XIII n.1-2 - Enea
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XV Convegno Nazionale, Roma 27-29 ottobre 2010<br />
26<br />
e alla sua influenza sui risultati delle misure.<br />
Per ognuno dei metodi è stata inoltre preparata una versione preliminare<br />
di protocollo di procedura per l’identificazione di ostriche<br />
irradiate indirizzate ai laboratori addetti a controlli sulla sicurezza<br />
alimentare.<br />
P11 - Effetto protettivo della crio-conservazione sulla risposta<br />
di sistemi biologici a raggi γ<br />
R. Cherubini, V. De Nadal, S. Gerardi<br />
INFN - Laboratori Nazionali di Legnaro, Legnaro, Padova<br />
A fronte del fatto che la crioconservazione in azoto liquido o vapori<br />
d’azoto sia una tecnica ben consolidata e largamente utilizzata per<br />
mantenere per lungo tempo cellule, tessuti, organismi in uno stato<br />
vitale in condizioni di quiescenza, una delle problematiche che ci<br />
si pone è se l’esposizione protratta dei sistemi crio-conservati a radiazioni<br />
del fondo ambientale possa comportare delle alterazione<br />
nelle macromolecole del DNA, con un accumulo di danno dovuto<br />
al fatto che i sistemi di riparazione enzimatici non siano attivi a<br />
temperature criogeniche. Contrariamente all’ipotesi di lavoro iniziale,<br />
esperimenti effettuati negli ultimi anni nell’ambito del progetto<br />
CRIORAD-INFN hanno mostrato invece un effetto protettivo<br />
della crioconservazione nei confronti del danno indotto a livello<br />
cellulare e molecolare, a seguito di esposizione a raggi γ, in sistemi<br />
biologici con diversa radiosensibilità (batteri Escherichia coli; cellule<br />
V79 di hamster cinese; linfociti umani), in termini di vari endpoint<br />
biologici [1]. Per studiare la natura di tale effetto protettivo è<br />
stata avviata una sistematica di misure su cellule V79 di hamster<br />
cinese irraggiate con raggi γ in un ampio intervallo di dosi, atta a<br />
investigare il ruolo dei vari parametri in gioco: la temperatura, che<br />
limita la diffusione dei radicali liberi; la presenza di agenti crioprotettivi<br />
(in questo lavoro, DMSO) con capacità di “radical scavanger”;<br />
la matrice stato solido. Nel presente lavoro saranno<br />
riportati e discussi i risultati preliminari di tali misure, in termini<br />
di sopravvivenza cellulare e induzione di mutazioni al locus hprt, al<br />
variare della temperatura e della presenza di DMSO.<br />
Progetto finanziato dall’ INFN-CSN5 (esperimento EXCALIBUR).<br />
[1] U. Bottigli et al., Nuovo Cimento C 31(2008)11-20<br />
P12 - Valutazione di una risposta adattativa in linfociti di<br />
pazienti ipertiroidei sottoposti a terapia metabolica<br />
con iodio-131<br />
V. Dini 1,2 , M. Belli 1,2 , G. Simone 1,2 , L. Lo Conte 3 , D. Dambra 3 ,<br />
M. Salvatori 3 , A. Giordano 3<br />
1<br />
Dipartimento di Tecnologie e Salute, Istituto Superiore di Sanità,<br />
Roma, 2 INFN Sez. Roma1-Gr. coll. Sanità, Roma, 3 Dipartimento<br />
di Medicina Nucleare, Policlinico A.Gemelli, Roma<br />
L’applicazione terapeutica di iodio-131 rappresenta una pratica clinica<br />
fondamentale e diffusa nel trattamento del cancro alla tiroide<br />
e dell’ipertiroidismo. Sebbene tale pratica sia considerata quasi<br />
senza effetti collaterali negli adulti, occorre ottimizzare la dose impiegata,<br />
in modo che sia sufficiente per l’obiettivo terapeutico ma<br />
tale da non costituire rischi apprezzabili per i tessuti sani. Uno studio<br />
di Monsieur et al. [1], sull’induzione in vitro di micronuclei in<br />
linfociti di pazienti trattati con I-131, ha suggerito l’insorgenza di<br />
una risposta adattativa (AR) in seguito al trattamento con I-131 in<br />
una frazione considerevole di pazienti, riproponendo la questione<br />
di quanto la radiosensibilità individuale possa influire sulla risposta<br />
al trattamento e come essa possa essere valutata per effettuare trattamenti<br />
personalizzati.<br />
A tale scopo abbiamo intrapreso uno studio, tuttora in corso, sul<br />
danno indotto a carico del DNA e dei cromosomi nei linfociti del<br />
sangue periferico di pazienti affetti da morbo di Basedow, sottoposti<br />
a terapia metabolica presso il Dipartimento di Medicina Nucleare<br />
del Policlinico Gemelli (Roma). Lo studio prevede: a)<br />
prelievo dei linfociti immediatamente prima e una settimana dopo<br />
l’inizio della terapia con I-131; b) irradiazione in vitro all’Istituto<br />
Superiore di Sanità con dosi acute di raggi gamma; c) misura del<br />
danno radioindotto in termini di doppie rotture sul DNA (fosforilazione<br />
dell’istone H2AX) e di induzione di micronuclei (mediante<br />
blocco della citochinesi); d) valutazione, per ciascun paziente, dell’insorgenza<br />
di una AR nei linfociti mediante confronto dell’effetto<br />
dell’esposizione acuta sui campioni prelevati prima e dopo il trattamento.<br />
I risultati preliminari ottenuti su un gruppo limitato di soggetti<br />
(10) hanno indicato, in termini di induzione di micronuclei,<br />
una AR in circa il 30% dei pazienti. I dati sul danno al DNA non<br />
sembrano al momento correlare con quelli sull’induzione dei micronuclei.<br />
Complessivamente i risultati sinora ottenuti confermano<br />
una grande variabilità interindividuale della risposta al trattamento<br />
valutata in vitro. Questi dati saranno discussi anche alla luce di ulteriori<br />
analisi attualmente in corso su altri pazienti.<br />
[1] Monsieurs MA, Thierens HM, Vral AM, Van De Wiele C,<br />
Ridder LY, Dierck RA. Adaptive response in patients treated with<br />
131<br />
I. J Nucl Med, 2000; 41: 17<br />
P13 - Reazioni di crosslinking e grafting su miscele silice e<br />
silice-elastomeri indotte da radiazioni ionizzanti<br />
D. Dondi, C. Palamini, A. Buttafava, A. Faucitano<br />
Dipartimento di Chimica Generale-Università di Pavia;<br />
V.le Taramelli 12, 27100 Pavia<br />
Il processo di ‘grafting’ radioindotto di oligomeri di polibutadiene<br />
su silice precipitata è stato studiato nel campo di dosi fino a 200<br />
kGy. Tramite caratterizzazioni chimico fisiche avanzate le rese radicaliche,<br />
il meccanismo di reazione e le proprietà delle silici modificate<br />
(energia superficiale, interazioni silice-elastomero,<br />
distribuzione e morfologia delle particelle) sono state studiate in<br />
dettaglio [1,2,3]. Sono state inoltre effettuate misure meccaniche<br />
di mescole con SBR e silici modificate precedentemente dopo vulcanizzazione<br />
indotta da raggi gamma. Il meccanismo di rinforzo<br />
delle cariche inorganiche in compositi elastomerici è fortemente<br />
influenzato dall’omogeneità della distribuzione della carica e dall’intensità<br />
delle interazioni carica-elastomero. Entrambe le caratteristiche<br />
dipendono dall’area superficiale della carica e dalla<br />
formazione di legami chimici tra le particelle e le catene elastomeriche<br />
formati durante la vulcanizzazione.<br />
Poiché le cariche inorganiche hanno un forte carattere polare,<br />
hanno la tendenza ad autoaggregarsi; un modo per evitare questo<br />
fenomeno è quello di ricoprire le particelle con un rivestimento<br />
apolare. Inoltre, se il rivestimento ha un adeguato numero di insaturazioni,<br />
come nel caso del polibutadiene, le reazioni radicaliche<br />
indotte dal processo di vulcanizzazione porterebbero alla formazione<br />
di legami con la gomma, andando quindi a migliorare le proprietà<br />
meccaniche del composito finale.<br />
L’uso di radiazioni ionizzanti è stato inoltre utilizzato per effettuare<br />
un secondo rivestimento di polistirene sulle particelle di silice/polibutadiene<br />
[4].<br />
1) D. Dondi; A.Buttafava; P.Stagnaro; A.Turturro; A.Priola;<br />
S.Bracco; A.Faucitano<br />
15th International Meeting on Radiation Processing (IMRP), London,<br />
September 2008<br />
2) D. Dondi; C. Palamini; F.Pepori; A.Buttafava; P. Gallinetto; A.<br />
Faucitano<br />
in “Recent Developments and Applications of Nuclear Technolo-