I poveri non ci lasceranno dormire - Pro Loco Binago
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<strong>Binago</strong>:<br />
I <strong>poveri</strong> <strong>non</strong> <strong>ci</strong> <strong>lasceranno</strong> <strong>dormire</strong><br />
Il titolo è accattivante ma <strong>non</strong> di quelli<br />
che attirano le folle: parlare di <strong>poveri</strong>, infatti, è<br />
de<strong>ci</strong>samente impopolare. Per questo motivo ritengo<br />
meritevole la scelta audace di proporre<br />
all’attenzione di tutti un tema per certi versi<br />
“scomodo”. <strong>Pro</strong>prio oggi stavo parlando con<br />
uno degli organizzatori che mi ha confidato, insieme<br />
all’immensa soddisfazione per l’ottimo<br />
risultato raggiunto, un bri<strong>ci</strong>olo di amarezza per<br />
la parte<strong>ci</strong>pazione, sicuramente imponente rispetto<br />
agli standard del nostro piccolo paese ma<br />
inferiore alle aspettative che un evento di tale<br />
portata comporta.<br />
L’atteggiamento riscontrato ieri, all’arrivo<br />
nel salone del <strong>ci</strong>nema dell’oratorio, è stato<br />
l’entusiasmo. Entusiasmo degli organizzatori,<br />
indaffarati ad aggiustare gli ultimi particolari affinché<br />
tutto fosse pronto alla perfezione per l’evento; entusiasmo delle persone che hanno parte<strong>ci</strong>pato<br />
all’incontro e alla cena; entusiasmo del relatore.<br />
Ernesto Olivero e il Sermig<br />
Sino ad ora ho narrato dei <strong>poveri</strong> e dell’entusiasmo, ma <strong>non</strong> ho ancora detto, in realtà, di<br />
cosa sto parlando. Sto parlando del Sermig, l’arsenale della pace di Torino. Credo che a <strong>Binago</strong>, di<br />
questa struttura, <strong>non</strong> sapesse niente nessuno – o quasi – finché don Davide, per la prima volta, ha<br />
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proposto agli adolescenti e giovani dell’oratorio di passare alcuni giorni delle vacanze di Natale<br />
nella sede di Torino. Conoscendo alcuni dei ragazzi che hanno aderito alla proposta del don, al loro<br />
rientro ho percepito un senso di gioia e fervore, ma tutto è finito lì. Quando sono venuto a conoscenza<br />
del fatto che la Parrocchia avanzava la proposta educativa di due giorni comprensivi di un<br />
incontro diretto con il responsabile del Sermig aperta a tutti, mi sono incuriosito e ho de<strong>ci</strong>so di<br />
parte<strong>ci</strong>pare.<br />
Ernesto Olivero è un tipo particolare: piccoletto di statura, corporatura robusta, testa parzialmente<br />
calva a mo’ di fraticello, ampi occhiali in viso, un tono di voce pacato, dal carattere umile<br />
ma – percepisco lontano un miglio – molto, molto forte. Dopo una brevissima presentazione di<br />
don Davide prende la parola e inizia a narrare alcuni flash della sua storia. Non è sicuramente una<br />
storia comune, la sua; <strong>non</strong> è neppure la storia di chi ha raggiunto gli obiettivi che si era prefissato:<br />
no, è solo il frutto di un perenne dire «Sì» a Colui che sin dal prin<strong>ci</strong>pio l’ha guidato sui Suoi sentieri.<br />
Intuisco dunque che in realtà Ernesto, per tutta la vita, <strong>non</strong> ha mai voluto nulla di suo ma ha solo e<br />
sempre obbedito alla chiamata che via via ha ricevuto. Eppure, con questa estrema umiltà, dicendo<br />
«Sì, io ascolto e accolgo l’invito che mi è rivolto», è diventato un grande uomo, un uomo giusto<br />
e saggio. Con tale atteggiamento è arrivato dove nessun altro uomo poteva arrivare.<br />
Qual è il suo segreto? La preghiera, la contemplazione, l’azione, così come i grandi padri<br />
fondatori dei più importanti ordini monasti<strong>ci</strong> e contemplativi. Ci ha confidato di pregare tanto, di<br />
re<strong>ci</strong>tare spesso il S. Rosario e di leggere almeno tre volte l’anno tutta la Bibbia in versione integrale.<br />
Bella botta! Non so quanti di noi sarebbero in grado di farlo, ammesso di averne il tempo.<br />
Il frutto della vita di questo piccolo grande uomo è il Sermig, l’arsenale della pace. Chi è interessato<br />
a capire meglio che cosa sia, può trovare informazioni sul sito internet www.sermig.org.<br />
Il logo, lo slogan, l’head del Sermig è la pace. Chi vive lì ha fede e crede nella pace. Non solo: chi<br />
vive nella pace crede nella speranza; chi vive nella pace e crede nella speranza opera la carità, una<br />
carità senza confini che abbrac<strong>ci</strong>a innumerevoli progetti volti a favorire l’incontro con le persone di<br />
moltepli<strong>ci</strong> Paesi del mondo. Tutto questo è il Sermig e molto più.<br />
Adesso mi rendo conto del<br />
perché, pur in sordina, senza far rumore,<br />
<strong>non</strong>ostante l’indifferenza della<br />
massa a questo modo semplice e<br />
concreto di vivere il cristianesimo<br />
nel mondo, il Sermig è diventato così<br />
grande e l’arsenale della pace costruisce<br />
opere di bene in tutto il<br />
mondo. Già, perché il bene <strong>non</strong> fa<br />
rumore, ma c’è: basta guardarlo.<br />
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La cena dei popoli<br />
Al termine dell’incontro culturale, dopo<br />
una breve pausa, si è svolto il secondo momento<br />
“forte” della giornata nella sala bar dell’oratorio:<br />
la cena dei popoli, durante la quale una<br />
delle ragazze del Sermig <strong>ci</strong> ha guidato in un<br />
cammino di apprendimento e di riflessione. Entrando<br />
nel salone, colpisce subito una tavola<br />
imbandita che occupa una minima parte del locale;<br />
scopriremo poi che è la tavola alla quale<br />
siederanno i ricchi.<br />
Quando entriamo veniamo invitati a seder<strong>ci</strong> per terra. La ragazza inizia una lunga spiegazione<br />
sul significato del gesto che stiamo per compiere: noi rappresentiamo tutti i popoli del mondo,<br />
il 20% dei quali godono dell’intera ricchezza mondiale mentre il restante 80% si trovano in uno<br />
stato di indigenza. Se <strong>ci</strong> pensiamo, la percentuale fa rabbrividire per l’ingiustizia che contiene.<br />
Ognuno viene invitato ad estrarre a caso da un sacchetto un bigliettino con l’indicazione<br />
della nazione in cui si immedesimerà per l’intera serata; a me è toccato il Marocco, mi trovo dunque<br />
ad essere un marocchino. Coloro che hanno avuto la fortuna di estrarre il foglietto di un paese<br />
ricco vengono invitati a sedersi intorno al tavolo. Nel frattempo i cuochi in cu<strong>ci</strong>na hanno preparato<br />
da mangiare ogni ben di Dio che una schiera di camerieri serve in tavola.<br />
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I commensali si accomodano e iniziano ad assaporare le gustose leccornie mentre i <strong>poveri</strong>,<br />
seduti in terra, si devono accontentare di pochi miseri chicchi di riso.<br />
Risulta particolarmente emblematica l’immagine del bambino sconsolato con il piatto vuoto,<br />
<strong>non</strong> perché <strong>non</strong> è ancora stato riempito, bensì perché il riso è stato subito divorato a motivo<br />
della fame.<br />
Un altro alimento essenziale per la nutrizione è<br />
l’acqua. Mentre ai ricchi viene servita al tavolo<br />
nelle bottiglie, i <strong>poveri</strong> devono attingere con il<br />
mestolo da una tinozza comune a tutti, posta nel<br />
centro della sala.<br />
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Mentre i ricchi terminano la loro cena con la frutta, i <strong>poveri</strong> hanno ancora fame: a loro restano<br />
le casse vuote delle bombe che i paesi ricchi hanno fornito in cambio del prelibato <strong>ci</strong>bo coltivato<br />
nelle loro piantagioni, frutto della loro terra, di cui <strong>non</strong> possono neppure godere i benefi<strong>ci</strong> per<br />
sfamarsi.<br />
Questo il messaggio della cena dei popoli. Noi però, a differenza dei veri <strong>poveri</strong>, abbiamo<br />
avuto una fortuna: essendo una simulazione, al termine abbiamo potuto riempir<strong>ci</strong> la pan<strong>ci</strong>a. Loro<br />
invece no, <strong>non</strong> possono farlo mai, per davvero.<br />
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La gara d’orientamento<br />
Il fitto programma della manifestazione comprendeva anche, nel pomeriggio di domenica,<br />
la gara d’orientamento, a cui <strong>non</strong> ho parte<strong>ci</strong>pato se <strong>non</strong> nella preparazione in quanto gli organizzatori<br />
<strong>ci</strong> hanno chiesto di utilizzare alcune attrezzature della <strong>Pro</strong> <strong>Loco</strong>, che abbiamo messo a loro disposizione;<br />
<strong>non</strong> ho però presenziato all’incontro, per cui las<strong>ci</strong>o l’argomento a qualcun altro che ne<br />
volesse parlare.<br />
Ringraziamento<br />
Al termine di questa esperienza molto toccante, ringrazio la Parrocchia, in modo particolare<br />
don Davide con il gruppo adolescenti e giovani dell’oratorio per aver<strong>ci</strong> offerto una così preziosa<br />
occasione di riflessione ed Ernesto Olivero che <strong>ci</strong> ha raccontato quanto bene si può fare nel silenzio<br />
e nella preghiera.<br />
<strong>Pro</strong> <strong>Loco</strong> – <strong>Binago</strong><br />
la tua <strong>Pro</strong> <strong>Loco</strong><br />
Roberto Porta<br />
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