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Prigionieri degli affitti - Scuola di Giornalismo Radio Televisivo ...

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SGRT<br />

NOTIZIE<br />

Quattro<br />

colonne QPoste Italiane S.p.A. - Spe<strong>di</strong>zione in A.P. 70% regime libero – ANNO XVI n° 7 FEBBRAIO 2008 – AUT.DR/CBPA/CENTRO1–VALIDA DAL 27/04/07<br />

Prezzi inaccessibili anche per case fatiscenti. Uno studente su tre non ha un contratto regolare<br />

<strong>Prigionieri</strong> <strong>degli</strong> <strong>affitti</strong><br />

A Perugia sempre più <strong>di</strong>fficile trovare alloggio, soprattutto per gli studenti universitari<br />

Dilagano gli “accor<strong>di</strong>” in nero. Ma ora arriva una task force per stanare i furbetti<br />

Prezzi troppo alti, canoni senza un regolare<br />

contratto, appartamenti fatiscenti. Quella<br />

del mercato <strong>degli</strong> <strong>affitti</strong> a Perugia è davvero<br />

una giungla piena <strong>di</strong> insi<strong>di</strong>e per le centinaia<br />

<strong>di</strong> studenti fuori sede che sono alla ricerca<br />

<strong>di</strong> un posto letto. Un’illegalità <strong>di</strong>ffusa a cui<br />

contribuisce la mancanza <strong>di</strong> controlli.<br />

Qualcosa però sembra muoversi. Due gli<br />

accor<strong>di</strong> stipulati a gennaio per arginare il<br />

fenomeno <strong>degli</strong> <strong>affitti</strong> in nero. Fenomeno<br />

che secondo la Guar<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Finanza fagocita<br />

almeno il 30-40% dei proventi <strong>di</strong> questo<br />

mercato.<br />

Casa dolce casa<br />

Servizi alle pagine 2 e 3<br />

La croce <strong>di</strong> chi cerca...<br />

Per uno studente fuorisede trovare casa a Perugia è<br />

come un gioco da tavola, un monopoli dove ricominciare<br />

tutto daccapo è un rischio ben calcolato.<br />

Un’o<strong>di</strong>ssea che inizia con almeno sei giorni <strong>di</strong> sali e scen<strong>di</strong><br />

nel capoluogo. Nel giro <strong>di</strong> una settimana, i tanti giovani<br />

Ulisse visitano dai 15 ai 20 appartamenti. Spesso il<br />

mobilio è vecchio e le pareti giallastre. Magari trovano un<br />

posticino in subaffitto, dove sono già in cinque ma solo tre<br />

hanno un regolare contratto. E se un ispettore del Comune<br />

bussa alla porta, nessun problema. Puoi sempre spacciarti<br />

per un ospite gra<strong>di</strong>to, ma inaspettato. Anche il contratto è<br />

uno specchietto per le allodole: chi affitta incassa dai 200<br />

ai 300 euro a posto letto, ma al fisco ne <strong>di</strong>chiara la metà.<br />

Allo stesso tempo, taciti accor<strong>di</strong> evitano agli studenti costi<br />

amministrativi e paletti per una futura rescissione.<br />

Conviene a tutti. Capita <strong>di</strong> trovare la casa <strong>di</strong> cui ci si innamora,<br />

ma con un proprietario che impone il pagamento dell’intera<br />

locazione. Allora comincia un nuovo livello, quello<br />

del “trova inquilino”. Si cerca e infine l’amico del tuo<br />

amico accetta. Poi una sera incontri un collega <strong>di</strong> corso che<br />

ha appena lasciato una stanza a 150 euro. In nero.<br />

Allora non c’è da pensarci due volte. E l’o<strong>di</strong>ssea continua.<br />

FRANCESCO P. CRISTINO<br />

...la delizia <strong>di</strong> chi trova<br />

Tutti pazzi per l’Umbria. Se Hollywood dà<br />

l’assalto alla Toscana, i vip italiani preferiscono le<br />

colline <strong>di</strong> To<strong>di</strong>. Ugualmente ver<strong>di</strong> e ricche <strong>di</strong> fascino,<br />

ma meno inflazionate <strong>di</strong> quelle del “Chiantishire”. E,<br />

come <strong>di</strong>ce il «New York Times», care la metà: comprare<br />

casa qui costa il 60 per cento in meno. Sono molti i volti<br />

noti che possiedono una villa o un casale nella regione. Da<br />

Susanna Tamaro (a Orvieto) a Iacopo Fo, che vicino a<br />

Gubbio ha fondato la sua Libera Università <strong>di</strong> Alcatraz.<br />

Da Pupi Avati a Enrico Vaime, passando per Katia<br />

Ricciarelli e Andrea De Carlo. Non mancano i politici,<br />

come Fausto Bertinotti e Franco Giordano a Massa<br />

Martana. Ci sono persino i Savoia: Emanuele Filiberto e<br />

sua moglie Clotilde, che in passato ha frequentato<br />

l’Università per Stranieri, hanno scelto la zona <strong>di</strong><br />

Umbertide. E poi Andrea Pezzi a Campello sul<br />

Clitunno, Carlo Ripa <strong>di</strong> Meana nella zona <strong>di</strong> To<strong>di</strong>. A<br />

Spello, invece, ha il suo buen retiro Francesco De Gregori,<br />

in una tenuta <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci ettari sul monte Subasio, dove produce<br />

olio e canzoni. Lorenzo Flaherty, poi, <strong>di</strong> case ne ha<br />

ben tre, a Porano, Baschi e Montecastrilli. Insomma, una<br />

vera isola (felice) dei famosi. PAOLA CERVELLI<br />

La storia<br />

FACCIO FIORIRE IL MIO QUARTIERE<br />

Tutto cominciò vent’anni fa con la <strong>di</strong>fesa <strong>di</strong> un fico spuntato tra le pietre<br />

ALESSANDRO FIORITI IN POSA SOTTO L’ALBERO DI FICO IN VIA DEL CARMINE<br />

I mestieri<br />

<strong>di</strong> una volta<br />

resistono<br />

anche oggi.<br />

Le storie<br />

<strong>di</strong> quelli<br />

che ancora<br />

ci credono<br />

LAVORI<br />

Chiamarlo al telefono non serve, né<br />

serve dargli appuntamenti; se vuoi<br />

incontrarlo lo trovi al bar Moderno<br />

<strong>di</strong> Porta Pesa. Qui per tutti, barista compresa,<br />

Sandro è un amico. Se chie<strong>di</strong> <strong>di</strong> lui<br />

ti sanno <strong>di</strong>re dov’è o dove dovrebbe<br />

essere, quando si è fatto vedere l’ultima<br />

volta e da quanto non risponde al cellulare:<br />

«Sono due giorni che ha staccato il<br />

telefono, vuol <strong>di</strong>re che non vuole scocciature.<br />

Sandro è così», <strong>di</strong>ce Fabio e<br />

subito comincia a parlare del suo grande<br />

amico: «Ha sempre fatto come gli girava<br />

ma qui intorno è amato e rispettato da<br />

tutti perché si prende cura del quartiere.<br />

Avete visto come ha abbellito con le<br />

piante via Imbriani? E il fico? Avete visto<br />

che bello il fico?».<br />

Sì, siamo qui per questo. «L’ha tirato<br />

su lui, facendolo crescere in mezzo alle<br />

pietre e a all’asfalto, provateci un po’ voi<br />

a fare una cosa del genere… è proprio un<br />

matto, quando si mette in testa una cosa<br />

puoi stare sicuro che gli riesce».<br />

SEGUE A PAG. 12<br />

Dal vino<br />

alla moda,<br />

ai prodotti<br />

tipici.<br />

I segreti<br />

delle aziende<br />

<strong>di</strong> successo<br />

della regione<br />

Il fascino<br />

oltre il confine<br />

Leonessa vuole <strong>di</strong>ventare il 93esimo comune dell’Umbria.<br />

Sarannogliabitantidella citta<strong>di</strong>na,in provincia<strong>di</strong> Rieti<br />

nel Lazio, a <strong>di</strong>re l’ultima parola su un cambiamento<br />

<strong>di</strong> regione a suo modo storico. Per la prima volta nell’Italia<br />

repubblicana, infatti, un comune chiede <strong>di</strong> essere “annesso” all’Umbria<br />

e non era mai successo che si provasse ad abbandonare<br />

il Lazio. La giunta guidata dal sindaco Alfredo Rauco,<br />

spalleggiata anche dal voto unanime del consiglio comunale, ha già<br />

deciso: sarà la popolazione, come previsto dall’articolo 132 della<br />

Costituzione, a scegliere attraverso un referendum a quale regione<br />

appartenere. Ancora non è stata scelta una data ma le pratiche<br />

sono già in Cassazione ed è questione <strong>di</strong> settimane.<br />

In principio fu San Michele al Tagliamento. Quasi do<strong>di</strong>cimila<br />

abitanti: questo comune del Veneto tentò la “fuga”<br />

dalla provincia <strong>di</strong> Venezia per approdare in quella <strong>di</strong><br />

Pordenone nel<br />

Friuli – Venezia<br />

Giulia. Era<br />

il 30 maggio del<br />

2005, ma il referendum<br />

non<br />

riuscì a superare<br />

il primo scoglio,<br />

quello del<br />

Vengo anch’io<br />

quorum dei partecipanti, e il tentativo si arenò al 44.5% <strong>degli</strong><br />

aventi <strong>di</strong>ritto al voto. Un risultato negativo che, però, non<br />

scoraggiò Lamon, Gruaro, Maiolo e gli altri comuni che giocarono<br />

la carta della consultazione popolare. In totale 34,<br />

il più celebre dei quali è senza dubbio Cortina d’Ampezzo,<br />

che il 29 ottobre 2007 decise <strong>di</strong> lasciare il Veneto per il<br />

Trentino Alto A<strong>di</strong>ge.<br />

Molteplici i motivi alla base <strong>di</strong> queste richieste. Dalla<br />

scarsa praticità <strong>di</strong> alcuni confini al fascino irrinunciabile delle<br />

ampie autonomie <strong>di</strong> cui godono le Regioni a Statuto speciale.<br />

Francesco Frattolin, coor<strong>di</strong>natore dell’Unione Comuni<br />

italiani per cambiare regione parla <strong>di</strong> «motivi <strong>di</strong> stomaco,<br />

legati a confini che sono il retaggio <strong>di</strong> guerre e che non tengono<br />

conto delle esigenze dei citta<strong>di</strong>ni». Sono però i motivi<br />

<strong>di</strong> convenienza economica quelli che sembrano animare la<br />

maggior parte dei comuni in cerca <strong>di</strong> una nuova collocazione.<br />

Le Regioni a Statuto speciale, con il loro regime fiscale<br />

vantaggioso, rappresentano, infatti, la meta più ambita dalle<br />

amministrazioni. Non è però questo il caso <strong>di</strong> Leonessa.<br />

«La goccia che ha fatto traboccare il vaso – spiega il sindaco<br />

Rauco – è il mancato accordo dato dalla giunta Marrazzo<br />

alla realizzazione <strong>degli</strong> impianti sul Terminillo. Un<br />

investimento totalmente privato da 56 milioni <strong>di</strong> euro». Dopo<br />

il sì dell’allora governatore Storace, infatti, la nuova giunta<br />

ha scelto un’interpretazione più rigorosa della normativa<br />

sulla tutela ambientale, che, <strong>di</strong> fatto, ha bloccato il progetto.<br />

«Il cambio <strong>di</strong> Regione è però un’esigenza che arriva dagli<br />

abitanti <strong>di</strong> Leonessa, stufi <strong>di</strong> essere trattati come citta<strong>di</strong>ni<br />

<strong>di</strong> serie B. Terni o Perugia? Lo decideremo dopo aver parlato<br />

con la presidente Lorenzetti».<br />

Servizio a pag.10 Servizio a pag. 9<br />

Servizio a pag. 12<br />

ERIKA BAGLIVO E ROBERTO VICARETTI<br />

ECCELLENZE TRADIZIONI<br />

Rievocazioni<br />

storiche<br />

e processioni<br />

in costume.<br />

I borghi<br />

dell’Umbria<br />

si preparano<br />

alla Pasqua<br />

LEONESSA<br />

UMBRIA<br />

VOTERÀ PER L’INGRESSO IN


2 PRIMO PIANO<br />

Nuovi accor<strong>di</strong> tra A<strong>di</strong>su, Agenzia delle entrate e sindacato <strong>degli</strong> inquilini per far emergere gli irregolari<br />

Guerra agli <strong>affitti</strong> in nero<br />

Il 24% <strong>degli</strong> studenti fuori sede è senza contratto. A Perugia nel 2006 il 53% dei locatori non era a norma<br />

Guerra aperta agli <strong>affitti</strong> in nero. E non solo<br />

a settembre, poco prima che inizi l’anno accademico,<br />

quando la situazione <strong>degli</strong> studenti<br />

universitari riempie pagine <strong>di</strong> giornali e servizi<br />

tv. In quei mesi l’esercito <strong>di</strong> matricole che invade le<br />

città universitarie risveglia la preoccupazione generale:<br />

prezzi troppo alti, contratti-chimera, spese eccessive<br />

e <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> trovare una sistemazione sembrano<br />

una priorità globale. Poi il problema finisce rapidamente<br />

nel <strong>di</strong>menticatoio. Ed è un errore: con la riforma<br />

universitaria tra sessioni <strong>di</strong> laurea spalmate lungo<br />

tutto l’anno e lauree magistrali che iniziano nel secondo<br />

semestre il ricambio <strong>di</strong> studenti fuori sede in<br />

cerca <strong>di</strong> sistemazione sembra non avere pause.<br />

Il 24% <strong>degli</strong> studenti universitari fuorisede, infatti,<br />

è “in nero”. Mentre ben il 10% è in subaffitto. Uno<br />

studente su tre, quin<strong>di</strong>, non è in regola, secondo i dati<br />

<strong>di</strong> una ricerca nazionale commissionata lo scorso settembre<br />

dal portale Studenti.it, un sito web <strong>di</strong> servizi e<br />

informazioni per universitari. Una questione innanzitutto<br />

culturale: in Italia non esiste un sistema universitario<br />

<strong>di</strong> college e residence in grado <strong>di</strong> rispondere alle<br />

esigenze del corpo studentesco. Secondo il “Rapporto<br />

sulle tendenze e le prospettive del mercato im-<br />

mobiliare”, realizzato da<br />

“<br />

Eurispes, in tutta Italia gli<br />

alloggi universitari coprono<br />

appena l’1,9% della popolazione<br />

studentesca totale<br />

(1.731.276 iscritti nel<br />

2003, anno a cui si riferiscono<br />

gli ultimi dati <strong>di</strong>sponibili).<br />

Solo il 2% <strong>degli</strong> studenti, infatti, vive in residence<br />

universitari. E non sorprende che non ci sia verso<br />

<strong>di</strong> cambiare questa tendenza: l’esercito <strong>di</strong> fuori sede è<br />

una risorsa troppo ghiotta da sfruttare. Proprio come<br />

avviene in Umbria, dove sono <strong>di</strong>sponibili 11.440 posti<br />

letto per più <strong>di</strong> 12.204 fuori sede. È evidente come<br />

questa situazione favorisca l’illegalità e la ricerca <strong>di</strong><br />

soluzioni “furbe”. E non si tratta solo <strong>di</strong> evasori totali,<br />

ovvero <strong>di</strong> chi non registra alcun contratto, ma anche<br />

<strong>di</strong> chi <strong>di</strong>chiara importi inferiori a quelli effettivamente<br />

percepiti o chi nasconde al fisco il secondo, il terzo<br />

o il quarto inquilino, che poi, in caso <strong>di</strong> controlli,<br />

vengono fatti passare per ospiti<br />

momentanei.<br />

Un appartamento<br />

al centro della città<br />

rende il 3,8%<br />

se affittato<br />

a studenti<br />

Cercano stanze. Un letto, un bagno un tavolo per<br />

stu<strong>di</strong>are. Una casa tutta per sé è un lusso che il<br />

90% <strong>degli</strong> universitari fuori sede non può permettersi.<br />

Al massimo puntano su camere singole, ma<br />

tanti non <strong>di</strong>sdegnano stanze da <strong>di</strong>videre con uno o due<br />

sconosciuti. Sono abbastanza comuni le richieste abitative<br />

<strong>degli</strong> studenti che si presentano allo sportello “Informagiovani”,<br />

il servizio creato dal comune <strong>di</strong> Perugia<br />

per aiutare ragazze e ragazzi ad orientarsi in città tra università<br />

e lavoro. «Spesso sono studenti stranieri – <strong>di</strong>ce<br />

una delle operatrici allo sportello – che hanno vinto una<br />

borsa Erasmus e chiamano dall’estero per avere la certezza<br />

<strong>di</strong> avere un letto una volta<br />

arrivati in città. Ma noi sconsigliamo<br />

<strong>di</strong> affittare una<br />

casa per telefono: spesso<br />

ci capitano giovani che<br />

una volta arrivati non<br />

hanno trovato quello che<br />

era stato promesso loro».<br />

Che fare allora? «Meglio venire<br />

<strong>di</strong>rettamente a Perugia, sta-<br />

Contratti in nero,<br />

appartamenti in pessime<br />

con<strong>di</strong>zioni, poche<br />

garanzie. Il tutto si aggiunge<br />

a prezzi sempre<br />

più cari: in 6 anni, secondo<br />

le associazioni<br />

dei consumatori Adoc,<br />

Adusbef e Codacons,<br />

il prezzo me<strong>di</strong>o <strong>degli</strong><br />

<strong>affitti</strong> è quasi raddoppiato<br />

(+84%). Certo,<br />

le città più care restano<br />

Milano e Roma. Nel<br />

capoluogo lombardo<br />

un posto letto in doppia<br />

arriva a costare, in<br />

alcune zone, 375 euro,<br />

mentre nella Capitale<br />

tocca ad<strong>di</strong>rittura i 400<br />

euro. Per non parlare<br />

delle stanze singole.<br />

Ma anche Perugia<br />

non scherza, come raccontiamo nel nostro viaggio nei<br />

quartieri “cal<strong>di</strong>” della città, quelli più vicini<br />

alle Facoltà (ve<strong>di</strong> pagina 3). Una singola<br />

nel capoluogo umbro viaggia dai<br />

160 ai 400 euro. Va un po’ meglio se si<br />

con<strong>di</strong>vide la stanza con altri studenti:<br />

una doppia viaggia tra i 150 e i 220.<br />

”<br />

Insomma, una casa in zona universitaria<br />

vale un tesoro. Secondo una ricerca<br />

dell’ufficio stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Tecnocasa, una delle principali<br />

agenzie immobiliari, «il mercato <strong>degli</strong> <strong>affitti</strong> in<br />

Italia lancia segnali <strong>di</strong> debolezza, ma nelle zone a ridosso<br />

delle università i ren<strong>di</strong>menti sono superiori alla<br />

me<strong>di</strong>a citta<strong>di</strong>na e si hanno meno <strong>di</strong>fficoltà ad affittare»<br />

A Perugia, secondo i dati Tecnocasa, il ren<strong>di</strong>mento<br />

<strong>di</strong> un appartamento nelle vicinanze <strong>di</strong> una delle<br />

Facoltà raggiunge il 3,8% del valore che la casa rappresenta<br />

come investimento, a fronte <strong>di</strong> un canone<br />

che va dai 380 ai 450 euro al mese. Il terzo miglior<br />

ren<strong>di</strong>mento, dopo Milano (5,6%) e Roma (5,2%). Se<br />

avete sol<strong>di</strong> da investire, il centro <strong>di</strong> Perugia è insomma<br />

un ottimo affare.<br />

E la guerra agli <strong>affitti</strong> in nero,<br />

«Cercasi camera decente»<br />

re qualche giorno in ostello e mettersi a cercare: il comune<br />

fornisce un elenco <strong>di</strong> oltre una trentina <strong>di</strong> affittacamere<br />

ufficiali, ma è soprattutto dagli annunci nelle bacheca<br />

delle facoltà che arrivano le occasioni migliori».<br />

Una volta trovata la camera inizia poi la caccia al<br />

contratto. «Presso l’ufficio relazioni con il pubblico<br />

del comune c’è un modello stu<strong>di</strong>ato apposta per gli<br />

studenti» ci <strong>di</strong>cono allo sportello, ma sono molti i ragazzi<br />

che si rivolgono a loro per risolvere contenziosi<br />

con i proprietari <strong>di</strong> casa, legati ad aumenti <strong>degli</strong> <strong>affitti</strong><br />

non concordati o a sfratti improvvisi. Eppure<br />

nessuno si è mai informato sul come fare per costringere<br />

un proprietario a sottoscrivere un regolare contratto:<br />

«Gli studenti si lamentano <strong>di</strong> <strong>affitti</strong> troppo cari,<br />

o <strong>di</strong> case piccole e umide in cui vengono stipati anche<br />

sei o sette persone, ma nessuno si ci ha mai segnalato<br />

proprietari reticenti verso la registrazione <strong>di</strong><br />

un contratto». Eppure secondo il sito studenti.it il<br />

24% <strong>degli</strong> studenti fuori sede abita in nero, un dato<br />

che fa pensare ad una situazione <strong>di</strong> silenzio assenso<br />

che fa comodo sia ai locatori sia ai locatari. Ma non<br />

alle casse del fisco. S.Z.<br />

Gli studenti fuori sede<br />

IN ALTO:<br />

STUDENTI CONSULTANO GLI<br />

ANNUNCI IN BACHECA. A SINISTRA: PERUGIA<br />

Dallo sportello “Informagiovani” i consigli prima <strong>di</strong> firmare un contratto<br />

1. Il 28% ha il contratto registrato<br />

2. Il 24% è in nero<br />

3. L’11% abita in uno studentato<br />

4. Il 10% è in subaffitto<br />

5. Il 12% abita in un collegio universitario<br />

6. Il 15% non risponde<br />

(fonte: Studenti.it)<br />

che fine fa? Nel capoluogo umbro qualcosa si muove.<br />

È partita quest’anno la collaborazione tra A<strong>di</strong>su e<br />

Agenzia delle entrate per la lotta agli <strong>affitti</strong> in nero.<br />

L’Agenzia per il <strong>di</strong>ritto allo stu<strong>di</strong>o umbra fornirà all’Agenzia<br />

copia delle <strong>di</strong>chiarazioni che, ogni anno, gli<br />

studenti che hanno trovato alloggio autonomamente<br />

devono consegnare all’A<strong>di</strong>su per la richiesta <strong>di</strong> borse<br />

<strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o. L’obiettivo è incrociare i dati con quelli dei<br />

contratti <strong>di</strong> affitto effettivamente registrati, ed in<strong>di</strong>viduare<br />

più facilmente chi affitta in nero. Secondo<br />

l’Agenzia delle entrate questa novità incrementerà<br />

l’efficacia dei controlli già effettuati: nel 2006 su 1600<br />

posizioni esaminate, «solo il 47% dei locatori si è <strong>di</strong>mostrato<br />

in regola, il 37% non aveva registrato nessun<br />

contratto, il 16% lo aveva registrato in ritardo».<br />

Nella stessa <strong>di</strong>rezione va l’accordo, raggiunto lo<br />

scorso 28 gennaio, tra Comune, sindacato <strong>degli</strong> inquilini,<br />

A<strong>di</strong>su e associazioni universitarie. Un’intesa per<br />

contratti d’affitto a regime concordato che prevede<br />

una riduzione del 20% del prezzo <strong>degli</strong> <strong>affitti</strong> e<br />

l’esenzione dell’Ici per i proprietari che aderiranno all’iniziativa.<br />

« È un contributo determinante all’emersione<br />

<strong>degli</strong> <strong>affitti</strong> in nero», ha <strong>di</strong>chiarato<br />

Marco Vinicio Guasticchi, assessore al Bilancio<br />

<strong>di</strong> Perugia. Basterà?<br />

LUCA PATRIGNANI<br />

L’accordo con Guar<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Finanza e Agenzia delle<br />

entrate per far emergere gli <strong>affitti</strong> in nero «è<br />

solo la punta dell’iceberg: serve a evidenziare il<br />

problema, ma non a risolverlo». Il prof. Maurizio Oliviero,<br />

commissario straor<strong>di</strong>nario dell’Agenzia regionale<br />

per il <strong>di</strong>ritto allo stu<strong>di</strong>o (A<strong>di</strong>su) ha le idee molto chiare<br />

su come si combatte il caro-<strong>affitti</strong> per gli studenti<br />

fuori sede e su quale modello impiegare per integrare<br />

gli universitari nel tessuto sociale della città.<br />

Prof. Oliviero, quali sono i progetti futuri dell’A<strong>di</strong>su<br />

per combattere gli <strong>affitti</strong> in nero?<br />

«Rispettare il nostro compito principale, ovvero incrementare<br />

il numero <strong>di</strong> alloggi <strong>di</strong>sponibili attraverso<br />

borse <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o. Quando ho assunto l’incarico, tre<br />

anni fa, c’erano 687 posti letto <strong>di</strong>sponibili, molti in<br />

con<strong>di</strong>zioni francamente non adeguate ad un’università<br />

prestigiosa come la nostra. In meno <strong>di</strong> tre anni siamo<br />

arrivati 1640 posti letto, e contiamo <strong>di</strong> arrivare a<br />

2000 entro la fine dell’anno e a 2300 entro il 2011. E<br />

questo è stato possibile perché abbiamo risanato un<br />

enorme buco <strong>di</strong> bilancio e quest’anno siamo, per la<br />

prima volta, in attivo».<br />

FEBBRAIO 2008<br />

Fiamme Gialle:<br />

tempi duri<br />

per chi fa il furbo<br />

Èuna forma <strong>di</strong> evasione fiscale comoda e red<strong>di</strong>tizia.<br />

Affittare un casa in nero permette ai<br />

proprietari <strong>di</strong> sottrarre alle casse del fisco una<br />

cifra variabile tra il 30 e il 40% dell’importo pagato dagli<br />

inquilini ogni mese. E poi non ci sono le spese <strong>di</strong><br />

registrazione del contratto, in genere pagate a metà da<br />

locatore e locatari. Certo, un inquilino senza contratto<br />

può essere sbattuto fuori casa senza preavviso, ma<br />

se è lui a volersene andare può farlo quando vuole,<br />

senza dover cercare una persona che subentri a suo<br />

posto.<br />

Reprimere il fenomeno non è facile. Per stessa<br />

ammissione della Guar<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Finanza <strong>di</strong> Perugia i<br />

controlli sono <strong>di</strong>fficili da effettuare, ma soprattutto<br />

richiedono tempi lunghi. Così il fenomeno è <strong>di</strong>lagante.<br />

Difficile trovare uno studente fuori sede a<br />

cui non sia stato mai proposto un affitto privo <strong>di</strong> un<br />

regolare contratto registrato. Ci sono poi quelli che<br />

il contratto ce l’hanno, ma è solo uno strumento <strong>di</strong><br />

facciata, utile per<br />

eludere eventuali<br />

controlli: si <strong>di</strong>chiara<br />

<strong>di</strong> pagare una cifra<br />

esigua ma in realtà<br />

si versa in nero<br />

molto <strong>di</strong> più. Infine<br />

ci sono quelli che<br />

vivono in subaffitto:<br />

non trattano<br />

con i proprietari,<br />

ma pagano <strong>di</strong>rettamente<br />

agli inquilini,<br />

naturalmente senza <strong>di</strong>chiarare nulla al fisco.<br />

Nel corso del 2007, solo nel comune <strong>di</strong> Perugia,<br />

le Fiamme Gialle hanno accertato tra gli 80 e i<br />

100.000 euro <strong>di</strong> evasione fiscale da <strong>affitti</strong> non regolari.<br />

Finora una indagine a tappeto non è stata effettuata,<br />

ma sono gli stessi finanzieri a non volersi<br />

sbilanciare. Stanno infatti partendo una serie <strong>di</strong> iniziative<br />

mirate alla repressione del fenomeno. I tempi<br />

<strong>di</strong> indagine non saranno brevi, ma dal comando<br />

provinciale assicurano che entro la fine dell’anno si<br />

vedranno i primi risultati concreti. Finora controlli<br />

sono stati effettuati verso la fine del 2007 in alcuni<br />

quartieri vicini alla stazione <strong>di</strong> Fontivegge, tra via<br />

della Pescara e via del Macello. Ma quello in corso,<br />

assicurano i finanzieri, sarà un anno <strong>di</strong>fficile per chi<br />

vuole fare il furbo.<br />

I CONSIGLI PER CHI CERCA CASA<br />

AGENTI DELLA FINANZA IN AZIONE<br />

SIMONE ZAZZERA<br />

1) Evitare gli alloggi in cui il proprietario è uno <strong>degli</strong> inquilini<br />

2) Privilegiare abitazioni in cui tutti gli affittuari siano studenti<br />

3) Assicurarsi sempre della presenza del mobilio<br />

4) Prestare attenzione alla manutenzione or<strong>di</strong>naria e straor<strong>di</strong>naria<br />

5) Assicurarsi che i pagamenti dell’affitto siano tracciabili (vaglia o conti correnti)<br />

6) Pretendere sempre la ricevuta <strong>di</strong> pagamento<br />

7) Conservare la ricevuta della caparra e fare fotografie datate dell’appartamento<br />

Intervista al prof. Maurizio Olivero, commissario straor<strong>di</strong>nario dell’A<strong>di</strong>su<br />

«2000 posti entro l’anno»<br />

Questi alloggi però servono a coprire le esigenze<br />

dei pochi che vincono una borsa <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o…<br />

«È vero. E la legge nazionale prevede maglie troppo<br />

strette: una famiglia <strong>di</strong> quattro persone per ottenere<br />

l’aiuto dell’A<strong>di</strong>su dovrebbe avere un red<strong>di</strong>to inferiore<br />

ai 16.000 euro. Tutta una serie <strong>di</strong> nuove <strong>di</strong>fficoltà,<br />

<strong>di</strong> nuove forme <strong>di</strong> povertà rimangono escluse dai ban<strong>di</strong>.<br />

Per questo abbiamo deciso <strong>di</strong> mettere a <strong>di</strong>sposizione<br />

alcuni appartamenti, a prezzi calmierati, anche a<br />

chi non rientra nelle graduatorie».<br />

Dove verranno costruiti i nuovi alloggi?<br />

«Entro fine mese saranno <strong>di</strong>sponibili 226 posti letto in<br />

via del Giochetto. Poi altri 400 a via della Pallotta.<br />

L’importante è chiarire che il modello del campus anglosassone<br />

non funziona a Perugia. Anzi: stiamo cercando<br />

<strong>di</strong> integrare gli appartamenti A<strong>di</strong>su in condomini<br />

in cui abitano anche famiglie. Sul nostro sito,<br />

www.a<strong>di</strong>supg.it, è poi <strong>di</strong>sponibile un servizio chiamato<br />

“CercaAlloggi”: visioniamo appartamenti in affitto,<br />

proponiamo un prezzo ai proprietari che, se accettano,<br />

ci delegano la gestione della pratica. Un modo per<br />

garantire gli studenti, e aumentare la legalità». L.P.


FEBBRAIO 2008 PRIMO PIANO<br />

Le storie <strong>di</strong> chi cerca casa e i trucchi dei proprietari: da Luisa, in doppia con il separè, a Clau<strong>di</strong>a che il contratto ce l’ha, ma “sotto chiave”<br />

Perugia, l’o<strong>di</strong>ssea dei fuori sede<br />

Fino a 450 euro per una camera <strong>di</strong> 15 mq spacciata per “monolocale”. La zona più conveniente è la stazione, dove una singola costa 160 euro<br />

ampia camera singola, a cinque minuti dal centro,<br />

solo a studentesse, preferibilmente settimana corta».<br />

«Affittasi<br />

Inizia più o meno così l’o<strong>di</strong>ssea dei tanti studenti fuori<br />

sede che ogni anno scelgono Perugia come meta dei propri stu<strong>di</strong> universitari.<br />

Miria<strong>di</strong> <strong>di</strong> telefonate, viaggi perlustrativi in ogni angolo della<br />

città e un’unica amara certezza: quella che era spacciata per “camera<br />

luminosa in palazzo signorile”, il più delle volte non è nient’altro che<br />

una topaia. E per entrare nel complicato mondo dei “cerca-casa” basta<br />

andare nell’atrio dell’Università per stranieri o nella sala stu<strong>di</strong>o della<br />

Facoltà <strong>di</strong> Lettere e Filosofia, in Piazza Morlacchi: bacheche piene <strong>di</strong><br />

annunci, strati su strati <strong>di</strong> carta colorata, foglietti con i numeri <strong>di</strong> cellulare scritti<br />

su linguette penzolanti ritagliate a mano.<br />

Una storia come tante. Luisa F., 23 anni, studentessa <strong>di</strong> Scienze della<br />

Comunicazione, è originaria <strong>di</strong> Salerno. La sua vita universitaria è stata<br />

davvero movimentata: tre traslochi in meno <strong>di</strong> quattro anni. E scatole e<br />

scatoloni sono già pronti per un nuovo alloggio.<br />

«Sto cercando una camera singola – racconta Luisa – ora<br />

pago 200 euro, abito in centro, ma sono in doppia con<br />

“ Il contratto? mai<br />

avuto. Mi hanno<br />

sempre detto che<br />

avrei speso <strong>di</strong> più<br />

”<br />

un’altra ragazza. I<br />

nostri letti sono<br />

separati solo da una<br />

sottilissima parete<br />

in cartongesso, ma<br />

è come se dormissimo<br />

nello stesso<br />

letto. Poi abbiamo orari talmente <strong>di</strong>versi che finiamo col<br />

<strong>di</strong>scutere quasi tutti i giorni. Non è facile dormire nella stessa stanza con<br />

una persona che non conosci». Alla parola “contratto”, Luisa sorride:<br />

«Mai avuto. I <strong>di</strong>versi proprietari incontrati in questi anni non ne hanno<br />

mai voluto sapere. Mi hanno sempre detto che con regolare contratto si<br />

spende <strong>di</strong> più. E io non ho mai insistito per averlo, tanto<br />

non mi serve per la borsa <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o dell’università. So<br />

che non la prenderei in ogni caso».<br />

In nero “conviene”. Proprio con la scusa <strong>di</strong> voler<br />

mantenere il canone a buon mercato i proprietari giustificano<br />

l’assenza <strong>di</strong> regolare contratto d’affitto. È<br />

successo a Luisa, ma anche per Giovanni, 20 anni,<br />

lucano, matricola alla facoltà <strong>di</strong> Lettere, le cose non<br />

sono andate <strong>di</strong>versamente. «Appena arrivato a<br />

Perugia, con i miei genitori, ho visitato decine <strong>di</strong><br />

appartamenti. Ricordo ancora una camera, nella zona<br />

A<strong>di</strong>su, Onaosi e collegi religiosi offrono ospitalità a chi non vuole avventurarsi nella giungla <strong>degli</strong> <strong>affitti</strong><br />

L’alternativa? Per pochi, non per tutti<br />

una bella stanza,<br />

tanti amici, vivo «Ho<br />

l’università con poche<br />

preoccupazioni e molto <strong>di</strong>vertimento».<br />

Francesca,<br />

24 anni, studentessa<br />

al secondo anno<br />

della laurea specialistica<br />

in Scienze<br />

dell’alimentazione<br />

e della nutrizione,<br />

racconta la sua esperienza al Collegio<br />

“Ruggero Rossi” a Perugia. Il suo entusiasmo<br />

non è comune fra i colleghi<br />

che alle prese con <strong>affitti</strong> alti e problemi<br />

<strong>di</strong> convivenza sono costretti a<br />

cambiare spesso domicilio.<br />

«Questo è il mio secondo anno qui<br />

e spero <strong>di</strong> vincere la borsa <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o<br />

anche l’anno prossimo», continua<br />

Francesca che ha lasciato la sua famiglia<br />

a Reggio Calabria per proseguire<br />

gli stu<strong>di</strong> nel capoluogo umbro anche<br />

grazie all’aiuto economico offertole<br />

dall’A<strong>di</strong>su (l’Agenzia per il <strong>di</strong>ritto allo<br />

stu<strong>di</strong>o universitario <strong>di</strong> Perugia), che<br />

le permette <strong>di</strong> risiedere gratuitamente<br />

in un convitto universitario.<br />

Ogni anno infatti un concorso<br />

pubblico dell’A<strong>di</strong>su, aperto a tutti gli<br />

studenti, regola la <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> un<br />

numero determinato <strong>di</strong> borse <strong>di</strong> stu-<br />

“ C’è poca intimità<br />

ma vivendo<br />

in collegio non ti<br />

senti mai sola<br />

”<br />

<strong>di</strong>o sulla base <strong>di</strong> red<strong>di</strong>to e merito. In<br />

palio l’alloggio gratuito in una delle<br />

otto strutture sovvenzionate dall’università.<br />

Poco più <strong>di</strong> 1.600 posti letto<br />

a <strong>di</strong>spetto dei<br />

34.000 studenti universitari<br />

che affollano<br />

la città. E non<br />

tutte le strutture abitative<br />

hanno le stesse<br />

caratteristiche,<br />

Francesca vive nel collegio “Ruggero<br />

Rossi”, <strong>di</strong> recente costruzione, con<br />

stanze ampie, bagno in camera e una<br />

cucina ogni due o tre persone. Paola<br />

è stata meno fortunata. Vive al collegio<br />

<strong>di</strong> Agraria dove ha una piccola<br />

stanza buia con un mobilio datato. I<br />

servizi garantiti, però, sono gli stes-<br />

Elce<br />

Camera singola a<br />

230/300 euro. Il costo<br />

della doppia oscilla tra i<br />

380 e i 450 euro.<br />

Spese escluse<br />

Centro storico<br />

Singola da 250<br />

fino a 400 euro<br />

al mese. Doppia a<br />

550/600 euro.<br />

Spese escluse<br />

Stazione<br />

L’affitto <strong>di</strong> una camera<br />

singola oscilla<br />

tra i 160 e i 250<br />

euro al mese.<br />

Doppia a 300/400 euro<br />

si: pulizia or<strong>di</strong>naria tre volte al mese<br />

e cambio della biancheria ogni 12<br />

giorni, sala tv in comune, uso cucina<br />

e centralino telefonico a <strong>di</strong>sposizione<br />

24 ore.<br />

E per gli altri<br />

33.000 studenti<br />

esclusi dalle graduatorie?<br />

Per chi<br />

non ha voglia <strong>di</strong><br />

avventurarsi nella<br />

giungla <strong>degli</strong> <strong>affitti</strong><br />

ci sono altre opportunità per abitare<br />

a Perugia, meno economiche dei collegi<br />

A<strong>di</strong>su, ma altrettanto ospitali. Il<br />

collegio universitario <strong>di</strong> Monteluce, la<br />

Casa <strong>di</strong> Monteripido, il pensionato <strong>di</strong><br />

“San Francesco <strong>di</strong> Sales” sono alcune<br />

strutture messe a <strong>di</strong>sposizione dagli<br />

UNA STANZA DEL COLLEGIO FEMMINILE DELLA FONDAZIONE ONAOSI A PERUGIA<br />

LA CARTINA DI PERUGIA CON LE ZONE CALDE DEL CARO-AFFITTI.<br />

IN ALTO, ALCUNE CASE ABITATE DA STUDENTI UNIVERSITARI<br />

“ L’A<strong>di</strong>su mette<br />

a <strong>di</strong>sposizione<br />

1.000 posti letto<br />

tramite concorso<br />

pubblico<br />

”<br />

Monteluce<br />

Camera singola<br />

230/260 euro.<br />

Doppia<br />

380/450 euro.<br />

Spese escluse<br />

Università<br />

per Stranieri<br />

Camera singola<br />

250/340 euro.<br />

Doppia a<br />

450/600 euro.<br />

Spese escluse<br />

or<strong>di</strong>ni religiosi per ospitare giovani<br />

matricole alla prima esperienza fuori<br />

casa o studenti <strong>di</strong> vecchia data stanchi<br />

<strong>di</strong> vivere in appartamento da soli.<br />

La <strong>di</strong>mensione comunitaria<br />

infatti è la<br />

costante della vita in<br />

collegio. Si mangia<br />

tutti insieme nelle<br />

mense allestite dagli<br />

istituti, si guarda la tv<br />

insieme e spesso si<br />

dorme anche insieme, senza considerare<br />

l’uso dei bagni con<strong>di</strong>visi. «C’è<br />

poca intimità, ma non ti senti mai sola!»<br />

commenta Betta, che da qualche<br />

anno risiede al convitto femminile <strong>di</strong><br />

via della Cupa, gestito dall’Onaosi<br />

(Opera nazionale per l’assistenza agli<br />

orfani <strong>di</strong> sanitari), una fondazione<br />

privata finanziata dalla contribuzione<br />

obbligatoria <strong>di</strong> me<strong>di</strong>ci, farmacisti, veterinari<br />

e odontoiatri. Le sue tre<br />

strutture residenziali a Perugia, un<br />

collegio maschile in zona Elce, un<br />

centro stu<strong>di</strong> con miniappartamenti<br />

autonomi in località Montebello e il<br />

femminile <strong>di</strong> via della Cupa nel centro<br />

storico, sono riservate esclusivamente<br />

ai figli dei sanitari contribuenti.<br />

Per pochi ma non per tutti.<br />

IVANA DELVINO<br />

3<br />

<strong>di</strong> Elce, spacciata sull’annuncio per ampio e confortevole<br />

monolocale. Effettivamente letto e servizi erano<br />

in un unico locale, peccato si trattasse <strong>di</strong> una camera<br />

<strong>di</strong> 15 metri quadrati, senza finestre e con un lavabo<br />

unico per bagno e cucina. La proprietaria ha avuto la<br />

faccia tosta <strong>di</strong> chiedermi “solo” 450 euro al mese,<br />

ovviamente senza contratto, altrimenti l’affitto sarebbe<br />

stato molto più alto».<br />

Contratto sotto chiave. Il proprietario dell’appartamento<br />

in cui vive Clau<strong>di</strong>a, marchigiana, laureanda in<br />

Scienze politiche, ha invece trovato una “valida” alternativa<br />

al regolare contratto d’affitto: una scrittura privata tra le<br />

parti, talmente privata che va nel cassetto, ovviamente del<br />

proprietario, pronta ad essere tirata fuori in caso <strong>di</strong> controlli.<br />

«In pratica il contratto c’è ma non si vede – spiega sarcastica<br />

Clau<strong>di</strong>a – serve solo al mio padrone <strong>di</strong><br />

casa come garanzia del mio puntuale pagamento<br />

<strong>di</strong> mensilità e bollette».<br />

Tutto in regola. Fortunatamente, nella<br />

giungla <strong>degli</strong> <strong>affitti</strong>, c’è anche chi ha scelto la<br />

legalità. Ezio B., 39 anni, è proprietario <strong>di</strong><br />

un appartamento a Monteluce e lo affitta da<br />

cinque anni a studenti universitari. Sin dall’inizio<br />

ha optato per un regolare contratto<br />

<strong>di</strong> locazione, la classica formula dei quattro<br />

anni più quattro, con tre mesi <strong>di</strong> preavviso<br />

in caso <strong>di</strong> <strong>di</strong>sdetta.<br />

«Anche se gli inquilini cambiano ogni anno preferisco<br />

fare tutto a norma – confessa Ezio – dalla denuncia in questura<br />

al contratto. Certo, questo comporta una spesa e una<br />

piccola per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> tempo, ma è il solo<br />

Piazza<br />

Partigiani.<br />

Singola a 250/300<br />

euro al mese.<br />

Doppia a<br />

400/500 euro.<br />

Spese escluse<br />

modo per stare tranquilli. E poi serve a<br />

tutelare sia me da eventuali danni alla<br />

casa che gli inquilini da brutte sorprese».<br />

Ora nell’appartamento <strong>di</strong> circa 60 metri<br />

quadrati <strong>di</strong> Ezio vivono due studenti <strong>di</strong><br />

Me<strong>di</strong>cina, calabresi. Pagano 300 euro al<br />

mese, escluse le spese, e si ritengono<br />

“fortunati”. Peccato che a Perugia siano<br />

come un ago in un pagliaio.<br />

M. ISABELLA ROMANO<br />

LA SCHEDA<br />

Perché il contratto<br />

conviene<br />

Per uno studente universitario avere un contratto<br />

in regola nel 2008 conviene il doppio. In<br />

Finanziaria infatti è prevista una detrazione per<br />

chi affronta i costi del vivere fuori sede. A patto,<br />

ovviamente, <strong>di</strong> avere un contratto registrato.<br />

Le agevolazioni fiscali previste dalla Finanziaria<br />

2008 sono riservate ai giovani (non necessariamente<br />

studenti) <strong>di</strong> età compresa fra i 20 e<br />

i 30 anni, che stipulino un contratto <strong>di</strong> locazione,<br />

per un’«unità immobiliare da destinare a<br />

propria abitazione principale, sempre che la<br />

stessa sia <strong>di</strong>versa dall’abitazione principale dei<br />

genitori o <strong>di</strong> coloro cui sono affidati».<br />

La detrazione si applica per i primi 3 anni, è<br />

pari a 991,60 euro annui e spetta se il red<strong>di</strong>to<br />

complessivo annuo dell’inquilino non supera<br />

15.493,71 euro. Per poter godere delle detrazioni<br />

bisognerà aver stipulato un contratto “libero”<br />

(4 anni più 4) oppure uno <strong>di</strong> quelli “regolamentati”<br />

(agevolati, transitori, per studenti universitari);<br />

che sono tutti ad uso abitativo.<br />

Perché anche il proprietario possa godere <strong>di</strong><br />

agevolazioni fiscali (deduzione del 30% ai fini Irpef<br />

e imposta <strong>di</strong> registro ridotta del 30%, quest'ultima<br />

agevolazione a favore anche dell'inquilino),<br />

è necessario stipulare un contratto <strong>di</strong> locazione<br />

per studenti universitari secondo le regole<br />

fissate dall'Accordo territoriale fra organizzazioni<br />

dei proprietari e <strong>degli</strong> inquilini ovvero in base<br />

al decreto ministeriale sostitutivo.<br />

LUCA PATRIGNANI


4 SICUREZZA<br />

FEBBRAIO 2008<br />

Nella sala operativa della Questura <strong>di</strong> Perugia due agenti rispondono alle 400 chiamate che ogni giorno arrivano al centralino del 113<br />

Noi, poliziotti sempre allerta<br />

Sangue freddo per le situazioni <strong>di</strong>fficili, luci<strong>di</strong>tà e rapi<strong>di</strong>tà nel prendere le decisioni. Ecco come si lavora dove telefona chi ha più bisogno<br />

Sono «113, Questura <strong>di</strong> Perugia». Rispondono così<br />

alla Cot, Centrale operativa telecomunicazioni, dove<br />

si lavora 24 ore su 24 rispondendo alle telefonate<br />

<strong>di</strong> chi è in pericolo o ha semplicemente bisogno <strong>di</strong><br />

un tempestivo intervento <strong>degli</strong> agenti. Sono in due per<br />

turno ad alzare la cornetta <strong>di</strong> un moderno apparecchio<br />

in grado, all’occorrenza, <strong>di</strong> interagire con il 118 o con altri<br />

servizi <strong>di</strong> pronto intervento. Si lavora sempre in coppia<br />

alla Cot: a vincere è quella sinergia che si raggiunge<br />

turno dopo turno in molti anni, e che permette <strong>di</strong> tenere<br />

l’orecchio teso, sempre in ascolto del<br />

lavoro del compagno. Solo così si possono<br />

interpretare al volo le esigenze del<br />

collega, garantendogli una cooperazione<br />

imme<strong>di</strong>ata, anche se si è impegnati a<br />

sod<strong>di</strong>sfare un’altra richiesta <strong>di</strong> aiuto.<br />

In me<strong>di</strong>a sono oltre 400 le telefonate<br />

che dal territorio <strong>di</strong> Perugia e provincia<br />

arrivano ogni giorno al centralino.<br />

Tutte le chiamate vengono registrate<br />

e automaticamente archiviate in<br />

un centralone. Ogni telefono è dotato <strong>di</strong> tre linee, <strong>di</strong><br />

cui solamente una, però, abilitata a identificare il numero<br />

dell’interlocutore. È possibile invece localizzare<br />

sempre la provenienza della chiamata, ma per farlo è<br />

necessario interpellare un servizio che ha sede unica<br />

a Milano.<br />

Non sempre i citta<strong>di</strong>ni contattano il 113 per denunciare<br />

situazioni critiche. All’or<strong>di</strong>ne del giorno anche casi<br />

molti curiosi, con gli agenti chiamati a rispondere alle<br />

domande più inaspettate. «Mi è capitato che telefonassero<br />

per sapere che cosa aveva generato l’ingorgo<br />

all’uscita <strong>di</strong> Collestrada – racconta l’assistente capo<br />

Mauro Bonci, al Cot dal 1998 – oppure <strong>di</strong> sentirmi<br />

chiedere le previsioni del tempo in prospettiva <strong>di</strong> un<br />

viaggio in macchina verso il Nord, nel timore <strong>di</strong> trovare<br />

la neve». I poliziotti della Cot <strong>di</strong>ventano i Gran<strong>di</strong><br />

Fratelli dei piccoli drammi quoti<strong>di</strong>ani, come quando<br />

una ragazza paralizzata dalla paura non riuscì a<br />

scendere dall’auto finché i poliziotti non tolsero il serpente<br />

che era finito sul suo tettuccio. «Ci capita <strong>di</strong> intervenire<br />

anche in situazioni molto tenere che hanno<br />

per protagonisti gli anziani – spiega Gianni Vagnetti,<br />

in coppia con Bonci da otto anni – come quando una<br />

signora chiamò il 113 perché suo marito era caduto dal<br />

letto e lei non era in grado <strong>di</strong> rialzarlo». Dalla Cot le<br />

segnalazioni vengono girate alle pattuglie su strada che<br />

ogni giorno sorvegliano due delle quattro zone in cui<br />

è sud<strong>di</strong>viso il territorio perugino. La copertura globa-<br />

M-12: MITRA A RAFFICA USATO NEI<br />

CONTROLLI CON POSTO DI BLOCCO<br />

BERETTA CALIBRO 9 “PARABELLUM”:<br />

PISTOLA PERSONALE DI ORDINANZA<br />

“<br />

Risultati della Polizia <strong>di</strong> Perugia nel 2007:<br />

449 arresti<br />

963 denunce<br />

608 espulsioni<br />

116 rimpatri con foglio <strong>di</strong> via obbligatorio<br />

55 accompagnamenti coattivi alla frontiera<br />

1089 incidenti rilevati dalla Stradale<br />

1810 patenti ritirate<br />

50 internet point controllati<br />

120 siti pedopornografici monitorati<br />

Per prendere<br />

decisioni<br />

importanti<br />

in poco tempo<br />

è fondamentale<br />

un buon gioco<br />

<strong>di</strong> squadra<br />

le <strong>di</strong> città e provincia è comunque garantita<br />

grazie alla collaborazione con le gazzelle<br />

dei carabinieri: secondo una programmazione<br />

ministeriale, a rotazione,<br />

due zone citta<strong>di</strong>ne sono <strong>di</strong> competenza<br />

delle volanti della polizia, mentre le restanti<br />

due sono gestite da pattuglie dell’Arma.<br />

Le statistiche della Cot parlano<br />

<strong>di</strong> tempi <strong>di</strong> intervento davvero<br />

tempestivi, con gli agenti che giungono<br />

sul posto appena 10<br />

minuti dopo la chiamata. In realtà, a<br />

volte i tempi si allungano e l’efficienza,<br />

specialmente in centro, è a tempo <strong>di</strong> record<br />

solo traffico permettendo.<br />

Le segnalazioni<br />

vengono talvolta inoltrate<br />

anche ai poliziotti <strong>di</strong><br />

quartiere, che si muovono<br />

”<br />

a pie<strong>di</strong>, e a quelli in borghese,<br />

a volte più prossimi alla<br />

zona da cui è partita la chiamata.<br />

Poliziotti della Cot non si nasce, ma si <strong>di</strong>venta:<br />

gli assistenti Bonci e Vagnetti ritengono<br />

l’esperienza sul campo tappa fondamentale<br />

per <strong>di</strong>ventare un buon operatore del<br />

113. «In strada ci si tempra – confermano i<br />

due – ci si abitua a inquadrare in pochi istanti le<br />

persone con cui si ha a che fare, cercando <strong>di</strong> prevederne<br />

le reazioni e sviluppando quella prontezza<br />

<strong>di</strong> riflessi che permette <strong>di</strong> operare efficacemente<br />

ma in totale sicurezza».<br />

Mentre siamo con loro arrivano due segnalazioni:<br />

recupero refurtiva a Fontivegge e rissa in corso<br />

fra due magrebini. Vengono allertate<br />

sia la pattuglia che si occupa <strong>di</strong><br />

centro storico e zona stazione, sia<br />

quella che batte le periferie a nord<br />

della città, da Ponte San Giovanni a<br />

Ponte Felcino. Le auto arrivano appena<br />

in tempo per sedare lo scontro tra<br />

gli extracomunitari. Uno dei due finisce<br />

in Questura: per lui foto segnaletica<br />

<strong>di</strong> riconoscimento e scansione<br />

delle impronte <strong>di</strong> <strong>di</strong>ta e palmi delle mani. Vite da poliziotti,<br />

dalla Cot alla strada: giornate sempre <strong>di</strong>verse,<br />

capaci <strong>di</strong> mostrare tutti gli aspetti della vita.<br />

PAGINA A CURA DI<br />

STEFANIA BOLZAN E BARBARA DI FRESCO<br />

Per lo Stato oltre tutti i tipi <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà. Uomini e donne che scelgono una missione come professione<br />

Una <strong>di</strong>visa che non si toglie mai<br />

«Non possiamo dormire». Lo ripete più e più volte il sostituto<br />

commissario Monica Corneli. È lei, una bionda sulla quaranti-<br />

L’Umbria<br />

na, a coor<strong>di</strong>nare i cinquanta agenti delle volanti che pattugliano Perugia.<br />

Profon<strong>di</strong> occhi azzurri che tra<strong>di</strong>scono l’esperienza <strong>di</strong> una abituata a scrutare<br />

a fondo chi le capita davanti e un filo <strong>di</strong> rossetto rosa per <strong>di</strong>mostrare che<br />

non occorre rinunciare alla femminilità anche se si indossa la <strong>di</strong>visa. Una <strong>di</strong>visa<br />

cucita addosso a tutti i poliziotti della Questura <strong>di</strong> Perugia: per loro <strong>di</strong>re che<br />

non si smette <strong>di</strong> essere al servizio della sicurezza quando finisce il turno giornaliero<br />

non è uno slogan, è la vita. L’hanno scelta in molti e in molte – a Perugia<br />

il 20% dei poliziotti è donna. Cercano <strong>di</strong> dare il meglio, le donne senza fare<br />

a gara con gli uomini, gli uomini scansando la conflittualità in favore della complementarietà.<br />

«Quando si esce non si mai che cosa possa accadere – fa notare<br />

il sostituto commissario Corneli, oggi al coor<strong>di</strong>namento, ma con alle spalle<br />

anni <strong>di</strong> pattugliamento su strada ogni poliziotto sa <strong>di</strong> non potersi nascondere o<br />

tirare in<strong>di</strong>etro neppure <strong>di</strong> fronte alle situazioni più <strong>di</strong>fficili. Per questo <strong>di</strong>co che<br />

a muovere un poliziotto non sono certo i sol<strong>di</strong>, ma de<strong>di</strong>zione, coraggio e tanta<br />

generosità».<br />

Nel gruppo coor<strong>di</strong>nato dalla Corneli, gli agenti sono sud<strong>di</strong>visi in squadre<br />

da due o tre persone, <strong>di</strong> solito sempre le stesse per favorire un maggiore affiatamento<br />

e perché, <strong>di</strong>cono, «non ci si può mai girare le spalle in questo la-<br />

voro». L’orario <strong>di</strong> impiego varia: cinque i turni, da sei ore<br />

giornaliere, che a rotazione tutti i poliziotti devono coprire<br />

nell’arco della settimana. Il più massacrante: quello<br />

dall’una <strong>di</strong> notte alle sette del mattino. Alla testa delle<br />

pattuglie <strong>di</strong> agenti in servizio c’è sempre un ufficiale <strong>di</strong><br />

polizia giu<strong>di</strong>ziaria, come Riccardo Ottaviani, abituato a<br />

intervenire nei casi più delicati, ad esempio quando c’è<br />

un arresto. L’abbiamo incontrato al termine <strong>di</strong> una giornata<br />

tutto sommato tranquilla: la sua pattuglia è stata impegnata<br />

per gran parte del tempo con il ricovero obbligatorio<br />

<strong>di</strong> un ragazzo schizofrenico. «Non tutte le gior-<br />

DALL’ALTO: LA QUESTURA DI PERUGIA; LE COORDINATRICI DELLE VOLANTI: IL<br />

SOSTITUTO COMMISSARIO MONICA CORNELI (A SINISTRA) EL’ISPETTORE CAPO<br />

AMABILIA BOCCIOLINI (A DESTRA); IL TELEFONO A CUI ARRIVANO LE SEGNALAZIONI<br />

PER IL 113; I MONITOR DELLA CENTRALE OPERATIVA TELECOMUNICAZIONI DELLA<br />

QUESTURA; L’ASSISTENTE CAPO GIANNI VAGNETTI RISPONDE A UNA CHIAMATA.<br />

NELLA FOTO GRANDE: L’ASSISTENTE CAPO MAURO BONCI AL LAVORO NELLA COT.<br />

nate però sono così» scherza Ottaviani, che <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> aver visto davvero <strong>di</strong> tutto.<br />

Lui e tutti gli altri poliziotti cominciano sempre il turno dotando <strong>di</strong> tutto<br />

l’equipaggiamento l’auto con cui usciranno in pattuglia: giubbotti antiproiettile,<br />

caschi u-boat, sfollagente, palette, faro lodolux, cassetta del pronto<br />

soccorso ed M-12, un mitra a raffica imbracciato durante i controlli con posto<br />

<strong>di</strong> blocco. La Beretta calibro 9 “parabellum” in dotazione a ciascun agente<br />

è invece personale: ogni poliziotto è responsabile della propria arma e dunque<br />

è tenuto a portarla con sé anche fuori servizio. «Dovremmo girare dappertutto<br />

con la fon<strong>di</strong>na – spiega Ottaviani – perché noi siamo per prima cosa<br />

poliziotti e lo siamo anche al termine del turno <strong>di</strong> lavoro». Poche le deroghe:<br />

un regolamento rigido imporrebbe <strong>di</strong> lasciare l’arma solo con caricatore<br />

e molla smontati e nascosti in posti <strong>di</strong>versi. L’ufficiale Ottaviani è stato addestrato<br />

anche alla <strong>di</strong>fesa da agenti chimici, batteriologici e nucleari, ma lascia<br />

intendere che corsi <strong>di</strong> aggiornamento all’avanguar<strong>di</strong>a da soli non possono<br />

bastare a compensare il datato materiale in dotazione alle forze <strong>di</strong> polizia.<br />

«Siamo costretti a muoverci su vetture che hanno migliaia <strong>di</strong> chilometri<br />

all’attivo. Non si sa mai che cosa si incontra quando si esce per strada,<br />

ma noi lo facciamo perché il nostro scopo è aiutare la gente».<br />

Parole che pesano, specialmente in anni in cui l’affezione dei citta<strong>di</strong>ni alla<br />

Polizia è venuta meno. Una sfiducia che i poliziotti avvertono molto, per-<br />

ché a volte neppure più la <strong>di</strong>visa è considerata una qualifica<br />

sufficiente a giustificare certi interventi. Negli ultimi<br />

tempi le cronache me<strong>di</strong>atiche registrano casi in cui<br />

l’operato <strong>di</strong> poliziotti-sceriffi vanifica il lavoro, fondamentale<br />

eppure anonimo, <strong>di</strong> chi al rischio <strong>di</strong> un lavoro<br />

pericoloso aggiunge quello <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare bersaglio più<br />

che eroe. Quella <strong>di</strong>visa e quello Stato sempre meno<br />

amati dalla gente, ma invocati a gran voce dai citta<strong>di</strong>ni,<br />

specialmente in questi mesi, specialmente a Perugia,<br />

ex isola felice che sembra aver lasciato spazio, nell’immaginario<br />

collettivo, a un covo <strong>di</strong> criminali.<br />

GIUBBOTTO ANTIPROIETTILE:<br />

LE VOLANTI NON ESCONO MAI SENZA<br />

U-BOAT: IL CASCO PER L’ORDINE<br />

PUBBLICO DELL’ANTISOMMOSSA<br />

La Questura <strong>di</strong> Perugia comprende:<br />

- Polizia Amministrativa<br />

- Polizia Stradale<br />

- Polizia <strong>di</strong> Frontiera e Aeroportuale<br />

- Polizia Postale e delle Telecomunicazioni<br />

- Polizia Ferroviaria<br />

A Spoleto si svolgono i corsi per l’uso delle<br />

armi e le giornate <strong>di</strong> esercitazione al tiro.<br />

L’unità cinofila arriva da Ancona.


FEBBRAIO 2008<br />

Ondata <strong>di</strong> arresti a febbraio in tutta la regione. E il questore: «L’impegno è sempre più forte per bloccare i canali <strong>di</strong> approvvigionamento»<br />

Asse<strong>di</strong>o all’outlet della droga<br />

Dalle manette allo spacciatore alle varie fasi delle analisi chimiche <strong>di</strong> laboratorio, ecco il percorso che seguono le sostanze sequestrate<br />

FERMI E SEQUESTRI NEL 2007: I NUMERI DELLA QUESTURA<br />

20% marijuana 7% eroina 33% cocaina<br />

40% Hashish<br />

«La polizia<br />

è costantemente impegnata<br />

per bloccare i canali <strong>di</strong> approvvigio-<br />

namento della droga. Le ultime ope-<br />

razioni hanno portato a sequestri consistenti <strong>di</strong><br />

stupefacenti. E l’impegno della squadra mobile<br />

è sempre più forte». Con queste parole il questore<br />

<strong>di</strong> Perugia, Arturo De Felice, ha salutato<br />

l’ennesima operazione antidroga condotta in<br />

città dalle forze dell’or<strong>di</strong>ne. Febbraio è stato<br />

un mese caldo per la lotta allo spaccio, polizia<br />

e carabinieri hanno eseguito oltre 30 fermi tra<br />

Perugia e Terni.<br />

Il gabinetto provinciale della polizia scientifica è<br />

formato da poche piccole stanze al piano terra<br />

della questura. È qui che passano tutti gli spacciatori<br />

fermati dagli agenti della mobile. «Quando<br />

arrivano – spiega l’ispettore capo, Clau<strong>di</strong>o<br />

Cantagalli, responsabile della<br />

struttura – i sospetti vengono<br />

sottoposti al fotosegnalamento,<br />

gli vengono prese le<br />

impronte <strong>di</strong>gitali e in circa 15<br />

minuti si riesce a risalire alla<br />

loro identità». A questo punto<br />

entrano in gioco le analisi <strong>di</strong><br />

laboratorio. Al momento dell’arresto,<br />

infatti, la sostanza<br />

deve essere stu<strong>di</strong>ata per controllare<br />

che si tratti effettivamente<br />

<strong>di</strong> droga e <strong>di</strong> che tipo. «Il confezionamento<br />

– prosegue Cantagalli - è già un buon in<strong>di</strong>catore.<br />

L’eroina ad esempio viene chiusa in grosse buste e<br />

poi termosaldata, mentre la cocaina in genere è più<br />

pressata. Le due sostanze oggi si confondono facilmente<br />

e il colore non è più sufficiente per giungere<br />

a conclusioni definitive».<br />

All’interno del gabinetto lavorano otto persone<br />

che in meno <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci minuti riescono ad identificare<br />

con precisione la sostanza. Una scrivania, una<br />

bilancia <strong>di</strong> precisione e una cappa per utilizzare i<br />

reagenti: è tutta qui l’attrezzatura che hanno a<br />

<strong>di</strong>sposizione. Il loro compito, infatti, è svolgere<br />

analisi puramente qualitative: non stu<strong>di</strong>ano la<br />

quantità <strong>di</strong> principio attivo né le componenti chimiche<br />

delle sostanze.<br />

Una volta stabilito che si tratta <strong>di</strong> droga il fermato<br />

viene indagato o arrestato per detenzione a fini <strong>di</strong><br />

spaccio e la sostanza viene inviata al più attrezzato<br />

laboratorio <strong>di</strong> Tossicologia Forense, <strong>di</strong>retto dal professor<br />

Mauro Bacci, per le analisi quantitative.<br />

Paola Melai, ricercatrice del’Istituto <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cina legale, stu<strong>di</strong>a come cambiano gli stupefacenti a Perugia<br />

La lotta allo spaccio con il microscopio<br />

Ha passato gli anni ’80 devastati dall’eroina,<br />

l’arrivo dell’ecstasy, e il boom della cocaina.<br />

Nel suo laboratorio all’Istituto <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cina<br />

legale <strong>di</strong> Perugia, Paola Melai, ha visto cambiare profondamente<br />

il mercato della droga locale. E analisi<br />

dopo analisi si è resa conto che non è molto <strong>di</strong>verso<br />

da quello <strong>di</strong> qualsiasi altro prodotto. Lo spacciatore<br />

è un impren<strong>di</strong>tore che cerca <strong>di</strong> massimizzare il profitto<br />

attraverso moderne strategie <strong>di</strong> marketing, il<br />

consumatore, cioè il tossico<strong>di</strong>pendente, è solo un<br />

cliente costretto ad adeguarsi a questo sistema e<br />

compra quello che trova.<br />

«Analizzo eroina dal 1989 – spiega la Melai - e ho<br />

notato un andamento particolare: pare che ci siano<br />

manovre economiche, uno stu<strong>di</strong>o finalizzato ad in<strong>di</strong>rizzare<br />

i consumi della clientela attraverso la purezza<br />

della sostanza. La sua composizione, nel corso <strong>degli</strong><br />

ultimi vent’anni, è variata in maniera ondulatoria con<br />

picchi <strong>di</strong> qualità estrema ai quali sono seguiti perio<strong>di</strong><br />

in cui la droga veniva tagliata in maniera massiccia».<br />

La droga raggiunge l’Italia al massimo della purezza,<br />

poiché in questo modo occupa meno spazio. Sono<br />

poi gli spacciatori ad aumentarne il volume utilizzando<br />

altre sostanze, generalmente lidocaina, che non<br />

cambia l’effetto della droga, o adulteranti come la<br />

caffeina, che nascondono la scarsa qualità dell’eroina.<br />

È proprio sul taglio, secondo la dottoressa, che si<br />

incentra la strategia <strong>di</strong> marketing <strong>degli</strong> impren<strong>di</strong>tori<br />

della droga. «Nei perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> massima purezza i consumatori<br />

si abituano ad assumere un’alta quantità <strong>di</strong><br />

120 persone denunciate e in stato d’arresto<br />

41 persone denunciate e in stato <strong>di</strong> libertà<br />

30 kg <strong>di</strong> droga ritirati<br />

Sostanze poste sotto sequestro:<br />

- 1.574,564 grammi <strong>di</strong> eroina<br />

- 15.238,11 grammi <strong>di</strong> hashish<br />

- 5.061,89 grammi <strong>di</strong> marijuana<br />

- 8.772,98 grammi <strong>di</strong> cocaina<br />

UN LABORATORIO DI ANALISI PER LE DROGHE<br />

principio attivo. Dopo un po’ gli spacciatori abbassano<br />

gradualmente la purezza dell’eroina. Il tossico<strong>di</strong>pendente,<br />

<strong>di</strong> conseguenza, è costretto ad acquistare<br />

un maggior numero <strong>di</strong> dosi per ottenere gli stessi<br />

effetti <strong>di</strong> prima».<br />

In questo modo il mercato per un po’ <strong>di</strong> tempo<br />

<strong>di</strong>venta più red<strong>di</strong>tizio. Alla lunga, però, il fisico dei<br />

tossico<strong>di</strong>pendenti si adatta ad una dose più leggera e<br />

il profitto comincia a calare. Ecco spiegato<br />

l’andamento ondulatorio, perché è proprio ora che la<br />

purezza della droga torna ad aumentare. «È un problema<br />

<strong>di</strong> mercato: per uno che muore – continua la<br />

Melai – cento si riabituano ad una cosa più potente<br />

ed è proprio in questa fase che si registra il maggiore<br />

numero <strong>di</strong> overdose mortali e non».<br />

CRONACA<br />

Ma oggi non è possibile parlare soltanto <strong>di</strong> eroina.<br />

Il modo in cui la cocaina, da sostanza d’elite, si è trasformato<br />

in un prodotto accessibile a tutti, è il frutto<br />

<strong>di</strong> un’altra strategia <strong>di</strong> marketing <strong>di</strong> chi gestisce il<br />

mercato della droga. Fino al 1997 il tossico<strong>di</strong>pendente<br />

non voleva comprare cocaina perché era troppo<br />

costosa e meno potente, preferiva la “brown<br />

sugar”, l’eroina marrone estratta dall’oppio. «Ad un<br />

certo punto - rivela la Melai - abbiamo cominciato a<br />

trovare polvere bianca contenente eroina: dalle analisi<br />

si è capito che si trattava <strong>di</strong> un prodotto <strong>di</strong> sintesi<br />

della morfina».<br />

Insomma, il colore e la composizione rendevano,<br />

e rendono tutt’ora, l’eroina in<strong>di</strong>stinguibile dalla normale<br />

cocaina, gli spacciatori stavano cercando <strong>di</strong><br />

cambiare il gusto dei tossico<strong>di</strong>pendenti, i loro clienti<br />

migliori. «Nei morti per overdose fino al 1998 si trovava<br />

solo eroina – continua - da quell’anno in poi ho<br />

registrato molti casi <strong>di</strong> poliassunzione, eroina e<br />

cocaina insieme, ma la causa <strong>di</strong> morte era sempre la<br />

prima. Oggi, nei decessi per overdose, la proporzione<br />

si è rovesciata». L’effetto collaterale <strong>di</strong> questo<br />

processo è stato che in questo modo tanti consumatori<br />

abituali <strong>di</strong> cocaina, non necessariamente vicini<br />

allo stereotipo del tossico<strong>di</strong>pendente, sono entrati in<br />

contatto con l’eroina senza saperlo.<br />

Seguendo l’andamento ciclico spiegato dalla dottoressa<br />

Melai, adesso l’eroina sta <strong>di</strong>ventando beige,<br />

segno che probabilmente la “brown sugar” sta tornando<br />

sul mercato.<br />

“ Combattiamo<br />

i traffici illegali<br />

con appostamenti<br />

e controlli.<br />

È la nostra prima<br />

preoccupazione<br />

”<br />

5<br />

Andare a conoscere la percentuale <strong>di</strong> principio attivo<br />

presente nella droga sequestrata è infatti fondamentale<br />

per l’esito processuale dell’indagato.<br />

Paradossalmente, più la droga è impura, più leggera<br />

sarà la pena per lo spacciatore, che ha quin<strong>di</strong> tutto<br />

l’interesse a vendere sostanze <strong>di</strong> scarsa qualità.<br />

Questo tipo <strong>di</strong> analisi è ancora più importante<br />

quando ci si trova <strong>di</strong> fronte a ecstasy e pasticche. In<br />

questo caso il mercato è in continua evoluzione:<br />

basta infatti mo<strong>di</strong>ficare leggermente la struttura<br />

molecolare della sostanza per escludere la sostanza<br />

stupefacente dalla tabella delle droghe, classificate<br />

in base alla loro composizione. L’aggiornamento <strong>di</strong><br />

queste tabelle è purtroppo più lento della velocità<br />

con cui chimici improvvisati al servizio del narcotraffico<br />

inventano nuove ricette per lo sballo. Dalle<br />

indagini <strong>di</strong> laboratorio emerge anche un’altra tendenza<br />

preoccupante. Sempre<br />

più spesso si mischiano le<br />

anfetamine, le sostanze psicostimolanti<br />

che consentono <strong>di</strong><br />

ballare per ore ed ore senza<br />

sentire la stanchezza, con la<br />

mescalina, che è invece una<br />

sostanza allucinogena. A<br />

seconda che prevalgano le<br />

prime o la seconda le pasticche<br />

hanno quin<strong>di</strong> effetti<br />

molto <strong>di</strong>versi.<br />

Per quanto riguarda la cannabis, invece, sembra<br />

essere arrivata, anche a Perugia, l’era della marijuana<br />

transgenica con una quantità <strong>di</strong> principio attivo<br />

tre volte superiore alla me<strong>di</strong>a. Ma le ricerche in<br />

questo campo, purtroppo, hanno dato risultati solo<br />

parziali poiché mancano i fon<strong>di</strong> per andare avanti.<br />

L’obiettivo è quello <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare il trattamento<br />

genetico che subiscono i semi, generalmente provenienti<br />

dal Nord Europa senza problemi <strong>di</strong> frontiere<br />

in quanto non considerati droga a tutti gli<br />

effetti.<br />

Intanto continua l’attività della polizia contro lo<br />

spaccio. Un lavoro che, spiega il questore De<br />

Felice, non è affatto semplice. «La localizzazione<br />

dei luoghi <strong>di</strong> spaccio è stata fatta grazie a numerosi<br />

appostamenti. È un lavoro che richiede tempo e<br />

uomini, ma il problema della droga è la nostra<br />

prima preoccupazione perché al momento è uno<br />

dei fenomeni più gravi della città».<br />

PAGINA A CURA DI<br />

UMBERTO MARTINI E PIERFRANCESCO PONTECORVO<br />

MARIJUANA TRANSGENICA<br />

Proveniente soprattutto<br />

dal Nord Europa<br />

è arrivata anche a<br />

Perugia. Il principio<br />

attivo è tre volte<br />

superiore alla me<strong>di</strong>a.<br />

Resta da capire se ciò<br />

<strong>di</strong>penda da un particolare<br />

tipo <strong>di</strong> innesto<br />

o se si tratti <strong>di</strong> semi geneticamente mo<strong>di</strong>ficati.<br />

ECSTASY E ALLUCINOGENI<br />

Le anfetamine con i<br />

loro effetto psicostimolante<br />

ormai sono<br />

sempre più spesso<br />

mischiate con la<br />

mescalina, che invece<br />

è una sostanza allucinogena.<br />

La prevalenza<br />

dell’una o dell’altra<br />

sostanza cambia gli effetti della nuova ecstasy.<br />

ADDIO ALLA BROWN SUGAR<br />

La brown sugar, la<br />

polvere dal colore<br />

marroncino estratta<br />

dall’oppio, non c’è<br />

quasi più. Oggi<br />

l’eroina è quasi sempre<br />

bianca, prodotta<br />

sinteticamente dalla<br />

morfina e può essere<br />

facilmente confusa con la cocaina.


SPECIALE<br />

Il parroco <strong>di</strong> Brufa racconta mezzo secolo <strong>di</strong> cambiamenti<br />

Don Amerigo, 42 anni <strong>di</strong> messe<br />

«Il credo rinasce nel <strong>di</strong>alogo»<br />

Il 23 marzo Don Amerigo Federici accenderà<br />

per i parrocchiani <strong>di</strong> Brufa le candele <strong>di</strong><br />

Pasqua nella chiesa <strong>di</strong> Sant’Ermete. Non solo,<br />

lo stesso giorno spegnerà le candeline del suo<br />

compleanno. Ottanta anni <strong>di</strong> cui quarantadue<br />

spesi ininterrottamente al servizio della piccola<br />

comunità della frazione <strong>di</strong> Torgiano. Poco più <strong>di</strong><br />

seicento abitanti dei<br />

quali <strong>di</strong>ce: «Non li<br />

cambierei con nient’altro».<br />

Don Amerigo, che<br />

dopo decenni passati<br />

nello stesso posto può<br />

vantarsi <strong>di</strong> aver portato<br />

gran parte dei fedeli<br />

dal battesimo all’altare,<br />

ci racconta come<br />

ha visto cambiare la<br />

Pasqua dal tempo dei<br />

riti con<strong>di</strong>visi a quello<br />

delle messe prese giusto<br />

in tempo per la<br />

bene<strong>di</strong>zione.<br />

«C’è una sproporzione<br />

– osserva – tra la<br />

quantità <strong>di</strong> gente che<br />

viene in chiesa ogni<br />

domenica e quella che<br />

si presenta solo il gior-<br />

su cui oggi si affacciano file <strong>di</strong> portoni in legno e,<br />

accanto ad essi, campanelli con impressi cognomi <strong>di</strong><br />

origine lontana. Tunisini, marocchini e albanesi<br />

sono arrivati a decine negli ultimi venti anni e oggi<br />

sono parte integrante della vita del borgo, con la<br />

loro cultura e i loro costumi. È stato inevitabile, per<br />

Don Amerigo, fare i conti anche con religioni <strong>di</strong>verse<br />

dalla sua: «Il confronto<br />

con l’Islam, per<br />

fortuna, ci è servito a<br />

riscoprire il credo cristiano.<br />

È innegabile<br />

che esista curiosità<br />

verso il messaggio <strong>di</strong><br />

Maometto, ma quando<br />

un parrocchiano<br />

oggi la manifesta<br />

posso invitarlo, più <strong>di</strong><br />

quanto non succedesse<br />

prima, a de<strong>di</strong>carsi<br />

con pari interesse alla<br />

Bibbia, prima <strong>di</strong> mettersi<br />

in <strong>di</strong>scussione.<br />

Specialmente a<br />

Pasqua. Anche i<br />

musulmani sono aperti<br />

nei nostri confronti.<br />

Qualcuno si converte,<br />

altri mi chiedono <strong>di</strong><br />

bene<strong>di</strong>rgli la casa in<br />

PASQUA<br />

no <strong>di</strong> Pasqua. Una<br />

volta non era così. C’è<br />

LA CHIESA DI SANT’ERMINIO È LA PARROCCHIA DI DON AMERIGO questo periodo. Come<br />

la famiglia Miti, cri-<br />

Luci spente, fiaccole, volti incappucciati<br />

e antichi canti tramandati<br />

nei secoli. Durante la Setti-<br />

molta ipocrisia nel ritenere che il tempo de<strong>di</strong>cato stiano lui e musulmana lei, ma molto rispettosi tra mana Santa, le città e i borghi dell’Um-<br />

alle celebrazioni nel periodo or<strong>di</strong>na-<br />

loro e con gli altri. È il nostro attegbria riscoprono atmosfere me<strong>di</strong>oevali e<br />

rio sia perso. E pensare che tra i <strong>di</strong>eci<br />

giamento che va rivisto. L’Italia si <strong>di</strong>ce si trasformano in un palcoscenico natu-<br />

comandamenti c’è anche “Ricordati<br />

cattolica, ma vieta i crocifissi nelle rale per rievocazioni e processioni de<strong>di</strong>-<br />

<strong>di</strong> santificare le feste” ed è il terzo».<br />

scuole mentre stu<strong>di</strong>a Allah. Non è cate alla Passione e alla Resurrezione <strong>di</strong><br />

Questione <strong>di</strong> <strong>di</strong>sgregazione dei<br />

giusto».<br />

Cristo. Da Gubbio a Cascia, da Assisi a<br />

valori, ma anche <strong>di</strong> un nuovo modo<br />

Malgrado le evoluzioni, il parroco Bevagna, interi paesi si mobilitano per<br />

<strong>di</strong> intendere la preghiera: «I credenti<br />

<strong>di</strong> Brufa ha già pronto il calendario celebrare riti liturgici che affondano le<br />

sono <strong>di</strong>minuiti, è vero, ma la fuga dai<br />

<strong>degli</strong> appuntamenti: bene<strong>di</strong>zione delle ra<strong>di</strong>ci nella cultura popolare.. «Ancora<br />

luoghi <strong>di</strong> culto <strong>di</strong>pende anche dall’at-<br />

case e della colazione <strong>di</strong> Pasqua, anco- oggi vedo anziani commuoversi quanteggiamento<br />

dei giovani. Essi vivono<br />

ra a base <strong>di</strong> uova e torta al formaggio; do vengono intonati i canti durante le<br />

la fede molto più intimamente men-<br />

esposizione del Santissimo per le qua- processioni del Venerdì Santo», raccontre,<br />

per gli anziani, le manifestazioni<br />

ranta ore <strong>di</strong> preghiera della Settimana ta Luigi Gambacurta, stu<strong>di</strong>oso <strong>di</strong> trazio-<br />

comunitarie legate alla liturgia continuano a conser- Santa e così via. «Con l’età e gli acciacchi è un impeni popolari e autore del libro E la Passiovare<br />

un valore unico. Vai a <strong>di</strong>re a un vecchio che gno sempre più faticoso», commenta Don Federici. ne de Cristo.<br />

quest’anno la processione del Venerdì Santo non si «Una volta il sacerdote aveva il cappellano e le suore. In Umbria, terra <strong>di</strong> profonda spiritua-<br />

fa!».<br />

Ecco il vero problema, adesso non c’è più ricambio lità, «è stata soprattutto la cultura con-<br />

E infatti la processione ci sarà e, come da tra<strong>di</strong>- tra i preti e siamo troppo, troppo anziani». ta<strong>di</strong>na a tramandare i canti e gli aspetti VENERDÌ SANTO, UN MOMENTO DELLA RAPPRESENTAZIONE DELLA VIA CRUCIS. SOPRA, IMMAG<br />

zione, attraverserà le principali vie <strong>di</strong> Brufa. Quelle<br />

CRISTINA CLEMENTI più teatrali delle celebrazioni pasquali», continua Gam- messa della veglia pasquale, la statua lignea settecentebacurta.<br />

Gli appuntamenti in regione sono decine. Ma sca del Cristo Risorto irrompe improvvisamente nella<br />

Le uova prima e dopo il regime<br />

Llambi è cristiano cattolico mentre Negi, sua Costituzione del 1976. «Per noi – spiega Llambi Mi-<br />

moglie, è musulmana. Dei due, sarà lei ad anti – persino andare alla messa oggi è un privilegio.<br />

dare alla messa <strong>di</strong> Pasqua celebrata dal parro- Prima dell’instaurazione della repubblica parlamen-<br />

quali sono le manifestazioni più suggestive?<br />

“<br />

Cominciamo il nostro breve viaggio da Bevagna, do- Canti e riti<br />

ve dal XVI secolo si celebra la Processione del Cristo sono stati<br />

Morto. I personaggi della Passione, interpretati dagli abitanti<br />

del paese, sfilano per le strade seguiti dai confratel- tramandati<br />

li della Misericor<strong>di</strong>a, che indossano mantelli e cappucci, soprattutto<br />

chiesa <strong>di</strong> San Bartolomeo.<br />

Mentre gli uomini<br />

della Confraternita<br />

corrono verso<br />

l’e<strong>di</strong>ficio portando la<br />

statua sulle spalle,<br />

co Don Amerigo Federici, come succede<br />

ogni anno da quando sono arrivati<br />

a Brufa dall’Albania. I loro figli, <strong>di</strong><br />

15 e 17 anni, hanno ricevuto i sacratare,<br />

nella nostra città <strong>di</strong> origine non<br />

esistevano chiese e pure celebrare i<br />

matrimoni era un’impresa. Per non<br />

parlare del pranzo <strong>di</strong> Pasqua. A cau-<br />

e da un corteo <strong>di</strong> fedeli, con fiaccole e candele. Durante<br />

la processione vengono intonati i canti tra<strong>di</strong>zionali.<br />

La Resurrezione <strong>di</strong> Cristo a Montefalco. La notte del<br />

Sabato Santo, al momento del Gloria, durante la santa<br />

dai conta<strong>di</strong>ni<br />

”<br />

vengono spalancati,<br />

con perfetto sincronismo,<br />

i battenti della grande porta. Il suono dell'organo<br />

e le note della banda accompagnano la celebrazione.<br />

menti anche per volontà <strong>di</strong> Negi, che<br />

sa del razionamento alimentare si<br />

il giorno del Sabato Santo preparerà le<br />

formavano lunghe file ai negozi e il<br />

uova colorate tipiche del loro Paese.<br />

comunismo impe<strong>di</strong>va che si notasse-<br />

Il marito ci racconta come fa:<br />

ro <strong>di</strong>sparità tra le persone. Così - rac-<br />

«Prende le uova, ne ricopre il guscio<br />

conta Miti - nemmeno chi aveva i<br />

usando dei quadrifogli portafortuna e<br />

sol<strong>di</strong> poteva comprare <strong>di</strong>eci chili <strong>di</strong><br />

le avvolge con un collant per farli ade-<br />

arance, se gli altri riuscivano a comrire.<br />

Poi le immerge in acqua bollente<br />

tinta <strong>di</strong> rosso e, quando le tira fuori, la<br />

LLAMBI MITI<br />

prarne uno solo, perché uscendo dallo<br />

spaccio la gente avrebbe potuto<br />

forma dei quadrifogli rimane impressa sul guscio. Ci accorgersi delle <strong>di</strong>fferenze e scatenare <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ni. In<br />

servono per fare la “prova della forza”. Ognuno tie- realtà c’era sempre qualcuno che la faceva franca e<br />

ne in mano un uovo e picchia la punta contro quel- allora, quando riuscivi a mangiare l’agnello, ti sentilo<br />

dell’avversario fino a romperlo». Anche da noi esivi un privilegiato».<br />

ste un intrattenimento simile, la tocciata, ma per i Salutiamo Llambi poco prima che la moglie tor-<br />

Miti giocare in Italia ha tutto un altro<br />

ni dal lavoro, tra l’altro con un certo<br />

valore. «Finalmente non dobbiamo<br />

anticipo rispetto al solito, dovuto alla<br />

preoccuparci <strong>di</strong> fare sparire i gusci<br />

visita del parroco per la bene<strong>di</strong>zione<br />

rotti. Sotto il regime <strong>di</strong> Enver Hoxha,<br />

della casa. Tutto è in or<strong>di</strong>ne: i pizzi sul-<br />

li tenevamo nascosti per giorni prima<br />

la credenza e i girasoli sul tavolo, insie-<br />

<strong>di</strong> sbarazzarcene, perché se ti beccame<br />

alla bustina delle offerte. Resta da<br />

vano a festeggiare la Pasqua rischiavi<br />

capire perché Negi abbia un rapporto<br />

da cinque a <strong>di</strong>eci anni <strong>di</strong> galera per<br />

così sereno con i cattolici e la loro fe-<br />

propaganda contro lo Stato».<br />

de. Llambi fuga i dubbi: «Da noi si <strong>di</strong>-<br />

L’Albania sotto Hoxha è stata un Paese ateo per ce che è sempre bene parlare la lingua del posto in<br />

legge, dopo che il <strong>di</strong>ttatore ha introdotto nel 1967 cui vai. Rispettiamo tantissimo questa comunità e<br />

Tre fotografie che raccontano il passato della Pasqua umbra<br />

una norma che proibiva l’associazione religiosa e la i brufani ci vogliono abbastanza bene da non far-<br />

Il Giovedì Santo la statua raffigurante il corpo del Cristo v<br />

presenza <strong>di</strong> luoghi <strong>di</strong> culto. Le <strong>di</strong>sposizioni, rivolte<br />

a qualsiasi credo, sono state confermate anche dalla<br />

ci invi<strong>di</strong>are gli albanesi emigrati in America».<br />

C. C.<br />

centro una rarissima immagine, risalente al 1943, della Pro<br />

la prima volta, il corteo religioso si svolse in pieno giorno,<br />

A destra, un’altra fotografia <strong>di</strong> Cascia ritrae la folla che atte<br />

“ Il confronto<br />

con l’Islam,<br />

per fortuna,<br />

è servito<br />

a riscoprire<br />

la parola<br />

<strong>di</strong> Dio<br />

”<br />

“ Chi<br />

festeggiava<br />

in Albania<br />

rischiava<br />

fino a<br />

<strong>di</strong>eci anni<br />

”<br />

C’era una


La Settimana Santa in Umbria:<br />

viaggio nelle tra<strong>di</strong>zioni sacre<br />

tra suggestione, fede e folklore<br />

INI DELLE CELEBRAZIONI PASQUALI DI GUBBIO, GUALDO TADINO E CASCIA<br />

Il Rito del Miserere <strong>di</strong> Gubbio, risalente al XIII secolo,<br />

prende il nome<br />

“<br />

dall’antichissimo Gubbio, Assisi,<br />

canto penitenziale Bevagna, Cascia.<br />

recitato durante la<br />

In tutta la regione<br />

processione. Per le<br />

strade della città, illu- cerimonie<br />

minate dalla luce del- e rievocazioni<br />

le torce, sfilano i me<strong>di</strong>oevali<br />

”<br />

membri della Confraternita<br />

<strong>di</strong> Santa Croce, portando le statue del Cristo<br />

Morto e della Madonna Addolorata. È tra<strong>di</strong>zione accen-<br />

volta ...<br />

. A sinistra, il trecentesco rito della Scavigliazione <strong>di</strong> Assisi.<br />

iene deposta dalla Croce, in ricordo <strong>di</strong> un’antica lauda. Al<br />

cessione del Cristo Morto <strong>di</strong> Cascia. In quell’occasione, per<br />

a causa del coprifuoco imposto durante la guerra.<br />

nde l’uscita dei penitenzieri dalla collegiata <strong>di</strong> Santa Maria.<br />

dere gran<strong>di</strong> falò lungo il percorso,<br />

a simbolo <strong>di</strong> purificazione e redenzione.<br />

Il Giovedì Santo, nella cattedrale<br />

<strong>di</strong> san Rufino ad Assisi, si tiene<br />

la cerimonia della deposizione del<br />

crocefisso, la Scavigliazione. Il Venerdì<br />

Santo una Processione accompagna<br />

la statua del Cristo<br />

Morto dalla cattedrale alla basilica<br />

<strong>di</strong> San Francesco. In serata, il corteo<br />

ritorna in<strong>di</strong>etro lungo un percorso<br />

segnato dalle luci delle fiaccole.<br />

Di grande effetto e antichissima<br />

tra<strong>di</strong>zione, la Processione del Cristo<br />

Morto <strong>di</strong> Cascia. Organizzata<br />

dalla Confraternita della Buona<br />

Morte, è caratterizzata dalla presenza<br />

dei penitenzieri, uomini e<br />

donne incappucciati che compiono<br />

il percorso portando una pesante croce sulle spalle<br />

e lunghe catene ai pie<strong>di</strong>. Nel Me<strong>di</strong>oevo, in segno <strong>di</strong> penitenza,<br />

i partecipanti erano soliti flagellarsi.<br />

Credenti e turisti arrivano ogni anno in Umbria per<br />

assistere alle celebrazioni pasquali, tra<strong>di</strong>zioni antiche<br />

tramandate <strong>di</strong> generazione in generazione. Ma quanto<br />

ancora resisteranno all’assalto della modernità? «Dipenderà<br />

da quanto gli anziani riusciranno a coinvolgere i<br />

giovani., oggi poco interessati a questo genere <strong>di</strong> eventi»,<br />

conclude con un pizzico <strong>di</strong> malinconia Luigi Gambacurta.<br />

FRANZ GIORDANO E CAMILLA MANCONI<br />

A Cascia la Processione che ricorda il sacrificio <strong>di</strong> Gesù<br />

Croci e catene ai pie<strong>di</strong><br />

per rivivere la Passione<br />

Ipenitenzieri portano<br />

croci in spalla e catene<br />

ai pie<strong>di</strong> scalzi, indossano<br />

tuniche nere e<br />

cappucci per mantenere<br />

l’anonimato.<br />

Al loro fianco hanno<br />

persone con in mano fiaccole<br />

che ne illuminano il<br />

cammino e li sostengono<br />

nel faticoso percorso <strong>di</strong><br />

redenzione. La sera del<br />

Venerdì Santo a Cascia si<br />

vive un’atmosfera che rievoca<br />

tempi remoti. È la<br />

processione del Cristo<br />

Morto che, da circa sette<br />

secoli, si svolge nella città<br />

che <strong>di</strong>ede i natali a Santa<br />

Rita.<br />

Squilla <strong>di</strong> continuo il telefono<br />

<strong>di</strong> Mario Bruni,<br />

priore della Confraternita<br />

della Buona Morte, che<br />

organizza la Via Crucis e<br />

unico a conoscere<br />

l’identità <strong>degli</strong> incappucciati:<br />

«A un mese dalla<br />

processione già ricevo<br />

chiamate dalle Marche,<br />

dalla Toscana, dalla Puglia<br />

<strong>di</strong> gente che vuole prenotare le croci. Noi della Confraternita<br />

ne abbiamo a <strong>di</strong>sposizione novantasei e le<br />

assegniamo in base all’or<strong>di</strong>ne delle ri-<br />

chieste che ci arrivano. Chi non riesce<br />

ad accaparrarsi la croce si cinge<br />

il collo con catene. Si tratta <strong>di</strong> un atto<br />

<strong>di</strong> fede, <strong>di</strong> una scelta libera <strong>di</strong> ogni<br />

singolo partecipante».<br />

I penitenzieri sono gli ere<strong>di</strong> dei flagellanti.<br />

Uomini e donne che, coperti<br />

dall’anonimato, si impongono una<br />

sofferenza fisica per chiedere il perdono<br />

dei peccati oppure una grazia.<br />

Alla fine del 1200 i battenti si denudavano<br />

fino alla cintola e con una frusta si percuotevano<br />

a sangue. Oggi l’autoflagellazione a Cascia non<br />

è più praticata: «Ritengo eccessivo il ferirsi fino a sanguinare.<br />

Le celebrazioni del Venerdì Santo che ancora<br />

oggi hanno luogo in Calabria e in Campania sono<br />

estreme e non le con<strong>di</strong>vido» sottolinea Bruni.<br />

UN PENITENZIERE COMPIE IL PERCORSO PER LE STRADE DEL PAESE<br />

“ Per partecipare<br />

alla Via Crucis<br />

arrivano richieste<br />

anche da<br />

altre regioni come<br />

Marche, Puglia<br />

e Toscana<br />

”<br />

SPECIALE<br />

La notte della Passione<br />

<strong>di</strong> Cascia coinvolge<br />

l’intera citta<strong>di</strong>nanza. Il<br />

priore, vestito <strong>di</strong> bianco<br />

e rosso, impugna un bastone<br />

e apre la processione<br />

seguito dagli altri<br />

venticinque membri<br />

della Confraternita, tutti<br />

uomini. Gli iscritti alla<br />

Confraternita sono<br />

laici. Nessuno <strong>di</strong> loro fa<br />

parte del clero locale.<br />

Alle loro spalle sono<br />

circa ottocento i figuranti<br />

in costume che<br />

rievocano gli ultimi<br />

giorni <strong>di</strong> vita <strong>di</strong> Gesù,<br />

dall’Ultima Cena al Sepolcro.<br />

I penitenzieri<br />

seguono gli stendar<strong>di</strong><br />

che rappresentano le<br />

do<strong>di</strong>ci stazioni della Via<br />

Crucis con in spalla<br />

croci lignee che possono<br />

arrivare a pesare anche<br />

cento chili. Il percorso<br />

è accidentato. Più<br />

<strong>di</strong> tre chilometri <strong>di</strong> salite<br />

ripide e <strong>di</strong>scese su<br />

fondo pietroso. Non ci<br />

si ferma mai neanche con la pioggia o la neve. Le<br />

spesse catene che cingono le caviglie nude, nonostante<br />

le garze applicate negli ultimi<br />

anni per alleviare il dolore, provocano<br />

sanguinanti ferite. Il buio rende<br />

ancora più suggestivo il corteo religioso.<br />

La processione del Cristo<br />

Morto si è sempre svolta <strong>di</strong> sera.<br />

Solo negli anni della II Guerra<br />

Mon<strong>di</strong>ale, a causa del coprifuoco<br />

notturno, la manifestazione religiosa<br />

si tenne <strong>di</strong> giorno. «Tutti i casciani, almeno<br />

una volta nella vita, sono stati<br />

penitenzieri – <strong>di</strong>ce l’assessore comunale<br />

alla Cultura Marco Altieri - Il bello è vedere il<br />

coinvolgimento dei giovani in un evento sacro. Dai<br />

quattor<strong>di</strong>ci anni in su possono partecipare alla processione.<br />

Si comincia tenendo la fiaccola e si finisce<br />

portando la croce».<br />

Storia della flagellazione<br />

GIUSEPPE DE CARO<br />

Perugia è la città <strong>di</strong> nascita del movimento dei flagellanti, uomini e donne<br />

che, in segno <strong>di</strong> penitenza, praticavano la mortificazione del corpo. Fu<br />

l’eremita francescano Raniero Fasani, alla metà del XIII secolo, a fondare<br />

il primo gruppo <strong>di</strong> battenti, che prese il nome <strong>di</strong> “Compagnia dei <strong>di</strong>sciplinati<br />

<strong>di</strong> Cristo”.<br />

In Italia si <strong>di</strong>ffusero gruppi <strong>di</strong> persone che giravano il paese <strong>di</strong>sciplinandosi<br />

e percuotendosi a sangue. In poco tempo, il culto dell’autoflagellazione<br />

arrivò anche in Germania, Polonia, Francia e Spagna.<br />

Jacopone da To<strong>di</strong>, tra i più celebri autori <strong>di</strong> lau<strong>di</strong> religiose della letteratura<br />

italiana, fu membro <strong>di</strong> una confraternita <strong>di</strong> flagellanti umbri.<br />

Abbandonò la carriera <strong>di</strong> notaio dopo la morte della moglie ed entrò a far<br />

parte dell’or<strong>di</strong>ne francescano <strong>degli</strong> Spirituali con il nome <strong>di</strong> Fra Jacopo.<br />

Presto <strong>di</strong>venne uno dei maggiori sostenitori della Compagnia dei flagellanti<br />

umbri e trascorse il resto della sua vita in povertà, praticando il <strong>di</strong>giuno e<br />

la mortificazione del corpo in segno <strong>di</strong> penitenza. Tra i suoi componimenti<br />

più celebri, “Il Pianto della Madonna” e lo “Stabat Mater”.<br />

La <strong>di</strong>ffusione del culto dell’autoflagellazione preoccupò presto la Chiesa <strong>di</strong><br />

Roma. Nel 1349 il Papa Clemente VI emanò una bolla con la quale <strong>di</strong>chiarava<br />

eretico il movimento dei flagellanti. La Chiesa riteneva infatti le correnti<br />

delle quali facevano parte i battenti troppo ra<strong>di</strong>cali. Anche Jacopone<br />

da To<strong>di</strong> fu scomunicato e incarcerato a causa delle sue credenze estremistiche<br />

in materia religiosa. L’esperienza della prigionia, terminata nel<br />

1303, lo segnò a tal punto da portarlo a ritirarsi in convento, dove morì<br />

tre anni dopo.<br />

Ancora oggi a Verbicaro e Nocera Terinese in Calabria e Guar<strong>di</strong>a<br />

Sanframon<strong>di</strong> nel Beneventano si tengono riti <strong>di</strong> autoflagellazione. A<br />

Verbicaro e Nocera, durante il Sabato Santo, i penitenti si percuotono le<br />

gambe con un pezzo <strong>di</strong> sughero ricoperto <strong>di</strong> schegge <strong>di</strong> vetro - il “car<strong>di</strong>ddu”<br />

- fino a farle sanguinare. A Guar<strong>di</strong>a Sanframon<strong>di</strong> “il rito dei battenti” si<br />

tiene ogni sette anni, nell’ultima decade <strong>di</strong> agosto. I partecipanti alla processione<br />

usano cilici pieni <strong>di</strong> aculei per colpirsi petto e spalle.<br />

G.D.C.


8 ECONOMIA FEBBRAIO 2008<br />

L’offerta umbra sarà meno eterogenea. Strutture che offrono wellness e cicloturismo le prime a confluire nelle Unioni <strong>di</strong> Prodotto<br />

Gli agriturismi si specializzano<br />

Il settore tiene bene nonostante la concorrenza. Stabile la richiesta da parte <strong>degli</strong> stranieri, cresce quella <strong>di</strong> famiglie e coppie italiane<br />

Il relax all’insegna<br />

della tra<strong>di</strong>zione.<br />

Quella della vacanza<br />

in agriturismo è una<br />

pratica quantomai consolidata<br />

in Umbria. Secondo<br />

le ultime rilevazioni,<br />

fornite dalla <strong>di</strong>rezione<br />

regionale agricoltura<br />

e foreste e aggiornate<br />

agli ultimi mesi del<br />

2007, sono quasi 2 mila<br />

i soggetti abilitati all’esercizio<br />

dell’attività<br />

agrituristica, su un totale<br />

<strong>di</strong> oltre 16 mila a livello<br />

nazionale. Segno che<br />

la domanda <strong>di</strong> strutture<br />

ricettive capaci <strong>di</strong> unire<br />

le risorse del territorio<br />

ad un’ospitalità in grado<br />

<strong>di</strong> fornire tutti i comfort<br />

è sostanziosa. Assisi,<br />

Orvieto, lo spoletino e<br />

l’Alta valle del Tevere le<br />

zone <strong>di</strong> maggiore concentrazione<br />

<strong>di</strong> queste tipologie<br />

<strong>di</strong> aziende.<br />

L’offerta è ampia e<br />

variegata, complice anche la conformazione naturale<br />

e paesaggistica del territorio. Secondo Barbara Papalini<br />

dell’Azienda Promozione Turistica dell’Umbria<br />

«il trend che le strutture stanno seguendo negli ultimi<br />

anni è quello della specializzazione per servizi».<br />

Si va, dunque, da quelle che offrono benessere a 360<br />

gra<strong>di</strong>, a quelle in cui sono gli sport a fare da padrone,<br />

a quelle che mirano a sod<strong>di</strong>sfare i palati più raffi-<br />

Agriturismi e aziende agricole: un binomio<br />

inscin<strong>di</strong>bile che deve tenere ben presente<br />

chi desideri avviare un’attività in questo<br />

settore. La normativa non lascia spazio a dubbi e,<br />

secondo la legge quadro 730 del 1985, la complementarietà<br />

dell’attività agrituristica rispetto a quella<br />

agricola è la con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> partenza più importante.<br />

Questo significa che l’agriturismo non può<br />

nascere se non c’è anche un’impresa agricola. Non<br />

è però necessario essere coltivatori <strong>di</strong>retti o impren<strong>di</strong>tori,<br />

infatti basta semplicemente condurre<br />

un’azienda agricola <strong>di</strong> proprietà o anche in affitto.<br />

Le domande <strong>di</strong> iscrizione nell’elenco regionale<br />

vanno presentate alla Comunità montana competente<br />

per territorio. Una volta ottenute le dovute autorizzazioni<br />

e superati i controlli, tra cui quello della Asl<br />

locale per il rilascio <strong>di</strong> una <strong>di</strong>chiarazione <strong>di</strong> idoneità<br />

Un’etichetta trasparente è sempre sinonimo<br />

<strong>di</strong> qualità? Ci scommette la<br />

Col<strong>di</strong>retti che ad ottobre dello scorso<br />

anno ha accolto con entusiasmo l’emanazione<br />

– da parte del ministro delle Politiche agricole<br />

Paolo De Castro – <strong>di</strong> un decreto che obbliga ad<br />

in<strong>di</strong>care la provenienza delle olive impiegate<br />

nell’olio vergine ed extravergine. Una tutela per<br />

i prodotti italiani che, però, ha dato anche origine<br />

a polemiche.<br />

«Quest’obbligo – aveva commentato la Col<strong>di</strong>retti<br />

– è un contributo alla trasparenza per impe<strong>di</strong>re <strong>di</strong><br />

“spacciare” come Made in Italy miscugli <strong>di</strong> olio<br />

spremuto da olive spagnole, greche e tunisine,<br />

senza alcuna informazione per i consumatori». E in<br />

effetti il decreto rappresenta davvero una svolta per<br />

i produttori olivicoli che fanno dell’italianità dei<br />

loro oli un reale punto <strong>di</strong> forza per affermarsi sul<br />

mercato.<br />

NELLA FOTO UN TIPICO CASALE RURALE UMBRO TRASFORMATO IN STRUTTURA RICETTIVA AGRITURISTICA<br />

nati, all’insegna delle tipicità locali. La prospettiva è<br />

quella <strong>di</strong> dare vita in tempi brevi alla “Unione <strong>di</strong> Prodotto”,<br />

ossia una sorta <strong>di</strong> consorzio che unisce le<br />

aziende con caratteristiche peculiari per sviluppare e<br />

commercializzare specificità. Un giro d’affari che movimenta<br />

su scala nazionale un miliardo <strong>di</strong> euro ogni<br />

anno. Lo sviluppo delle aziende agrituristiche è stato<br />

anche aiutato dai finanziamenti erogati dal Fondo<br />

per ciò che riguarda le con<strong>di</strong>zioni igienico-sanitarie,<br />

l’operatore potrà partire con il suo nuovo lavoro. Al<br />

<strong>di</strong> là della grandezza e del numero <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici a <strong>di</strong>sposizione,<br />

gli ospiti potranno essere al massimo trenta<br />

(www.regione.umbria.it) e la ristorazione dovrebbe<br />

Fino ad ora la provenienza dell’olio era<br />

un’informazione obbligatoria solo per i prodotti<br />

destinati al mercato estero che volevano esporre il<br />

marchio Made in Italy. Adesso questa in<strong>di</strong>cazione<br />

<strong>di</strong>venterebbe necessaria per tutti, con relativa creazione<br />

e gestione <strong>di</strong> un nuovo registro aziendale.<br />

«Siamo contenti per questo decreto – spiega<br />

Giulio Scatolini, presidente dell’Associazione produttori<br />

olivicoli <strong>di</strong> Perugia – anche se noi pubblicizziamo<br />

l’olio locale già da prima». Per l’Umbria<br />

l’in<strong>di</strong>cazione obbligatoria della provenienza sarebbe<br />

un asso nella manica per trovare la propria stabilità<br />

anche sul mercato internazionale.<br />

Ma l’etichetta “svela provenienza” non accontenta<br />

tutti. «Non stiamo mettendo in pratica quello che<br />

prevede il decreto <strong>di</strong> ottobre – ha riferito Michele<br />

Labarile, del controllo qualità dell’azienda Monini –<br />

se lo facessimo qualunque paese ci potrebbe contestare<br />

perché andremmo contro il regolamento 1019<br />

I NUMERI DEL<br />

BUSINESS<br />

- 16.000 strutture in Italia<br />

- circa 2.000 nella regione<br />

- 1 milione <strong>di</strong> euro il giro<br />

d’affari annuo nazionale<br />

- 16 ospiti su 100 in<br />

Umbria sono stranieri<br />

Sociale Europeo. In Umbria<br />

<strong>di</strong>verse centinaia <strong>di</strong><br />

operatori hanno usufruito<br />

<strong>di</strong> questi contributi a fondo<br />

perduto, che possono arrivare<br />

fino ad un massimo <strong>di</strong><br />

100 mila euro, per coprire il<br />

50 per cento delle spese sostenute<br />

per l’apertura dell’attività.<br />

«La maggior parte<br />

<strong>di</strong> questi - spiega Rita Ceccarini<br />

dell’ufficio turistico<br />

regionale - sono stati utilizzati<br />

per la ristrutturazione<br />

<strong>degli</strong> stabili».<br />

Difficile tracciare un<br />

vero e proprio identikit del<br />

cliente tipo perché, spiega<br />

ancora Papalini, «attualmente<br />

l’offerta, ed i prezzi,<br />

restano estremamente eterogenei».<br />

Aumenta la percentuale<br />

<strong>di</strong> famiglie e giovani coppie<br />

<strong>di</strong> italiani che scelgono <strong>di</strong><br />

passare le proprie vacanze<br />

in agriturismo. Il web il<br />

principale canale <strong>di</strong> ricerca<br />

e prenotazione, rendendo<br />

obsoleta la figura dell’interme<strong>di</strong>ario. Nutrita anche la<br />

presenza straniera, che rimane stabile rispetto agli<br />

scorsi anni. I più fedeli e meno esigenti, secondo<br />

l’Apt, «Olandesi e Belgi che preferiscono la zona del<br />

lago», mentre «americani e tedeschi scelgono la tranquillità<br />

delle colline».<br />

G. ALESSANDRO BUSCEMI<br />

MANUEL CODIGNONI<br />

La normativa sull’apertura lascia spazio ad ambiguità sulla ristorazione. Per la certificazione <strong>di</strong> qualità si contano le spighe<br />

Nuove attività, si parte dall’azienda agricola<br />

essere effettuata esclusivamente in presenza dell’attività<br />

ricettiva. Le eccezioni legate ad aziende che sorgono<br />

in aree particolari, in<strong>di</strong>viduate dal programma<br />

agrituristico regionale, possono creare <strong>di</strong>versi dubbi<br />

e dare origine a polemiche. I ristoratori, infatti, non<br />

vogliono vedersi sottrarre clientela. dai locali in cui<br />

ricettività e ristorazione sono in<strong>di</strong>pendenti<br />

Le attività riconosciute come tipiche dell’agriturismo<br />

non sono solo alloggio e ristorazione, ma<br />

anche ven<strong>di</strong>ta <strong>di</strong>retta <strong>di</strong> prodotti alimentari e artigianali,<br />

allevamento <strong>di</strong> animali e organizzazione <strong>di</strong><br />

eventi culturali, sportive e <strong>di</strong> tutela dell’ambiente.<br />

Come per gli alberghi sarà poi un’in<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong><br />

qualità a guidare gli ospiti nella scelta. Niente stelle,<br />

però. Immersi nella natura il massimo a cui ambire<br />

sono le cinque spighe.<br />

GIULIANA PALMIOTTA<br />

La Monini non seguirà il decreto per non andare contro l’Unione Europea. Ma i produttori locali ne fanno una ban<strong>di</strong>era<br />

Dubbi sull’etichetta “svela provenienza” dell’olio<br />

dell’Unione Europea». Questo regolamento comunitario<br />

del 2002 stabilisce le norme in materia <strong>di</strong><br />

etichettatura specifica per gli oli d’oliva. All’articolo<br />

quattro si legge, infatti, che la <strong>di</strong>chiarazione dell’origine<br />

non è obbligatoria, ma volontaria.<br />

«Ci sono già i parametri per verificare e garantire<br />

la qualità - prosegue Labarile – sarebbe stato<br />

meglio chiedere <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficare il 1019, ma a livello<br />

europeo». Per ora sulle etichette dei normali oli che<br />

si trovano al supermercato non ci sono specificazioni<br />

sui paesi produttori. E allora cosa portiamo<br />

sulle nostre tavole? In prevalenza si tratta <strong>di</strong> mix <strong>di</strong><br />

prodotti spagnoli e greci (oltre alla percentuale italiana),<br />

ma anche tunisini e turchi.<br />

Adesso quello che per molti rappresenta una<br />

garanzia per il consumatore, per altri costituisce un<br />

ostacolo alla concorrenza. Entro maggio bisognerebbe<br />

dotarsi dei nuovi registri, ma le ambiguità<br />

normative sembrano ancora tante. G. P.<br />

La strategia mira a offrire servizi ad hoc<br />

Puntare su clienti<br />

ricchi e raffinati<br />

Iprezzi alti salveranno gli agriturismi. Un controsenso?<br />

No, è la strategia su cui punta Francesco<br />

Micci, titolare del Cantico della natura a Magione<br />

(Perugia) per restare ben ancorato al settore del turismo<br />

e non cedere alla concorrenza.<br />

«Rivolgersi ad una clientela <strong>di</strong> qualità, raffinata e<br />

proporre servizi sempre più specializzati permetterà<br />

alle aziende me<strong>di</strong>o-alte <strong>di</strong> crescere ancora» prosegue<br />

Micci, che pubblicizza il suo relais sui gran<strong>di</strong><br />

portali internazionali <strong>di</strong> ricettività turistica, ma anche<br />

su siti <strong>di</strong> nicchia, per inten<strong>di</strong>tori.<br />

Il vostro non è un settore in crisi?<br />

È in crisi il red<strong>di</strong>to della famiglia me<strong>di</strong>a italiana e<br />

chi si rivolge a loro risente della situazione, ma per<br />

il resto del settore non va male: il nostro fatturato<br />

nel 2007 è cresciuto del 35 per cento<br />

La ricetta <strong>di</strong> questo successo?<br />

Più servizi, più qualità e, <strong>di</strong> conseguenza, prezzi<br />

più alti.<br />

Più alti?<br />

Sì, abbassarli sarebbe un<br />

errore perché abbasserebbe<br />

anche la qualità.<br />

E la vostra strategia?<br />

Il nostro target sono le<br />

coppie tra i 20 e i 55 anni, innamorate,<br />

che vivono una<br />

fase della loro vita in cui non<br />

hanno paura <strong>di</strong> spendere.<br />

Per loro stu<strong>di</strong>amo tutta una serie <strong>di</strong> servizi.<br />

Per esempio?<br />

IL “CANTICO DELLA NATURA”<br />

Dalle cene a lume <strong>di</strong> candela ai fine settimana interamente<br />

de<strong>di</strong>cati a chi si ama. Ma non solo. Se<br />

d’inverno ospitiamo soprattutto coppie, generalmente<br />

del centro o del nord Italia, d’estate arrivano<br />

più che altro famiglie dall’estero. Allora l’offerta<br />

cambia: corsi <strong>di</strong> cucina tipica, piscina, servizi per<br />

bambini, il centro benessere.<br />

I prezzi? Una doppia con colazione inclusa parte<br />

da 120 euro, 180 se si sceglie la suite. Un weekend<br />

con gita in mongolfiera e camera con vista lago<br />

sfiora i mille euro, ma non manca proprio niente.<br />

Una cena costa 27 euro (13 per i bambini fino<br />

a <strong>di</strong>eci anni).<br />

«I ristoratori sono infasti<strong>di</strong>ti dagli agriturismi in<br />

cui si può cenare. In alcuni comuni questa attività<br />

è vincolata a quella agrituristica, ma ci sono delle eccezioni.<br />

La legge regionale in questo ambito non è<br />

chiara, parla <strong>di</strong> degustazione e non <strong>di</strong> ristorazione,<br />

perciò i ristoratori usano questa ambiguità per polemizzare».<br />

Il fiore all’occhiello <strong>di</strong> una produzione interamente<br />

biologica come la vostra?<br />

Le confetture: sono più <strong>di</strong> 60!<br />

G. P.<br />

Quattro Colonne<br />

SGRT Notizie<br />

Perio<strong>di</strong>co del Centro Italiano <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong> Superiori<br />

per la Formazione e l’Agg.to <strong>di</strong> <strong>Giornalismo</strong> Ra<strong>di</strong>otelevisivo<br />

Presidente:<br />

Innocenzo Cruciani<br />

Coor<strong>di</strong>natori <strong>di</strong>dattici:<br />

Nunzio Bassi<br />

Dario Biocca<br />

Numero 7 - Anno XVI<br />

Direttore responsabile:<br />

Antonio Socci<br />

Redazione <strong>degli</strong> allievi della <strong>Scuola</strong><br />

a cura <strong>di</strong> Sandro Petrollini<br />

Registrazione al Tribunale <strong>di</strong> Perugia<br />

N. 7/93 del marzo 1993.<br />

Segreteria: Villa Bonucci<br />

06077 Ponte Felcino (PG)<br />

Tel. 075/5911211<br />

Fax. 075/5911232<br />

e-mail: sgrtv@sgrtv.it<br />

http://www.sgrtv.it<br />

Spe<strong>di</strong>zione in a.p. art.2 comma 20/c<br />

legge 662/96 Filiale <strong>di</strong> Perugia


FEBBRAIO 2008<br />

ECONOMIA 9<br />

L’economia locale, coniugando tra<strong>di</strong>zione e innovazione, ha raggiunto nel tempo standard elevati e prestigio internazionale<br />

I fiori all’occhiello dell’Umbria<br />

Agroalimentare, manifatturiero, artigianato e componenti meccaniche: la sfida alla globalizzazione si gioca sulla qualità<br />

Eccellenza e territorio. Un binomio che in<br />

Umbria funziona e che è sinonimo <strong>di</strong> un sistema<br />

<strong>di</strong> imprese specializzate e ben ra<strong>di</strong>cate nella<br />

regione che fanno da traino all’economia.<br />

Al centro <strong>di</strong> questo modello vincente c’è la valorizzazione<br />

dei prodotti tipici umbri: dal vino alla moda,<br />

dalla cioccolata alle ceramiche, dall’olio extravergine<br />

alla meccanica <strong>di</strong> precisione. Sono tanti i settori in cui<br />

la regione è riuscita a imporsi non solo come marchio<br />

Made in Umbria ma come esempio <strong>di</strong> sviluppo<br />

fondato sul territorio e su azioni integrate <strong>di</strong> promozione<br />

delle risorse economiche. Lo scambio <strong>di</strong> esperienze,<br />

la cooperazione e la formazione integrata e<br />

verticale tra le aziende UN AIRBUS A380 IN VOLO.<br />

sono i punti <strong>di</strong> forza <strong>di</strong> A BORDO DI QUESTO AEREO<br />

SONO INSTALLATE<br />

questa “economia delle<br />

MOLTE COMPONENTI<br />

eccellenze” umbra. Nel<br />

PRODOTTE DALLA<br />

piano <strong>di</strong> sviluppo rurale<br />

UMBRA CUSCINETTI<br />

La storia/1<br />

Sfide e successi dell’Umbra Cuscinetti<br />

Ucs, la tecnologia<br />

che fa volare<br />

Tra le eccellenze umbre è impossibile non parlare<br />

della Umbra Cuscinetti, azienda con base a Foligno<br />

che produce componentistica <strong>di</strong> alta precisione<br />

utilizzata in campo aeronautico. Nata nel 1972,<br />

l’azienda è leader nella costruzione <strong>di</strong> cuscinetti <strong>di</strong> gran<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>mensioni e <strong>di</strong> viti a ricircolo <strong>di</strong> sfere.<br />

Nel corso <strong>degli</strong> anni, la Ucs ha aperto filiali in Germania<br />

e Stati Uniti e ha raggiunto accor<strong>di</strong> <strong>di</strong> fornitura<br />

con molte aziende aeronautiche come Boeing e Airbus.<br />

«Il nostro primo contratto con la Boieng - ci racconta<br />

Valter Baldaccini, amministratore delegato dell’azienda<br />

- risale al 1987. Da allora il nostro giro si è allargato<br />

e ad oggi, nel mondo, non c’è un aereo <strong>di</strong> capienza<br />

superiore ai 100 posti che<br />

“ Qualsiasi aereo<br />

al mondo<br />

superiore<br />

ai cento posti<br />

possiede nostre<br />

componenti<br />

non sia costruito con particolari critici<br />

prodotti dalla Umbria Cuscinetti.<br />

E per particolari critici - chiarisce<br />

- si intendono elementi funzionali<br />

strutturali, ad esempio cuscinetti per<br />

i carrelli o viti per la movimentazione<br />

<strong>di</strong> elementi mobili sulle ali, come<br />

i flap».<br />

La tecnologia acquisita dal gruppo<br />

è stata anche trasferita in campo biome<strong>di</strong>co: «Abbiamo<br />

messo le nostre competenze a <strong>di</strong>sposizione del<br />

progetto VAD – prosegue Baldaccini - che ha portato<br />

alla costruzione del primo cuore artificiale made in<br />

Italy. Lo stu<strong>di</strong>o è durato 15 anni, e l’Ucs ha costruito<br />

la pompa, una delle parti più importanti. Siamo ancora<br />

in una fase <strong>di</strong> sperimentazione clinica, ma speriamo<br />

che si possa presto arrivare alla produzione industriale<br />

<strong>di</strong> quest’organo artificiale».<br />

Da piccola factory ad avanzato polo tecnologico <strong>di</strong><br />

respiro planetario, l’Umbra Cuscinetti è uno dei fiori<br />

La casa <strong>di</strong> moda Cucinelli è tra le prime aziende<br />

produttrici italiane <strong>di</strong> cachemire. Nata nel<br />

1978 in un piccolo laboratorio <strong>di</strong> 40 metri<br />

quadri e con un finanziamento <strong>di</strong> 500 mila lire, oggi<br />

la “Brunello Cucinelli cashmere” produce 880<br />

mila capi all’anno, con un fatturato che per il 2008<br />

è stimato sui 145 milioni <strong>di</strong> euro (+ 20,8%). Oltre<br />

la metà della produzione è destinata<br />

al mercato internazionale: Germania,<br />

Francia, Svizzera, Nord Europa,<br />

Usa, Russia, Giappone e Taiwan.<br />

Senza <strong>di</strong>menticare le economie<br />

emergenti come Cina, In<strong>di</strong>a e Brasile,<br />

dove l’azienda è cresciuta dal<br />

7,9% del 2006 al 9% del 2007. Il piano<br />

<strong>di</strong> sviluppo prevede l’apertura <strong>di</strong><br />

punti ven<strong>di</strong>ta monomarca in tutto il mondo, che<br />

per ora rappresentano il 17% del fatturato. Oggi<br />

sono 22 e si trovano nelle principali capitali e nel-<br />

Valorizzare<br />

il territorio<br />

garantendo<br />

la qualità<br />

del prodotto<br />

““<br />

2007-2013, ad esempio, la Regione ha destinato quasi<br />

18 milioni <strong>di</strong> euro per il sostegno alla promozione dei<br />

prodotti agroalimentari <strong>di</strong> qualità.<br />

L’Umbria negli ultimi tempi ha saputo recuperare<br />

la sua memoria storica e i saperi legati alle produzioni<br />

tra<strong>di</strong>zionali, coniugandoli con la ricerca e<br />

l’innovazione. Una scelta vincente che ha permesso<br />

ai prodotti locali <strong>di</strong> affermarsi sul mercato nazionale<br />

ed estero. Un progetto che risponde ai dettami della<br />

all’occhiello della regione nel mondo. «Quando siamo<br />

partiti – ricorda ancora l’ad - eravamo parte <strong>di</strong> una<br />

multinazionale tedesca. Nel 1993, si è deciso <strong>di</strong> effettuare<br />

un management buyout, e oggi la proprietà è totalmente<br />

italiana. Abbiamo anche acquisito aziende<br />

estere, per cui si può ben <strong>di</strong>re che l’Umbra Cuscinetti<br />

sia oggi una piccola multinazionale. L’azienda - spiega<br />

- dà lavoro a oltre 900 persone in tutto il mondo,<br />

e il solo stabilimento <strong>di</strong> Foligno ne occupa 700, che<br />

salgono a più <strong>di</strong> 1.000 se si considera l’indotto. E si<br />

tratta per lo più <strong>di</strong> umbri, altamente specializzati.».<br />

Ma quali sono le <strong>di</strong>fficoltà che un’azienda incontra<br />

partendo dall’Umbria e ritrovandosi in un contesto internazionale?<br />

«L’ostacolo più gran-<br />

de - ammette Baldaccini - è riuscire<br />

a imporsi in un mercato che ha<br />

un’immagine pessima del nostro<br />

paese. Se ti presenti come italiano,<br />

automaticamente ti porti <strong>di</strong>etro <strong>degli</strong><br />

stereotipi negativi che è <strong>di</strong>fficile<br />

eliminare. Il segreto del nostro successo<br />

sta nell’aver saputo offrire un<br />

prodotto <strong>di</strong> qualità e all’avanguar<strong>di</strong>a,<br />

investendo nella ricerca e innovando le procedure<br />

produttive. Purtroppo non esistono molti sussi<strong>di</strong><br />

istituzionali in questo settore, a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> altri paesi,<br />

per cui bisogna provvedere in proprio. Negli ultimi<br />

3 anni, ad esempio, abbiamo speso 26 milioni <strong>di</strong> euro<br />

solo per rinnovare i macchinari, ma - conclude orgoglioso<br />

- possiamo tranquillamente affermare che, ad<br />

oggi, il nostro sia lo stabilimento più avanzato del<br />

mondo in questo settore». Un “gioiello” che nel 2007<br />

ha fatturato 90 milioni <strong>di</strong> euro e che nel 2008 punta a<br />

raggiungerne 110. MANUEL CODIGNONI<br />

“<br />

La storia/3<br />

le più esclusive località <strong>di</strong> villeggiatura, entro il<br />

2008 saranno 25.<br />

La storia dell’azienda va <strong>di</strong> pari passo con quella del<br />

suo fondatore. All’inizio <strong>degli</strong> anni ’80 Brunello Cucinelli<br />

ha l’intuizione che lo porterà al successo: la<br />

scelta <strong>di</strong> un settore <strong>di</strong> nicchia, quello del cachemire,<br />

e l’idea <strong>di</strong> renderlo colorato per proporlo a una clientela<br />

femminile, fino a quel momento<br />

esclusa dal mercato <strong>di</strong> questa lana pregiata.<br />

Le ven<strong>di</strong>te partono bene e la<br />

piccola fabbrica a conduzione familiare<br />

decolla. Il cachemire arriva dalla Cina<br />

e dalla Mongolia, dove<br />

l’impren<strong>di</strong>tore si reca due o tre volte<br />

l’anno per selezionare le lane che vengono<br />

interamente lavorate in Italia. Il<br />

cuore dell’azienda si trova a Solomeo, un piccolo borgo<br />

umbro del ‘300 che Cucinelli ha interamente ristrutturato<br />

nel corso <strong>degli</strong> anni, e dove lavorano 420<br />

Ue sulla promozione <strong>degli</strong> aspetti culturali dei territori,<br />

soprattutto attraverso il turismo, volano economico<br />

della regione con oltre sette milioni <strong>di</strong> presenze<br />

nel 2006 (67% italiani e 33% stranieri), che hanno<br />

portato all’Umbria oltre 710 milioni <strong>di</strong> euro, <strong>di</strong> cui il<br />

43% proveniente dai mercati internazionali.<br />

La qualità si afferma, dunque, come il centro del<br />

sistema produttivo umbro, che <strong>di</strong>venta laboratorio e<br />

metafora della “soft economy”, quell’economia del<br />

Vino, cultura, territorio, slancio creativo e<br />

innovazione. Sono questi gli elementi che<br />

hanno fatto, e continuano a fare, la storia<br />

della cantina Lungarotti. Un’azienda che in pochi<br />

anni non solo è riuscita ad affermarsi nel settore<br />

vitivinicolo, ma a <strong>di</strong>stinguersi come una delle<br />

eccellenze italiane nella produzione <strong>di</strong> vini. A <strong>di</strong>rlo<br />

non sono soltanto i prestigiosi riconoscimenti<br />

nazionali e internazionali tra cui i “Tre bicchieri”<br />

del Gambero Rosso e la medaglia d’argento al<br />

“Decanter World Wine Awards”,<br />

ma anche i numeri: oltre 2 milioni<br />

e 500 mila bottiglie prodotte<br />

me<strong>di</strong>amente ogni anno, cento <strong>di</strong>pendenti<br />

a cui si aggiungono i lavoratori<br />

stagionali, e un fatturato<br />

che nel 2006 ha superato abbondantemente<br />

gli 11 milioni <strong>di</strong> euro.<br />

Cifre che parlano chiaro, che testimoniano lo stato<br />

<strong>di</strong> ottima salute <strong>di</strong> cui gode l’azienda e che rappresentano<br />

una buona fetta dell’economia regionale che<br />

gira intorno al comparto vitivinicolo. Gran<strong>di</strong> risultati<br />

raggiunti senza mai perdere <strong>di</strong> vista quei valori che<br />

Teresa Severini, a capo dell’azienda insieme alla madre<br />

Maria Grazia Marchetti e alla sorella Chiara Lungarotti,<br />

ritiene immancabili nella ricetta del successo<br />

dell’azienda: «Qualità, impegno personale, equilibrio,<br />

ma soprattutto un’anima profondamente legata al<br />

territorio». Parole d’or<strong>di</strong>ne che hanno scritto la biografia<br />

<strong>di</strong> una famiglia che da sempre si occupa a tempo<br />

pieno della propria attività. Una scelta che, <strong>di</strong>ce<br />

la Severini, «ci ha permesso <strong>di</strong> andare avanti con le<br />

nostre idee e che ha consentito <strong>di</strong> metterle <strong>di</strong>rettamente<br />

in atto». Una caratteristica che ha sedotto e<br />

Brunello Cucinelli: «Creatività, professionalità e amore per il lavoro sono le nostre carte vincenti»<br />

Il cachemire che seduce i mercati esteri<br />

persone. «Un principio che mi è caro<br />

- racconta l’impren<strong>di</strong>tore - è proprio<br />

quello <strong>di</strong> valorizzare il territorio e le<br />

sue genti, garantendo allo stesso tempo<br />

la massima qualità del prodotto.<br />

Questo valore aggiunto - prosegue<br />

Cucinelli - ci permette <strong>di</strong> <strong>di</strong>stinguerci<br />

e continuare a produrre in Italia, senza<br />

bisogno <strong>di</strong> trasferirci all’estero.<br />

Credo fermamente nelle capacità e<br />

nel saper fare del nostro Paese, che offre artigianalità<br />

tramandata da una lunga cultura ed esperienza».<br />

Un’azienda che, come tutte, segue i criteri del libero<br />

mercato ma che è gestita in maniera non convenzionale,<br />

spingendo sulla leva del lavoro inteso come<br />

espressione del valore umano. «Qui la creatività <strong>di</strong><br />

ogni addetto ai laboratori è il bene prezioso <strong>di</strong> tutti -<br />

afferma con orgoglio l’impren<strong>di</strong>tore - e non lascia<br />

spazio ai cartellini da timbrare». Si parla, perciò, <strong>di</strong><br />

Devono<br />

interpellarci<br />

per in<strong>di</strong>viduare<br />

meglio le strategie<br />

<strong>di</strong> promozione<br />

““<br />

terziario che racchiude in sé l’attenzione all’ambiente<br />

e alla tra<strong>di</strong>zione, il coraggio dell’innovazione, la<br />

responsabilità sociale e la valorizzazione del territorio.<br />

Il cuore d’Italia che ha saputo farsi sistema e che,<br />

per questo, ha ricevuto il “Premio Anteo” - assegnato<br />

da “Symbola”, la fondazione per le qualità italiane<br />

- per la miglior partecipazione a “La<br />

Campionaria, fiera delle qualità italiane”. «Un premio<br />

all’Umbria e alla sua impren<strong>di</strong>toria, che hanno<br />

saputo interpretare al meglio le risorse naturali e le<br />

capacità produttive del territorio», ha detto la presidente<br />

della Regione, Maria Rita Lorenzetti. Uno stimolo<br />

alla competitività ma, soprattutto, una sfida<br />

VINO, DA ANNI SINONIMO<br />

DI QUALITÀ E CULTURA,<br />

DELL’AZIENDA FONDATA<br />

NEL 1962 A TORGIANO<br />

DA GIORGIO LUNGAROTTI<br />

per il futuro <strong>di</strong> questa piccola<br />

regione, sempre più<br />

riferimento del Made in<br />

Italy nel mondo.<br />

La storia/2<br />

LUCIA CAPPELLETTI<br />

Parla Teresa Severini della Lungarotti<br />

«Le istituzioni<br />

ci ascoltino»<br />

conquistato soprattutto i mercati internazionali perché<br />

proprio all’estero «identificare l’azienda con la<br />

famiglia è stata una delle chiavi del successo». Di fatto<br />

quasi la metà della produzione, il 45 per cento per<br />

l’esattezza, è assorbita dai mercati esteri. La Lungarotti<br />

oggi esporta in Europa, soprattutto in Germania,<br />

ma anche oltreoceano, negli Stati Uniti e in Canada,<br />

con un occhio all’apertura verso quei Paesi che<br />

sono in forte crescita economica: Russia, In<strong>di</strong>a e Cina.<br />

Un riconoscimento che comunque non toglie<br />

l’amaro in bocca a Teresa Severini<br />

quando parla del ruolo delle istituzioni<br />

regionali e nazionali per garantire<br />

la sopravvivenza delle eccellenze.<br />

«Sono subito pronte ad<br />

entusiasmarsi quando sono presenti<br />

sul territorio – <strong>di</strong>ce con tono<br />

polemico– ma se ne <strong>di</strong>menticano<br />

altrettanto velocemente». «Le eccellenze, al <strong>di</strong> là<br />

del termine, sono punte che servono da traino anche<br />

agli altri e per questo – continua – dovrebbero essere<br />

ascoltate e soprattutto aiutate nella realizzazione<br />

<strong>di</strong> nuovi progetti». In attesa <strong>di</strong> risposte concrete<br />

da parte <strong>degli</strong> organi <strong>di</strong> competenza l’azienda Lungarotti<br />

fa da sé. Perché eccellenza significa «sì tra<strong>di</strong>zione,<br />

ma anche capacità <strong>di</strong> creare e gestire innovazione».<br />

Un caposaldo della cultura d’azienda che il<br />

ministero delle Politiche Agricole ha premiato affidandole<br />

il primo progetto pilota italiano per produrre<br />

energia termica utilizzando i prodotti <strong>di</strong> scarto<br />

della viticoltura. «Di qui a poco saremo autonomi al<br />

70 per cento – sottolinea Severini – e speriamo <strong>di</strong> arrivare<br />

al 100 per cento».<br />

G. ALESSANDRO BUSCEMI<br />

IL TITOLARE DELLA<br />

“BRUNELLO CUCINELLI CASHMERE”<br />

ALL’INTERNO DI UNO DEI SUOI<br />

22 PUNTI VENDITA, PRESENTI NELLE<br />

LOCALITÀ PIÙ ESCLUSIVE DEL MONDO.<br />

ENTRO IL 2008 L’AZIENDA CONTA DI<br />

ARRIVARE A QUOTA 25<br />

“capitalismo etico” e “impresa<br />

umanistica”, un caso <strong>di</strong> moderna<br />

economia che viene<br />

guardato con interessi da più<br />

parti, oggetto <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o in numerose<br />

università. «Il fattore<br />

determinante che ha contribuito<br />

a renderci speciali è proprio<br />

questo: l’uomo è il bene<br />

supremo dell’impresa, e il profitto<br />

non è visto come un fine ma come mezzo per<br />

rendere l’azienda più forte». Sarà forse per questo che<br />

la sede, più che a una fabbrica, assomiglia a una bottega<br />

me<strong>di</strong>evale: travi in legno, camini <strong>di</strong> pietra, pitture<br />

murali e pavimenti in ammattonato, dove hanno<br />

trovato posto uffici e atelier. Una “casa-laboratorio”,<br />

dove la creatività e il “saper fare” umbro si prendono<br />

la rivincita sulla globalizzazione imperante.<br />

L. C.


10 SOCIETÀ FEBBRAIO 2008<br />

Umbria Style<br />

Tre giovani hanno fatto della loro passione un lavoro, scoprendo che grazie ad internet possono sopravvivere<br />

anche antiche professioni. Viaggio tra armature, violini antichi, spade, birilli in laboratori <strong>di</strong> altri tempi<br />

Ecco chi salva i vecchi mestieri<br />

Stefano, liutaio: «La sod<strong>di</strong>sfazione<br />

più grande è sapere <strong>di</strong> aver ridato vita ad uno<br />

strumento che senza <strong>di</strong> me sarebbe morto»<br />

Tutto è nato da un violino<br />

lasciato in ere<strong>di</strong>tà.<br />

Un violino del Settecento<br />

passato <strong>di</strong> generazione<br />

in generazione e arrivato a<br />

Stefano Manfroi per mano<br />

della madre, quando lo avevano<br />

già suonato nonno e bisnonno.<br />

«Il liutaio è un mestiere<br />

per pochi», spiega circondato<br />

da violini e violoncelli<br />

rotti e senza corde, adagiati<br />

sul tavolo in attesa <strong>di</strong> riprendersi<br />

l’anima per suonare<br />

<strong>di</strong> nuovo. Il suo laboratorio<br />

si incontra passeggiando per<br />

il centro <strong>di</strong> Terni, nel cuore<br />

della città dell’acciaio e non<br />

certo <strong>degli</strong> Stra<strong>di</strong>vari. Forse<br />

proprio per questo è impossibile<br />

non notarlo. «Quando<br />

STEFANO MANFROI CON UNO DEI SUOI VIOLINI<br />

avevo sette anni mio nonno<br />

mi <strong>di</strong>ede a <strong>di</strong>sposizione il suo violino. Ne rimasi subito affascinato, lo guardavo,<br />

lo prendevo in mano, sbirciavo all’interno per capire come fosse fatto».<br />

Il liutaio è un mestiere che si fa con passione: «È bello – ci <strong>di</strong>ce mentre<br />

termina un flauto Pan – perchè posso far rivivere uno strumento che<br />

senza il mio operato sarebbe morto». L’unico modo per imparare davvero<br />

come si restaura un violoncello è de<strong>di</strong>cargli molto tempo e avere pazienza<br />

nel capire quali sono le tecniche giuste da usare. «A volte trascorro<br />

anche sette ore <strong>di</strong> fila su uno strumento...aspettare che la colla si asciughi<br />

è fondamentale». Guardando i pezzi <strong>di</strong> legno sparsi qua e là, le casse<br />

armoniche sventrate e gli archetti messi da una parte viene da chiedersi<br />

perchè non ricominciare tutto da capo con la costruzione <strong>di</strong> uno strumento<br />

nuovo. «Il legno ha la sua memoria e più si invecchia più riproduce un<br />

suono che un pezzo <strong>di</strong> legno giovane non potrebbe dare» risponde Manfroi.<br />

Rende economicamente fare il liutaio? Abbastanza, se la tecnologia<br />

si sposa con la tra<strong>di</strong>zione. «Compro e vendo i miei pezzi su internet. Ho<br />

richieste d’acquisto da Stati Uniti, Francia, Corea, Australia, Giappone...».<br />

Mercato delle Gaite, a giugno<br />

Bevagna rivive il Me<strong>di</strong>oevo<br />

Se siete in cerca <strong>di</strong> antichi mestieri e non<br />

vi va <strong>di</strong> rincorrere per tutta l’Umbria il liutaio,<br />

il giocoliere, il fabbro e la sarta,<br />

l’appuntamento è ogni anno nel piccolo borgo<br />

<strong>di</strong> Bevagna,<br />

vicino Foligno.<br />

Tra il 12 e il<br />

22 giugno le antiche<br />

botteghe<br />

dei mestieri me<strong>di</strong>evali<br />

riaprono<br />

i battenti e le<br />

strade si popolano<br />

<strong>di</strong> figuranti<br />

in abiti d’epoca.<br />

I vecchi quartieri,<br />

le gaite, rivaleggiano<br />

da 25<br />

LA TINTORIA DI UNA GAITA anni nel tentativo<br />

<strong>di</strong> dare un’interpretazione<br />

fedele della vita quoti<strong>di</strong>ana nel<br />

‘200-‘300. Le gaite sono quattro, come le sfide:<br />

la gara del mercato, dei mestieri, la gara<br />

gastronomica e quella del tiro con l'arco.<br />

L'ultimo giorno, poi, un’esperta giuria <strong>di</strong> docenti<br />

decreta il vincitore che riceve in dono<br />

il palio della vittoria.<br />

Il Mercato delle Gaite richiama ogni anno<br />

migliaia <strong>di</strong> turisti ed è una delle più affascinanti<br />

manifestazioni storiche dell’Umbria.<br />

Un’occasione per riportare in<strong>di</strong>etro le lancette<br />

del tempo tra l’allegria <strong>degli</strong> artisti <strong>di</strong> strada<br />

e la singolare esperienza <strong>di</strong> addentrarsi<br />

nelle botteghe dei canapai o dello speziere,<br />

nella zecca o nella cartiera.<br />

CATERINA PROIETTI<br />

Supercrocio, giocoliere <strong>di</strong> professione: «Ho<br />

iniziato esibendomi all’uscita delle scuole e<br />

<strong>di</strong>stribuendo ai genitori i miei volantini»<br />

Quando parla con noi, Stefano Maria Crocelli, in arte Supercrocio,<br />

ha appena smesso <strong>di</strong> leggere un libro <strong>di</strong> Wu-ming. «Sono<br />

racconti molto interessanti», <strong>di</strong>ce accantonandolo da una parte.<br />

E un po’ fuori dagli schemi è anche la sua vita. Stefano ha trent’anni,<br />

vive a Terni ed è laureato in Scienze sociali della comunicazione interculturale,<br />

ma <strong>di</strong> professione fa il giocoliere. «Ho iniziato dopo la maturità<br />

scientifica nei miniclub dei villaggi turistici. Lì è arrivata<br />

l’illuminazione». Un giorno, mentre sta intrattenendo una schiera <strong>di</strong> ragazzini,<br />

si presenta un signore. «Si avvicina, prende tre palline e inizia a<br />

giocarci tirandole in aria. Ricordo che i bambini sembravano stregati dalla<br />

sua abilità...In quel momento mi è venuta la voglia <strong>di</strong> imparare. Ho<br />

iniziato con due palline, poi<br />

ogni tanto ne aggiungevo<br />

una, adesso sono arrivato a<br />

sette». Da allora la giocoleria<br />

è <strong>di</strong>ventata un lavoro, lo<br />

chiamano alle feste, opera<br />

nel volontariato e ha fondato<br />

la Compagnia dei giocolieri<br />

instabili. Si allena ogni<br />

giorno per almeno tre ore<br />

con clave, palline, piatti cinesi,<br />

<strong>di</strong>ablo e ovviamente esercizi<br />

<strong>di</strong> equilibrio. «La pratica<br />

costante del giocoliere –<br />

spiega - è anche un ottimo<br />

esercizio mentale, perché<br />

sviluppa la concentrazione».<br />

Supercrocio ha trasformato<br />

la sua abilità in un mestiere<br />

qualificato: «Riesco a guada-<br />

gnare i sol<strong>di</strong> che mi servono<br />

per vivere e quelli per to-<br />

gliermi qualche sfizio». In realtà da qualche anno collabora con<br />

l’associazione “Assos” per lo sviluppo <strong>di</strong> progetti <strong>di</strong> cooperazione internazionale<br />

legati ai bambini soldato in Uganda e in Tanzania. Per raccontare<br />

i viaggi in Africa, le sue esperienze in giro per il mondo e la passione<br />

per il <strong>di</strong>dgeridoo (uno strumento con cui fa musicoterapia) ha creato<br />

il sito internet www.supercrocio.com, nel quale spiega la sua vita in<br />

equilibrio tra fantasia e realtà. C. P.<br />

A Gualdo Cattaneo l’ex stella statunitense Claire Mesnard confeziona raffinata maglieria per il ballo<br />

«Vestiamo la danza col made in Italy»<br />

Le innovazioni nascono sempre da problemi che<br />

attendono <strong>di</strong> essere risolti. E Claire Mesnard,<br />

ballerina professionista <strong>di</strong> danza classica, nella<br />

sua lunga carriera tra Atlanta Ballet, Opera <strong>di</strong> Marsiglia<br />

e Arena <strong>di</strong> Verona ne aveva sofferto uno in particolare:<br />

l’impossibilità <strong>di</strong> reperire maglieria per la danza che<br />

mantenesse al caldo il corpo della ballerina durante la<br />

performance, senza con<strong>di</strong>zionare la sua libertà <strong>di</strong> movimento.<br />

Una volta smessi tutù e scarpette da punta<br />

Claire, nata a New York ma <strong>di</strong> origini francesi, fonda<br />

a Reggio Emilia la maglieria “Arabesque by Claire”. È<br />

il 1980 e accanto a all’ex ballerina che calcava i palcoscenici<br />

mon<strong>di</strong>ali insieme a Carla Fracci, c’è il marito<br />

Giovanni Grossi.<br />

Claire <strong>di</strong>segna i<br />

modelli, acquista la lana<br />

dalle aziende vicentine<br />

e la affida alle<br />

mani esperte <strong>di</strong> due<br />

sarte emiliane. A casa<br />

dà gli ultimi ritocchi<br />

con ago e filo e confeziona<br />

le maglie per<br />

il mercato italiano e<br />

mon<strong>di</strong>ale. La sua fama<br />

nel settore e la sua<br />

intuizione sulla necessità<br />

<strong>di</strong> abiti più coprenti,<br />

ma pur sempre<br />

elastici assicurano<br />

un ottimo lancio alle<br />

creazioni. Le copertine<br />

su Vogue magazine,<br />

le vetrine da Harrods<br />

a Londra e da<br />

STEFANO CROCELLI IN ARTE SUPERCROCIO<br />

Capezio a New York: l’esor<strong>di</strong>o per la ballerina statunitense<br />

prestata al made in Italy è travolgente.<br />

L’imitazione è però <strong>di</strong>etro l’angolo,<br />

la gamma ristretta e la produzione ostinatamente<br />

artigianale. Negli anni Novanta<br />

esplodono i tessuti sintetici e il<br />

cotone comincia a insi<strong>di</strong>are il primato<br />

della lana. Sorgono le prime <strong>di</strong>fficoltà<br />

e nel 1996 Claire, suo marito e la figlia<br />

Melissa lasciano l’Emilia e si trasferiscono<br />

in Umbria, a Gualdo Cattaneo.<br />

«La scelta è stata dettata dal minore costo<br />

della vita e dalla possibilità <strong>di</strong> vivere<br />

a pieno la natura», racconta<br />

Melissa, oggi<br />

28enne. È lei che da<br />

qualche anno ha sostitui-<br />

Massimo, fabbro: «Da quando ero piccolo<br />

sognavo <strong>di</strong> creare spade, armature<br />

e usberghi dei guerrieri me<strong>di</strong>evali»<br />

tempo si credeva<br />

che si po- «Un<br />

tevanoottenere armi invincibili immergendo<br />

le lame incandescenti<br />

in catini contenenti acqua<br />

mista a sangue e ad altri liqui<strong>di</strong>…».<br />

Esiste ancora chi<br />

custo<strong>di</strong>sce gli antichi segreti<br />

della nobile arte del combattimento.<br />

Tra loro c’è un giovane<br />

corcianese, Massimo<br />

Seppoloni, uno dei pochi in<br />

Italia che forgia ancora lame<br />

per spade e armature me<strong>di</strong>evali.<br />

«Sono nato in un ambiente<br />

ricco <strong>di</strong> artigianato e<br />

<strong>di</strong> storia. Questo mi ha spinto<br />

allo stu<strong>di</strong>o e all’applicazione<br />

<strong>di</strong> quella che io chiamo<br />

l’archeologia sperimentale».<br />

MASSIMO SEPPOLONI IN UNA LOCANDA MEDIEVALE<br />

In altre parole costruisce<br />

con cura certosina armi, elmi ed accessori che poi fornisce alle tante rievocazioni<br />

storiche sparse in giro per l’Italia. Nella sua bottega alle porte<br />

<strong>di</strong> Corciano raccoglie materiale ferroso scartato dalle aziende e poi<br />

lo forgia per realizzare nuove armature e oggetti me<strong>di</strong>evali. «Il mio lavoro<br />

non si ferma solo alla riproduzione fedele, ma anche alla ricerca<br />

su iconografie, <strong>di</strong>pinti e co<strong>di</strong>ci. Tutto questo per essere il più possibile<br />

fedele alla tra<strong>di</strong>zione dell’epoca». L’obiettivo <strong>di</strong> Massimo è mantenere in<br />

vita attraverso il suo lavoro la pratica della rievocazione storica «in<strong>di</strong>spensabile<br />

per conoscere fino in fondo le ra<strong>di</strong>ci dell’Umbria». Finora<br />

ha partecipato da protagonista ad alcune delle più conosciute manifestazioni<br />

me<strong>di</strong>evali della regione. «Per loro – racconta - ho creato usberghi<br />

in maglia completi <strong>di</strong> guanti in ferro, archi, frecce, spade e daghe.<br />

Molti <strong>di</strong> questi oggetti sono perfette riproduzioni <strong>di</strong> quelli che si trovano<br />

esposti nei musei». Impossibile non notare la varietà <strong>di</strong> spade prodotte<br />

con la stessa cura <strong>di</strong> chi le realizzava a lume <strong>di</strong> candela per i duelli<br />

cavallereschi. Qualche esempio? Il falcione del XIII secolo, la spada<br />

inglese e quella italiana con impugnatura in cuoio e legno. Ovviamente<br />

tutto cucito a mano. C. P.<br />

La nascita<br />

dell’azienda<br />

a Reggio Emilia.<br />

Le copertine<br />

su Vogue.<br />

La crisi<br />

e il rilancio<br />

LE GIOVANI PROMESSE DELLA SCUOLA DI DANZA<br />

“SPORTING CLUB” DI TODI POSANO CON GLI ABITI<br />

CREATI DA CLAIRE MESNARD. «IN UMBRIA SI FA<br />

MOLTA DANZA CLASSICA» SPIEGA L’EX BALLERINA<br />

CHE PER ANNI HA CALCATO I PALCOSCENICI INSIE-<br />

ME A CARLA FRACCI.<br />

SOPRA: IL TAVOLO DA LAVORO.<br />

to il padre nell’azienda <strong>di</strong> famiglia. Viaggia in lungo e<br />

in largo per l’Italia per proporre i modelli ai negozi <strong>di</strong><br />

danza, incontra <strong>di</strong>stributori all’estero,<br />

Germania e Danimarca in particolare,<br />

cura le brochure e il sito internet. Gran<strong>di</strong><br />

responsabilità e adrenalina, ma poco<br />

tempo per sé. «Sono sempre <strong>di</strong> corsa.<br />

La sod<strong>di</strong>sfazione maggiore è che all’estero<br />

apprezzano molto la qualità del<br />

made in Italy. Alcuni negozi propongono<br />

i nostri golfini al grande pubblico.<br />

L’ultima volta che ho incontrato una<br />

cliente danese indossava un nostro capo<br />

acquistato <strong>di</strong>eci anni fa. Sembrava nuovo. Da allora<br />

non è saltata una cucitura».<br />

“Arabesque by Claire” sforna 10.000 capi l’anno.<br />

Tute intere a maniche lunghe, maglie e golfini, scaldamuscoli,<br />

calzamaglie, cavigliere e sudarelle.<br />

Tutti prodotti <strong>di</strong> finissima qualità, controllati<br />

e confezionati uno ad uno dalla signora<br />

Claire, come 28 anni fa. La lana è la<br />

stessa, mentre per le sarte c’è stato un salto<br />

generazionale e tecnologico. Nei loro laboratori<br />

hanno infatti trovato posto macchinari<br />

elettronici che si fondono con un certosino<br />

lavoro a mano.<br />

Il prossimo passo è il varo <strong>di</strong> una linea <strong>di</strong><br />

maglieria in cotone. La sfida della qualità riparte,<br />

non senza <strong>di</strong>fficoltà. «L’attività si reg-<br />

ge perché facciamo tutto da sole - spiega<br />

Claire -, non potremmo permetterci <strong>di</strong> retribuire<br />

qualcuno per il confezionamento dei<br />

prodotti. Ma noi ci accontentiamo <strong>di</strong> quello<br />

che abbiamo».<br />

GABRIELE CARLETTI


FEBBRAIO 2008<br />

Umbria Style<br />

Si chiama Centro Sant’Antonio ma per gli abitanti della zona è conosciuto<br />

come “Villaggio <strong>degli</strong> Olandesi”. Un recinto racchiude<br />

duecento ettari <strong>di</strong> boschi e casolari eleganti. Ognuno è <strong>di</strong>stante dall’altro<br />

abbastanza da preservare una privacy assoluta. L’atmosfera che<br />

si respira qui, a cinque chilometri da Bettona, sarebbe piaciuta a Henry<br />

David Thoreaux. “Vita nei boschi”, non a caso, fu il suo libro più importante.<br />

Il Villaggio <strong>degli</strong> Olandesi è un’area residenziale<br />

per chi non sopporta le aree<br />

residenziali.<br />

È nato negli anni ’70 da un gruppo <strong>di</strong><br />

olandesi - c’era da aspettarselo, visto il<br />

nome - che cercavano paesaggi oleografici<br />

nel Bel (a ragion veduta) paese.<br />

Un cancello arrugginito e si entra nel<br />

para<strong>di</strong>so dell’architetto paesaggista.<br />

Una cinquantina <strong>di</strong> nuclei familiari. Non<br />

solo dai Paesi Bassi. Molti arrivano da<br />

Germania, Stati Uniti, Inghilterra. Negli<br />

ultimi cinque anni sono arrivati anche<br />

gli italiani. In cerca <strong>di</strong> tranquillità fra le<br />

dolci colline sopra Torgiano.<br />

Il Centro Sant’Antonio è gestito dalla<br />

cooperativa omonima. O meglio, 150<br />

dei 200 ettari totali sono organizzati dal<br />

sodalizio. Questo si occupa della manutenzione delle strade, del verde<br />

e della cura del acquedotto privato che serve l’intera tenuta. Si può entrare<br />

a far parte della cooperativa solo se invitati da un altro membro.<br />

A questo punto il Consiglio d’amministrazione valuta il nuovo socio e<br />

nel caso va pagata una - generosa, anche se non precisata - quota<br />

d’iscrizione.<br />

Qui non si può cacciare, non si può andare a funghi. Gli inquilini non<br />

vogliono scocciature.<br />

La <strong>di</strong>screzione è assoluta. Le persone preferiscono star sole: sembra uno<br />

spaccato <strong>di</strong> “The village” <strong>di</strong> Night Shyamalan. Il film narrava <strong>di</strong> una co-<br />

SOCIETÀ 11<br />

La rivincita del “To<strong>di</strong>shire”<br />

Chiantishire<br />

«Il<br />

e la Maremma? Meglio To<strong>di</strong> e<br />

Spoleto». A <strong>di</strong>rlo era, <strong>di</strong>eci mesi fa, il New York<br />

Times “in persona”, in un articolo <strong>di</strong> Michelle<br />

Higgins. La giornalista americana consigliava testualmente<br />

<strong>di</strong> «stare lontani dal sole toscano», preferendo le dolci<br />

colline, i borghi me<strong>di</strong>evali e la buona cucina umbra. Altrettanto<br />

piacevoli, ma abbordabili con una spesa inferiore<br />

del 40-60 per cento. Prima del NYT, però, se ne erano<br />

accorti i turisti, americani e non solo, che da una decina<br />

d’anni a questa parte hanno spostato le loro mire<br />

sulla “sorella” meno famosa della super-gettonata Toscana.<br />

«La richiesta <strong>di</strong> case in Umbria da parte <strong>di</strong> stranieri<br />

– <strong>di</strong>ce Anna De Luca, dell’agenzia Umbria Real Estate,<br />

specializzata in case-vacanza – è aumentata negli ultimi<br />

<strong>di</strong>eci anni, soprattutto intorno a centri storici come To<strong>di</strong>,<br />

Orvieto, Assisi o Umbertide». Il trend positivo è continuato<br />

fino a circa un anno e mezzo fa. Negli ultimi mesi<br />

invece, secondo la Fiaip, Federazione Italiana Agenti<br />

Immobiliari Professionali «le compraven<strong>di</strong>te nella regione<br />

hanno registrato una moderata flessione della domanda<br />

e una <strong>di</strong>latazione dei tempi <strong>di</strong> collocazione sul mercato».<br />

Colpa della congiuntura economica e, per quanto<br />

riguarda gli americani, del dollaro debole. Sempre florido<br />

il mercato anglosassone, anche se, in generale, le cifre<br />

che i compratori sono <strong>di</strong>sposti a spendere si sono ridotte.<br />

«Si tratta <strong>di</strong> un settore particolare – commenta De Luca<br />

– che risente meno dei momenti <strong>di</strong> crisi. Quella nella<br />

campagna umbra non è mai la prima casa. La domanda<br />

proviene da fasce benestanti e rimane sempre alta».<br />

Ville, casali e ruderi vengono acquistati e ristrutturati<br />

come investimento: per trascorrervi le vacanze d’estate<br />

e affittarli in altri perio<strong>di</strong> dell’anno. Alcuni, poi, si trasferiscono<br />

in pianta stabile e acquistano strutture da a<strong>di</strong>bire<br />

a bed&breakfast e mettono in pie<strong>di</strong> piccole attività. Ma<br />

la “casa dei sogni” rimane il rudere o il casale, che conservi<br />

le caratteristiche architettoniche originarie e i materiali<br />

del tempo, dalla pietra al cotto. Gli inglesi, in particolare,<br />

non prendono nemmeno in considerazione casali<br />

nuovi o ristrutturati con materiali moderni. Fondamentale<br />

è anche la presenza <strong>di</strong> un’area verde intorno alla<br />

casa, dal semplice giar<strong>di</strong>no al piccolo appezzamento.<br />

E poi, la vista panoramica. «Materiali autentici, giar<strong>di</strong>no<br />

e posizione sono i tre criteri basilari <strong>di</strong> ogni richiesta da<br />

parte <strong>di</strong> stranieri – spiega De Luca. Molto importante è<br />

anche la privacy, le case devono essere isolate, o comunque<br />

a <strong>di</strong>stanza “<strong>di</strong> sicurezza” da altre abitazioni. E poi,<br />

Ville, casali e ruderi presi d’assalto da stranieri in cerca <strong>di</strong> quiete, cultura e antichi sapori. Come in Toscana, ma si spende<br />

la metà. Un mercato in crescita da <strong>di</strong>eci anni, nonostante crisi e dollaro debole. Orvieto, Assisi e Spoleto nella “top ten”<br />

lontane dal rumore e da strade trafficate.<br />

Perché Perugia e non Siena? - Innanzi<br />

tutto perché si spende meno. Ma non è<br />

l’unico motivo. Se fino a qualche anno fa<br />

la scelta dell’Umbria spesso costituiva un<br />

ripiego, dettato dall’esosità della campagna<br />

toscana, ora il quadro comincia a<br />

cambiare. Chi acquista casa conosce bene<br />

la regione e le sue peculiarità. Secondo<br />

Susan, scrittrice inglese che ha ristrutturato<br />

un rudere nella campagna <strong>di</strong> To<strong>di</strong>,<br />

«non è solo una questione <strong>di</strong> prezzi.<br />

Qui l’accoglienza della gente è più genuina.<br />

In altri luoghi si è persa questa autenticità e la<br />

popolazione si è fatta furba. Gli stranieri sono<br />

visti come fonte <strong>di</strong> red<strong>di</strong>to e sono al centro<br />

<strong>di</strong> un forte marketing». A invogliare gli stranieri<br />

a percorrere le vie dell’Umbria è, spesso,<br />

il passaparola, come racconta Daniele<br />

Profi<strong>di</strong>a, della struttura <strong>di</strong> Torre dell’Orsa.<br />

«La frase che sento più spesso – racconta<br />

– soprattutto dagli americani, è: “non sapevo<br />

che ci fossero tutte queste cose da vedere,<br />

in questa regione”». Infine, un altro<br />

elemento gioca a favore: la posizione “strategica”<br />

dell’Umbria, praticamente a metà<br />

strada tra due città come Firenze e Roma,<br />

raggiungibili in un paio d’ore <strong>di</strong> viaggio.<br />

Per tutti i gusti ma non per tutte le tasche<br />

- Casali e ruderi da ristrutturare, però,<br />

non sono per tutti. In genere il budget <strong>degli</strong><br />

acquirenti che “fanno mercato” non supera i<br />

300mila euro. Per questo sono molto richiesti<br />

anche appartamenti nei borghi me<strong>di</strong>evali,<br />

magari rimessi a nuovo, con piscina e campo da tennis.<br />

Senza mai rinunciare a un giar<strong>di</strong>no o a un terrazzo,<br />

da cui godersi il verde delle colline. Del resto, in<br />

Umbria si viene per stare all’aria aperta. Tra le zone<br />

più scelte c’è quella <strong>di</strong> Orvieto, preferita da inglesi e<br />

olandesi. Il Trasimeno richiama anche danesi, belgi, e<br />

svedesi. Poi ci sono Assisi, Città <strong>di</strong> Castello, Spoleto<br />

e, naturalmente, To<strong>di</strong>, la preferita <strong>degli</strong> inglesi. Quello<br />

dei sud<strong>di</strong>ti <strong>di</strong> Elisabetta per l’Umbria è un amore <strong>di</strong> vecchia<br />

data. “Nutrito” anche dalla passione per la buona<br />

tavola. Meglio tagliatelle al tartufo e un bicchiere <strong>di</strong> Sagrantino,<br />

che birra e fish and chips. PAOLA CERVELLI<br />

Sui colli <strong>di</strong> Torgiano sorge un villaggio abitato in maggioranza da persone provenienti dai Paesi Bassi<br />

Bettona, l’Olanda in miniatura<br />

L’INGRESSO DEL VILLAGGIO DEGLI OLANDESI SUI COLLI VICINI A BETTONA<br />

munità che si era del tutto isolata dal mondo. La vita qui è molto simile.<br />

Costumi <strong>di</strong> scena a parte.<br />

Ma chi sono gli abitanti del villaggio?<br />

Lo racconta Bregitta, una musicista tedesca che da circa un anno è venuta<br />

a vivere qui.<br />

«I miei vicini <strong>di</strong> casa? Ci sono vari artisti, alcuni pensionati, varie persone<br />

che vengono qui in ritiro spirituale. C’è anche una famiglia che gestisce<br />

un bed & breakfast. L’età me<strong>di</strong>a è<br />

piuttosto alta, però negli ultimi tempi sono<br />

arrivati anche molti giovani. È un periodo<br />

<strong>di</strong> cambiamento. È triste da <strong>di</strong>re, ma<br />

molti dei vecchi proprietari sono morti e<br />

le case sono cambiate <strong>di</strong> mano. Sono arrivati<br />

anche italiani. Anche una coppia <strong>di</strong><br />

ex giornalisti Rai si è trasferita qui».<br />

All’interno del villaggio vivono anche personaggi<br />

famosi nei paesi d’origine. Kurt<br />

Wenner è un artista californiano. È famoso<br />

in America come pittore <strong>di</strong> murales.<br />

Poi c’è un’attrice <strong>di</strong> fiction notissima in<br />

Olanda, e vari musicisti. Che in questo angolo<br />

<strong>di</strong> Umbria bucolica hanno ritrovato<br />

la gioia <strong>di</strong> essere illustri sconosciuti.<br />

«Le case qui sono costose – spiega Bregitta<br />

– eppure c’è sempre richiesta. Molti acquistano<br />

il casolare per le vacanze, ma per la maggior parte è una scelta<br />

<strong>di</strong> vita. Anche se non è facile stare qui. Siamo <strong>di</strong>stanti da tutto, gli anziani<br />

spesso si sentono troppo isolati e se ne vanno».<br />

Peter Schaar, immobiliarista <strong>di</strong> Utrecht che da cinque anni vive in Umbria<br />

spesso tratta e<strong>di</strong>fici del villaggio.<br />

«Sì, il centro <strong>di</strong> Bettona vive una fase <strong>di</strong> compraven<strong>di</strong>te intense. Anche<br />

se gli olandesi ultimamente sta scegliendo <strong>di</strong> più la zona <strong>di</strong> Pietralunga.<br />

Il villaggio è sempre più meta <strong>di</strong> italiani. Gli americani vanno a To<strong>di</strong>, i<br />

tedeschi si concentrano nella zona del lago. L’Umbria ha toccato il picco<br />

per ciò che riguarda le acquisizioni immobiliari dall’estero e ora è già<br />

DA TAMPA A TODI<br />

Cynthia Acree è nata a Tampa in Florida.<br />

Venticinque anni fa ha scelto <strong>di</strong><br />

vivere a To<strong>di</strong>, per amore. Ora gestisce<br />

un’agenzia immobiliare, la “Umbrian<br />

Estates”. I suoi clienti sono professionisti<br />

stranieri tra i 40-50 anni<br />

che acquistano vecchi casolari ristrutturati<br />

per le vacanze, in attesa <strong>di</strong> trasferirsi<br />

definitivamente una volta in<br />

CYNTHIA ACREE,<br />

pensione: «Scelgono l’Umbria per la<br />

AGENTE IMMOBILIARE<br />

qualità della vita. È un luogo affascinante,<br />

c’è un rapporto umano, un alone me<strong>di</strong>evale <strong>di</strong><br />

mistero, tempo mite e cibo genuino». Tutto bene,<br />

quin<strong>di</strong>? «Non proprio. Con l’euro forte gli statunitensi<br />

sono letteralmente scomparsi. Molti hanno deciso rinunciare<br />

ai propri investimenti. E, poi, i prezzi sono lievitati<br />

in modo eccessivo. Nel centro storico <strong>di</strong> To<strong>di</strong> si pagano<br />

4.000 euro al metro quadro, anche <strong>di</strong> più se si sceglie la<br />

campagna. E così molti immobili restano fermi a lungo sul<br />

mercato».<br />

Si <strong>di</strong>ce spesso che l’Umbria sia la nostra Florida, un buen<br />

ritiro per ricchi pensionati. Cynthia non ci sta: «La Florida<br />

è uno <strong>degli</strong> stati con più alta crescita negli Usa. Nascono<br />

zone residenziali, si trasferiscono molti giovani. Non è una<br />

meta per anziani». Come l’Umbria... G.C.<br />

A.A.A. CASTELLI CERCASI<br />

Posto strano, l’Umbria. Uno dei<br />

pochi al mondo che possiede<br />

un mercato immobiliare anche<br />

per i castelli. Se si fa un giro<br />

per le agenzie, si scopre che<br />

ci sono manieri per tutti i gusti.<br />

A Montone c’è un complesso<br />

con piscina che sorge<br />

attorno a una torre me<strong>di</strong>evale.<br />

Prezzo: 2 milioni e<br />

mezzo <strong>di</strong> euro. Ad Assisi un castello con relativa tenuta<br />

<strong>di</strong> 200 ettari è in ven<strong>di</strong>ta a nove milioni <strong>di</strong> euro<br />

sull’unghia. A Montesperello una cittadella <strong>di</strong> 3mila<br />

metri quadri domina la vallata. Così come a Paciano una<br />

rocca me<strong>di</strong>evale del 1300 è pronta per il miglior offerente.<br />

LA CASA DELL’ARTISTA KURT WENNER, CHE HA SCELTO QUESTA ZONA COME BUEN RITIRO<br />

in leggera flessione. Ora rimangono pochi casolari da ristrutturare e i<br />

prezzi sono raddoppiati rispetto a cinque anni fa. La gente si sta già spostando<br />

verso l’Abruzzo o le Marche. Anche se in Umbria esistono zone<br />

ancora poco battute. Orvieto, Spoleto, Amelia. Il sud della regione,<br />

insomma».<br />

La Toscana, spiega Schaar, non esiste più. Troppo cara, proprietà in ven<strong>di</strong>ta<br />

quasi zero.<br />

Ma come fanno gli stranieri a scoprire posti come il Villaggio <strong>degli</strong><br />

Olandesi?<br />

«All’estero ci sono varie fiere de<strong>di</strong>cate alle ‘properties’ italiane. Qui le<br />

agenzie promuovono i territori più ameni. In Olanda c’è ‘De smaak van<br />

Italië’, in Inghilterra ‘La dolce vita’. Qui le persone si informano, entrano<br />

in contatto con gli agenti in loco. Poi, nei perio<strong>di</strong> successivi, negli<br />

uffici <strong>degli</strong> interme<strong>di</strong>ari arrivano anche trenta richieste alla settimana.<br />

Persone che cercano casa in Umbria. Olandesi, sì, ma anche nuovi acquirenti.<br />

Che arrivano dalla Nuova Zelanda, dall’Australia, dalla Danimarca».<br />

Quale è l’identikit del vostro cliente?<br />

«L’Umbria non sta <strong>di</strong>ventando la Florida d’Italia. Non ci sono solo stranieri.<br />

Tanti giovani che vogliono lavorare nel settore dell’ospitalità si <strong>di</strong>rigono<br />

qua. Non ci sono solo i ricchi. Chiedono finanziamenti e mutui<br />

come tutti. E magari quando arrivano si aspettano tanto sole e un’estate<br />

<strong>di</strong> do<strong>di</strong>ci mesi. Molti scappano quando si accorgono <strong>di</strong> quanto sono<br />

rigi<strong>di</strong> gli inverni…». SAMUELE AMADORI


12 LA RISCOPERTA FEBBRAIO 2008<br />

Ci si mette seduti,<br />

magari vicino al<br />

camino, si pone<br />

una domanda sul proprio<br />

destino e, tirati i<br />

da<strong>di</strong>, si legge il responso.<br />

Nelle fredde sere<br />

d’inverno può capitare<br />

che un gioco ideato nel<br />

1482 possa ancora tenere compagnia e <strong>di</strong>vertire. Il libro<br />

delle Sorti del perugino Lorenzo Gualtieri, detto<br />

“Spirito” per il suo temperamento vivace, è una sorta<br />

<strong>di</strong> oracolo portatile, molto simile al cinese I Ching.<br />

Tanto simile, che già il grande storico delle immagini<br />

Aby Warburg aveva ipotizzato un legame fra la tra<strong>di</strong>zione<br />

<strong>di</strong>vinatoria orientale e quella europea, sostenendo<br />

che a fare da veicolo <strong>di</strong> trasmissione fosse<br />

stata la cultura araba. La sapienza orientale sarebbe<br />

così rinata nella cultura occidentale del Rinascimento.<br />

Dopo aver <strong>di</strong>vertito dame e cavalieri <strong>di</strong> tutta<br />

Europa in epoche remote, Il Libro delle Sorti aveva<br />

però finito per <strong>di</strong>ventare un cimelio da museo. A sottrarlo<br />

all’esilio dorato presso una delle più importanti<br />

biblioteche nazionali, la Marciana <strong>di</strong> Venezia,<br />

hanno contribuito stu<strong>di</strong>osi e appassionati bibliofili.<br />

La casa e<strong>di</strong>trice Franco Cosimo Panini ha poi<br />

ricostruito e riportato in circolazione<br />

l’opera, che oggi è in ven<strong>di</strong>ta sotto la<br />

forma <strong>di</strong> un esoso facsimile, presentato<br />

a Palazzo Bonucci a Perugia lo scorso 8<br />

febbraio.<br />

«Operette simili a questa, con giochi <strong>di</strong><br />

fortuna e <strong>di</strong> pre<strong>di</strong>zione ma <strong>di</strong> taglio più<br />

popolare, non erano infrequenti in epoca<br />

rinascimentale - spiega Silvia Urbini, la storica<br />

dell’arte che ha tolto dalla polvere il rarissimo<br />

manoscritto - l’opera del Gualtieri però,<br />

<strong>di</strong>venne un vero e proprio fenomeno e<strong>di</strong>toriale<br />

con decine <strong>di</strong> e<strong>di</strong>zioni in tutta Europa».<br />

Capostipite <strong>di</strong> un genere che fonde elementi <strong>di</strong><br />

cultura pagana alla tra<strong>di</strong>zione iconografica del<br />

Vecchio Testamento, il libro-gioco fa convivere<br />

nelle sue ricche illustrazioni profeti e segni zo<strong>di</strong>acali,<br />

animali mitologici e re.<br />

Segue dalla prima<br />

«È rara la sopravvivenza<br />

<strong>di</strong> questi giochi – continua<br />

la stu<strong>di</strong>osa- primo perché<br />

erano oggetti d’uso e quin<strong>di</strong><br />

fa cilmente deperibili e<br />

inoltre, perché furono condannati<br />

dal Concilio <strong>di</strong><br />

Trento e messi all’In<strong>di</strong>ce».<br />

La regola in materia <strong>di</strong> controllo<br />

librario fissava infatti<br />

<strong>di</strong>vieti relativi alle pratiche<br />

<strong>di</strong> previsione del futuro e<br />

or<strong>di</strong>nava: «I vescovi veglino<br />

attentamente affinché non<br />

Alessandro Fioriti ha 54 anni, altezza inferiore al metro<br />

e settanta e il fisico tozzo <strong>di</strong> un umbro <strong>di</strong> altri<br />

tempi, porta gran<strong>di</strong> basette lanuginose e baffi fin<br />

sotto il mento, un po’ anni Settanta, <strong>di</strong> un colore tra il castano, il biondo<br />

e il grigio; le mani sono gran<strong>di</strong> e nodose, da lavoratore. Quest’uomo<br />

dall’aspetto originale, oltre ad essere il beniamino dei <strong>di</strong>ntorni <strong>di</strong> Porta<br />

Pesa, è anche il protagonista <strong>di</strong> una storia tenera e singolare. Una storia<br />

che risale a quasi vent’anni fa, quando all’angolo fra via Imbriani e via<br />

del Carmine, tra i mattoni <strong>di</strong> un muro che racchiude un vecchio rifugio<br />

antiaereo, sbucò una piccola pianta <strong>di</strong> fico.<br />

Aspettiamo Sandro. Arriva a bordo <strong>di</strong> una 600 bianca. Parcheggia <strong>di</strong><br />

fronte al bar. Sul se<strong>di</strong>le posteriore un fascio<br />

<strong>di</strong> canne da pesca che spuntano<br />

dal finestrino e altra attrezzatura. «Mi<br />

cercavate?» <strong>di</strong>ce rivolgendosi a noi, «sono<br />

stato qualche giorno sull’alto Tevere».<br />

Sandro è così, non ha orari né un<br />

lavoro fisso, e tantomeno padroni. Va<br />

e viene come gli pare, come un gatto.<br />

E come un gatto <strong>di</strong> quartiere gira e<br />

controlla il suo territorio, si intrattiene<br />

con tutti, decide chi ci può stare e chi<br />

no. Un gruppo <strong>di</strong> ragazzi magrebini si<br />

<strong>di</strong>legua al suo arrivo, Fabio ci guarda<br />

con sorriso ammiccante: «Avete visto?<br />

Quando c’è lui questi lo sanno che non devono<br />

farsi vedere». Sandro non sopporta la<br />

presenza dei piccoli spacciatori. Li sgrida, li<br />

scaccia, li segnala alla polizia, rende loro la vita<br />

impossibile. I residenti ringraziano: «Fa bene» <strong>di</strong>cono<br />

tutti quelli che incontriamo.<br />

Quando la piantina <strong>di</strong> fico fece capolino in fondo<br />

alla scalinata <strong>di</strong> via del Carmine, qualcuno dei<br />

In Europa si contano sulla punta delle <strong>di</strong>ta, ma i miniaturisti non<br />

ci tengono a passare per una specie in via d’estinzione. L’Ars illuminan<strong>di</strong><br />

esiste ancora, anche se a praticarla secondo le regole<br />

dei maestri me<strong>di</strong>oevali sono rimasti in pochi. Attestata già<br />

nel III secolo in Egitto, la miniatura si <strong>di</strong>ffuse in Europa come<br />

reinterpretazione <strong>di</strong> modelli decorativi bizantini. Ebbe massima<br />

<strong>di</strong>ffusione dal XII secolo, quando nei laboratori <strong>degli</strong> amanuensi<br />

si copiavano e decoravano i co<strong>di</strong>ci classici che avrebbero costituito<br />

l’ossatura della cultura occidentale. Ivano Ziggiotti, miniaturista<br />

vicentino, coltiva la passione per i libri antichi fin da<br />

bambino e mentre parla, lavora a un leporello, un libro costituito<br />

da un foglio ripiegato più volte su sé stesso a mo’ <strong>di</strong> fisar-<br />

L’ARTE DELLA MINIATURA, UN SAPERE ANCORA VIVO<br />

IVANO ZIGGIOTTI NEL SUO LABORATORIO EDIZIONE MINIATA DE LE FAVOLE DI FEDRO<br />

Amore e morte, guerra e pace: profezie rinascimentali «per dare spasso a l’affannate mente»<br />

Il futuro come un gioco<br />

Torna a Perugia Il Libro delle Sorti <strong>di</strong> Spirito Gualtieri, raro scrigno <strong>di</strong> preziose miniature<br />

AL CENTRO: IL LIBRO DELLE SORTI.<br />

DA SINISTRA: LA RUOTA DELLA FORTUNA E LA SERIE DEI RE<br />

La storia<br />

vicini tentò a più riprese <strong>di</strong> estirparla, ma ad ogni tentativo la pianta «ricresceva<br />

più forte <strong>di</strong> prima» spiega Sandro. Così lui ha cominciato a prendersene<br />

cura, legandola ad un tutore, costruendo un vaso che le facesse<br />

vengano letti o posseduti libri (…)<br />

che abbiano la temerarietà <strong>di</strong> affermare<br />

il certo verificarsi <strong>di</strong> cose<br />

che toccano il futuro contingente,<br />

i casi fortuiti, le azioni umane che<br />

<strong>di</strong>pendono dalla volontà».<br />

Proprio il genere praticato dal<br />

Gualtieri, un personaggio descritto<br />

dalle cronache come libero, audace,<br />

intollerante e schernitore,<br />

che ricevette persino la scomunica<br />

per vilipen<strong>di</strong>o nei confronti del<br />

clero. La sua opera rientra in un<br />

variegato filone e<strong>di</strong>toriale e tema-<br />

Custo<strong>di</strong>sce le chiavi <strong>di</strong> tutto il vicinato e con lui gli abitanti si sentono più sicuri<br />

«Via Imbriani è casa mia»<br />

IN ALTO: ALESSANDRO IN STRADA CON IL SUO CANE.<br />

A SINISTRA: UNO SCORCIO DI VIA IMBRIANI<br />

monica. «Queste opere richiedono pazienza e tempi lunghissimi:<br />

per un leporello impiego un anno e mezzo». Il prezzo? «Non<br />

meno <strong>di</strong> 80-100mila euro». Nella bottega <strong>di</strong> Ivano, amanuense<br />

contemporaneo, si lavora solo con materiali originali: «In tanti<br />

si occupano <strong>di</strong> calligrafia o riproduzioni, ma sono in pochi a lavorare<br />

secondo la tra<strong>di</strong>zione antica». Pergamena, mine al piombo<br />

e inchiostro ferrogallico. Quanto ai colori, i maestri consigliano<br />

la cocciniglia per il rosso, lapislazzuli e malachite per gli<br />

azzurri e i ver<strong>di</strong>, mentre lo zafferano è l’ideale per i gialli. «Seguo<br />

il metodo <strong>di</strong> co<strong>di</strong>ci d’epoca – spiega Ivano - come il De Ars<br />

Illuminan<strong>di</strong>». In Italia esiste un’associazione calligrafi e, una rivista,<br />

Alumina, per gli appassionati del genere.<br />

tico che, pur essendo ritenuto<br />

“minore” dai filologi,<br />

resta un documento<br />

fondamentale per comprendere<br />

il gusto dell’epoca<br />

e una summa della<br />

cultura iconografica<br />

centro-italiana <strong>di</strong> fine<br />

Quattrocento. Scritto e<br />

in seguito decorato con un ricco apparato figurativo<br />

che presenta affinità stilistiche con opere coeve <strong>di</strong> Perugino<br />

e Raffaello (si veda il ciclo <strong>di</strong> affreschi del Nobile<br />

Collegio del Cambio <strong>di</strong> Perugia), il bel manoscritto<br />

circolava nei più eleganti salotti rinascimentali.<br />

Che sia un dubbio d’amore, una questione <strong>di</strong> sol<strong>di</strong><br />

o salute, il Libro delle Sorti conduce il giocatore ad un<br />

responso in rima attraverso il suo appassionante meccanismo:<br />

dalla Ruota della Fortuna ad una delle 56 terzine<br />

dei profeti si gioca passando attraverso re, allegorie<br />

e sfere celesti. Il tutto illustrato ad arte da un<br />

ignoto miniaturista dell’epoca.<br />

Chiedendo “Se è buono toglier marito”, domanda<br />

che nella Ruota della Fortuna è abbinata al re Carlo,<br />

potrà capitare <strong>di</strong> esser condotti dai numeri alla terzina<br />

del profeta Abramo: “Figlia <strong>di</strong> gran bellezza e virtù<br />

piena / Per mio consiglio ataccati a lo<br />

sposo / Per la cui cosa avrai vita<br />

serena” o a quella <strong>di</strong> Matusalemme:<br />

“Lo sposo fa per te figliola mia /<br />

Che lo stare sola ti fa paurosa / Fa<br />

che tu intende la mia profezia”.<br />

Tra il quesito e le incoraggianti rime,<br />

tappe obbligate sono i venti re incorniciati<br />

da ghirlande, quin<strong>di</strong> le tavole <strong>degli</strong><br />

animali circondate dalle combinazioni dei<br />

da<strong>di</strong> che in<strong>di</strong>cano la tappa successiva, la<br />

ruota del segno zo<strong>di</strong>acale circondato da<br />

fiumi: ci sono anche il Chiascio, il Nera, il<br />

Genna, che al Gualtieri dovevano essere<br />

molto familiari.<br />

Ad ognuno <strong>di</strong> essi è associato il nome <strong>di</strong> un<br />

profeta e il numero <strong>di</strong> un versetto. Nella ruota<br />

che prelude all’oracolo è racchiusa dunque la<br />

vostra sorte. Buona fortuna.<br />

da protezione e, al momento giusto, potandola perché<br />

non intralciasse il passaggio. Per evitare che altri<br />

tentassero <strong>di</strong> <strong>di</strong>struggerla aveva anche messo un<br />

piccolo cartello che recitava: «Se hai rispetto della natura, rispetta anche<br />

me, che sono un piccolo e grazioso fico». Ma Sandro non si è accontentato<br />

<strong>di</strong> far crescere il fico. Assecondando la sua inclinazione per la botanica,<br />

lungo un gran tratto <strong>di</strong> via Imbriani, ha sistemato piante <strong>di</strong> ogni<br />

genere: edere, felci, Ficus Benjamin, piante grasse e tutto quello che gli è<br />

capitato <strong>di</strong> trovare in giro.<br />

La mattina seguente ci ve<strong>di</strong>amo sotto il suo fico, che oggi è un albero<br />

<strong>di</strong> quattro o cinque metri d’altezza. Ci invita a prendere un caffè perché,<br />

nonostante sia mezzogiorno, si è appena svegliato. Si avvia sicuro<br />

verso l’entrata posteriore della scuola elementare “Montessori” apre, si<br />

piazza <strong>di</strong> fronte alla macchina del caffè e ne offre a tutti, comprese le<br />

maestre con cui scambia un po’ <strong>di</strong> chiacchiere. La preside ci spiega: «Sandro<br />

ha le chiavi della scuola perché qui intorno controlla ogni cosa, se<br />

persone poco affinabili girano nei paraggi ci pensa lui ad allontanarle e<br />

noi stiamo più tranquilli».<br />

Camminando con lui si capisce che questo è il suo regno, le persone<br />

lo salutano dalle finestre, si fermano a parlargli, i negozianti non gli chiedono<br />

nemmeno <strong>di</strong> pagare. Guardando l’enorme mazzo <strong>di</strong> chiavi che si<br />

porta <strong>di</strong>etro attaccato ad un lungo laccio giallo, non si può fare a meno<br />

<strong>di</strong> pensare che abbia le chiavi dell’intero vicinato.<br />

Sandro è uno <strong>degli</strong> ultimi rappresentanti <strong>di</strong> un modo antico <strong>di</strong> vivere<br />

la comunità in cui si è nati. Un modo fatto <strong>di</strong> solidarietà e <strong>di</strong> cura, <strong>di</strong><br />

rapporti interpersonali e <strong>di</strong> lavoro alla giornata. È il custode <strong>di</strong> questo<br />

quartiere e del quartiere conosce la storia. «Qui, quando ero piccolo<br />

c’erano le donnine - <strong>di</strong>ce in<strong>di</strong>cando un vicolo - mi regalavano le caramelle,<br />

mi hanno cresciuto come un figlio. Quando arrivò la legge Merlìn<br />

molte <strong>di</strong> loro si sposarono e continuarono a vivere qui. Erano persone<br />

straor<strong>di</strong>narie. Ancora oggi vado a portare fiori sulle loro tombe».<br />

PAGINA A CURA DI<br />

ROBERTA MANCINELLI E STEFANO MARCUCCI

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