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1 Lectio Divina: Giovanni 13,31-33°.34-35 – La misura dell'amore è ...

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San Cataldo (CL) <strong>–</strong> Parrocchia S. Alberto Magno <strong>–</strong> 29/04/2010 -<br />

<strong>Lectio</strong> <strong>Divina</strong>: <strong>Giovanni</strong> <strong>13</strong>,<strong>31</strong>-<strong>33°.34</strong>-<strong>35</strong> <strong>–</strong> <strong>La</strong> <strong>misura</strong> dell’amore <strong>è</strong> Cristo Signore<br />

I. INVOCAZIONE ALLO SPIRITO SANTO<br />

II. LECTIO<br />

<strong>31</strong> Quando Giuda fu uscito (dal cenacolo), Gesù disse: ”Ora il Figlio dell’uomo <strong>è</strong> stato glorificato,<br />

e Dio <strong>è</strong> stato glorificato in lui. 32 Se Dio <strong>è</strong> stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da<br />

parte sua e lo glorificherà subito. 33 Figlioli, ancora per poco sono con voi. 34 Vi do un<br />

comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi<br />

gli uni gli altri. <strong>35</strong> Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli<br />

altri”.<br />

III. MEDITATIOI<br />

Il breve passo del Vangelo che abbiamo ascoltato <strong>è</strong>, si può dire,l’inizio del lungo discorso di<br />

addio,o meglio di arrivederci, che Gesù ha pronunciato nel cenacolo, la vigilia della sua Passione e<br />

che <strong>Giovanni</strong> ci ha riferito diffusamente.<br />

A) Il tema di fondo, continuamente ricorrente, che emerge anche nel nostro brano, <strong>è</strong> la partenza di<br />

Gesù e le sue conseguenze per la comunità cristiana.<br />

Che cosa succederà agli Apostoli e alla Chiesa dopo che Gesù se ne sarà andato? (v.33). <strong>La</strong> Chiesa<br />

supererà la crisi di questo distacco, e come? Riuscirà a capire la necessità, e, più ancora, l’utilità<br />

della partenza di Gesù? (16,7). Oppure la vedrà come un fatto negativo e inquietante? Imparerà a<br />

vivere la partenza di Gesù non come una assenza definitiva, ma come un passaggio a un nuovo tipo<br />

di presenza? (14,18). E come si configurerà l’esistenza della Chiesa nel periodo successivo al<br />

ritorno di Gesù al Padre?, cio<strong>è</strong> nel tempo dello Spirito? E che cosa significa, in che cosa consiste<br />

essere discepoli di un Signore “partito”, eppure tutt’altro che assente? (14,23).<br />

Ecco tutti gli interrogativi che sono alla base del lungo discorso di addio <strong>–</strong> o più esattamente <strong>–</strong> di<br />

arrivederci pronunciato da Gesù nel cenacolo la sera del giovedì santo.<br />

B) Ebbene, Gesù esordisce dicendo: “Ora, il Figlio dell’uomo (cio<strong>è</strong> Gesù stesso) <strong>è</strong> stato glorificato<br />

e anche Dio <strong>è</strong> stato glorificato in Lui. Se Dio <strong>è</strong> stato glorificato in Lui, anche Dio lo glorificherà da<br />

parte Sua, e lo glorificherà subito”. <strong>La</strong> gloria o glorificazione del Figlio <strong>è</strong> dunque inseparabile da<br />

quella del Padre (17,1) e viceversa. Gesù ha glorificato Dio (17,4) e Dio Padre ha glorificato Gesù.<br />

<strong>La</strong> glorificazione di Dio in Gesù (v. <strong>31</strong>) consiste nel fatto che Gesù fa la volontà di Dio Padre e<br />

compie fedelmente la missione affidatagli; la glorificazione di Gesù da parte di Dio Padre (v. 32)<br />

consiste nel fatto che Dio Padre innalzerà Gesù fino a se e gli darà la gloria di prima (17,5).<br />

Ma la glorificazione di Gesù e il suo ritorno verso il Padre ha un passaggio obbligatorio, passa<br />

attraverso la croce; anzi, secondo <strong>Giovanni</strong>, l’ora della croce <strong>è</strong> l’ora della massima glorificazione di<br />

Gesù, perché <strong>è</strong> l’ora della suprema obbedienza ( 12, 27-28), il momento in cui la sottomissione al<br />

Padre ( 10, 18 ) raggiunge la sua massima espressione nel dono incondizionato di sé ( 10,17).<br />

<strong>Giovanni</strong> parla della croce più come glorificazione che come passione, perché la considera a partire<br />

dalla risurrezione: poiché Gesù <strong>è</strong> risorto, la Croce non <strong>è</strong> una vittoria della morte, ma una vittoria<br />

sulla morte.<br />

<strong>La</strong> glorificazione di Gesù non avviene solo presso Dio, ma anche presso i discepoli ( 17,10 ); la<br />

gloria o glorificazione di Gesù include anche la gloria degli uomini; <strong>è</strong> una glorificazione che<br />

coinvolge gli apostoli, i discepoli, la comunità cristiana ed <strong>è</strong> a loro destinata (17,26 ) <strong>–</strong> come <strong>è</strong><br />

destinata a tutti noi -.<br />

C) <strong>La</strong> glorificazione di Gesù implica, però, (ecco il punto!) il distacco, la separazione dai discepoli:<br />

“ Figlioli, ancora un poco sono con voi!” (v. 33). <strong>La</strong> presenza fisica di Gesù in mezzo ai discepoli<br />

sta volgendo al termine. Gesù “se ne va al Padre” (14,12). Qualcosa cambia nei suoi rapporti con i<br />

discepoli: “ voi mi cercherete”. <strong>La</strong> fede diventa una ricerca, non solo una comunione… nasce una<br />

1


distanza pur nella comunione di vita e nella continua presenza. Partendo, Gesù inaugura un nuovo<br />

tipo di presenza. E’ questo che i discepoli devono capire: che la partenza di Gesù non <strong>è</strong> un’assenza,<br />

e non crea un vuoto.<br />

Ed ecco l’esortazione di Gesù: “ Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri,<br />

come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri” ( v. 34).<br />

E’ il comandamento finale, conclusivo e riassuntivo di tutta la volontà di Dio: una volontà di amore<br />

( 3,16; 15,19). E’ un “comandamento nuovo” , pur esistendo già prima il comandamento<br />

dell’amore:<br />

- perché l’amore dei discepoli dovrà avere come fondamento l’amore stesso di Cristo, dovrà essere<br />

espressione del suo amore;<br />

- perché l’amore dei discepoli dovrà avere come criterio lo stesso criterio dell’amore di Cristo (<strong>13</strong>,<br />

1- 17), per cui amare significa essenzialmente servire (<strong>13</strong>, 14-15), donarsi agli altri, specie ai più<br />

umili e più bisognosi.<br />

- Infine, perché l’amore degli apostoli e discepoli dovrà essere reciproco, “gli uni per gli altri”,<br />

ripetuto per ben tre volte. L’amore reciproco <strong>è</strong>, dunque, la realtà costitutiva della Chiesa, la<br />

condizione stessa della sua esistenza. Ne derivano delle conseguenze logiche di fondamentale<br />

importanza.<br />

Dove non c’<strong>è</strong> amore reciproco la comunità cristiana diventa irriconoscibile, anzi inesistente. Una<br />

comunità cristiana nella quale non c’<strong>è</strong> amore reciproco <strong>è</strong> una comunità dalla quale Gesù <strong>è</strong><br />

veramente emigrato, assente: c’<strong>è</strong> il vuoto. L’amore reciproco <strong>è</strong> il segno inconfondibile e<br />

inequivocabile che Gesù <strong>è</strong> presente. Il discepolo cristiano si riconosce essenzialmente dal suo<br />

amore, che <strong>è</strong> insieme dono di Gesù e risposta libera e cosciente al suo amore.<br />

“ Da questo riconosceranno che siete miei discepoli”. Attraverso l’amore reciproco dei credenti<br />

Cristo <strong>è</strong> vivo e presente nel mondo. In pari tempo, i credenti, attraverso la pratica dell’amore<br />

reciproco, rappresentano il mondo nuovo, la realtà nuova, opera di Dio, di cui ci ha parlato<br />

l’Apocalisse ( 2° lettura) ; mondo nuovo che si costruisce faticosamente già su questa terra, ma che<br />

avrà la sua piena manifestazione solo nella vita eterna.<br />

II<br />

“ Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amati così amatevi<br />

anche voi gli uni gli altri” (Gv <strong>13</strong>,34).<br />

Verrebbe subito spontaneo fare un’obiezione: quello dell’amore non <strong>è</strong> un comandamento nuovo….<br />

Lo si trova anche prima di Cristo, nell’Antico Testamento, ad es. già nel libro del levitico (19,18).<br />

Eppure la novità c’<strong>è</strong>, e sta tutta in quel “come”, “come io ho amato voi”.<br />

A) “Amatevi gli uni gli altri, come io ho amato voi”.<br />

E’ un comandamento nuovo per il suo contenuto, la sua estensione. Per l’Antico Testamento, infatti,<br />

il prossimo da amare era rappresentato da quelli della stessa famiglia, della stessa razza, o della<br />

stessa nazione, o della stessa religione.<br />

Gesù, invece, ama tutti senza distinzioni di sorta.<br />

- Si porta, anzi, di preferenza verso i poveri, gli ultimi;<br />

- raggiunge e abbraccia perfino i suoi nemici ( i crocifissori).<br />

E così devono amare anche i suoi discepoli … anche noi!<br />

“ Amatevi gli uni gli altri, come io ho amato voi”.<br />

2


E’ un comandamento nuovo per le sue caratteristiche. Gesù ha amato con amore assolutamente<br />

disinteressato e gratuito, che si <strong>è</strong> fatto servizio, che non ha conosciuto limiti, amore estremo fino a<br />

dare la sua vita.<br />

Ed <strong>è</strong> così che devono amare i suoi discepoli.<br />

“ Amatevi gli uni gli altri, come io ho amato voi”<br />

E’ un comandamento nuovo per il motivo che ispira l’amore di Gesù, che <strong>è</strong> del tutto nuovo. Gesù ci<br />

ama infatti come figli del Padre celeste, come fratelli suoi, come persone da salvare, perché<br />

destinate alla vita eterna.<br />

E, prima ancora, Gesù ama la persona umana in quanto tale, per il valore che <strong>è</strong> in se stessa, e perché<br />

vuole unicamente il suo bene.<br />

E così devono amare i suoi discepoli.<br />

“ Amatevi gli uni gli altri, come io ho amato voi”.<br />

E’ un comandamento nuovo sopratutto perché <strong>è</strong> Lui <strong>–</strong> Gesù <strong>–</strong> che ce lo rende possibile, ci rende<br />

capaci di attuarlo, di amare come Lui, donandoci il suo Spirito Santo che <strong>è</strong> spirito d’amore: “<br />

L’amore di Dio <strong>è</strong> diffuso nei vostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci <strong>è</strong> stato dato” scrive S.<br />

Paolo (Rm 5,5). Diversamente non riusciremmo. Rimane ugualmente un ideale altissimo, non c’<strong>è</strong><br />

dubbio: richiede la nostra abnegazione, il rinnegamento di sé. Ma <strong>è</strong> possibile, come dimostrano<br />

tante anime sante e generose che lo hanno praticato in passato, e tante che lo praticano al presente,<br />

magari nella più grande umiltà e semplicità, in assoluto nascondimento e nella massima discrezione.<br />

“ Amatevi gli uni gli altri, come io ho amato voi”.<br />

E’ un comandamento nuovo, in definitiva, perché presuppone che l’uomo sia fatto nuovo dentro da<br />

“ chi può far nuove tutte le cose”, come dice l’Apocalisse; che l’uomo sia rinato a vita nuova, alla<br />

vita della grazia.<br />

B) I lontani, i non credenti e coloro che professano altre religioni, potranno e dovranno riconoscerci<br />

come discepoli di Gesù da questo, unicamente da questo: perché ci amiamo come Lui; e ci amiamo<br />

come Lui perché possediamo il suo Spirito, siamo in comunione con Lui e partecipiamo della sua<br />

stessa vita. “ Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri”<br />

(<strong>13</strong>,<strong>35</strong>), dice Gesù. E noi ci distinguiamo per questo amore vicendevole?<br />

- in famiglia anzitutto,<br />

- nelle nostre associazioni,<br />

- nelle nostre comunità?<br />

I lontani, i non credenti, ci riconoscono, ci possono riconoscere come discepoli di Gesù per questo<br />

amore vicendevole che pratichiamo?<br />

In una parola: siamo veramente “discepoli di Gesù”?<br />

Non sarà che molti rimangono lontani dalla fede o indifferenti al discorso religioso proprio perché<br />

non “vedono”, non riescono a vedere in noi il segno distintivo dell’amore?<br />

Sono interrogativi che non possiamo eludere, che devono farci riflettere. E, se necessario, farci<br />

cambiare condotta di vita, farci assumere un comportamento libero da egoismi, invidie, gelosie,<br />

rancori, risentimenti: tutti stati d’animo che ci rendono non solo poco credibili come discepoli di<br />

Gesù, ma anche tanto meschini come persone, e rendono amara, triste, infelice la nostra e l’altrui<br />

esistenza.<br />

IV <strong>–</strong> V VI: ORATIO, CONTEMPLATIO E ACTIO<br />

(Prossimo incontro Giovedì, 06/06/2010 <strong>–</strong> Ore 20,00 <strong>–</strong> 6° Dom. di Pasqua: <strong>Giovanni</strong> 14, 23-29).<br />

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