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XXX domenica del tempo ordinario A La Parola: - Diocesi di Parma

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primo.<br />

Prefazio suggerito: “È veramente giusto renderti grazie, è bello cantare la tua gloria, Padre santo, unico Dio vivo e vero: prima <strong>del</strong> <strong>tempo</strong> e in eterno tu sei, nel tuo regno<br />

<strong>di</strong> luce infinita. Tu solo sei buono e fonte <strong>del</strong>la vita, e hai dato origine all’universo, per effondere il tuo amore su tutte le creature e allietarle con gli splendori <strong>del</strong>la tua luce.<br />

Schiere innumerevoli <strong>di</strong> angeli stanno davanti a te per servirti, contemplano la gloria <strong>del</strong> tuo volto, e giorno e notte cantano la tua gloria” (prefazio <strong>del</strong>la preghiera<br />

eucaristica IV).<br />

Padri <strong>del</strong>la chiesa<br />

(Mt 22, 34-40)Osservate e vedete se avete in voi la carità. Fate attenzione a un tale tesoro per essere ricchi dentro <strong>di</strong> voi. Le cose che hanno un grande valore vengono<br />

definite care, cioè preziose. Cos’è più prezioso <strong>del</strong>la carità stessa? Qual è il suo valore, da dove deriva il suo valore? Se vuoi avere la carità devi donarti a Dio. Hai paura<br />

<strong>di</strong> darti? Se non ti doni, ti per<strong>di</strong>. <strong>La</strong> stessa carità parla per bocca <strong>del</strong>la Sapienza e ti <strong>di</strong>ce: Dona te stesso. Ascolta ciò che ti <strong>di</strong>ce: Figlio mio dammi il tuo cuore (Prov 23,26).<br />

Era male quando il tuo cuore era da te, quando ti apparteneva: infatti eri portato alle cose futili e agli amori perniciosi. Dammi, <strong>di</strong>ce, il tuo cuore. Sia per me e non si perda<br />

per te. Osserva cosa ti <strong>di</strong>ce: Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente (Mt 23, 37; Deut.6,5). Cosa rimane <strong>del</strong> tuo cuore,<br />

<strong>del</strong>la tua anima e <strong>del</strong>la tua mente? Tutto te stesso esige colui che ti ha fatto. Il prossimo quanto deve essere amato? Risponderai: se nulla mi è rimasto come amerò<br />

ancora? Poiché mi si or<strong>di</strong>na <strong>di</strong> amare con tutto il cuore, l’anima e la mente colui che mi ha fatto, in che modo mi si or<strong>di</strong>na il secondo precetto, cioè amare il prossimo come<br />

me stesso? Il che è come <strong>di</strong>re <strong>di</strong> amare il prossimo con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutta la mente. Ama il prossimo tuo come te stesso (Mt 22, 37.39). Dio con<br />

tutto me stesso; il prossimo come me. Vuoi sentire come ti ami? Ti ami perché ami Dio con tutto te stesso. Quando ami Dio ami te stesso. Poiché ami Dio, forse si<br />

aggiunge qualcosa a Dio? Quando ami, tu progre<strong>di</strong>sci e sarai lì dove non perirai. Mi domanderai: forse non mi sono amato? Non ti amavi affatto quando non amavi Dio<br />

che ti ha fatto. Cos’è l’intera terra o l’intero cielo? Cosa sono tutti gli astri, il sole, la luna o le schiere stesse degli angeli? Più <strong>di</strong> tutti costoro, ho sete <strong>del</strong> creatore, <strong>di</strong> lui<br />

stesso ho fame, <strong>di</strong> lui ho sete poiché presso <strong>di</strong> lui è la fonte <strong>del</strong>la vita. Dio non potrebbe saziarmi, se non promettendomi se stesso (Agostino, Sermo 34,7-8 e 158,7).<br />

Altri autori cristiani<br />

Ama. L’enumerazione negativa è superata; la casistica ebraica è superata: ogni casistica è superata. Il comandamento <strong>del</strong>l’amore, lievito <strong>di</strong> ogni forza creatrice, è<br />

accettato senza indugi. Sotto lo sguardo <strong>di</strong> Gesù anche uno scriba traccia la prima parola <strong>del</strong> nuovo carme secolare. Il problema non è l’amare, ma come amare. ‘Sine<br />

modo’ risponde S. Bernardo, volendo significare che non c’è metodo né misura nella carità. Altri santi sono più precisi. ‘Con tutto’: soprattutto, unicamente. Aderisco a Dio<br />

con tutto me stesso. Lo preferisco a tutto. Amo unicamente lui. Quest’ultima maniera dà la pace. Come te stesso: ci sembra chiaro, e non lo è per nulla. (…) Allora Gesù<br />

dettò il comandamento nuovo: ‘Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato’. Il ‘come te stesso’ ha trovato il suo punto d’appoggio: Cristo, presente in me e negli altri. Cristo<br />

in me è pieno d’amabilità, imprestatagli dal mio egoismo: Cristo nei fratelli è molto meno amabile davanti al mio occhio invi<strong>di</strong>oso e cattivo (P. Mazzolari, Il Samaritano 19-<br />

20).<br />

L’amore <strong>di</strong> Dio si riconosce poco dal <strong>di</strong> fuori; si può facilmente illudersi su <strong>di</strong> esso, credere <strong>di</strong> possederlo e non averlo. Consideriamo l’amore che abbiamo per il prossimo<br />

e riconosceremo se abbiamo amore per Dio, poiché sono inseparabile e crescono e decrescono insieme nella stessa misura. L’amore che si ha per il prossimo si conosce<br />

senza <strong>di</strong>fficoltà; lo si constata ogni giorno dai pensieri, dalle parole, dagli atti che si fanno e da quelli che non si fanno; è facile sapere se si fa per il prossimo ciò che si<br />

vorrebbe che si facesse per noi, se lo si ama come noi stessi, se si vede in lui il Signore, se lo si tratta con tutto l’amore, la tenerezza, la compassione, il rispetto, il<br />

desiderio <strong>di</strong> bene che si deve alle membra <strong>di</strong> Gesù… (Ch. de Foucauld, Me<strong>di</strong>tazioni sui passi evangelici…, 337-8).<br />

Il più grande comandamento nella legge è amare Dio con tutto il cuore e il prossimo come se stessi (cf. Mt 22,37-40). Ma questo precetto <strong>di</strong> carità verso il prossimo, Cristo<br />

lo ha fatto proprio e lo ha arricchito <strong>di</strong> un nuovo significato avendo voluto identificare se stesso con i fratelli come oggetto <strong>di</strong> carità, <strong>di</strong>cendo: “Ogni volta che voi avete fatto<br />

queste cose a uno solo <strong>di</strong> questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25,40). Egli infatti , assumendo la natura umana, con una solidarietà soprannaturale, ha<br />

legato a sé come sua famiglia tutto il genere umano, e ha stabilito la carità come <strong>di</strong>stintivo dei suoi <strong>di</strong>scepoli con le parole: “Da questo tutti sapranno che siete miei<br />

<strong>di</strong>scepoli, se avrete amore gli uni verso gli altri” (Gv 13,35) (Conc. Vat. II, Decreto Apostolicam actuositatem, 8).<br />

I deboli non vanno maltrattati, perché è la loro voce che il Signore ascolta più <strong>di</strong> tutte. C’è una richiesta <strong>di</strong> giustizia che sale dai fragili, una giustizia che nell’Esodo sembra<br />

3

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