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Capitolo 3 - Veneto Agricoltura

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3<br />

LA PRoGETTAZIoNE<br />

E LA REALIZZAZIoNE<br />

DELLE AFI


24<br />

LE AREE FORESTALI DI INFILTRAZIONE (AFI)<br />

Indice<br />

Autori<br />

3 La<br />

progettazione e la realizzazione delle AFI<br />

3.1 Introduzione ............................................................................ pag. 25<br />

3.2 La progettazione del sistema di scoline ............................... » 25<br />

3.2.1 L’organizzazione spaziale e la modalità<br />

di funzionamento ........................................................ » 25<br />

3.2.2 Il collegamento con il sistema irriguo esistente ....... » 26<br />

3.2.3 La stagionalità di funzionamento del sistema ......... » 26<br />

3.3 La progettazione dell’impianto forestale .............................. » 27<br />

3.3.1 L’individuazione del sito d’impianto .......................... » 27<br />

3.3.2 La scelta del tipo di specie da mettere a dimora .... » 27<br />

3.3.3 La scelta del sesto d’impianto e del turno<br />

di raccolta dell’arboreto ............................................. » 29<br />

3.3.4 La realizzazione delle lavorazioni del terreno<br />

e della pacciamatura ................................................. » 30<br />

3.3.5 La messa a dimora della piantagione ...................... » 31<br />

3.3.6 La realizzazione delle cure colturali .......................... » 31<br />

3.4 Il finanziamento delle AFI<br />

all’interno del PSR <strong>Veneto</strong> 2007–13 ..................................... » 32<br />

3.5 Gli impianti sperimentali pilota ............................................. » 32<br />

3.5.1 Impianto Schiavon 1 (VI) ............................................ » 32<br />

3.5.2 Impianto Schiavon 2 (VI) ............................................ » 34<br />

3.5.3 Impianto Tezze sul Brenta 1 (VI) ................................ » 36<br />

3.5.4 Impianti Marostica 1 e Pozzoleone 1 (VI) .................. » 37<br />

Foto apriporta Crescita del soprassuolo in un’AFI quinquennale polispecifica<br />

Fonte: <strong>Veneto</strong> <strong>Agricoltura</strong><br />

Luigi Barella (<strong>Veneto</strong> <strong>Agricoltura</strong>)<br />

Umberto Niceforo (Consorzio di Bonifica “Brenta”)


3 La<br />

progettazione e la realizzazione delle AFI<br />

3.1 Introduzione<br />

La progettazione delle “Aree Forestali di Infiltrazione” (AFI)<br />

deve puntare a massimizzare le funzioni ambientali ed economico–produttive<br />

richieste a questi impianti. Inoltre deve<br />

essere finalizzata a organizzare la superficie del terreno in<br />

modo tale da permettere la coltivazione di una coltura “ad<br />

hoc” e sfruttare il più possibile l’elevato tasso di infiltrazione<br />

che contraddistingue questi suoli, allo scopo di provvedere<br />

alla ricarica delle falde idriche.<br />

L’infrastrutturazione e la successiva gestione delle AFI devono<br />

seguire e rispettare una serie di principi di tipo idraulico,<br />

ambientale, agronomico e selvicolturale, che tra loro<br />

devono essere strettamente interconnessi.<br />

3.2 La progettazione del sistema<br />

di scoline<br />

In questo ambito gli aspetti tecnici da prendere in considerazione<br />

sono:<br />

– la configurazione e l’organizzazione spaziale del sistema<br />

di scoline;<br />

– la modalità di funzionamento del sistema;<br />

– il collegamento col sistema irriguo esistente;<br />

– la stagionalità del funzionamento.<br />

Tutti questi aspetti vanno correlati al tipo di suoli presenti<br />

nelle aree in cui si propone la realizzazione delle AFI, tenendo<br />

conto delle peculiarità e delle caratteristiche pedologiche<br />

legate al loro profilo e alla loro struttura e tessitura.<br />

3.2.1 L’organizzazione spaziale e la modalità<br />

di funzionamento<br />

I terreni dell’alta pianura nei quali si ipotizza la realizzazione<br />

delle AFI hanno una naturale pendenza che si aggira<br />

mediamente attorno al 4-5 per mille.<br />

Tale naturale pendenza deve essere sfruttata ai fini dei processi<br />

di infiltrazione: l’acqua deve essere portata presso i<br />

punti più alti degli appezzamenti per poi essere distribuita<br />

facendola scorrere lungo le linee di massima pendenza.<br />

Lo scorrimento non avviene lungo tutta la superficie del terreno,<br />

ma deve essere canalizzato lungo una serie di scoline<br />

parallele, appositamente collegate tra loro a costituire un<br />

unico sistema idraulico.<br />

Queste canalette devono essere distribuite in maniera uniforme<br />

su tutto il terreno interessato dall’AFI e devono essere<br />

organizzate “a pettine”, con un interasse compreso<br />

tra 7-8 m.<br />

Per quanto riguarda le dimensioni di queste scoline, la<br />

loro profondità deve essere compresa tra 70-80 cm; mediamente<br />

anche la loro larghezza deve attestarsi su questi<br />

valori (Fig. 3.1 e Fig. 3.2).<br />

Figura 3.1 – Particolare della sezione di una scolina.<br />

Figura 3.2 – Dimensionamento del reticolo delle scoline.<br />

B<br />

C<br />

D<br />

Dimensionamento delle scoline di un’AFI:<br />

– profondità media: 70-80 cm (A);<br />

– sezione geometrica: trapezoidale;<br />

– larghezza delle scoline a livello del piano di campagna:<br />

70-80 cm (B);<br />

– larghezza delle scoline alla base: 30-40 cm (C);<br />

– distanza fra l’interasse delle scoline: 7-8 m (D).<br />

A<br />

25<br />

3. LA PROGETTAZIONE E LA REALIZZAZIONE DELLE AFI


26<br />

LE AREE FORESTALI DI INFILTRAZIONE (AFI)<br />

Questa modalità di organizzazione spaziale dello scorrimento<br />

dell’acqua comporta una serie di vantaggi:<br />

– le scoline sono tutte raccordate in testa e in coda;<br />

– il fondo delle canalette riesce a toccare gli strati fortemente<br />

permeabili che si trovano al di sotto dell’orizzonte<br />

agrario superficiale, massimizzando il fenomeno<br />

dell’infiltrazione;<br />

– la superficie del terreno è sempre libera e percorribile,<br />

permettendo un’agevole movimentazione dei mezzi<br />

meccanici lungo gli appezzamenti di terreno separati<br />

dalle scoline stesse.<br />

Sulla base delle dimensioni precedentemente indicate, per<br />

ogni ettaro di superficie destinata alla messa a dimora di<br />

un’AFI nel complesso vengono scavati 1.400-1.600 m di<br />

scoline con andamento normale rispetto alle isoipse.<br />

Per la realizzazione di questo reticolo solitamente si usano<br />

scavatori con benna trapezoidale. Queste macchine sono<br />

inoltre periodicamente utilizzate per eliminare dal fondo<br />

delle scoline stesse i sedimenti e i detriti che si depositano<br />

nel tempo.<br />

Il turno di pulizia delle scoline coincide con il turno di utilizzazione<br />

del ceduo coltivato negli appezzamenti tra le canalette<br />

stesse: tale turno nei vari casi può essere pari a 2-3<br />

anni (ceduo a turno molto breve) o meglio a 5 anni (ceduo<br />

a turno breve).<br />

Successivamente all’asportazione del soprassuolo arboreo<br />

epigeo infatti la superficie degli appezzamenti è libera e<br />

consente il passaggio delle macchine dedicate alle operazioni<br />

di manutenzione e pulizia delle canalette.<br />

Nella realizzazione del sistema di scoline è fondamentale<br />

che il loro fondo sia sommerso in modo permanente lungo<br />

tutto il profilo longitudinale e che dalla parte terminale non<br />

vi sia tracimazione.<br />

Il flusso di acqua in entrata nel sistema di scoline deve essere<br />

regolato mediante una paratia o una saracinesca: il<br />

volume d’acqua in entrata deve essere perfettamente dosato<br />

in modo da invasare e infiltrare la massima quantità,<br />

senza indurre tracimazioni, e da massimizzare la superficie<br />

di terreno attraverso cui avviene l’infiltrazione stessa.<br />

In caso di elevata pendenza dell’appezzamento può essere<br />

utile creare dei salti di fondo nelle scoline tramite appositi<br />

manufatti.<br />

3.2.2 Il collegamento con il sistema irriguo<br />

esistente<br />

Il sistema di canalette che contraddistingue un’AFI deve<br />

essere in stretta connessione con la locale rete irrigua, che<br />

normalmente è sempre già esistente in tutte le aree rurali<br />

dell’alta pianura. La necessità di tale rete irrigua è da ricondursi<br />

al fatto che queste zone presentano suoli fortemente<br />

drenanti, aventi una matrice litologica piuttosto grossolana,<br />

e sono caratterizzati da una forte domanda di acqua<br />

nella stagione vegetativa da parte delle colture agrarie.<br />

La collaborazione con il personale delle locali autorità consortili<br />

è determinante per regolare i sistemi di derivazione<br />

delle acque, allo scopo di permettere l’alimentazione del<br />

sistema di scoline irrigue nei periodi dell’anno dedicati al<br />

processo di infiltrazione e di ricarica delle falde.<br />

3.2.3 La stagionalità di funzionamento<br />

del sistema<br />

Durante la stagione vegetativa delle colture agrarie tutta<br />

la risorsa idrica deve essere destinata all’irrigazione delle<br />

stesse, essendo questo l’uso prioritario.<br />

Questo influenza in modo determinante la stagionalità di<br />

funzionamento delle AFI per quanto riguarda l’attivazione<br />

della funzione di infiltrazione: lo scorrimento dell’acqua<br />

lungo le scoline avviene nella stagione non irrigua, nel periodo<br />

che va da settembre-ottobre ad aprile-maggio (Fig.<br />

3.3), sempre qualora la derivazione dell’acqua dai fiumi<br />

non comprometta il raggiungimento degli obiettivi ambientali<br />

previsti dai Piani di Gestione redatti ai sensi della Direttiva<br />

2000/60/CE.<br />

È inoltre necessario sospendere l’infiltrazione idrica nelle<br />

AFI in occasione di morbide o piene fluviali, per evitare che<br />

l’abbondante materiale solido trasportato dalle acque in<br />

tali situazioni possa depositarsi lungo le scoline, riducendone<br />

o annullandone la capacità disperdente.<br />

Figura 3.3 – Scorrimento dell’acqua lungo le scoline nel<br />

periodo invernale.<br />

Mediamente l’alimentazione delle scoline avviene pertanto<br />

per circa 200-250 giorni/anno. La lunghezza di questo periodo<br />

è strettamente legata allo specifico andamento meteorologico<br />

annuo: anni più piovosi possono indurre periodi<br />

più lunghi di attivazione delle aree di infiltrazione.<br />

Nel successivo capitolo 4 della presente pubblicazione si<br />

descrive e si quantifica la capacità di infiltrazione dei sistemi<br />

delle AFI facendo riferimento ai dati desunti dai primi<br />

impianti pilota (secondo le stime effettuate nell’ambito dei<br />

Progetti Democrito e RiduCaReflui).


3.3 La progettazione dell’impianto<br />

forestale<br />

La superficie del terreno su cui si infrastruttura il sistema<br />

idraulico di scoline è inoltre interessata dalla messa a dimora<br />

di un impianto forestale.<br />

Tali popolamenti contribuiscono ad aumentare il tasso di<br />

infiltrazione dell’acqua nel terreno, per effetto dell’azione<br />

degli apparati radicali delle piante stesse.<br />

La biomassa ipogea è inoltre di importanza fondamentale<br />

per attivare l’“effetto tampone” nel caso l’AFI venga utilizzata<br />

anche per la distribuzione di reflui zootecnici e digestati.<br />

Infine, fornendo una produzione periodica e costante di biomassa<br />

legnosa (nella forma di legna da ardere o di legno<br />

cippato), che può essere utilizzata a scopo energetico per<br />

alimentare moderni impianti termici, queste aree vengono<br />

a costituire un’interessante fonte di reddito per i proprietari<br />

dei terreni.<br />

Tali sistemi possono svolgere altre funzioni di tipo ambientale:<br />

– fissazione della CO2: sottrazione dell’anidride carbonica<br />

presente nell’atmosfera e accumulo del carbonio nella<br />

biomassa delle piante stesse;<br />

– rifugio per la fauna selvatica: la creazione di aree forestate<br />

aumenta la biodiversità del paesaggio e contribuisce<br />

a creare nicchie e corridoi ecologici presso cui l’avifauna<br />

e la fauna selvatica possono trovare nido, riparo,<br />

alimentazione.<br />

Le piantagioni si configurano principalmente come cedui a<br />

turno breve o molto breve, detti impianti di Short Rotation<br />

Forestry (SRF): si tratta di piantagioni arboree a densità<br />

d’impianto elevata o molto elevata, governate a turni molto<br />

ridotti (in genere compresi tra 2-5 anni) e destinate alla<br />

produzione di biomasse legnose a fini energetici.<br />

La progettazione, la realizzazione e la successiva gestione<br />

del popolamento di SRF devono seguire un preciso protocollo<br />

colturale, che tenga conto del tipo di terreno in cui si<br />

opera, valuti le specie più idonee da mettere a dimora, esegua<br />

tutte le operazioni colturali con la massima efficienza<br />

tecnico-economica, in particolare per quanto riguarda l’organizzazione<br />

e l’effettuazione delle fasi di raccolta, esbosco<br />

e prima trasformazione della biomassa legnosa ottenibile<br />

dalle periodiche ceduazioni di fine turno (vedi cap. 6).<br />

Il protocollo tecnico-colturale per la realizzazione dell’impianto<br />

di SRF all’interno di un’AFI prevede una sequenza<br />

di più fasi:<br />

– analisi e individuazione del sito d’impianto;<br />

– scelta del tipo di specie da mettere a dimora;<br />

– scelta del sesto d’impianto e del turno di raccolta<br />

dell’arboreto;<br />

– realizzazione delle lavorazioni del terreno e della pacciamatura;<br />

– messa a dimora della piantagione;<br />

– realizzazione delle cure colturali;<br />

– raccolta, esbosco e trasformazione della biomassa a<br />

fine turno;<br />

– ripristino del terreno alla fine del ciclo di vita della piantagione.<br />

3.3.1 L’individuazione del sito d’impianto<br />

Nell’individuazione dei siti di impianto delle AFI si deve<br />

considerare la multifunzionalità di queste aree, progettate<br />

in primo luogo per assicurare la capacità di infiltrazione e<br />

ricarica, in secondo luogo per fornire la produzione di biomassa<br />

anche in zone aziendali considerate marginali dal<br />

punto di vista produttivo.<br />

Si deve infatti tenere conto delle peculiarità e della natura<br />

dei suoli spesso presenti nelle aree in cui si vanno a collocare<br />

le AFI: tendenzialmente si tratta di terreni costituiti<br />

da uno strato superficiale di terreno agrario di tipo franco<br />

o leggero, sovrapposto a un rilevante materasso indifferenziato<br />

di ghiaie e sabbie.<br />

3.3.2 La scelta del tipo di specie<br />

da mettere a dimora<br />

Sulla base delle condizioni pedoclimatiche delle zone d’impianto<br />

(profondità della falda, struttura, tessitura, capacità<br />

drenante del suolo) si deve poi procedere alla scelta della<br />

specie o delle specie più idonee da mettere a dimora.<br />

Presupposto fondamentale per la buona riuscita di ogni<br />

impianto è l’idoneità delle specie alle caratteristiche del<br />

terreno e alle condizioni climatico–ambientali dell’area interessata.<br />

Le potenzialità ecologiche e produttive di tali popolamenti<br />

si esplicano appieno solo se vengono rispettate<br />

le loro peculiari esigenze, in particolare riguardo alle caratteristiche<br />

stazionali del sito d’impianto e alla creazione di<br />

adeguate consociazioni tra le specie arboree ed eventualmente<br />

arbustive prescelte.<br />

Esiste una vasta gamma di specie che si possono selezionare<br />

nella costituzione delle piantagioni forestali realizzate<br />

nell’ambito delle AFI.<br />

Figura 3.4 – Soprassuolo di ontano nero (Alnus glutinosa).<br />

27<br />

3. LA PROGETTAZIONE E LA REALIZZAZIONE DELLE AFI


28<br />

LE AREE FORESTALI DI INFILTRAZIONE (AFI)<br />

Figura 3.5 – Soprassuolo di paulownia (Paulownia tomentosa).<br />

Figura 3.6 – Soprassuolo di platano ibrido (Platanus hispanica).<br />

Figura 3.7 – Soprassuolo di pioppo ibrido (clone “AF2”).<br />

Si tratta di specie già utilizzate tradizionalmente per la produzione<br />

di biomassa da energia negli impianti legnosi delle<br />

zone agrarie e rurali dell’alta pianura. Tali specie sono idonee<br />

a rientrare nelle consociazioni che solitamente caratterizzano<br />

gli impianti di SRF a turno breve o molto breve.<br />

In particolare nella costituzione degli impianti di SRF<br />

nell’ambito delle AFI vengono impiegati:<br />

– Alnus glutinosa (ontano nero - Fig. 3.4);<br />

– Fraxinus oxycarpa (frassino ossifillo);<br />

Figura 3.8 – Soprassuolo di salice bianco (Salix alba).<br />

Figura 3.9 – Soprassuolo di olmo campestre (Ulmus minor).<br />

– Paulownia tomentosa (paulownia - Fig. 3.5);<br />

– Platanus hispanica (platano ibrido - Fig. 3.6);<br />

– Populus alba (pioppo bianco);<br />

– Populus nigra (pioppo nero);<br />

– cloni selezionati e altamente produttivi di Populus x<br />

canadensis (pioppi ibridi di cui molti ancora in fase di<br />

sperimentazione - Fig. 3.7);<br />

– Robinia pseudoacacia (robinia);<br />

– Salix alba (salice bianco - Fig. 3.8);<br />

– cloni e ibridi di Salix alba e Salix spp. (salice bianco e<br />

altre specie di salice);<br />

– Ulmus minor (olmo campestre - Fig. 3.9);<br />

– Ulmus pumila (olmo siberiano).<br />

Le esigenze ecologiche e pedoclimatiche di queste specie<br />

sono molto diverse tra loro (Tab. 3.1):<br />

– l’ontano nero si trova di frequente nei boschi di ripa,<br />

lungo i corsi d’acqua, nei luoghi paludosi e nei terreni<br />

inondati e argillosi, in boschi puri o misti con altre specie<br />

igrofile; sopporta un notevole grado di umidità e la<br />

sommersione prolungata delle radici; tendenzialmente<br />

acidofilo, predilige i terreni silicei, ricchi e umidi;<br />

– il frassino ossifillo predilige terreni profondi, dotati di<br />

buona disponibilità idrica, sopportando anche eventuali<br />

ristagni idrici; tollera bene anche i terreni argillosi<br />

tipici della bassa pianura;


Tabella 3.1 – Esigenze pedologiche delle varie specie impiegabili nelle AFI.<br />

Reazione<br />

Caratteristiche del terreno<br />

Tessitura Umidità<br />

Nome comune<br />

Acida Subacida<br />

Neutra/<br />

subalcalina<br />

Pesante Leggera<br />

Falda profonda<br />

o senza<br />

ristagno<br />

Falda<br />

superficiale o<br />

con ristagno<br />

ontano nero + + + + + + + + + +<br />

Frassino ossifillo x + + + + + x + + + +<br />

Paulownia + + + + + + x + + + x<br />

Platano ibrido x + + + + + + + + + +<br />

Pioppo bianco x + + + + + + + + + +<br />

Pioppo nero + + + + + x + + + + + +<br />

Pioppo ibrido + + + + + x + + + + + +<br />

Robinia + + + + + + + + + +<br />

Salice bianco x + + + + + + + + + + +<br />

olmo campestre x x + + + + + + + + + +<br />

Note: x = specie poco adatta; + = specie adatta; + + = specie molto adatta.<br />

Fonte: (AA.VV., 2002). Fasce tampone boscate in ambiente agricolo. Manuale per l’azienda.<br />

– la paulownia predilige terreni di vario tipo (sabbiosi,<br />

ghiaiosi, detritici) purché ben drenati e non sopporta<br />

terreni molto pesanti, argillosi; la falda freatica deve essere<br />

almeno a 2 metri di profondità dalla superficie del<br />

terreno, che non deve mai essere saturo;<br />

– il platano predilige terreni aerati, profondi, freschi o umidi<br />

ma non acquitrinosi, preferibilmente calcarei e ricchi<br />

in contenuto organico; un’eventuale aridità del clima<br />

deve essere compensata dalla freschezza del suolo;<br />

– il pioppo predilige terreni freschi, profondi, ben drenati;<br />

– la robinia è molto frugale e cresce in condizioni molto<br />

eterogenee, anche in terreni marginali e molto drenati;<br />

non tollera tuttavia condizioni di forte anossia del<br />

terreno e ristagni idrici eccessivamente accentuati e<br />

prolungati;<br />

– il salice si può impiegare anche in terreni più pesanti e<br />

sopporta bene l’eventuale presenza di falde superficiali<br />

e ristagni idrici prolungati;<br />

– l’olmo campestre (e anche l’olmo siberiano) preferiscono<br />

terreni freschi e profondi, con una buona disponibilità<br />

di acqua, e tollerano molto bene i substrati argillosi e<br />

calcarei.<br />

A seconda delle caratteristiche pedoclimatiche del terreno<br />

e del sito d’impianto è necessario individuare la specie o le<br />

specie ritenute di volta in volta più adatte. La consociazione<br />

di più specie e la costituzione di un popolamento polispecifico<br />

organizzato in blocchi omogenei di 2-3 specie diverse,<br />

risultano più opportune rispetto alla creazione di impianti<br />

monospecifici (magari anche monoclonali). La mescolanza<br />

e la diversificazione consentono una maggiore stabilità nei<br />

confronti di eventuali attacchi parassitari e permettono un<br />

aumento della biodiversità dell’intero ecosistema.<br />

3.3.3 La scelta del sesto d’impianto e del turno<br />

di raccolta dell’arboreto<br />

Il sesto d’impianto e la lunghezza del turno di raccolta sono<br />

aspetti tecnico-colturali strettamente legati tra loro.<br />

Nei cedui a ciclo molto breve si assume un turno di raccolta<br />

in genere biennale (Fig. 3.10), raramente triennale. Nei cedui<br />

a ciclo breve il turno di raccolta è invece quinquennale<br />

(Fig. 3.11).<br />

Se originariamente la gestione degli impianti di SRF era impostata<br />

secondo ceduazioni a turno biennale, oggi si propende<br />

per la scelta di un turno di raccolta quinquennale.<br />

Gli impianti quinquennali si contraddistinguono per una gestione<br />

molto meno rigida:<br />

– un eventuale allungamento del turno al raggiungimento<br />

della scadenza del quinto anno non è così strettamente<br />

vincolante e lascia margini di operatività più ampi;<br />

– la cantieristica della raccolta è molto più flessibile e<br />

può contare su una gamma di opzioni molto più vasta;<br />

– il cippato derivante dalla raccolta risulta qualitativamente<br />

migliore in virtù del minore contenuto in corteccia<br />

e ramaglie.<br />

Figura 3.10 – SRF biennale di pioppo ibrido.<br />

Figura 3.11 – SRF quinquennale polispecifica.<br />

29<br />

3. LA PROGETTAZIONE E LA REALIZZAZIONE DELLE AFI


30<br />

LE AREE FORESTALI DI INFILTRAZIONE (AFI)<br />

Per quanto riguarda le piantagioni forestali messe a dimora<br />

nelle AFI, il sesto d’impianto e la densità variano rispetto<br />

alla normale consuetudine degli impianti commerciali di<br />

SRF, alla luce del peculiare contesto logistico che caratterizza<br />

queste aree.<br />

Nei tradizionali impianti di SRF messi a dimora a pieno<br />

campo:<br />

– in caso di gestione basata su turni biennali: si mettono<br />

a dimora file singole, poste a distanza di 3 m l’una<br />

dall’altra, con distanze di 0,5-0,6 m tra le piante lungo<br />

le file; la densità media si aggira sulle 5.500-6.000<br />

piante/ha;<br />

– in caso di gestione basata su turni quinquennali: si mettono<br />

a dimora file singole, poste a distanza di 3,5 m<br />

l’una dall’altra, con distanze di 2 m tra le piante lungo<br />

le file; la densità media si aggira sulle 1.400 piante/ha.<br />

Nelle AFI invece la presenza del reticolo di scoline modifica<br />

obbligatoriamente il sesto e la densità dell’impianto<br />

forestale.<br />

In presenza di una serie di canalette parallele disposte a<br />

pettine con un interasse medio di 7-8 m, in ciascuno degli<br />

appezzamenti di terreno che si vengono a creare tra due<br />

scoline adiacenti si mettono a dimora due filari di piante.<br />

Le file di piante devono essere tutte parallele tra loro e<br />

anche parallele al reticolo di scoline: questa disposizione<br />

permette di facilitare le operazioni di messa a dimora, gestione,<br />

cura colturale e successiva raccolta dell’impianto.<br />

La distanza tra le due file dell’impianto poste all’interno di<br />

ogni appezzamento deve essere non inferiore a 3,5-4 m.<br />

I filari devono essere collocati a una distanza di almeno<br />

1-1,5 m dai bordi delle scoline stesse (Fig. 3.12).<br />

Figura 3.12 – Collocazione dei filari all’interno del sistema<br />

di scoline.<br />

1-1,5 m<br />

1-1,5 m<br />

3,5-4 m<br />

La distanza tra le piante lungo le file in genere si attesta:<br />

– sui 2-3 m qualora il soprassuolo sia gestito con un turno<br />

quinquennale;<br />

– sui 0,5-0,6 m qualora si scelga un eventuale turno<br />

biennale.<br />

In presenza di simili sesti d’impianto, risulta una densità<br />

variabile e compresa tra:<br />

– circa 900-1.400 piante/ha negli impianti a turno quinquennale;<br />

– circa 4.600-5.600 piante/ha negli impianti a turno<br />

biennale.<br />

La posizione dei filari di piante all’interno del sistema di<br />

scoline e la distanza a cui collocare le file rispetto alle canalette<br />

stesse devono essere individuate in modo tale da<br />

rendere possibile la movimentazione e l’operatività delle<br />

macchine impiegate nelle fasi di messa a dimora, cura colturale<br />

dell’impianto e raccolta, esbosco e prima trasformazione<br />

nell’ambito dei cantieri di ceduazione di fine turno.<br />

Ad esempio è necessario permettere il transito delle macchine<br />

impiegate per la sramatura laterale delle piante che<br />

costituiscono i filari arborei, al fine di consentire il successivo<br />

ingresso dei mezzi che procedono alla distribuzione sul<br />

suolo, lungo gli interfilari, dei liquami o del digestato provenienti<br />

dagli allevamenti zootecnici o dagli impianti di biogas.<br />

In particolare si deve prestare attenzione al corretto posizionamento<br />

dei filari rispetto al bordo delle scoline, onde<br />

evitare che il passaggio e le manovre dei mezzi danneggino<br />

la conformazione e la stabilità delle sponde.<br />

Una progettazione non idonea infatti può creare forti difficoltà<br />

tecnico-logistiche in sede di pianificazione delle operazioni<br />

di cura colturale e raccolta. Queste criticità possono<br />

essere anche tali da impedire il ricorso ad alcuni mezzi o da<br />

non consentire la scelta di determinati tipi di cantieristica,<br />

al punto da imporre, per la realizzazione di alcuni interventi<br />

(necessari nel piano di gestione dell’AFI), il ricorso a modelli<br />

non convenienti dal punto di vista economico.<br />

3.3.4 La realizzazione delle lavorazioni<br />

del terreno e della pacciamatura<br />

Nella preparazione del sito d’impianto è necessario procedere<br />

dapprima alla sistemazione e al livellamento del terreno,<br />

allo scopo di apportare alla superficie del suolo una<br />

pendenza idonea all’adeguato scorrimento dell’acqua lungo<br />

il reticolo di scoline (qualora essa non sia già presente<br />

naturalmente).<br />

Successivamente si devono realizzare alcuni interventi di<br />

preparazione del terreno quali ripuntatura, aratura e fresatura.<br />

Tali lavorazioni sono da effettuarsi di preferenza quando<br />

il terreno si trova in condizioni di tempera.<br />

Le concimazioni di fondo con elementi minerali possono<br />

essere evitate qualora il terreno negli anni precedenti sia<br />

stato regolarmente coltivato.<br />

In caso di spargimento controllato di liquami zootecnici o<br />

di digestato, gli elementi nutritivi apportati sono più che<br />

sufficienti e non richiedono pertanto ulteriori azioni di fertilizzazione.<br />

Al termine della realizzazione delle lavorazioni del terreno<br />

si procede alla definizione del tracciato e all’effettivo scavo<br />

del sistema di scoline.<br />

Successivamente si procede all’operazione di stesura del<br />

telo pacciamante. Per tale scopo si possono usare teli di<br />

due diverse tipologie:<br />

– in materiale plastico (Fig. 3.13), ad esempio etilvinilacetato<br />

(EVA), di color nero fumo, spessore di 0,08 mm<br />

e larghezza almeno pari a 100-120 cm: questo materiale<br />

è caratterizzato da una struttura stabile che non<br />

viene alterata dalla radiazione solare (è resistente alla<br />

radiazione ultravioletta) ed è in grado di mantenersi<br />

integro per almeno 3-4 anni, che corrispondono al pe-


iodo iniziale di crescita delle giovani piantine messe a<br />

dimora;<br />

– in materiale biodegradabile (amido di mais, PLA, juta):<br />

tali materiali sono ancora in fase di sperimentazione e<br />

attualmente sono caratterizzati da un costo più alto e<br />

da una durata e un’efficacia inferiori rispetto al film plastico;<br />

tuttavia la possibilità di non dover procedere alla<br />

rimozione e allo smaltimento alla fine del loro ciclo di<br />

vita, in quanto prodotti biodegradabili, fanno intravedere<br />

vantaggi assai interessanti in seguito al loro impiego.<br />

Figura 3.13 – Stesura della pacciamatura plastica.<br />

La copertura del terreno con la pacciamatura consente<br />

una serie di vantaggi, tra cui il miglioramento delle condizioni<br />

in cui si vengono a trovare le giovani piantine (umidità,<br />

temperatura) dopo il trapianto e soprattutto il controllo della<br />

competizione esercitata da parte delle erbe infestanti.<br />

Questi effetti positivi sono di vitale importanza poiché consentono<br />

alle piantine di svilupparsi subito in modo pronto<br />

e rigoglioso, affrancandosi in particolare dalla concorrenza<br />

esercitata dalle malerbe.<br />

Tale operazione richiede un tempo e un costo per la sua realizzazione<br />

ma i benefici sono talmente superiori agli svantaggi<br />

che la sua effettuazione è assolutamente consigliata.<br />

La posa della pacciamatura è particolarmente indicata<br />

nel caso in cui il materiale vivaistico messo a dimora sia<br />

costituito da piantine con pane di terra. Qualora invece si<br />

proceda alla messa a dimora di astoni o talee, l’impianto si<br />

effettua con apposite macchine trapiantatrici direttamente<br />

su terreno nudo. In questi casi non si procede alla stesura<br />

sul terreno del film pacciamante.<br />

3.3.5 La messa a dimora della piantagione<br />

Il materiale vegetale di propagazione utilizzabile può essere<br />

di diversi tipi:<br />

– astoni e talee: in genere sono impiegati nel caso dell’impianto<br />

di cloni di ibridi di salici o di pioppi selezionati e<br />

altamente produttivi;<br />

– semenzali a radice nuda: sono impiegati ad esempio<br />

nel caso della robinia;<br />

– piantine allevate in pane di terra o ceppaiette: sono impiegate<br />

nel caso della maggior parte delle specie arboree<br />

deputate alla produzione di biomassa da energia.<br />

L’epoca ottimale per l’impianto si colloca tra la fine dell’inverno<br />

e l’inizio della primavera (indicativamente tra marzo<br />

e aprile), in ogni caso sempre prima della ripresa vegetativa<br />

delle piante.<br />

L’impianto può essere effettuato:<br />

– per via meccanica con l’ausilio di apposite trapiantatrici<br />

portate da trattori agricoli;<br />

– per via manuale (Fig. 3.14).<br />

Figura 3.14 – Messa a dimora manuale.<br />

3.3.6 La realizzazione delle cure colturali<br />

Nell’ordinaria gestione delle piantagioni di SRF le operazioni<br />

che rientrano tra le cure colturali sono:<br />

– il risarcimento delle fallanze;<br />

– il controllo della concorrenza esercitata dalle infestanti<br />

mediante sfalcio dell’erba lungo gli interfilari, da effettuarsi<br />

nei primi anni del turno dell’impianto, sempre<br />

prestando attenzione a non danneggiare il telo pacciamante;<br />

– la fertilizzazione (solo qualora necessaria);<br />

– il diserbo (solo qualora necessario);<br />

– la difesa fitosanitaria (solo qualora necessaria);<br />

– la potatura laterale dei filari (non dalla parte rivolta verso<br />

le scoline ma dalla parte interna lungo gli interfilari):<br />

tale operazione si effettua qualora le AFI siano impiegate<br />

anche per lo spargimento lungo gli interfilari dei liquami<br />

o del digestato proveniente dagli allevamenti zootecnici<br />

o dagli impianti di biogas, allo scopo di permettere il<br />

passaggio dei mezzi dedicati allo spandimento;<br />

– la rimozione e il successivo smaltimento del film pacciamante,<br />

qualora si sia impiegato un materiale plastico.<br />

Si sottolinea come in ogni caso l’impiego di concimi chimici,<br />

prodotti fitosanitari, diserbanti, debba essere quanto più<br />

possibile ridotto al minimo; l’adozione di tecniche agronomiche<br />

sostenibili consente di ridurre il più possibile l’impatto<br />

ambientale della coltivazione di queste piantagioni, soprattutto<br />

se la consociazione delle specie messe a dimora<br />

è stata scelta in maniera ponderata.<br />

31<br />

3. LA PROGETTAZIONE E LA REALIZZAZIONE DELLE AFI


32<br />

LE AREE FORESTALI DI INFILTRAZIONE (AFI)<br />

3.4 Il finanziamento delle AFI<br />

all’interno del PSR <strong>Veneto</strong> 2007-13<br />

La Regione del <strong>Veneto</strong> ha deciso di inserire all’interno delle<br />

misure previste nell’ambito del PSR 2007-13 la possibilità<br />

di finanziare la realizzazione di nuove aree forestali di<br />

infiltrazione.<br />

Avvalendosi della collaborazione e del supporto tecnico–<br />

scientifico di <strong>Veneto</strong> <strong>Agricoltura</strong>, a partire dal 2010 gli organismi<br />

regionali competenti hanno stabilito di arricchire la<br />

Misura 221 di due ulteriori azioni:<br />

– Azione 4, relativa a impianti ad alta densità per il disinquinamento<br />

dell’acqua;<br />

– Azione 5, relativa a impianti ad alta densità per la ricarica<br />

delle falde.<br />

L’inserimento dell’Azione 5 nel testo del bando di tale misura<br />

è avvenuto a partire dall’apertura del Quarto Bando<br />

Generale del 2010 e si è ripetuto in occasione del Quinto<br />

Bando Generale e del Settimo Bando Generale del 2011.<br />

Nel testo del bando si prendono in esame vari aspetti in<br />

merito alla progettazione e alla localizzazione di questo<br />

tipo di impianti.<br />

Per quanto riguarda la loro localizzazione, “sono ammissibili<br />

esclusivamente le zone di alta pianura – zona di ricarica<br />

degli acquiferi, individuate con Deliberazione del Consiglio<br />

regionale n. 62 del 17 maggio 2006”.<br />

I soggetti richiedenti possono essere “persone fisiche o<br />

persone giuridiche di diritto privato o pubblico, singole od<br />

associate”.<br />

Il sostegno “è ammissibile qualora il terreno sul quale è<br />

attuata la Misura possa essere considerato “agricolo”. Un<br />

terreno è definito tale se sia stato coltivato per almeno i<br />

due anni precedenti la presentazione della domanda di<br />

sostegno, per l’ottenimento di prodotti agricoli, in base al<br />

Piano di utilizzo”.<br />

Per quanto riguarda la scelta delle specie da utilizzare,<br />

essa “dovrà essere compatibile con i fattori stazionali. La<br />

sintonia con le condizioni locali dovrà inoltre tener conto<br />

della realtà storico, culturale, paesaggistica del territorio<br />

sul quale si realizza l’intervento, oltre che dei limiti, dei divieti<br />

e delle prescrizioni imposti dalle norme e dagli strumenti<br />

di pianificazione e di gestione del territorio, in particolare<br />

quelli relativi alla gestione delle aree protette e dei<br />

siti compresi nella rete Natura 2000, designati ai sensi delle<br />

direttive del Consiglio 79/409/CEE e 92/43/CEE”.<br />

Gli impianti realizzati nell’ambito dell’Azione 5 “costituiscono<br />

colture legnose specializzate, a norma dell’art. 14 della<br />

L.R. n. 52/78 e dell’art. 2, comma 5 del D.Lgs. 18 maggio<br />

2001, n. 227. L’obbligo della loro permanenza sul terreno<br />

viene a cessare al compimento del periodo vincolativo, che<br />

non potrà essere inferiore ad anni 8 per l’Azione 5, determinati<br />

a partire dalla data della richiesta d’accertamento<br />

finale dell’intervento eseguito”.<br />

Sugli impianti realizzati nell’ambito dell’Azione 5 “non è<br />

ammesso il governo a ceduo, per tutta la durata del periodo<br />

vincolativo”. Gli impianti finanziati da questa azione<br />

sono destinati alla produzione di biomassa legnosa, ma il<br />

primo taglio è possibile solo al termine del periodo vincolativo<br />

pari a 8 anni. Ciò impone la realizzazione di SRF a<br />

ciclo breve con sesti di impianto maggiori di quelli indicati<br />

precedentemente o con l’impiego di specie non particolarmente<br />

vigorose.<br />

Tra i vari limiti di intervento e di spesa indicati, “non sono<br />

ammissibili al sostegno superfici inferiori ad ha 1 (al netto<br />

di tare, servitù ed altre fasce di rispetto), mentre non sussistono<br />

limiti superiori”. Inoltre “gli impianti monoclonali non<br />

potranno avere una superficie superiore ad ha 10 per i popolamenti<br />

governati a ceduo”.<br />

Tra i criteri di selezione individuati nell’assegnazione delle<br />

priorità e nella definizione della graduatoria tra le domande<br />

presentate, la realizzazione degli interventi “su terreni vulnerabili<br />

da nitrati di origine agricola” offre il massimo del<br />

punteggio acquisibile.<br />

Mentre nel Quarto Bando Generale 2010 l’importo complessivo<br />

messo a bando era stato pari a 200.000 euro, in<br />

occasione del Quinto Bando Generale 2011 per questa<br />

azione si è stanziato un finanziamento complessivo pari<br />

a 100.000 euro. Nel Settimo Bando Genetale 2011 per<br />

l’Azione 5 della Misura 221 si è stanziato un importo di<br />

500.000 euro.<br />

Per quanto riguarda il livello e l’entità dell’aiuto:<br />

– nelle zone comprese all’interno della Rete Natura<br />

2000, “il sostegno è concesso nella misura del 90% dei<br />

costi ammissibili”;<br />

– nelle zone non comprese nel punto precedente, il sostegno<br />

è concesso “nella misura dell’80% dei costi ammissibili”;<br />

– “limitatamente alle persone giuridiche di diritto pubblico,<br />

indipendentemente dalla zona d’intervento”, il sostegno<br />

è “del 90%, determinato sui costi ammissibili”.<br />

Nella tabella 3.2 si riportano gli importi dei finanziamenti<br />

concessi per la realizzazione di impianti di questo tipo.<br />

Tabella 3.2 – Descrizione del livello di finanziamento degli<br />

impianti (PSR, Misura 221, Azione 5).<br />

Descrizione del livello di finanziamento Euro<br />

Spesa ammissibile 8.000<br />

Interventi nei siti della Rete Natura 2000 7.200<br />

Interventi in altri territori 6.400<br />

Persone giuridiche di diritto pubblico<br />

Fonte: (AA.VV., 2010; AA.VV., 2011; AA.VV., 2012).<br />

7.200<br />

3.5 Gli impianti sperimentali pilota<br />

Nell’ultimo quinquennio il Consorzio di Bonifica “Brenta”<br />

(denominato “Pedemontano Brenta” prima della recente<br />

legge di riforma regionale) e <strong>Veneto</strong> <strong>Agricoltura</strong>, anche in<br />

collaborazione con altri enti, hanno realizzato nel territorio<br />

dell’alta pianura vicentina una serie di impianti pilota di AFI<br />

aventi finalità dimostrative e sperimentali.<br />

Di seguito se ne fa una sintetica descrizione, presentando<br />

le varie AFI in ordine di realizzazione.<br />

3.5.1 Impianto Schiavon 1 (VI)<br />

Il primo progetto realizzato dall’allora Consorzio di Bonifica<br />

“Pedemontano Brenta” ha riguardato la messa a


dimora di un’AFI nel 2007 nel comune di Schiavon (VI),<br />

sfruttando la vicinanza di un impianto pluvirriguo del Consorzio<br />

(Fig. 3.15).<br />

Dopo l’effettuazione di una serie di indagini e sondaggi preliminari<br />

di tipo idraulico e geo–pedologico (febbraio 2007),<br />

a marzo si è proceduto al livellamento del campo e all’effettuazione<br />

delle lavorazioni del terreno (aratura e fresatura).<br />

Le operazioni sono proseguite ad aprile con lo scavo delle<br />

scoline longitudinali e di due scoline trasversali di collegamento<br />

in testa e in coda, con la stesura del telo pacciamante<br />

e con la messa a dimora delle piantine forestali.<br />

La scelta della specie da impiegare è caduta sulla paulownia<br />

(Paulownia tomentosa), per la sua capacità di dar vita<br />

a un rapido ciclo di accrescimento fornendo contemporaneamente<br />

una buona produttività in termini di biomassa<br />

legnosa (Fig. 3.16).<br />

Una volta ultimata la realizzazione dell’impianto forestale<br />

si è subito proceduto all’immissione dell’acqua nelle scoline,<br />

dando inizio all’infiltrazione e alla dispersione nel sottosuolo.<br />

A giugno le prove di infiltrazione si sono interrotte<br />

in quanto l’acqua è stata utilizzata per l’irrigazione delle<br />

colture agrarie nei terreni circostanti; l’attività di infiltrazione<br />

è però ripresa nel mese di settembre.<br />

Negli anni successivi l’infiltrazione dell’acqua è proseguita<br />

rispettando la stagionalità prefissata (scorrimento e infiltrazione<br />

dell’acqua nel periodo non irriguo).<br />

Figura 3.15 – Panoramica dell’impianto Schiavon 1.<br />

Figura 3.16 – Crescita delle piante di paulownia (settembre<br />

2011).<br />

Nel box sottostante si ritrova una serie di indicazioni dettagliate<br />

sulle caratteristiche di questo primo impianto pilota.<br />

In figura 3.17 si riporta la planimetria dell’AFI.<br />

Localizzazione: comune di Schiavon (VI)<br />

Superficie: circa 1,2 ha<br />

Profondità della falda freatica rispetto al piano di campagna:<br />

circa 10 m<br />

Definizione del tracciato delle scoline: presenza di scoline<br />

longitudinali con direzione nord–sud collegate in testa<br />

e in coda da scoline trasversali<br />

Numero di scoline longitudinali: 6<br />

Numero di scoline trasversali: 2<br />

Larghezza della scolina sul piano di campagna: 1,2 m<br />

Larghezza della scolina alla base: 0,6 m<br />

Distanza fra l’interasse delle scoline: 7-7,5 m<br />

Specie arborea presente: paulownia (Paulownia tomentosa)<br />

Sesto d’impianto:<br />

– presenza di n. 2 filari all’interno di ciascun interasse<br />

– distanza tra i filari: 4 m<br />

– distanza tra i filari e il limite della scolina: 1-1,1 m<br />

– distanza tra le piante lungo i filari: 1 m<br />

Figura 3.17 – Planimetria dell’AFI Schiavon 1.<br />

alberature<br />

immissione<br />

Fonte: (Dal Prà, Mezzalira, Niceforo, 2010).<br />

scoline<br />

troppo pieno<br />

In presenza di caratteristiche di struttura e tessitura del<br />

terreno non proprio ottimali, la crescita delle piante di paulownia<br />

è stata relativamente rallentata: questa specie infatti<br />

necessita di terreni ghiaiosi e molto permeabili per poter<br />

esprimere appieno le proprie notevoli potenzialità produttive.<br />

33<br />

3. LA PROGETTAZIONE E LA REALIZZAZIONE DELLE AFI


34<br />

LE AREE FORESTALI DI INFILTRAZIONE (AFI)<br />

3.5.2 Impianto Schiavon 2 (VI)<br />

L’allora Consorzio di Bonifica “Pedemontano-Brenta” ha<br />

successivamente stipulato con la Provincia di Vicenza una<br />

convenzione di collaborazione per la messa a dimora di<br />

una seconda AFI sempre nel comune di Schiavon (VI).<br />

Questo impianto, della superficie di circa 1 ha, è stato realizzato<br />

nel 2009 ed è costituito da due diverse aree:<br />

– una prima area a turno quinquennale, costituita da<br />

molteplici specie arboree, allo scopo di sperimentare<br />

e confrontare le loro prestazioni (dal punto di vista sia<br />

ambientale sia produttivo) in questo tipo di contesto<br />

(Fig. 3.18 e Fig. 3.19);<br />

– una seconda area a turno biennale/triennale, costituita<br />

anch’essa da specie arboree diverse, allo scopo di compararne<br />

le rese e le prestazioni (Fig. 3.20 e Fig. 3.21).<br />

La scelta delle specie e la definizione del protocollo di messa<br />

a dimora dell’impianto sono state effettuate col supporto<br />

tecnico–scientifico di <strong>Veneto</strong> <strong>Agricoltura</strong>.<br />

L’attivazione dello scorrimento dell’acqua lungo le scoline è<br />

iniziata a partire da maggio 2009.<br />

Figure 3.18 e 3.19 – Crescita del soprassuolo dell’impianto<br />

quinquennale alla fine del terzo anno (settembre 2011).<br />

Nel box sottostante si riporta una serie di indicazioni dettagliate<br />

sulle caratteristiche di questo impianto pilota. Nelle<br />

figure 3.22 e 3.23 si riportano le planimetrie dell’area quinquennale<br />

e biennale/triennale dell’AFI.<br />

Localizzazione: comune di Schiavon (VI)<br />

Superficie: circa 1 ha<br />

Definizione del tracciato delle scoline: presenza di scoline<br />

longitudinali con direzione nord–sud<br />

Numero di scoline longitudinali:<br />

– parte a turno quinquennale: n. 5 scoline della lunghezza<br />

di 108 m<br />

– parte a turno biennale/triennale: n. 5 scoline della<br />

lunghezza di 118 m, n. 2 scoline della lunghezza di 88<br />

m<br />

Larghezza della scolina sul piano di campagna: 1,5 m<br />

Larghezza della scolina alla base: 0,8-1 m<br />

Distanza fra l’interasse delle scoline: 7-7,2 m<br />

Specie arboree presenti nell’impianto quinquennale:<br />

– salice bianco (Salix alba)<br />

– ontano nero (Alnus glutinosa)<br />

– platano ibrido (Platanus hispanica)<br />

– olmo campestre (Ulmus minor)<br />

– paulownia (Paulownia tomentosa)<br />

Specie arboree presenti nell’impianto biennale/triennale:<br />

– salice bianco (Salix alba)<br />

– ontano nero (Alnus glutinosa)<br />

– platano ibrido (Platanus hispanica)<br />

– robinia (Robinia pseudoacacia)<br />

– pioppo nero (Populus nigra)<br />

– pioppo ibrido euro–americano (Populus x canadensis):<br />

clone “AF2”<br />

– paulownia (Paulownia tomentosa)<br />

Sesto d’impianto:<br />

– presenza di n. 2 filari all’interno di ciascun interasse<br />

– distanza tra i filari: 3,5 m<br />

– distanza tra i filari e il limite della scolina: 1 m<br />

Distanza tra le piante lungo i filari nell’impianto quinquennale:<br />

2 m<br />

Distanza tra le piante lungo i filari nell’impianto triennale:<br />

nei vari casi 1-2 m<br />

Distanza tra le piante lungo i filari nell’impianto biennale:<br />

nei vari casi 0,6-1 m (0,6 m per il pioppo clone “AF2”,<br />

1 m per il pioppo nero)<br />

Il primo taglio di ceduazione del soprassuolo della parte a<br />

turno biennale/triennale è stato effettuato nel novembre<br />

del 2011.<br />

Per quanto riguarda la parte a turno quinquennale, il primo<br />

taglio di ceduazione è previsto per la stagione autunnoinvernale<br />

2013-14.


Figura 3.20 – Crescita del soprassuolo di pioppo ibrido alla<br />

fine del terzo anno (settembre 2011).<br />

Figura 3.21 – Crescita del soprassuolo di paulownia alla<br />

fine del secondo anno (settembre 2011).<br />

Figura 3.22 – Planimetria dell’AFI Schiavon 2 (impianto quinquennale).<br />

N<br />

5 SCoLINE DA 108 m<br />

SCoLINA N. 1 SCoLINA N. 2 SCoLINA N. 3<br />

TURNO QUINQUENNALE<br />

SCoLINA N. 4 SCoLINA N. 5<br />

SALICE BIANCo<br />

oNTANo NERo<br />

PLATANo IBRIDo oLMo CAMPESTRE CLoNI PAULoWNIA<br />

1 PIANTA/2 METRI 1 PIANTA/2 METRI 1 PIANTA/2 METRI 1 PIANTA/2 METRI 1 PIANTA/2 METRI<br />

SA-ALB SA-ALB AL-GLT AL-GLT PL-HIS PL-HIS UL-MIN UL-MIN PAU-ToM PAU-ToM<br />

SA-ALB SA-ALB AL-GLT AL-GLT PL-HIS PL-HIS UL-MIN UL-MIN PAU-ToM PAU-ToM<br />

SA-ALB SA-ALB AL-GLT AL-GLT PL-HIS PL-HIS UL-MIN UL-MIN PAU-ToM PAU-ToM<br />

SA-ALB SA-ALB AL-GLT AL-GLT PL-HIS PL-HIS UL-MIN UL-MIN PAU-ToM PAU-ToM<br />

SA-ALB SA-ALB AL-GLT AL-GLT PL-HIS PL-HIS UL-MIN UL-MIN PAU-ToM PAU-ToM<br />

SA-ALB SA-ALB AL-GLT AL-GLT PL-HIS PL-HIS UL-MIN UL-MIN PAU-ToM PAU-ToM<br />

SA-ALB SA-ALB AL-GLT AL-GLT PL-HIS PL-HIS UL-MIN UL-MIN PAU-ToM PAU-ToM<br />

SA-ALB SA-ALB AL-GLT AL-GLT PL-HIS PL-HIS UL-MIN UL-MIN PAU-ToM PAU-ToM<br />

SA-ALB SA-ALB AL-GLT AL-GLT PL-HIS PL-HIS UL-MIN UL-MIN PAU-ToM PAU-ToM<br />

SA-ALB SA-ALB AL-GLT AL-GLT PL-HIS PL-HIS UL-MIN UL-MIN PAU-ToM PAU-ToM<br />

SA-ALB SA-ALB AL-GLT AL-GLT PL-HIS PL-HIS UL-MIN UL-MIN PAU-ToM PAU-ToM<br />

SA-ALB SA-ALB AL-GLT AL-GLT PL-HIS PL-HIS UL-MIN UL-MIN PAU-ToM PAU-ToM<br />

SA-ALB SA-ALB AL-GLT AL-GLT PL-HIS PL-HIS UL-MIN UL-MIN PAU-ToM PAU-ToM<br />

SA-ALB SA-ALB AL-GLT AL-GLT PL-HIS PL-HIS UL-MIN UL-MIN PAU-ToM PAU-ToM<br />

SA-ALB SA-ALB AL-GLT AL-GLT PL-HIS PL-HIS UL-MIN UL-MIN PAU-ToM PAU-ToM<br />

SA-ALB SA-ALB AL-GLT AL-GLT PL-HIS PL-HIS UL-MIN UL-MIN PAU-ToM PAU-ToM<br />

SA-ALB SA-ALB AL-GLT AL-GLT PL-HIS PL-HIS UL-MIN UL-MIN PAU-ToM PAU-ToM<br />

SA-ALB SA-ALB AL-GLT AL-GLT PL-HIS PL-HIS UL-MIN UL-MIN PAU-ToM PAU-ToM<br />

Note: SA-ALB = Salix alba; AL-GLT = Alnus glutinosa; PL-HIS = Platanus hispanica; UL-MIN = Ulmus minor; PAU-TOM = Paulownia tomentosa.<br />

35<br />

3. LA PROGETTAZIONE E LA REALIZZAZIONE DELLE AFI


36<br />

LE AREE FORESTALI DI INFILTRAZIONE (AFI)<br />

Figura 3.23 – Planimetria e composizione dell’AFI Schiavon 2 (impianto biennale/triennale).<br />

5 SCoLINE DA 118 m 2 SCoLINE DA 88 m<br />

SCoLINA N. 18 SCoLINA N. 28 SCoLINA N. 38 SCoLINA N. 48 SCoLINA N. 58 SCoLINA N. 6 SCoLINA N. 7<br />

TRIENNALE TURNO BIENNALE<br />

1 pianta<br />

/2m<br />

1 pianta<br />

/1m<br />

CLoNI DI PIoPPo AF2<br />

1 PIANTA/0,60 cm<br />

CLoNI DI PIoPPo AF2<br />

1 PIANTA/0,60 cm<br />

PIoPPo NERo<br />

1 PIANTA/metro<br />

PIoPPo NERo<br />

1 PIANTA/metro<br />

CLONI DI PAULOWNIA - 1 PIANTA/metro<br />

SA-ALB SA-ALB Po-AF2 Po-AF2 Po-AF2 Po-AF2 Po-NIG Po-NIG Po-NIG Po-NIG PAU-ToM PAU-ToM PAU-ToM PAU-ToM<br />

SA-ALB Po-AF2 Po-AF2 Po-AF2 Po-AF2 Po-NIG Po-NIG Po-NIG Po-NIG PAU-ToM PAU-ToM PAU-ToM PAU-ToM<br />

SA-ALB SA-ALB Po-AF2 Po-AF2 Po-AF2 Po-AF2 Po-NIG Po-NIG Po-NIG Po-NIG PAU-ToM PAU-ToM PAU-ToM PAU-ToM<br />

SA-ALB Po-AF2 Po-AF2 Po-AF2 Po-AF2 Po-NIG Po-NIG Po-NIG Po-NIG PAU-ToM PAU-ToM PAU-ToM PAU-ToM<br />

SA-ALB SA-ALB Po-AF2 Po-AF2 Po-AF2 Po-AF2 Po-NIG Po-NIG Po-NIG Po-NIG PAU-ToM PAU-ToM PAU-ToM PAU-ToM<br />

SA-ALB Po-AF2 Po-AF2 Po-AF2 Po-AF2 Po-NIG Po-NIG Po-NIG Po-NIG PAU-ToM PAU-ToM PAU-ToM PAU-ToM<br />

SA-ALB SA-ALB Po-AF2 Po-AF2 Po-AF2 Po-AF2 Po-NIG Po-NIG Po-NIG Po-NIG PAU-ToM PAU-ToM PAU-ToM PAU-ToM<br />

SA-ALB Po-AF2 Po-AF2 Po-AF2 Po-AF2 Po-NIG Po-NIG Po-NIG Po-NIG PAU-ToM PAU-ToM PAU-ToM PAU-ToM<br />

SA-ALB SA-ALB Po-AF2 Po-AF2 Po-AF2 Po-AF2 Po-NIG Po-NIG Po-NIG Po-NIG PAU-ToM PAU-ToM PAU-ToM PAU-ToM<br />

SA-ALB Po-AF2 Po-AF2 Po-AF2 Po-AF2 Po-NIG Po-NIG Po-NIG Po-NIG PAU-ToM PAU-ToM PAU-ToM PAU-ToM<br />

SA-ALB SA-ALB Po-AF2 Po-AF2 Po-AF2 Po-AF2 Po-NIG Po-NIG Po-NIG Po-NIG PAU-ToM PAU-ToM PAU-ToM PAU-ToM<br />

SA-ALB Po-AF2 Po-AF2 Po-AF2 Po-AF2 Po-NIG Po-NIG Po-NIG Po-NIG PAU-ToM PAU-ToM PAU-ToM PAU-ToM<br />

SA-ALB SA-ALB Po-AF2 Po-AF2 Po-AF2 Po-AF2 Po-NIG Po-NIG Po-NIG Po-NIG PAU-ToM PAU-ToM PAU-ToM PAU-ToM<br />

SA-ALB Po-AF2 Po-AF2 Po-AF2 Po-AF2 Po-NIG Po-NIG Po-NIG Po-NIG PAU-ToM PAU-ToM PAU-ToM PAU-ToM<br />

SA-ALB SA-ALB Po-AF2 Po-AF2 Po-AF2 Po-AF2 Po-NIG Po-NIG Po-NIG Po-NIG PAU-ToM PAU-ToM PAU-ToM PAU-ToM<br />

SA-ALB Po-AF2 Po-AF2 Po-AF2 Po-AF2 Po-NIG Po-NIG Po-NIG Po-NIG PAU-ToM PAU-ToM PAU-ToM PAU-ToM<br />

SA-ALB SA-ALB Po-AF2 Po-AF2 Po-AF2 Po-AF2 Po-NIG Po-NIG Po-NIG Po-NIG PAU-ToM PAU-ToM PAU-ToM PAU-ToM<br />

SA-ALB Po-AF2 Po-AF2 Po-AF2 Po-AF2 Po-NIG Po-NIG Po-NIG Po-NIG PAU-ToM PAU-ToM PAU-ToM PAU-ToM<br />

SA-ALB SA-ALB Po-AF2 Po-AF2 Po-AF2 Po-AF2 Po-NIG Po-NIG Po-NIG Po-NIG PAU-ToM PAU-ToM PAU-ToM PAU-ToM<br />

SA-ALB Po-AF2 Po-AF2 Po-AF2 Po-AF2 Po-NIG Po-NIG Po-NIG Po-NIG PAU-ToM PAU-ToM PAU-ToM PAU-ToM<br />

SA-ALB SA-ALB Po-AF2 Po-AF2 Po-AF2 Po-AF2 Po-NIG Po-NIG Po-NIG Po-NIG PAU-ToM PAU-ToM PAU-ToM PAU-ToM<br />

Note: SA-ALB = Salix alba; PO-AF2 = pioppo ibrido euro-americano, clone “AF2”; PO-NIG = Populus nigra; PAU-TOM = Paulownia tomentosa.<br />

3.5.3 Impianto Tezze sul Brenta 1 (VI)<br />

Una terza area forestale di infiltrazione è stata realizzata<br />

nella primavera del 2009 da <strong>Veneto</strong> <strong>Agricoltura</strong> nell’ambito<br />

del Progetto RiduCaReflui, in collaborazione con l’allora<br />

Consorzio di Bonifica “Pedemontano Brenta”, nel comune<br />

di Tezze sul Brenta (VI) nei terreni della Società Agricola<br />

Agrifloor di Cerantola Paolo e C. ss.<br />

Di superficie complessiva pari a 1,7 ha, l’impianto consta<br />

di quattro appezzamenti monospecifici caratterizzati dalla<br />

presenza di specie arboree diverse: si tratta rispettivamente<br />

di platano ibrido (Fig. 3.24), paulownia, salice bianco e<br />

frassino ossifillo.<br />

Figura 3.24 – Crescita del soprassuolo nella parcella a platano<br />

ibrido alla fine del secondo anno (settembre 2010).<br />

Nel box sottostante si ritrova una serie di indicazioni dettagliate<br />

sulle caratteristiche di questo impianto pilota. In<br />

figura 3.25 si riporta la planimetria dell’AFI.<br />

Localizzazione: comune di Tezze sul Brenta (VI)<br />

Superficie: 1,7 ha<br />

Struttura dell’AFI: presenza di n. 4 appezzamenti mono–<br />

specifici aventi ciascuno una superficie pari a circa<br />

3.000 m 2 , una lunghezza di 60 m e una larghezza di<br />

49 m<br />

Definizione del tracciato delle scoline: presenza di n. 8<br />

scoline longitudinali e di n. 2 scoline trasversali per parcella<br />

Larghezza degli appezzamenti tra le scoline: 6 m<br />

Larghezza della scolina: 1 m<br />

Distanza fra l’interasse delle scoline: 7 m<br />

Specie arboree presenti:<br />

– salice bianco (Salix alba)<br />

– frassino ossifillo (Fraxinus oxycarpa)<br />

– platano ibrido (Platanus hispanica)<br />

– paulownia (Paulownia tomentosa)<br />

Sesto d’impianto:<br />

– presenza di n. 2 filari all’interno di ciascun interasse<br />

– distanza tra il centro dei filari: 3,5 m<br />

– distanza tra il centro dei filari e il limite della scolina:<br />

1,3 m<br />

Distanza tra le piante lungo i filari: 2 m<br />

Il primo taglio di ceduazione è previsto per la stagione autunno-invernale<br />

2013-14.


Figura 3.25 – Planimetria e schema d’impianto dell’AFI<br />

Tezze sul Brenta 1.<br />

platano ibrido<br />

salice bianco<br />

frassino ossifillo<br />

paulownia<br />

scolina esistente<br />

scoline di progetto<br />

scoline interrate di progetto<br />

3.5.4 Impianti Marostica 1 e Pozzoleone 1 (VI)<br />

Una quarta e una quinta area forestale di infiltrazione sono<br />

state realizzate nel 2010 dal Consorzio di Bonifica “Brenta”<br />

grazie a un finanziamento della Commissione Europea<br />

nell’ambito del Programma LIFE Plus e del Ministero<br />

dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, ottenuto<br />

dall’Autorità di Bacino dell’Alto Adriatico (Progetto<br />

TRUST, Tool for Regional–scale assessment of groUndwater<br />

STorage improvement in adaptation to climate change).<br />

Tali AFI sono state realizzate nei comuni di Marostica e Pozzoleone<br />

(VI); di superficie complessiva pari a 1,32 ha, gli impianti<br />

constano di appezzamenti caratterizzati dalla presenza di<br />

specie arboree diverse (rispettivamente pioppo nero, ontano<br />

nero, olmo campestre, frassino ossifillo, platano ibrido).<br />

Nelle sottostanti figure 3.26-3.29 si riportano le foto e le<br />

planimetrie delle due AFI.<br />

In particolare l’AFI di Pozzoleone è posta poco a monte di<br />

una risorgiva storica, la Casona, che per effetto dell’abbassamento<br />

delle falde ha subito nel tempo prima una riduzione<br />

delle portate di affioro e poi la definitiva scomparsa<br />

degli affioramenti.<br />

Su tale risorgiva esiste peraltro un progetto, in collaborazione<br />

tra il Consorzio di Bonifica “Brenta” e l’amministrazione<br />

comunale, per la valorizzazione di tale sito, che è previsto<br />

venga reso fruibile alla cittadinanza attraverso appositi<br />

percorsi. Sono previsti inoltre interventi per la salvaguardia<br />

e la valorizzazione di tutta l’area limitrofa, di notevole<br />

interesse naturalistico, compresa la creazione di un parco<br />

didattico-ricreativo e la ricostituzione e il miglioramento<br />

della vegetazione ripariale lungo il capofonte.<br />

Nei box sottostanti si ritrovano alcune informazioni sulle caratteristiche<br />

delle AFI di Marostica e Pozzoleone.<br />

Localizzazione: comune di Marostica (VI)<br />

Superficie: 0,65 ha<br />

Struttura dell’AFI: presenza di n. 1 appezzamento avente<br />

una superficie pari a circa 6.500 m 2 , una lunghezza di<br />

165-175 m e una larghezza di 38 m<br />

Definizione del tracciato delle scoline: presenza di n. 7<br />

scoline longitudinali e di n. 1 scolina trasversale<br />

Larghezza degli appezzamenti tra le scoline: 6 m<br />

Larghezza della scolina: 1 m<br />

Distanza fra l’interasse delle scoline: 7 m<br />

Specie arboree presenti:<br />

– pioppo nero (Populus nigra)<br />

– frassino ossifillo (Fraxinus oxycarpa)<br />

– ontano nero (Alnus glutinosa)<br />

– olmo campestre (Ulmus minor)<br />

Sesto d’impianto:<br />

– presenza di n. 2 filari all’interno di ciascun interasse<br />

– distanza tra il centro dei filari: 3,5 m<br />

– distanza tra il centro dei filari e il limite della scolina:<br />

1,3 m<br />

Distanza tra le piante lungo i filari: 2 m<br />

Figura 3.26 – Crescita del soprassuolo forestale dell’AFI<br />

Marostica 1 (settembre 2010).<br />

Fonte: Consorzio di Bonifica “Brenta”.<br />

37<br />

3. LA PROGETTAZIONE E LA REALIZZAZIONE DELLE AFI


38<br />

LE AREE FORESTALI DI INFILTRAZIONE (AFI)<br />

Figura 3.27 – Planimetria e schema sintetico d’impianto dell’AFI Marostica 1.<br />

AFI MARoSTICA<br />

N<br />

4 SCoLINE DA 106 m 3 SCoLINE DA 83 m<br />

SCoLINA N. 1 SCoLINA N. 2 SCoLINA N. 3 SCoLINA N. 4 SCoLINA N. 1 SCoLINA N. 2 SCoLINA N. 3<br />

TURNO QUINQUENNALE<br />

PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo FRASSINo FRASSINo<br />

PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo FRASSINo FRASSINo<br />

PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo FRASSINo FRASSINo<br />

PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo FRASSINo FRASSINo<br />

PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo FRASSINo FRASSINo<br />

PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo FRASSINo FRASSINo<br />

PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo FRASSINo FRASSINo<br />

PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo FRASSINo FRASSINo<br />

PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo FRASSINo FRASSINo<br />

PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo FRASSINo FRASSINo<br />

PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo FRASSINo FRASSINo<br />

PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo FRASSINo FRASSINo<br />

PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo FRASSINo FRASSINo oNTANo oLMo oNTANo oLMo oNTANo oLMo<br />

PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo FRASSINo FRASSINo oNTANo oLMo oNTANo oLMo oNTANo oLMo<br />

PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo FRASSINo FRASSINo oNTANo oLMo oNTANo oLMo oNTANo oLMo<br />

PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo FRASSINo FRASSINo oNTANo oLMo oNTANo oLMo oNTANo oLMo<br />

PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo FRASSINo FRASSINo oNTANo oLMo oNTANo oLMo oNTANo oLMo<br />

PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo FRASSINo FRASSINo oNTANo oLMo oNTANo oLMo oNTANo oLMo<br />

PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo FRASSINo FRASSINo oNTANo oLMo oNTANo oLMo oNTANo oLMo<br />

PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo FRASSINo FRASSINo oNTANo oLMo oNTANo oLMo oNTANo oLMo<br />

PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo FRASSINo FRASSINo oNTANo oLMo oNTANo oLMo oNTANo oLMo<br />

PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo FRASSINo FRASSINo oNTANo oLMo oNTANo oLMo oNTANo oLMo<br />

PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo FRASSINo FRASSINo oNTANo oLMo oNTANo oLMo oNTANo oLMo<br />

PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo FRASSINo FRASSINo oNTANo oLMo oNTANo oLMo oNTANo oLMo<br />

PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo FRASSINo FRASSINo oNTANo oLMo oNTANo oLMo oNTANo oLMo<br />

PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo FRASSINo FRASSINo oNTANo oLMo oNTANo oLMo oNTANo oLMo<br />

PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo FRASSINo FRASSINo oNTANo oLMo oNTANo oLMo oNTANo oLMo<br />

PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo FRASSINo FRASSINo oNTANo oLMo oNTANo oLMo oNTANo oLMo<br />

PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo FRASSINo FRASSINo oNTANo oLMo oNTANo oLMo oNTANo oLMo<br />

PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo FRASSINo FRASSINo oNTANo oLMo oNTANo oLMo oNTANo oLMo<br />

PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo FRASSINo FRASSINo oNTANo oLMo oNTANo oLMo oNTANo oLMo<br />

PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo FRASSINo FRASSINo oNTANo oLMo oNTANo oLMo oNTANo oLMo<br />

PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo FRASSINo FRASSINo oNTANo oLMo oNTANo oLMo oNTANo oLMo<br />

PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo FRASSINo FRASSINo oNTANo oLMo oNTANo oLMo oNTANo oLMo<br />

PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo FRASSINo FRASSINo oNTANo oLMo oNTANo oLMo oNTANo oLMo<br />

PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo FRASSINo FRASSINo oNTANo oLMo oNTANo oLMo oNTANo oLMo<br />

PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo FRASSINo FRASSINo oNTANo oLMo oNTANo oLMo oNTANo oLMo<br />

PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo FRASSINo FRASSINo oNTANo oLMo oNTANo oLMo oNTANo oLMo<br />

PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo FRASSINo FRASSINo oNTANo oLMo oNTANo oLMo oNTANo oLMo<br />

PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo FRASSINo FRASSINo oNTANo oLMo oNTANo oLMo oNTANo oLMo<br />

PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo FRASSINo FRASSINo oNTANo oLMo oNTANo oLMo oNTANo oLMo<br />

PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo FRASSINo FRASSINo oNTANo oLMo oNTANo oLMo oNTANo oLMo<br />

PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo FRASSINo FRASSINo oNTANo oLMo oNTANo oLMo oNTANo oLMo<br />

PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo FRASSINo FRASSINo oNTANo oLMo oNTANo oLMo oNTANo oLMo<br />

PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo FRASSINo FRASSINo oNTANo oLMo oNTANo oLMo oNTANo oLMo<br />

PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo FRASSINo FRASSINo oNTANo oLMo oNTANo oLMo oNTANo oLMo<br />

PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo FRASSINo FRASSINo oNTANo oLMo oNTANo oLMo oNTANo oLMo<br />

PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo FRASSINo FRASSINo oNTANo oLMo oNTANo oLMo oNTANo oLMo<br />

PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo FRASSINo FRASSINo oNTANo oLMo oNTANo oLMo oNTANo oLMo<br />

PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo FRASSINo FRASSINo oNTANo oLMo oNTANo oLMo oNTANo oLMo<br />

PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo FRASSINo FRASSINo oNTANo oLMo oNTANo oLMo oNTANo oLMo<br />

PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo FRASSINo FRASSINo oNTANo oLMo oNTANo oLMo oNTANo oLMo<br />

PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo FRASSINo FRASSINo oNTANo oLMo oNTANo oLMo oNTANo oLMo<br />

Note: PIoPPo = Populus nigra; FRASSINO = Fraxinus oxycarpa; ONTANO = Alnus glutinosa; OLMO = Ulmus minor.<br />

Fonte: Consorzio di Bonifica “Brenta”.


Localizzazione: comune di Pozzoleone (VI)<br />

Superficie: 0,67 ha<br />

Struttura dell’AFI: presenza di n. 1 appezzamento avente<br />

una superficie pari a circa 6.700 m 2 , una lunghezza di<br />

145 m e una larghezza di 30-50 m<br />

Definizione del tracciato delle scoline: presenza di n. 5<br />

scoline longitudinali e di n. 1 scolina trasversale<br />

Larghezza degli appezzamenti tra le scoline: 6 m<br />

Larghezza della scolina: 1 m<br />

Distanza fra l’interasse delle scoline: 7 m<br />

Specie arboree presenti:<br />

– pioppo nero (Populus nigra)<br />

– frassino ossifillo (Fraxinus oxycarpa)<br />

– platano ibrido (Platanus hispanica)<br />

– olmo campestre (Ulmus minor)<br />

Sesto d’impianto:<br />

– presenza di n. 2 filari all’interno di ciascun interasse<br />

– distanza tra il centro dei filari: 3,5 m<br />

– distanza tra il centro dei filari e il limite della scolina:<br />

1,3 m<br />

Distanza tra le piante lungo i filari: 2 m<br />

Figura 3.29 – Planimetria e schema sintetico d’impianto dell’AFI Pozzoleone 1.<br />

Figura 3.28 – Crescita del soprassuolo forestale dell’AFI<br />

Pozzoleone 1 (novembre 2011).<br />

Fonte: Consorzio di Bonifica “Brenta”.<br />

AFI PoZZoLEoNE<br />

N<br />

5 SCoLINE DA CIRCA 150 m<br />

SCoLINA N. 1 SCoLINA N. 2 SCoLINA N. 3 SCoLINA N. 4 SCoLINA N. 5<br />

TURNO QUINQUENNALE<br />

PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo FRASSINo FRASSINo PLATANo oLMo PLATANo oLMo<br />

PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo FRASSINo FRASSINo PLATANo oLMo PLATANo oLMo<br />

PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo FRASSINo FRASSINo PLATANo oLMo PLATANo oLMo<br />

PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo FRASSINo FRASSINo PLATANo oLMo PLATANo oLMo<br />

PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo FRASSINo FRASSINo PLATANo oLMo PLATANo oLMo<br />

PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo FRASSINo FRASSINo PLATANo oLMo PLATANo oLMo<br />

PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo FRASSINo FRASSINo PLATANo oLMo PLATANo oLMo<br />

PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo FRASSINo FRASSINo PLATANo oLMo PLATANo oLMo<br />

PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo FRASSINo FRASSINo PLATANo oLMo PLATANo oLMo<br />

PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo FRASSINo FRASSINo PLATANo oLMo PLATANo oLMo<br />

PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo FRASSINo FRASSINo PLATANo oLMo PLATANo oLMo<br />

PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo FRASSINo FRASSINo PLATANo oLMo PLATANo oLMo<br />

PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo FRASSINo FRASSINo PLATANo oLMo PLATANo oLMo<br />

PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo FRASSINo FRASSINo PLATANo oLMo PLATANo oLMo<br />

PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo FRASSINo FRASSINo PLATANo oLMo PLATANo oLMo<br />

PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo FRASSINo FRASSINo PLATANo oLMo PLATANo oLMo<br />

PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo FRASSINo FRASSINo PLATANo oLMo PLATANo oLMo<br />

PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo FRASSINo FRASSINo PLATANo oLMo PLATANo oLMo<br />

PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo FRASSINo FRASSINo PLATANo oLMo PLATANo oLMo<br />

PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo FRASSINo FRASSINo PLATANo oLMo PLATANo oLMo<br />

PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo FRASSINo FRASSINo PLATANo oLMo PLATANo oLMo<br />

PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo FRASSINo FRASSINo PLATANo oLMo PLATANo oLMo<br />

PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo FRASSINo FRASSINo PLATANo oLMo PLATANo oLMo<br />

PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo FRASSINo FRASSINo PLATANo oLMo PLATANo oLMo<br />

PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo FRASSINo FRASSINo PLATANo oLMo PLATANo oLMo<br />

PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo FRASSINo FRASSINo PLATANo oLMo PLATANo oLMo<br />

PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo FRASSINo FRASSINo PLATANo oLMo PLATANo oLMo<br />

PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo FRASSINo FRASSINo PLATANo oLMo PLATANo oLMo<br />

PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo FRASSINo FRASSINo PLATANo oLMo PLATANo oLMo<br />

PIoPPo PIoPPo PIoPPo PIoPPo FRASSINo FRASSINo PLATANo oLMo PLATANo oLMo<br />

Note: PIoPPo = Populus nigra; FRASSINO = Fraxinus oxycarpa; PLATANO = Platanus hispanica; OLMO = Ulmus minor.<br />

Fonte: Consorzio di Bonifica “Brenta”.<br />

39<br />

3. LA PROGETTAZIONE E LA REALIZZAZIONE DELLE AFI


40<br />

LE AREE FORESTALI DI INFILTRAZIONE (AFI)<br />

Bibliografia<br />

AA.VV. (2002). Fasce tampone boscate. Manuale per<br />

l’azienda. <strong>Veneto</strong> <strong>Agricoltura</strong>. Consorzio di Bonifica<br />

Dese Sile.<br />

AA.VV. (2007). Progetto Democrito. Relazione tecnica per la<br />

Provincia di Vicenza. Paulownia Italia.<br />

AA.VV. (2010). PSR <strong>Veneto</strong> 2007-13. Quarto Bando Generale<br />

2010. Misura 221: Primo imboschimento di<br />

terreni agricoli. Regione del <strong>Veneto</strong>. Dir. Piani e Programmi<br />

Settore Primario. Riferimento: DGR n. 745 del<br />

15/03/2010. Programma di Sviluppo Rurale 2007-13.<br />

Apertura dei termini di presentazione delle domande<br />

per talune misure dell’asse 1 e dell’asse 2. Condizioni<br />

e priorità per l’accesso ai benefici. Deliberazione CR n.<br />

20 del 09/02/2010.<br />

AA.VV. (2011). PSR <strong>Veneto</strong> 2007-13. Quinto Bando Generale<br />

2011. Misura 221: Primo imboschimento di<br />

terreni agricoli. Regione del <strong>Veneto</strong>. Dir. Piani e Programmi<br />

Settore Primario. Riferimento: DGR n. 376 del<br />

29/03/2011. Programma di Sviluppo Rurale 2007-13.<br />

Apertura dei termini di presentazione delle domande di<br />

contributo per talune misure dell’asse 2. Condizioni e<br />

priorità per l’accesso ai benefici.<br />

AA.VV. (2011). PSR <strong>Veneto</strong> 2007-13. Settimo Bando Generale<br />

2011. Misura 221: Primo imboschimento di<br />

terreni agricoli. Regione del <strong>Veneto</strong>. Dir. Piani e Programmi<br />

Settore Primario. Riferimento: DGR n. 2470 del<br />

29/12/2011. Programma di Sviluppo Rurale 2007-13.<br />

Apertura dei termini di presentazione delle domande di<br />

contributo per alcune misure dell’asse 1,2 e 3. Condizioni<br />

e priorità per l’accesso ai benefici. Deliberazione<br />

CR n. 121 del 08/11/2011.<br />

Correale Santacroce F. (1999). Schede tecniche (8). Le siepi<br />

da legna. <strong>Veneto</strong> <strong>Agricoltura</strong>. Centro Vivaistico e per<br />

le Attività Fuori Foresta di Montecchio Precalcino (VI).<br />

Dalla Valle C., Serafin S. (2001). Gli ontani. <strong>Veneto</strong> <strong>Agricoltura</strong>.<br />

Dalla Valle C., Barella L., Dalla Venezia F. (2008). Forestazione.<br />

Il platano comune (Platanus hispanica). <strong>Veneto</strong><br />

<strong>Agricoltura</strong>.<br />

Dal Prà A., Mezzalira G., Niceforo U. (2010). Esperienze di<br />

ricarica della falda con aree forestali di infiltrazione.<br />

L’Acqua, n. 2/2010.<br />

Fiorentin R. (1999). Guida tecnica all’uso delle piante prodotte.<br />

<strong>Veneto</strong> <strong>Agricoltura</strong>. Centro Vivaistico e per le Attività<br />

Fuori Foresta di Montecchio Precalcino (VI).<br />

Mezzalira G. (2007). Alberi ed infiltrazione dell’acqua, il progetto<br />

“Democrito”. Alberi e Territorio, n. 10/11 - 2007.<br />

Niceforo U., Baruffi F. (2011). Acqua in cassaforte. Una<br />

sperimentazione sulla ricarica artificiale della falda nel<br />

bacino del Brenta. Trust Life Plus. Ministero dell’Ambiente<br />

e della Tutela del Territorio e del Mare. Autorità<br />

di Bacino dei fiumi Isonzo, Tagliamento, Livenza, Piave,<br />

Brenta-Bacchiglione.<br />

Pernigotto Cego F. (2007). Forestazione. I frassini. <strong>Veneto</strong><br />

<strong>Agricoltura</strong>.

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