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Il Museo: contenuti e immagini - Fondazione Centro Culturale Valdese

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<strong>Museo</strong><br />

<strong>Valdese</strong> di di<br />

Prali Prali<br />

Collocato in uno dei più antichi templi valdesi, risalente al 1556, l’unico a non essere stato<br />

distrutto nel corso delle persecuzioni del 1600, come testimonia la lapide posta sulla facciata. <strong>Il</strong><br />

museo documenta così l’identità della comunità valdese attraverso le vicende dei suoi locali di culto.<br />

I pannelli alle pareti seguono le vicende storiche: da clandestini in periodo medievale privi perciò<br />

di locali, i valdesi passano con la Riforma del XVI secolo alla predicazione pubblica e di<br />

conseguenza alla costruzione dei primi edifici (“tempio” è la traduzione del termine francese<br />

“temple”); le repressioni e le persecuzioni del Seicento conducono alla distruzione sia degli edifici<br />

sia delle comunità; gli uni e le altre saranno ricostruiti nel Settecento nel periodo dell’isolamento.<br />

Nell’Ottocento il tempio, sin qui luogo esclusivo della vita comunitaria, sarà affiancato da altri poli di<br />

attività: le scuole, le sale di riunioni, fino al XX secolo quando la comunità si apre ai problemi del<br />

mondo, simbolicamente rappresentato con un’immagine del <strong>Centro</strong> Ecumenico Agape.<br />

<strong>Il</strong> discorso museale si muove però anche a livello evocativo: una scuola domenicale e un gruppo<br />

corale affiancati al pulpito ricordano la varietà della vita ecclesiale, le panche disposte a quadrato<br />

volte al pulpito riproducono la disposizione originaria.<br />

A ricordare i diversi aspetti della vita comunitaria stanno le figure sulle gallerie: l’anziano di<br />

chiesa, il maestro, la donna, il catecumeno, la moglie del pastore, la deputata al Sinodo. Le loro<br />

testimonianze si possono udire nel video.<br />

Le bacheche e il locale d’ingresso documentano alcuni aspetti sociologici della vita di Prali: il<br />

Comune, la borgata, i lavori nei campi, la cucina e la miniera.


6<br />

1<br />

8<br />

9<br />

10<br />

II PANNELLI<br />

Pulpito<br />

11 12<br />

2 3<br />

1. IL MEDIOEVO – LA GROTTA TEMPIO<br />

2. IL CINQUECENTO – IL TEMPIO COSTRUITO<br />

3. IL SEICENTO – IL TEMPIO DISTRUTTO<br />

4. IL SETTECENTO – IL TEMPIO RICOSTUITO<br />

5. L’OTTOCENTO – ATTORNO AL TEMPIO<br />

6. IL NOVECENTO – DAL TEMPIO ALLA SOCIETA’<br />

7. LA CORALE VALDESE<br />

8. LA SCUOLA DOMENICALE<br />

9. COMUNI E COMUNITA’ DI VALLE<br />

10. LA STORIA DELLA VALLE<br />

11. LA BORGATA<br />

12. L’ISTRUZIONE<br />

13. IL TERRITORIO<br />

7<br />

13<br />

5<br />

4


IL IL MEDIOEVO – – LA LA GROTTA TEMPIO TEMPIO<br />

Nel Medioevo, la presenza cristiana nelle valli Valdesi è<br />

limitata a pochi centri, quali San Martino, San Giovanni,<br />

Pinerolo, estendendosi poi progressivamente, con la<br />

costruzione di nuove chiese, nei diversi centri: Luserna, la<br />

Torre, Prali, Perrero.<br />

I valdesi, condannati come eretici, sono costretti alla<br />

clandestinità.<br />

I “Poveri”, così si definiscono i valdesi in età<br />

medioevale, non hanno diritto all’esistenza nella società del<br />

loro tempo.<br />

Sono considerati eretici dalla Chiesa e sovversivi dal<br />

potere civile per le loro posizioni critiche nei confronti delle<br />

istituzione del tempo: rifiuto del giuramento, della guerra,<br />

delle decime e di dottrine che la Chiesa sta allora introducendo: transustanziazione, Purgatorio, o pratiche<br />

religiose; ave Maria, culto dei santi.<br />

Costretti alla clandestinità e senza poter disporre di locali di culto, i Valdesi si ritrovano in rare occasioni e<br />

sempre con grandi precauzioni per evitare denunce.<br />

I loro luoghi di incontro sono le case private, le cucine o le stalle, ma anche località nascoste e aperta<br />

campagna.<br />

si è venuta creando così la tradizione di grotte che sarebbe state utilizzate<br />

anche come luoghi di culto.<br />

La più nota la Ghieisa d’la Tana in Val d’Angrogna.<br />

A mantenere uniti i fedeli disseminati attraverso l’Europa sono i predicatori<br />

itineranti, detti, nel XV° secolo, “barba”, cioè “zii” nella lingua locale.<br />

A due a due, fingendosi pellegrino esercitando un mestiere itinerante come<br />

il mercante o il corriere, per sfuggire all’Inquisizione, si spostano nell’area loro<br />

assegnata.<br />

I “barba”, fermandosi pochi giorni in una località, trasmettono il loro<br />

insegnamento e rinsaldano le convinzioni dei fedeli con incontri e colloqui.<br />

<strong>Il</strong> culto che questi gruppi valdesi tengono di nascosto è molto semplice:<br />

meditazione di passi delle Scritture e preghiere; si tratta di conversazioni<br />

familiari più che di vere funzioni.<br />

I fedeli hanno anche l’abitudine di confessarsi al barba che annuncia loro il<br />

perdono citando passi del Vangelo.<br />

Cronologia<br />

1173 – Conversione di Valdo<br />

1176 – La battaglia di Legnano<br />

1184 – <strong>Il</strong> Papa imperatore a Verona condanna i Poveri di Lione<br />

1215 – <strong>Il</strong> IV Concilio Laterano scomunica i Valdesi<br />

1218 – Colloquio di bergamo incontro tra i “Poveri” lombardi e i “Poveri” di Lione<br />

1232 – Gregorio IX istituisce l ’ inquisizione<br />

1266 – Diffusione dei Valdesi in Austria<br />

1309 – <strong>Il</strong> papato ad Avignone<br />

1316 – Berbard Gui inquisitore in Linguadoca<br />

1376 – Borelli inquisitore in Delfinato<br />

1380 – Inquisizione in Boemia<br />

1392 – Zwicker inquisitore in Germania<br />

1453 – Caduta di Costantinopoli<br />

1458 – Federico Reiser martire a Strasburgo<br />

1476 – Andrea Acquapendente inquisitore in val Luserna<br />

1484 – Crociata di Carlo I di Savoia in val Luserna<br />

1487-88 – Crociata del Cattaneo in Delfinato<br />

1492 – Scoperta dell’<br />

America<br />

1494 – Martirio di barba martino e Giovanni a Oulx<br />

1498 – Luca di Praga prende contatti con i valdesi del contro e nord d’Italia


IL IL CINQUECENTO – – IL IL TEMPIO TEMPIO COSTRUITO<br />

La diffusione della riforma protestante, agli inizi del<br />

Cinquecento, apre un periodo di profonda trasformazione<br />

anche belle valli dove la presenza valdese era stata<br />

importante.<br />

La maggioranza della popolazione aderisce alle nuove idee<br />

e accorre a sentire i predicatori che giungono da Ginevra.<br />

Per alcuni anni si utilizzano per queste predicazioni le<br />

chiese esistenti, che di norma, appartengono alle comunità<br />

locali e che i preti cattolici hanno abbandonata.<br />

La situazione si stabilizzerà a poco a poco con la ripresa<br />

cattolica e l’intervento dello Stato, che restituirà alla Chiesa romana la sua preminenza giuridica, costringendo<br />

i Valdesi a costruire edifici propri per il loro culto. Questo avverrà intorno al<br />

1555.<br />

Templi valdesi costruiti durante il periodo della riforma<br />

Prali, Massello, Villasecca, Maniglia, Rodoretto, S. Germano, Pramollo,<br />

Roccapiatta, Angrogna, Ciabas, Rora, Torre.<br />

L’uso valdese di definire “tempio” il locale di culto è particolare e<br />

insolito, perché abitualmente il termine si riferisce a santuari pagani.<br />

Derivato dal protestantesimo francese ha però anche una valenza teologica<br />

precisa: la chiesa è per il mondo evangelico la comunità dei credenti, non<br />

l’edificio, che non è infatti consacrato.<br />

<strong>Il</strong> tempio valdese è costruito come semplice luogo di incontro dei fedeli; la sua sobrietà colpisce che è<br />

abituato agli edifici di culto di altre confessioni cristiane, generalmente molto più ricchi. Di qui il<br />

termini spregiativo “ciabàs”, casaccia, con cui viene definito l’edificio costruito sulla collina di San<br />

Giovanni.<br />

Si tratta di una costruzione ridotta all’essenziale, quattro mura, un tetto che ripari dalle intemperie; l’arredo<br />

è anch’esso ridotto all’essenziale: una cattedra per il predicatore, qualche sedile per donne e bambini, spesso<br />

solo tronchi o sgabelli.<br />

Sono assenti gli elementi che caratterizzano le chiese tradizionali, l’altare, le <strong>immagini</strong>, il campabile, il<br />

confessionale.<br />

Anche il culto, la funzione religiosa che si svolge nel tempio riformato, ha gli stessi caratteri dell’edificio<br />

massima sobrietà e concentrazione sull’essenziale.<br />

<strong>Il</strong> predicatore non indossa più i paramenti ma si veste come tutti coloro che hanno compiuto studi<br />

universitari con la toga dottorale, come i professori, gli avvocati.<br />

Lo schema del culto resta quello della massa: le ttura della Scrittura; confessione del peccato; preghiera;<br />

omelia, battesimo e comunione. Quest’ultima non viene celebrata tutte le domeniche e riprende il significato<br />

dell’eucarestia dei primi cristiani: gesto che ricorda la morte di Gesù. Grande rilievo viene dato alla<br />

predicazione che consiste essenzialmente in una spiegazione della Bibbia.<br />

Nel 1532 i Valdesi decidono di fare tradurre la Bibbia.<br />

Sarà Olivetano, cugino di calcino,a realizzare l’opera, stampata poi nel 1535.<br />

Al centro del culto protestante sta la predicazione, il sermone, commento della Scrittura.<br />

Cronologia<br />

1517 – Le 95 tesi di Lutero<br />

1526 – Riunione del Capitolo generale valdese al Laus (val Chisone)<br />

1527 – Missione di barba Giorgio di Calabria in Svizzera<br />

1532 – Assemblea di Chanforan<br />

1534 – <strong>Fondazione</strong> dei Gesuiti<br />

1535 – Pubblicazione della Bibbia di Olivetano<br />

1536 – I Francesi occupano il Piemonte<br />

1545-63 – Concilio di Trento<br />

1545 – Massacro dei valdesi di Provenza<br />

1558 – Martirio di Goffredo Varaglia a Torino<br />

1560-61 – Guerra sabaudo-valdese del Conte di trinità<br />

1561 – Accordo di Cavour<br />

1572 – Strage di S. Bartolomeo


IL IL SEICENTO – – IL IL TEMPIO TEMPIO DISTRUTTO<br />

Anche le popolazioni delle Alpi Cozie vivono<br />

la tragica esperienza della storia europea; essendo<br />

i sovrani di delfinato e Piemonte cattolici, al loro<br />

è conseguentemente religione di Stato, mentre il<br />

culto riformato, strettamente limitato, viene<br />

progressivamente soppresso.<br />

Vengono dapprima chiusi i locali di culto<br />

nelle borgate, dove i maestri, oltre ad insegnare<br />

svolgono anche il compito pastorale e<br />

presiedono le funzioni.<br />

Sono espulsi i pastori ritenuti troppo attivi e,<br />

contemporaneamente, vengono organizzate<br />

missioni di ordine religiosi.<br />

Nel 1685 Luigi XIV revoca le libertà di cui<br />

godevano i suoi sudditi ugonotti e sopprime il<br />

culto protestante: gli abitanti della val Chisone e val Pragelato sceglieranno l’esilio in Germania piuttosto che<br />

l’abiura.<br />

La minoranza valdese, non intendono rinunciare a quello che considerava<br />

un diritto fondamentale, la libertà di coscienza e di culto, oppone resistenza al<br />

potere ducale, caso unico nell’Europa del tempo.<br />

Sorgono scontri e guerriglie in cui i Valdesi riescono quasi sempre vincitori<br />

grazie all’appoggio dei protestanti europei.<br />

Nel corso di questi scontri i templi vengono spesso distrutti.<br />

Nel 1686 Vittorio Amedeo II abolì la religione riformata nelle sue terre e i<br />

valdesi furono brutalmente repressi, la maggioranza morì negli scontri e nelle<br />

carceri. Tutti i templi furono rasi al suolo eccetto quello di Prali perché<br />

utilizzato dalle famiglie cattoliche immigrate dalla Savoia.<br />

Cronologia<br />

1618 – Inizio della guerra dei 30 anni<br />

1630 – La peste nelle valli valdesi<br />

1644 – Antoine Leger si rifugia a Ginevra<br />

1648 – Pace di Westfalia<br />

1650 – La “De propaganda Fide” inizia la sua attività a Torino<br />

1653-58 – Cromwell Lord Protector<br />

1655 – Le pasque piemontesi<br />

1663 – La “guerra dei banditi” nelle valli valdesi<br />

1686 – Editto di Vittorio Amedeo II, massacro e prigionia dei valdesi<br />

1687 – Esilio dei valdesi<br />

1688 – “ Gloriosa Rivoluzione”<br />

in Inghilterra<br />

1689 – Rimpatrio del valdesi<br />

1698 – I riformati espulsi dalla Val Chisone


IL IL SETTECENTO – – IL IL TEMPIO TEMPIO RICOSTRUITO<br />

Rientrati dall’esilio, nel 1689, i Valdesi<br />

ricostruiscono i loro templi.<br />

Date le loro precarie condizioni economiche e<br />

il permanere delle guerre, l’impresa risulterà<br />

molto difficile e sarà realizzata molto lentamente<br />

e solo grazie all’aiuto dei paesi protestanti.<br />

Per parte loro i re di Sardegna rafforzano la<br />

presenza cattolica, nelle valli valdesi, con la<br />

costruzione o il restauro di molte chiese.<br />

Come in tutte le chiese cristiane dell’epoca le<br />

funzioni sono molto numerose. La domenica,<br />

oltre al culto mattutino, si tiene nel pomeriggio<br />

una assemblea per l’istruzione religiosa, con<br />

spiegazione del catechismo; anche nel croso della<br />

settimana si tengono momenti di mediazione,<br />

presieduti dal maestro parrocchiale con lettura di passi della bibbia, canto e preghiera.<br />

<strong>Il</strong> canto ha occupato sempre un largo spazio nella vita delle chiese valdesi.<br />

All’epoca della Riforma, a Ginevra, poeti e musicisti<br />

realizzano il rigetto grandioso di mettere in musica l’intero<br />

salterio. In particolare, dal ’700 fino al XIX secolo, è stato<br />

questo l’unico patrimonio canoro dei valdesi.<br />

Cronologia<br />

1706 – Vittorio Amedeo II si rifugia nelle valli valdesi<br />

1721 – Muore Enrico Arnaud in Germania<br />

1738 – G. Wesley dà inizio al “ Risveglio”<br />

1730 – Gli ultimi riformati sono espulsi dalla val Pragelato<br />

1735 – <strong>Fondazione</strong> del Comitato Vallone in Olanda<br />

1751 – Si pubblica l ’ Enciclopedia<br />

1740 – Ospizio dei Catecumeni a Pinerolo<br />

1748 – Creazione del Vescovato di Pinerolo<br />

1783 – Indipendenza degli Stati Uniti<br />

1769 – <strong>Fondazione</strong> della scuola latina a Torre Pellice<br />

1799 – Repubblica Piemontese<br />

1789 – Rivoluzione francese


LL’’OTTOCENTO<br />

OTTOCENTO – – ATTORNO AL AL TEMPIO TEMPIO<br />

Nel corso dell’Ottocento, la vita delle chiese valdesi<br />

subisce un profondo cambiamento sotto l’aspetto giuridico<br />

e spirituale.<br />

Le Lettere Patenti di Carlo Alberto del 17 febbrario<br />

1848 aboliscono le discriminazioni giuridiche e le<br />

limitazioni territoriali; si verifica di conseguenza una forte<br />

emigrazione dei valdesi verso il fondo valle.<br />

A seguito di maggiori disponibilità economiche e di<br />

donazioni dall’estero, i templi preesistenti vengono rifatti o<br />

ammodernati con pavimenti di pietra o di legno, stufe per il<br />

riscaldamento; ne vengono anche costruiti di nuovi, come<br />

Rodoretto, Rorà, e altri in località che erano fuori del<br />

territorio tradizionale: Torre Pellice, Pinerolo, Perrero, Chiotti.<br />

Per influenza del movimento religioso europeo, detto del risveglio, la vita religiosa della chiesa diventa<br />

molto più articolata e non ha più il tempio come unico luogo di riferimento.<br />

<strong>Il</strong> tempio subisce in questo periodo una trasformazione. Accanto ai culti tradizionali esso ospita altre<br />

espressioni di vita religiosa: la scuola dei bambini, le feste di natale e del 17 febbraio, vi si celebrano<br />

matrimoni e funerali.<br />

Armonium e organi accompagnano il canto dell’assemblea.<br />

Anche la disposizione interna viene mutata: i banchi non sono più disposti a semicerchio, ma allineati<br />

verso il pulpito secondo l’impianto delle chiese tradizionali, si costruiscono gallerie per accrescere lo spazio<br />

disponibile.<br />

Grande importanza assumono in questo periodo le scuole. Costituite in<br />

ogni borgata della parrocchia, oltre alla naturale funzione scolastica esse<br />

hanno anche un carattere ecclesiastico.<br />

Le scuole sono finanziate e gestite dalla chiese sia per l’insegnamento<br />

biblico, che occupa un posto rilevante, sia perché vi si tengono attività<br />

religiose e culturali a cura dei pastori e delle varie associazioni.<br />

Accanto al tempio e alle scuole si costruiscono via via delle sale in cui si<br />

tengono attività di carattere culturale e ricreativo; recitazione di pezzi teatrali a<br />

soggetto religioso; concerti; conferenze.<br />

Ad animare queste attività sono le Unioni giovanili (maschili e femminili),<br />

collegate con associazioni protestanti internazionali, che sono vere e proprie<br />

scuole di formazione per responsabili locali sia in campo ecclesiastico sia<br />

amministrativo.<br />

Analogo è lo spirito delle “Corali” (società di canto), che svolgono<br />

programmi di formazione musicale con repertorio religioso e folcloristico.<br />

Cronologia<br />

1805 – I Valdesi annessi alle chiese francesi<br />

1815 – Congresso di Vienne<br />

1831 – <strong>Fondazione</strong> del Collegio <strong>Valdese</strong><br />

1831 – Mazzini fonda la Giovane Italia<br />

1848 – Lettere patenti di Carlo Alberto<br />

1853 – Inaugurazione del tempio di Torino<br />

1859 – Primi emigrati valdesi in Uruguay<br />

1860 – Spedizione dei Mille<br />

1860 – <strong>Fondazione</strong> del Comitato di Evangelizzazione<br />

1861 – Facoltà di teologia a Firenze<br />

1870 – Roma capitale d ’ Italia<br />

1871 – inaugurazione dell’Ospedale <strong>Valdese</strong> di Torino<br />

1881 – <strong>Fondazione</strong> della Società di Storia <strong>Valdese</strong><br />

1883 – Inaugurazione del primo tempio di Roma<br />

1894 – Costruzione dell’Asilo per vecchi di S. Germano


IL IL NOVECENTO – – DAL DAL TEMPIO TEMPIO ALLA ALLA<br />

SOCIETA’ SOCIETA’<br />

Nel Novecento, a subire profonde<br />

trasformazioni, è la vita della comunità valdese<br />

nel contesto della società, a causa della<br />

secolarizzazione, del dialogo e del rinnovamento<br />

religioso.<br />

In questo periodo non si hanno mutamenti<br />

sostanziali in campo architettonico, salvo la<br />

costruzione di due nuovi templi a S. secondo e<br />

Villar Perosa, imposta dal flusso migratorio dalle<br />

alte valli.<br />

La chiesa è sempre più consapevole che la<br />

fede cristiana non si vive solo nella pratica<br />

religiosa entro le mura del tempio; essa non è<br />

solo ricerca spirituale, ma impegno di vita nella<br />

realtà quotidiana; il tempio si apre al mondo.<br />

Con la costruzione del nuovo tempio, l’edificio storico cessa la sua funzione ecclesiale e ne trova una<br />

nuova.<br />

È questo l’esempio del tempio di Prali, dove, a partire dal 1965, si realizza un impianto mussale che<br />

diventa luogo di memoria della storia e delle tradizioni della Valle.<br />

<strong>Il</strong> vecchio “tempio museo” sta a significare che la fede non è fenomeno recente, ma ha radici antiche ed è<br />

fede che si intreccia con la storia delle valli valdesi e del nostro paese.<br />

L’idea di un luogo di incontro per la gioventù valdese sorge alla fine della guerra, ma il pastore Tullio<br />

Vinay, che ne ha la responsabilità, lo ridisegna in una dimensione internazionale ed ecumenica. Inaugurata nel<br />

1951 il centro di agape diventa un luogo dove si incontrano l’evangelo e il mondo.<br />

Tale resterà nel tempo e, specie nel periodo della guerra fredda e della contestazione, esso diverrà uno<br />

spazio privilegiato di confronto indipendentemente dalla professione di fede e dalle ideologie, verrà condotto<br />

un dialogo tra persone che rappresentano le più diverse realtà del mondo moderno: Terzo Mondo ed<br />

Europea, marxismo e liberalismo, religioni e confessioni cristiane.<br />

Cronologia<br />

1905 – Separazione Chiesa-Stato in Francia<br />

1908 – Si pubblica il settimanale “La Luce”<br />

1914 – Inaugurazione del secondo tempio di Roma<br />

1914 – Prima guerra mondiale<br />

1920 – Primo Congresso Evangelico<br />

1922 – Inaugurati i convitti di Torre Pellice e Pomaretto<br />

1927 – Inaugurazione del tempio di Palermo<br />

1929 – Concordato Stato Chiesa<br />

1931 – Giovanni Miegge direttore del mensile “Gioventù Cristiana”<br />

1938 – Federazione delle Unioni Valdesi<br />

1939 – Seconda guerra mondiale<br />

1951 – Inaugurazione del <strong>Centro</strong> di Agape (Praly)<br />

1961 – Inizio del Servizio Cristiano di Riesi (Palermo)<br />

1948 – <strong>Fondazione</strong> del Consiglio Ecumenico delle Chiese<br />

1967 – Federazione delle Chiese Evangeliche<br />

1984 – Intesa fra Repubblica e Tavola <strong>Valdese</strong>


LA LA CORALE CORALE VALDESE<br />

Nello svolgimento del loro culto le chiese<br />

valdesi non ebbero sino a fine ottocento ricorsi a<br />

cori e a strumenti musicali; il canto era infatti<br />

riservato all’assemblea dei fedeli.<br />

Con l’avvento del Romanticismo in campo<br />

culturale e del Risveglio in quello religioso una<br />

nuova sensibilità si manifestò nel<br />

protestantesimo mondiale (basti ricordare gli<br />

spirituals e i gospels).<br />

Di conseguenza anche nelle chiese valdesi<br />

sorsero gruppi di canto, cori misti a 4 voci, che<br />

assunsero dal termini francese di “Chorale” la<br />

denominazione di “Corale”.<br />

Legati alla vita parrocchiale in modo più o<br />

meno stretto spesso diretti dal pastore stesso o<br />

dalla moglie.<br />

Con l’esecuzione di repertorio vario, religioso e popolare, in assemblee particolari o concerti, le Corali<br />

hanno contribuito a mantenere nella comunità valdese una sensibilità musicale e religiosa facendo del canto<br />

una espressione della vita personale e comunitaria della fede evangelica.<br />

LA LA SCUOLA SCUOLA DOMENICALE<br />

Nelle chiese valdesi l’istruzione religiosa era<br />

anticamente impartita nelle scuole confessionali<br />

prima che diventassero comunali e nel<br />

catechismo pubblico.<br />

Oltre a questi due ambiti di insegnamento,<br />

verso la fine dell’Ottocento, se né introdusse un<br />

terzo proveniente dal protestantesimo<br />

anglosassone: la scuola domenicale.<br />

L’iniziativa mirava a sottrarre i bambini dalla<br />

strada offrendo loro nelle parrocchie uno spazio<br />

di gioco e riflessione.<br />

Nelle chiese valdesi ebbe però un carattere<br />

più scolastico e religioso.<br />

Collocato la domenica mattina prima del<br />

culto, l’incontro. Centrato sullo studio di un<br />

episodio della storia biblica, comprendeva una<br />

spiegazione del pastore, un compito: compilazione di una scheda, memorizzazione di un passo biblico.<br />

<strong>Il</strong> canto di inni e la preghiera avveniva a gruppi corrispondenti all’età dei ragazzi, sotto la guida di un<br />

monitore.<br />

Questa attività ebbe naturalmente carattere molto diverso nel tempo seguendo l’evoluzione delle tecniche<br />

pedagogiche più moderne.


COMUNI EE COMUNITA’<br />

COMUNITA’<br />

DI DI VALLE VALLE<br />

L’archivio storico del Comune di Perrero è composto, oltre che dai documenti del Comune stesso, dagli<br />

archivi aggregati della Comunità di Valle e dei Comuni di Maniglia, Faetto, Riclaretto, Bovile, Chiabrano,<br />

Traverse e S. Martino. Tutta la documentazione conservata in ciascun archivio aggregato degli ex-comuni si<br />

arresta all’anno 1929.<br />

La ragione dell’interruzione è dovuta al fatto che, a partire da tale data e per il ventennio successivo, i<br />

Comuni di Bovile, Faetto, Chiabrano; Traverse, S. Martino, Riclaretto, Rodoretto e Maniglia furono privati<br />

dell’autonomia ed accorpati al Comune di Perrero. <strong>Il</strong> R.D. (Regio Decreto) del 15 marzo 1928 n. 662 stabiliva<br />

infatti la loro riunione in un unico Comune con capoluogo Perrero; Salza e Massello formeranno invece un<br />

solo comune con capoluogo Massello e Prali mantenne la propria autonomia.<br />

Con la caduta del fascismo solamente Prali, Massello e Salza ricostituirono comune a sé. Rodoretto<br />

divenne frazione di Prali, i restanti 7 paesi rimasero ex-comuni censuari di Perrero e nel corso del 1937 i<br />

rispettivi archivi vennero uniti in un solo locale del Comune di Perrero.<br />

Nel creare questa struttura l’amministrazioni fascista aveva tratto suggerimento da un tipo di<br />

organizzazione locale che si era già sperimentata nel periodo napoleonico.<br />

Durante la dominazione francese, le dodici amministrazioni comunali costituenti la “Valle di S. Martino”<br />

erano state unificate in una singola “Mairie”, dotata di un solo sindaco e di un unico organismo<br />

rappresentativo. La “Mairie” aveva preso nome di “Val Balsille” dall’ultima borgata del Comune di Massello<br />

(Balsiglia), luogo scelto perché nel corso delle lotte di religione vi avevano trovato rifugio i protestanti valdesi.<br />

Nel 1814, tornata sotto il servizio della Casa Sabauda, la Val Balsille riprese il nome originario di Val S.<br />

Martino.<br />

Con la Restaurazione la situazione fu riportata allo stato preesistente anche dal punto di vista<br />

amministrativo. Prima e dopo la parentesi napoleonica i dodici Comuni costituenti la Valle di S. Martino,<br />

ciascuno con la propria autonomia, si erano riuniti nella “Comunità di Valle”, organismo con sede nella sala<br />

consulare della Casa comune di Valle, stabilita in Perrero.<br />

<strong>Il</strong> Consiglio delegato delle dodici Comunità, nel quale ciascun Comune aveva un proprio rappresentante, si<br />

riuniva per deliberare circa le questioni amministrative riguardanti gli interessi di due o più Comunità.<br />

La testimonianza più antica, in tal senso, è data dai verbali di deliberazione del Consiglio generale dei Capi<br />

di Casa delle Comunità della Val S. Martino per il 1683.<br />

L’esistenza della Comunità di Valle si protrasse fino alla seconda metà del XIX sec., sostituita man mano<br />

da strutture consorziali di vario genere (sanitarie, amministrative, di segreteria ecc.) coinvolgenti Perrero e i<br />

seconda del diverso interesse.<br />

LA LA STORIA STORIA DI DI VALLE VALLE<br />

La storia della Val S. Martino è strettamente legata al carattere particolare della sua vicenda religiosa. La<br />

popolazione essendo in maggioranza valdese ovvero di confessione riformata si trovò sovente in conflitto<br />

con le autorità. I Duchi di Savoia essendo di confessione cattolica consideravano questa minoranza sempre<br />

con sospetto e nel corso delle vicende storiche tentarono di condurre questi sudditi ad abbandonare la loro<br />

confessione ricorrendo alla forza.<br />

1561<br />

<strong>Il</strong> Duca Emanuele Filiberto da poco rientrato nei suoi possedimenti impose la sua religione a tutti gli<br />

abitanti dei suoi Stati. A seguito di tale imposizione i feudatari della Val S. Martino che allora erano i<br />

Trucchetti a Perrero, sotto l’egida dei Savoia, raccolsero truppe mercenarie per assalire i valdesi del vallone di<br />

Riclaretto.<br />

L’assalto fu respinto dalla resistenza dei valdesi appoggiata dall’intervento dei correligionari di Pragelato.<br />

In seguito il trattato di Cavour del 1561 riconobbe il diritto alla predicazione nelle comunità valdesi di<br />

Rodoretto, Massello, Maniglia, Salza e luoghi abituali fra cui deve probabilmente inserirsi anche Prali.<br />

1655<br />

Fu quello un anno tragico per i valdesi. Le truppe francesi e piemontesi accampate nelle valli fecero strage<br />

della popolazione. È questo il periodo che si ricorda come le “Pasque Piemontesi” che sollevò una protesta in<br />

tutta Europa, e suscitò l’intervento delle Potenze protestanti a difesa della minoranza valdese dalla<br />

distruzione. La Val S. Martino fu meno colpita perché la popolazione si era sottomessa rinunciando alla sua<br />

religione.


Esilio<br />

Anni particolarmente drammatici furono quelli tra il 1685 e il 1689. Nel 1685 Luigi XIV cancellava le<br />

libertà concesse ai protestanti in Francia e anche in Val Chisone allora francese. Nel gennaio 1686 Vittorio<br />

Amedeo II impose ai suoi sudditi valdesi l’abiura, essi però opposero resistenza ma sopraffatti dalle truppe<br />

francesi, furono rinchiusi nelle carceri del Piemonte dove la maggioranza di loro morì. Solo tremila poterono<br />

trovare rifugio in Svizzera.<br />

Rimpatrio<br />

Nel 1689 una spedizione di circa mille uomini partì dal lago Lemano e attraverso la Savoia tornò in<br />

Piemonte. Con questa impresa veramente eccezionale conosciuta come il Glorio Rimpatrio i Valdesi<br />

rientravano nelle loro valli e la Val San Martino fu al centro di questi avvenimenti.<br />

<strong>Il</strong> 10 settembre: Moncenisio - <strong>Il</strong> 11 settembre: Salbertrand - <strong>Il</strong> 12 settembre: Pragelato<br />

<strong>Il</strong> 13 settembre: Balziglia - <strong>Il</strong> 14 settembre: Prali - <strong>Il</strong> 15 settembre: Prali - <strong>Il</strong> 16 settembre: Bobbio<br />

Si ricorda che Prali fu una tappa importante della marcia perché qui si fermarono e celebrarono il poro<br />

primo culto nell’unico tempio, di tutte le Valli valdesi a non essere distrutto perché usato come luogo di culto<br />

degli immigrati che si erano trasferiti dalla Savoia per ripopolare la Valle. <strong>Il</strong> pastore Enrico Arnaud tenne la<br />

predica sulla soglia del tempio in modo da essere udito da chi stava all’interno e all’esterno.<br />

LA LA BORGATA<br />

Nelle Valli Valdesi ed in particolare nella Val<br />

S. Martino (Germanasca), la scelta degli<br />

insediamenti abitativi non è mai stata casuale ma<br />

legata ad una concomitanza di fattori quali la<br />

fertilità dei suoli, l’esposizione del luogo, la facile<br />

reperibilità dell’acqua nonché la morfologia del<br />

terreno in funzione della sicurezza (pericolo di<br />

valanghe) e nel corso dei secoli, in ragione dei<br />

conflitti religiosi che ne caratterizzano la storia,<br />

anche dalla difendibilità.<br />

La connessione tra ubicazione geografica e<br />

credo religioso ha caratterizzato nel tempo anche<br />

il numero e la distruzione degli insediamenti<br />

abitativi.<br />

Ne sono esempio buona parte delle borgate<br />

costruite sia nell’indiritto che nell’inverso di valle e che fino verso la fine del 1800 risultavano più popolate e<br />

organizzate dei centri di fondo valle nei quali erano concentrati alcuni servizi, casa comunale, mercati, ecc…<br />

Amministrativamente tutte le borgate erano rappresentate sia nel Consiglio Comunale che nel consiglio<br />

degli anziani della parrocchia valdese (Concistoro).<br />

La necessità di raggrupparsi in comunità affini ha caratterizzato le borgate anche sotto l’aspetto<br />

organizzativo e sociale. Si sono fatti e si fanno ancora in comune certi lavori d’interesse generale, come<br />

costruire, ritrattare e mantenere opere comuni (strade, balere d’irrigazione, acquedotti, ecc…) oppure tagliare<br />

una valanga che ostruisce strade o sentieri montani in particolare verso i pascoli.<br />

Comunemente gli abitanti di una borgata prestavano giornate di lavoro che non di rado erano restituite<br />

con giornate di lavoro identiche o equivalenti.<br />

Per tener conto di questi prestiti si usava fare una tacca un’ocho ad un bastone ad hoc che teneva presso il<br />

focolare domestico.<br />

Fino al secolo scorso sono state diffuse ed in uso in quasi tutta la Val Germanasca le Società di Mutuo<br />

Soccorso.<br />

In particolare quelle per il bestiame erano costituite da gruppi famigliari associati per alleviare (in caso di<br />

disgrazia capitata alle bovine dei mutualismi) la perdita di chi ne era colpito, tassandosi annualmente in<br />

proporzione al bestiame posseduto.<br />

A turno, ogni mutualista, doveva fungere, se del caso, da macellaio, da raccoglitore delle quote dovute<br />

dagli associati e da distributore ai medesimi della quantità di carne loro spettante sull’animale macellato.<br />

La vita delle borgate è altresì caratterizzata da feste e manifestazioni religiose o popolari che a seguito della<br />

separazione e dell’isolamento subiti dalle comunità valdesi hanno mantenuto e mantengono tuttora una loro<br />

diversificazione.


La Prìëro<br />

<strong>Il</strong> pastore o amministratore della parrocchia durante la settimana si trasferisce a turno in ogni borgata e<br />

tiene sul finire del giorno, generalmente nei locali della scuola, delle riunioni di edificazione.<br />

Ancora verso la fine del 1800 a Prali particolarmente, la riunione serale o “prìëro” era annunciata da due<br />

allievi delle scuole che a turno percorrevano le strade avvisando a gran voce gli abitanti.<br />

<strong>Il</strong> 17 Febbraio<br />

Tra le feste di carattere religioso e civile la più sentita è quella del 17 febbraio, festa della libertà in cui i<br />

valdesi celebrano l’emancipazione dei padri e la concessione dei diritti civili.<br />

La decisione di celebrare la festa del 17 febbraio venne presa dal Sinodo dell’Agosto del 1848 “al fine di<br />

perpetuare il ricordo benedetto di Carlo Alberto re emancipatore”.<br />

La festa è annunciata fin dalla vigilia con numerosi falò, fuochi di gioia che illuminano ogni borgata.<br />

<strong>Il</strong> 15 Agosto<br />

La festa religiosa valdese del 15 agosto ebbe origine dal fatto che prima del 1848, era severamente proibito<br />

ai valdesi di lavorare all’aperto in occasione di feste cattoliche.<br />

Si finì perciò col decidere, da parte delle autorità valdesi, di organizzare in luoghi appartati e discosti dai<br />

centri ove si svolgeva da parte dei cattolici la festa della “Assunzione di Maria”, delle riunioni di carattere<br />

religioso.<br />

<strong>Il</strong> carattere di tale manifestazione popolare è rimasto negli anni qual’era in origine con un incontro di<br />

fedeli che si celebra ogni anno all’aperto in località storiche delle valli valdesi.<br />

LL’’ISTRUZIONE<br />

ISTRUZIONE<br />

L’istruzione scolastica di svolgeva nel Comune<br />

a due livelli: nella borgata e nel capoluogo. In ogni<br />

borgata esisteva una scuola aperta a tutti i<br />

bambini con durata variabile secondo i casi da un<br />

minimo di 3 mesi ad un massimo di 6.<br />

Vi insegnava un maestro o maestra non<br />

provvisto di diploma che aveva frequentato<br />

qualche corso di prima pedagogia.<br />

Si insegnavano i rudimenti di lettura, scrittura<br />

e calcolo. Quando l’alunno cresceva passava alla<br />

scuola “Grande” del capoluogo dove insegnava<br />

un maestro diplomato, detto règent, questi aveva<br />

anche una funzione nella vita della chiesa.<br />

Gli alunni che risultavano dotati e la cui<br />

famiglia ne aveva la possibilità veniva mandato a<br />

Pomaretto e qui frequentava la Scuola Latina corrispondente alle attuali Medie.<br />

Questo sistema scolastico fu all’origine della larga diffusione del francese nelle valli. Fino al momento in<br />

cui l’insegnamento divenne statale questa fu infatti la lingua delle scuole, così come nella vita ecclesiastica la<br />

predicazione, l’insegnamento e il giornale della chiesa erano in francese.<br />

<strong>Il</strong> regime fascista ostacolò questa cultura nel nome di un ottuso nazionalismo e nel dopoguerra con la<br />

scolarità e la televisione l’italiano si impose.


IL IL TERRITORIO<br />

Come diffusamente nelle regioni alpine anche in Val S. Martino il lavoro degli abitanti è stato per secoli<br />

legato e determinato da un economia di sussistenza dove la famiglia produceva quasi tutto quello che era<br />

necessario alla sua vita. Di conseguenza le attività lavorative erano diversificate. Alcune svolte esclusivamente<br />

dagli uomini, altre dalle donne, altre in comune.<br />

A partire dalla metà del 1600 ha inizio in tutta la Val S. Martino una attività di carattere estrattivo.<br />

Vengono aperte cave di marmo impiegato poi nella costruzione di chiese, palazzi reali e nobiliari di Torino<br />

e del regno Sabaudo.<br />

Nell’Ottocento si sviluppa progressivamente l’industria estrattiva ed in particolare del talco e della grafite.<br />

Molti montanari e in particolare quelli di Prali vennero assunti nelle miniere collocate nei diversi punti<br />

della valle.<br />

<strong>Il</strong> lavo nella tuno, (la tana) come venne detta la miniera è una vicenda molto complessa e non di rado<br />

amara della vita dei pralini perché l’evoluzione tecnologica non fu sempre accompagnata da misure di tutela<br />

adeguate e le malattie professionali, in particolare la silicosi, fecero molte vittime.<br />

La casa è naturalmente il luogo dove si soggiorna ma anche quello dove si lavora. In particolare per quel<br />

che riguarda la vita della famiglia e del bestiame. Alle donne è affidato il compito della cura della casa, della<br />

cucina. In passato anche molta parte dell’abbigliamento era frutto dell’attività femminile: filare la lana, tessere<br />

la canapa, ecc.<br />

Anche la cura del bestiame ricade in gran parte sulle spalle delle donne: nella stalla con la mungitura e poi<br />

la lavorazione del latte.<br />

Ma la maggior parte del lavoro di una famiglia di svolgeva fuori casa nel prato per la fienagione, nei campi<br />

per la coltivazione delle patate e dei cereali, nei boschi per il legname e all’alpeggio in estate.<br />

A partire dal Medio Evo l’economia della Val S. Martino, come diffusamente nelle valli alpine, è<br />

organizzata sullo sfruttamento dei pascoli e dei boschi.<br />

L’allevamento di bestiame è stato per secoli l’attività principale dei montanari, essa si volgeva<br />

prevalentemente negli alpeggi o pascoli alpini.<br />

Gli alpeggi costituivano una delle ricchezze delle Abbazie e dei Monasteri medioevali.<br />

Coloro che sfruttavano direttamente questi latifondi abbaziali dovevano pagare dei notevoli tributi sia in<br />

somme di denaro sia da prodotti in natura.<br />

Per la Val S. Martino, ancora nella prima metà del settecento, i coltivatori pagavano tributi mediante una<br />

notevole parte di produzione locale di segala, di avena, di castagne e di “formaggio fiorito”.<br />

A Prali gli alpeggi migliori (la Miandëtta e Bô dâ Col) erano proprietà perpetua dell’Abbazia di Casanova,<br />

presso Caramagna, che li aveva concessi in enfiteusi, cioè in locazione perpetua ai coltivatori di Prali, per un<br />

canone annuo, che nel 1820 era di lire 148 (nuove di Piemonte).<br />

Come per i pascoli anche i boschi e i campi erano insediamenti dove trovare elementi di sussistenza.<br />

In Val S. martino i boschi di protezione ai villaggi erano chiamati dëvê, in orginine “defensum” cioè<br />

difeso, protetto.<br />

A Prali i dëvê, di proprietà abbaziale erano boschi nei quali era proibito far legna alla popolazione locale.<br />

Lo sfruttamento di boschi e campi è soltanto nel tempo regolato da Consortili, in particolare nei comuni<br />

di Prali e Faetto i consortili amministrano per anni le riserve boschive, di pascolo e di fienagione di proprietà<br />

o passate dalle abbazie che ne godevano la proprietà alle comunità della Val Germanasca.

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