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solitudine di umberto saba da “ernesto” al “canzoniere” - BOLbusiness

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ALESSANDRO CINQUEGRANI*<br />

SOLITUDINE DI UMBERTO SABA<br />

DA “ERNESTO” AL “CANZONIERE”**<br />

Umberto Saba è protagonista <strong>di</strong> una situazione critica <strong>al</strong>quanto<br />

anom<strong>al</strong>a: ritenuta pressoché unanimemente come uno<br />

dei più gran<strong>di</strong> poeti del Novecento (con Mont<strong>al</strong>e e, forse, Ungaretti),<br />

non può godere <strong>di</strong> un’attenzione critica <strong>al</strong>l’<strong>al</strong>tezza della<br />

sua considerazione. Probabilmente l’apparente facilità dei<br />

suoi testi, spesso imme<strong>di</strong>atamente comprensibili anche a una<br />

prima lettura ha fatto ritenere superfluo un approfon<strong>di</strong>to ragionamento<br />

critico sulla sua opera. In re<strong>al</strong>tà, se si lavora sui<br />

suoi testi con l’intento <strong>di</strong> an<strong>da</strong>re <strong>al</strong> <strong>di</strong> là della patina <strong>di</strong> semplicità,<br />

si scoprono sfaccettature impensate e impreve<strong>di</strong>bili,<br />

tutt’<strong>al</strong>tro che facili e imme<strong>di</strong>ate <strong>da</strong> comprendere. Con l’intento<br />

<strong>di</strong> <strong>da</strong>re spazio a questa voce sommersa è nato il volume Solitu<strong>di</strong>ne<br />

<strong>di</strong> Umberto Saba. Da “Ernesto” <strong>al</strong> “Canzoniere”, che<br />

ho pubblicato per Marsilio nel 2007. Punto <strong>di</strong> partenza dell’an<strong>al</strong>isi<br />

è, in modo del tutto non convenzion<strong>al</strong>e, il romanzo incompiuto<br />

Ernesto, scritto negli ultimi anni prima della morte.<br />

* Ricercatore <strong>di</strong> Critica letteraria e letteratura comparata nell’Università<br />

Ca’ Foscari <strong>di</strong> Venezia.<br />

** Conferenza tenuta presso l’Ateneo <strong>di</strong> Brescia il 5 ottobre 2007, nel<br />

cinquantesimo della morte <strong>di</strong> Umberto Saba.


472 ALESSANDRO CINQUEGRANI<br />

[2<br />

Ernesto appare come un unicum nel panorama delle opere<br />

sabiane, che mai prima <strong>di</strong> <strong>al</strong>lora si era cimentato nella forma<br />

romanzo. Tuttavia proprio perché nasce <strong>al</strong>la fine della parabola<br />

creativa dell’autore, esso può contare su un bagaglio cultur<strong>al</strong>e<br />

già tot<strong>al</strong>mente strutturato e dunque una relazione con le <strong>al</strong>tre<br />

opere appare del tutto natur<strong>al</strong>e. S’è detto, a partire <strong>da</strong> <strong>di</strong>chiarazioni<br />

dello stesso Saba, che Ernesto rappresenta in un certo<br />

senso la preistoria del Canzoniere, ed è la stessa Grignani nella<br />

introduzione <strong>al</strong> volume citato a rinvenire consonanze tematiche<br />

e form<strong>al</strong>i col libro <strong>di</strong> poesia, ma anche con Scorciatoie e<br />

raccontini, mentre Mario Lavagetto ha costruito un suggestivo<br />

ponte con il <strong>di</strong>scorso tenuto <strong>al</strong>l’Università <strong>di</strong> Roma per la laurea<br />

honoris causa. Ognuna <strong>di</strong> queste osservazioni è puntu<strong>al</strong>e<br />

ed esatta e tuttavia a me pare che il vero punto <strong>di</strong> contatto tra<br />

Ernesto e il corpus delle <strong>al</strong>tre opere sabiane sia un <strong>al</strong>tro e precisamente<br />

la serie dei ricor<strong>di</strong>-racconti Gli Ebrei che l’autore<br />

ritrova in un cassetto <strong>al</strong>la fine del 1952 a pochissimi mesi, cioè,<br />

<strong>da</strong>ll’inizio del romanzo.<br />

La raccolta consta soltanto <strong>di</strong> cinque racconti, Un letterato<br />

ebreo, Il Ghetto <strong>di</strong> Trieste nel 1860, Sofia e Leone Vita, Il fratello<br />

Giuseppe, Ella gli fa del bene, che sono tra loro variamente<br />

collegati. Non sarebbe sufficiente, infatti, la sola tematica portante<br />

della religione e il carattere israelitici a esaurire lo stretto<br />

rapporto che lega le <strong>di</strong>verse sequenze e soprattutto a far pensare<br />

a qu<strong>al</strong>cosa <strong>di</strong> più profondo <strong>di</strong> una raccolta <strong>di</strong> racconti, ma molti<br />

<strong>al</strong>tri aspetti sussistono ad avv<strong>al</strong>orare questa tesi. L’ambientazione,<br />

ad esempio, è sempre la stessa: il ghetto ebraico <strong>di</strong> Trieste,<br />

e soprattutto, anche se non sempre, la zona vivace e in fermento<br />

del mercato. Inoltre, questi personaggi sono strettamente collegati<br />

tra loro e ricorrono, concretamente o attraverso riferimenti<br />

<strong>al</strong>le loro gene<strong>al</strong>ogie1 , tra una novella e l’<strong>al</strong>tra.<br />

Questo libro si apre, <strong>al</strong>lora, con una esposizione del tema,<br />

perfettamente coerente col resto, ma anche narrativamente<br />

1 Si pensi per esempio <strong>al</strong> caso <strong>di</strong> Sciadàl che dopo il primo racconto ricompare<br />

in Sofia e Leone Vita come nonno <strong>di</strong> Sofia Angeli.


3] Solitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> Umberto Saba. Da “Ernesto” <strong>al</strong> “Canzoniere” 473<br />

giustificata <strong>da</strong>lla parentela tra i personaggi. Subito dopo, con<br />

Il ghetto <strong>di</strong> Trieste nel 1860, si trova una breve presentazione<br />

dello spazio e del tempo dell’azione, quasi che si trattasse in<br />

re<strong>al</strong>tà <strong>di</strong> un romanzo cor<strong>al</strong>e, persino un po’ rigido nell’impostazione.<br />

Ancora più evidente è il nesso tra gli <strong>al</strong>tri due racconti,<br />

Sofia e Leone Vita e Il fratello Giuseppe, poiché Giuseppe<br />

è proprio il fratello <strong>di</strong> Sofia e quest’ultima sarà uno dei<br />

protagonisti <strong>di</strong> entrambe le novelle.<br />

A ben guar<strong>da</strong>re, poi, ci sono veri e propri legami tra le parti,<br />

che fanno pensare a una stretta continuità, propria <strong>di</strong> certo dei<br />

capitoli <strong>di</strong> un romanzo piuttosto che <strong>di</strong> una raccolta <strong>di</strong> novelle.<br />

Spesso, infatti, l’incipit <strong>di</strong> un racconto si unisce <strong>al</strong>l’explicit del<br />

brano che lo precede, e sottintende un legame necessario <strong>al</strong>la<br />

comprensione stessa dei fatti narrati. Così, ad esempio, le parole<br />

“In una <strong>di</strong> queste bottegucce” che aprono Sofia e Leone<br />

Vita, si riferiscono <strong>al</strong>le “botteghe [...] benedette (<strong>da</strong> Dio)” <strong>di</strong><br />

Il ghetto <strong>di</strong> Trieste del 1860, oppure la frase “Passarono due<br />

anni <strong>di</strong> squisito i<strong>di</strong>llio” 2 con cui si apre Il fratello Giuseppe<br />

non si spiega se non si conosce quanto narrato precedentemente.<br />

Non solo, quin<strong>di</strong>, i singoli racconti possono stare insieme,<br />

ma ad<strong>di</strong>rittura devono farlo, a costo <strong>di</strong> risultare <strong>al</strong>trimenti<br />

incomprensibili nella loro interezza.<br />

È un po’ <strong>di</strong>verso, invece, il caso <strong>di</strong> Ella gli fa del bene, ultimo<br />

racconto della sezione, ma una nota che lo precede, dello stesso<br />

Saba, del 1952, aiuta a comprendere non solo le ragioni<br />

dell’apparente estraneità <strong>di</strong> questo racconto agli <strong>al</strong>tri, ma anche<br />

la prospettiva <strong>di</strong> una ulteriore continuità fra le parti fin<br />

qui descritte:<br />

Qui s’interrompe il vecchio manoscritto. Come si legge<br />

nelle poche righe superstiti, la storia seguente avrebbe dovuto<br />

essere quella <strong>di</strong> Stella. In quanto <strong>al</strong> “fratello Giuseppe” il lettore<br />

lo ritroverà, vecchio, in uno dei Ricor<strong>di</strong> del mondo me-<br />

2 U. SABA, Ricor<strong>di</strong>-Racconti (1910-1947), Milano, Mon<strong>da</strong>dori, 1956, ora<br />

in U. SABA, Tutte le prose, Milano, Mon<strong>da</strong>dori, 2001, pp. 381, 380 e 388.


474 ALESSANDRO CINQUEGRANI<br />

[4<br />

raviglioso; in quello che s’intitola Tommaso S<strong>al</strong>vini e il mio<br />

terribile zio.<br />

La novella che segue Ella gli fa del bene racconta fatti accaduti<br />

in epoca più vicina <strong>al</strong>la nostra, negli ultimi anni dell’Ottocento.<br />

Fu anche scritta un po’ più tar<strong>di</strong>; circa un anno dopo<br />

le precedenti 3 .<br />

Uno stacco cronologico giustifica la parzi<strong>al</strong>e <strong>di</strong>versità dell’ultimo<br />

racconto della sezione, ma ciò che appare più interessante<br />

è che il libro sarebbe dovuto continuare nella stessa <strong>di</strong>rezione<br />

già tracciata <strong>da</strong>i primi frammenti. Stella, infatti, è la<br />

sorella <strong>di</strong> Sofia, e dunque perfettamente coerente con l’impianto<br />

del testo compiuto, che <strong>da</strong> Sofia passa <strong>al</strong> fratello Giuseppe<br />

e poi <strong>al</strong>la sorella Stella.<br />

Ancora più utile ai nostri fini è, però, l’in<strong>di</strong>cazione successiva,<br />

e cioè che Giuseppe si ritroverà, poi, nei panni dello zio<br />

dell’autore e dunque l’episo<strong>di</strong>o si configurerà come un ricordo<br />

più che come un racconto. Insomma questa famiglia <strong>di</strong> cui stiamo<br />

parlando non è una famiglia qu<strong>al</strong>siasi, creata <strong>da</strong>lla mente<br />

<strong>di</strong> Saba per assurgerla a emblema <strong>di</strong> una con<strong>di</strong>zione esistenzi<strong>al</strong>e,<br />

ma è proprio la sua famiglia, trasfigurata quanto si voglia,<br />

ma pur sempre vicina <strong>al</strong>la re<strong>al</strong>tà. Se Giuseppe è tratteggiato<br />

sulla sagoma dello zio dell’autore, Sofia sarà <strong>di</strong> certo la zia Regina<br />

cui è de<strong>di</strong>cata l’intera raccolta il 3 <strong>di</strong>cembre 1952, e infine<br />

Stella, la sorella rimasta finora in ombra, non può che essere<br />

la madre dell’autore, della qu<strong>al</strong>e il brevissimo frammento superstite<br />

non sottolinea <strong>al</strong>tro che la necessità <strong>di</strong> accasarsi, anche<br />

a costo, si potrebbe sottintendere pensando <strong>al</strong>la sua biografia,<br />

<strong>di</strong> contrarre un matrimonio precario: “[la madre <strong>di</strong> Stella] non<br />

poteva nemmeno sentirne decantare la bellezza. Tanta era la<br />

sua smania <strong>di</strong> saperla accasata” 4 .<br />

L’intero corpus si configura, insomma, come una sorta <strong>di</strong> saga<br />

familiare che se fosse an<strong>da</strong>ta avanti sarebbe giunta <strong>di</strong> certo<br />

3 Ivi, p. 397.<br />

4 In A. STARA, Elenco delle prose perdute o non identificate, in U. SABA,<br />

Tutte le prose, cit., p. 1177.


5] Solitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> Umberto Saba. Da “Ernesto” <strong>al</strong> “Canzoniere” 475<br />

<strong>al</strong>la nascita <strong>di</strong> un piccolo <strong>al</strong>ter ego dell’autore, come conferma<br />

la ricostruzione <strong>di</strong> <strong>al</strong>cune testimonianze epistolari operata <strong>da</strong><br />

Arrigo Stara:<br />

Una volta completato, il libro avrebbe dovuto coprire un arco<br />

<strong>di</strong> tempo abbastanza vasto, compreso tra il 1860 (prima istantanea<br />

sul ghetto <strong>di</strong> Trieste, contenuta in una delle novelle portate<br />

a termine), e, con frequenti flash-back che ne avrebbero <strong>di</strong>latato<br />

ancora gli estremi cronologici, il 1883, l’anno <strong>di</strong> nascita <strong>di</strong> Saba 5 .<br />

Questi racconti, o meglio questa parte <strong>di</strong> libro, rappresentano<br />

insomma la preistoria <strong>di</strong> Saba, il bagaglio che egli si porta<br />

<strong>di</strong>etro <strong>da</strong> un tempo immemorabile.<br />

Dopo questi primi quattro frammenti, però, l’opera, così come<br />

era stata concepita, viene sospesa, passa qu<strong>al</strong>che mese, poi<br />

la lettura <strong>di</strong> Sesso e carattere rende urgente l’ampliamento dei<br />

temi <strong>da</strong> trattare, che <strong>da</strong>l solo ebraismo si rifanno piuttosto <strong>al</strong>la<br />

con<strong>di</strong>zione dell’uomo e della donna, a quell’idea <strong>di</strong> femminilità<br />

che prepotentemente entrerà già in Coi miei occhi. Tra i primi<br />

racconti degli Ebrei e le Sette novelle, c’è però ancora un testo,<br />

quello che nella nota su riportata si <strong>di</strong>ce scritto “circa un anno<br />

dopo le precedenti”, Ella gli fa del bene. All’apparenza sembra<br />

<strong>al</strong> <strong>di</strong> fuori della catena che lega gli <strong>al</strong>tri. Se prima cioè era evidente,<br />

pur con tutte le precauzioni, che lo spunto narrativo era<br />

tratto <strong>da</strong>lla famiglia dello stesso autore, per quest’ultimo racconto<br />

questo riferimento non è più rintracciabile. È però un’<strong>al</strong>tra<br />

lettera a permettere <strong>di</strong> collocare la genesi <strong>di</strong> questa breve<br />

storia ancora nel panorama biografico dell’autore. Il 30 gennaio<br />

1957, infatti, Saba scrive a Nora B<strong>al</strong><strong>di</strong>: “Giacomo in ‘Ella<br />

gli fa del bene’ (il riscuotitore infedele, che poi – per rime<strong>di</strong>are<br />

<strong>al</strong> m<strong>al</strong>e fatto – va a fare l’infermiere dei vaiolosi, senza nemmeno<br />

<strong>di</strong>rlo prima a mia suocera) è stato più grande <strong>di</strong> me” 6 .<br />

5 Idem, Cronistoria delle “Prose sparse”, in U. SABA, Tutte le prose, cit.,<br />

p. 1326.<br />

6 U. SABA, La spa<strong>da</strong> d’amore. Lettere scelte 1902-1957, Milano, Mon<strong>da</strong>dori,<br />

1983, p. 284 (corsivo mio).


476 ALESSANDRO CINQUEGRANI<br />

[6<br />

Un piccolo, più o meno involontario lapsus fa scrivere “mia<br />

suocera”, anche se in riferimento a un racconto scritto in terza<br />

persona e apparentemente <strong>di</strong> tot<strong>al</strong>e invenzione. Questa spia,<br />

per quanto piccola, ci permette però <strong>di</strong> situare il brano in una<br />

<strong>di</strong>mensione prossima agli <strong>al</strong>tri, adottando come certo punto<br />

<strong>di</strong> contatto la biografia del poeta, che attraverso il proprio<br />

matrimonio con Lina, costituirà il filo rosso che collega tutti<br />

questi testi.<br />

Bisogna, <strong>al</strong>lora, ritornare a pensare che questi brani inclusi<br />

nell’attu<strong>al</strong>e sezione intitolata Gli Ebrei, siano soltanto un abbozzo,<br />

un inizio <strong>di</strong> un libro più vasto, <strong>di</strong> un progetto assai<br />

più ampio che in qu<strong>al</strong>che modo sarebbe dovuto arrivare a legare<br />

le prime quattro con questa novella. È ancora troppo poco<br />

per sostenere che il re<strong>al</strong>e panorama <strong>di</strong> questo libro a venire<br />

sarebbe dovuto giungere fino <strong>al</strong> matrimonio con Lina, e dunque<br />

collegare concretamente i due fili narrativi. Una testimonianza<br />

epistolare che Stara definisce soltanto “equivoca”, è<br />

però a questo punto estremamente utile per comprendere le<br />

intenzioni e le ambizioni – troppo <strong>al</strong>te e perciò mai portate a<br />

termine – <strong>di</strong> Saba:<br />

Ora, dopo aver raccolto in appen<strong>di</strong>ce <strong>al</strong>cune poesie nuove,<br />

o non potute rientrare in questa prima parte <strong>di</strong> Coi miei occhi,<br />

sto scrivendo la secon<strong>da</strong> che sarà (non neghi avanti <strong>di</strong> aver letto)<br />

in prosa. L’opera completa dovrebbe uscire, se i casi della vita<br />

non mi saranno troppo sfavorevoli, tra un paio d’anni 7 .<br />

La secon<strong>da</strong> parte <strong>di</strong> Coi miei occhi, la raccolta che rientrerà<br />

poi nel Canzoniere col titolo <strong>di</strong> Trieste e una donna, è quella<br />

intitolata Nuovi versi <strong>al</strong>la Lina, nella qu<strong>al</strong>e si registra la crisi<br />

coniug<strong>al</strong>e che segnerà questi anni <strong>di</strong> vita e <strong>di</strong> poesia <strong>di</strong> Saba.<br />

Il rapporto tra marito e moglie, che forse sarebbe dovuto essere<br />

7 In A. STARA, Cronistoria delle “Prose sparse”, cit., p. 1326.


7] Solitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> Umberto Saba. Da “Ernesto” <strong>al</strong> “Canzoniere” 477<br />

il punto <strong>di</strong> contatto tra le linee della narrazione degli Ebrei,<br />

effettivamente esiste ed è proprio questa secon<strong>da</strong> parte <strong>di</strong> Coi<br />

miei occhi, scritta infine, forse anche per il sopraggiungere<br />

dell’urgenza dei temi, in versi. Basta leggere nella prima parte<br />

della raccolta parole come “noi che rechiamo in cuore / i nostri<br />

due avversi destini / d’arte e d’amore” 8 , per comprendere come<br />

il racconto delle vicende delle due famiglie, <strong>di</strong> Umberto e <strong>di</strong><br />

Lina, che segneranno i loro “avversi destini”, sia perfettamente<br />

organico ai temi <strong>di</strong> questi testi. Insomma, questa prima parte<br />

anticipa Gli Ebrei, mentre la secon<strong>da</strong>, i Nuovi versi <strong>al</strong>la Lina,<br />

ne costituisce il natur<strong>al</strong>e punto <strong>di</strong> arrivo.<br />

L’aspetto più interessante della relazione che intercorre tra<br />

la stesura <strong>di</strong> queste novelle e la loro ripresa che precede la nascita<br />

<strong>di</strong> Ernesto, è infatti l’ipotesi che il ragazzo comparso nel<br />

1953 rappresenti in qu<strong>al</strong>che modo una prosecuzione <strong>di</strong> quel<br />

progetto. Se l’ambizione inizi<strong>al</strong>e avrebbe preteso <strong>di</strong> costruire<br />

un ampio panorama precedente ad<strong>di</strong>rittura <strong>al</strong>la nascita <strong>di</strong> Saba,<br />

ma che avrebbe gettato la sua influenza, la sua ombra storica,<br />

sulla figura singola <strong>di</strong> un uomo, ebbene, quando questo progetto<br />

viene ripreso, l’autore riparte proprio <strong>da</strong>l ritratto <strong>di</strong> quell’uomo,<br />

lasciando <strong>di</strong> necessità sottinteso tutto ciò che manca<br />

tra quelle figure e questo nuovo <strong>al</strong>ter ego <strong>di</strong> sé. Così non stupisce<br />

ritrovare proprio quegli stessi personaggi che lentamente<br />

stavano prendendo forma in quei racconti, seppure con varianti<br />

anagrafiche e ovviamente cronologiche: ecco Sofia nei<br />

panni della “vecia zia”, ecco il “terribile zio” nelle vesti del tutore<br />

<strong>di</strong> Ernesto, ed ecco soprattutto Stella sotto il f<strong>al</strong>so nome<br />

<strong>di</strong> Celestina nel <strong>di</strong>fficile e controverso ruolo della sfortunata<br />

madre del ragazzo.<br />

Ma soprattutto, se i Ricor<strong>di</strong>-Racconti dovevano arrivare fino<br />

<strong>al</strong> matrimonio con Lina, la lettera del 25 luglio 1953 a Linuccia,<br />

8 U. SABA, Trieste e una donna, in Il Canzoniere, Torno, Einau<strong>di</strong>, 1965<br />

ora in Tutte le poesie, Milano, Mon<strong>da</strong>dori, 1988, p. 118.


478 ALESSANDRO CINQUEGRANI<br />

[8<br />

nella qu<strong>al</strong>e Saba racconta <strong>al</strong>meno un’ipotesi <strong>di</strong> fin<strong>al</strong>e per Ernesto<br />

risulta particolarmente significativa:<br />

... sua [<strong>di</strong> Ernesto] moglie sarebbe stata un’<strong>al</strong>tra, <strong>al</strong>la qu<strong>al</strong>e<br />

vorrei vagamente, verso la fine accennare 9 .<br />

Con questo non si vuole affermare che il romanzo incompiuto<br />

si configuri come una delle novelle <strong>di</strong> cui si è <strong>di</strong>scorso<br />

né come una loro precisa continuazione, poiché <strong>di</strong> certo più<br />

<strong>di</strong> quarant’anni <strong>di</strong> tempo hanno portato un’evoluzione t<strong>al</strong>e <strong>da</strong><br />

non potersi più accostare senza riserve un’opera a un’<strong>al</strong>tra: basta<br />

vedere il linguaggio, lo stile, la gestione delle delicate forme<br />

dell’ironia per capire che <strong>di</strong> opere <strong>di</strong>verse si tratta senz’<strong>al</strong>tro;<br />

tuttavia appare più che occasion<strong>al</strong>e la prossimità cronologica<br />

tra il ritrovamento dell’antico manoscritto e l’inizio del nuovo<br />

romanzo. Non solo la presenza degli stessi personaggi, ma anche<br />

la struttura a episo<strong>di</strong> è la stessa: li si chiami Ricor<strong>di</strong>-Racconti<br />

o li si chiami episo<strong>di</strong> è evidente che assai simile è il rapporto<br />

che intercorre <strong>al</strong>meno tra <strong>al</strong>cuni brani degli Ebrei e i capitoli<br />

<strong>di</strong> Ernesto.<br />

Ma le suggestioni che conducono <strong>al</strong>la stesura del romanzo<br />

non derivano soltanto <strong>da</strong>lle proprie opere, ma anche <strong>da</strong>lle letture,<br />

<strong>da</strong>gli autori che egli riteneva più importanti. Si è fino a<br />

oggi definito Ernesto come un romanzo <strong>di</strong> fin troppo chiara<br />

matrice freu<strong>di</strong>ana, tanto che si è pensato <strong>di</strong> leggere dei riferimenti<br />

così scoperti come un vistoso <strong>di</strong>fetto del volumetto. Tuttavia<br />

a me pare che fermi restando i rinvii agli insegnamenti<br />

della psican<strong>al</strong>isi, <strong>al</strong>tri autori intervengono persino più <strong>di</strong> Freud<br />

nell’officina <strong>di</strong> Ernesto e <strong>al</strong>meno tutti i tre “cattivi maestri” già<br />

rinvenuti fin <strong>da</strong>l 1946 <strong>da</strong> Giacomo Debenedetti10 nel cammino<br />

cultur<strong>al</strong>e sabiano.<br />

9 A. STARA, Notizie sui testi, cit., p. 45.<br />

10 Cfr. G. DEBENEDETTI, Umberto Saba e il grembo della poesia,<br />

“L’Uni tà”, 1 settembre 1946, ora col titolo Il grembo della poesia, in Ultime<br />

cose su Saba, in Intermezzo, in Saggi, Milano, Mon<strong>da</strong>dori, 1999, p. 1066.


9] Solitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> Umberto Saba. Da “Ernesto” <strong>al</strong> “Canzoniere” 479<br />

Si pensi per esempio a come Nietzsche intervenga nel quinto<br />

episo<strong>di</strong>o: e si tratta del Nietzsche meno atteso, quello della<br />

Nascita della trage<strong>di</strong>a e dell’apollineo e <strong>di</strong>onisiaco che si celano<br />

<strong>di</strong>etro la figura <strong>di</strong> Ilio che ha l’aspetto angelico ma “(le aveva<br />

fatte – come gli antichi pastori – perfino con una capretta e,<br />

per <strong>di</strong> più, se n’era vantato” 11 .<br />

Ma l’autore su cui <strong>da</strong>vvero si fon<strong>da</strong> il romanzo è Otto Weininger,<br />

già letto ai tempi della Serena <strong>di</strong>sperazione e poi <strong>di</strong>menticato<br />

– ma non prima <strong>di</strong> essersi ra<strong>di</strong>cato nella mente <strong>di</strong><br />

Saba – in un cassetto. Sesso e carattere è infatti il libro che dà<br />

maggiori spunti <strong>al</strong>l’autore, fin <strong>da</strong>ll’impostazione gener<strong>al</strong>e. Se<br />

Ernesto è un adolescente <strong>al</strong>la ricerca della propria identità sessu<strong>al</strong>e,<br />

che anzi ha una sorta <strong>di</strong> bisessu<strong>al</strong>ità originaria che poi<br />

egli stesso orienterà, <strong>al</strong>lo stesso modo, scrive Weininger:<br />

All’inizio sono tutti bisessu<strong>al</strong>i, v<strong>al</strong>e a <strong>di</strong>re che possono avere<br />

rapporti sessu<strong>al</strong>i sia con uomini sia con donne. Però può avvenire<br />

che più tar<strong>di</strong> loro stessi favoriscano attivamente la propria<br />

formazione unilater<strong>al</strong>e verso un sesso, si in<strong>di</strong>rizzino verso l’unisessu<strong>al</strong>ità<br />

e così portino infine a prev<strong>al</strong>ere in sé l’eterosessu<strong>al</strong>ità<br />

o l’omosessu<strong>al</strong>ità, o si lascino influenzare in un t<strong>al</strong> senso<br />

<strong>da</strong> fattori esterni12 .<br />

La frase sembra ad<strong>di</strong>rittura descrivere la formazione del<br />

giovanissimo eroe sabiano. Ma le coincidenze tra il romanzo<br />

e il volume teorico non si fermano qui. Basterà notare, infatti,<br />

che, per esempio, Weininger riconosce soltanto due tipi <strong>di</strong><br />

donna, la donna madre e la donna prostituta, e una madre e<br />

una prostituta sono le uniche due donne che compaiono nel<br />

romanzo. Sia Saba sia lo stu<strong>di</strong>oso austriaco, poi, accor<strong>da</strong>no<br />

la loro preferenza <strong>al</strong>la prostituta secondo un sistema <strong>di</strong> v<strong>al</strong>ori<br />

contrario <strong>al</strong>la mor<strong>al</strong>e comune e perciò senz’<strong>al</strong>tro caratterizzante.<br />

11 U. SABA, Ernesto, in U. SABA, Tutte le prose, cit., p. 619.<br />

12 O. WEININGER, Sesso e carattere. Un’in<strong>da</strong>gine sui principi, Pordenone,<br />

Stu<strong>di</strong>o Tesi, 1992, p. 61.


480 ALESSANDRO CINQUEGRANI<br />

[10<br />

Accanto e forse prima <strong>di</strong> Freud, dunque, sembra essere Weininger<br />

il vero nume tutelare del triestino <strong>al</strong>l’<strong>al</strong>tezza della stesura<br />

<strong>di</strong> Ernesto. Eppure quando Debenedetti rileva così acutamente<br />

la presenza dei tre maestri sabiani, il poeta gli risponde<br />

in una lettera privata: “La tua comprensione umana è giunta<br />

in quel breve saggio quasi ai suoi vertici”; ma – aggiunge subito<br />

dopo – “Weininger non è mai stato per me un maestro: mi<br />

sono servito <strong>di</strong> lui per tormentare me stesso e la povera Lina<br />

quando scrivevo La serena <strong>di</strong>sperazione, a Bologna” 13 .<br />

Se <strong>da</strong>vvero nel 1946 Saba era sincero nel non riconoscere<br />

Weininger come un maestro, se ne dovrà dedurre che a qu<strong>al</strong>che<br />

anno <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza ci sia stato un evento che ne ha permesso la<br />

riesumazione. Questo evento potrebbe essere stato proprio il<br />

ritrovamento dei Ricor<strong>di</strong>-Racconti giovanili, scritti esattamente<br />

nel periodo della prima lettura <strong>di</strong> Sesso e carattere14 .<br />

13 G. DEBENEDETTI, Lettere <strong>di</strong> Umberto Saba, “Nuovi Argomenti”, n.<br />

41, novembre-<strong>di</strong>cembre 1959, p. 27.<br />

14 Per una lettura an<strong>al</strong>itica <strong>di</strong> questi passaggi si ve<strong>da</strong> il mio A. CINQUE-<br />

GRANI, Solitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> Umberto Saba. Da «Ernesto» <strong>al</strong> «Canzoniere», Venezia,<br />

Marsilio, 2007.<br />

«Commentari dell’Ateneo <strong>di</strong> Brescia» per l’anno 2007, Brescia 2012.

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