Guida Clinica alla Cementazione - Kerr
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<strong>Cementazione</strong> Adesiva:<br />
Recensione <strong>Clinica</strong><br />
Prof. Francesco Mangani,<br />
Università Tor Vergata, Roma<br />
La necessità di alternative all’amalgama e la crescente<br />
richiesta, da parte dei pazienti, di restauri ad alto valore<br />
estetico hanno portato ad una crescente popolarità<br />
dell’impiego di materiali compositi a base resinosa nella<br />
ricostruzione degli elementi dentari, che si è rivelata una<br />
scelta di comprovata efficacia sia dal punto di vista della<br />
resa estetica sia sotto l’aspetto biomeccanico. Il più grande<br />
svantaggio legato a questa tecnica è la contrazione da<br />
polimerizzazione della resina 1 , direttamente correlata al<br />
grado di riempimento del composito. Nelle cavità ampie,<br />
specialmente nel caso in cui i margini cervicali siano situati<br />
nella dentina, la massa da polimerizzare è tale che l’entità<br />
delle forze di contrazione aumenta la probabilità che<br />
si formino gap marginali e difetti 2 in grado di promuovere<br />
la micro-infiltrazione batterica, che può portare a carie<br />
secondarie, irritazioni pulpari, sensibilità postoperatoria e<br />
decolorazione marginale 3 .<br />
Un metodo promettente per ridurre il problema della contrazione<br />
da polimerizzazione è l’utilizzo di restauri indiretti<br />
(faccette, inlay/onlay/overlay) 4 , che prevedono l’impiego di<br />
un sottile strato di materiale composito utilizzato in qualità<br />
di agente cementante: la contrazione sarà quindi unicamente<br />
a carico di questa esigua quantità di materiale.<br />
La cementazione adesiva è ad oggi una tecnica assolutamente<br />
predicibile e può essere applicata a restauri indiretti<br />
in resina composita, a restauri in ceramica e a perni endocanalari;<br />
questo step, fondamentale per garantire una<br />
prognosi favorevole a lungo termine, è oggetto di dibattito<br />
relativamente ai materiali ed alle tecniche più idonei. I criteri<br />
che debbono essere considerati nella cementazione di<br />
un intarsio possono essere suddivisi in:<br />
- Meccanico: per un’adesione micro – meccanica e chimica<br />
- Strutturale: per un aumento della resistenza del restauro<br />
- Biologico: per sigillare ermeticamente lo spazio fra dente<br />
e restauro<br />
- Estetico: per garantire una perfetta integrazione cromatica<br />
fra elemento dentale e restauro<br />
La cementazione di restauri indiretti può essere eseguita<br />
sia con materiali esclusivamente autopolimerizzanti o a<br />
polimerizzazione duale 5 .<br />
I cementi ad attivazione fotochimica sono normalmente<br />
forniti in una singola pasta rinchiusa in una siringa opaca<br />
e impenetrabile <strong>alla</strong> luce. Sono di facile manipolazione<br />
e permettono di avere maggior controllo dei tempi d’indurimento,<br />
oltre a favorire la formazione di margini di alta<br />
qualità (dato l’alto contenuto di filler), ma la loro attivazione<br />
unicamente mediante energia luminosa costituisce<br />
uno svantaggio, poiché nelle zone profonde della cavità,<br />
è possibile che la luce ultravioletta non riesca ad attivare il<br />
perossido di benzoile lasciando parte del cemento con un<br />
basso grado di conversione (con le relative ripercussioni<br />
sulle proprietà meccaniche). Un altro svantaggio legato a<br />
questi materiali è I’elevata contrazione da polimerizzazione.<br />
I materiali basati su una polimerizzazione chimica o duale<br />
hanno, fra i loro vantaggi, il fatto di avere una componente<br />
autopolimerizzante che favorisce la conversione anche in<br />
presenza di una scarsa quantità di energia radiante, ma<br />
hanno lo svantaggio di essere estremamente fluidi e di richiedere<br />
la miscelazione di due elementi (polvere – liquido<br />
o pasta – pasta), responsabile della formazione di porosità<br />
o vuoti e dell’incorporazione di bolle d’aria che possono<br />
compromettere l’adesione del materiale al substrato dentale.<br />
I cementi basati esclusivamente sul sistema di polimerizzazione<br />
chimica consentono un minor controllo sul tempo<br />
di polimerizzazione, ma indubbi benefici per quanto<br />
riguarda lo stress da contrazione che è parzialmente rilasciato<br />
mediante lo scorrimento viscoso.<br />
I materiali a polimerizzazione foto e chemioattivata hanno<br />
il vantaggio di portare a un indurimento del materiale<br />
anche nelle zone dove la luce ultravioletta non riesce a<br />
penetrare; tuttavia, in questo caso il tempo di lavorazione<br />
è definito dal momento in cui le due componenti vengono<br />
miscelate.<br />
Le proprietà fisiche e meccaniche dei compositi sono<br />
strettamente correlate al grado di conversione del monomero<br />
in polimero 6,7,8 . Nei sistemi fotoattivati il grado<br />
di conversione diminuisce all’aumentare della distanza<br />
fra la lampada ed il materiale a causa dell’attenuazione<br />
dell’energia radiante nel passaggio attraverso il restauro<br />
9,10 .<br />
Questo dato, sostenuto da studi sul grado di conversione<br />
di resine composite fluide fotopolimerizzabili utilizzate<br />
nella cementazione d’intarsi di spessore crescente, ha<br />
12<br />
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