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Seminario ANAI Elvira Tonelli II

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Musei Civici Imola- Fondo Tozzoni


il sito web www.graphicatlas.org


www.imagepermanenceinstitute.org


Dagherrotipo<br />

Dagherrotipo, dal nome dell’inventore, Jacques Mandé Daguerre<br />

Presentato al pubblico nel dallo scienziato François Arago, presso<br />

L'Académie des Sciences e dell'Académie des Beaux Arts nel 1839<br />

E’ una lastra di rame su cui è stato applicato uno strato d‘argento.<br />

L’argento viene sensibilizzato alla luce con vapori di iodio.<br />

La lastra deve quindi essere esposta entro un'ora e per un periodo variabile<br />

tra i 10 e i 15 minuti. Successivamente l’introduzione di nuove ottiche<br />

permise esposizioni tali da permettere di realizzare ritratti fotografici<br />

Lo sviluppo avviene mediante vapori di mercurio a circa 60°C.<br />

Il fissaggio conclusivo si ottiene con una soluzione di iposolfito di sodio.


Alla maniera americana: Union Case


Identificazione<br />

•Spesso immagine in astuccio<br />

•L’immagine appare positiva o negativa a seconda dell’angolazione da cui la si<br />

osserva<br />

•Se il retro dell’immagine è accessibile si può riconoscere il rame che costituisce il<br />

supporto


La superficie del dagherrotipo è<br />

estremamente sensibile , il dettaglio<br />

all’ingrandimento è stupefacente


Archivio della Tavola Valdese: lastra dagherrotipica smontata


Ambrotipo<br />

Ambrotipia è un procedimento fotografico per la produzione di immagini su<br />

vetro. Inventato nel 1852 da Frederick Scott Archer.<br />

Il legante del procedimento era il collodio, che miscelato con del sale veniva steso<br />

su di un vetro pulito. Prima dell'asciugatura della soluzione, si immergeva il<br />

vetro in una soluzione di nitrato d'argento per la foto sensibilizzazione. Dopo<br />

quattro o cinque minuti la lastra era pronta per l'esposizione, che richiedeva un<br />

tempo compreso tra sessanta secondi a circa due minuti, dipendente dalla luce<br />

disponibile.<br />

L'esposizione doveva essere completata prima dell'asciugatura della lastra.<br />

Il passaggio finale si otteneva con la verniciatura della lastra completamente<br />

asciutta nel lato del collodio, che trasformava il negativo in un ambrotipo, in<br />

alternativa si sistemava la lastra su un telo nero.


Spesso in astuccio come i dagherrotipi<br />

Frequentemente colorati a mano<br />

Fragilità fisico chimica del supporto<br />

Distacco delle vernici o dei<br />

fondi utilizzati per l’inversione dei toni<br />

Delicatezza dell’emulsione, presenza di<br />

graffi, reticoli o sgretolamento


Ambrotipi dal fondo Habury


Ferrotipi<br />

•Ripresa diretta su lastra laccata in nero con emulsione al collodio<br />

•Immagini spesso senza nessun montaggio-<br />

•Utilizzare una calamita<br />

•Emulsione sensibile ai graffi – ruggine- deformazione del supporto


•Calotype – 1841-1860<br />

Negativi fotografici<br />

Supporto carta:<br />

•Negativo su carta cerata 1841-1860<br />

•Negativo Eastman 1886-1890<br />

Supporto vetro<br />

•Lastra albuminata 1847-1860<br />

•Lastra al collodio 1851-1880<br />

•Lastra alla gelatina 1878-1950<br />

Supporto plastica<br />

•Negativi al nitrato di cellulosa 1889-1951<br />

•Negativi all’acetato di cellulosa 1923-<br />

•Negativi con supporto poliestere 1955


CCBO Fondo Comaschi


Il vetro<br />

Vetro antico con eccessi di ossidi di sodio o potassio provoca<br />

maggiore sensibilità all’umidità e produzione di alcali che si<br />

manifestano come<br />

Cancro del vetro<br />

Weeping<br />

Dagli anni 20 viene introdotto ossido di alluminio che produce un<br />

vetro più stabile


Negativi al collodio<br />

Procedimento<br />

Pulire la lastra di vetro<br />

Versare una soluzione di nitrato di cellulosa disciolto<br />

con ioduro di potassio e basculando la lastra fare scolare l’eccesso da un angolo<br />

Sensibilizzare la lastra con un bagno di nitrato d’argento addissionato con ioduro<br />

di potassio e acido nitrico<br />

Esporre la lastra (dapprima umida più tardi nel tempo anche dopo<br />

l’essicazione )<br />

Sviluppare la lastra (prevalentemente veniva usato il pirogallolo) e fissarla<br />

coatings<br />

Spesso la lastra veniva verniciata per rendere l’emulsione più resistente ai graffi


Lastre alla gelatina<br />

Nel 1871 Richard Leach Maddox pubblica una<br />

ricetta di emulsione a base di bromuro<br />

d’argento e gelatina animale<br />

Nel 1878 Charles Bennet introducendo la<br />

variante della «maturazione» dell’emulsione<br />

apre al strada alla produzione dii lastre a<br />

grande sensibilità<br />

Già nel 1880 le lastre vengono prodotte a livello<br />

industriale.<br />

Negli anni 90 vengono prodotte le prime lastre<br />

ortocromatiche che estendono la sensibilità


Formati tipici<br />

30x40<br />

24x30<br />

21x29<br />

21x27<br />

18x24<br />

13x18<br />

10x15<br />

9x12<br />

8x10 (lantern slide Usa)<br />

8x8 (lantern slide UK)


Manipolazione<br />

Non utilizzate guanti in cotone! Le lastre scivolano.<br />

Guanti usa e getta in lattice o neoprene assicurano una presa migliore.<br />

Prendere le lastre dai bordi, evitare di maneggiarle in prossimità degli<br />

angoli<br />

Trasportare le lastre orizzontalmente<br />

Lavorare su superfici pulite, asciutte .<br />

Utilizzare una base di appoggio piana in plastica ricoperta da carta<br />

assorbente per attutire eventuali colpi<br />

Non appoggiare nulla sopra la lastre<br />

Apporre il numero di inventario alla busta prima di inserirvi la lastra<br />

La lastra va posta con l’emulsione sul piatto della busta a 4 falde<br />

I frammenti di vetro piccoli rinvenuti nelle scatole devono essere<br />

maneggiati il meno possibile e conservati a parte con riferimento alla<br />

lastra o al contenitore da cui provengono


Attenzione a:<br />

• Sollevamento dell’emulsione (anche quando è sotto vernici o maschere)<br />

• Supporti rotti/frammentati -<br />

• Supporti «restaurati»<br />

• Supporti incrinati<br />

• Negativi verniciati (lato vetro e lato emulsione)<br />

• Muffe o tracce di attacchi biologici<br />

• Negativi con tracce di adesivo<br />

• Maschere in carta nera


Tipologie di danni al supporto<br />

Semplice rottura<br />

Rotturae<br />

lacuna<br />

Fate clic per modificare il formato del testo della<br />

struttura<br />

Lacuna<br />

− Secondo livello struttura<br />

Terzo livello struttura<br />

− Quarto livello struttura<br />

Quinto livello struttura<br />

Sesto livello struttura<br />

• Settimo livello strutturaFare clic per modificare stili del<br />

testo dello schema<br />

– Secondo livello<br />

Frammentazione<br />

• Terzo livello<br />

– Quarto livello<br />

» Quinto livello


Sollevamento dell’emulsione<br />

Più che le fratture del supporto e le<br />

lacune sono da ritenersi gravi gli<br />

episodi in cui si ha il sollevamento<br />

della gelatina, in genere questa<br />

alterazione è causata da problemi<br />

nella fabbricazione della lastra o da<br />

alterazioni del supporto secondario<br />

comunemente note con il nome<br />

“cancro del vetro” che causano il<br />

distacco dell’emulsione dal suo<br />

supporto. Questi danni, che mettono a<br />

rischio la permanenza dell’emulsione<br />

argentica e dell’immagine hanno per<br />

noi la massima priorità di restauro


Housing<br />

Ogni lastra è stata dotata di una busta del tipo a quatto falde in<br />

carta 120 gr/m idonea alla conservazione e collocata<br />

verticalmente sul lato maggiore in scatole in cartone<br />

conservazione rivestite in tela.


Lastre in vetro<br />

Decadimento dell’immagine argentica<br />

Deterioramento del vetro<br />

Danni all’emulsione<br />

Muffe<br />

Normativa: iso 18902 e 18918<br />

Sufficiente: room storage (20°C 30-50% UR)<br />

Buona : cool storage (12°C 30-50% UR)<br />

Ottima : cold storage (4°C 30-50% UR)

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