<br />
Il commercio internazionale di biocarburanti 27<br />
capitolo IV<br />
<strong>Le</strong> <strong>politiche</strong> adottate dagli Stati membri dell’UE e <strong>la</strong> stima del sostegno pubblico 35<br />
capitolo V<br />
Misce<strong>la</strong>zione obbligataria, riduzione delle accise, tariffe all’importazione:<br />
sono necessari tutti questi strumenti? 49<br />
capitolo VI<br />
<strong>Le</strong> stime degli effetti del<strong>la</strong> direttiva UE 57<br />
capitolo VII<br />
Gli standard di sostenibilità 65<br />
7.1 Sistemi di rego<strong>la</strong>mentazione pubblica 68<br />
7.2 Iniziative volontarie 71<br />
capitolo VIII<br />
Standard, rego<strong>la</strong>mentazioni e commercio internazionale 75<br />
8,1 Standard e regole WTO 81<br />
capitolo IX<br />
Alcune problematiche a<strong>per</strong>te 85<br />
9.1 Biofuel e <strong>la</strong>nd use changes 85<br />
9.2 Prospettive dei biocarburanti di seconda generazione 90<br />
capitolo X<br />
Conclusioni 95<br />
Bibliografia 99<br />
3
IntroduzIone<br />
La strategia comunitaria di lotta ai cambiamenti climatici prevede <strong>la</strong> stabilizzazione<br />
del livello delle emissioni di gas a effetto serra nel prossimo decennio e<br />
<strong>la</strong> loro riduzione nell’ordine del 60-80% entro il 2050. In questo quadro, uno degli<br />
elementi centrali è rappresentato da una specifica strategia nel settore dei trasporti,<br />
attraverso l’impiego dei biocarburanti, insieme all’utilizzazione di veicoli più<br />
efficienti e al<strong>la</strong> diffusione di forme alternative di trasporto pubblico e privato (CE,<br />
2006). Il Consiglio europeo del marzo 2007 ha riaffermato l’impegno del<strong>la</strong> Comunità<br />
a favore dello sviluppo di energia da fonti rinnovabili in tutta <strong>la</strong> Comunità oltre<br />
il 2010, approvando un obiettivo obbligatorio del 20% di energia da fonti rinnovabili<br />
sul consumo di energia complessivo del<strong>la</strong> Comunità entro il 2020. Tale obiettivo si è<br />
concretizzato con l’approvazione delle direttive del Par<strong>la</strong>mento Europeo e del Consiglio<br />
2009/28/CE sul<strong>la</strong> <strong>promozione</strong> dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili (RED)<br />
e 2009/30/CE che modifica <strong>la</strong> direttiva 98/70/CE <strong>per</strong> quanto riguarda le specifiche<br />
re<strong>la</strong>tive a benzina, combustibile diesel e gasolio e introduce un meccanismo inteso<br />
a control<strong>la</strong>re e ridurre le emissioni di gas a effetto serra.<br />
La crescita del commercio internazionale di biocarburanti, che appare<br />
un’ovvia conseguenza degli obiettivi di consumo dei principali paesi industrializzati<br />
come l’UE e gli USA, ha stimo<strong>la</strong>to un acceso dibattito (OECD-FAO, 2007) sul<strong>la</strong> loro<br />
sostenibilità a livello ambientale e sociale, che si è tradotto in un vasto numero<br />
di azioni <strong>politiche</strong>, quali <strong>la</strong> RED, e iniziative di carattere tecnico volte a definire e<br />
attuare sistemi di certificazione di sostenibilità. Molti paesi in via di sviluppo, come<br />
Brasile, India, Malesia, Tai<strong>la</strong>ndia, sul<strong>la</strong> base di considerazioni legate all’efficienza<br />
produttiva - disponibilità di terra, basso costo del <strong>la</strong>voro, condizioni agro-climatiche<br />
favorevoli - sono infatti già tra i maggiori produttori, con trend in espansione, come<br />
testimoniato dagli ingenti investimenti degli ultimi anni.<br />
Obiettivo di questo <strong>la</strong>voro è fare il punto sullo stato di applicazione del<strong>la</strong> RED<br />
e sulle problematiche a<strong>per</strong>te. Dopo una breve panoramica sull’andamento del mercato<br />
comunitario - produzione, importazioni, consumi - l’analisi si soffermerà sulle<br />
principali questioni attualmente dibattute, ovvero l’implementazione degli standard<br />
di sostenibilità, <strong>la</strong> problematica re<strong>la</strong>tiva agli effetti indiretti dei cambiamenti nell’uso<br />
dei suoli e, infine, le prospettive a<strong>per</strong>te dai biocarburanti di seconda generazione.<br />
5
Capitolo i<br />
<strong>Le</strong> poLitiche <strong>per</strong> La <strong>promozione</strong> deLL’energia rinnovabi<strong>Le</strong><br />
La Direttiva Ue sULLa <strong>promozione</strong> DeLL’Uso<br />
DeLL’energia Da fonti rinnovabiLi<br />
La Direttiva 2009/28/CE del Par<strong>la</strong>mento Europeo e del Consiglio sul<strong>la</strong> <strong>promozione</strong><br />
dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili (RED) traduce l’obiettivo complessivo<br />
comunitario del 20% di energia rinnovabile sul totale dei consumi finali<br />
energetici in obiettivi individuali <strong>per</strong> ogni Stato membro, tenendo conto del<strong>la</strong> diversa<br />
situazione di partenza e delle re<strong>la</strong>tive possibilità, ivi compreso il livello attuale<br />
dell’energia da fonti rinnovabili e il mix energetico (tab.1.1).<br />
I valori obiettivo del<strong>la</strong> quota di energia rinnovabile sul totale dei consumi<br />
energetici vanno da un massimo del 49% <strong>per</strong> <strong>la</strong> Svezia al 10% di Malta. All’Italia è<br />
stato assegnato un obiettivo del 17%.<br />
Al tempo stesso, <strong>la</strong> RED fissa un unico obiettivo del 10% <strong>per</strong> <strong>la</strong> quota di<br />
energia da fonti rinnovabili nei trasporti 1 . La tabel<strong>la</strong> 1.2 mostra <strong>la</strong> quota, nel 2008,<br />
di biocarburante sul consumo di carburante fossile nel settore dei trasporti e nei<br />
principali paesi dell’Unione e il fabbisogno di biocarburanti al 2020 sul<strong>la</strong> base degli<br />
obiettivi stabiliti dal<strong>la</strong> direttiva. Questo è stato calco<strong>la</strong>to a partire dalle previsioni<br />
comunitarie (DG Tren, 2009) sul consumo di energia nel settore dei trasporti ed<br />
assumendo <strong>la</strong> realizzazione dell’obiettivo di misce<strong>la</strong>zione del 10%. A tal fine si è<br />
applicata l’ipotesi, utilizzata nelle stime dell’IPTS (IPTS-JRC, 2010), di un rapporto<br />
70:30 tra biocarburanti di prima e seconda generazione e quindi un consumo complessivo<br />
di biocarburanti dell’8,5% 2 .<br />
L’applicazione del<strong>la</strong> direttiva dovrebbe comportare, <strong>per</strong>tanto, un aumento<br />
del 64% del consumo di biocarburanti a fronte di un aumento del 4,8% circa del<br />
consumo complessivo di carburanti nel settore dei trasporti limitando l’incremento<br />
nel consumo di carburanti fossili al 2% circa (tab.1.2).<br />
1 E’ opportuno sottolineare che l’obiettivo obbligatorio del 10 % viene definito come quota di energia<br />
finale consumata nei trasporti da ottenere a partire da fonti rinnovabili in generale e non soltanto da<br />
biocarburanti.<br />
2 In base a quanto stabilito dal<strong>la</strong> RED, i biocarburanti di seconda generazione vengono contabilizzati<br />
due volte ai fini del<strong>la</strong> dimostrazione del rispetto degli obblighi nazionali.<br />
7
Tabel<strong>la</strong> 1 - Obiettivi nazionali generali <strong>per</strong> <strong>la</strong> quota di energia da fonti rinnovabili<br />
sul consumo finale di energia nel 2020<br />
8<br />
Quota di energia da fonti rinnovabili<br />
sul consumo finale di energia, 2005<br />
Obiettivo <strong>per</strong> <strong>la</strong> quota di energia<br />
da fonti rinnovabili sul consumo<br />
finale di energia, 2020<br />
Austria 23,3 34<br />
Belgio 2,1 13<br />
Bulgaria 9,4 16<br />
Cipro 2,9 13<br />
Repubblica Ceca 6,1 13<br />
Danimarca 17 30<br />
Estonia 18 25<br />
Fin<strong>la</strong>ndia 28,5 38<br />
Francia 10,3 23<br />
Germania 5,8 18<br />
Grecia 6,9 18<br />
Ungheria 4,3 13<br />
Ir<strong>la</strong>nda 3,1 16<br />
Italia 5,2 17<br />
<strong>Le</strong>ttonia 32,6 40<br />
Lituania 15 23<br />
Lussemburgo 0,9 11<br />
Malta 0 10<br />
Paesi Bassi 2,4 14<br />
Polonia 7,2 15<br />
Portogallo 20,5 31<br />
Romania 17,8 24<br />
Slovacchia 6,7 14<br />
Slovenia 16 25<br />
Spagna 8,7 20<br />
Svezia 39,8 49<br />
Regno Unito 1,3 15<br />
Fonte: CE
<strong>Le</strong> poLitiche <strong>per</strong> La <strong>promozione</strong> deLL’energia rinnovabi<strong>Le</strong><br />
Tabel<strong>la</strong> 1.2 - Previsione sul<strong>la</strong> domanda di biocarburante al 2020<br />
consumi<br />
carburante<br />
2008 Ktep<br />
consumo<br />
biofuel 2008<br />
Ktep<br />
quota biofuel<br />
sul consumo<br />
di carburanti<br />
stima consumi<br />
carburante<br />
2020<br />
Ktep<br />
domanda<br />
addizionale<br />
biofuel - Ktep<br />
Unione Europea 293.322 10.077 3,4 313.280 16.552<br />
Austria 6.930 419 6,0 6.045 95<br />
Belgio 8.776 101 1,2 7.645 549<br />
Bulgaria 2.515 4 0,2 2.690 225<br />
Cipro 666 14 2,1 769 51<br />
Republica Ceca 5.652 111 2,0 7.033 487<br />
Danimarca 4.298 5 0,1 3.875 324<br />
Estonia 727 0 0,0 731 62<br />
Fin<strong>la</strong>ndia 3.851 75 1,9 3.671 237<br />
Francia 39.153 2.291 5,9 44.819 1.519<br />
Germania 46.998 3.083 6,6 50.188 1.183<br />
Grecia 6.441 69 1,1 6.057 446<br />
Ungheria 4.196 165 3,9 5.314 287<br />
Ir<strong>la</strong>nda 4.355 53 1,2 4.572 336<br />
Italia 36.144 723 2,0 39.524 2.637<br />
<strong>Le</strong>ttonia 1.089 2 0,2 1.328 111<br />
Lituania 1.572 61 3,9 1.804 92<br />
Lussemburgo 2.124 37 1,7 2.506 176<br />
Malta 178 0 0,0 211 18<br />
Paesi Bassi 11.381 287 2,5 10.471 603<br />
Polonia 14.450 441 3,1 19.353 1.204<br />
Portogallo 6.022 128 2,1 6.407 417<br />
Romania 4.525 107 2,4 6.268 426<br />
Slovacchia 1.915 126 6,6 2.584 94<br />
Slovenia 1.965 22 1,1 2.569 196<br />
Spagna 31.436 610 1,9 37.938 2.615<br />
Svezia 7.382 352 4,8 7.332 271<br />
Regno Unito 38.582 790 2,0 37.453 2.394<br />
Fonte: nostre e<strong>la</strong>borazioni su dati Eurostat e DG-TREN<br />
L’approvazione del<strong>la</strong> RED ha rappresentato l’ultima tappa del cammino<br />
9
intrapreso nel marzo 2007, con il pacchetto - proposto dal<strong>la</strong> Commissione - noto<br />
come tabel<strong>la</strong> di marcia o Road Map, contenente misure finalizzate a combattere<br />
i cambiamenti climatici e a rafforzare <strong>la</strong> sicurezza energetica e <strong>la</strong> competitività<br />
dell’UE, in cui veniva sancito il “principio del 20-20-20. Il pacchetto tracciava una<br />
strategia integrata basata su tre elementi centrali:<br />
• realizzare un vero mercato interno dell’energia con l’obiettivo, da un <strong>la</strong>to, di<br />
dare agli utilizzatori dell’energia nell’UE <strong>la</strong> possibilità di fare una vera scelta<br />
e, dall’altro, di incentivare gli ingenti investimenti che il settore dell’energia<br />
richiede;<br />
• accelerare il passaggio ad un’economia a basse emissioni di carbonio, affinché<br />
l’UE mantenga <strong>la</strong> propria posizione di leadership su sca<strong>la</strong> mondiale<br />
nell’ambito delle energie rinnovabili proponendo un obiettivo vinco<strong>la</strong>nte: nel<br />
2020 il 20% del suo mix energetico complessivo dovrà provenire da fonti rinnovabili,<br />
affiancato da un obiettivo minimo specifico <strong>per</strong> i biocarburanti pari<br />
al 10%;<br />
• aumentare l’efficienza energetica, con l’obiettivo di risparmiare il 20% del<br />
consumo totale di energia primaria <strong>per</strong> il 2020, incentivando l’impiego di<br />
veicoli a minor consumo di carburante, introducendo norme più rigorose e<br />
una migliore etichettatura delle apparecchiature, migliorando il rendimento<br />
energetico degli edifici esistenti e aumentando l’efficienza nel<strong>la</strong> generazione,<br />
trasmissione e distribuzione dell’energia termica ed elettrica.<br />
La proposta del<strong>la</strong> Road map era stata accompagnata da una valutazione di<br />
impatto 3 dell’obbligo del 10% sui mercati agricoli (CE, 2007) i cui risultati più importanti<br />
possono essere riassunti nei seguenti punti:<br />
• il raggiungimento di una <strong>per</strong>centuale di misce<strong>la</strong>zione del 10% minimo<br />
nell’UE-27 determinerebbe un aumento del consumo di biocarburanti di<br />
10,8 Mtep, passando da 23,8 a 34,6 Mtep;<br />
• tale consumo dovrebbe essere soddisfatto <strong>per</strong> il 75% dal<strong>la</strong> produzione interna<br />
e <strong>per</strong> <strong>la</strong> parte restante dalle importazioni;<br />
• <strong>la</strong> produzione di biomassa dovrebbe interessare circa il 15% del<strong>la</strong> su<strong>per</strong>ficie<br />
arabile pari a circa 17,5 milioni di ettari.<br />
La discussione tra Commissione, Consiglio e Par<strong>la</strong>mento, protrattasi nel<br />
corso del 2008, ha portato all’approvazione, il 18 dicembre 2008, del cosiddetto<br />
pacchetto-clima i cui punti principali sono:<br />
3 <strong>Le</strong> stime si poggiano su un modello recursivo dinamico di equilibrio parziale (ESIM) normalmente<br />
utilizzato dal<strong>la</strong> Commissione <strong>per</strong> l’analisi dei mercati agricoli mentre le stime del<strong>la</strong> domanda di<br />
biocarburanti si basano sul modello PRIMES.<br />
10
<strong>Le</strong> poLitiche <strong>per</strong> La <strong>promozione</strong> deLL’energia rinnovabi<strong>Le</strong><br />
• <strong>la</strong> revisione dello schema europeo di emission trading;<br />
• <strong>la</strong> riduzione del 10% delle emissioni nei settori non co<strong>per</strong>ti dall’emission<br />
trading scheme;<br />
• <strong>la</strong> revisione del<strong>la</strong> direttiva sul<strong>la</strong> qualità dei carburanti;<br />
• una rego<strong>la</strong>mentazione delle emissioni di anidride carbonica nelle automobili<br />
di nuova produzione;<br />
• un quadro normativo re<strong>la</strong>tivo all’accumulo del carbonio;<br />
• <strong>la</strong> direttiva sul<strong>la</strong> <strong>promozione</strong> delle energie rinnovabili.<br />
<strong>Le</strong> due direttive del Par<strong>la</strong>mento Europeo e del Consiglio 2009/28/CE sul<strong>la</strong><br />
<strong>promozione</strong> dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili (RED) e 2009/30/CE, che<br />
modifica <strong>la</strong> direttiva 98/70/CE <strong>per</strong> quanto riguarda le specifiche re<strong>la</strong>tive a benzina,<br />
combustibile diesel e gasolio e introduce un meccanismo inteso a control<strong>la</strong>re e<br />
ridurre le emissioni di gas a effetto serra, sono state infine pubblicate nell’aprile<br />
2009 e sono applicative dal 2010. Gli Stati membri devono adottare un piano<br />
di azione nazionale <strong>per</strong> le energie rinnovabili che comprenda l’informazione sugli<br />
obiettivi settoriali, tenendo conto del fatto che esistono usi alternativi del<strong>la</strong> biomassa.<br />
Il piano deve contenere una stima del<strong>la</strong> produzione eccedentaria di energia<br />
da fonti rinnovabili che potrebbe essere oggetto di un trasferimento verso altri<br />
Stati membri o, viceversa, una stima del<strong>la</strong> domanda di energia da fonti rinnovabili<br />
da soddisfare con mezzi diversi dal<strong>la</strong> produzione nazionale. I biocarburanti - prodotti<br />
da materie prime di provenienza interna o esterna al<strong>la</strong> Comunità - devono<br />
soddisfare i criteri di sostenibilità definiti dal<strong>la</strong> RED 4 <strong>per</strong> poter essere contabilizzati<br />
ai fini del<strong>la</strong> verifica del raggiungimento degli obiettivi fissati in termini di misce<strong>la</strong>zione<br />
obbligatoria. Al rispetto degli stessi è anche condizionata l’ammissibilità<br />
alle eventuali misure di sostegno comunitarie e nazionali.<br />
Tali criteri stabiliscono che:<br />
- <strong>la</strong> riduzione minima ottenuta delle emissioni di gas a effetto serra grazie<br />
all’uso di biocarburanti deve essere pari almeno al 35% rispetto ai combustibili<br />
fossili 5-6 ;<br />
- i biocarburanti non devono essere prodotti a partire da materie prime ottenute<br />
su terreni che:<br />
° presentino un elevato valore in termini di biodiversità;<br />
4 Art.17.<br />
5 50% dal 2017 e dal gennaio 2018 almeno il 60% <strong>per</strong> i biocarburanti e i bioliquidi prodotti negli impianti<br />
in cui <strong>la</strong> produzione è iniziata il 1o gennaio 2017 o successivamente.<br />
6 Questo è l’unico requisito che deve essere rispettato dai biocarburanti e i bioliquidi prodotti da rifiuti e<br />
residui non provenienti dai settori dell’agricoltura, dell’acquacoltura, del<strong>la</strong> pesca e del<strong>la</strong> silvicoltura.<br />
11
° presentino un elevato stock di carbonio;<br />
° fossero torbiere nel gennaio 2008;<br />
- le materie prime agricole coltivate nel<strong>la</strong> Comunità e utilizzate <strong>per</strong> <strong>la</strong> produzione<br />
di biocarburanti devono essere ottenute nel rispetto delle prescrizioni<br />
e delle norme previste dal<strong>la</strong> condizionalità ambientale di cui al rego<strong>la</strong>mento<br />
(CE) n. 73/2009 del Consiglio, del 19 gennaio 2009.<br />
Ai fini del<strong>la</strong> dimostrazione del rispetto degli obblighi nazionali, il contributo<br />
dei biocarburanti prodotti a partire da rifiuti, residui, materie cellulosiche di<br />
origine non alimentare e materie ligno-cellulosiche è considerato equivalente al<br />
doppio di quello di altri biocarburanti.<br />
La RED adotta le seguenti definizioni:<br />
- valore reale: <strong>la</strong> riduzione delle emissioni di gas a effetto serra <strong>per</strong> alcune<br />
o <strong>per</strong> tutte le fasi di uno specifico processo di produzione di biocarburanti<br />
calco<strong>la</strong>ta secondo <strong>la</strong> metodologia definita nell’allegato V, parte C;<br />
- valore tipico: una stima del<strong>la</strong> riduzione rappresentativa delle emissioni di<br />
gas a effetto serra <strong>per</strong> una partico<strong>la</strong>re filiera di produzione del biocarburante;<br />
- valore standard: un valore stabilito a partire da un valore tipico applicando<br />
fattori predeterminati e che, in circostanze definite dal<strong>la</strong> presente direttiva,<br />
può essere utilizzato al posto di un valore reale.<br />
I valori tipici e di default <strong>per</strong> materia prima e processo produttivo, con riferimento<br />
al risparmio di emissioni di GHG rispetto ai combustibili fossili, sono stati<br />
e<strong>la</strong>borati dal Joint Research Center (JRC) del<strong>la</strong> Commissione Europea (tab.2). I<br />
primi costituiscono una stima rappresentativa del valore delle emissioni <strong>per</strong> una<br />
determinata tecnologia di produzione del biocarburante. I valori di default sono<br />
derivati dai precedenti applicando alcuni fattori predeterminati e possono essere<br />
utilizzati in sostituzione dei valori reali.<br />
I valori assunti dagli indicatori sul risparmio di emissioni risentono, ovviamente,<br />
delle assunzioni adottate <strong>per</strong> il loro calcolo. Ad esempio, il valore re<strong>la</strong>tivo al<br />
biodiesel prodotto dall’olio di soia non soddisfa automaticamente <strong>la</strong> soglia del 35%<br />
stabilita dal<strong>la</strong> RED, essendo stato calco<strong>la</strong>to ipotizzando l’importazione in Europa<br />
dei semi di soia dal Brasile e <strong>la</strong> loro trasformazione successiva in biodiesel. Allo<br />
stesso modo si è ipotizzato che nel caso dell’olio di palma <strong>la</strong> produzione in Malesia<br />
e Indonesia non consenta <strong>la</strong> cattura del metano e quindi non sia compatibile con<br />
lo standard adottato dall’UE. Per quanto concerne il mais è ipotizzata <strong>la</strong> so<strong>la</strong> produzione<br />
nell’UE - che risulta compatibile con <strong>la</strong> standard - mentre tale valutazione<br />
non si applicherebbe ai produttori statunitensi.<br />
12
<strong>Le</strong> poLitiche <strong>per</strong> La <strong>promozione</strong> deLL’energia rinnovabi<strong>Le</strong><br />
Tabel<strong>la</strong> 1.3 – Risparmio di emissioni di GHG(%) rispetto ai combustibili fossili <strong>per</strong><br />
processo produttivo e materia prima nel<strong>la</strong> produzione di biodiesel ed etanolo -<br />
Valori tipici e di default<br />
Materia prima Valore tipico Valore di default<br />
Colza 45% 38%<br />
Soia 40% 31%<br />
Girasole 58% 51%<br />
olio di colza idrotrattato 51% 57%<br />
Biodisel olio di colza puro 58% 57%<br />
Olio di palma senza cattura metano 36% 19%<br />
Olio di palma con cattura metano 62% 56%<br />
Residui vegetali o animali 88% 83%<br />
Barbabieto<strong>la</strong> 61% 52%<br />
Etanolo Canna da zucchero 71% 71%<br />
Fonte: CE, RED<br />
Mais CE (con recu<strong>per</strong>o metano) 56% 49%<br />
Per quanto riguarda le produzioni più diffuse nell’UE, il biodiesel di colza,<br />
sebbene compatibile oggi con lo standard, non lo sarebbe più dal 2017 quando <strong>la</strong><br />
soglia diventa il 50%, a differenza del girasole che, di conseguenza potrebbe acquisire<br />
un vantaggio competitivo.<br />
L’UE ha adottato nel<strong>la</strong> RED il sistema di bi<strong>la</strong>ncio di massa in base al quale<br />
non è possibile mesco<strong>la</strong>re biofuels con differenti valori di emissioni, in modo tale<br />
da impedire il commercio di biocarburante che si trovi al di sotto delle soglie stabilite.<br />
La RED prevede che, <strong>per</strong> evitare una discriminazione tra biocarburanti o<br />
materie prime prodotte internamente o da paesi terzi, l’Unione Europea provvederà<br />
a concludere accordi bi<strong>la</strong>terali o multi<strong>la</strong>terali con i paesi terzi. Nel concludere<br />
tali accordi saranno considerate prioritarie le misure adottate <strong>per</strong> <strong>la</strong> conservazione<br />
di aree che forniscono servizi di ecosistema fondamentali in situazioni critiche<br />
(ad esempio protezione degli spartiacque e controllo dell’erosione), <strong>per</strong> <strong>la</strong> tute<strong>la</strong><br />
del suolo, delle risorse idriche e dell’aria, in re<strong>la</strong>zione ai cambiamenti indiretti<br />
del<strong>la</strong> destinazione dei terreni, <strong>per</strong> il ripristino dei terreni degradati e <strong>per</strong> evitare il<br />
consumo eccessivo di acqua in zone afflitte da carenza idrica, nonché re<strong>la</strong>tivamente<br />
agli aspetti del<strong>la</strong> sostenibilità sociale.<br />
Al<strong>la</strong> RED si affianca <strong>la</strong> direttiva 2009/30/CE del Par<strong>la</strong>mento Europeo e del<br />
13
Consiglio del 23 aprile 2009 che modifica <strong>la</strong> direttiva 98/70/CE <strong>per</strong> quanto riguarda<br />
le specifiche re<strong>la</strong>tive a benzina, combustibile diesel e gasolio. La Direttiva stabilisce<br />
che i fornitori di combustibile indichino le emissioni di gas a effetto serra<br />
prodotte durante il ciclo di vita dei combustibili da essi forniti, prescrive che essi<br />
si impegnino a ridurle a partire dal 2011 e indica che <strong>la</strong> metodologia <strong>per</strong> il calcolo<br />
delle emissioni di gas a effetto serra prodotte durante il ciclo di vita dei biocarburanti<br />
dovrebbe essere identica a quel<strong>la</strong> stabilita ai fini del calcolo dell’impatto dei<br />
gas a effetto serra ai sensi del<strong>la</strong> direttiva 2009/28/CE sul<strong>la</strong> <strong>promozione</strong> dell’uso<br />
dell’energia da fonti rinnovabili. La direttiva fissa criteri e valori standard <strong>per</strong> il<br />
calcolo delle emissioni di gas a effetto serra prodotte durante il ciclo di vita dei<br />
biocarburanti e le specifiche ecologiche dei combustibili disponibili sul mercato<br />
destinati ai veicoli.<br />
Nel capitolo successivo si presenta un esame dell’attuale situazione del<strong>la</strong><br />
produzione e del commercio internazionale dei biocarburanti. Tale analisi sarà seguita<br />
da una disamina delle <strong>politiche</strong> in atto nei paesi dell’Unione Europea.<br />
14
Capitolo ii<br />
<strong>Le</strong> poLitiche <strong>per</strong> La <strong>promozione</strong> deLL’energia rinnovabi<strong>Le</strong><br />
proDUzione e UtiLizzazione Dei biofUeL neLL’Ue<br />
<strong>Le</strong> fonti rinnovabili, nel 2008, a livello mondiale, hanno rappresentato il 13%<br />
circa del<strong>la</strong> produzione complessiva di energia – pari a 12.267 milioni di tonnel<strong>la</strong>te equivalenti<br />
di petrolio (Mtep) - a fronte del 33% rappresentato dal petrolio, del 27% <strong>per</strong> il<br />
carbone, del 21% <strong>per</strong> il gas naturale e del 5,8 <strong>per</strong> l’energia nucleare. La quota maggiore<br />
di energia da fonte rinnovabile, corrispondente al 10% del totale dell’energia primaria<br />
prodotta, deriva dal<strong>la</strong> biomassa compresi i rifiuti. Il 2,5% del totale del<strong>la</strong> biomassa<br />
è rappresentato dai biocombustibili liquidi o biocarburanti <strong>la</strong> cui produzione mondiale,<br />
nel 2008, secondo i dati dell’IEA, è stata di 70,6 milioni di tonnel<strong>la</strong>te. I biocombustibili<br />
liquidi vengono utilizzati, <strong>per</strong> <strong>la</strong> quasi totalità, nel settore dei trasporti (tabb. 2.1 e 2.2).<br />
Tabel<strong>la</strong> 2.1 - Energia rinnovabile e da rifiuti nel mondo - 2008<br />
Rifiuti<br />
municipali<br />
Rifiuti<br />
industriali<br />
Biomassa<br />
solida<br />
primaria<br />
Biogas Bioliquidi<br />
Energia<br />
geotermica<br />
Energia<br />
so<strong>la</strong>re<br />
Unità TJ TJ TJ TJ 000 tonn TJ TJ<br />
Produzione 1107716 431690 46870063 867423 70631 2445184 461883<br />
Importazioni 0 278 124291 0 6664 0 0<br />
Esportazioni 0 0 -68921 0 -8772 0 0<br />
Variazione Stock -13 513 2649 0 151 0 0<br />
Offerta interna 1107703 432481 46928082 867423 68674 2445184 461883<br />
Differenza<br />
statistica<br />
-2 -569 6266 -157 -193 -13451 -1<br />
Trasformazione 978273 211444 5405351 407460 1896 2259811 8412<br />
Consumo finale 129428 213227 40965037 455338 66681 165962 453467<br />
Fonte: IEA, 2010<br />
I principali paesi produttori e consumatori di biocarburanti sono Stati Uniti,<br />
Brasile e UE (tab.2.2). Mentre <strong>la</strong> produzione statunitense e brasiliana è costituita<br />
in misura quasi totale da etanolo, <strong>la</strong> produzione europea è composta in maniera<br />
prevalente da biodiesel.<br />
15
Tabel<strong>la</strong> 2.2 - Biofuels nel mondo – principali paesi produttori (000 tonnel<strong>la</strong>te) - 2008<br />
16<br />
EU27 USA Brasile Cina Argentina Mondo<br />
Produzione 13328 30665 21376 2050 743 70631<br />
Importazioni 3560 2638 0 0 0 6664<br />
Esportazioni 1390 2258 4078 0 725 -8772<br />
Consumo finale 13111 30553 18087 2050 18 66681<br />
Fonte: IEA, 2010<br />
I biocarburanti coprono oggi circa il 3% del<strong>la</strong> domanda di energia nel settore<br />
dei trasporti ma <strong>la</strong> loro quota arriva ben al 21% in Brasile.<br />
Figura 2.1 - La produzione di biofuel nel mondo 2009<br />
La loro utilizzazione appare in forte crescita sotto <strong>la</strong> spinta delle <strong>politiche</strong><br />
di sostegno attuate da molti paesi al fine di aumentare <strong>la</strong> propria sicurezza energetica,<br />
contribuire al<strong>la</strong> riduzione delle emissioni di anidride carbonica e sostenere
<strong>Le</strong> poLitiche <strong>per</strong> La <strong>promozione</strong> deLL’energia rinnovabi<strong>Le</strong><br />
il reddito agricolo, come sarà discusso più avanti. Secondo le stime dell’IEA, che<br />
riguardano un intervallo temporale che arriva al 2035, sebbene il petrolio rimarrà<br />
<strong>la</strong> principale fonte di energia, <strong>la</strong> sua quota sul<strong>la</strong> domanda di energia dovrebbe<br />
scendere dal 33 al 28% <strong>per</strong> <strong>la</strong> sua sostituzione nell’industria, nel<strong>la</strong> generazione di<br />
energia e nei trasporti. Il peso delle rinnovabili moderne dovrebbe salire dall’attuale<br />
7% al 14% e <strong>la</strong> quota dei biocarburanti nei trasporti dal 3 all’8% con un aumento<br />
dei consumi dall’attuale un barile al giorno a 4,4 nel 2035 (fig.2.2).<br />
Figura 2.2 - Proiezioni IEA del<strong>la</strong> domanda di energia <strong>per</strong> fonte energetica<br />
Fonte: IEA, 2010<br />
La produzione europea di biodiesel nel 2009 è stata di 9046 mi<strong>la</strong> tonnel<strong>la</strong>te<br />
con una crescita elevata (16,6%) rispetto al 2008, seppur rallentata rispetto al valore<br />
record dell’anno precedente (35%). I principali paesi produttori sono <strong>la</strong> Germania,<br />
con oltre il 25% del<strong>la</strong> produzione comunitaria, <strong>la</strong> Francia, <strong>la</strong> Spagna e l’Italia.<br />
Insieme questi quattro paesi su<strong>per</strong>ano il 50% del<strong>la</strong> produzione totale. Il 70% del<br />
biodiesel in Europa è prodotto, attualmente, dall’olio di colza mentre l’utilizzazione<br />
di olio di soia o di palma, limitata da standard tecnici, è stimata rispettivamente<br />
nell’ordine del 14-24% e del 5-11%. Il biodiesel prodotto da residui si aggirerebbe<br />
invece intorno al 5-11% pari a circa 810 ktoe (CE, 2011).<br />
La parte restante del<strong>la</strong> produzione di biocarburanti nell’UE, stimata nel<br />
2009 in 3674 milioni di litri, è composta da etanolo (pari a 2451 Mtep). I principali<br />
paesi produttori sono <strong>la</strong> Francia, da cui proviene un terzo del<strong>la</strong> produzione, <strong>la</strong> Ger-<br />
17
mania e <strong>la</strong> Spagna. Questi tre paesi, insieme, contano <strong>per</strong> il 66% del<strong>la</strong> produzione<br />
totale. L’etanolo è prodotto principalmente dal grano e, in maniera residuale, dal<strong>la</strong><br />
barbabieto<strong>la</strong> e da altri cereali. Inoltre, secondo <strong>la</strong> Commissione, circa 11 ktoe<br />
verrebbero prodotte da ligneo-cellulosa. I principali paesi con impianti di seconda<br />
generazione sono i Paesi Bassi, <strong>la</strong> Germania, <strong>la</strong> Danimarca e, al di fuori dell’UE, <strong>la</strong><br />
Norvegia. Complessivamente il 9% del<strong>la</strong> produzione europea è costituto da biocarburanti<br />
di seconda generazione.<br />
Figura 2.3 - Produzione europea di biocarburanti (Ktep)<br />
Fonte: Eurostat<br />
Secondo i dati dell’European Biodiesel Board il rapporto tra <strong>la</strong> produzione e <strong>la</strong><br />
capacità produttiva instal<strong>la</strong>ta è stato nel 2009 del 43,3%. La capacità produttiva instal<strong>la</strong>ta<br />
ammonta, infatti, a 20,9 milioni di tonnel<strong>la</strong>te ma molti impianti sarebbero rimasti chiusi<br />
<strong>per</strong> assenza di ordini.<br />
Il basso livello di utilizzazione del<strong>la</strong> capacità produttiva degli impianti (tab.2.3 e<br />
fig.2.1) <strong>per</strong> <strong>la</strong> produzione di biodiesel viene associata a tre ordini di fattori. Innanzitutto <strong>la</strong><br />
concorrenza delle importazioni che in alcuni casi sembrano essere sostenute da sussidi<br />
all’esportazione attualmente oggetto di controversie, come nel caso dei sussidi statunitensi<br />
<strong>per</strong> il B99 di cui si parlerà nel capitolo 3. Il secondo fattore è <strong>la</strong> riduzione degli<br />
incentivi fiscali come nel caso del<strong>la</strong> Germania e, infine, <strong>la</strong> decisione di alcuni paesi di<br />
ridurre il proprio tasso obiettivo di misce<strong>la</strong>zione.<br />
18
<strong>Le</strong> poLitiche <strong>per</strong> La <strong>promozione</strong> deLL’energia rinnovabi<strong>Le</strong><br />
Tabel<strong>la</strong> 2.3 - Capacità produttiva dei maggiori impianti <strong>per</strong> <strong>la</strong> produzione di biodiesel<br />
in Europa<br />
Impresa Paese Numero di impianti<br />
Capacità produttiva<br />
(tonn)<br />
Diester Industrie Francia 9 2000000<br />
ADM Biodiesel Germania 3 975000<br />
Infinita Spagna 2 900000<br />
Biopetrol Germania-O<strong>la</strong>nda 3 750000<br />
Marseglia Group Italia 2 560000<br />
Enteban Spagna 3 500000<br />
Npvaol Italia- Austria 3 480000<br />
Verbio Germania 2 450000<br />
Cargill Germania 2 370000<br />
Acciona Spagna 2 272000<br />
Fonte:Biofuel barometer, EurObserv’ER 2010<br />
Figura 2.4 - Produzione e capacità produttiva degli impianti <strong>per</strong> <strong>la</strong> produzione di<br />
biodiesel in Europa (Mton)<br />
Fonte:European Biodeisel Board<br />
19
20<br />
Anche nel caso dell’etanolo, <strong>la</strong> capacità produttiva degli impianti europei,<br />
che ammonta a 6.785 milioni di litri, è notevolmente sottoutilizzata (tab.2.4).<br />
Tabel<strong>la</strong> 2.4 - Capacità produttiva dei maggiori impianti <strong>per</strong> <strong>la</strong> produzione di bioe-<br />
tanolo in Europa<br />
Impresa Paese<br />
Numero di<br />
impianti<br />
Capacità produttiva<br />
(milioni litri)<br />
Materia prima<br />
Tereos Francia, Belgio, R. Ceca 8 857 zucchero, grano<br />
Albengoa Bioenergy Spagna, Francia 5 776<br />
Crop Energies Germania Francia, Belgio 3 760<br />
Cistanol Francia 4 540<br />
Agrana Group Austria, Ungheria 2 410 grano<br />
cereali,<br />
ligneocellulosa<br />
zucchero, cereali,<br />
alcol<br />
zucchero,<br />
barbabieto<strong>la</strong>,<br />
grano, alcol<br />
Ensus Pic Regno Unito 1 400 zucchero, cereali<br />
Verbio AG Germania 2 355 cereali<br />
Agroetanol Svezia 1 210 alcol<br />
IMA (Bertolino) Italia 1 200 alcol<br />
Wratis<strong>la</strong>via Bio Polonia 1 170 alcol<br />
Fonte:Biofuel barometer, EurObserv’ER 2010<br />
La struttura del settore è fortemente differenziata con impianti <strong>la</strong> cui capa-<br />
cità produttiva varia da 2000 tonnel<strong>la</strong>te di proprietà di gruppi di agricoltori a 500<br />
mi<strong>la</strong> tonnel<strong>la</strong>te appartenenti a grandi imprese multinazionali. La localizzazione<br />
degli impianti è guidata da una pluralità di fattori come le aree di coltivazione del<strong>la</strong><br />
materia prima, <strong>la</strong> presenza di grandi porti e anche dal<strong>la</strong> disponibilità di incentivi.<br />
Il consumo di biocarburanti nell’UE è stato di 12 Mtep nel 2009 (tab.2,5),<br />
pari ad un tasso di misce<strong>la</strong>zione del 4%, e risulta in continua crescita nell’ultimo<br />
decennio anche se con un tasso rallentato nell’ultimo anno. Negli ultimi anni il<br />
consumo è cresciuto in tutti i paesi dell’UE con l’eccezione del<strong>la</strong> Germania, dove<br />
si è registrato un calo a partire dal 2008, anno in cui è stata aumentata <strong>la</strong> tassa<br />
sul biodiesel (energy tax) e l’incentivo è stato sostituito dall’obbligo di misce<strong>la</strong>zione.<br />
Il 79,5% dell’ammontare complessivo di biocarburanti utilizzato nell’UE è<br />
costituito da biodiesel contro il 19,3% costituto da bioetanolo. La parte restante è<br />
data dall’olio vegetale puro consumato in Germania e dal biogas in Svezia. I primi
<strong>Le</strong> poLitiche <strong>per</strong> La <strong>promozione</strong> deLL’energia rinnovabi<strong>Le</strong><br />
cinque paesi consumatori sono Germania, Francia, Italia, Spagna e Regno Unito<br />
che insieme ammontano al 71% del consumo totale.<br />
Tabel<strong>la</strong> 2.5 - Consumo di energia e biocarburanti in Europa 2005-2009 (Ktep)<br />
Carburanti<br />
fossili<br />
Bioetanolo Biodiesel<br />
Altri<br />
biocarburanti<br />
Totale Biocarburanti<br />
Quota %<br />
biocarburanti<br />
2005 355.926 567 1.380 1.926 3.873 1,1<br />
2006 361.274 888 2.329 3.280 6.497 1,8<br />
2007 365.299 1.175 4.333 2.786 8.294 2,3<br />
2008 359.583 1.851 6.820 2.470 11.142 3,1<br />
2009 347.416 2.299 9.298 2.223 13.820 4,0<br />
Fonte:Biofuel barometer, EurObserv’ER 2010<br />
La quota di biocarburanti importati è cresciuta costantemente fino a raggiungere<br />
il 25% nel 2008 (tab. 2.6 e fig. 2.5). L’aumento costante del<strong>la</strong> produzione<br />
è, infatti, stato inferiore all’aumento dei consumi come risulta evidente dall’andamento<br />
del tasso di autoapprovvigionamento.<br />
Tabel<strong>la</strong> 2.6 - Produzione, consumo e commercio estero di biocarburanti nel’UE<br />
(Ktep) *<br />
2004 2005 2006 2007 2008 2009<br />
Produzione 2.195 3.828 6.266 7.703 9.578 11.465<br />
Importazioni 108 394 753 1.410 2.892 3.381<br />
Esportazioni 186 338 512 616 1.145 1.024<br />
Saldo commerciale -78 56 241 794 1.747 2.357<br />
Consumo 2.115 3.873 6.497 8.294 11.142 13.820<br />
Tasso di autoapprovvigionamento 103,8 98,8 96,4 92,9 86,0 83,0<br />
Propensione a importare 5,1 10,2 11,6 17,0 26,0 24,5<br />
* grado di autoapprovvigionamento (%)= produzione/consumi, propensione a importare = importazioni/consumi<br />
Fonte: nostre e<strong>la</strong>borazioni su dati Eurostat<br />
A partire dal<strong>la</strong> seconda metà del 2008 nell’UE è stato registrato un deterioramento<br />
del mercato dei biocarburanti, soprattutto <strong>per</strong> il biodiesel, attribuibile<br />
principalmente al<strong>la</strong> diminuzione del prezzo dei combustibili fossili, a modifiche<br />
delle <strong>politiche</strong> di incentivazione in Germania, paese che rappresenta il principale<br />
mercato europeo, e al<strong>la</strong> competizione con le importazioni.<br />
21
Figura 2.5 - Produzione, importazioni e consumo di biocarburanti nell’UE-27<br />
Fonte: Eurostat<br />
L’Italia, con una produzione di circa 470.000 t nel 2009 è il terzo produttore<br />
europeo di biodiesel dopo <strong>la</strong> Germania e <strong>la</strong> Francia.<br />
A cominciare dal 2008 l’aumento dei consumi derivanti dagli obblighi comunitari<br />
di misce<strong>la</strong>zione ha determinato una forte crescita del<strong>la</strong> produzione interna e<br />
dell’importazione del biodiesel, fino ad allora assente (tab.2.7).<br />
Per <strong>la</strong> produzione del biodiesel l’Italia è comunque fortemente dipendente<br />
dall’estero, come si vedrà più avanti, <strong>per</strong> quanto concerne <strong>la</strong> materia prima.<br />
Tabel<strong>la</strong> 2.7 - Produzione, commercio e consumo di biodiesel in Italia (Ktep)<br />
22<br />
2005 2006 2007 2008 2009<br />
Produzione 176 199 180 557 713<br />
Importazioni 0 0 0 213 413<br />
Esportazioni 0 0 0 96 80<br />
Saldo commerciale 0 0 0 217 333<br />
Consumo finale 176 199 180 665 1063<br />
Consumo finale nei trasporti 176 161 141 665 1063<br />
Fonte: Eurostat
<strong>Le</strong> poLitiche <strong>per</strong> La <strong>promozione</strong> deLL’energia rinnovabi<strong>Le</strong><br />
In Italia sono presenti 19 impianti con un potenziale produttivo di circa 2.500.000 t/<br />
anno di biodiesel, di cui 4 in fase di realizzazione. La maggiore concentrazione di impianti<br />
si ha nel<strong>la</strong> regione Lombardia, con una capacità produttiva complessiva di 670.000 t/<br />
anno pari al 33% del totale.<br />
Una parte del<strong>la</strong> produzione di biodiesel è esportata soprattutto verso Francia,<br />
Spagna e Grecia. <strong>Le</strong> importazioni provengono sia dall’interno dell’UE che dai paesi terzi,<br />
prevalentemente Indonesia e Argentina. <strong>Le</strong> importazioni dagli Stati Uniti si sono azzera-<br />
te dopo l’applicazione da parte dell’UE dei dazi antidumping, anche se è registrabile una<br />
certa quantità di elusione attraverso il Canada e Singapore (tab.2.8) 7 .<br />
Tabel<strong>la</strong> 2.8 - Import - Export di biodiesel (codice doganale 28349091) dell’Italia (tonn)<br />
IMPORT EXPORT<br />
2008 2009 2010 2008 2009 2010<br />
Totale 161.020 491.687 809.780 116.318 134.642 140.990<br />
UE-27_Intra 95.320 362.032 338.936 116.049 134.187 139.947<br />
UE -27_Extra 65.700 129.655 470.844 269 454 1.042<br />
Francia 23.743 131.339 7.737 87.959 84.055 81.541<br />
Spagna 23 92.687 202.979 14.610 44.055 41.334<br />
Grecia 21.196 7.589 3.072 4.567 12.130<br />
Slovenia 573 1.303 3.340<br />
Paesi Bassi 28.186 76.186 52.218 1 260<br />
Austria 2.481 1.709 27.316 8.673 132 206<br />
Usa 45.084 5.981 17 17 129<br />
Belgio 745 11.308 15.964 273 0 114<br />
Germania 18.885 41.214 31.760 776 34 80<br />
Indonesia 9.643 61.104 233.176 3 33<br />
Argentina 10.972 54.012 209.183 1 6<br />
Canada 3.989 5.697 4 4<br />
Ma<strong>la</strong>ysia 4.613 3<br />
Singapore 4.515 10.671<br />
Fonte: Eurostat<br />
Anche in Italia, come nel resto di Europa <strong>la</strong> capacità produttiva degli impian-<br />
ti è <strong>la</strong>rgamente sottoutilizzata e in diminuzione (fig.2.6). Del<strong>la</strong> filiera fanno parte<br />
7 cfr. capitolo 3<br />
23
anche alcuni oleifici, concentrati soprattutto nelle regioni Emilia Romagna e Veneto<br />
che svolgono le fasi dell’esterificazione e del<strong>la</strong> raffinazione.<br />
Figura 2.6 - Produzione e capacità produttiva degli impianti <strong>per</strong> <strong>la</strong> produzione di<br />
biodiesel in Italia (000 ton)<br />
Fonte:European Biodiesel Board<br />
La materia prima utilizzata viene <strong>per</strong> <strong>la</strong> maggior parte importata. I principali<br />
flussi riguardano l’olio di colza che proviene sia da paesi europei (Francia e Romania)<br />
che extraeuropei (USA, Russia e Canada), l’olio di palma da Indonesia, Malesia<br />
e Papua Nuova Guinea, l’olio di girasole e i semi di soia e di girasole.<br />
<strong>Le</strong> su<strong>per</strong>fici investite a semi oleosi in Italia, secondo Assitol, sono state pari,<br />
nell’anno 2009 a 331.500 ettari (con un aumento del 39,3% rispetto all’anno precedente),<br />
di cui 22.300 ettari a colza (+346%), 117.200 ettari a girasole (+30,2%) e<br />
192.000 ettari a soia (+47,7%).<br />
La produzione nazionale di semi oleosi <strong>per</strong> usi energetici è valutata da Assitol<br />
in 105.100 tonnel<strong>la</strong>te contro le 40.500 tonnel<strong>la</strong>te del 2008, con un aumento del<br />
159,5%, a fronte di una produzione <strong>per</strong> usi alimentari e mangimistici di 883.700<br />
tonnel<strong>la</strong>te. Dai semi passati in <strong>la</strong>vorazione sono state ottenute 558.000 tonnel<strong>la</strong>te<br />
di oli da semi e frutti oleosi greggi <strong>per</strong> usi alimentari e 33.700 tonnel<strong>la</strong>te di oli <strong>per</strong><br />
24
<strong>Le</strong> poLitiche <strong>per</strong> La <strong>promozione</strong> deLL’energia rinnovabi<strong>Le</strong><br />
usi industriali prodotti da semi coltivati <strong>per</strong> uso energetico e di filiera (490.200<br />
tonnel<strong>la</strong>te <strong>per</strong> usi alimentari e 17.100 tonnel<strong>la</strong>te <strong>per</strong> usi industriali nel 2008) e<br />
1.746.000 tonnel<strong>la</strong>te di farine di estrazione (1.585.000 tonnel<strong>la</strong>te nel 2008).<br />
Per quanto riguarda <strong>la</strong> produzione dell’ETBE l’unico stabilimento è di proprietà<br />
dell’Ecofuel di Ravenna (ENI). Tra le maggiori ditte produttrici di bioetanolo<br />
e l’Ecofuel, sono stati attivati accordi di fornitura <strong>per</strong> <strong>la</strong> recente produzione di alcune<br />
decine di migliaia di tonnel<strong>la</strong>te di ETBE nell’ambito del programma nazionale<br />
bioetanolo/ETBE.<br />
Figura 2.7 - Importazioni italiane di semi oleosi e oli vegetali, 2005-2010 (Meuro)<br />
2.000<br />
1.800<br />
1.600<br />
1.400<br />
1.200<br />
1.000<br />
800<br />
600<br />
400<br />
200<br />
0<br />
Fonte: Eurostat<br />
1 2 3 4 5 6<br />
olio di colza<br />
olio di palma<br />
olio di soia<br />
olio di girasole<br />
semi di girasole<br />
semi di soia<br />
25
Capitolo iii<br />
<strong>Le</strong> poLitiche <strong>per</strong> La <strong>promozione</strong> deLL’energia rinnovabi<strong>Le</strong><br />
iL commercio internaziona<strong>Le</strong> Di biocarbUranti<br />
Il commercio internazionale dei biocarburanti riguarda oggi solo una picco<strong>la</strong> frazione<br />
del<strong>la</strong> produzione mondiale (10% secondo l’IEA) ma appare in forte crescita sotto <strong>la</strong><br />
spinta degli obblighi di consumo fissati da paesi come gli Stati Uniti e l’Unione Europea,<br />
caratterizzati da un elevato consumo di carburanti fossili 8 . Più del<strong>la</strong> metà degli scambi<br />
internazionali (pari a oltre 6.664 mi<strong>la</strong> tonnel<strong>la</strong>te nel 2008) provengono dal Brasile e riguardano<br />
l’etanolo.<br />
Secondo le previsioni (FAPRI, 2010) il commercio netto di etanolo dovrebbe aumentare<br />
del 323% tra il 2009 e il 2019 <strong>per</strong> effetto principalmente dell’aumento del<strong>la</strong><br />
domanda degli Stati Uniti. Più limitato (6,3%) è invece l’aumento previsto <strong>per</strong> il commercio<br />
netto di biodiesel anche a causa dell’entrata in vigore dell’obbligo di misce<strong>la</strong>zione in<br />
Argentina che vedrà, di conseguenza, <strong>la</strong> riduzione del proprio surplus esportabile.<br />
Figura 3.1 - Importazioni di biofuels dell’UE da paesi terzi (Mtep)<br />
Fonte: Eurostat<br />
8 I dati sul commercio estero dei biocarburanti risentono di imprecisioni derivanti dall’assenza di uno<br />
specifico codice HS. I dati sull’etanolo includono il prodotto scambiato in ragione di utilizzi finali diversi<br />
quali fuel, uso industriale e alimentare. Il biodiesel è scambiato sotto le voci doganali 38249099<br />
e 38249029 nel caso del biodiesel puro. Dal 2008 l’UE ha introdotto il codice 38249091 (FAMAE).<br />
27
28<br />
La figura 3.1 mostra l’incremento delle importazioni di biodiesel e bioetanolo<br />
registratosi negli ultimi anni nell’UE. Nel 2008 l’UE ha importato circa il 32% del pro-<br />
prio consumo di etanolo. I principali paesi importatori sono il Regno Unito e <strong>la</strong> Svezia.<br />
Per quanto riguarda il biodiesel, <strong>la</strong> reazione europea alle esportazioni sus-<br />
sidiate americane, di cui si parlerà più avanti, ha determinato <strong>la</strong> drastica riduzione<br />
di quest’ultime mentre sono cresciute le importazioni dall’Argentina che è oggi il<br />
principale paese di provenienza destinato a divenire, nei prossimi anni, il principale<br />
paese produttore. Il secondo paese fornitore è l’Indonesia (tab.3.1).<br />
Tabel<strong>la</strong> 3.1 - Importazioni di biodiesel (tonn) dell’UE – principali paesi partner<br />
Paese partner Quantità<br />
% Quota di<br />
mercato<br />
2008 2009 2010 2008 2009 2010<br />
Mondo 1779,7 1711,0 1926,2 100 100 100<br />
Argentina 76,5 853,6 1179,3 4,30 49,89 61,22<br />
Indonesia 155,1 157,9 496,2 8,72 9,23 25,76<br />
Canada 1,7 140,0 90,4 0,10 8,18 4,69<br />
Ma<strong>la</strong>ysia 38,0 123,5 78,4 2,14 7,22 4,07<br />
India 8,0 24,6 37,3 0,45 1,44 1,94<br />
Croatia 0,4 2,2 11,9 0,02 0,13 0,62<br />
Singapore 0,2 20,5 11,6 0,01 1,20 0,60<br />
Norvegia 2,0 3,1 5,9 0,11 0,18 0,31<br />
Ecuador 4,5 0,00 0,00 0,24<br />
United Arab Emirates 3,2 4,0 0,18 0,00 0,21<br />
Turchia 0,0 2,8 3,0 0,00 0,17 0,16<br />
Cina 0,3 0,0 1,0 0,02 0,00 0,05<br />
USA 1487,8 381,2 0,0 83,60 22,28 0,00<br />
Fonte: Database Trains<br />
Per quanto riguarda l’etanolo, i principali paesi di provenienza sono il Brasile e<br />
l’Egitto (tab.3.2) L’UE esporta anche etanolo verso vari paesi quali Svizzera, USA, Norvegia,<br />
Turchia e biodiesel (FAMAE) soprattutto verso <strong>la</strong> Norvegia.<br />
Il crescente deficit dell’UE riguardo agli oli vegetali negli ultimi 3-4 anni ha fatto<br />
sì che crescenti quantità di oli alimentari, <strong>per</strong> circa 2,5 milioni di tonnel<strong>la</strong>te, siano<br />
state importate <strong>per</strong> compensare l’utilizzazione dell’olio di colza nel<strong>la</strong> produzione del<br />
biodiesel con conseguenti aumenti dei prezzi mondiali soprattutto <strong>per</strong> l’olio di girasole.
<strong>Le</strong> poLitiche <strong>per</strong> La <strong>promozione</strong> deLL’energia rinnovabi<strong>Le</strong><br />
<strong>Le</strong> importazioni europee di oli di girasole, soia e palma appaiono in forte crescita dal<br />
2000 (fig. 3.2). I principali paesi di provenienza dell’olio di girasole sono l’Ucraina e l’Ar-<br />
gentina con una quota su<strong>per</strong>iore al 50%. L’olio di palma proviene quasi esclusivamente<br />
dal<strong>la</strong> Malesia e dall’Indonesia. Si stima che circa l’80% delle importazioni europee di<br />
oli vegetali sia destinato all’uso alimentare.<br />
Tabel<strong>la</strong> 3.2 - Importazioni UE di alcol etilico (codice doganale 220710),2005-2010:<br />
principali fornitori (000 ton)<br />
Paese partner Quantità<br />
2005 2006 2007 2008 2009 2010<br />
Totali 436,9 469,4 963,4 1232,9 885,5 410,9<br />
Brasile 150,7 188,7 516,8 613,1 234,2 119,5<br />
Egitto 17,6 29,2 33,2 44,6 43,7 47,9<br />
Bolivia 10,9 22,4 4,0 43,5 44,1 37,7<br />
Perù 16,2 16,2 33,8 47,0 47,7 37,4<br />
Guatema<strong>la</strong> 48,0 31,9 41,2 33,7 87,8 27,7<br />
Stati Uniti 0,6 0,9 38,5 1,5 13,1 24,2<br />
Paesi non specificati 0,0 0,0 36,9 217,8 137,3 14,1<br />
Turchia 1,8 12,8 14,2 4,2 4,9 14,0<br />
Argentina 11,4 1,6 5,4 13,6 30,4 8,6<br />
<strong>Le</strong>ttonia 0,0 3,8 12,7 8,8 11,3 8,3<br />
Norvegia 7,5 8,6 11,8 10,8 13,1 8,2<br />
Sud Africa 16,9 11,6 10,5 5,4 1,3 6,6<br />
Croazia 5,8 2,9 7,8 4,4 3,4 6,2<br />
Pakistan 73,2 39,3 63,6 77,6 52,5 3,7<br />
Costa Rica 12,0 15,3 21,1 27,2 37,1 3,2<br />
Fonte: Nostre e<strong>la</strong>borazioni su dati Eurostat<br />
L’olio di soia proviene dagli Stati Uniti. In questo caso si tratta del B99, una misce<strong>la</strong> di<br />
oli vegetali al 99% e oli minerali all’1% che secondo l’European Biodiesel Board è stato sus-<br />
sidiato illegalmente agli Stati Uniti e venduto in dumping in Europa come si dirà più avanti.<br />
I flussi di commercio internazionale <strong>per</strong> gli oli vegetali sembrano indicare che <strong>la</strong><br />
raffinazione degli oli avvenga in paesi diversi da quelli di produzione, al contrario di quan-<br />
to avviene nel caso dell’etanolo. Una spiegazione è che, in virtù degli incentivi concessi, <strong>la</strong><br />
produzione di biodiesel sia concentrata nell’UE e in partico<strong>la</strong>re in poche grandi imprese<br />
(Unctad 2006b).<br />
29
Figura 3.2 - Importazioni mondiali di oli vegetali (tonnel<strong>la</strong>te)<br />
Fonte: Nostre e<strong>la</strong>borazioni su dati FAOSTAT<br />
La maggior parte dei paesi che hanno l’obiettivo di sviluppare <strong>la</strong> propria<br />
produzione attua il sostegno del prezzo interno dei biocarburanti attraverso tariffe<br />
all’importazione che hanno anche l’obiettivo di limitare i benefici delle agevo<strong>la</strong>zioni<br />
fiscali ai soli produttori interni (tab.3.3). <strong>Le</strong> divergenze nelle tariffe applicate a paesi<br />
o gruppi di paesi diversi non solo limitano le importazioni da questi ma finiscono<br />
anche <strong>per</strong> determinare quali produttori hanno un vantaggio comparato in re<strong>la</strong>zione<br />
al<strong>la</strong> materia prima che utilizzano.<br />
Tabel<strong>la</strong> 3.3 - Tariffe MFN 1 (%) <strong>per</strong> principali oli vegetali e alcol etilico – media<br />
ponderata- anno 2009<br />
30<br />
Prodotto (4 digit) Canada UE USA<br />
Olio di soia 4,50 4,99 13,26<br />
Olio di palma 3,67 8,66 0,00<br />
Olio di girasole 4,50 9,60<br />
Olio di colza 11,00 9,60 6,32<br />
Alcol etilico non denaturato 3,25 19,2 €/100 l 2,50<br />
1 I paesi membri del WTO esprimono i propri impegni in termini tariffari con riferimento ad un valore massimo che si<br />
applica sul<strong>la</strong> base del<strong>la</strong> nazione più favorita (MFN).<br />
Fonte: Database Trains
<strong>Le</strong> poLitiche <strong>per</strong> La <strong>promozione</strong> deLL’energia rinnovabi<strong>Le</strong><br />
Gli USA applicano una tariffa ad valorem del 2,5% sulle importazioni di etanolo<br />
e dell’1,9% sull’alcol etilico denaturato e un dazio specifico sulle importazioni<br />
di alcol etilico <strong>per</strong> <strong>la</strong> produzione di biocarburante, che è stato recentemente ridotto<br />
da 54 a 45c/gallone. Questa tariffa è stata fissata in modo tale da annul<strong>la</strong>re i benefici<br />
derivanti dall’agevo<strong>la</strong>zione fiscale <strong>per</strong> il prodotto importato (45 c/ gallone),<br />
compensandone il costo <strong>per</strong> l’erario al tempo stesso. La tariffa colpisce prevalentemente<br />
le importazioni dal Brasile ed è stata molto criticata sul<strong>la</strong> base del<strong>la</strong> sua<br />
contraddizione con l’obiettivo di ridurre le emissioni considerato il diverso impatto<br />
in questa direzione dell’etanolo ottenuto dal<strong>la</strong> canna da zucchero in Brasile rispetto<br />
a quello da mais prodotto negli Stati Uniti. Alcuni paesi partner godono di<br />
trattamenti preferenziali come il Messico ed il Canada che, nell’ambito del NAFTA<br />
(North American Free Trade Agreement), possono esportare etanolo negli USA<br />
a dazio zero. Un altro importante strumento di politica commerciale - che ha effetti<br />
sulle importazioni di etanolo - è il Caribbean Basin Economic Recovery Act<br />
(CBERA) che raggruppa i paesi dell’America Centrale e Caraibici. Sul<strong>la</strong> base di<br />
quest’accordo se l’etanolo è prodotto in questi paesi con almeno il 50% di materia<br />
prima proveniente da paesi dell’accordo stesso, viene ammesso negli USA a dazio<br />
zero. Quest’ultimo si applica anche al 7% delle importazioni indipendentemente<br />
dal<strong>la</strong> provenienza del<strong>la</strong> materia prima. Ciò fa si che l’etanolo prodotto in altri paesi,<br />
principalmente Brasile ed UE, venga distil<strong>la</strong>to nel<strong>la</strong> forma anidra in impianti localizzati<br />
nei paesi caraibici, tra cui principalmente Giamaica, El Salvador, Trinidad e<br />
Tobago e Costa Rica e poi importato dagli Stati Uniti a dazio ridotto.<br />
Anche in Brasile sia il mercato dello zucchero che quello dell’etanolo sono<br />
protetti dal<strong>la</strong> competizione esterna attraverso una tariffa del 20% sulle importazioni<br />
di zucchero e del 30% su quelle di etanolo, con l’eccezione dei paesi del Mercosur.<br />
Il mercato europeo è abbastanza protetto nei confronti dei paesi maggiori<br />
produttori, Brasile e USA, con una tariffa di 19,2 €/hl <strong>per</strong> l’alcol non denaturato<br />
e di 10,2 €/hl <strong>per</strong> l’alcol denaturato. Nell’UE, in virtù del Sistema Generalizzato<br />
delle Preferenze (GSP) 9 nell’ambito dell’accordo EBA e degli accordi preferenziali<br />
con i paesi ACP, le importazioni di alcol da questi paesi avvengono a tasso zero o<br />
a tariffa ridotta.<br />
9 Il GSP è uno schema tariffario che favorisce i paesi in via di sviluppo. <strong>Le</strong> esportazioni da questi paesi<br />
di etanolo, c<strong>la</strong>ssificato come prodotto sensibile, beneficiavano fino al 31 dicembre 2005, di una riduzione<br />
del 15% sul dazio MFN. Questo sistema è stato sostituito da uno nuovo (GSP+) che ha azzerato<br />
i dazi ma ha escluso il Pakistan, le cui esportazioni di etanolo su<strong>per</strong>ano l’1% delle importazioni<br />
europee nell’ambito del GSP e quindi sono soggette al sistema MFN.<br />
31
In generale, al biodiesel sono applicate tariffe inferiori rispetto all’etanolo.<br />
L’UE applica tariffe che vanno dal 4,99% <strong>per</strong> l’olio di soia al 9,6% <strong>per</strong> l’olio di<br />
colza. Il fatto che queste tariffe siano su<strong>per</strong>iori a quelle, in realtà nulle, in vigore<br />
<strong>per</strong> i semi oleosi è una pratica, nota come tariff esca<strong>la</strong>tion, diffusa anche <strong>per</strong> altri<br />
settori in quei paesi che vogliono proteggere <strong>la</strong> propria industria di trasformazione<br />
basata sull’importazione delle materie prime.<br />
Nell’ambito del commercio internazionale di biocarburanti, è in atto un contenzioso<br />
tra l’Unione Europea e gli Stati Uniti riguardo al biodiesel. Sotto accusa,<br />
da parte dei produttori europei di biodiesel - associati nell’European Biodiesel Board<br />
(EBB) - sono i sussidi americani, adottati nel 2004, nel<strong>la</strong> misura massima di<br />
264$ <strong>per</strong> m 3 , equivalenti a circa 200€ <strong>per</strong> tonnel<strong>la</strong>ta, <strong>per</strong> miscele anche minime di<br />
biodiesel quali il B99,9 10 che può essere esportato nell’Unione Europea e beneficiare<br />
dei sussidi europei. La misce<strong>la</strong> B99 sarebbe esportata dagli USA nell’Ue in<br />
quantità rilevanti e venduta ad un prezzo di dumping pari a circa 120-180€/t. Il sussidio,<br />
nato <strong>per</strong> favorire i produttori statunitensi ha finito <strong>per</strong> sostenere i produttori<br />
del sud est asiatico e del sud America, che o<strong>per</strong>ando una triango<strong>la</strong>zione attraverso<br />
gli Stati Uniti riescono a <strong>per</strong>cepire i sussidi statunitensi e, ove presenti, quelli<br />
dei paesi europei di destinazione finale. L’incentivo è considerato così alto da aver<br />
determinato anche delle esportazioni di biodiesel dall’Europa verso gli Stati Uniti<br />
con successiva re-importazione. Oltre alle proteste dei produttori europei il sussidio<br />
americano alle miscele di biodiesel ha riscontrato una crescente opposizione<br />
interna essendo stato stimato un costo <strong>per</strong> i contribuenti di 782 milioni di dol<strong>la</strong>ri<br />
che si aggiungono ai 504 che vanno a beneficio del biodiesel prodotto negli USA<br />
(Carriquiry e Babcock, 2008). L’incentivo è stato abolito a partire dal 1° gennaio<br />
2010 ma reintrodotto nel 2011.<br />
Nell’Ue <strong>la</strong> Commissione ha istituito nel 2009 un dazio anti-dumping ed un<br />
dazio controvalore provvisorio con il reg. 183/2009, resi definitivi con il successivo<br />
reg. 599/2009 dopo aver compiuto un’inchiesta sulle importazioni di biodiesel puro<br />
e in miscele su<strong>per</strong>iori al 20% provenienti dagli USA, avendo dimostrato un danno<br />
economico <strong>per</strong> i produttori europei. I dazi anti-dumping vanno da 68,60 a 198 €/t,<br />
equivalenti a 0,9-0,25 €/l mentre i dazi controvalore variano da 211,20 a 237 €/t,<br />
equivalenti a 0,24-0,27 €/l. Ciononostante, nell’agosto del 2010 <strong>la</strong> Commissione,<br />
su richiesta dell’EBB, ha a<strong>per</strong>to un’inchiesta sul<strong>la</strong> possibile elusione delle misure<br />
anti-dumping e delle misure compensative istituite dai citati rego<strong>la</strong>menti, mediante<br />
triango<strong>la</strong>zioni di biodiesel prodotto negli Stati Uniti e destinato al mercato euro-<br />
10 Misce<strong>la</strong> allo 0,1%.<br />
32
<strong>Le</strong> poLitiche <strong>per</strong> La <strong>promozione</strong> deLL’energia rinnovabi<strong>Le</strong><br />
peo, attraverso il Canada e Singapore o mediante l’esportazione dagli USA all’Ue di<br />
miscele di grado inferiore al 20%. I dati sul commercio evidenzierebbero, secondo<br />
i ricorrenti, un notevole cambiamento del<strong>la</strong> configurazione degli scambi riguardanti<br />
le esportazioni da USA, Canada e Singapore nell’Unione, senza che vi fossero<br />
adeguate motivazioni a parte l’istituzione del dazio. L’indagine ha concluso che<br />
il dazio compensativo definitivo istituito sulle importazioni di biodiesel originario<br />
degli Stati Uniti è stato eluso attraverso <strong>la</strong> triango<strong>la</strong>zione con il Canada e re<strong>la</strong>tivamente<br />
a miscele di titolo inferiore al 20% e <strong>per</strong>tanto attualmente vi è una proposta<br />
di mantenere il dazio anche re<strong>la</strong>tivamente a questi paesi. Alcuni autori (de Gorter,<br />
Drabik, Just, 2010) analizzando <strong>la</strong> questione dello “sp<strong>la</strong>sh and dash” hanno invece<br />
concluso che le ragioni <strong>per</strong> <strong>la</strong> bassa utilizzazione del<strong>la</strong> capacità produttiva europea<br />
vadano piuttosto cercate nel declino del prezzo del petrolio avutosi dopo luglio<br />
2008 e nel<strong>la</strong> riduzione dei sussidi europei, in partico<strong>la</strong>re in Germania.<br />
33
Capitolo iV<br />
<strong>Le</strong> poLitiche <strong>per</strong> La <strong>promozione</strong> deLL’energia rinnovabi<strong>Le</strong><br />
<strong>Le</strong> poLitiche aDottate DagLi stati membri<br />
DeLL’Ue e La stima DeL sostegno pUbbLico<br />
<strong>Le</strong> motivazioni al<strong>la</strong> base delle <strong>politiche</strong> a favore dei biocarburanti riguardano <strong>la</strong><br />
sicurezza energetica, cioè <strong>la</strong> riduzione del<strong>la</strong> dipendenza dalle importazioni di combustibili<br />
fossili, <strong>la</strong> riduzione delle emissioni e, infine, il sostegno all’agricoltura attraverso<br />
<strong>la</strong> creazione di una domanda addizionale di prodotti agricoli.<br />
<strong>Le</strong> misure normalmente adottate <strong>per</strong> promuovere <strong>la</strong> produzione di biocarburanti<br />
ricadano in quattro categorie: il sostegno diretto che può riguardare direttamente<br />
i biocarburanti, in genere attraverso incentivi fiscali, o <strong>la</strong> produzione di biomassa;<br />
gli obblighi di misce<strong>la</strong>zione che impongono quote minime di consumo nell’ambito dei<br />
carburanti utilizzati nel settore dei trasporti e che hanno l’effetto di stimo<strong>la</strong>re sia <strong>la</strong><br />
domanda che l’offerta; misure di protezione commerciale come le tariffe all’importazione<br />
e misure che stimo<strong>la</strong>no <strong>la</strong> produttività e l’efficienza in vari punti del<strong>la</strong> catena<br />
dell’offerta e dell’utilizzazione. Nel<strong>la</strong> tabel<strong>la</strong> 4.1 sono riportati i paesi che hanno adottato<br />
misure re<strong>la</strong>tive al<strong>la</strong> misce<strong>la</strong>zione obbligatoria (M) o definito valori obiettivo (T) in<br />
termini di consumo di biocarburanti e il tasso di misce<strong>la</strong>zione stabilito o previsto.<br />
Nel caso dell’Unione Europea è opportuno distinguere tra le <strong>politiche</strong> adottate<br />
a livello comunitario e quelle adottate dagli stati membri. Per quanto riguarda<br />
il sostegno diretto, l’Unione Europea, con l’Health Check del 2008, ha abrogato<br />
tutte le forme di sostegno esistenti nel passato che riguardavano le produzioni non<br />
alimentari sulle terre a set aside (dal 1993) e l’aiuto specifico <strong>per</strong> le energy crops<br />
di 45 €/ha istituito nel 2004. Il sostegno finanziario diretto ai biocarburanti è, come<br />
si vedrà più avanti, oggetto delle <strong>politiche</strong> nazionali se pur nel quadro comune costituito<br />
dal<strong>la</strong> Direttiva sul<strong>la</strong> tassazione dell’Energia (2003/96/EC).<br />
Gli obiettivi di misce<strong>la</strong>zione stabiliti dall’UE hanno avuto dapprima un carattere<br />
volontario, con <strong>la</strong> Direttiva 2003/30/EC che fissava due target al 2005 e al 2010<br />
rispettivamente del 2 e del 5,75%, e successivamente – con <strong>la</strong> direttiva 2009/28/EC<br />
sono stati innalzati fino al livello del 10% nel 2020 e resi obbligatori.<br />
<strong>Le</strong> misure commerciali riguardano l’applicazione delle tariffe all’importazione<br />
viste sopra.<br />
35
Tab.4.1 - Obblighi o obiettivi di misce<strong>la</strong>zione <strong>per</strong> paese (M= obbligo, T= obiettivo)<br />
36<br />
Paese Livello attuale Livello previsto Tipo<br />
Argentina E5, B7 n.d M<br />
Brasile E 20-23, B5 n.d M<br />
Canada E5, B2-3 n.d T<br />
Cina E10 n.d M<br />
Colombia E10, B10 B20 (2012) M<br />
UE E/B 5,75 E/B 10 M<br />
India E5 E/B 20 M<br />
Indonesia E/B2 ,5 E, B 5 (2015), E15, B20 (2025) M<br />
Giappone 500 Ml/anno 800 Ml/anno (2018) T<br />
Korea B2 B2,5 M<br />
Norvegia E/B, 3,5 E/ B 5 (2011) M<br />
Stati Uniti 48 Miliardi litri 136 Miliardi litri (2022) M<br />
<strong>Le</strong>genda E: etanolo, B= biodiesel. Il numero a fianco indica il livello di misce<strong>la</strong>zione stabilito o previsto (es. E5= mi-<br />
sce<strong>la</strong>zione al 5% <strong>per</strong> l’etanolo)<br />
Fonte: IEA, (2011)<br />
Infine, le misure che agiscono su vari segmenti delle catene di produzione<br />
e consumo riguardano le azioni <strong>per</strong> stimo<strong>la</strong>re <strong>la</strong> ricerca e lo sviluppo tecnologico,<br />
<strong>la</strong> <strong>promozione</strong> degli investimenti destinati ad accrescere <strong>la</strong> capacità produttiva, <strong>la</strong><br />
<strong>promozione</strong> dei veicoli flex-fuels, lo sviluppo delle reti di distribuzione, <strong>la</strong> rego<strong>la</strong>mentazione<br />
degli standard tecnici. Questo tipo di misure sono adottate sia a livello<br />
comunitario sia di stati membri e vi ricadono, <strong>per</strong> <strong>la</strong> parte che interessa l’agricoltura,<br />
anche alcune azioni finanziate nell’ambito dei piani di sviluppo rurale.<br />
Secondo le statistiche dell’Eurostat nel 2008 il 3,4% del totale dei carburanti<br />
utilizzati nel settore dei trasporti, in termini energetici, sono stati biocarburanti<br />
(tab.4.2).
<strong>Le</strong> poLitiche <strong>per</strong> La <strong>promozione</strong> deLL’energia rinnovabi<strong>Le</strong><br />
Tabel<strong>la</strong> 4.2 - Quote di consumo di carburanti e biofuels nell’UE 2008 e 2009<br />
quota sui<br />
consumi<br />
carburante<br />
2008 dell’UE<br />
quota sui<br />
consumi<br />
biofuel 2008<br />
dell’UE<br />
quota biofuel<br />
sul consumo<br />
di carburanti<br />
2008<br />
quota biofuel<br />
sul consumo di<br />
carburanti 2009*<br />
obiettivo<br />
fissato <strong>per</strong> il<br />
2010 **<br />
Austria 2,4 4,2 6,0 7,0 5,75<br />
Belgio 3,0 1,0 1,2 5,75<br />
Bulgaria 0,9 0,0 0,2 3,5* 5,75<br />
Cipro 0,2 0,1 2,1 _ 5,75<br />
Repubblica Ceca 1,9 1,1 2,0 2,72 5,75<br />
Danimarca 1,5 0,0 0,1 _ 5,75<br />
Estonia 0,2 0,0 0,0 0,26 5,75<br />
Fin<strong>la</strong>ndia 1,3 0,7 1,9 5,75<br />
Francia 13,3 22,7 5,9 6,0 7,00<br />
Germania 16,0 30,6 6,6 5,5 6,25<br />
Grecia 2,2 0,7 1,1 5,75<br />
Ungheria 1,4 1,6 3,9 3,75 5,75<br />
Ir<strong>la</strong>nda 1,5 0,5 1,2 1,7 5,75<br />
Italia 12,3 7,2 2,0 3,47 5,75<br />
<strong>Le</strong>ttonia 0,4 0,0 0,2 0,48 5,75<br />
Lituania 0,5 0,6 3,9 5,6 5,75<br />
Lussemburgo 0,7 0,4 1,7 _ 5,75<br />
Malta 0,1 0,0 0,0 0,37 5,75<br />
Paesi Bassi 3,9 2,8 2,5 3,75 5,75<br />
Polonia 4,9 4,4 3,1 4,63 5,75<br />
Portogallo 2,1 1,3 2,1 3,32 5,75<br />
Romania 1,5 1,1 2,4 4,1 5,75<br />
Slovacchia 0,7 1,3 6,6 3,4 5,75<br />
Slovenia 0,7 0,2 1,1 _ 5,75<br />
Spagna 10,7 6,1 1,9 3,8 5,83<br />
Svezia 2,5 3,5 4,8 _ 5,75<br />
Regno Unito 13,2 7,8 2,0 2,48 5,75<br />
Unione Europea 100,0 100,0 3,4 5,75<br />
* provvisorio<br />
** sul<strong>la</strong> base delle dichiarazioni dei paesi membri, in neretto i valori su<strong>per</strong>iori a quelli fissati dal<strong>la</strong> UE.<br />
- non disponibile<br />
Fonte: CE, DG Energy<br />
37
Dal confronto emerge che due paesi, Germania e Francia, detengono oltre<br />
il 50% dei consumi di biocarburante comunitari a fronte di una quota del 30% sui<br />
consumi complessivi di carburanti nel settore dei trasporti nell’UE. In partico<strong>la</strong>re<br />
questi due paesi hanno quote decisamente più elevate di altri paesi (Regno Unito,<br />
Italia e Spagna) che hanno quote comparabili di consumi di carburanti in termini<br />
assoluti. Si evidenzia inoltre che un gruppo di paesi, costituito da Austria, Francia,<br />
Germania, Ungheria, Lituania, Lussemburgo, Romania, Slovacchia e Svezia, detiene<br />
una quota del consumo di biofuels su<strong>per</strong>iore al<strong>la</strong> propria quota di carburanti<br />
rispetto al<strong>la</strong> media comunitaria.<br />
Tali differenze sono in parte dovute a diversi approcci adottati nelle <strong>politiche</strong><br />
adottate dai singoli paesi, pur nel quadro comune costituito dal<strong>la</strong> rego<strong>la</strong>mentazione<br />
europea.<br />
Gli strumenti più comunemente ado<strong>per</strong>ati sono le agevo<strong>la</strong>zioni fiscali e gli<br />
obblighi di misce<strong>la</strong>zione. L’obbligo di misce<strong>la</strong>zione è stato adottato già dal 2005 da<br />
Austria, Francia e Slovacchia, cui nel 2007 si sono aggiunti molti altri paesi. In alcuni<br />
casi (Belgio, Francia, Italia, Ir<strong>la</strong>nda e Portogallo), l’agevo<strong>la</strong>zione fiscale è stata<br />
limitata a determinate quantità attraverso un meccanismo di quote stabilite annualmente,<br />
creando quindi un sistema di rego<strong>la</strong>mentazione del mercato (tab 4.3).<br />
38
<strong>Le</strong> poLitiche <strong>per</strong> La <strong>promozione</strong> deLL’energia rinnovabi<strong>Le</strong><br />
Tabel<strong>la</strong> 4.3 - Valore delle accise (€/hl) sui carburanti ed eventuali esenzioni o<br />
riduzioni <strong>per</strong> i biofuels nell’UE<br />
accisa sul<br />
gasolio<br />
2008<br />
esenzione/<br />
riduzione<br />
biodiesel<br />
2008<br />
Periodo<br />
di<br />
esenzione<br />
quota<br />
2008<br />
000t<br />
accisa sul<strong>la</strong><br />
benzina<br />
2008<br />
esenzione/<br />
riduzione<br />
etanolo<br />
2008<br />
Periodo di<br />
esenzione<br />
Austria 37,50 piena fino al 2011 46,20 piena 2007-2011<br />
Belgio 35,29<br />
piena con<br />
quota<br />
6 anni 334,3 61,36<br />
piena con<br />
quota<br />
Bulgaria 30,67 piena dal 2006 35,02 piena dal 2006<br />
Cipro 24,50 piena 2006-2010 29,87 piena 2006-2010<br />
Repubblica Ceca 39,89 piena - 47,46 piena 2009-2015<br />
Danimarca 38,00 piena 2005-2011 55,68 piena 2005-2011<br />
Estonia 36,99 piena 2004-2010 39,80 piena 2005-2011<br />
Fin<strong>la</strong>ndia 39,05 nessuna - 62,70 nessuna -<br />
Francia 48,24<br />
15,00 con<br />
quota<br />
6 anni 2728 60,69<br />
Germania 47,04 18,0 fino al 2011 65,45<br />
21,00 con<br />
quota<br />
piena <strong>per</strong><br />
E85<br />
Grecia 30,20 _ - 41,00 _ -<br />
Ungheria 35,00 piena - 42,45 piena -<br />
Ir<strong>la</strong>nda 36.80<br />
Italia 42,30<br />
piena con<br />
quota<br />
33,84 con<br />
quota<br />
fino al 2010 52,8 44,37<br />
2007-2010 250 56,40<br />
piena con<br />
quota<br />
27,50 con<br />
quota<br />
quota<br />
2008<br />
000t<br />
6 anni 195,4<br />
6 anni 1091<br />
fino al<br />
2015<br />
fino al<br />
2010<br />
2008-2010<br />
<strong>Le</strong>ttonia 33,00 piena 2007-2012 37,93 piena 2007-2012<br />
Lituania 27,46 piena fino al 2010 32,36 piena -<br />
Lussemburgo 30,54 _ - 46,46 _ -<br />
Malta 35,24 _ - 45,96 _ -<br />
Paesi Bassi 37,49 nessuna 66,81 nessuna -<br />
Polonia 29,84 29,55 2007-2011 44,56 44,28 2007-2011<br />
Portogallo 36,44 _ - 36,44 _ -<br />
Romania 28,39 nessuna - 33,57 piena -<br />
Slovacchia 43,50 piena dal 2004 46,50 piena dal 2004<br />
Slovenia 43,33 max 5% - 46,21 piena -<br />
Spagna 33,10 piena fino al 2012 42,47 piena<br />
Svezia 39,00 piena fino al 2013 53,00 piena<br />
Regno Unito 68,43 25,12 fino al 2011 68,43 25,25<br />
Fonte: CE, DG Energy e GSI (2010)<br />
fino al<br />
2013<br />
fino al<br />
2013<br />
fino al<br />
2011<br />
67<br />
39
Sul<strong>la</strong> base dei dati riportati in tabel<strong>la</strong> 4.3 è stato possibile misurare l’entità del<br />
sostegno in termini di mancate entrate <strong>per</strong> l’erario (tab. 4.4). Nel 2008, secondo le<br />
nostre e<strong>la</strong>borazioni il valore complessivo dell’agevo<strong>la</strong>zione fiscale ammonta a 3623,7<br />
milioni di euro <strong>per</strong> l’UE. La stima tiene conto dei consumi e di eventuali quote aventi<br />
diritto all’esenzione parziale o totale dall’imposta sui carburanti.<br />
Tabel<strong>la</strong> 4.4 - Stima del costo <strong>per</strong> l’erario dell’agevo<strong>la</strong>zione fiscale sui biocarburanti<br />
nell’UE<br />
Etanolo Biodiesel Costo totale<br />
Consumo<br />
(M litri)<br />
Esenzione<br />
€/l<br />
Costo <strong>per</strong><br />
l’erario<br />
M euro<br />
Consumo<br />
(M litri)<br />
Esenzione<br />
€/l<br />
Costo <strong>per</strong><br />
l’erario<br />
(M euro)<br />
agevo<strong>la</strong>zione sui<br />
biocarburanti<br />
(M euro)<br />
Austria 118,22 0,46 54,6 352,8 0,38 132,30 186,9<br />
Belgio 24 0,61 14,9 109,76 0,35 38,73 53,6<br />
Bulgaria 0 2,24 0,31 0,69 0,7<br />
Cipro 0 17,92 0,25 4,39 4,4<br />
Repubblica Ceca 69,39 0,47 32,9 95,2 0,40 37,98 70,9<br />
Danimarca 10,28 0,56 5,7 0 5,7<br />
Francia 826,255 0,21 173,5 2356,48 0,15 353,47 527,0<br />
Germania 801,84 0,65 524,8 3390,24 0,15 504,47 1029,3<br />
Ungheria 93,805 0,35 32,8 147,84 0,35 51,74 84,6<br />
Ir<strong>la</strong>nda 35,98 0,37 13,2 43,68 0,33 14,41 27,7<br />
Italia1 115,65 0,28 31,8 250 0,34 84,60 116,4<br />
Lituania 30,84 0,32 10,0 58,24 0,27 15,99 26,0<br />
Lussemburgo 0 45,92 0,31 14,02 14,0<br />
Polonia 64,25 0,44 28,4 385,28 0,30 113,85 142,3<br />
Spagna 185,04 0,42 78,6 658,56 0,39 256,84 335,4<br />
Slovacchia 36 0,46 16,7 172,48 0,25 43,33 60,0<br />
Svezia 427,905 0,53 226,8 117,6 0,44 51,16 277,9<br />
Regno Unito 209,455 0,25 52,9 873,6 0,68 597,80 650,7<br />
UE 2988,91 1297,8 9107,84 2325,93 3623,7<br />
1 - Per l’Italia non si è considerato il consumo effettivo di biodiesel bensì <strong>la</strong> quota. Negli altri paesi dove è in vigore<br />
(Belgio, Francia e Ir<strong>la</strong>nda) <strong>la</strong> quota non risulta essere co<strong>per</strong>ta dai consumi.<br />
Fonte: nostre e<strong>la</strong>borazioni su dati CE, DG Energy, paesi membri e Eurostat<br />
La figura 4.1 evidenzia <strong>la</strong> posizione re<strong>la</strong>tiva dei paesi europei ed evidenzia l’alto<br />
livello di incentivazione presenta in Germania, Francia e nel Regno Unito. Va <strong>per</strong>ò segna<strong>la</strong>to<br />
che dal 2010 <strong>la</strong> Germania ha proceduto, come si vedrà più avanti, a ridurre i benefici<br />
40
fiscali a favore dei biocarburanti.<br />
<strong>Le</strong> poLitiche <strong>per</strong> La <strong>promozione</strong> deLL’energia rinnovabi<strong>Le</strong><br />
Figura 4.1 - Stima dell’entità del sostegno pubblico (Meuro) -2009<br />
Fonte: nostre e<strong>la</strong>borazioni su dati CE, DG Energy, paesi membri e Eurostat<br />
Figura 4.2 - Livello medio agevo<strong>la</strong>zione sui carburanti (€/l)<br />
Fonte: nostre e<strong>la</strong>borazioni su dati CE, DG Energy, paesi membri e Eurostat<br />
41
La figura 4.2 riporta <strong>la</strong> stima del sostegno pubblico <strong>per</strong> litro di biocarburante<br />
consumato. Questo è uguale al<strong>la</strong> misura dell’esenzione dall’accisa (parziale<br />
o totale) salve nel caso (Italia) in cui l’agevo<strong>la</strong>zione è comunque limitata<br />
dall’esistenza del<strong>la</strong> quota e questa risulta vinco<strong>la</strong>nte in quanto minore rispetto<br />
al consumo effettivo.<br />
La rassegna che segue si avvale delle informazioni contenute nei rapporti<br />
annuali che gli Stati membri forniscono al<strong>la</strong> Commissione Europea sullo stato di<br />
applicazione del<strong>la</strong> RED.<br />
Francia<br />
La Francia ha stabilito, sul proprio territorio, obiettivi di misce<strong>la</strong>zione<br />
più ambiziosi di quelli del<strong>la</strong> RED, fissando un livello del 7% nel 2010 con <strong>la</strong><br />
legge n. 2005/781 del 13 luglio 2005 che detta gli orientamenti nazionali <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />
politica energetica. In Francia sono disponibili due miscele a basso contenuto<br />
di etanolo (E5 e E10 rispettivamente al 5 e al 10%) e il su<strong>per</strong>etanolo cioè una<br />
misce<strong>la</strong> all’85% - utilizzabile dai veicoli flex-fuel - che contiene almeno il 65%<br />
di etanolo. Questa misce<strong>la</strong> accede una tassa preferenziale di €23.24/hl (invece<br />
di €28.33/hl nel 2008) che fa si che il biocarburante possa essere venduto a<br />
€0.86/l 11 (tab 4.5). In aggiunta sono state introdotte alcune facilitazioni sui costi<br />
di registrazione delle vetture.<br />
La legge finanziaria 2005 ha istituto un sistema di tassazione dei carburanti<br />
finalizzato a incoraggiare l’utilizzazione di biocarburanti: sui carburanti<br />
fossili viene infatti applicata <strong>la</strong> tassa generale sulle attività inquinanti (GTPA)<br />
fissata a valori crescenti dall’1,2% nel 2005 al 7% nel 2010, che viene ridotta<br />
in misura pari al tasso di misce<strong>la</strong>zione effettivo, ed è pari a zero quando questo<br />
coincide con il target di misce<strong>la</strong>zione previsto dal<strong>la</strong> legge n. 2005/781. I<br />
biocarburanti beneficiano, entro determinate quote, anche dell’esonero dal<strong>la</strong><br />
tassa interna sui consumi al fine di compensare i maggiori costi di produzione.<br />
Questa misura, nonostante <strong>la</strong> riduzione avutasi tra il 2005 e il 2009 del tasso di<br />
defiscalizzazione, ha determinato, a causa del<strong>la</strong> crescita del tasso di misce<strong>la</strong>zione,<br />
un costo <strong>per</strong> l’erario - in termini di minore entrata - che nel 2009 è stato<br />
di 520 milioni di euro.<br />
11 Ad ottobre 2009.<br />
42
<strong>Le</strong> poLitiche <strong>per</strong> La <strong>promozione</strong> deLL’energia rinnovabi<strong>Le</strong><br />
Tabel<strong>la</strong> 4.5 - Defiscalizzazione biocarburanti in Francia (€/hl)<br />
Esteri metile oli<br />
vegetali<br />
Diesel Benzina<br />
Biodiesel di<br />
sintesi<br />
Esteri etile oli<br />
vegetali<br />
Etanolo ETBE<br />
2004 33 - - 37 38<br />
2005 33 - - 37 38<br />
2006 25 25 30 33 33<br />
2007 25 25 30 33 33<br />
2008 22 22 27 27 27<br />
2009 15 15 21 21 21<br />
2010 11 11 18 18 18<br />
2011 8 8 14 14 14<br />
Fonte: CE<br />
Germania<br />
La Germania nel 2008 ha su<strong>per</strong>ato l’obiettivo comunitario del 5,75% di misce<strong>la</strong>zione,<br />
raggiungendo una quota, calco<strong>la</strong>ta sul<strong>la</strong> base del valore energetico, del 5,9%. Con l’Atto<br />
sul<strong>la</strong> <strong>promozione</strong> dei biofuel (Gesetz zur Änderung der Förderung von Biokraftstoffen)<br />
e l’atto sull’accelerazione del<strong>la</strong> crescita (Wachstumsbeschleunigungs- gesetz) il governo<br />
tedesco ha modificato le regole precedentemente adottato al riguardo del<strong>la</strong> misce<strong>la</strong>zione<br />
e dell’agevo<strong>la</strong>zione fiscale <strong>per</strong> i biocarburanti. L’obbligo di misce<strong>la</strong>zione è stato stabilito al<br />
5,25% <strong>per</strong> il 2009 e al 6,25% <strong>per</strong> gli anni dal 2010 al 2014. L’agevo<strong>la</strong>zione fiscale è totale<br />
<strong>per</strong> <strong>la</strong> quantità necessaria soddisfare l’obbligo di misce<strong>la</strong>zione mentre <strong>per</strong> <strong>la</strong> parte restante<br />
è ridotta a 18 €cent/litro. Dal 2015 <strong>la</strong> soglia <strong>per</strong> <strong>la</strong> quota di biofuel sarà conteggiata<br />
non più in base al valore energetico ma rispetto al<strong>la</strong> riduzione di gas a effetto serra. La<br />
quota netta crescerà dal 3% nel 2015 al 7% nel 2020. I criteri di sostenibilità approvati con<br />
<strong>la</strong> direttiva comunitaria sono stati tradotti in legge nazionale nel 2009, e dopo un <strong>per</strong>iodo<br />
transitorio nel 2010, <strong>la</strong> legge è entrata pienamente in vigore nel 2011.<br />
Italia<br />
In recepimento del<strong>la</strong> Direttiva europea 2003/30/CE l’Italia ha fissato, con il<br />
Decreto <strong>Le</strong>gge n.128 del 30 maggio 2005, gli obiettivi volontari in termini di misce<strong>la</strong>zione<br />
pari all’1% nel 2005 e al 5,75% nel 2010. Con <strong>la</strong> legge 81 del 2006 que-<br />
43
sti obiettivi sono stati modificati in obbligatori, stabilendo una crescita dell’1%<br />
l’anno del tasso di misce<strong>la</strong>zione, a partire dall’1% del 2006. Con decreto del Ministro<br />
dello Sviluppo Economico del 25 gennaio 2010, che ha recepito <strong>la</strong> RED,<br />
tali valori sono stati trasformati nel<strong>la</strong> quota minima di misce<strong>la</strong>zione obbligatoria,<br />
fissata al 3,5% nel 2010, 4% nel 2011 e 4,5% nel 2012.<br />
L’assegnazione delle quote di esenzione dall’accisa sui carburanti è rego<strong>la</strong>ta<br />
dal Decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze n. 256 del 25 luglio<br />
2003, che viene rivisto di anno in anno nell’ambito del<strong>la</strong> finanziaria. L’agevo<strong>la</strong>zione<br />
fiscale <strong>per</strong> il biodiesel consiste nell’applicazione di un’aliquota di accisa<br />
pari al 20% di quel<strong>la</strong> applicata al diesel a uso carburante, nell’ambito di un programma<br />
pluriennale con decorrenza dal 1° gennaio 2007 al 31 dicembre 2010, a<br />
co<strong>per</strong>tura di un contingente annuo totale pari a 250.000 tonnel<strong>la</strong>te di biodiesel.<br />
La riduzione dell’accisa ha lo scopo di compensare i maggiori costi del biocombustibile<br />
rispetto al carburante di origine fossile. La ripartizione delle quote tra i<br />
produttori avviene in base ai volumi prodotti. <strong>Le</strong> quantità attribuite sono di gran<br />
lunga inferiori rispetto al<strong>la</strong> capacità produttiva degli impianti presenti sul territorio<br />
nazionale (tab.4.6).<br />
Dal 1° giugno 2007, l’aliquota di accisa è aumentata da 416 euro/1000 litri<br />
a 423 euro/1000 litri. Per il <strong>per</strong>iodo dal 1° gennaio 2007 al 31 maggio 2007, l’aliquota<br />
ridotta applicabile al biodiesel è stata <strong>per</strong>tanto fissata a 83,20 euro/1000<br />
litri; dal 1° giugno 2007 fino al 2009, l’aliquota ridotta è stata di 84,60 euro/1000<br />
litri. Il decreto 3 settembre 2008, n.156 del Ministero dell’Economia e delle finanze,<br />
di concerto con i Ministri dello sviluppo economico, dell’Ambiente e del<strong>la</strong><br />
tute<strong>la</strong> del territorio e del mare e delle Politiche agricole alimentari e forestali,<br />
determina i requisiti che gli o<strong>per</strong>atori e i rispettivi impianti di produzione devono<br />
possedere <strong>per</strong> partecipare al programma pluriennale nonché le caratteristiche<br />
fiscali del prodotto con i re<strong>la</strong>tivi metodi di prova, le <strong>per</strong>centuali di misce<strong>la</strong>zione<br />
consentite, i criteri <strong>per</strong> l’assegnazione dei quantitativi agevo<strong>la</strong>ti agli o<strong>per</strong>atori su<br />
base pluriennale dando priorità al prodotto proveniente da intese di filiera o da<br />
contratti quadro, le modalità <strong>per</strong> <strong>la</strong> contabilizzazione e <strong>la</strong> fruizione del beneficio<br />
fiscale. I quantitativi del contingente che risultano, al termine di ciascun anno,<br />
non ancora misce<strong>la</strong>ti con il gasolio o non ancora trasferiti ad impianti di misce<strong>la</strong>zione<br />
nazionali oppure non ancora immessi in consumo, sono ripartiti tra gli<br />
o<strong>per</strong>atori proporzionalmente alle quote loro assegnate. Con <strong>la</strong> legge finanziaria<br />
<strong>per</strong> il 2010 il contingente che usufruiva del<strong>la</strong> riduzione dell’accisa è stato ridotto<br />
da 250.000 a 18.000 tonnel<strong>la</strong>te <strong>per</strong> l’anno 2010, eliminando sostanzialmente<br />
l’incentivo.<br />
44
<strong>Le</strong> poLitiche <strong>per</strong> La <strong>promozione</strong> deLL’energia rinnovabi<strong>Le</strong><br />
Tabel<strong>la</strong> 4.6 - Imprese produttrici di biodiesel e re<strong>la</strong>tive quote <strong>per</strong> <strong>la</strong> riduzione<br />
dell’accisa<br />
Aziende Località’<br />
Capacità produttiva<br />
tonn<br />
Alchemia Italia Srl Rovigo (RO) 15.000<br />
Bio-Ve-Oil Olimpo Srl Corato (BA) 100.000<br />
Caffaro Biofuel Srl Torviscosa (UD) 60.000<br />
Caffaro Biofuel Srl Torviscosa (UD) 100.000<br />
Quota assegnata (Kton)<br />
2009 2010<br />
Cereal Docks Spa Vicenza (VI) 150.000 14,0 1,9<br />
Comlube Srl Castenedolo - Brescia 120.000<br />
Dp Lubrificanti Srl Aprilia (LT) 155.520 11,8 1,8<br />
Ecoil Priolo (SR) 200.000<br />
F.A.R. Fabbrica Adesivi<br />
Resine Spa Divisione<br />
Polioli<br />
Cologno Monzese (MI) 100.000<br />
Foredbio Spa No<strong>la</strong> Marigliano (NA) 70.000<br />
Eco Fox Srl Vasto (CH) 131.370 32,8 1,8<br />
Ital Bi Oil Srl Monopoli (BA) 190.304 2,8<br />
Ital Green Oil Srl San Pietro di Morubio (VR) 365.000 8,3 1,8<br />
Gdr Biocarburanti Cernusco sul Naviglio (MI) 50.000 1,0<br />
Mythen Spa Ferrandina (MT) 200.000<br />
Novaol Srl Livorno (LI) 250.000 1,5 3,5<br />
Novaol Srl Ravenna (RA) 200.000 59,2 1,9<br />
Oil.B Srl Solbiate Olona (VA) 200.000 17,1 1,6<br />
OXEM S.P.A. Mezzana Bigli (Pv) 200.000 1,8<br />
Fonte: Assocostieri e Agenzia delle dogane<br />
Attraverso l’agevo<strong>la</strong>zione degli accordi di filiera il Ministero <strong>per</strong> le <strong>politiche</strong><br />
agricole e forestali ha inteso creare un legame diretto tra <strong>la</strong> domanda<br />
rappresentata dai petrolieri, cui spetta l’obbligo del<strong>la</strong> misce<strong>la</strong>zione, e <strong>la</strong> parte<br />
agrico<strong>la</strong> produttrice del<strong>la</strong> materia prima. Nel 2009 <strong>per</strong> un quantitativo di biodiesel<br />
pari a 70.000 tonnel<strong>la</strong>te l’aliquota ridotta è stata applicata al biocarburante<br />
prodotto da semi oleosi oggetto di contratti di filiera nel territorio comunitario.<br />
La tabel<strong>la</strong> 4.7 mostra le quantità e <strong>la</strong> provenienza del<strong>la</strong> materia prima<br />
oggetto di tali contratti.<br />
45
Tabel<strong>la</strong> 4.7 - quantitativi che hanno richiesto l’assegnazione del contingente bio-<br />
diesel con riduzione di accisa<br />
46<br />
Colza Soia Girasole<br />
provenienza Italia Francia Romania Slovenia Ungheria Totale Italia Italia Slovenia Totale<br />
tonn 474 150.859 2078 747 696 154.854 14.098 12.150 6584 18.734<br />
Fonte: Agea<br />
Tabel<strong>la</strong> 4.8 - Quota di energia rinnovabile nei trasporti (1)<br />
Consumo<br />
atteso di FER da<br />
trasporti<br />
Consumo atteso<br />
di elettricità da<br />
FER nel trasporto<br />
su strada<br />
Consumo atteso<br />
di biocarburanti<br />
da rifiuti, residui,<br />
materiale<br />
cellulosico non<br />
alimentare nei<br />
trasporti<br />
Contributo<br />
atteso delle FER<br />
nei trasporti ai<br />
fini dell’obiettivo<br />
FER<br />
2005 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019 2020<br />
318 1.190 1.367 1.532 1.702 1.870 2.040 2.210 2.381 2.552 2.725 2.899<br />
- 6 13 20 28 37 45 55 65 75 86 98<br />
21 96 127 157 187 218 248 278 309 339 370 400<br />
338 1.295 1.513 1.719 1.931 2.143 2.356 2.570 2.786 3.004 3.223 3.445<br />
(1) Sono comprese tutte le FER impiegate nei trasporti compresi l’elettricità, l’idrogeno e il gas da fonti rinnovabili ed<br />
esclusi i biocarburanti non conformi ai criteri di sostenibilità.<br />
Fonte: Piano di azione nazionale, Ministero <strong>per</strong> lo Sviluppo Economico<br />
Riguardo al bioetanolo è stabilito che nell’ambito di un programma triennale,<br />
a decorrere dal 1° gennaio 2008, è applicata un’accisa ridotta secondo le<br />
aliquote seguenti:<br />
a) bioetanolo derivato da prodotti di origine agrico<strong>la</strong>: euro 289,22 <strong>per</strong> 1.000 litri;<br />
b) etere etilterbutilico (ETBE), derivato da alcole di origine agrico<strong>la</strong>: euro 298,92 <strong>per</strong><br />
1.000 litri;<br />
c) additivi e riformu<strong>la</strong>nti prodotti da biomasse:
<strong>Le</strong> poLitiche <strong>per</strong> La <strong>promozione</strong> deLL’energia rinnovabi<strong>Le</strong><br />
- <strong>per</strong> benzina senza piombo: euro 289,22 <strong>per</strong> 1.000 litri;<br />
- <strong>per</strong> gasolio, escluso il biodiesel: euro 245,32 <strong>per</strong> 1.000 litri.<br />
La finanziaria 2010 ha posto un tetto di 4 milioni di euro (contro i precedenti 78)<br />
all’incentivazione <strong>per</strong> l’etanolo.<br />
Il <strong>per</strong>corso nazionale in materia di biocarburante è tracciato nel “Piano di azione<br />
nazionale <strong>per</strong> le energie rinnovabili <strong>per</strong> l’Italia” del Ministero dello sviluppo economico<br />
(2010). Il piano evidenzia come il raggiungimento dell’obiettivo di consumo finale di energia<br />
rinnovabile di 22,62 Mtep debba passare attraverso anche un aumento dell’uso dei<br />
biocarburanti nei trasporti (tab.4.8).<br />
Il Ministero del<strong>la</strong> Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, ha commissionato uno<br />
studio che applica <strong>la</strong> metodologia <strong>per</strong> il calcolo del<strong>la</strong> riduzione delle emissioni ad effetto<br />
serra del biodiesel, confrontando i valori ottenuti con i valori standard di riduzione delle<br />
emissioni ad effetto serra riportati nell’ Allegato V al<strong>la</strong> direttiva 2009/28/CE. <strong>Le</strong> filiere<br />
analizzate riguardano il biodiesel da semi di colza italiani francesi, da soia italiana, da<br />
olio di palma proveniente dal<strong>la</strong> Malesia, e da seme di girasole nazionale. La metodologia<br />
e i valori ottenuti, non ancora resi noti, saranno utili <strong>per</strong> verificare <strong>la</strong> rispondenza delle<br />
principali tipologie di biodiesel ai requisiti di sostenibilità dettati dal<strong>la</strong> direttiva.<br />
Spagna<br />
La Spagna ha istituito un regime fiscale favorevole ai biocarburanti con <strong>la</strong><br />
legge 53/2002. Fino al 2012 i biocarburanti sono esonerati dal<strong>la</strong> tassa sui carburanti.<br />
Con <strong>la</strong> legge 12/2007 sono stati stabiliti gli obiettivi annuali di consumo in<br />
termini di quota sui carburanti (1,9%, nel 2008, 3,4%, nel 2009 e 5,83% nel 2010).<br />
In applicazione di questi obiettivi è stato introdotto un meccanismo di misurazione<br />
delle quantità di biocarburanti consumate e un sistema di certificazioni e pagamenti<br />
compensativi gestito dal<strong>la</strong> Commissione nazionale energia.<br />
Regno Unito<br />
Nel 2008 il governo britannico ha introdotto il Renewable Trasport Fuel Standard<br />
Obligation (RFTO) che stabilisce un obbligo di misce<strong>la</strong>zione del 5% al 2010<br />
con <strong>la</strong> condizione che i biocarburanti siano prodotti in modo sostenibile. A causa<br />
del dibattito sorto a livello internazionale sul<strong>la</strong> sostenibilità dei biocarburanti, il<br />
governo commissionò all’agenzia sui carburanti rinnovabili (RFA) una analisi sugli<br />
47
effetti indiretti del<strong>la</strong> produzione di biocarburanti nota come Gal<strong>la</strong>gher Review. La<br />
raccomandazione cui giunse questo studio fu quel<strong>la</strong> di ridurre i tassi di crescita<br />
delle <strong>per</strong>centuali di misce<strong>la</strong>zione fissate con l’RFTO. I tassi sono stati quindi ridotti<br />
al 3,25% <strong>per</strong> il 2009 e sono stati fissati livelli crescenti <strong>per</strong> gli anni successivi fino<br />
al 5% in volume nel 2013 (5,75% sul<strong>la</strong> base del contenuto energetico). Fino al 2010<br />
i biocarburanti ricevono un incentivo fiscale di 20 p/litro.<br />
48
Capitolo V<br />
<strong>Le</strong> poLitiche <strong>per</strong> La <strong>promozione</strong> deLL’energia rinnovabi<strong>Le</strong><br />
misceLazione obbLigatoria, riDUzione DeL<strong>Le</strong><br />
accise, tariffe aLL’importazione: sono necessari<br />
tUtti qUesti strUmenti?<br />
Come si è visto nel<strong>la</strong> rassegna precedente nell’Ue convivono tre strumenti di<br />
politica <strong>per</strong> i biocarburanti che agiscono contemporaneamente determinando le condizioni<br />
di equilibrio del mercato. Si tratta del sostegno del prezzo interno ottenuto attraverso<br />
l’imposizione di tariffe all’importazione, del sostegno diretto al<strong>la</strong> produzione<br />
attraverso misure di carattere fiscale e dell’adozione di obblighi di misce<strong>la</strong>zione. Una<br />
situazione analoga si riscontra negli Stati Uniti. La presenza di questi ultimi, così come<br />
previsti dal<strong>la</strong> direttiva europea RED o dallo standard americano RFS, determina un<br />
aumento consistente del<strong>la</strong> domanda di biocarburanti e, di conseguenza, dell’offerta. E’<br />
legittimo dunque chiedersi <strong>per</strong>ché rimangano in piedi in Europa come negli Stati Uniti<br />
– salvo poche eccezioni – le misure di sostegno interno al settore quali le agevo<strong>la</strong>zioni<br />
fiscali e le tariffe alle importazioni. Per rispondere a questa domanda si sono analizzati<br />
il funzionamento di tali strumenti e d i loro effetti in termini redistributivi 12 .<br />
In assenza di un obbligo di misce<strong>la</strong>zione i biocarburanti e i combustibili fossili<br />
si comportano come beni sostituti. Si consideri <strong>per</strong> semplicità il mercato del<strong>la</strong> benzina<br />
e dell’etanolo senza analizzare le interazioni con il mercato biodiesel/gasolio. Sul<br />
mercato, rappresentato nel<strong>la</strong> figura 5.1, l’equilibrio, dato dall’incontro delle curve di<br />
domanda di carburante D f e di offerta S f , dove questa è <strong>la</strong> somma orizzontale delle<br />
curve di offerta di etanolo S e e di benzina, determina il prezzo del carburante p f (fig.5.1)<br />
La curva di offerta di etanolo è, a sua volta, <strong>la</strong> somma delle curve di offerta di paesi che<br />
hanno costi di produzione diversi. Nel caso rappresentato, si ipotizzi l’esistenza di due<br />
paesi, di cui sono rappresentate le rispettive curve di costo medio e costo marginale<br />
nel<strong>la</strong> produzione di etanolo: l’Ue, il cui costo marginale di produzione dell’etanolo è<br />
su<strong>per</strong>iore rispetto al costo del carburante fossile <strong>per</strong> cui non vi è produzione di etanolo<br />
al prezzo p f e il Brasile, <strong>la</strong> cui produzione di etanolo è competitiva sul mercato dei<br />
carburanti.<br />
12 Questo capitolo fa riferimento a quanto già pubblicato sul<strong>la</strong> rivista PAGRI, Zezza (2007).<br />
49
Il primo strumento che viene in genere introdotto dai paesi che vogliono<br />
stimo<strong>la</strong>re <strong>la</strong> nascita del mercato di un prodotto che ha un costo di produzione più<br />
elevato rispetto ai sostituti è un aiuto diretto al<strong>la</strong> produzione. Nel caso dei biocarburanti<br />
questo è, in genere, rappresentato da misure di carattere fiscale quali<br />
<strong>la</strong> riduzione delle accise o <strong>la</strong> completa esenzione in modo da ridurre i costi <strong>per</strong> i<br />
produttori di etanolo rendendoli pari al prezzo del<strong>la</strong> benzina.<br />
Figura 5.1 - Effetto del<strong>la</strong> riduzione delle accise su domanda e offerta di carburante<br />
Ciò determina uno spostamento del<strong>la</strong> curva di offerta totale di etanolo verso<br />
il basso nel<strong>la</strong> misura rappresentata dal sostegno unitario s. Lo spostamento del<strong>la</strong><br />
curva di offerta di etanolo induce <strong>la</strong> sostituzione nel<strong>la</strong> domanda complessiva di carburante<br />
di una parte del combustibile fossile con l’etanolo il cui consumo sale a OC.<br />
A sua volta, l’aumento dell’offerta di etanolo genera un movimento verso il basso<br />
del<strong>la</strong> curva di offerta di carburante di dimensioni più limitate considerando <strong>la</strong> bassa<br />
quota di produzione di etanolo rispetto al<strong>la</strong> benzina. Ciò determina, a sua volta, un<br />
nuovo equilibrio a un prezzo del carburante inferiore p f’ ed un aumento del<strong>la</strong> domanda<br />
complessiva di carburante che raggiunge il livello OD’.<br />
La misura del<strong>la</strong> su<strong>per</strong>ficie (s*OC) rappresenta <strong>la</strong> spesa <strong>per</strong> il sussidio, di cui<br />
una parte rappresenta il trasferimento dai contribuenti ai produttori. E’ evidente che<br />
l’efficienza dell’aiuto nel determinare <strong>la</strong> nascita di un’offerta interna sarà funzione<br />
50
<strong>Le</strong> poLitiche <strong>per</strong> La <strong>promozione</strong> deLL’energia rinnovabi<strong>Le</strong><br />
dell’e<strong>la</strong>sticità del<strong>la</strong> re<strong>la</strong>tiva curva di offerta: tanto più questa è rigida tanto minore è<br />
il risultato che si otterrà. Nel caso di un sostegno al<strong>la</strong> produzione di etanolo quale<br />
quello fin qui ipotizzato, i beneficiari, a meno di meccanismi di esclusione attuati dal<br />
paese che introduce il sussidio possono essere sia i produttori interni che i produttori<br />
esterni ovvero il sostegno ha un carattere non discriminatorio in senso commerciale.<br />
I consumatori avranno un aumento di benessere pari all’area sottostante <strong>la</strong><br />
curva di domanda D f compresa tra le rette corrispondenti ai prezzi p f e p f’ .<br />
Proprio allo scopo di sostenere l’industria nascente limitando i benefici del<br />
sostegno ai soli produttori interni i paesi produttori meno competitivi come l’Ue<br />
o gli USA introducono barriere all’importazione sotto forma di dazi e tariffe ad<br />
valorem. Com’è noto, l’imposizione di un dazio comporta un costo <strong>per</strong> <strong>la</strong> collettività<br />
a causa del<strong>la</strong> cattiva allocazione delle risorse e del<strong>la</strong> distorsione del consumo<br />
generata dall’avere un prezzo interno su<strong>per</strong>iore rispetto al prezzo internazionale.<br />
In assenza di un obbligo di misce<strong>la</strong>zione <strong>la</strong> tariffa, determinando un aumento del<br />
prezzo interno dell’etanolo, riduce <strong>la</strong> domanda di importazioni di etanolo che viene<br />
sostituita in parte dal<strong>la</strong> produzione interna ed in parte attraverso <strong>la</strong> sostituzione<br />
nel<strong>la</strong> domanda dell’etanolo con il combustibile fossile. In questo modo si riduce <strong>la</strong><br />
spesa <strong>per</strong> sussidi ma, a causa del<strong>la</strong> <strong>per</strong>fetta sostituibilità ipotizzata tra i due tipi<br />
di carburanti, non si ha una crescita del consumo di biocarburante né dell’offerta<br />
interna.<br />
Diverso è il caso in cui viene imposto dal paese importatore un obbligo di<br />
misce<strong>la</strong>zione cioè nell’ammontare del combustibile totale venduto una quota α,<br />
compresa tra 0 e 1, deve essere costituita da biocarburante. In questo caso si crea<br />
una differenziazione anche nel consumo tra i due beni che da sostituti divengono<br />
complementari: <strong>la</strong> domanda dell’uno diviene, infatti, funzione del<strong>la</strong> domanda<br />
dell’altro in misura determinata dal tasso di misce<strong>la</strong>zione obbligatorio α.<br />
Questo caso è rappresentato dal<strong>la</strong> figura 5.2 in cui al<strong>la</strong> situazione precedente<br />
si è aggiunta <strong>la</strong> domanda di biocarburante D e Introducendo l’obbligo di misce<strong>la</strong>zione<br />
ad ogni livello del prezzo del<strong>la</strong> benzina corrisponderà una data domanda di<br />
etanolo secondo <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione<br />
(1) DF= DB + DE = DB + α DB<br />
Assumiamo come esogeno il prezzo del<strong>la</strong> benzina p b . Il prezzo del carburante<br />
misce<strong>la</strong>to sarà:<br />
(2) p f = α p e + (1- α) p b<br />
Nel<strong>la</strong> figura 5.2 al prezzo del carburante p f <strong>la</strong> domanda totale di carburante<br />
è OD mentre <strong>la</strong> domanda di etanolo determinata dall’obbligo di misce<strong>la</strong>zione corrisponde<br />
al<strong>la</strong> quantità OB. Questa domanda è su<strong>per</strong>iore a quel<strong>la</strong> che si avrebbe<br />
51
al prezzo di mercato dell’etanolo p e dato dall’incontro del<strong>la</strong> curva totale di offerta<br />
- che è <strong>la</strong> somma orizzontale del<strong>la</strong> curva di offerta interna S int e del<strong>la</strong> curva di offerta<br />
di esportazioni del paese esportatore - e del<strong>la</strong> curva di domanda interna e può<br />
essere soddisfatta solo attraverso un aumento del prezzo interno al livello p e’ in<br />
parte dal<strong>la</strong> produzione interna ed in parte attraverso l’aumento delle importazioni<br />
13 . I consumatori avranno un maggiore costo, imposto dall’obbligo di misce<strong>la</strong>zione,<br />
pari all’area p f p e’ ab, mentre l’area p f p e’ hg rappresenta l’aumento di benessere<br />
che si distribuisce tra i produttori interni ed esterni.<br />
Figura 5.2 - Effetto dell’introduzione di un obbligo di misce<strong>la</strong>zione<br />
Il nuovo equilibrio sul mercato internazionale è rappresentato nel<strong>la</strong> figura<br />
5.3 in cui il diagramma di destra rappresenta il mercato interno dell’etanolo,<br />
<strong>la</strong>ddove S e e D e sono l’offerta e <strong>la</strong> domanda interna, mentre nel<strong>la</strong> parte di sinistra<br />
è rappresentato l’equilibrio che si determina negli scambi con l’estero, dove S exp<br />
indica l’offerta di esportazioni del paese esportatore e D I <strong>la</strong> domanda di importazioni<br />
del paese importatore. In una situazione di free trade il prezzo mondiale<br />
dell’etanolo è p e’ ed è uguale al prezzo interno, Q A è <strong>la</strong> quantità prodotta e (Q B - Q A )<br />
13 A sua volta l’aumento del prezzo dell’etanolo determina un aumento del prezzo del carburante<br />
misce<strong>la</strong>to ed una lieve diminuzione del<strong>la</strong> domanda di quest’ultimo con <strong>la</strong> formazione di un nuovo<br />
equilibrio sul mercato dei carburanti che qui non rappresentiamo <strong>per</strong> non complicare ulteriormente<br />
<strong>la</strong> figura.<br />
52
<strong>Le</strong> poLitiche <strong>per</strong> La <strong>promozione</strong> deLL’energia rinnovabi<strong>Le</strong><br />
= Q <strong>la</strong> quantità importata. Q corrisponde al<strong>la</strong> quantità domandata, pari ad O nel<strong>la</strong><br />
I B B<br />
figura 5.1, imposta dall’obbligo di misce<strong>la</strong>zione.<br />
Se l’Ue impone una tariffa sulle importazioni, il prezzo interno sale a p , che int<br />
è inferiore rispetto al<strong>la</strong> somma di p più <strong>la</strong> tariffa in quanto una parte del dazio si<br />
e<br />
2 scarica sul prezzo mondiale, determinandone un nuovo livello p . Al nuovo livello<br />
e<br />
del prezzo interno <strong>la</strong> produzione interna aumenta a Q , il consumo si contrae e di-<br />
C<br />
venta Q e, di conseguenza, le importazioni diminuiscono al livello Q = (Q - Q ). La<br />
D I’ D C<br />
domanda di importazioni si sposta verso il basso in funzione del<strong>la</strong> tariffa. In questo<br />
caso vi è un trasferimento di reddito dai consumatori, che pagano un prezzo più<br />
alto, ai produttori interni (pari all’area ACp p ) e al bi<strong>la</strong>ncio pubblico (CDHG), una<br />
int e<br />
<strong>per</strong>dita di benessere pari alle aree ACG e BHD, corrispondenti rispettivamente al<br />
costo del<strong>la</strong> cattiva allocazione delle risorse ed al<strong>la</strong> distorsione del consumo causati<br />
dal<strong>la</strong> tariffa, mentre un parte del costo si scarica sui produttori esteri nel<strong>la</strong><br />
misura dell’area EFHG, che <strong>per</strong> contrastare <strong>la</strong> tariffa sono costretti ridurre il prezzo<br />
da p a p . L’obbligo di misce<strong>la</strong>zione, in presenza di tariffa, rappresenta una mi-<br />
e e2<br />
sura a sostegno del<strong>la</strong> produzione interna. L’effetto del<strong>la</strong> tariffa sul prezzo interno<br />
ed internazionale dipende dal<strong>la</strong> pendenza delle curve di offerta e di domanda di<br />
importazioni. Se quest’ultima è più rigida, come è lecito aspettarsi in presenza di<br />
un obbligo di misce<strong>la</strong>zione, il prezzo interno aumenta in misura maggiore rispetto<br />
al<strong>la</strong> caduta del prezzo internazionale e, <strong>per</strong>tanto, il costo del<strong>la</strong> tariffa si scarica<br />
prevalentemente sui consumatori interni. La situazione non cambia se invece di<br />
una tariffa si applica una tariffa ad valorem. In questo caso <strong>la</strong> distanza tra le due<br />
curve di domanda di importazioni, che rappresenta il valore del<strong>la</strong> tariffa, è variabile<br />
con valori su<strong>per</strong>iori <strong>per</strong> prezzi internazionali più alti.<br />
Se invece di una tariffa il paese importatore opta <strong>per</strong> un aiuto diretto al<strong>la</strong><br />
produzione di etanolo (figura 5.2), <strong>la</strong> curva di offerta si sposta verso il basso (linee<br />
tratteggiate), nel<strong>la</strong> misura costituita dall’ammontare dell’aiuto unitario, come<br />
pure <strong>la</strong> curva di domanda di importazioni, che corrisponde al<strong>la</strong> differenza orizzontale<br />
tra <strong>la</strong> curva di domanda e <strong>la</strong> nuova curva di offerta. Ciò determina <strong>la</strong> formazione<br />
di un nuovo punto di equilibrio al prezzo mondiale, con l’aumento del<strong>la</strong> produzione<br />
interna e <strong>la</strong> riduzione del<strong>la</strong> quantità importata. E’ evidente che l’efficienza<br />
dell’aiuto nel determinare tale spostamento è funzione dell’e<strong>la</strong>sticità del<strong>la</strong> curva<br />
di offerta interna: tanto più questa è rigida tanto minore è il risultato che si otterrà<br />
in termini di riduzione delle importazioni. A differenza del<strong>la</strong> tariffa, il sostegno al<strong>la</strong><br />
produzione interna distorce i prezzi a livello del<strong>la</strong> produzione e non del consumo e<br />
l’effetto sul bi<strong>la</strong>ncio pubblico delle due misure è opposto. Mentre infatti: <strong>la</strong> tariffa<br />
determina un entrata <strong>per</strong> l’erario, il sussidio al<strong>la</strong> produzione costituisce un costo<br />
53
<strong>per</strong> il bi<strong>la</strong>ncio(OB * s). Dato un obbligo di misce<strong>la</strong>zione e data <strong>la</strong> funzione di offerta,<br />
il livello del<strong>la</strong> protezione esterna, rappresentato dal<strong>la</strong> tariffa, combinato con il sostegno<br />
interno, determinerà in che misura <strong>la</strong> quantità di etanolo necessaria sarà<br />
co<strong>per</strong>ta dal<strong>la</strong> produzione interna e dalle importazioni. Infine, <strong>la</strong> combinazione dei<br />
due strumenti, tariffa e sussidio, consente al paese di compensare una parte del<br />
costo <strong>per</strong> il sostegno con l’entrata proveniente del<strong>la</strong> tariffa, di scaricare una parte<br />
del costo dell’obbligo di misce<strong>la</strong>zione sui produttori stranieri e di ripartire il costo<br />
<strong>per</strong> il paese tra contribuenti e consumatori.<br />
Figura 5.3 - Effetti di una tariffa e di uno standard obbligatorio di misce<strong>la</strong>zione<br />
L’alto costo <strong>per</strong> il bi<strong>la</strong>ncio rappresentato dal sostegno al<strong>la</strong> produzione interna,<br />
in genere costituito come si è visto da misure di carattere fiscale, fa sì che alcuni<br />
paesi produttori, ad esempio <strong>la</strong> Germania, stiano abbandonando questa forma<br />
di intervento, <strong>la</strong>sciando che lo sviluppo del<strong>la</strong> produzione sia determinato esclusivamente<br />
dall’adozione dell’obbligo di misce<strong>la</strong>zione. Al<strong>la</strong> base di questo comportamento<br />
vi è l’ipotesi che il soddisfacimento dell’obbligo sia possibile a condizioni di<br />
mercato. Ciò implica una riduzione dei costi di produzione che, considerando fisso<br />
nel medio <strong>per</strong>iodo il livello del<strong>la</strong> tecnologia, e dato che i costi di trasformazione si
<strong>Le</strong> poLitiche <strong>per</strong> La <strong>promozione</strong> deLL’energia rinnovabi<strong>Le</strong><br />
presentano molto standardizzati, è possibile solo attraverso una riduzione del costo<br />
del<strong>la</strong> materia prima. Considerato il vincolo costituito dal<strong>la</strong> disponibilità di terra,<br />
che rende rigida l’offerta, l’obbligo di misce<strong>la</strong>zione sembrerebbe, <strong>per</strong>tanto, essere<br />
soddisfatto attraverso un maggiore ricorso alle importazioni come emerge da diversi<br />
studi quantitativi apparsi recentemente nel<strong>la</strong> letteratura e dei quali una rassegna<br />
è contenuta nel capitolo successivo, con rilevanti riflessi sul<strong>la</strong> sostenibilità<br />
ambientale e sociale di tali produzioni. In tale situazione, il vincolo costituito dal<strong>la</strong><br />
tariffa all’importazione appare dunque non coerente con l’obiettivo di fissare un<br />
obbligo di misce<strong>la</strong>zione a livello comunitario, aumentandone il costo e riducendone<br />
l’efficienza in termini di riduzione delle emissioni, considerato il più basso livello<br />
associato al<strong>la</strong> produzione di etanolo dal<strong>la</strong> canna da zucchero rispetto all’etanolo<br />
ottenuto da cereali o da barbabieto<strong>la</strong>. L’abolizione del<strong>la</strong> tariffa consentirebbe di<br />
soddisfare l’obbligo di misce<strong>la</strong>zione a un costo più basso. L’eliminazione del sostegno<br />
fiscale avrebbe invece l’effetto di spostare il costo del raggiungimento del<br />
target dai contribuenti ai consumatori il che appare ragionevole considerato che è<br />
<strong>la</strong> domanda di carburante a generare le importazioni di carburante e le emissioni<br />
di anidride carbonica.<br />
55
Capitolo Vi<br />
<strong>Le</strong> poLitiche <strong>per</strong> La <strong>promozione</strong> deLL’energia rinnovabi<strong>Le</strong><br />
<strong>Le</strong> stime DegLi effetti DeLLa Direttiva Ue<br />
Tutti i maggiori centri di ricerca a livello internazionale hanno, negli ultimi<br />
anni, prodotto modelli econometrici <strong>per</strong> analizzare l’impatto delle <strong>politiche</strong> adottate<br />
<strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>promozione</strong> del<strong>la</strong> produzione e del consumo di biocarburanti. Nonostante<br />
le diversità negli approcci e nelle assunzioni di base i modelli concordano sostanzialmente<br />
sulle variabili su cui l’impatto sarà più rilevante e sul<strong>la</strong> direzione di tali<br />
effetti.<br />
Alcuni dei modelli utilizzati appartengono al<strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse dei modelli di equilibrio<br />
parziale (EP) mentre altri sono di equilibrio generale (CGE). I primi, che consentono<br />
una più accurata modellizzazione del settore e <strong>la</strong> stima delle funzioni a<br />
un livello maggiormente disaggregato, stimano effetti di breve <strong>per</strong>iodo ma non<br />
prendono in considerazione gli effetti di aggiustamento che intervengono nell’economia,<br />
considerati invece nei modelli di equilibrio generale. Nei primi l’effetto sui<br />
prezzi, portando tutto il peso dell’aggiustamento, è in genere amplificato rispetto<br />
agli altri in cui possono intervenire variazioni sostanziali nel<strong>la</strong> produzione nei consumi<br />
e nel commercio.<br />
I principali modelli di equilibrio parziale sui biocarburanti sono l’ESIM, il<br />
CAPRI, l’IMPACT e l’AGLINK/COSIMO di OCSE e FAO .<br />
ESIM (European Simu<strong>la</strong>tion Model) è un modello statico di equilibrio parziale<br />
che include rappresentazioni individuali <strong>per</strong> ciascuno dei 27 paesi dell’UE più <strong>la</strong><br />
Turchia e gli USA mentre il resto del mondo costituisce un unico aggregato (Banse,<br />
Grethe, 2008). Il modello stima le funzioni di offerta e domanda dei biocarburanti e<br />
include quattro tipi di sottoprodotti: il Dried Distillers Grains with Solubles (DDGS)<br />
dal mais – prodotto a elevato contenuto proteico utilizzato nell’alimentazione del<br />
bestiame - e i panelli oleosi da colza, girasole e soia. Il modello considera esclusivamente<br />
<strong>la</strong> produzione di biocarburanti di prima generazione ma assume che il<br />
30% dell’output finale sarà costituto da biofuel di seconda generazione, <strong>per</strong>tanto,<br />
fissa l’obbligo di misce<strong>la</strong>zione <strong>per</strong> i primi al 7%.<br />
Il modello AGLINK/COSIMO - utilizzato dall’IPTS (2010) - è un modello dinamico-recursivo<br />
nel quale vengono stimate le funzioni re<strong>la</strong>tive al bioetanolo e al<br />
57
iodiesel, ai i semi oleosi, trattati a livello aggregato, e ai sottoprodotti, anch’essi<br />
analizzati come un unico aggregato. Il modello si compone delle funzioni re<strong>la</strong>tive<br />
a 52 aggregati geografici tra regioni e paesi, inclusi Canada, USA e Brasile. I<br />
biocarburanti di seconda generazione sono trattati come esogeni e non incidono<br />
in termini di uso del<strong>la</strong> terra.Il modello dell’IPTS ha stimato l’impatto dell’attuale<br />
assetto delle <strong>politiche</strong> dell’Unione europea sui biocarburanti. Più precisamente lo<br />
studio ha ipotizzato che venga raggiunta <strong>la</strong> quota dell’8,5% sul consumo di carburanti<br />
– inferiore al 10% previsto dal<strong>la</strong> RED – di cui il 7% costituito da biocarburanti<br />
di prima generazione e l’1,5% dal<strong>la</strong> seconda generazione. Sono inoltre mantenute<br />
ai livelli attuali le tariffe all’importazione (19,2 €/hl <strong>per</strong> l’etanolo e 6,5% <strong>per</strong> il biodiesel)<br />
e le agevo<strong>la</strong>zioni fiscali (-34,1 €/hl) mentre nessun sostegno specifico è<br />
previsto <strong>per</strong> <strong>la</strong> biomassa.<br />
Sia ESIM che AGLINK/COSIMO considerano uno scenario di riferimento in<br />
cui <strong>la</strong> politica agrico<strong>la</strong> comunitaria corrisponde a quel<strong>la</strong> approvata con l’Health<br />
Check del 2008 mentre non avvengono sviluppi nell’ambito del WTO.<br />
CAPRI (Common Agricultural Policy Regional Impact Model) è un modello<br />
statico costituito da due blocchi collegati, un modulo di offerta formato da modelli<br />
regionali di programmazione matematica a livello NUTS2 e un modulo di mercato<br />
che considera 50 prodotti e 60 paesi (Britz, <strong>Le</strong>ip, 2008).<br />
IMPACT – sviluppato dall’IFPRI - è un modello statico di equilibrio parziale<br />
costruito con l’obiettivo di valutare l’effetto di variazioni nelle <strong>politiche</strong> e di altre<br />
variabili esogene sul<strong>la</strong> produzione globale di alimenti e sui mercati agroalimentari<br />
mondiali (Rosegrant e al., 2008).<br />
I limiti principali di tali modelli stanno nel fatto che il mercato energetico è<br />
trattato come esogeno e <strong>per</strong>tanto non si tiene conto dell’effetto del<strong>la</strong> variazione del<br />
prezzo del mix energetico in seguito ad un aumento del<strong>la</strong> quota di biocarburanti<br />
ado<strong>per</strong>ata nel settore dei trasporti. Il maggiore costo di produzione dei biocarburanti,<br />
invece, se non totalmente assorbito dall’incentivo fiscale, fa aumentare<br />
il prezzo del mix e, di conseguenza, genera una riduzione del<strong>la</strong> domanda. Non<br />
considerare questo effetto fa si che anche l’impatto in termini di impatto indiretto<br />
sull’uso dei suoli (ILUC) sia sovrastimato. Una seconda debolezza riguarda <strong>la</strong><br />
non specifica trattazione delle nuove tecnologie <strong>per</strong> le quali si assume, in genere,<br />
che non abbiano impatto sull’uso del suolo. Anche re<strong>la</strong>tivamente ai biocarburanti<br />
l’esogeneità dei tassi di progresso tecnico, basati su quanto accaduto in passato, è<br />
una fonte di incertezza dei risultati.<br />
Infine, tutti i modelli trattano <strong>la</strong> disponibilità complessiva di terra come fissa;<br />
il fatto che un’eventuale espansione dell’area a seminativi debba forzatamente<br />
58
<strong>Le</strong> poLitiche <strong>per</strong> La <strong>promozione</strong> deLL’energia rinnovabi<strong>Le</strong><br />
avvenire a spese di altri tipi di su<strong>per</strong>fici agricole come pascoli o colture <strong>per</strong>manenti,<br />
fa si che non sia presa in considerazione <strong>la</strong> possibilità di un’espansione su altri<br />
tipi di terra.<br />
I risultati dei vari modelli non differiscono sostanzialmente e possono essere<br />
riassunti nei seguenti punti:<br />
• forte aumento del<strong>la</strong> produzione di etanolo e biodiesel nell’UE;<br />
• l’UE rimane un esportatore netto di grano anche se le esportazioni diminuiscono;<br />
• impatto limitato sul<strong>la</strong> zootecnia;<br />
• aumento dei prezzi mondiali dei biocarburanti <strong>per</strong> effetto del<strong>la</strong> maggiore<br />
domanda europea;<br />
• aumento dei prezzi mondiali re<strong>la</strong>tivamente maggiore <strong>per</strong> il biodiesel rispetto<br />
all’etanolo;<br />
• rafforzamento del ruolo del Brasile e come paese esportatore di etanolo;<br />
• rafforzamento del peso degli Stati Uniti come paese esportatore di biodiesel;<br />
• significativi cambiamenti nel<strong>la</strong> distribuzione dell’area a cereali nell’UE che<br />
si dislocherebbe dall’Europa centrale verso le regioni nord-orientali, nordoccidentale<br />
e verso le regioni meridionali.<br />
I modelli di equilibrio generale sono stati c<strong>la</strong>ssificati (Kretschmer, 2008) in<br />
tre categorie in base all’approccio utilizzato <strong>per</strong> integrare i biocarburanti nei modelli.<br />
Nel primo gruppo ricadono i modelli che non descrivono esplicitamente le<br />
funzioni di produzione delle bioenergie ma determinano <strong>la</strong> quantità di biomassa<br />
necessaria <strong>per</strong> soddisfare gli obiettivi di consumo. Il secondo approccio considera<br />
le tecnologie <strong>la</strong>tenti ovvero non disponibili al momento ma che potranno essere<br />
utilizzate nell’orizzonte temporale dello studio. Infine un terzo gruppo disaggrega<br />
<strong>la</strong> produzione di bioenergia all’interno del<strong>la</strong> matrice di contabilità sociale (SAM)<br />
del database GTAP che costituisce <strong>la</strong> struttura di base del modello. In questa c<strong>la</strong>sse<br />
ricade il modello prodotto dall’ATLASS-IFPRI (Al-Riffai, Dimaranan, Laborde,<br />
2010) <strong>per</strong> <strong>la</strong> Commissione Europea. In uno studio recente Britz e Hertel (2009)<br />
hanno legato il modello di EP europeo CAPRI con il modello CGE GTAP <strong>per</strong> valutare<br />
gli effetti del<strong>la</strong> RED applicando al primo le variazioni di prezzi stimate nel secondo<br />
in modo da ottenere risultati disaggregati.<br />
La maggior parte di questi modelli assume costante l’e<strong>la</strong>sticità di trasformazione<br />
<strong>per</strong> catturare gli effetti sull’uso del suolo: <strong>la</strong> possibilità di variazione negli<br />
usi del suolo dipende dai valori di questo parametro. Banse e al. (2008) distinguono<br />
una struttura ramificata a tre stadi che ipotizza <strong>la</strong> trasformazione solo nell’ambito<br />
59
di specifiche tipologie di destinazione (seminativi, pascoli e canna da zucchero,<br />
orticole e altre colture). I due modelli che utilizzano GTAP riportati nel<strong>la</strong> tabel<strong>la</strong> 6.1<br />
includono anche un’analisi <strong>per</strong> zone agro-ecologiche che consente loro di tener<br />
conto di limitare <strong>la</strong> sostituibilità solo all’interno di zone limitate.<br />
Facendo riferimento ai risultati derivanti dall’applicazione del modello IPTS/<br />
AGLINK/COSIMO è possibile affermare che nel prossimo futuro (2010-2019) l’etanolo<br />
sarà prodotto, in misura principale, dai cereali foraggeri <strong>la</strong> cui quota comincerà<br />
a rallentare <strong>la</strong> propria crescita nel 2015 quando dovrebbe entrare a regime<br />
<strong>la</strong> politica americana sul<strong>la</strong> seconda generazione (fig. 6.1). Il 40% dell’etanolo, a<br />
livello mondiale, proverrà dal<strong>la</strong> canna da zucchero brasiliana mentre, al<strong>la</strong> fine del<br />
<strong>per</strong>iodo, <strong>la</strong> biomassa di seconda generazione dovrebbe contare <strong>per</strong> il 7% circa.<br />
Infine tuberi, radici e mo<strong>la</strong>sse faranno parte dei feedstock utilizzati nei paesi in via<br />
di sviluppo.<br />
Figura 6.1 - Produzione mondiale di etanolo <strong>per</strong> tipo di materia prima utilizzata<br />
Fonte: OECD-FAO Outlook 2010-2019<br />
Per quanto riguarda il biodiesel <strong>la</strong> materia prima prevalente continuerà ad<br />
essere costituita dagli oli vegetali alimentari <strong>la</strong> cui quota dovrebbe scendere <strong>per</strong>ò<br />
dal 90 al 75% <strong>per</strong> l’emergere dell’uso del<strong>la</strong> jatropha in India e del<strong>la</strong> biomassa di<br />
seconda generazione che potrebbe raggiungere il 6,5% nel 2019 (fig.6.2).<br />
60
<strong>Le</strong> poLitiche <strong>per</strong> La <strong>promozione</strong> deLL’energia rinnovabi<strong>Le</strong><br />
Figura 6.2 - Produzione mondiale di biodiesel <strong>per</strong> tipo di materia prima utilizzata<br />
Fonte: OECD-FAO Outlook 2010-2011<br />
61
Tabel<strong>la</strong> 6.1 - Quadro dei risultati dei principali modelli sugli effetti delle <strong>politiche</strong><br />
sui biocarburanti sul settore agricolo<br />
62<br />
Modello e<br />
approccio<br />
DG AGRI/ CE<br />
2007<br />
ESIM (EP)<br />
OECD 2008<br />
AGLINK (EP)<br />
CAPRI 2008<br />
(PE)<br />
IMPACT 2008<br />
(EP)<br />
Co<strong>per</strong>tura<br />
paesi e<br />
orizzonte<br />
temporale<br />
UE (Stati membri)<br />
USA<br />
2020<br />
52 paesi e regioni<br />
2017<br />
EU27/ (NUTS 2) e<br />
40 regioni non UE<br />
2013<br />
115 paesi<br />
2015<br />
(1) in assenza di biofuel di II° generazione<br />
Principali<br />
ipotesi<br />
PAC al 2007<br />
II generazione<br />
al 30%<br />
biofuel 2020:<br />
6,9% e 10%<br />
prezzo del petrolio<br />
90-140$/<br />
barile<br />
II generazione<br />
non rilevante<br />
Impatto del<strong>la</strong><br />
rimozione delle<br />
<strong>politiche</strong> e delle<br />
nuove misure<br />
assenza di<br />
commercio di<br />
biofuel ma<br />
commercio del<strong>la</strong><br />
materia prima<br />
SAU fissa<br />
quota di biofuel<br />
dal 2 al 10%<br />
<strong>politiche</strong> al 2007<br />
Su produzione e<br />
uso del suolo<br />
+19% cereali usati<br />
come input <strong>per</strong><br />
biofuel<br />
15% area in più (1)<br />
+16% etanolo;<br />
+8,6% biodiesel<br />
(mondo)<br />
+17% milioni<br />
tonnel<strong>la</strong>te cereali<br />
e 7 milioni t semi<br />
oleosi<br />
Effetti<br />
Sui prezzi Sugli scambi<br />
+3-6% cereali<br />
+ 8-10% olio di colza<br />
aumenti maggiori<br />
in assenza di II<br />
generazione<br />
+4% etanolo- +5%<br />
cereali foraggeri e ;<br />
+13% biodiesel e oli<br />
vegetali<br />
+13% cereali ; +<br />
32% semi oleosi;<br />
+ 30% oli vegetali;<br />
-50% sottoprodotti<br />
status quo:<br />
mais -14%<br />
grano -4%<br />
oli -6%<br />
eliminazione <strong>politiche</strong>:<br />
mais -21%<br />
grano -11%<br />
zucchero -12%<br />
oli -1%<br />
50% biofuel<br />
importati (1)<br />
minori<br />
esportazioni<br />
crescita import<br />
Segue
Modello e<br />
approccio<br />
GTAP<br />
2008(CGE)<br />
HERTEL e al.<br />
GTAP 2008<br />
(CGE)<br />
Taheripur e al.<br />
MIRAGE –<br />
GTAP (At<strong>la</strong>ss,<br />
2010)<br />
Co<strong>per</strong>tura<br />
paesi e<br />
orizzonte<br />
temporale<br />
113 regioni<br />
2015<br />
113 regioni<br />
2015<br />
11 regioni e 43<br />
settori<br />
Principali<br />
ipotesi<br />
<strong>politiche</strong> al 2006<br />
obiettivo di<br />
consumo <strong>per</strong><br />
USA (15 miliardi<br />
galloni etanolo)<br />
e UE (6,25%)<br />
<strong>politiche</strong> al 2006<br />
obiettivo di<br />
consumo <strong>per</strong><br />
USA (15 miliardi<br />
galloni etanolo)<br />
e UE (6,25%)<br />
inclusione<br />
sottoprodotti<br />
tre scenari:<br />
EU target 5,6%;<br />
EU target 5,6%<br />
e liberalizzazione<br />
multi<strong>la</strong>terale;<br />
EU target 5,6%<br />
e liberalizzazione<br />
bi<strong>la</strong>terale<br />
con il Mercosur<br />
<strong>Le</strong> poLitiche <strong>per</strong> La <strong>promozione</strong> deLL’energia rinnovabi<strong>Le</strong><br />
Su produzione e<br />
uso del suolo<br />
cereali + 16% USA<br />
e +2,5% UE<br />
semi oleosi + 6,6<br />
USA e +21,1 % UE<br />
aumento del<strong>la</strong><br />
su<strong>per</strong>ficie a spese<br />
di pascolo e foreste<br />
cereali + 10,8%<br />
USA e -3,7% UE<br />
semi oleosi + 8,6<br />
USA e +53,1 % UE<br />
minore aumento<br />
del<strong>la</strong> su<strong>per</strong>ficie a<br />
spese di pascolo e<br />
foreste<br />
Aumento dell’uso<br />
di biofuel UE a 17,8<br />
Mtep ;<br />
aumento produzione<br />
bioteanolo in<br />
Brasile;<br />
aumento del<strong>la</strong><br />
su<strong>per</strong>ficie agrico<strong>la</strong><br />
mondiale 0,07%;<br />
bi<strong>la</strong>ncio netto<br />
emissioni 13 Mt<br />
CO2 in 20 anni<br />
in caso di liberalizzazione<br />
maggiori<br />
ILUC e migliore<br />
bi<strong>la</strong>ncio emissioni<br />
Effetti<br />
Sui prezzi Sugli scambi<br />
cereali +22,7% USA e<br />
23% UE +11% Brasile<br />
semi oleosi +18,2%<br />
USA, + 62% UE,<br />
+20,8% Brasile<br />
cereali +14% USA<br />
e 15,9% UE +9,6%<br />
Brasile<br />
semi oleosi +14,5%<br />
USA, + 56,4% UE,<br />
+18,3% Brasile<br />
aumento molto<br />
limitato dei prezzi<br />
Segue<br />
diminuzione<br />
export cereali<br />
USA e UE e<br />
aumento negli<br />
altri paesi<br />
aumento export<br />
USA semi<br />
oleosi e Brasile,<br />
diminuzione<br />
<strong>per</strong> UE<br />
minore diminuzione<br />
export<br />
cereali USA<br />
e UE<br />
forte aumento<br />
delle importazioni<br />
UE ,<br />
maggiore nello<br />
scenario di<br />
completa liberalizzazione<br />
63
Capitolo Vii<br />
gLi stanDarD Di sostenibiLità<br />
<strong>Le</strong> poLitiche <strong>per</strong> La <strong>promozione</strong> deLL’energia rinnovabi<strong>Le</strong><br />
La crescita a livello internazionale del<strong>la</strong> produzione e del commercio di biocarburanti<br />
ha stimo<strong>la</strong>to un acceso dibattito (FAO, 2007) sul<strong>la</strong> loro sostenibilità a<br />
livello ambientale e sociale. Considerato, infatti, che sullo sviluppo del settore dei<br />
biocarburanti hanno avuto ed hanno un ruolo fondamentale una serie di misure<br />
- assunte a livello di tutti i paesi maggiori produttori - che riguardano politica energetica<br />
ed ambientale, politica fiscale, commerciale e agrico<strong>la</strong>, è opinione diffusa<br />
che tale sostegno possa trovare giustificazione solo nel caso in cui <strong>la</strong> loro produzione<br />
avvenga in modo sostenibile. La sostenibilità ambientale riguarda da un <strong>la</strong>to<br />
<strong>la</strong> valutazione dell’effetto del<strong>la</strong> sostituzione del combustibile fossile con il biocarburante<br />
in termini di risparmio energetico e riduzione delle emissioni e dall’altro<br />
l’effetto ambientale del processo produttivo del<strong>la</strong> materia prima. La competizione<br />
tra produzioni alimentari ed energetiche è invece al<strong>la</strong> base del<strong>la</strong> problematica<br />
concernente <strong>la</strong> sostenibilità sociale del<strong>la</strong> produzione di biocarburanti.<br />
Tale dibattito si è tradotto in un vasto numero di iniziative di carattere tecnico<br />
e politico allo scopo di definire ed attuare sistemi di certificazione re<strong>la</strong>tivi al<strong>la</strong><br />
sostenibilità. Tale processo, che è lungi dall’essere concluso, s’intreccia con il dibattito<br />
sugli effetti sul commercio internazionale di tali standard e al<strong>la</strong> creazione<br />
di barriere non tariffarie in virtù soprattutto del<strong>la</strong> capacità o meno dei paesi in via<br />
di sviluppo di partecipare al<strong>la</strong> loro definizione e/o adeguarsi al<strong>la</strong> loro implementazione.<br />
Prima di entrare nel merito dei sistemi in atto nel settore dei biocarburanti<br />
è opportuno chiarire che i termini standard, certificazione ed etichettatura, anche<br />
se spesso utilizzati come sinonimi, fanno riferimento ad aspetti diversi, e interdipendenti,<br />
di un processo che ha l’obiettivo di aumentare l’informazione re<strong>la</strong>tiva a<br />
un determinato ben, processo o servizio a beneficio dell’utilizzatore finale. Con il<br />
termine standard si definiscono i criteri <strong>per</strong> <strong>la</strong> produzione, consumo e gli attributi<br />
di un determinato bene, processo o servizio. La certificazione è il processo attraverso<br />
cui <strong>la</strong> rispondenza a tali criteri è verificata, in genere da un soggetto terzo.<br />
L’etichettatura è lo strumento con cui l’informazione viene fornita.<br />
65
Tali sistemi sono una delle possibili risposte con cui imprese e policy<br />
makers sop<strong>per</strong>iscano ad un fallimento del mercato. Nel caso dei biocarburanti<br />
il fallimento del mercato è rappresentato dal<strong>la</strong> presenza di esternalità<br />
negative – problemi ambientali o sociali legati al processo di produzione – e<br />
di asimmetria informativa cioè l’impossibilità <strong>per</strong> l’utilizzatore finale di avere<br />
direttamente informazioni in proposito.<br />
Al momento esistono sistemi di rego<strong>la</strong>mentazione pubblici quali <strong>la</strong> RED<br />
che consistono nel<strong>la</strong> fissazione uni<strong>la</strong>terale di criteri di sostenibilità. A queste<br />
si affiancano alcune iniziative multi<strong>la</strong>terali finalizzate all’armonizzazione di<br />
tali standards quali, ad esempio, quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> IEA e del<strong>la</strong> Global Bioenergy<br />
Partnership (GBEP) istituita presso <strong>la</strong> FAO. Anche paesi esportatori come il<br />
Brasile, che un tempo si opponevano al<strong>la</strong> definizione di criteri minimi di sostenibilità,<br />
hanno oggi cambiato posizione in re<strong>la</strong>zione al proprio obiettivo di<br />
espansione delle esportazioni.<br />
Una rassegna delle iniziative in corso nel settore dei biocarburanti è<br />
stata portata a termine recentemente dal<strong>la</strong> FAO (Ismail, Rossi, 2010) che ne<br />
ha contate diciassette (tab.7.1).<br />
<strong>Le</strong> iniziative private riuniscono diversi stakeholder, dai produttori agricoli<br />
alle ONG, e partecipano al dialogo con i governi: alcune di esse riguardano<br />
singoli prodotti come l’olio di palma, <strong>la</strong> soia o <strong>la</strong> canna da zucchero, altre si<br />
riferiscono più generalmente al<strong>la</strong> biomassa o ai biocarburanti. Queste iniziative<br />
sono nate, in genere, prima dei sistemi di rego<strong>la</strong>mentazione pubblica e,<br />
attualmente, il loro sforzo è rivolto al riconoscimento del proprio sistema di<br />
certificazione da parte dei paesi importatori, in primo luogo l’UE, che hanno<br />
in piedi rego<strong>la</strong>mentazioni re<strong>la</strong>tive al<strong>la</strong> sostenibilità. Obiettivo di queste azioni<br />
è l’implementazione di un sistema di certificazione del<strong>la</strong> materia prima o dei<br />
biocarburanti che interessa le problematiche ambientali e sociali. Esse si basano<br />
in genere sul<strong>la</strong> fissazione di criteri re<strong>la</strong>tivi al rispetto di norme minime<br />
che riguardano sia <strong>la</strong> sfera ambientale sia quel<strong>la</strong> sociale. Dal punto di vista<br />
ambientale l’aspetto principale è rappresentato dal<strong>la</strong> riduzione dei GHG e <strong>la</strong><br />
misura è in genere basata su uno strumento metodologico noto come Life<br />
Cycle Analysis (LCA) nel quale l’effetto ambientale di un dato prodotto è valutato<br />
attraverso l’analisi degli input e degli output energetici lungo tutto il<br />
ciclo d vita del prodotto.<br />
Il fiorire di sistemi volontari di autorego<strong>la</strong>mentazione, sempre più diffusi<br />
nel caso degli impatti sociali e ambientali – al di là dei biocarburanti – è<br />
strettamente legato al<strong>la</strong> maggiore rilevanza assunta dalle pratiche di respon-<br />
66
<strong>Le</strong> poLitiche <strong>per</strong> La <strong>promozione</strong> deLL’energia rinnovabi<strong>Le</strong><br />
sabilità sociale di impresa <strong>per</strong> una pluralità di ragioni: le dinamiche che derivano<br />
dal<strong>la</strong> globalizzazione e dal<strong>la</strong> conseguente necessità di avere a che fare<br />
con mercati geograficamente distanti dove le informazioni sono difficili da<br />
verificare; <strong>la</strong> necessità <strong>per</strong> le imprese multinazionali di uniformare standard<br />
diversi; il potere crescente di gruppi di pressione del<strong>la</strong> società civile; <strong>la</strong> maggiore<br />
snellezza del processo di implementazione rispetto ad una sua gestione<br />
da parte del settore pubblico. Inoltre, mettendo a punto o partecipando a tali<br />
meccanismi volontari, le imprese riescono inoltre ad anticipare <strong>la</strong> rego<strong>la</strong>mentazione<br />
pubblica e a proteggere <strong>la</strong> propria reputazione.<br />
Tabel<strong>la</strong> 7.1 - Aspetti del<strong>la</strong> sostenibilità trattati nei principali standard sui biocarburanti<br />
Rego<strong>la</strong>mentazioni<br />
Standard volontari<br />
pubbliche<br />
Sostenibilità<br />
RED UE<br />
RFTO<br />
Social Fuel-<br />
Brasile<br />
Ambientale<br />
Uso del suolo x x x x x<br />
Biodiversità x x x x x x x<br />
Capacità produttiva del suolo x x x x x x x x<br />
Gestione agronomica e uso degli input chimici x x x x x<br />
Disponibilità e qualità dell’acqua x x x x x x x<br />
Emissioni GHG<br />
Socio-economica<br />
x x x x x x x<br />
Proprietà del<strong>la</strong> terra x x x x x x<br />
Sviluppo rurale x x x x x x x<br />
Accesso all’acqua x x x<br />
Sa<strong>la</strong>ri e condizioni di <strong>la</strong>voro x x x x x x x<br />
Salute e sicurezza x x x x x<br />
Sicurezza energetica<br />
Food Security<br />
x x x x<br />
Disponibilità cibo x x<br />
Accesso al cibo x x x<br />
Utilizzazione x x x<br />
Stabilità<br />
Fonte: Fao, BEFSCI, 2010<br />
x x x<br />
BSI<br />
GBEP<br />
RTRS<br />
RSPO<br />
SEKAB<br />
67
7.1 Sistemi di rego<strong>la</strong>mentazione pubblica<br />
Regno Unito<br />
Nel Regno Unito <strong>la</strong> Renewable Transport Fuel Obligation (RTFO), introdotta<br />
nell’aprile del 2008, stabilisce un obbligo di misce<strong>la</strong>zione del 5% al 2010 con <strong>la</strong><br />
condizione che i biocarburanti siano prodotti in modo sostenibile e che i costi <strong>per</strong> i<br />
consumatori siano “accettabili” sia in termini di prezzo del carburante al<strong>la</strong> pompa<br />
che in termini di impatto economico più generale sui prezzi degli alimenti e sugli<br />
altri settori che utilizzano <strong>la</strong> stessa materia prima. L’obbligo è gestito dal<strong>la</strong> Renewable<br />
Fuels Agency (RFA) e dà luogo a certificazioni che possono essere vendute<br />
sul mercato, mentre l’obbligo di misce<strong>la</strong>zione non può essere scambiato e il mancato<br />
rispetto prevede una sanzione.<br />
Re<strong>la</strong>tivamente alle emissioni di gas ad effetto serra <strong>la</strong> metodologia si basa<br />
sul<strong>la</strong> LCA ed inoltre insiste sugli effetti derivanti dai cambiamenti nell’uso del suolo.<br />
Raccomandazioni re<strong>la</strong>tive al<strong>la</strong> sostenibilità ambientale e sociale del<strong>la</strong> produzione<br />
del<strong>la</strong> biomassa includono i seguenti punti:<br />
- distruzione degli stocks di carbonio immagazzinati nel terreno;<br />
- distruzione di aree con biodiversità;<br />
- degradazione dei suoli;<br />
- contaminazione delle acque;<br />
- inquinamento dell’aria;<br />
- rispetto dei diritti dei <strong>la</strong>voratori;<br />
- rispetto dei diritti esistenti re<strong>la</strong>tivi al<strong>la</strong> terra.<br />
Paesi Bassi<br />
I principi di sostenibilità <strong>per</strong> <strong>la</strong> produzione di biomassa sono stati definiti<br />
nei Paesi Bassi nel 2006-2007 dal<strong>la</strong> Commissione Cramer, anche se non si è poi<br />
proceduto nell’implementazione in considerazione dell’entrata in vigore delle Direttiva<br />
Europea. Il <strong>la</strong>voro del<strong>la</strong> Commissione ha comunque riguardato sei punti:<br />
- calcolo delle emissioni sul<strong>la</strong> base dell’approccio well-to-wheel che, tenendo<br />
conto anche degli effetti delle variazioni nell’uso del suolo, deve essere<br />
del 30% minimo;<br />
- impatto sull’offerta di prodotti alimentari;<br />
68
<strong>Le</strong> poLitiche <strong>per</strong> La <strong>promozione</strong> deLL’energia rinnovabi<strong>Le</strong><br />
- protezione del<strong>la</strong> biodiversità;<br />
- effetti ambientali locali sul suolo, sull’acqua e sull’aria dove le condizione<br />
sono rappresentate dal rispetto delle norme nazionali;<br />
- effetti sull’economia locale;<br />
- effetti sul benessere sociale.<br />
Germania<br />
L’iniziativa del governo tedesco, gestita dal<strong>la</strong> Agenzia Federale <strong>per</strong> l’Ambiente<br />
e <strong>la</strong>nciata nel 2006, ha portato ad uno schema che definisce i criteri di sostenibilità<br />
del<strong>la</strong> Biomassa (BSR), mentre <strong>la</strong> quota obbligatoria di misce<strong>la</strong>zione veniva<br />
stabilita al 2% inizialmente, al 2,8% nel 2009 e al 3,6% successivamente e <strong>la</strong><br />
sanzione pari a 43 €/GJ di benzina.<br />
I principi stabiliti riguardano <strong>la</strong> coltivazione sostenibile del<strong>la</strong> biomassa<br />
in accordo con i principi del<strong>la</strong> buona pratica e delle norme esistenti. In assenza<br />
di queste ultime viene stabilito che <strong>la</strong> produzione di biomassa non deve portare<br />
all’aumento delle emissioni di sostanze acidificanti, tossiche e che deprimono<br />
lo stato di ozono, al deterioramento del<strong>la</strong> fertilità del suolo, del<strong>la</strong> qualità e del<strong>la</strong><br />
quantità dell’acqua, degli ecosistemi, ad un uso sicuro dal punto di vista ambientale<br />
dei fertilizzanti, dei pesticidi e degli erbicidi. Inoltre sono stabiliti i principi guida<br />
<strong>per</strong> <strong>la</strong> protezione degli habitat naturali.<br />
Lo standard tedesco stabilisce una riduzione minima delle emissioni del<br />
30% inizialmente e del 40% dal 2011, includendo le emissioni derivanti dai cambiamenti<br />
diretti nell’uso dei suoli e sull’allocazione su base energetica (LHV) ai coprodotti.<br />
La normativa tedesca stabilisce dei valori di default e i produttori devono<br />
fornire prova se si situano a valori inferiori.<br />
Stati Uniti<br />
Negli Stati Uniti l’Energy Independence and Security Act (EISA) del 2007 ha<br />
modificato il Renewable Fuels Standard (RFS) portandolo a 9,0 miliardi di galloni<br />
nel 2008 fino a 36 miliardi nel 2022, di cui 21 devono essere ottenuti da etanolo di<br />
seconda e terza generazione. Lo stesso atto stabilisce che l’etanolo prodotto dalle<br />
bioraffinerie che cominciano <strong>la</strong> propria attività dopo l’entrata in vigore dell’EISA<br />
comporti una riduzione di almeno il 20% dei GHG e che qualora tali riduzioni siano<br />
69
su<strong>per</strong>iori all’80% si abbia diritto a contributi pubblici. L’EISA richiede inoltre che<br />
l’EPA (Environmental Protection Agency) riferisca al Congresso sugli effetti ambientali<br />
del RFS e, a questo proposito, è in atto una col<strong>la</strong>borazione con l’USDA <strong>per</strong><br />
<strong>la</strong> verifica degli effetti del<strong>la</strong> produzione di biocarburanti sull’uso dell’acqua e del<br />
suolo.<br />
Brasile<br />
In Brasile sono in preparazione alcune iniziative riguardo al<strong>la</strong> certificazione<br />
di sostenibilità dei biocarburanti. La prima è quel<strong>la</strong> re<strong>la</strong>tiva al programma Brasiliano<br />
di Certificazione dei Biocarburanti condotta dall’Istituto Nazionale di Metrologia,<br />
Standardizzazione e Qualità industriale (INMETRO) che fa capo al Ministero<br />
dello Sviluppo, dell’Industria e del Commercio Estero. Si tratta di una certificazione<br />
non obbligatoria che ha l’obiettivo di accrescere le esportazioni e ridurre<br />
le barriere commerciali. Lo stesso istituto ha in atto un altro programma simile<br />
re<strong>la</strong>tivo al<strong>la</strong> certificazione del<strong>la</strong> gestione delle foreste (CERFLOR) riconosciuto a<br />
livello internazionale. La certificazione del<strong>la</strong> produzione di etanolo dovrà rispettare<br />
le seguenti regole:<br />
- <strong>la</strong> produzione di zucchero di canna dovrà rispettare <strong>la</strong> zonizzazione agriecologica;<br />
- saranno richieste delle licenze ambientali;<br />
- l’elettricità dovrà essere generata sul sito dai residui;<br />
- sarà richiesta evidenza del<strong>la</strong> deposizione sul suolo dei residui;<br />
Il programma Selo Combustíve Social (Sigillo sociale <strong>per</strong> il carburante) è<br />
stato istituto nel 2004 e <strong>per</strong>fezionato nel 2009 e riguarda <strong>la</strong> produzione di biodiesel.<br />
E’ gestito dal Ministero <strong>per</strong> lo sviluppo agricolo ed ha l’obiettivo di integrare i<br />
piccoli produttori nel<strong>la</strong> filiera. I produttori di biodiesel, <strong>per</strong> avere <strong>la</strong> certificazione,<br />
devono acquistare dai piccoli produttori agricoli una quota minima che va dal 10 al<br />
30% del<strong>la</strong> materia prima a seconda delle regioni e garantire una remunerazione<br />
adeguata e assistenza tecnica. In cambio i produttori di biodisel ottengono incentivi<br />
fiscali e accesso preferenziale al credito.<br />
Altre iniziative in corso in Brasile riguardano <strong>la</strong> già citata zonizzazione agriecologica<br />
condotta dal Ministero dell’Agricoltura che definisce le aree dove è possibile<br />
effettuare <strong>la</strong> coltivazione del<strong>la</strong> canna da zucchero e il Protocollo Agro-ambientale<br />
dello Stato di San Paolo, schema volontario di buone pratiche che vanno<br />
oltre le pratiche correnti.<br />
70
7.2 Iniziative volontarie<br />
GBEP<br />
<strong>Le</strong> poLitiche <strong>per</strong> La <strong>promozione</strong> deLL’energia rinnovabi<strong>Le</strong><br />
La Global Bionergy Partnership (GBEP) è un’iniziativa internazionale tra governi<br />
e istituzioni intergovernative come <strong>la</strong> FAO e le Nazioni Unite e altri partner,<br />
promossa nel 2005 in occasione del Vertice G8 +5 <strong>per</strong> “sostenere un più ampio ed<br />
efficiente uso delle biomasse e dei biocombustibili, specialmente nei paesi in via di<br />
sviluppo, dove l’uso delle biomasse è prevalente”. La Partnership è ospitata presso<br />
<strong>la</strong> FAO con il supporto dell’Italia. Presso <strong>la</strong> GBEP o<strong>per</strong>a una task-force con il compito<br />
di definire, su base scientifica, indicatori e criteri globali <strong>per</strong> <strong>la</strong> produzione e l’uso<br />
sostenibili delle bioenergie. Gli indicatori ricadono nelle seguenti aree: ambientale,<br />
governance, socio-economica, sicurezza alimentare. La GBEP ha recentemente approvato<br />
un set di 24 indicatori <strong>per</strong> <strong>la</strong> misura del<strong>la</strong> sostenibilità mentre sono in corso<br />
di <strong>per</strong>fezionamento le metodologie <strong>per</strong> il calcolo degli stessi (tab. 7.2).<br />
Tabel<strong>la</strong> 7.2 - indicatori di sostenibilità GBEP<br />
Sostenibilità ambientale Sostenibilità sociale Sostenibilità economica<br />
Emissioni GHG<br />
Allocazione e proprietà del<strong>la</strong> terra <strong>per</strong><br />
nuove produzioni bioeenregtiche<br />
Produttività<br />
Qualità del suolo Prezzo e offerta di un paniere di beni Bi<strong>la</strong>ncio energetico netto<br />
Raccolta di risorse legnose. Variazione del reddito Valore aggiunto lordo<br />
Emissioni di gas non GHG Posti di <strong>la</strong>voro nel settore bioenergetico<br />
Uso ed efficienza dell’acqua<br />
Qualità dell’acqua<br />
Diversità biologica<br />
Land use<br />
Variazione nell’uso del tempo non retribuito<br />
<strong>per</strong> <strong>la</strong> raccolta del<strong>la</strong> legna<br />
Bioenergie utilizzate <strong>per</strong> espandere l’accesso<br />
a forme moderne di energia<br />
Variazioni nel<strong>la</strong> mortalità e nelle patologie<br />
dovute al<strong>la</strong> combustione all’inetrno<br />
delle abitazioni<br />
Incidenza delle ma<strong>la</strong>ttie, danni e mortalità<br />
nel <strong>la</strong>voro<br />
Variazioni nel consumo di combustibili<br />
fossili e nell’uso tradizionale<br />
delle biomasse<br />
Formazione e riqualificazione del<strong>la</strong><br />
forza <strong>la</strong>voro<br />
Diversificazione energetica<br />
Infrastrutture e logistica <strong>per</strong> <strong>la</strong> distribuzione<br />
delle bioenergie<br />
Capacità e flessibilità di uso del<strong>la</strong><br />
bioenegia<br />
A differenza degli altri sistemi l’obiettivo del<strong>la</strong> GBEP è raggiungere il consenso<br />
di governi e istituzioni e di fornire una misurazione del<strong>la</strong> sostenibilità del-<br />
71
<strong>la</strong> produzione e dell’uso delle bioenergie a livello nazionale in modo da fornire<br />
indicazioni utili ai policy makers. I risultati del<strong>la</strong> GBEP non prefigurano <strong>per</strong>tanto<br />
<strong>la</strong> produzione di standard o l’indicazione di valori soglia ma, misurati in un arco<br />
temporale, tali indicatori consentono di monitorare i progressi verso lo sviluppo<br />
sostenibile delle bioenergie.<br />
Roundtable on sustainable biofuels (RSB)<br />
La Roundtable on Sustainable Biofuels (RSB) è un’iniziativa nata del 2006,<br />
coordinata dall’ École Polytechnique Fédérale de Lausanne (EPFL), che riunisce<br />
un folto gruppo di stakeholders di differenti paesi che ha <strong>la</strong>vorato ad un documento<br />
contenente principi e criteri re<strong>la</strong>tiva al<strong>la</strong> produzione sostenibile di biocarburanti.<br />
Questi coprono dodici aree:<br />
• legalità;<br />
• trasparenza;<br />
• diminuzioni significative delle emissioni;<br />
• rispetto dei diritti umani e dei <strong>la</strong>voratori;<br />
• sviluppo rurale e locale;<br />
• sicurezza alimentare;<br />
• impatto ambientale (biodiversità, ecosistemi, aree di conservazione);<br />
• miglioramento del suolo;<br />
• ottimizzare uso dell’acqua;<br />
• qualità dell’aria;<br />
• tecnologia;<br />
• diritti sull’uso del<strong>la</strong> terra.<br />
Nel 2008 è stata prodotta una versione zero re<strong>la</strong>tiva a principi e criteri che è<br />
stata sottoposta a consultazioni e revisioni <strong>per</strong> sfociare in una versione successiva<br />
(uno) nel 2009 approvata <strong>per</strong> essere testata e divenire successivamente (2011)<br />
o<strong>per</strong>ativo come sistema di certificazione. La riduzione minimia richiesta di emissioni<br />
è il 50%. L’approccio utilizzato re<strong>la</strong>tivamente agli altri parametri è il metastandard<br />
14 .<br />
14 Il concetto di meta-standard implica il rispetto di standard già esistenti <strong>per</strong> altri scopi e ritenuti validi<br />
anche se solo <strong>per</strong> singoli segmenti del processo produttivo. In questo modo si evita di imporre ai<br />
produttori nuovi standard <strong>per</strong> fasi del<strong>la</strong> catena di produzione che già godono di una certificazione e,<br />
al tempo stesso, si riduce il rischio di duplicazioni facilitando l’armonizzazione a livello internazionale<br />
(Ecofys, 2010).<br />
72
SEKAB<br />
<strong>Le</strong> poLitiche <strong>per</strong> La <strong>promozione</strong> deLL’energia rinnovabi<strong>Le</strong><br />
La Verified Sustainable Ethanol Initiative (SEKAB) è una un’iniziativa volontaria<br />
di certificazione di sostenibilità messa in atto dall’omonima compagnia<br />
svedese che commercia il 90% dell’etanolo venduto in Svezia. L’iniziativa, <strong>la</strong>nciata<br />
nel 2008 in col<strong>la</strong>borazione con i produttori brasiliani del<strong>la</strong> regione di San Paolo,<br />
prevede una riduzione delle emissioni di almeno l’85% e tolleranza zero rispetto<br />
ad alcuni fenomeni come <strong>la</strong> vio<strong>la</strong>zione dei diritti umani e del <strong>la</strong>voro e <strong>la</strong> distruzione<br />
delle foreste. Inoltre vengono richiesti l’implementazione di un piano <strong>per</strong> <strong>la</strong> conservazione<br />
del suolo e <strong>per</strong> <strong>la</strong> conservazione e protezione delle acque. La certificazione<br />
è eseguita da una compagnia indipendente.<br />
Better Sugarcane Initiative (Bonsucro)<br />
La Better Sugarcane Initiative o Bonsucro (BSI) nasce dal<strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione<br />
tra stakeholders - coinvolti nel<strong>la</strong> produzione e nel commercio di canna da zucchero<br />
e derivati - e ONG, finalizzata a stabilire principi e criteri concernenti <strong>la</strong> produzione<br />
sostenibile di canna da zucchero a livello internazionale. Ne fanno parte multinazionali<br />
alimentari come Tate & Lyle, Coca Co<strong>la</strong>, Cadbury Schweppes, traders come<br />
ED & F Man e Cargill), ONG quali il WWF e Solidaridad/Fairtrade), organizzazione<br />
dei produttori, compagnie petrolifere come Shell e BP. Gli indicatori ricadono in tre<br />
aree:sociale, trasformazione e pratiche agronomiche. Lo standard è oggi o<strong>per</strong>ativo<br />
e una certificazione opzionale viene fornita in re<strong>la</strong>zione al rispetto di quanto stabilito<br />
dal<strong>la</strong> direttiva europea RED.<br />
Roundtable on Sustainable Palm Oil<br />
La Roundtable on Sustainable Palm Oil (RSPO) è un’iniziativa volontaria istituita<br />
nel 2004 con l’obiettivo di implementare e sviluppare standard globali <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />
produzione sostenibile di olio di palma. Gli attori coinvolti riguardano sette segmenti<br />
del<strong>la</strong> filiera, dai produttori ai trasformatori, traders, banche, associazioni<br />
ambientaliste e altre ONG. Il sistema certifica sia <strong>la</strong> materia prima sia l’olio di<br />
palma attraverso <strong>la</strong> certificazione degli oleifici. I piccoli produttori non sono certificati<br />
individualmente ma contestualmente al<strong>la</strong> struttura di trasformazione a cui<br />
conferiscono. I criteri e gli indicatori ruotano intorno ad otto principi base quali<br />
rispetto delle leggi, sostenibilità economica e finanziaria, trasparenza, uso delle<br />
73
uone pratiche, responsabilità ambientale e sociale, sviluppo responsabile di nuove<br />
piantagioni, impegno al miglioramento continuo.<br />
Roundtable on Responsible Soy<br />
La Roundtable on Responsible Soy (RTRS) è un’iniziativa volontaria nata nel<br />
2006 <strong>per</strong> iniziativa di alcuni attori del<strong>la</strong> filiera allo scopo di promuovere produzione,<br />
trasformazione commercio del<strong>la</strong> soia sostenibili attraverso l’implementazione di<br />
un sistema volontario di certificazione. Nel giugno 2010 ha approvato uno standard<br />
basato su un sistema di 27 criteri e 19 indicatori che riguardano cinque aree: rispetto<br />
di leggi e dei diritti sul<strong>la</strong> terra nelle aree di coltivazione, diritti dei <strong>la</strong>voratori,<br />
responsabilità ambientale(tute<strong>la</strong> delle aree forestali e di elevato valore naturalistico),<br />
buona pratica agrico<strong>la</strong>. I principali paesi coinvolti nel<strong>la</strong> definizione degli standard<br />
sul<strong>la</strong> coltivazione del<strong>la</strong> soia sono l’Argentina, <strong>la</strong> Bolivia, il Brasile, il Paraguay<br />
e l’India. Allo schema aderiscono oggi circa 140 membri appartenenti a tutta <strong>la</strong><br />
catena produttiva anche associazioni ambientaliste quali il WWF. La certificazione<br />
dovrebbe essere o<strong>per</strong>ativa dal 2011.<br />
74
Capitolo Viii<br />
<strong>Le</strong> poLitiche <strong>per</strong> La <strong>promozione</strong> deLL’energia rinnovabi<strong>Le</strong><br />
stanDarD, regoLamentazioni e commercio internaziona<strong>Le</strong><br />
Il ricorso a materie prime o biocarburanti prodotti in paesi terzi pone un<br />
problema di armonizzazione degli standard affinché non si crei un’artificiosa segmentazione<br />
del mercato ed essi non possano essere considerati come barriere non<br />
tariffarie. L’esistenza di standard differenti andrebbe inoltre a costituire un vincolo<br />
notevole ed un costo <strong>per</strong> i produttori che si devono confrontare con essi, soprattutto<br />
nei paesi in via di sviluppo, tra l’altro maggiormente orientati verso l’esportazione.<br />
L’esistenza di un numero così elevato di iniziative, quale quello illustrato nel<br />
capitolo precedente, è senza dubbio legato al fatto che lo sviluppo di un sistema di<br />
certificazione viene considerato un passo importante nel<strong>la</strong> direzione del<strong>la</strong> creazione<br />
di un commercio sostenibile di biomassa ed è <strong>per</strong>tanto interesse di un ampio numero<br />
di soggetti, siano essi pubblici o privati. La definizione di un sistema di certificazione<br />
<strong>per</strong> <strong>la</strong> biomassa si presenta come un processo complesso e deve necessariamente<br />
tener conto delle caratteristiche specifiche di questo mercato.<br />
Innanzitutto va sottolineato come il sistema di standard debba considerare il<br />
fatto che i biocarburanti sono producibili da un ampio spettro di materia prima, in<br />
alcuni casi collegata ad areali specifici di produzione. Ciò implica che nel<strong>la</strong> sua definizione<br />
debba essere coinvolto un certo numero di settori destinato ad ampliarsi nel<br />
momento in cui siano disponibili su <strong>la</strong>rga sca<strong>la</strong> nuove soluzioni tecnologiche. Considerata<br />
inoltre <strong>la</strong> crescita attesa nel<strong>la</strong> domanda, il sistema di governance del<strong>la</strong> sostenibilità<br />
deve rivolgersi necessariamente a un mercato al<strong>la</strong>rgato a livello geografico e<br />
avere <strong>per</strong>tanto un grado sufficiente di flessibilità in re<strong>la</strong>zione al<strong>la</strong> eterogeneità del<strong>la</strong><br />
condizioni ecologiche, culturali ed economiche di produzione. Inoltre <strong>la</strong> sua accettabilità<br />
dipende dal<strong>la</strong> distribuzione dei costi sui vari soggetti che compongono <strong>la</strong> filiera,<br />
avendo ben presente il fatto che <strong>la</strong> maggior parte del<strong>la</strong> materia prima utilizzata <strong>per</strong><br />
<strong>la</strong> produzione di biocarburanti ha anche utilizzi alternativi che possono diventare più<br />
attrattivi e rendere meno facile il coinvolgimento dei produttori. Quest’argomento è<br />
stato recentemente sottolineato (De Gorter e Just, 2009) insieme ad altri criticismi<br />
quali <strong>la</strong> mancata considerazione attraverso l’uso del<strong>la</strong> LCA dell’effetto sostituzione<br />
75
da parte del<strong>la</strong> benzina fossile non consumata nei trasporti di altro combustibile con<br />
maggiori emissioni di GHG, come il carbone, <strong>per</strong> altri usi.<br />
La breve rassegna svolta evidenzia che esistono standard a differenti livelli,<br />
nazionali, regionali, internazionali, non armonizzati tra loro. Inoltre è possibile evidenziare<br />
una diversità di approcci tra standard pubblici e privati, volontari o obbligatori,<br />
<strong>la</strong> cui demarcazione non è sempre evidente. Anche se spesso infatti gli standard<br />
privati vengono definiti come volontari e quelli pubblici come obbligatori- in quanto<br />
collegati ad una sanzione se non rispettati - questa distinzione non è sempre evidente<br />
(Henson, Humphrey, 2009). I governi possono infatti promulgare standard il<br />
cui rispetto sia volontario oppure, viceversa, richiedere il rispetto di standard privati,<br />
ovvero sviluppati da o<strong>per</strong>atori del settore privati. In realtà <strong>la</strong> c<strong>la</strong>ssificazione di uno<br />
standard può essere dinamica ovvero cambiare natura nel tempo. Un esempio è <strong>la</strong><br />
certificazione biologica nata come standard privato volontario e divenuta successivamente<br />
uno standard pubblico volontario <strong>la</strong> cui certificazione è affidata ad organismi<br />
privati. Infine possono esserci standard che riguardano una determinata sfera ma<br />
non l’intero processo produzione- trasformazione - distribuzione-consumo.<br />
Van Dam e al (2006) distinguono cinque tipi di approcci <strong>per</strong> l’implementazione<br />
del<strong>la</strong> certificazione del<strong>la</strong> biomassa che si differenziano <strong>per</strong> una diversa combinazione<br />
tra volontarietà ed obbligatorietà ed una diversa sca<strong>la</strong> di applicazione,<br />
dal livello nazionale a quello internazionale così come evidenziato nel<strong>la</strong> figura 8.1.<br />
Figura 8.1 - possibili approcci nel<strong>la</strong> definizione di standard <strong>per</strong> i biocarburanti<br />
Fonte: Van Dame e al (2006).<br />
76
1. rego<strong>la</strong>mentazione pubblica<br />
<strong>Le</strong> poLitiche <strong>per</strong> La <strong>promozione</strong> deLL’energia rinnovabi<strong>Le</strong><br />
2. sistemi di certificazione volontaria con approccio bottom up;<br />
3. certificazione privata con standard su<strong>per</strong>iori a quelli minimi richiesti <strong>per</strong><br />
legge;<br />
4. certificazione volontaria combinata con <strong>la</strong> rego<strong>la</strong>mentazione interna-<br />
zionale;<br />
5. standardizzazione dei criteri minimi su base internazionale.<br />
Il primo approccio, del<strong>la</strong> rego<strong>la</strong>mentazione nazionale, è quello che è stato<br />
adottato da alcuni paesi europei come il Regno Unito e i Paesi Bassi, e sul quale<br />
è stato poi disegnato quello stabilito dal<strong>la</strong> Direttiva Europea. Si basa sull’adozio-<br />
ne di uno schema unico <strong>per</strong> tutti i biocarburanti, siano essi prodotti all’interno<br />
dell’Unione o importati, in cui ad uno standard minimo obbligatorio in termini di<br />
riduzione delle emissioni, si accompagna un attività di monitoraggio sugli effetti<br />
ambientali e sociali. Il rispetto di questo standard condiziona l’accesso a even-<br />
tuali sussidi.<br />
Il secondo tipo di approccio definito come bottom up è un approccio volon-<br />
tario re<strong>la</strong>tivo ad un determinato tipo di biomassa, adottato volontariamente dalle<br />
parti interessate, come nel caso del<strong>la</strong> RSPO. In genere riguarda le pratiche col-<br />
turali e quindi si rivolge ai produttori di biomassa. E’ visto come un processo con-<br />
tinuamente migliorabile che si adatta bene quando si riferisce a volumi ridotti.<br />
Il terzo tipo di approccio consiste nell’applicare ad uno schema di cer-<br />
tificazione volontaria con standard su<strong>per</strong>iori a quelli richiesti <strong>per</strong> legge in un<br />
approccio misto pubblico-privato. Un esempio può essere considerata <strong>la</strong> certifi-<br />
cazione richiesta dall’RFTO anglosassone in cui i criteri ambientali e sociali, al di<br />
là del<strong>la</strong> prevista riduzione di GHG, fanno parte di schemi separati volontari.<br />
Il quarto criterio, anch’esso suggerito in letteratura (Verdonk al., 2006),<br />
prevede un sistema di governance basato sull’azione congiunta di un organismo<br />
di certificazione internazionale ed un accordo internazionale, attraverso l’ado-<br />
zione di codici re<strong>la</strong>tivi alle buone prassi. Un tale sistema dovrebbe basarsi su<br />
pochi parametri nel<strong>la</strong> fase iniziale, che poi potrebbero essere in seguito estesi.<br />
In questa categoria ricadono gli standard privati che il WTO c<strong>la</strong>ssifica come stan-<br />
dard collettivi internazionali. Essi sono in genere il frutto dell’azione collettiva di<br />
attori pubblici, privati e NGO e vengono disegnati a livello internazionale <strong>per</strong> es-<br />
sere adottati da più paesi. Un esempio è il Forest Stewardship Council (FSC). Gli<br />
standard sulle biomasse tendono a ricadere in questa categoria. Possono essere<br />
77
anche e<strong>la</strong>borati da un paese ed essere resi disponibili a livello internazionale 15 .<br />
Il quinto criterio, infine, fa riferimento ad un sistema internazionale cogente dal<br />
punto di vista legale in quanto adottato attraverso un accordo multi<strong>la</strong>terale.<br />
Affinché uno standard diventi o<strong>per</strong>ativo ed efficace devono realizzarsi cinque fasi:<br />
• definizione<br />
• adozione<br />
• implementazione<br />
• controllo<br />
• sanzione<br />
L’organizzazione di queste fasi nel<strong>la</strong> pratica è testimonianza evidente<br />
di quanto non possa considerarsi netta <strong>la</strong> divisione tra standard pubblici e<br />
privati in quanto, in ognuna delle cinque categorie viste in precedenza, alcune<br />
fasi possono essere svolte da soggetti pubblici e altre da privati e <strong>la</strong> distribuzione<br />
delle competenze può variare nel tempo.<br />
Il processo di definizione e di implementazione di uno standard si presenta<br />
come un continuum di azioni suddivise tra soggetti pubblici e privati,<br />
definito come co-regu<strong>la</strong>tion, in cui convivono alcuni aspetti dell’approccio<br />
pubblico – command and control – con alcuni aspetti del<strong>la</strong> self-regu<strong>la</strong>tion.<br />
La co-regu<strong>la</strong>tion ha l’obiettivo di combinare gli elementi di certezza insiti<br />
nell’approccio pubblico/obbligatorio con gli elementi di flessibilità che sono<br />
propri di un sistema di autorego<strong>la</strong>mentazione (Eij<strong>la</strong>nder, 2005).<br />
Un aspetto molto rilevante nel processo di co-regu<strong>la</strong>tion è comunque<br />
rappresentato dalle modalità di creazione di nuove regole. I benefici del<strong>la</strong><br />
co-regu<strong>la</strong>tion in questa fase sono evidenti: un approccio coercitivo spesso<br />
porta a risultati sub-ottimali e alti costi di monitoraggio e controllo. D’altra<br />
parte un meccanismo di co-regu<strong>la</strong>tion nel<strong>la</strong> definizione delle regole richiede<br />
un dialogo tra le parti in cui è fondamentale che vi sia fiducia tra i vari segmenti<br />
del<strong>la</strong> supply chain e che può essere limitato dal<strong>la</strong> <strong>per</strong>cezione che <strong>la</strong><br />
divergenza tra gli interessi privati e quelli pubblici non consenta di ottenere<br />
una soluzione accettabile dal punto di vista dell’interesse collettivo. Questo<br />
dialogo con l’industria è partico<strong>la</strong>rmente importante quando il policy maker<br />
15 Esistono vari codici internazionali di “buone pratiche” nel<strong>la</strong> definizione di standards, tra cui quelli<br />
e<strong>la</strong>borati dal WTO, ISO e ISEAL (International Social and Environmental Accreditation and Labelling).<br />
I punti centrali di tali codici possono essere riassunti nel<strong>la</strong> trasparenza dei processi, nel<strong>la</strong> identificazione<br />
e nel<strong>la</strong> inclusione degli stakeholders e nell’armonizzazione internazionale. L’eterogeneità<br />
dei biocarburanti, <strong>la</strong> complessità del<strong>la</strong> supply chain e <strong>la</strong> conseguente difficoltà di individuare uno o<br />
pochi standard, spingono verso un approccio basato sul<strong>la</strong> definizione di un meta-standard (Ecofys,<br />
2007).<br />
78
<strong>Le</strong> poLitiche <strong>per</strong> La <strong>promozione</strong> deLL’energia rinnovabi<strong>Le</strong><br />
si pone l’obiettivo di valutare i costi del<strong>la</strong> compliance e l’impatto sul<strong>la</strong> competitività<br />
di una rego<strong>la</strong>mentazione su un settore emergente come quello dei<br />
biocarburanti.<br />
Il problema diventa quindi quale forma questa co-rego<strong>la</strong>mentazione<br />
debba assumere e quale combinazione di approccio pubblico/privato sia <strong>la</strong><br />
più efficiente ed efficace nel raggiungere l’obiettivo si sostenibilità ambientale/sociale<br />
che lo standard si prefigge (Garcia e al., 2007).<br />
In questo quadro un aspetto importante dall’analisi dei benefici e dei<br />
costi associati al<strong>la</strong> rego<strong>la</strong>mentazione. Nel<strong>la</strong> letteratura è possibile ritrovare<br />
essenzialmente due approcci, il primo re<strong>la</strong>tivo all’analisi del benessere in un<br />
contesto di fallimenti dl mercato. Questi studi considerano standard e rego<strong>la</strong>mentazioni<br />
come strumenti <strong>per</strong> correggere inefficienze e im<strong>per</strong>fezioni del<br />
mercato associate con <strong>la</strong> produzione, <strong>la</strong> distribuzione il consumo dei prodotti<br />
e ne analizzano i costi e i benefici in termini di accesso ai mercati, competitività,<br />
effetti sugli cambi. Il secondo approccio ricade nel mainstream del<strong>la</strong><br />
political economy e focalizza sul<strong>la</strong> posizione dei gruppi di interesse nel processo<br />
di rego<strong>la</strong>mentazione. Swinnen e Vandeermootele (2009) hanno e<strong>la</strong>borato<br />
un modello che integra queste differenti prospettive stimando un modello<br />
di political economy degli standard pubblici in cui produttori e consumatori<br />
agiscono simultaneamente sullo stesso mercato come gruppi di pressione.<br />
Nel modello si analizzano le divergenze tra l’equilibrio sul mercato politico e<br />
l’ottimo sociale e si determinano le condizioni in cui uno standard è protezionistico.<br />
Nel determinare <strong>la</strong> distribuzione dei costi e benefici dell’imposizione<br />
di uno standard agiscono il peso politico dei singoli gruppi di interesse, i costi<br />
di transazione legati all’applicazione dello standard, il livello di sviluppo del<br />
paese.<br />
La creazione di un sistema di standard è, come si è visto dal<strong>la</strong> breve<br />
rassegna delle iniziative in corso, interesse di tutti gli stakeholders coinvolti<br />
nel<strong>la</strong> filiera, siano essi soggetti pubblici o privati (tab. 8.1) che risultano<br />
coinvolti nel<strong>la</strong> discussione attualmente in corso <strong>per</strong> il segmento del<strong>la</strong> supply<br />
chain di cui essi stessi sono responsabili. In questo senso una delle maggiore<br />
preoccupazioni nel<strong>la</strong> definizione di standard riguarda <strong>la</strong> scarsa democrazia<br />
del processo di dialogo in cui non tutti gli attori assumono lo stesso peso.<br />
Inoltre va considerato il fatto che gli stakeholders possono avere interessi<br />
molto vari (protezione delle foreste, biodiversità, GMO,<strong>la</strong>voro minorile) <strong>per</strong><br />
cui ne potrebbero risultare standard talmente dettagliati da essere inapplicabili<br />
(Herebrand, Laney, 2007).<br />
79
Tabel<strong>la</strong> 8.1 - Stakeholders e re<strong>la</strong>tivi interessi nel<strong>la</strong> certificazione<br />
80<br />
Stakeholders Interesse nel<strong>la</strong> certificazione<br />
Governi Strumento <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>promozione</strong> dello sviluppo sostenibile<br />
Organismi intergovernativi (FAO. UN) Ruolo di forum neutrale nel<strong>la</strong> negoziazione, equilibrio Nord-Sud<br />
Produttori Facilitare l’accesso ai mercati<br />
Industria e commercio<br />
Facilitare l’accesso al mercato, control<strong>la</strong>re l’origine e <strong>la</strong> qualità del<strong>la</strong><br />
materia prima, accedere ai benefici delle <strong>politiche</strong><br />
ONG Promuovere lo sviluppo sostenibile<br />
Fonte: Adattato da <strong>Le</strong>wandowski and A. Faaij (2006).<br />
Gli standard hanno un’importanza crescente <strong>per</strong> le esportazioni dei paesi in<br />
via di sviluppo. Si tratta di un aspetto molto analizzato nel caso dei prodotti agroalimentari<br />
e non privo di controversie. Infatti mentre molti economisti ritengono<br />
che gli standard possano rappresentare delle barriere non tariffarie al commercio,<br />
sviluppatesi spesso come conseguenza delle maggiori limitazioni in essere re<strong>la</strong>tivamente<br />
all’uso delle tariffe, secondo altri costituiscono un fattore di stimolo al<strong>la</strong><br />
modernizzazione e allo sviluppo dell’offerta. Nel primo caso ci sono due argomenti<br />
che vengono tradizionalmente analizzati in letteratura, da un <strong>la</strong>to l’utilizzo discriminatorio<br />
degli standard quando essi vengono fissati ad un livello più elevato <strong>per</strong><br />
le importazioni, dall’altro l’elevato costo che essi rappresentano <strong>per</strong> le imprese<br />
soprattutto nei paesi in via di sviluppo <strong>per</strong> l’assenza delle infrastrutture necessarie<br />
e in generale del<strong>la</strong> capacità tecnica, scientifica e istituzionale che consente il<br />
rispetto dello standard stesso. D’altra parte, è evidenziato come spesso gli standard,<br />
soprattutto nel caso dei prodotti agro-alimentari, siano conseguenti ad una<br />
domanda da parte dei consumatori e non dei produttori che, in genere, si oppongono<br />
al<strong>la</strong> loro imposizione. Nel caso di uno standard utilizzato come barriera protezionista<br />
ci si aspetterebbe, piuttosto, un comportamento inverso 16 . A differenza<br />
degli alimenti <strong>per</strong> i quali <strong>la</strong> certificazione ambientale riveste una certa attrattiva<br />
<strong>per</strong> i consumatori, <strong>la</strong> certificazione ambientale dell’energia potrebbe interessare<br />
i consumatori solo nel caso di un’elevata sensibilità ecologica come potrebbe essere<br />
nel caso dello standard svedese visto in precedenza. Alcuni autori. (Maertens,<br />
Swinnen, 2006), re<strong>la</strong>tivamente agli standard sui prodotti alimentari, hanno rilevato<br />
<strong>la</strong> rilevanza del costo del<strong>la</strong> non compliance dello standard. Mentre, <strong>per</strong> i prodotti<br />
agroalimentari, questo si traduce in un blocco delle esportazioni e nell’erosione<br />
16 Addirittura uno standard può essere anti-protezionista quando i produttori di paesi terzi sono più<br />
efficienti nel rispetto dello standard stesso.
<strong>Le</strong> poLitiche <strong>per</strong> La <strong>promozione</strong> deLL’energia rinnovabi<strong>Le</strong><br />
del<strong>la</strong> reputazione del paese stesso, nel caso dei biocarburanti è piuttosto legato al<br />
mancato accesso ai benefici previsti dalle <strong>politiche</strong> nei paesi sviluppati importatori.<br />
Lo standard può anche costituire un’opportunità nel momento in cui crea<br />
un collegamento tra <strong>la</strong> domanda e l’offerta, favorendone l’adeguamento alle preferenze<br />
dei paesi importatori e ponendo le basi <strong>per</strong> <strong>la</strong> crescita degli scambi. Swinnen<br />
e Vandermoortele (2009) hanno e<strong>la</strong>borato un modello <strong>per</strong> l’analisi dei costi e<br />
benefici di uno standard. In questo modello lo standard beneficia i consumatori nel<br />
momento in cui assicura determinate caratteristiche preferite dai consumatori,<br />
mentre i costi di produzione aumentano in virtù dei cambiamenti necessari nelle<br />
tecniche di produzione, degli investimenti necessari in infrastrutture e capitale<br />
umano, dei costi di monitoraggio e controllo. L’effetto in termini di benessere dei<br />
consumatori e dei produttori è comunque ambiguo <strong>per</strong>ché dipende dai prezzi che<br />
si formano sul mercato in un’economia a<strong>per</strong>ta quando anche gli importatori devono<br />
soddisfare questo standard. I costi di monitoraggio e controllo possono essere<br />
molto alti in paesi che non hanno un’adeguata capacità istituzionale. Questo<br />
tipo di policy o institutional failure può essere affrontato in maniera coo<strong>per</strong>ativa,<br />
prevalentemente in una prospettiva Nord-Sud, <strong>per</strong> mitigare gli effetti negativi sul<br />
commercio.<br />
Un altro aspetto del dibattito, soprattutto a proposito degli standard<br />
nell’agroalimentare, riguarda l’effetto sui piccoli produttori <strong>per</strong> i quali i costi di<br />
adattamento potrebbero essere maggiori, essendo meno efficienti in termini di<br />
strutture di produzione, investimenti pregressi e capacità di adattarsi. In questo<br />
caso l’introduzione dello standard agisce come barriera all’entrata <strong>per</strong> nuovi paesi<br />
esportatori precludendo ad essi l’accesso a mercati potenzialmente remunerativi.<br />
Di fatto alcuni dati re<strong>la</strong>tivi al Regno Unito (Swinbank, 2009) che ha già applicato e<br />
monitorato <strong>la</strong> misce<strong>la</strong>zione obbligatoria, mostrano che le importazioni di biodiesel<br />
e bioetanolo provengono da Stati Uniti, Tai<strong>la</strong>ndia e Malesia nel primo caso e dal<br />
Brasile nel secondo caso mentre sono nulle, nonostante <strong>la</strong> struttura tariffaria favorevole,<br />
le importazioni dagli ACP.<br />
8.1 Standard e regole WTO<br />
L’imposizione uni<strong>la</strong>terale da parte dell’UE di uno standard re<strong>la</strong>tivo al<strong>la</strong><br />
sostenibilità del processo produttivo potrebbe essere considerato dai paesi produttori<br />
al<strong>la</strong> stregua di una barriera non tariffaria. Da più parti è evidenziata <strong>la</strong><br />
necessità che il WTO affronti <strong>la</strong> questione delle regole re<strong>la</strong>tive al commercio<br />
81
internazionale dei biocarburanti, sciogliendo alcuni nodi oggi esistenti o addirittura<br />
creando un regime ad hoc. In questo dibattito s’innestano posizioni<br />
contrapposte di chi da un <strong>la</strong>to sostiene l’opportunità di commercio più libero<br />
e chi, dall’altro, ha un atteggiamento più prudente in considerazione dei rischi<br />
connessi ad una maggiore a<strong>per</strong>tura commerciale (Esposti, 2009).<br />
Tuttavia è evidente <strong>la</strong> necessità di regole più trasparenti sia re<strong>la</strong>tivamente<br />
alle <strong>politiche</strong> nazionali che ai regimi commerciali. La questione dei biocarburanti<br />
all’interno del WTO è molto complessa <strong>per</strong>ché riguarda diversi ambiti ed<br />
accordi.<br />
Preliminare a qualsiasi discussione è <strong>la</strong> questione del<strong>la</strong> c<strong>la</strong>ssificazione<br />
<strong>la</strong> quale svolge un ruolo chiave nel determinare le condizioni di chiarezza, trasparenza<br />
e non discriminazione nel<strong>la</strong> gestione delle tariffe. Per quanto riguarda<br />
i biocarburanti, il quadro si presenta abbastanza complesso in quanto non<br />
esiste una c<strong>la</strong>ssificazione specifica: il bioetanolo, è c<strong>la</strong>ssificato tra i prodotti<br />
agricoli mentre il biodiesel è stato ric<strong>la</strong>ssificato nel 2005 come prodotto chimico<br />
17 . L’inclusione del bioetanolo e degli oli vegetali tra i prodotti agricoli rende<br />
possibile il sussidio del<strong>la</strong> loro produzione da parte dei governi nazionali, entro<br />
le regole stabilite dall’accordo Agricolo. Il biodiesel in quanto bene industriale è<br />
governato dall’accordo Subsidies and Countervailing Measures (SCM) del WTO,<br />
che disciplina i sussidi che hanno effetti distorsivi sul commercio e consente<br />
l’introduzione di tariffe compensative da parte del paese importatore una volta<br />
dimostrato il danno arrecatogli da sussidi in vigore nel paese esportatore.<br />
La creazione di una c<strong>la</strong>ssificazione specifica <strong>per</strong> i biocombustibili non riuscirebbe<br />
<strong>per</strong>altro a risolvere i problemi sopra accennati in quanto l’inclusione<br />
di determinati prodotti in un elenco piuttosto che in un altro è una decisione<br />
esclusivamente politica. Inoltre, gli emendamenti al sistema del<strong>la</strong> nomenc<strong>la</strong>tura<br />
combinata (HS) richiedono una procedura molto complessa che si conclude<br />
in circa sei anni e, <strong>per</strong>altro, sarebbe molto difficile c<strong>la</strong>ssificare un prodotto in<br />
base al<strong>la</strong> sua utilizzazione finale piuttosto che al<strong>la</strong> sua composizione fisicochimica.<br />
Ma cosa succede nel momento in cui il sostegno diventa condizionale al<br />
rispetto di determinati criteri di sostenibilità quali quelli previsti dal<strong>la</strong> direttiva<br />
dell’UE? In questo caso non si riscontra, da un punto di vista legale, una barriera<br />
al<strong>la</strong> produzione e al commercio di biocarburanti non conformi ai criteri di<br />
sostenibilità adottati, ma <strong>la</strong> rispondenza a tali parametri è condizione necessa-<br />
17 codice HS 382490<br />
82
<strong>Le</strong> poLitiche <strong>per</strong> La <strong>promozione</strong> deLL’energia rinnovabi<strong>Le</strong><br />
ria affinché essi possano essere conteggiati ai fini dell’obiettivo sulle energie<br />
rinnovabili e <strong>per</strong> accedere a eventuali sussidi o sgravi fiscali.<br />
Un potenziale conflitto tra lo standard e le regole del WTO può sorgere nel<br />
momento in cui, nel caso di prodotti “simili”, quello importato riceve un trattamento<br />
sfavorevole. L’articolo I del GATT stabilisce il trattamento del<strong>la</strong> nazione più<br />
favorita (MFN) <strong>per</strong> prodotti simili. Sul<strong>la</strong> base delle decisioni dell’Appel<strong>la</strong>te Body<br />
due prodotti vengono definiti simili sul<strong>la</strong> base delle caratteristiche fisiche, dell’uso<br />
finale, del<strong>la</strong> c<strong>la</strong>ssificazione doganale e non vengono ritenuti diversi quando differiscono<br />
esclusivamente re<strong>la</strong>tivamente al processo produttivo. L’articolo III stabilisce<br />
inoltre che i prodotti importati debbano avere un trattamento non meno favorevole<br />
dei prodotti simili interni. Quanto <strong>la</strong> RED sia consistente con questo tipo di eccezione<br />
dipende dall’evidenza scientifica a supporto del criterio del<strong>la</strong> sostenibilità.<br />
In questo caso il dibattito scientifico sul<strong>la</strong> metodologia <strong>per</strong> <strong>la</strong> valutazione del<strong>la</strong><br />
riduzione dei GHG e sull’accumulo di carbonio nel suolo e altri parametri presenti<br />
nel<strong>la</strong> RED sia a un livello tale da non potere costituire base scientifica certa<br />
(Steenblick and Möisé, 2010). Trattandosi di stime, i valori presenti in letteratura<br />
sono sensibili ai dati utilizzati e alle ipotesi assunte nel<strong>la</strong> costruzione dei modelli.<br />
I dati possono non essere disponibili <strong>per</strong> alcune regioni del mondo e ciò limita <strong>la</strong><br />
rappresentatività dei valori di default (<strong>Le</strong>ndle and Schaus, 2010). La minaccia di<br />
azioni legali nell’ambito del WTO è già stata sollevata da Indonesia e Malesia con<br />
riferimento al valore utilizzato nel<strong>la</strong> direttiva RED (19%) re<strong>la</strong>tivamente al<strong>la</strong> riduzione<br />
di GHG, valore che risulta inferiore rispetto al<strong>la</strong> soglia minima. Contestazioni<br />
possono sorgere anche a proposito delle soglie stabilite (<strong>per</strong>ché 35% e non un altro<br />
valore?). Fino ad oggi dispute simili, come nei casi Gamberi-Tartarughe marine,<br />
Tonni-Delfini, hanno avuto esiti contrari al paese che imponeva lo standard. Se vi<br />
fossero argomentazioni in tal senso, l’UE potrebbe trovare appoggio nell’articolo<br />
XX del GATT concernente le eccezioni riguardanti <strong>la</strong> conservazione delle risorse<br />
naturali esauribili.<br />
Re<strong>la</strong>tivamente alle norme tecniche, rego<strong>la</strong>te dall’accordo TBT (technical<br />
barriers to trade) l’UE ha condotto un negoziato con gli Stati Uniti e il Brasile<br />
nell’ambito del<strong>la</strong> Tripartite Task Force che ha prodotto un white pa<strong>per</strong> on internationally<br />
compatible biofuel standards (2007) che riguarda prevalentemente l’etanolo.<br />
Con riferimento alle implicazioni commerciali il gruppo di <strong>la</strong>voro congiunto<br />
ha riconosciuto che, <strong>per</strong> gli anni a venire, i principali flussi di commerci di etanolo<br />
andranno dal Brasile verso l’UE e gli USA e dagli USA verso l’UE. Considerato che i<br />
parametri brasiliani sono molto stringenti, ciò riduce le necessità reali di un’armonizzazione<br />
dal punto di vista delle implicazioni in ambito WTO. Per quanto riguarda<br />
83
il futuro, il documento riconosce come principali aree di <strong>la</strong>voro <strong>la</strong> questione del<br />
contenuto idrico dell’etanolo in quanto l’etanolo esportato da USA e Brasile verso<br />
l’UE necessita di essere deidratato a causa del minor livello di idratazione richiesto<br />
in Europa con un prevedibile aumento del costo di produzione, mentre le altre<br />
questioni tecniche appaiono facilmente risolvibili.<br />
Approcci possibili <strong>per</strong> evitare le dispute sono l’armonizzazione, processo<br />
molto complesso e lungo che vede oggi coinvolta l’UE in molti tavoli multi<strong>la</strong>terali,<br />
<strong>la</strong> verifica dell’equivalenza degli standard in vigore in paesi diversi o il mutuo<br />
riconoscimento in assenza di equivalenza. Queste opzioni sono espressamente<br />
previste dal<strong>la</strong> direttiva europea, come chiarito dal<strong>la</strong> Commissione in una recente<br />
comunicazione (2010/C 160/01).<br />
84
Capitolo iX<br />
aLcUne prob<strong>Le</strong>matiche a<strong>per</strong>te<br />
9.1 Biofuel e <strong>la</strong>nd use changes<br />
<strong>Le</strong> poLitiche <strong>per</strong> La <strong>promozione</strong> deLL’energia rinnovabi<strong>Le</strong><br />
Negli ultimi anni, anche in re<strong>la</strong>zione al dibattito a<strong>per</strong>tosi nel 2008 in<br />
seguito al<strong>la</strong> crisi determinata dal forte aumento dei prezzi agricoli, il reale<br />
contributo dei biocarburanti al<strong>la</strong> riduzione delle emissioni è stato messo in<br />
discussione. In partico<strong>la</strong>re è stato evidenziato come molti studi non avessero<br />
considerato le emissioni di carbonio che si generano nel momento in cui<br />
gli agricoltori, a causa dei prezzi più alti, convertono al<strong>la</strong> produzione nuova<br />
su<strong>per</strong>ficie come pascoli e foreste (Searchinger e al., 2007). In questo caso le<br />
emissioni addizionali corrispondono al<strong>la</strong> minore quantità di carbonio sequestrato.<br />
Affinché ci sia un beneficio in termini di riduzione delle emissioni è<br />
necessario che il carbonio generato sul terreno (credito) sia su<strong>per</strong>iore al<strong>la</strong><br />
<strong>per</strong>dita di accumulo di carbonio che si ha cambiando <strong>la</strong> destinazione di uso<br />
del suolo. Per calco<strong>la</strong>re queste variazioni Searchinger e al. (2008) utilizzano<br />
un modello che ipotizza le variazioni nelle su<strong>per</strong>fici coltivate a seminativi in<br />
risposta al<strong>la</strong> crescente produzione di etanolo da mais negli USA. Assumendo<br />
un incremento nel<strong>la</strong> produzione di etanolo nell’ordine di 56 miliardi di litri<br />
al 2016, tenendo conto dell’aumento di produzione di sottoprodotti <strong>per</strong> l’alimentazione<br />
animale, viene stimato l’aumento – a livello mondiale – dei prezzi<br />
di mais, soia e grano rispettivamente del 40, 20 e 17%, <strong>la</strong> diminuzione delle<br />
esportazioni americane e l’aumento del<strong>la</strong> su<strong>per</strong>ficie coltivata di 12,8 milioni<br />
di ettari, localizzati in Brasile, Cina, India e Stati Uniti. Suddividendo questa<br />
su<strong>per</strong>ficie totale tra i vari tipi di su<strong>per</strong>ficie (foreste, savane, pascoli), sul<strong>la</strong><br />
base di quanto già accaduto negli anni ’90, e ipotizzando il livello di emissione<br />
di carbonio dai suoli sul<strong>la</strong> base di altri studi ed un orizzonte temporale di 30<br />
anni, gli autori hanno stimato un effetto complessivo in termini di emissioni<br />
di 351 tonnel<strong>la</strong>te di CO 2 eq <strong>per</strong> ettaro che, rapportato all’energia prodotta, dà<br />
i risultati riportati nel<strong>la</strong> tabel<strong>la</strong> 9.1.<br />
85
Tabel<strong>la</strong> 9.1 - Confronto produzione GHG con e senza cambiamenti nell’uso del<br />
suolo <strong>per</strong> stadio di produzione (grammi GHGs CO 2 eq <strong>per</strong> MJ di energia)<br />
86<br />
Carburante<br />
Produzione<br />
biomassa<br />
Raffinazione Uso<br />
Effetto netto <strong>la</strong>nd use<br />
Immagazzinamento<br />
carbonio<br />
dall’atmosfera<br />
LU<br />
change<br />
emissioni<br />
totali GHG<br />
% variazione<br />
emissioni<br />
GHG<br />
benzina 4 15 72 0 – 92 –<br />
etanolo da<br />
mais<br />
con crediti<br />
di C biomassa<br />
con <strong>la</strong>nd<br />
use change<br />
etanolo da<br />
biomassa<br />
con <strong>la</strong>nd<br />
use change<br />
Fonte: Searchinger e al., Science<br />
24 40 71 –62 – 74 –20%<br />
24 40 71 –62 – 135 47%<br />
24 40 71 –62 104 177 93%<br />
10 9 71 –62 – 27 –70%<br />
10 9 71 –62 111 138 50%<br />
La Direttiva europea ha tenuto conto di questi effetti stabilendo che ai fini del<br />
raggiungimento degli obiettivi, non vadano presi in considerazione i biocarburanti<br />
prodotti da biomassa proveniente da foreste o da suoli ad alto contenuto di carbonio.<br />
Altri risultati sui cambiamenti nell’uso del suolo sono riportati dal<strong>la</strong> Gal<strong>la</strong>gher<br />
Review (Renewable Fuels Agency, 2008) commissionata dal governo inglese<br />
nell’ambito dell’applicazione dell’RFTO. In partico<strong>la</strong>re uno studio (Ecofys, 2008)<br />
stima gli effetti del<strong>la</strong> Direttiva Europea tenendo conto del<strong>la</strong> minore diversione<br />
nell’uso del suolo legata al<strong>la</strong> utilizzazione dei sottoprodotti e dell’ingresso delle<br />
nuove tecnologie. Altri studi (Kim e al., 2008) hanno evidenziato come metodi sostenibili<br />
di gestione dei suoli possano ridurre sostanzialmente il <strong>per</strong>iodo di “payback”<br />
cioè il tempo necessario ai biocarburanti <strong>per</strong> ripagare il proprio debito in<br />
termini di carbonio dovuto al cambiamento di uso del suolo.<br />
L’IEEP, su incarico del<strong>la</strong> Commissione Europea, ha stimato i cambiamenti<br />
indiretti di uso del suolo nell’UE associati con l’applicazione del<strong>la</strong> RED. L’analisi<br />
si è basata sui Piani Nazionali di Azione <strong>per</strong> l’Energia Rinnovabile (PNAER) dei 27<br />
paesi membri. L’insieme di tali piani ipotizza un’utilizzazione di biocarburanti nel<br />
2020 di circa 30 Mtep pari al 9,6% del consumo di energia previsto nel 2020, con un<br />
incremento considerevole rispetto ai livelli attuali. I piani prevedono inoltre che <strong>per</strong>
<strong>Le</strong> poLitiche <strong>per</strong> La <strong>promozione</strong> deLL’energia rinnovabi<strong>Le</strong><br />
il 92%, pari a 27,3 Mtep, tale energia sarà fornita da biocarburanti di prima generazione<br />
che, quindi, andranno a costituire l’8,8% dei carburanti utilizzati nel settore<br />
dei trasporti in termini energetici. Questi saranno <strong>per</strong> il 72%, secondo le previsioni<br />
degli stati membri, costituiti da biodiesel e <strong>per</strong> <strong>la</strong> parte restante da etanolo con<br />
l’eccezione del<strong>la</strong> Svezia dove <strong>la</strong> <strong>per</strong>centuale di etanolo sale al 50% del totale biocarburanti.<br />
L’Italia è il paese che ha previsto <strong>la</strong> maggiore utilizzazione di biocarburanti<br />
di seconda generazione (400 ktoe). Nel complesso si prevede l’utilizzazione<br />
di 1239 ktoe di biodiesel di nuova generazione a fronte di 583 ktoe di etanolo da<br />
ligneocellulosa. Secondo queste analisi, gli stati membri prevedono di importare,<br />
mediamente, circa il 50% dell’etanolo ed il 41% del biodiesel pari, rispettivamente<br />
a 3,1 e 7,7 Mtep, con ampi margini di variazione da paese a paese anche se non è<br />
chiarito se si ipotizzi di importare <strong>la</strong> materia prima da raffinare o direttamente il<br />
biocarburante. Il Regno Unito è il paese che prevede <strong>la</strong> maggiore incidenza delle<br />
importazioni, ipotizzate all’81%.<br />
La domanda interna e le importazioni potrebbero aumentare ulteriormente<br />
qualora i bioliquidi vengano anche ado<strong>per</strong>ati <strong>per</strong> <strong>la</strong> produzione di calore ed elettricità.<br />
Sul<strong>la</strong> base dei piani nazionali <strong>la</strong> stima di domanda addizionale è pari a 5.462<br />
Ktoe di cui 568 <strong>per</strong> l’Italia (tab.9.2).<br />
La domanda addizionale è stata poi convertita nell’impatto in termini di<br />
cambiamenti indiretti di uso del suolo ipotizzando dei range di variazione in termini<br />
di fattori di conversione sul<strong>la</strong> base dei modelli esistenti presi in rassegna da uno<br />
studio europeo (JRC; 2008). Per il bioetanolo si è ipotizzato un fattore di conversione<br />
compreso tra 0,30 e 0,52 mi<strong>la</strong> ettari <strong>per</strong> ktoe mentre <strong>per</strong> il biodiesel tale range<br />
oscil<strong>la</strong> tra 0,23 e 0,44. Secondo lo studio questi fattori tendono a sottovalutare<br />
l’entità dei cambiamenti indiretti in termini di emissioni <strong>per</strong>ché i modelli al<strong>la</strong> base<br />
di tali stime ipotizzano livelli delle rese su<strong>per</strong>iori rispetto a quelli effettivi sulle<br />
nuove terre messe a coltura. In conclusione si calco<strong>la</strong> una domanda addizionale di<br />
terra compresa tra 4,7 e 7,9 milioni di ettari cui corrisponderebbero 50-83 milioni<br />
di tonnel<strong>la</strong>te di CO 2 eq di emissioni che vanno sottratte al beneficio - in termini di<br />
riduzione delle emissioni – derivante dall’utilizzazione dei biocarburanti <strong>per</strong> avere<br />
l’effetto netto che secondo lo studio verrebbe annul<strong>la</strong>to. Per poter fare un confronto<br />
in termini di dimensione di queste emissioni addizionali, lo studio ricorda che<br />
esse equivalgono ben al 18% delle emissioni generate dal settore agricolo nel 2007<br />
o all’8% di quelle del settore dei trasporti nello stesso anno.<br />
Anche se i parametri e le ipotesi utilizzate nelle stime richiedono maggiori<br />
approfondimenti, è indubbio che il tema dell’impatto degli obblighi di misce<strong>la</strong>zione<br />
dei biocarburanti sull’uso del suolo sia rilevante e fortemente condizionato dagli<br />
87
sviluppi tecnologici del settore e l’utilizzazione su <strong>la</strong>rga sca<strong>la</strong> di tecnologie di seconda<br />
e terza generazione.<br />
Tabel<strong>la</strong> 9.2 - Maggiore utilizzazione biofuel in seguito all’applicazione del<strong>la</strong> Red<br />
tra il 2008 e il 2020<br />
88<br />
Aumento uso<br />
bioetanolo biodiesel biofuel<br />
UK 1640 1764 3403<br />
Spagna 255 2380 2635<br />
Germania 396 1963 2360<br />
Italia 442 972 1414<br />
Polonia 287 895 1182<br />
Francia 160 916 1076<br />
Belgio 79 484 563<br />
Grecia 414 136 550<br />
R. Ceca 66 396 462<br />
Ir<strong>la</strong>nda 121 304 425<br />
Paesi Bassi 143 252 394<br />
Svezia 250 123 373<br />
Romania 140 228 366<br />
Portogallo 27 313 340<br />
Ungheria 257 62 319<br />
Fin<strong>la</strong>ndia 26 280 306<br />
Bulgaria 42 150 192<br />
Liussemburgo 22 150 172<br />
Slovenia 17 154 171<br />
Danimarca -5 130 125<br />
Lituania 20 85 106<br />
Austria 25 79 104<br />
Estonia 37 48 85<br />
Slovacchia 43 22 65<br />
<strong>Le</strong>ttonia 0 11 11<br />
Malta 6 3 9<br />
Cipro 0 -14 -14<br />
Totale 4910 12286 17195<br />
Fonte: IEEP, 2010
<strong>Le</strong> poLitiche <strong>per</strong> La <strong>promozione</strong> deLL’energia rinnovabi<strong>Le</strong><br />
Infine, uno studio finanziato dall’UE (At<strong>la</strong>ss, 2010) ha recentemente stimato l’impatto<br />
del<strong>la</strong> RED attraverso un modello di equilibrio economico generale e ridimensionato<br />
gli effetti negativi degli ILUC. Il modello ha analizzato gli effetti degli scenari costituiti<br />
dagli obblighi di misce<strong>la</strong>zione e dal<strong>la</strong> liberalizzazione commerciale. I risultati evidenziano<br />
che le maggiori variazioni di su<strong>per</strong>ficie si avrebbero in Brasile (+0,54 e + 0,77% nei<br />
due scenari) <strong>per</strong> effetto dell’aumento del<strong>la</strong> domanda di etanolo e di semi oleosi (soia)<br />
da un <strong>la</strong>to, e dell’e<strong>la</strong>sticità elevata nel<strong>la</strong> disponibilità di terra in questo paese dall’altro.<br />
Il modello, stimato a livello di zone agro-ecologiche, mostra che le nuove su<strong>per</strong>fici non<br />
deriverebbero dalle foreste bensì dalle aree a pascolo e savana del sud est del paese.<br />
Altre regioni che sarebbero interessate dai cambiamenti sono l’UE, <strong>la</strong> CSI, il resto<br />
dell’America Latina, Indonesia e Malesia. In queste regioni, a causa del<strong>la</strong> minore e<strong>la</strong>sticità<br />
di disponibilità del<strong>la</strong> terra, l’effetto sarebbe comunque limitato. Il modello scompone<br />
inoltre l’aumento del<strong>la</strong> produzione tra incremento del<strong>la</strong> su<strong>per</strong>ficie e delle rese. I risultati<br />
si differenziano in re<strong>la</strong>zione ai prodotti: nel caso del<strong>la</strong> colza l’aumento delle rese <strong>per</strong> una<br />
maggiore intensivizzazione incide <strong>per</strong> un terzo mentre nel caso del frumento l’aumento<br />
del<strong>la</strong> produzione è ottenuto esclusivamente attraverso un uso più intensivo dei fattori<br />
ivi compresi i fertilizzanti. Tradotti in termini di emissioni questi risultati indicherebbero<br />
un aumento nell’ordine di 107-118 milioni di tonnel<strong>la</strong>te di CO2 eq. La liberalizzazione<br />
commerciale consentirebbe all’UE di tagliare le proprie emissioni ma aumenterebbero<br />
quelle di Brasile e CSI. Il bi<strong>la</strong>ncio finale sarebbe comunque <strong>la</strong>rgamente positivo (- 21milioni<br />
di tonnel<strong>la</strong>te <strong>per</strong> anno nello scenario con liberalizzazione).<br />
Considerando le singole colture, il modello calco<strong>la</strong> le più efficienti in termini di<br />
riduzione delle emissioni, che risultano essere <strong>la</strong> canna da zucchero <strong>per</strong> l’etanolo e l’olio<br />
di palma <strong>per</strong> il biodiesel, quest’ultimo sia <strong>per</strong> l’alta resa in olio che <strong>per</strong> <strong>la</strong> produzione di<br />
sottoprodotti.<br />
<strong>Le</strong> stime effettuate con il modello consentono, infine, di evidenziare che all’aumentare<br />
del<strong>la</strong> <strong>per</strong>centuale di misce<strong>la</strong>zione obbligatoria il risparmio in termini di emissioni<br />
si riduce poiché entrano in produzione colture meno efficienti, ovvero <strong>la</strong> produzione<br />
interna di etanolo.<br />
Anche negli Stati Uniti, sia lo standard federale sui biocarburanti (RFS2) che quello<br />
californiano (California low carbon fuel standard) hanno proposto valori di default differenti<br />
riguardo al risparmio di emissioni di GHG, in re<strong>la</strong>zione al conteggio o meno degli<br />
ILUC. Data <strong>la</strong> complessità dell’argomento e l’assenza di una metodologia consolidata nel<br />
RFS2 è prevista <strong>la</strong> revisione dei valori di default nei prossimi anni.<br />
Rimane comunque a<strong>per</strong>ta anche <strong>la</strong> questione re<strong>la</strong>tiva a come debbano essere<br />
considerati quegli effetti che avvengono al di fuori del<strong>la</strong> giurisdizione del<strong>la</strong> politica, cioè<br />
al di fuori dei confini nazionali. Il fatto che, come è stato evidenziato dagli studi che hanno<br />
89
messo a confronto i modelli utilizzati nel<strong>la</strong> stima degli ILUC, i risultati siano fortemente<br />
influenzati dall’incertezza dei dati, dalle assunzioni dei modelli e dalle ipotesi di scenario,<br />
rende difficile sostenere che possa essere un singolo valore da attribuire al fattore ILUC,<br />
tale da poter costituire una base solida <strong>per</strong> decisioni <strong>politiche</strong>. La questione dell’incertezza,<br />
come si è già discusso, diventa partico<strong>la</strong>rmente problematica quando si entra nel<br />
campo delle dispute commerciali.<br />
Anche come risposta a questo tipo di problematiche sia <strong>la</strong> RED sia l’RFS cercano<br />
di stimo<strong>la</strong>re lo sviluppo di tecnologie a basso rischio di ILUC come i biocarburanti di<br />
seconda e terza generazione. Un minor rischio di ILUC si ha anche quando viene aumentata<br />
<strong>la</strong> produttività dei sistemi esistenti o quando si utilizzano terreni, ad esempio<br />
contaminati, non idonei al<strong>la</strong> produzione agrico<strong>la</strong>.<br />
9.2 Prospettive dei biocarburanti di seconda generazione<br />
Il crescente criticismo nei confronti dei biocarburanti di prima generazione,<br />
determinato sia dal<strong>la</strong> competizione food-fuel, sia dal<strong>la</strong> necessità di trovare tecnologie<br />
più efficienti dal punto di vista del<strong>la</strong> riduzione delle emissioni, ha determinato<br />
un crescente interesse – sia a livello del<strong>la</strong> ricerca che delle <strong>politiche</strong> – verso<br />
i cosiddetti carburanti di seconda generazione. Con questo termine ci si riferisce<br />
ai biocarburanti prodotti da cellulosa, emicellulosa o lignina. La conversione di<br />
queste sostanze in biocarburanti avviene secondo due principali modalità tecnologiche:<br />
<strong>per</strong> via biochimica con un processo che sfrutta l’idrolisi enzimatica del materiale<br />
ligneo cellulosico ad o<strong>per</strong>a di enzimi che trasformano <strong>la</strong> lignina in zuccheri<br />
o <strong>per</strong> via termochimica in cui <strong>la</strong> materia prima viene gassificata ad alta tem<strong>per</strong>atura<br />
producendo un gas sintetico che viene poi trasformato in carburante (tab 9.3).<br />
Tabel<strong>la</strong> 9.3 - C<strong>la</strong>ssificazione dei biocarburanti di seconda generazione da ligneocellulosa<br />
90<br />
Categoria di biocarburante Biocarburante specifico Processo produttivo<br />
Bioetanolo Etanolo da cellulosa Idrolisi e fermentazione enzimatica<br />
Biocarburante sintetico<br />
BTL<br />
Biodiesel Fischer- Tropsch<br />
Biometanolo<br />
Alcol pesanti (biobutanolo)<br />
Gasificazione e sintesi<br />
Metano Gas naturale bio-sintetico Gasificazione e sintesi<br />
Bioidrogeno Idrogeno<br />
Fonte: IEA, 2010<br />
Gasificazione e sintesi<br />
processi biologici
<strong>Le</strong> poLitiche <strong>per</strong> La <strong>promozione</strong> deLL’energia rinnovabi<strong>Le</strong><br />
La materia prima <strong>per</strong> <strong>la</strong> produzione di biocarburanti di seconda generazione<br />
– biomassa ligneo-cellulosica – può derivare da coltivazioni dedicate o da residui. <strong>Le</strong><br />
coltivazioni includono specie arboree come il pioppo, il salice, <strong>la</strong> robinia, l’eucalipto<br />
e specie erbacee quali miscanthus, switchgrass, sorgo. Vantaggi potenziali di queste<br />
colture sono l’apporto in sostanza organica del suolo e il contributo al<strong>la</strong> riduzione<br />
dell’erosione nonché <strong>la</strong> possibilità di essere coltivate su suoli degradati. Per contro<br />
alcune richiedono significativi apporti di acqua mentre altre possono essere invasive<br />
a scapito delle colture native e quindi avere un impatto negativo in termini di<br />
biodiversità. Così come <strong>per</strong> <strong>la</strong> biomassa di prima generazione, nel caso di colture<br />
dedicate vanno considerato gli effetti indiretti sull’uso dei suoli.<br />
I residui sono c<strong>la</strong>ssificati in primari quando derivano direttamente dall’attività<br />
agrico<strong>la</strong> o forestale, secondari quando costituiscono il sottoprodotto dell’attività di<br />
trasformazione e terziari quando derivano dal consumo finale come i residui solidi<br />
urbani. Trattandosi di residui non competono con le produzioni agricole, eccezion<br />
fatta <strong>per</strong> quelli che sono utilizzati anche <strong>per</strong> l’alimentazione del bestiame. La raccolta<br />
dei residui forestali può contribuire a rendere più sostenibile dal punto di vista<br />
economico e ambientale <strong>la</strong> gestione dei boschi. L’utilizzazione dei residui a scopo<br />
energetico non riguarda solo <strong>la</strong> produzione di biocarburanti essendo in competizione<br />
con l’utilizzazione alternativa <strong>per</strong> <strong>la</strong> produzione di calore ed elettricità. Considerando<br />
che <strong>la</strong> bruciatura dei residui delle coltivazioni è stata vietata <strong>per</strong> motivi ambientali, <strong>la</strong><br />
loro raccolta funzionale all’utilizzazione energetica compensa parzialmente il costo<br />
del<strong>la</strong> loro rimozione dal campo. Anche nel caso dei residui delle coltivazioni, a causa<br />
del<strong>la</strong> bassa densità, il costo di trasporto rimane elevato.<br />
Dal punto di vista delle <strong>politiche</strong>, <strong>la</strong> maggiore domanda di biocarburanti di<br />
seconda generazione deriva dall’RFS degli Stati Uniti in base al quale è richiesto che,<br />
nel 2022, si raggiunga un consumo di 60,6 miliardi di litri l’anno. Gli Stati Uniti hanno<br />
<strong>per</strong>ò considerato anche l’etanolo prodotto dal<strong>la</strong> canna da zucchero in Brasile tra i<br />
biocarburanti avanzati facilitando in questo modo il raggiungimento dell’obiettivo.<br />
La direttiva europea, invece, non ha fissato un target quantitativo, ma fornisce un<br />
incentivo indiretto quando stabilisce che i biocarburanti di seconda generazione vengano<br />
contabilizzati due volte rispetto all’obiettivo di misce<strong>la</strong>zione.Secondo gli ultimi<br />
dati del<strong>la</strong> Commissione Europea (CE, 2011) nel 2009 sono stati consumati nell’UE<br />
810 ktoe di biodiesel prodotto da oli di scarto e 114 ktoe prodotti da materiale ligneocellulosico,<br />
pari al 9% del<strong>la</strong> produzione totale di biofuel dell’UE. Come si è visto in<br />
precedenza, i paesi membri dell’Unione prevedono l’utilizzazione di 1239 ktoe di biodiesel<br />
di nuova generazione a fronte di 583 ktoe di etanolo da ligneocellulosa, stando<br />
a quanto dichiarato nei piani di azione nazionali.<br />
91
92<br />
Ad oggi attuale i biocarburanti di seconda generazione non sono ancora<br />
prodotti commercialmente su <strong>la</strong>rga sca<strong>la</strong> ma numerose attività di ricerca e pro-<br />
getti pilota sono in corso in Nord America, Europa, Brasile, Cina, India e Tai<strong>la</strong>ndia.<br />
Secondo le stime dell’IEA (2010), allo stato attuale dal 10% dei residui agricoli e<br />
forestali potrebbero essere prodotti biocarburanti di seconda generazione tali da<br />
soddisfare il 4,2 – 6% del<strong>la</strong> domanda corrente di carburanti nel settore dei trasporti.<br />
Nel<strong>la</strong> tabel<strong>la</strong> 9.4 è descritto in modo sintetico lo stato di avanzamento delle<br />
tecnologie <strong>per</strong> <strong>la</strong> produzione dei principali biocarburanti.<br />
Tabel<strong>la</strong> 9.4 - Stato di avanzamento delle tecnologie <strong>per</strong> <strong>la</strong> produzione di biocarburanti<br />
Avanzati Convenzionali<br />
Stato<br />
avanzamento<br />
Biocarburante<br />
Ricerca<br />
di base<br />
progetti<br />
dimostrativi<br />
prima<br />
commercializzazione<br />
commerciale<br />
Etanolo<br />
Etanolo da<br />
cellulosa<br />
Etanolo da canna<br />
da zucchero e da<br />
cereali<br />
Biodiesel da microalghe BtL diesel Oli vegetali idro-trattati<br />
da transesterificazione<br />
Altri biocarburanti<br />
o additivi<br />
Nuovi (es. furanici)<br />
Biobutanolo, DME,<br />
fuel basati su<br />
pirolisi<br />
Metanolo<br />
Biometano Bio SG<br />
Biogas da digestione<br />
anaerobica<br />
Idrogeno<br />
gassificazione<br />
senza reforming e<br />
altre tecnologie<br />
reforming del<br />
biogas<br />
Fonte: IEA, 2011<br />
Nel definire il potenziale produttivo di biomassa <strong>per</strong> <strong>la</strong> produzione di biocarburante<br />
di seconda generazione è necessario tener conto di considerazioni re<strong>la</strong>tive<br />
al<strong>la</strong> sostenibilità economica e ambientale di tali produzioni e quindi di fattori<br />
che includono <strong>la</strong> resa in etanolo, <strong>la</strong> disponibilità locale, l’impatto ambientale, <strong>la</strong><br />
competizione con le produzioni agricole, i costi di trasporto. La tabel<strong>la</strong> 9.5 riporta<br />
le rese annuali in etanolo calco<strong>la</strong>te sul<strong>la</strong> base dei dati sulle rese forniti dall’USDA<br />
(Cheng, Timilsina, 2010). <strong>Le</strong> rese più alte vengono raggiunte dalle colture erbacee<br />
come switchgrass e mischantus. <strong>Le</strong> rese sarebbero inferiori a quelle illustrate se<br />
tali colture fossero coltivate su terreni marginali con un minore utilizzo di acqua
<strong>Le</strong> poLitiche <strong>per</strong> La <strong>promozione</strong> deLL’energia rinnovabi<strong>Le</strong><br />
e fertilizzanti. Uno svantaggio rispetto alle colture legnose è <strong>la</strong> bassa densità che<br />
porta a un aumento dei costi di trasporto.<br />
Tabel<strong>la</strong> 9.5 - Rese in etanolo <strong>per</strong> tonnel<strong>la</strong>ta di sostanza secca e <strong>per</strong> ettaro del<strong>la</strong><br />
materia prima lignocellulosica<br />
<strong>Le</strong>gnosa<br />
Erbacea<br />
Residui agricoli<br />
Fonte: USDA<br />
Materia prima<br />
etanolo/sostanza<br />
secca<br />
lt/tonn<br />
sostanza secca/<br />
ettaro<br />
tonn/ha/anno<br />
etanolo/ettaro<br />
pioppo 360 2-2,6 495<br />
pino 345 1,2 – 1,6 483<br />
switchgrass 310 2,6 - 6 1302<br />
miscanto 305 2,6 - 6 1281<br />
gramigna 300 2,6 - 4 960<br />
paglia di mais 345 1,2 -2 552<br />
paglia di grano 333 0,4 – 1,2 266<br />
paglia di riso 335 1,2 – 1,6 469<br />
Affinché <strong>la</strong> produzione avvenga a costi competitivi, occorrono cospicui investimenti<br />
in infrastrutture che, a loro volta, richiedono approvvigionamenti costanti<br />
di rilevanti quantità di biomassa. La logistica si presenta quindi come un fattore<br />
vitale ma al tempo stesso problematico <strong>la</strong>ddove <strong>la</strong> proprietà fondiaria è frammentata.<br />
I costi o<strong>per</strong>ativi sono difficili da stabilire data l’assenza di mercati ben sviluppati.<br />
Gli impianti industriali di trasformazione del<strong>la</strong> biomassa ligneo-cellulosica richiedono<br />
investimenti maggiori rispetto a quelli <strong>per</strong> <strong>la</strong> produzione di biocarburanti<br />
di prima generazione. I costi di investimento <strong>per</strong> un impianto da 50-150 Ml/anno<br />
sono stimati (IEA, 2009) nell’ordine di 125-250 milioni di dol<strong>la</strong>ri, circa dieci volte<br />
un impianto di prima generazione del<strong>la</strong> stessa capacità. Differenze sostanziali<br />
nei costi si riscontrano riguardo al<strong>la</strong> complessità dell’impianto e al<strong>la</strong> efficienza di<br />
conversione. Riguardo al costo del<strong>la</strong> biomassa si assume che questo cresca con<br />
<strong>la</strong> sca<strong>la</strong> dell’impianto a causa dei maggiori oneri derivanti dal trasporto e dal<strong>la</strong><br />
logistica. I costi sono anche influenzati dal tipo di materia prima in re<strong>la</strong>zione al<strong>la</strong><br />
sua densità e grado di idratazione. La competitività economica nei confronti dei<br />
combustibili fossili è, ovviamente, determinata dal prezzo del petrolio e, secondo i<br />
calcoli dell’IEA, al prezzo di 60 dol<strong>la</strong>ri barile il costo di produzione dei biocarburanti<br />
di seconda generazione è più alto sia del prezzo del costo del<strong>la</strong> benzina (2,1:1) che<br />
dell’etanolo di prima generazione anche se inferiore al biodiesel prodotto dal<strong>la</strong><br />
93
colza. L’IEA stima che il costo di produzione dell’etanolo da ligneo - cellulosa dovrebbe<br />
eguagliare quello dell’etanolo da canna da zucchero nel 2030.<br />
Un altro importante segmento del<strong>la</strong> ricerca su biocarburanti di nuova generazione<br />
riguarda le alghe. Queste producono circa 15 volte <strong>la</strong> quantità di olio <strong>per</strong><br />
unità di su<strong>per</strong>ficie rispetto alle colture tradizionali e possono crescere anche in<br />
acque sa<strong>la</strong>te o contaminate. Hanno una crescita molto rapida che aumenta all’aumentare<br />
del<strong>la</strong> disponibilità di anidride carbonica, consentendo un’elevata riduzione<br />
delle emissioni. Allo stato attuale, tuttavia, l’estrazione dell’olio dalle alghe è<br />
ancora molto costosa.<br />
La maggiore complessità tecnologica dei biocarburanti di nuova generazione<br />
fa sì che <strong>la</strong> ricerca sia stia muovendo su un tracciato analogo a quello<br />
delle biotecnologie con una crescente attenzione al<strong>la</strong> protezione del<strong>la</strong> proprietà<br />
intellettuale e un forte coinvolgimento del settore privato. Negli Usa nel <strong>per</strong>iodo<br />
2002-2007, grazie ad un enorme sforzo di ricerca da parte del settore pubblico e<br />
privato, sono stati registrati 2796 brevetti. Anche in Europa lo sviluppo dei brevetti<br />
nel settore delle energie rinnovabili e delle tecnologie <strong>per</strong> il risparmio energetico<br />
dei veicoli si è evoluto a un tasso su<strong>per</strong>iore rispetto al numero totale dei brevetti.<br />
94
Capitolo X<br />
concLUsioni<br />
<strong>Le</strong> poLitiche <strong>per</strong> La <strong>promozione</strong> deLL’energia rinnovabi<strong>Le</strong><br />
Per ridurre <strong>la</strong> dipendenza dal petrolio e, al tempo stesso, diminuire il livello<br />
di emissioni di gas ad effetto serra nel settore dei trasporti, l’Unione Europea – così<br />
come molti altri paesi tra cui soprattutto gli Stati Uniti – ha stabilito un ambizioso<br />
obiettivo che prevede l’utilizzazione entro il 2020 del 10% di biocarburanti nel settore<br />
dei trasporti.<br />
Al<strong>la</strong> misce<strong>la</strong>zione obbligatoria, nell’Ue come in altri paesi, si affiancano altri<br />
strumenti che ricadono nell’ambito del<strong>la</strong> politica energetica, fiscale e agrico<strong>la</strong><br />
che stanno contribuendo a modificare l’assetto del<strong>la</strong> produzione, del consumo e del<br />
commercio internazionale di biocarburanti. Dal quadro delineato in questo rapporto<br />
emerge che tali strumenti non agiscono in modo del tutto coerente. <strong>Le</strong> ragioni di<br />
ciò vanno ricercate nel<strong>la</strong> complessità di questo settore che è caratterizzato dal<strong>la</strong><br />
separazione tra i luoghi di produzione e di consumo, i primi concentrati prevalentemente<br />
nell’Unione Europea e negli Stati Uniti, i secondi nell’America Latina e in altri<br />
paesi in via di sviluppo del sud est asiatico; dal<strong>la</strong> numerosità degli attori legata al<strong>la</strong><br />
complessità del<strong>la</strong> filiera che va dalle compagnie petrolifere e dall’industria automobilistica<br />
ai settori dell’industria del<strong>la</strong> distil<strong>la</strong>zione e del<strong>la</strong> trasformazione degli oli<br />
vegetali, fino agli agricoltori produttori del<strong>la</strong> materia prima; al<strong>la</strong> complessità degli<br />
scenari tecnologici che <strong>la</strong>sciano intravedere un futuro basato su nuove tecnologie e<br />
a maggiore efficienza energetica e ambientale ma con orizzonti temporali e costi di<br />
produzione ancora non definiti.<br />
La produzione europea di biodiesel ha su<strong>per</strong>ato le 9000 mi<strong>la</strong> tonnel<strong>la</strong>te a cui<br />
se ne aggiungono oltre 3500 mi<strong>la</strong> di etanolo ed è fortemente concentrata in tre paesi,<br />
Germania, Francia e Spagna. La capacità produttiva instal<strong>la</strong>ta ammonta, nell’UE a<br />
21 milioni di tonnel<strong>la</strong>te <strong>per</strong> il biodiesel e 7 milioni di litri <strong>per</strong> l’etanolo ma risulta fortemente<br />
sottoutilizzata. Il basso livello di utilizzazione degli impianti è determinato<br />
da tre ordini di fattori che sono stati analizzati nel rapporto: <strong>la</strong> concorrenza delle<br />
importazioni che in alcuni casi sembrano essere sostenute da sussidi all’esportazione<br />
attualmente oggetto di controversie, <strong>la</strong> non stabilità del quadro normativo e,<br />
in partico<strong>la</strong>re, degli incentivi fiscali e, infine, <strong>la</strong> decisione di alcuni paesi di ridurre<br />
95
il proprio tasso obiettivo di misce<strong>la</strong>zione originariamente fissato a livelli su<strong>per</strong>iori<br />
rispetto a quello del<strong>la</strong> direttiva europea.<br />
Dall’analisi svolta nel rapporto emerge che due paesi, Germania e Francia,<br />
detengono oltre il 50% dei consumi di biocarburante comunitari a fronte di una quota<br />
del 30% sui consumi complessivi di carburanti nel settore dei trasporti nell’UE. In<br />
partico<strong>la</strong>re questi due paesi hanno quote decisamente più elevate di altri paesi come<br />
il Regno Unito, l’Italia e <strong>la</strong> Spagna con quote comparabili di consumi di carburanti in<br />
termini assoluti. Tali differenze sono in parte dovute a diversi approcci adottati nelle<br />
<strong>politiche</strong> dai singoli paesi, pur nel quadro comune costituito dal<strong>la</strong> rego<strong>la</strong>mentazione<br />
europea. Complessivamente è stato possibile misurare in circa 3600 milioni di euro<br />
<strong>per</strong> l’UE l’entità del sostegno, erogato sotto forma di agevo<strong>la</strong>zione fiscale, e che risulta<br />
partico<strong>la</strong>rmente elevato in termini unitari nel Regno Unito e in Francia mentre<br />
l’Italia si colloca all’ultimo posto.<br />
La rassegna degli studi prodotti dai maggiori centri di ricerca a livello internazionale,<br />
<strong>per</strong> analizzare l’impatto delle <strong>politiche</strong> adottate <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>promozione</strong> del<strong>la</strong><br />
produzione e del consumo di biocarburanti consente di concludere che, nonostante<br />
le diversità negli approcci e nelle assunzioni di base, i modelli concordano sostanzialmente<br />
sugli effetti delle <strong>politiche</strong> adottate nel settore dei biocarburanti nei principali<br />
paesi, evidenziandone <strong>la</strong> stretta corre<strong>la</strong>zione con il settore agricolo. Gli effetti<br />
previsti <strong>per</strong> il prossimo futuro possono essere riassunti nei seguenti punti:<br />
• forte aumento del<strong>la</strong> produzione di etanolo e biodiesel nell’UE;<br />
• conferma del<strong>la</strong> posizione dell’UE come esportatore netto di grano anche se le<br />
esportazioni diminuiscono;<br />
• impatto limitato sul<strong>la</strong> zootecnia;<br />
• aumento dei prezzi mondiali dei biocarburanti <strong>per</strong> effetto del<strong>la</strong> maggiore domanda<br />
europea;<br />
• aumento dei prezzi mondiali re<strong>la</strong>tivamente maggiore <strong>per</strong> il biodiesel rispetto<br />
all’etanolo;<br />
• rafforzamento del ruolo del Brasile e come paese esportatore di etanolo;<br />
• rafforzamento del peso degli Stati Uniti come paese esportatore di biodiesel;<br />
• significativi cambiamenti nel<strong>la</strong> distribuzione dell’area a cereali nell’UE che<br />
si dislocherebbe dall’Europa centrale verso le regioni nord-orientali, nordoccidentale<br />
e verso le regioni meridionali.<br />
La crescita a livello internazionale del<strong>la</strong> produzione e del commercio di biocarburanti<br />
ha stimo<strong>la</strong>to un acceso dibattito sul<strong>la</strong> loro sostenibilità a livello ambientale<br />
e sociale. In partico<strong>la</strong>re, <strong>la</strong> sostenibilità ambientale riguarda, da un <strong>la</strong>to,<br />
<strong>la</strong> valutazione dell’effetto del<strong>la</strong> sostituzione del combustibile fossile con il biocar-<br />
96
<strong>Le</strong> poLitiche <strong>per</strong> La <strong>promozione</strong> deLL’energia rinnovabi<strong>Le</strong><br />
burante in termini di risparmio energetico e riduzione delle emissioni e, dall’altro,<br />
l’effetto ambientale del processo produttivo del<strong>la</strong> materia prima. La competizione<br />
tra produzioni alimentari ed energetiche è invece al<strong>la</strong> base del<strong>la</strong> problematica<br />
concernente <strong>la</strong> sostenibilità sociale del<strong>la</strong> produzione di biocarburanti. Nel<br />
rapporto si è proceduto ad una rassegna delle più importanti iniziative in atto allo<br />
scopo di definire ed attuare sistemi di certificazione re<strong>la</strong>tivi al<strong>la</strong> sostenibilità e che<br />
riguardano sistemi pubblici, privati e misti. Tali sistemi sono una delle possibili<br />
risposte con cui imprese e policy makers sop<strong>per</strong>iscono ai fallimenti del mercato<br />
rappresentati dal<strong>la</strong> presenza di esternalità negative – problemi ambientali o sociali<br />
legati al processo di produzione – e di asimmetria informativa cioè l’impossibilità<br />
<strong>per</strong> l’utilizzatore finale di avere direttamente informazioni in proposito. Se da un<br />
<strong>la</strong>to lo sviluppo di un sistema di certificazione <strong>per</strong> i biocarburanti è un passo importante<br />
nel<strong>la</strong> direzione del<strong>la</strong> creazione di un commercio sostenibile di biomassa,<br />
dall’altro esso s’intreccia con il dibattito sugli effetti sul commercio internazionale<br />
di tali standard e al<strong>la</strong> creazione di barriere non tariffarie, in virtù soprattutto del<strong>la</strong><br />
capacità o meno dei paesi in via di sviluppo di partecipare al<strong>la</strong> loro definizione e/o<br />
adeguarsi al<strong>la</strong> loro implementazione. Re<strong>la</strong>tivamente al<strong>la</strong> direttiva europea, si è<br />
evidenziato nel rapporto come <strong>la</strong> sua compatibilità con le regole del WTO, sia legata<br />
all’evidenza scientifica a supporto dei criteri di sostenibilità adottati. In questo<br />
senso, <strong>la</strong> maggiore debolezza sembrerebbe riguardare le metodologie <strong>per</strong> <strong>la</strong> valutazione<br />
del<strong>la</strong> riduzione delle emissioni, che facendo riferimento a valori stimati, risulta<br />
sensibile ai dati utilizzati e alle ipotesi assunte nel<strong>la</strong> costruzione dei modelli.<br />
La minaccia di azioni legali nell’ambito del WTO è già stata sollevata da Indonesia<br />
e Malesia con riferimento ai valori utilizzati nel<strong>la</strong> direttiva. L’armonizzazione dei<br />
sistemi di certificazione del<strong>la</strong> biomassa è quindi un importante questione sul tappeto,<br />
onde consentire che non si creino barriere commerciali e che <strong>la</strong> frammentazione<br />
dei mercati non crei costi addizionali <strong>per</strong> i produttori e i consumatori. La<br />
certificazione di sostenibilità può anche diventare una chiave <strong>per</strong> i produttori <strong>per</strong><br />
l’accesso a nuovi mercati.<br />
Infine il rapporto ha analizzato altre due questioni emergenti e che saranno<br />
decisive <strong>per</strong> il futuro del settore. La prima riguarda gli effetti indiretti del cambiamento<br />
nell’uso dei suoli indotta dal<strong>la</strong> coltivazione del<strong>la</strong> materia prima <strong>per</strong> <strong>la</strong> produzione<br />
di biocarburanti. L’analisi dei Piani Nazionali di Azione <strong>per</strong> l’Energia Rinnovabile<br />
fa prevedere un’utilizzazione di biocarburanti nel 2020 di circa 30 Mtep pari al<br />
9,6% del consumo di energia previsto nel 2020, con un incremento considerevole<br />
rispetto ai livelli attuali, e <strong>per</strong> il 92%, fornita da biocarburanti di prima generazione,<br />
provenienti <strong>per</strong> circa il 50% in media da importazioni. Studi specifici evidenziano che<br />
97
le maggiori variazioni di su<strong>per</strong>ficie si avrebbero in Brasile <strong>per</strong> effetto sia dell’aumento<br />
del<strong>la</strong> domanda di etanolo e di semi oleosi (soia) che dell’e<strong>la</strong>sticità elevata nel<strong>la</strong><br />
disponibilità di terra in questo paese. <strong>Le</strong> nuove su<strong>per</strong>fici non deriverebbero dalle<br />
foreste bensì dalle aree a pascolo e savana del sud est del paese. Altre regioni che<br />
sarebbero interessate dai cambiamenti sono l’UE, <strong>la</strong> CSI, il resto dell’America Latina,<br />
Indonesia e Malesia dove, a causa del<strong>la</strong> minore e<strong>la</strong>sticità di disponibilità del<strong>la</strong> terra,<br />
l’effetto sarebbe comunque limitato. Un altro risultato importante è il fatto che,<br />
all’aumentare del<strong>la</strong> <strong>per</strong>centuale di misce<strong>la</strong>zione obbligatoria, il risparmio in termini<br />
di emissioni si riduce poiché entrano in produzione colture meno efficienti.<br />
Secondo lo scenario tracciato dall’IEA (2011), i biocarburanti potrebbero contribuire<br />
in modo sostanziale al<strong>la</strong> riduzione delle emissioni aumentando <strong>la</strong> propria<br />
quota sull’energia utilizzata nei trasporti dall’attuale 2% al 27% nel 2050. In partico<strong>la</strong>re,<br />
dovrebbe aumentare soprattutto <strong>la</strong> sostituzione del gasolio e del kerosene<br />
con un risparmio di 2,1 Gt di anidride carbonica. Per raggiungere tali obiettivi è<br />
necessario aumentare l’efficienza del<strong>la</strong> conversione di biocarburanti tradizionali e<br />
rendere disponibili su <strong>la</strong>rga sca<strong>la</strong> quelli di nuova generazione. Inoltre, le <strong>politiche</strong><br />
dovrebbero incentivare i biocarburanti più efficienti sotto il profilo del<strong>la</strong> riduzione<br />
delle emissioni. Muovendosi in questa direzione, gli Stati Uniti hanno stabilito che il<br />
consumo di biocarburanti di seconda generazione raggiunga nel 2022 i 60,6 miliardi<br />
di litri l’anno mentre l’Ue non ha fissato un target quantitativo ma fornito un incentivo<br />
indiretto, stabilendo che i biocarburanti di seconda generazione sono contabilizzati<br />
due volte rispetto all’obiettivo di misce<strong>la</strong>zione. Ulteriori spinte potrebbero venire<br />
qualora gli incentivi finanziari fossero legato all’effettivo risparmio in termini di<br />
emissioni.Allo stato attuale, <strong>per</strong>ò, i biocarburanti di seconda generazione non sono<br />
ancora prodotti commercialmente su <strong>la</strong>rga sca<strong>la</strong> ma numerose attività di ricerca e<br />
progetti pilota sono in corso in Nord America, Europa, Brasile, Cina, India e Tai<strong>la</strong>ndia.<br />
Affinché <strong>la</strong> produzione avvenga a costi competitivi, occorrono cospicui investimenti<br />
in infrastrutture che, a loro volta, richiedono approvvigionamenti costanti di rilevanti<br />
quantità di biomassa. La logistica si presenta quindi come un fattore vitale ma al<br />
tempo stesso problematico <strong>la</strong>ddove <strong>la</strong> proprietà fondiaria è frammentata mentre i<br />
costi o<strong>per</strong>ativi sono difficili da stabilire in assenza di mercati ben sviluppati.<br />
Fondamentale rimane il ruolo del<strong>la</strong> ricerca che dovrebbe riguardare l’intera<br />
filiera produttiva, dal miglioramento delle attuali colture allo sviluppo di nuove, dal<br />
trasporto e <strong>la</strong> conversione all’utilizzazione finale. Lo sfruttamento dei residui assume<br />
un’importanza vitale <strong>per</strong> il settore al fine di accrescere l’efficienza nell’uso del<strong>la</strong><br />
biomassa e ridurre <strong>la</strong> competizione nell’uso del suolo con l’agricoltura e le foreste.<br />
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