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2 I N P R I M O P I A N O DOPO LA CATTEDRALE DEL MARE ANCORA UN Ildefonso Falcones Con La cattedrale del mare ha venduto 4 milioni di copie. E ora, con La mano di Fatima, l’avvocato 51enne di Barcellona prepara il bis: il titolo è infatti irremovibile ai vertici delle classifiche internazionali. Il segreto? “Mi piace sì raccontare episodi della grande Storia“ ha dichiarato l’autore a un quotidiano spagnolo “ma non dimentico mai che devo regalare ai lettori evasione“. Sempre più appassionante, sempre più capace di dosare nella scrittura intrattenimento e riflessione, l’avvocato-scrittore di Barcellona è considerato un maestro del nuovo romanzo storico contemporaneo. COSÌ LA CRITICA «Passioni, inganni, fanatismo religioso: un episodio cruciale della storia in un romanzo appassionante, che stimola la riflessione». El Pais «Un romanzo che è monito di pace per il nostro mondo. Una folla di personaggi e di grandi passioni». Panorama «Come La cattedrale del mare, anche qui siamo davanti a un fiume narrativo in piena». Corriere della Sera SUBITO SUL SITO ALCUNE PAGINE Il Circolo • N° 388 • ILDEFONSO FALCONES LA MANO DI FATIMA L’avventura di un giovane al centro di un sanguinoso scontro di religioni e di civiltà nella Spagna del Cinquecento. Ha la generosa fluvialità dei grandi romanzi storici di una volta, ricchi di personaggi, simboli, amori che s’infrangono sulla scogliera del tempo. Con quei romanzi La mano di Fatima ha in comune l’energia narrativa, la capacità di regalare al lettore emozioni forti e impressioni delicate, momenti di riflessione e puro piacere della lettura. Ambientato nella Spagna del Cinquecento, in quell’inferno che fu la sanguinosa rivolta dei moriscos contro i cristiani, il romanzo narra la storia di un piccolo grande uomo costretto a lottare contro l’intolleranza e il fanatismo. Nei villaggi delle Alpujarras esplode il grido della rivolta: un giovane uomo lotta per il suo popolo e incontra l’amore Dicembre del 1568. I rintocchi della campana rompono la gelida atmosfera di un piccolo villaggio delle Alpujarras adagiato sui contrafforti della Sierra Nevada. Duecento tra uomini, donne e bambini assistono alla funzione domenicale. Solo alcuni credono davvero in Cristo, molti invece sono moriscos, musulmani costretti ad abbracciare, per volontà dell’arcivescovo di Toledo, la religione cristiana. In pubblico, tutti si fanno il segno della croce, in segreto pregano il Profeta. In questo piccolo popolo di umiliati incontriamo Hernando Ruiz, quattordici anni, grandi occhi azzurri segnati da ciglia folte e nere, nato da uno stupro: sua mamma Aisha, musulmana spagnola, è stata violentata da un sacerdote cristiano. Ecco perché in paese Hernando è chiamato “il Nazareno”. Diviso tra due fedi, guardato con sospetto dagli abitanti del villaggio, Hernando si trova presto davanti a un’occasione di riscatto. Che giunge quando, nella sua comunità, esplode il grido della ribellione contro le autorità cristiane. I musulmani convertiti a forza saccheggiano senza pietà paesi, case e chiese. La repressione è durissima. Vedremo Hernando lottare per la libertà dei suoi correligionari ma anche salvare un bimbo cristiano dalla furia cieca del suo popolo, lo vedremo assistere impotente alle torture, organizzare una rete di resistenza, innamorarsi di una mamma bambina di nome Fatima, perderla e poi ritrovarla, fin quando nella sua vita si affaccerà la cattolica Isabel. E allora sarà accusato di aver tradito i suoi fratelli di fede… Tra invenzione e storia, un romanzo appassionante che racconta una spietata ribellione soffocata nel sangue Una folla di personaggi, simboli, eventi, ruota nell’orbita di Hernando, eroe saggio e incompreso. Intorno a lui, come emersa dal silenzio della storia, si ricompone la rivolta dei moriscos, eredi del grande califfato di Granada e cacciati dalla Spagna di Filippo III, torturati, dispersi, schiavizzati. Le loro voci, le speranze, le sventure, i brividi dell’amore: tutto fluisce nell’intreccio di questo romanzo ora drammatico, ora avventuroso, sempre capace di regalare ai lettori quel gusto di scoprire, proseguire, girare una pagina dopo l’altra sospinti dalla più bella tra le inquietudini: vedere come finisce la storia. Edizione Longanesi € 22,00 EDIZIONE CLUB € 17,60 Risparmio € 4,40 792 pagine - Codice 785725
2 Il Circolo • N° 388 • I N P R I M O P I A N O IL SEGRETO DEI MILLE ANNI DI COSTANTIN EDWARD N. LUTTWAK LA GRANDE STRATEGIA DELL’IMPERO BIZANTINO Edward N. Luttwak (Arad, Romania, 1942), noto esperto di economia, politica e strategia militare, è consigliere del Center for Strategic and International Studies di Washington. Tra i suoi saggi più famosi, in edizione italiana, ricordiamo: La grande strategia dell’Impero romano (1981), Strategia (1989) e C’era una volta il sogno americano (1994). COSÌ LA CRITICA «Più diplomazia e più intelligence: questo è il modello giusto per gli Stati Uniti». Corriere della Sera SUBITO SUL SITO ALCUNE PAGINE Durò più dell’Impero Romano e di quello Ottomano che gli subentrò: un celebre economista e politologo ci spiega perché. Anche se meno celebrato e studiato del suo “gemello” occidentale, l’Impero Romano d’Oriente ha dominato per mille anni un vastissimo territorio multietnico. Le sue frontiere erano più difficili da difendere, il suo esercito meno addestrato, i suoi nemici più agguerriti, le sue risorse inferiori a quelle di Roma. Che però nel 476 d.C. è caduta, mentre Costantinopoli diventava il cuore di una cultura straordinaria nella quale l’arte, la letteratura e la filosofia greche si fondevano con il diritto romano e la spiritualità cristiana. Come è stato possibile tutto ciò? Un modello di intelligenza politica da copiare Il segreto di una sopravvivenza tanto longeva sta nella strategia politica e militare elaborata dagli imperatori d’Oriente, un modello basato non tanto sulla forza militare, come quello occidentale, quanto sulle sottili arti della diplomazia e di quella che oggi chiameremmo intelligence. Un gioco di “bizantinismi”, appunto, una sottile quanto resistente trama di alleanze, trattative, matrimoni, scambi commerciali basati prima di tutto su un lavoro di spionaggio spregiudicato e dettagliato, sulla profonda conoscenza del nemico e sulla capacità di adattare di volta in volta le tattiche all’interlocutore. Sul fronte militare Bisanzio cercò sempre di evitare gli scontri diretti mantenendo alta la tensione, come se si fosse sempre in guerra, ma scendendo in campo solo quando le probabilità di vittoria erano alte. E, più che combattere direttamente, i bizantini preferirono lasciare che i nemici si indebolisse- ro lottando tra loro, magari proprio dietro sovvenzioni dall’impero. Senza mai dimenticare che il nemico di oggi può essere l’alleato di domani, i generali di Costantinopoli furono maestri nell’imparare dagli avversari nuove metodologie di combattimento come l’uso degli agili e veloci arcieri a cavallo con i quali gli Unni stavano terrorizzando l’Europa. E sul fronte interno Bisanzio dimostrò uguale intraprendenza e intelligenza, poiché cercò sempre di assimilare e integrare i popoli assoggettati, sfruttando di ciascuno le conoscenze, le tecnologie, la cultura. Un affresco che illumina il passato, il presente e il futuro A questa straordinaria civiltà Edward Luttwak ha dedicato trent’anni di studi condotti non da bizantinista interessato al passato, ma da quel genio della strategia politica e militare qual è. In decenni trascorsi a viaggiare, indagare, consultare testi fino a poco fa inaccessibili, l’autore è riuscito a ricostruire quel “codice operativo” non scritto che ha diretto le scelte degli imperatori bizantini, permettendo a Costantinopoli di diventare la capitale dell’impero più longevo di sempre. Il risultato è un grande affresco che abbraccia mille anni di storia, per spiegarci cosa dovremmo fare per costruire il presente e il futuro. Edizione Rizzoli € 25,00 EDIZIONE CLUB € 17,50 Risparmio € 7,50 552 pagine Codice 788240 SCONTO 30%
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