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LE ALLERGIE AI POLLINI: COSA SONO, COME SI CURANO ... - Arpa

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ARPA Emilia-Romagna, Servizio Idrometeorologico – Area Agrometeorologia e territorio<br />

<strong>LE</strong> AL<strong>LE</strong>RGIE <strong>AI</strong> <strong>POLLINI</strong>: <strong>COSA</strong> <strong>SONO</strong>, <strong>COME</strong> <strong>SI</strong><br />

<strong>CURANO</strong>, EFFETTI DEI CAMBIAMENTI CLIMATICI<br />

(14 marzo 2007)<br />

Dr.Gianluigi Rossi<br />

Specialista Allergologo<br />

Reggio Emilia<br />

In questi giorni di primavera l’allergia a pollini è un<br />

problema diffuso, che comporta in molte persone sintomi<br />

intensi a carico degli occhi, del naso e talvolta dei bronchi<br />

(asma), peggiorando nettamente la qualità di vita. Infatti la<br />

pollinosi, cioè l’allergia ai pollini, interessa in modo<br />

particolare le persone giovani, compromettendo la capacità<br />

di studio, di lavoro, di compiere sport ed altre attività<br />

all’aperto.<br />

Da cosa origina la pollinosi? I pollini sono particelle invisibili<br />

prodotte dalle piante a scopo riproduttivo, che si diffondono<br />

nell’aria anche a grande distanza. Molte di queste particelle<br />

fanno parte delle PM10, cioè delle polveri fini di cui spesso si<br />

parla a proposito di inquinamento atmosferico. Tuttavia, a<br />

differenza di altre componenti delle polveri fini che sono<br />

tossiche per l’organismo umano, i pollini sono del tutto<br />

innocui…….tranne che per gli allergici! Infatti questi individui,<br />

geneticamente predisposti, producono particolari anticorpi<br />

che quando vengono a contatto con le proteine rilasciate dai<br />

pollini innescano una reazione immunitaria che provoca i<br />

sintomi dell’allergia.<br />

L’allergologo, per effettuare la diagnosi, deve appunto<br />

ricercare questi anticorpi, per mezzo di test cutanei (prick<br />

test) oppure con prove di laboratorio. Non tutti gli allergici<br />

producono anticorpi per gli stessi pollini, quindi è necessario<br />

effettuare una indagine personalizzata per caratterizzare il<br />

profilo di ogni singolo paziente. Solo a questo punto è<br />

possibile impostare una terapia adeguata. La terapia<br />

farmacologica è finalizzata al controllo immediato dei sintomi<br />

e deve essere programmata tenendo conto del tipo di polline<br />

verso cui il paziente è sensibilizzato, in quanto sono diversi i<br />

periodi interessati: in inverno (gennaio-febbraio) è presente il<br />

polline delle cupressacee (cipresso, tuia, libocedro, tasso,<br />

ecc.), all’inizio della primavera (marzo) è la volta di betulacee<br />

(betulla, ontano) e corylacee (nocciolo) quindi, in aprile,<br />

comincia la fioritura delle erbe, in particolare delle<br />

graminacee, che raggiungono il picco massimo all’inizio di<br />

maggio. In estate si verifica la pollinazione delle urticacee (in<br />

particolare parietaria) e delle composite (assenzio, ambrosia,<br />

ecc.) che continua fino all’inizio dell’autunno. Quindi va<br />

osservato che l’allergia ai pollini si estende per un lungo arco<br />

di tempo, da gennaio ad ottobre. La farmacoterapia, pur


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efficace nel contrastare i sintomi, non è però in grado di<br />

modificare lo stato allergico dell’individuo. Questo è invece<br />

l’obiettivo della immunoterapia specifica (vaccino<br />

antiallergico) che si propone di modificare il meccanismo<br />

immunologico che sta alla base dell’allergia, di cui costituisce<br />

pertanto la cura più completa. L’immunoterapia va iniziata<br />

generalmente in autunno e può essere effettuata per via<br />

iniettiva oppure orale (sublinguale).<br />

E’ interessante notare come i cambiamenti climatici<br />

attualmente in corso, caratterizzati principalmente da un<br />

aumento della temperatura (effetto serra), possano<br />

modificare la biologia delle piante, ripercuotendosi sulla loro<br />

pollinazione e di conseguenza sui sintomi degli allergici. Ad<br />

esempio vi sono studi che riportano un aumento negli ultimi<br />

anni del polline di betulla, ambrosia e cedro (Cryptomeria<br />

Japonica). Altri riportano che l’ambrosia produce più polline in<br />

ambiente urbano, più caldo e ricco di CO2, che in campagna.<br />

La temperatura influenza anche il calendario di pollinazione:<br />

in generale le piante in città fioriscono 2-4 giorni prima<br />

rispetto all’ambiente rurale. A causa dell’aumento termico<br />

globale alberi come il nocciolo, la betulla, l’ontano, l’olivo ed<br />

erbe come le graminacee e la parietaria tendono ad<br />

anticipare l’inizio della pollinazione di circa un giorno ogni<br />

anno. Si osserva anche un prolungamento del periodo di<br />

pollinazione: la parietaria ora produce pollini nei primi mesi<br />

di autunno in regioni ove normalmente la fioritura cessava a<br />

fine settembre. Anche la distribuzione delle piante sul<br />

territorio risente dei cambiamenti climatici. La betulla in<br />

Europa si sta diffondendo a latitudini dove prima non trovava<br />

condizioni ottimali di crescita. Anche l’olivo in questi ultimi<br />

anni si sta espandendo verso nord, così come la parietaria. Si<br />

ritiene che per ogni grado di aumento di temperatura media<br />

annuale gli ecosistemi si spostino verso nord di circa 150 km.<br />

Pertanto è possibile ipotizzare che in futuro in Italia prevarrà<br />

una vegetazione di tipo mediterraneo, il che potrà modificare<br />

la qualità e la quantità dei pollini nell’aria e di conseguenza i<br />

sintomi degli allergici ed il loro trattamento.

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