Relazione generale e quadro economico (rev. 01.02.08) - Infn
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INFN – Istituto Nazionale di Fisica Nucleare – Bari A-01 – <strong>Relazione</strong> tecnica – Rev.01 Feb. ‘08<br />
Introduzione<br />
Il presente progetto si riferisce ai lavori da eseguire nei locali situati al piano seminterrato del<br />
Dipartimento di Fisica “Michelangelo Merlin” del Campus Universitario “Ernesto Quagliarello”<br />
dell’Università di Bari.<br />
I lavori oggetto della presente relazione in sintesi riguardano:<br />
- installazione dell’impianto elettrico a servizio nuova sala di calcolo;<br />
- individuazione e conseguenti lavorazioni per attrezzare come data center alcuni locali del<br />
piano interrato;<br />
Le planimetrie allegate denominate rispettivamente:<br />
ID PROGETTO ESECUTIVO SCALA<br />
E-001 CALCOLI ILLUMINOTECNICI A4<br />
E-002 OPERE EDILI - PIANTA DEMOLIZIONI E RICOSTRUZIONI 1:50<br />
E-003 OPERE EDILI - PIANTA INDIVIDUAZIONE ZONE PAVIMENTO FLOTTANTE 1:50<br />
E-004 IMPIANTO DI CONDIZIONAMENTO: - DISTRIBUZIONE RETI ORIZZONTALI 1:50<br />
E-005<br />
E-006<br />
IMPIANTI ELETTRICI E SPECIALI: PIANTA ALIMENTAZIONI RACK DATI,<br />
ILLUMINAZIONE, PRESE FM, TD<br />
IMPIANTI SPECIALI: IMPIANTO DI RIVELAZIONE FUMI E<br />
ANTIALLAGAMENTO, IMPIANTO DI SPEGNIMENTO A GAS INERTE<br />
E-007 QUADRO ELETTRICO CED: SCHEMA UNIFILARE 1:50<br />
1:50<br />
1:50<br />
recano la distribuzione degli impianti oggetto del presente intervento unitamente alla nuova<br />
disposizione degli elementi architettonici e degli arredi, particolari essenziali per un corretto<br />
posizionamento delle scatole dell’impianto elettrico.<br />
Le p<strong>rev</strong>entive operazioni di sgombero dei locali, dovranno essere necessariamente eseguite a cura<br />
dell’Appaltatore.<br />
1 Impianti elettrici e speciali<br />
1.1 Distribuzione<br />
Come anticipato nell’introduzione della presente relazione tecnica, gli impianti elettrici trattati nel<br />
paragrafo sono quelli a servizio del data center che dovrà essere realizzato nei locali siti al piano<br />
interrato del Dipartimento di fisica “Michelangelo Merlin”, individuati dalle sigle S1, S3, S5, S7, S9 e<br />
le relative lavorazioni coinvolgeranno il piano interrato dello stabile (vedi dis. E-002).<br />
L’alimentazione elettrica del data center avverrà attraverso il “Quadro Elettrico Corpo F”,<br />
attualmente esistente e collocato al piano interrato dello stabile, per il quale è stata p<strong>rev</strong>ista<br />
l’installazione di un nuovo interruttore <strong>generale</strong> magnetotermico differenziale quadripolare da 630A,<br />
che garantirà l’alimentazione del nuovo <strong>quadro</strong> elettrico denominato Q.E.CED.<br />
Il nuovo <strong>quadro</strong> elettrico Q.E.CED troverà collocazione al piano interrato, all’interno del locale<br />
denominato S9. Esso sarà a servizio esclusivo del data center e alimenterà le relative utenze.<br />
Le utenze sono individuate nello schema unifilare del <strong>quadro</strong> (dis. E-007), che p<strong>rev</strong>ede tre distinte<br />
sezioni, energia normale ed energia di continuità assoluta, sezione A e sezione B; in ampia sintesi le<br />
utenze alimentate possono così riassumersi:<br />
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• energia normale<br />
impianto luce;<br />
impianto prese di sevizio;<br />
chiller;<br />
UPS;<br />
• energia di continuità assoluta sezione A<br />
rack A1÷A9 (alimentazione normale);<br />
rack B1÷B9 (alimentazione di riserva);<br />
micro UPS + PLC;<br />
circuiti unità di condizionamento fila A;<br />
riserva unità di condizionamento fila B.<br />
• energia di continuità assoluta sezione B<br />
rack B1÷B9 (alimentazione normale);<br />
rack A1÷A9 (alimentazione di riserva);<br />
circuiti unità di condizionamento fila B;<br />
riserva unità di condizionamento fila A.<br />
L’impianto elettrico sarà conforme a tutte le normative vigenti ed in particolare garantirà la<br />
protezione contro i contatti diretti ed indiretti, pertanto tutte le masse comprese nell’impianto saranno<br />
collegate all’impianto di terra.<br />
La distribuzione pensata per l’installazione del nuovo impianto elettrico, integrandolo con quello<br />
esistente, è rappresentata nello schema a blocchi seguente:<br />
Q.E. Piano<br />
Interrato<br />
Q.E.CED<br />
ENERGIA NORMALE<br />
Q.E.CED<br />
EN. CONTINUITÁ SEZ.A<br />
CONGIUNTORE<br />
|<br />
PLC<br />
Q.E.CED<br />
EN. CONTINUITÁ SEZ.B<br />
Luce<br />
FM<br />
CDZ UPS B UPS A<br />
Racks A<br />
Linea<br />
Normale<br />
Racks B<br />
Linea<br />
Riserva<br />
Moduli<br />
CDZ<br />
Fila A<br />
Racks B<br />
Linea<br />
Normale<br />
Racks A<br />
Linea<br />
Riserva<br />
Moduli<br />
CDZ<br />
Fila B<br />
1.2 Potenza elettrica di progetto<br />
Per giungere alla determinazione del valore da attribuire alla potenza elettrica di progetto, sono<br />
stati considerati i valori medi riportati nella tabella seguente:<br />
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ID<br />
Servizi (luce –prese di servizio) 20<br />
Chiller 1 68,9<br />
Chiller 2 68,9<br />
UPS 1 80<br />
UPS 2 80<br />
UPS 3 (futuro) 80<br />
USP Esistenti 3 x 10<br />
Potenza Media (KVA)<br />
Per il dimensionamento degli UPS sono stati considerati i valori medi indicati in tabella:<br />
ID<br />
Potenza Media<br />
(KVA)<br />
Rack A1÷A7<br />
20/cadauno<br />
Rack B1÷B7<br />
20/cadauno<br />
Unità di raffreddamento Fila A 1,725 x 5 = 8,625<br />
Unità di raffreddamento Fila B 1,725 x 5 = 8,625<br />
1.3 Alimentazioni di riserva<br />
Protezione dati, sicurezza, continuità di servizio ed affidabilità, sono le insostituibili caratteristiche<br />
di un data center. È stata quindi posta particolare attenzione alle interruzioni nella fornitura dell'<br />
energia, le quali, oltre che generare perdita di ore lavoro, perdita di dati, guasti ai server, ecc.,<br />
potrebbero arrecare perdite di immagine per un sistema facente parte di un amplio progetto che spazia<br />
oltre i confini nazionali .<br />
La soluzione più comune per il collegamento di più UPS è una configurazione in parallelo<br />
ridondante, in cui il sistema presenta un modulo UPS in più rispetto a quanto necessario per alimentare<br />
il carico nominale.<br />
Il sistema ridondante migliora la sicurezza e l'affidabilità di alimentazione del carico. Tuttavia in<br />
questa configurazione la disponibilità dell’alimentazione ai carichi risente fortemente dell’affidabilità<br />
della distribuzione a valle del sistema di parallelo (protezioni, cavi, quadri elettrici, ecc.).<br />
Per aumentare l’affidabilità delle alimentazioni elettriche è stato quindi studiato un sistema a<br />
doppia sbarra. In questa configurazione i due UPS alimentano un proprio gruppo di carichi collegati a<br />
valle. La presenza di un congiuntore di sbarra garantisce la possibilità di poter commutare in ogni<br />
momento l’intero carico sull’altro UPS.<br />
I due UPS saranno comunque interfacciati mediante un dispositivo di sincronia, che consente di<br />
sincronizzare due o più sistemi UPS in tensione e frequenza. Il sincronismo è garantito anche in<br />
funzionamento da batteria o con alimentazione da gruppi elettrogeni non sincronizzati. La presenza del<br />
dispositivo di sincronia garantirà, in ogni istante, la possibilità di commutare i carichi tra le fonti di<br />
alimentazione senza alcuna interruzione consentendo anche di disattivare un UPS (e relativo sistema di<br />
distribuzione) per interventi di manutenzione.<br />
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Il dimensionamento degli UPS è stato realizzato in modo da garantire la piena ridondanza del<br />
sistema.<br />
Il micro PLC installato all’interno del Quadro CED consente di innalzare notevolmente il grado di<br />
affidabilità del sistema. Precisamente quando un UPS segnala una qualsiasi avaria di sistema, il PLC<br />
chiude il congiuntore mettendo i due UPS in parallelo, e, qualche istante dopo apre l’interruttore a valle<br />
dell’UPS in avaria, escludendolo dal sistema e consentendo le necessarie operazioni di riparazione.<br />
Ovviamente anche le operazioni di ordinaria manutenzione divengono molto più sicure, in quanto i<br />
carichi dell’UPS in manutenzione vengono momentaneamente alimentati dalla fonte ridondante.<br />
La configurazione delle sbarre di continuità suddivise in due semisbarre distinte offre però una<br />
peculiarità che nessun altro sistema ridondante può garantire: è possibile infatti alimentare ciascuna<br />
utenza con due linee di alimentazione perfettamente distinte.<br />
Il <strong>quadro</strong> è stato infine predisposto con un secondo congiuntore di sbarra e con un ulteriore arrivo<br />
linea da “UPS C”. L’acquisto di un terzo UPS garantirà quindi di avere una riserva a disposizione per<br />
entrambi gli UPS A e B. In tal modo i due UPS appena citati potranno essere caricati in base alla loro<br />
potenza nominale (80kVA) e non al 50% come avviene attualmente per garantire la ridondanza.<br />
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Per quanto concerne la gestione dei due congiuntori di sbarra è opportuno segnalare che essi<br />
possono essere gestiti sia “normalmente chiusi” che “normalmente aperti”. Nel primo caso gli UPS<br />
funzioneranno normalmente in parallelo ed i congiuntori saranno aperti solo in caso di manutenzione.<br />
Nel secondo caso gli UPS funzioneranno normalmente in parallelo e solo in caso di anomalie il<br />
congiuntori verranno chiusi per trasferire i carichi da un UPS all’altro.<br />
Nella fase di start-up, in cui gli UPS saranno solo 2 ed i carichi varieranno in maniera continua,<br />
sarà sicuramente opportuno mantenere i congiuntori “normalmente chiusi” in modo da lasciare che i<br />
due UPS gestiscano in automatico il bilanciamento del carico. Quando l’assemblaggio dei sarà<br />
ultimato, in dipendenza del numero di carichi a doppia alimentazione, si potrà decidere di cambiare tale<br />
impostazione in modo da avere per i carichi critici, due alimentazioni ben distinte.<br />
Di seguito si riporta un <strong>quadro</strong> comparativo delle due soluzioni:<br />
CONG. NORMALMENTE CHIUSI<br />
VANTAGGI<br />
- Ridondanza no-break anche nel caso di<br />
guasto sugli interruttori a valle degli UPS<br />
- Maggiore flessibilità nell'equilibratura<br />
dei carichi<br />
CONG. NORMALMENTE APERTI<br />
VANTAGGI<br />
- Sistema di sbarre indipendenti:<br />
isolamento di guasti/disturbi<br />
- Obbligo di connessione "ordinata" delle<br />
utenze<br />
- No-break garantito dal PLC grazie ai bypass<br />
degli UPS e al PLC con segnali di<br />
preallarme<br />
SVANTAGGI<br />
- Perdita di parte della ridondanza sulle<br />
doppie linee di alimentazione: sono<br />
suscettibili a tutti i guasti/disturbi che<br />
avvengono nel sistema di sbarre di<br />
continuità<br />
SVANTAGGI<br />
- Rischio b<strong>rev</strong>e break in caso di scatto<br />
dell'interruttore a valle dell'UPS (in ogni<br />
caso questa eventualità non genera<br />
problemi sulle utenze con doppia<br />
alimentazione/STS)<br />
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INFN – Istituto Nazionale di Fisica Nucleare – Bari A-01 – <strong>Relazione</strong> tecnica – Rev.01 Feb. ‘08<br />
Predisponendo le alimentazioni in ingresso alle utenze più critiche con appositi commutatori statici<br />
(STS - Static Transfer Switch), sarà possibile una ridondanza totale dell’alimentazione elettrica sino al<br />
vero e proprio utilizzatore. La capacità di commutazione rapida del commutatore statico garantisce<br />
un’efficace protezione anche contro guasti “improvvisi” del sistema di alimentazione, ad esempio<br />
guasti a livello della rete elettrica, scatto degli interruttori o errori dell’operatore.<br />
E’ per questo motivo che tutte le alimentazioni ai rack del centro di calcolo sono state predisposte<br />
con una doppia linea in ingresso, una derivata dal sistema di sbarre (A) e l’altra dal sistema (B). Le<br />
utenze dotate di STS saranno alimentate con doppia linea, le restanti dal circuito competente, fermo<br />
restando la possibilità di dotare in futuro anche tali utenze di STS.<br />
In corrispondenza di ogni rack saranno installate sul fianco della canale di distribuzione n°3 prese<br />
industriali del tipo IEC309 da 32A, due alimentate dalla sezione di sbarre competente (rack A<br />
alimentati dalla semisbarra “a” e rack B dalla semisbarra “b”) ed una terza presa, che costituirà<br />
l’alimentazione di riserva, alimentata dalla semisbarra contrapposta (rack A alimentati da “b” e rack B<br />
da “a”). In questo modo l’alimentazione delle due strisce di alimentazione interne ai rack APC potrà<br />
essere gestita in maniera dinamica dipendente slot contenuti all’interno dei rack. Se, ad esempio un<br />
rack contiene STS o dispositivi dotati di doppia alimentazione, allora sarà sicuramente opportuno<br />
alimentare una striscia APC da una presa “normale” e la seconda striscia dalla presa “riserva”. Se, al<br />
contrario, il rack non contiene utenze a doppia alimentazione, entrambe le strisce dovranno essere<br />
alimentata dalle prese “normali”.<br />
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1.4 Criteri di protezione<br />
La necessaria protezione del sistema rispetto a fenomeni di sovraccarico e di corto circuito verrà<br />
garantita dall’impiego di dispositivi di protezione opportunamente coordinati con la lunghezza e la<br />
sezione dei circuiti elettrici.<br />
La norma di riferimento è la norma CEI 64-8 che relativamente al sovraccarico raccomanda di<br />
verificare che i circuiti soddisfino le seguenti relazioni:<br />
I b ≤ I n ≤ I z<br />
I f ≤ 1,45 I z<br />
Ove:<br />
I b corrente di impiego del circuito;<br />
I n corrente nominale del dispositivo di protezione;<br />
I z portata della conduttura in regime permanente;<br />
corrente convenzionale di intervento.<br />
I f<br />
Come si vede, quando la prima relazione viene soddisfatta, si verifica che la corrente nominale<br />
della protezione è maggiore della corrente di impiego del circuito, in questo caso si evita l’intervento<br />
intempestivo della protezione.<br />
Il fatto che la medesima corrente sia minore della massima portata della linea, garantisce che la<br />
protezione interverrà in situazione di sovraccarico.<br />
Verificando invece la seconda relazione, si ottiene che in situazione di sovraccarico della linea del<br />
45 % rispetto alla portata nominale della medesima, la protezione interverrà nel massimo tempo<br />
p<strong>rev</strong>isto dalla normativa evitando i danni causati dalla sovratemperatura.<br />
Per quanto riguarda la protezione rispetto a situazioni di corto circuito, le condutture soddisfano la<br />
seguente relazione:<br />
I 2 t ≤ k 2 S 2<br />
Ove:<br />
I 2 t -energia specifica passante durante il corto circuito che viene lasciata transitare dallo specifico<br />
dispositivo di protezione;<br />
k 2 S 2 -valore dell’energia che la specifica conduttura può sopportare in un tempo<br />
indefinito.<br />
I I cc Max;<br />
t tempo di intervento del dispositivo di protezione;<br />
S sezione della conduttura da proteggere espressa in mm 2 ;<br />
K fattore caratteristico del tipo di conduttore e del relativo isolamento;<br />
La protezione della linea rispetto a corto circuito è stata anche verificata relativamente alla<br />
lunghezza della singola linea.<br />
La lunghezza della conduttura costituisce una variabile particolarmente insidiosa, in quanto oltre<br />
un determinato valore di lunghezza, la maggiore impedenza che ne consegue finisce con il ridurre il<br />
valore della corrente di corto circuito al di sotto di quello minimo p<strong>rev</strong>isto in sede di taratura del<br />
dispositivo.<br />
In tale circostanza si potrebbe avere un mancato intervento della protezione stessa e la<br />
sovratemperatura conseguente potrebbe danneggiare la conduttura ed addirittura provocare incendio.<br />
La gestione dell’impianto elettrico avviene attraverso dispositivi di comando e protezione installati<br />
in serie tra loro.<br />
Nella rete di distribuzione radiale è necessario che in caso di guasto in una linea intervenga<br />
solamente il dispositivo opportuno e non già anche quelli a monte, in quanto il fuori servizio verrebbe<br />
esteso a parti sempre più estese di impianto.<br />
Questa caratteristica viene detta “selettività” e viene attuata tramite la scelta di dispositivi in base a<br />
semplici regole.<br />
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Per garantire la selettività delle protezioni differenziali è necessario scegliere interruttori aventi<br />
correnti differenziali nominali differenti in rapporto di circa 3 volte i suddetti valori e verificare che il<br />
tempo di intervento dell’interruttore a monte sia maggiore del tempo di apertura dell’interruttore a<br />
valle.<br />
La protezione differenziale si realizza concretamente impiegando un interruttore differenziale od<br />
un modulo differenziale associato ad un interruttore di protezione da sovracorrenti.<br />
L’interruttore differenziale deve essere scelto con una caratteristica di intervento adeguata alla<br />
corrente differenziale tale da garantire la protezione dai contatti diretti o indiretti.<br />
I dispositivi differenziali impiegati per l’impianto elettrico in oggetto saranno di tipo A e di tipo A-<br />
SI.<br />
I dispositivi differenziali di Tipo A sono dispositivi che garantiscono la protezione in presenza di<br />
correnti di guasto di tipo alternato applicate istantaneamente o lentamente crescenti e<br />
contemporaneamente in presenza di correnti di guasto alternate con componenti pulsanti unidirezionali.<br />
Tale genere di corrente di guasto (unidirezionale) viene generata in presenza di alimentatori di tipo<br />
switching spesso presenti nelle apparecchiature elettroniche.<br />
Relativamente alla selettività delle protezioni differenziali dedicate alla salvaguardia della<br />
sicurezza delle persone e delle cose rispetto ad eventuali contatti diretti o perdite di isolamento, saranno<br />
rispettare le seguenti indicazioni:<br />
le linee originate dal nuovo interruttore <strong>generale</strong> installato a bordo del <strong>quadro</strong> elettrico esistente e<br />
che termina nel nuovo <strong>quadro</strong> elettrico QCED sarà protetta con interruttore magnetotermico<br />
differenziale avente valore per la corrente differenziale pari a I dn = 1 A;<br />
le linee che originano dal nuovo <strong>quadro</strong> elettrico e terminano sulle utenze sarnno protette con<br />
interruttore magnetotermico differenziale avente valore per la corrente differenziale pari a I dn = 30 mA;<br />
con particolare riferimento alle alimentazioni dei racks, le linee sono state protette con interruttore<br />
magnetotermico differenziale avente valore per la corrente differenziale pari a I dn = 300 mA, questo per<br />
ridurre al minimo gli scatti intempestivi legati alle correnti di dispersione degli alimentatori elettronici.<br />
Per il medesimo scopo per queste linee sono stati utilizzati interruttori tipo “SI” (Super Immunizzati)<br />
particolarmente adatti per utenze IT.<br />
1.5 Contatti indiretti<br />
La protezione per contatto indiretto riguarderà tutte le parti metalliche accessibili dell’impianto<br />
elettrico e degli apparecchi utilizzatori, normalmente non posti in tensione ma che potrebbero trovarvisi<br />
per difetto di isolamento oppure per qualche altra causa accidentale.<br />
Per garantire questo genere di protezione è necessaria la presenza di un impianto di terra<br />
opportunamente coordinato con il sistema/i elettrico/i presenti nell’edificio.<br />
1.6 Impianto di messa a terra<br />
Il sistema di distribuzione p<strong>rev</strong>isto per l’impianto in argomento è quello TN-C pertanto tutte le<br />
masse dell’impianto saranno direttamente collegate al nodo di terra <strong>generale</strong> dello stabile. Le norme<br />
prescrivono il valore della tensione di contatto limite per la sicurezza in caso di contatto indiretto, tale<br />
valore è U ≤ 50 V.<br />
L’impianto di terra sarà unico per tutte le utenze e ad esso verranno collegate anche le nuove<br />
utenze derivanti dall’installazione dell’impianto di trasmissione dati, quindi tramite conduttori di<br />
protezione saranno collegate tutte le masse, mentre con conduttore equipotenziale verranno collegate<br />
tutte le masse estranee.<br />
La definizione di conduttore di protezione viene fornita dall’articolo 543.1.2 della norma CEI 64-8<br />
e indica quei conduttori che collegano le masse al nodo di equipotenzialità, le loro sezioni sono almeno<br />
pari a quelle dei conduttori di fase cui sono associati.<br />
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INFN – Istituto Nazionale di Fisica Nucleare – Bari A-01 – <strong>Relazione</strong> tecnica – Rev.01 Feb. ‘08<br />
Il conduttore equipotenziale garantirà il collegamento della tubazione dell’acqua al nodo di<br />
equipotenzialità e la relativa sezione sarà di almeno 6 mm 2 .<br />
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1.7 Quadro elettrico<br />
Il <strong>quadro</strong> elettrico Q.E.CED avrà le seguenti caratteristiche:<br />
• struttura in lamiera di acciaio verniciata con polveri termoindurenti a base di resine epossidiche e<br />
poliestere polimerizzate a caldo, colore RAL 9001, p<strong>rev</strong>io un opportuno trattamento di cataforesi;<br />
modello PRISMA PLUS - Sistema G della MERLIN GERIN o similare<br />
• Resistenza meccanica secondo norma CEI EN 50102 = IK10<br />
• porta trasparente in cristallo e/o cieca;<br />
• grado di protezione a porta chiusa IP 30;<br />
• grado di protezione a porta aperta e pannellini frontali chiusi IP 20;<br />
• tensione di impiego fino a 1.000 V;<br />
• corrente nominale fino a 630 A;<br />
• corrente nominale di b<strong>rev</strong>e durata ammissibile fino a 25 KA eff./1sec.;<br />
• corrente nominale di cresta ammissibile fino Ipk 53 KA;<br />
• frequenza 50Hz;<br />
• conformità alle Norme CEI EN 60439-1 (classificazione CEI 17-13/1);<br />
• supporti delle parti metalliche sotto tensione autoestinguenti a 960 gradi centigradi secondo le<br />
Norme IEC 695.2.1;<br />
• segregazione Forma 1;<br />
• fissaggio a parete con appoggio a pavimento;<br />
• Dimensioni: 2006x3400x465 mm (HxLxP).<br />
Il <strong>quadro</strong> conterrà montate e cablate le seguenti apparecchiature:<br />
- N°1 interruttore scatolato non automatico NS630NA-4x630A, corredato di coprimorsetti;<br />
- N°5 interruttori scatolati non automatici NS250NA-4x250A, corredato di coprimorsetti e<br />
comando motorizzato;<br />
- N°2 interruttori scatolati magnetotermici modello NS160NE-4x160A con sganciatore<br />
STR22SE, in esecuzione fissa, attacchi posteriori cadauno corredato di coprimorsetti,<br />
bobina di apertura, relè differenziale a toroide separato RH197P, toroide IA80, selettore a<br />
chiave, sezionatore con fusibili.<br />
- N°2 interruttori scatolati magnetotermici modello NS160NE-3x160A con sganciatore<br />
STR22SE, in esecuzione fissa, attacchi posteriori cadauno corredato di coprimorsetti,<br />
bobina di apertura, relè differenziale a toroide separato RH197P, toroide IA80, selettore a<br />
chiave, sezionatore con fusibili.<br />
- N°2 interruttori scatolati magnetotermici modello NS160NE-3x160A con sganciatore<br />
STR22SE, in esecuzione fissa, attacchi posteriori, coprimorsetti, blocco differenziale VIGI-<br />
MH.<br />
- N°4 strumenti multifunzione modulari modello PM9;<br />
- N°4 sezionatori con fusibili STI-3P+N;<br />
- N°1 sezionatore con fusibili SBI-4x40A;<br />
- N°1 scaricatore 4 poli PRD40;<br />
- N°3 trasformatori di corrente 500/5A-10VA;<br />
- N°9 trasformatori di corrente 200/5A-10VA;<br />
- N°16 interruttori magnetotermici modulari C60H-4x32A, curva C, blocco VIGI 0.3A-cl.A-SI;<br />
- N°1 interruttore magnetotermico modulare C60H-2x20A, curva C, blocco VIGI 0.3A-cl.A-SI;<br />
- N°3 interruttori magnetotermici modulari C60H-4x32A, curva D, blocco VIGI 0.3A-cl.A-SI;<br />
- N°1 interruttore magnetotermico modulare C60H-4x63A, curva D, blocco VIGI 0.3A-cl.A-SI;<br />
- N°5 interruttori magnetotermici modulari C60N-2x10A, curva C, blocco VIGI 0.03A-cl.AC;<br />
- N°2 interruttori magnetotermici modulari C60N-2x25A, curva C, blocco VIGI 0.03A-cl.AC;<br />
- N°1 soccorritore con batterie in tampone, modello MICRO, di produzione LEVER,<br />
V ingresso =230V-50Hz, V uscita =24V dc, P=60W, autonomia 2 ore;<br />
- N°1 controllore logico programmabile (PLC) modello ZELIO LOGIC, con display interno,<br />
costituito da:<br />
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- unità base SR3B261BD, V=24V dc, 16 ingressi digitali, 10 uscite;<br />
- modulo di estensione 8DI e 6DU, V=24V dc, modello SR3XT141BD;<br />
- modulo di comunicazione per rete ETHERNET, modello SR3NET01BD;<br />
- software di programmazione;<br />
- N°10 relè ausiliari RXL4A06B2BD, 24V dc-6A;<br />
- conduttori di cablaggio con segnafilo;<br />
- targhette serigrafate.<br />
1.8 Sistema di distribuzione<br />
La distribuzione dell’energia elettrica alle prese di servizio ed ai rack viene eseguita con canale in<br />
lamiera posto in opera con opportuni staffaggi a soffitto.<br />
Le linee di alimentazione saranno realizzate tramite cavo FG7OM1 con guaina in mescola di<br />
gomma di tipo G7.<br />
Al fine di minimizzare le opere necessarie per il passaggio cavi, sarà necessario utilizzare canalina<br />
provvista di setto separatore così da consentire anche il passaggio dei cavi relativi al sistema Continuità<br />
Assoluta nella medesima canala.<br />
Particolare cura sarà dedicata alla posa dei cavi internamente alla canala, facendo attenzione ad<br />
evitare intrecci, a tal fine si ricorrerà alle fasce reggicavo p<strong>rev</strong>iste. L’ancoraggio a parete delle canale e<br />
delle scatole sarà realizzato tramite l’impiego di stop di diametro 9 mm.<br />
Le giunzioni o le derivazioni saranno realizzate esclusivamente all’interno delle cassette di<br />
derivazione mediante opportuni morsetti che saranno comunque essere contrassegnati per facilitare<br />
l’identificazione del relativo circuito.<br />
Le caratteristiche delle scatole e delle cassette saranno definite in relazione al punto di installazione<br />
e saranno di materiale plastico termoindurente a parete.<br />
1.9 Caratteristiche dei cavi e dei conduttori<br />
L’isolamento dei cavi per trasporto di energia elettrica sarà quello adatto a tensione nominale verso<br />
terra non inferiore a 450/750 V, caratterizzati dal simbolo di designazione 07, mentre quelli dedicati al<br />
segnalamento e comando saranno isolati per valori 300/500 V, il cui simbolo p<strong>rev</strong>isto dalla norma è 05.<br />
È fondamentale ricordare che ove i cavi di segnalamento dovessero essere posati nel medesimo<br />
tubo o canale ove trovano allocazione cavi con tensioni nominali superiori, essi avranno il grado di<br />
isolamento p<strong>rev</strong>isto per la tensione maggiore.<br />
Le colorazioni p<strong>rev</strong>iste per i cavi saranno conformi alle indicazioni contenute nelle tabelle CEI –<br />
UNEL:<br />
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1.10 Sezioni minime dei conduttori: criteri di dimensionamento<br />
Le sezioni minime dei conduttori sono state calcolate in funzione della potenza elettrica impiegata<br />
e della lunghezza dei singoli circuiti, stando sempre attenti a che la caduta di tensione non superasse<br />
mai il valore del 4% della tensione a vuoto.<br />
I valori scelti per i diametri dei conduttori sono tra quelli normalizzati nelle tabelle CEI – UNEL da<br />
cui si ricava che le sezioni minime ammesse sono:<br />
– 0,75 mm 2 per circuiti di comando e segnalamento;<br />
– 1,5 mm 2 per circuiti di illuminazione, derivazione per prese a spina destinate ad altri circuiti di<br />
illuminazione o ad apparecchi utilizzatori con corrente assorbita minore di 6 A;<br />
– 2,5 mm 2 per derivazione con o senza prese a spina per utilizzatori con corrente assorbita non<br />
superiore a 12 A;<br />
– 4 mm 2 per montanti singoli e linee alimentanti singoli apparecchi utilizzatori con corrente<br />
assorbita non superiore a 20 A.<br />
La sezione del conduttore di neutro non sarà inferiore a quella del corrispondente conduttore di<br />
fase.<br />
Per la determinazione della sezione dei conduttori di protezione si rimanda alla seguente tabella<br />
avendo cura di scegliere sezioni immediatamente maggiori o uguali a quella risultante dalla<br />
consultazione della tabella medesima.<br />
Alternativamente si potrà ricorrere ad un vero e proprio calcolo ricorrendo alla formula:<br />
S = (I 2 t) 1/2 /K<br />
Si rammenta inoltre che, per le utenze elettroniche, va p<strong>rev</strong>ista la realizzazione di<br />
connessioni di protezione ad alta affidabilità (sez > 10 mmq per cavi unipolari, 2,5 mmq per<br />
conduttore multipolare, CEI 64-8 art. 707.471.3.3.1) a causa della presenza di correnti di<br />
dispersione permanenti descritte precedentemente e che possono provocare potenziali<br />
pericolosi in caso di difetto del collegamento equipotenziale.<br />
1.11 Canalizzazioni<br />
La funzione delle canalizzazioni è quella di proteggere meccanicamente i conduttori di energia.<br />
Tale protezione può essere realizzata con strumenti diversi, quali ad esempio: tubazioni, canale,<br />
passerelle, condotti o cunicoli ricavati nelle opere edili.<br />
I sistemi descritti nel presente documento realizzano protezione meccanica dei cavi tramite tubi e<br />
cassette di derivazione e canali portatavi.<br />
La normativa prescrive che il diametro interno del tubo dovrà essere almeno pari ad 1,3 volte il<br />
diametro del cerchio circoscritto al fascio di cavi che in esso trovano collocazione.<br />
È inoltre da tenere presente che la tubazione dovrà avere diametro sufficiente per garantire un<br />
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INFN – Istituto Nazionale di Fisica Nucleare – Bari A-01 – <strong>Relazione</strong> tecnica – Rev.01 Feb. ‘08<br />
agevole infilaggio e sfilaggio dei cavi, il tracciato dovrà essere sempre rettilineo, avendo cura di dare<br />
una leggera pendenza ai tratti orizzontali per favorire lo scarico di eventuale condensa.<br />
Cassette di derivazione conformi alla normativa saranno installate nei punti in cui il cambio di<br />
direzione avviene in modo brusco, in corrispondenza a derivazioni di linea secondaria da linea<br />
principale ed all’ingresso dei locali serviti.<br />
Le giunzioni da effettuare sui conduttori saranno realizzate solo ed unicamente all’interno delle<br />
cassette di derivazione e con l’impiego di morsetti adatti.<br />
Le cassette, in condizioni ordinarie, non consentiranno l’introduzione di corpi estranei ed il relativo<br />
coperchio si potrà aprire solamente con l’utilizzo di attrezzo idoneo.<br />
Circuiti appartenenti a sistemi elettrici diversi saranno allocati in tubazioni e cassette differenti per<br />
i due sistemi; è ammessa la coesistenza all’interno del medesimo tubo solamente se l’isolamento di tutti<br />
i cavi è garantito per il livello di tensione più alto tra i due e le cassette siano munite di opportuno setto<br />
separatore, amovibile solamente con attrezzo.<br />
Per quanto attiene i canali si ricorda che il numero dei cavi installati sarà tale da dar luogo ad<br />
un’occupazione non superiore al 50 % della sezione del canale.<br />
2 Impianto di rivelazione fumi / spegnimento / antiallagamento<br />
E’ stata p<strong>rev</strong>ista l’installazione di un impianto di rivelazione fumi, finalizzato ad attivare un<br />
impianto spegnimento a gas inerte: tale impianto, in caso d’incendio, satura in pochi istanti l’ambiente<br />
con una miscela invisibile ed inodore di azoto (52%), argon (40%) e CO 2 (8%), gas naturali<br />
normalmente presenti nell’aria che si respira. Il peso specifico simile all’aria consente di saturare<br />
l’ambiente per tempi lunghi, senza stratificare e senza diluizione. La piccola percentuale di CO 2 stimola<br />
automaticamente la respirazione nel corpo umano e permette la sopravvivenza con percentuali di<br />
ossigeno di circa il 12%, livello che rende impossibile la combustone della quasi totalità delle sostanze<br />
combustibili. L’aumento artificioso di CO2 nell’aria, dopo la scarica del gas, stimola la respirazione<br />
naturalmente, anche nelle persone svenute e riporta l’assorbimento di ossigeno al cervello alle<br />
condizioni ottimali.<br />
L’impianto sarà corredato di contatti per gli infissi per evitare che la scarica avvenga con gli infissi<br />
aperti vanificando l’azione del gas. Saranno inoltre presenti su ogni porta pannelli ottico acustici di<br />
avviso “Scarica in Corso” per evitare che si aprano le porte durante la fase di scarica.<br />
L’impianto è di rivelazione è stato inoltre corredato di sonde antiallagamento posizionate al di<br />
sotto di pannelli costituenti il pavimento galleggiante. Tale sistema, unitamente alla presenza del<br />
pavimento galleggiante stesso, consentirà, in caso di allegamento, di attuare opportune procedure prima<br />
che l’acqua possa raggiungere le apparecchiature della sala calcolo.<br />
2.1 Unità di gestione<br />
L’unità di comando spegnimento sarà:<br />
conforme alla norma europea EN12094-1 ( Direttiva CPD – sistemi fissi di spegnimento –<br />
componenti per sistemi di spegnimento a gas).<br />
versatile e semplice da programmare e da installare<br />
L’unità di gestione offrirà varie possibilità di impiego: sarà impiegata sia in impianti autonomi che<br />
collegata ad impianti di rivelazione dell'edificio.<br />
L'unità sarà provvista di 3 linee indipendenti di rivelazione. Lo spegnimento potrà essere attivato<br />
dalla combinazione fra qualsiasi delle zone di rivelazione: a singolo, doppio o triplo consenso.<br />
La centrale p<strong>rev</strong>ista consente di adeguare il funzionamento del sistema alle esigenze dell'impianto<br />
nel rispetto dei requisiti richiesti dalla norma Europea EN 12094-1.<br />
La centrale sarà provvista di un ampio display LED per facilitare la configurazione ed il controllo<br />
dell'Unità. Durante la temporizzazione di ritardo all'attivazione segnerà il tempo rimanente alla scarica.<br />
Il conteggio del temporizzatore sarà anche ripetuto su tutti i ripetitori remoti in modo da consentire<br />
la visualizzazione anche a distanza dello stato.<br />
Tutti i componenti della centrale saranno montati su di una unica piastra metallica, per rendere<br />
l'unità robusta e facile da installare.<br />
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2.2 Descrizione del Impianto di rivelazione e spegnimento incendi con gas inerti sistema<br />
Per proteggere il nuovo Centro di Calcolo ed i locali annessi si è progettato un sistema di<br />
spegnimento automatico che utilizza una miscela di gas inerti quale agente estinguente.<br />
Il sistema è costituito da una batteria di bombole cilindriche verticali ad alta pressione (300 bar),<br />
complete di valvole di scarica a flusso rapido, manometro di controllo pressione bombole, di comandi<br />
elettrici e pneumatici per l’attuazione automatica e manuale delle bombole, manichette flessibili di<br />
scarica e di servocomando ed un collettore comune di raccolta gas.<br />
La miscela di gas inerte viene diffusa nell'ambiente tramite una rete di distribuzione realizzata con<br />
tubo in acciaio zincato per alte pressioni e appositi ugelli diffusori posizionati su tutto il rischio da<br />
proteggere. La pressione di esercizio all'interno delle tubazioni di distribuzione, a valle del collettore<br />
comune di raccolta, sarà limitata a 60 bar, grazie a un orifizio calibrato dimensionato tramite calcolo<br />
idraulico.<br />
2.3 Caratteristiche dell’estinguente<br />
Le caratteristiche della miscela utilizzata sono le seguenti:<br />
Miscela naturale: è una miscela di azoto, argon e CO2, gas naturali normalmente presenti<br />
nell’aria che si respira;<br />
Non tossico: satura in pochi minuti l’intero locale protetto con un gas invisibile e inodore,<br />
permettendo di respirare senza difficoltà. Il suo peso specifico, simile a quello dell’aria,<br />
consente di saturare l’ambiente per tempi lunghi, senza stratificazione e senza diluizione,<br />
consentendo a soccorritori e tecnici di poter entrare ed uscire ripetutamente senza rischi. La<br />
piccola percentuale di CO2 attiva la stimolazione automatica della respirazione nel corpo<br />
umano e permette la sopravvivenza con percentuali di ossigeno di circa il 12% : a tali livelli di<br />
ossigeno non è possibile la combustione della quasi totalità delle sostanze combustibili;<br />
Non si decompone : non produce gas nocivi per le persone o per l’ambiente;<br />
Non crea nebbia : la visibilità resta completa;<br />
Non lascia residui : non danneggia, nè corrode anche i materiali più delicati;<br />
Non da shock termico : non essendo un gas liquefatto non deve assorbire;<br />
E’ dielettrico: non esiste alcun rischio di corto circuito anche in presenza di alta tensione;<br />
E’ respirabile: perché ha gli stessi componenti dell’aria;<br />
E’ sicuro: l’azione dell’anidride carbonica è automatica ed opera anche su persone svenute,<br />
stimolando la respirazione;<br />
Non danneggia lo strato di ozono;<br />
Non contribuisce all’effetto serra: i gas inerti che lo compongono sono normalmente presenti<br />
nell’atmosfera terrestre.<br />
2.4 Azione estinguente<br />
L’azione estinguente della miscela si basa sulla riduzione della concentrazione di ossigeno presente<br />
nell’ambiente da proteggere.<br />
La miscela usa una concentrazione di progetto di circa il 40%; tale immissione di prodotto fa si<br />
che la concentrazione di ossigeno scenda al 12,5%. Concentrazioni di ossigeno più basse del 15%<br />
permettono l’estinzione di quasi la totalità delle tipologie d’incendio. Concentrazioni di ossigeno del<br />
11-13% unite ad una piccola percentuale di CO2 (l’anidride carbonica stimola la respirazione)<br />
permettono la presenza di persone all’interno dei locali protetti per un lungo periodo di tempo senza<br />
nessun rischio per la salute.<br />
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2.5 Principio di funzionamento (batteria bombole con valvole di smistamento)<br />
Il sistema è composto da un’unica batteria bombole dimensionata per raggiungere la<br />
concentrazione di estinzione nel locale avente la volumetria maggiore. Attraverso un sistema di<br />
smistamento la stessa batteria asservirà a più locali, ovvero tramite circuiti di servocomando dedicati si<br />
attiveranno le bombole pilota e le relative bombole pilotate, le valvole di smistamento dedicate al<br />
locale protetto. Le bombole hanno la stessa capacità, la stessa carica e la stessa pressurizzazione, sono<br />
collegate tra di loro tramite un circuito di servocomando pneumatico ed un collettore comune di<br />
raccolta.<br />
Il sistema è completato da una stazione pilota di comando denominata, composta da una bombola<br />
pressurizzata con azoto, collegata al sistema di rivelazione incendi attraverso la testa operatrice elettrica<br />
montata direttamente sulla valvola di scarica rapida della bombola di azoto. Ogni locale protetto ha una<br />
bombola pilota dedicata.<br />
Ricevuta la segnalazione d’allarme dal sistema di rivelazione incendi, attraverso il pistoncino di<br />
comando della testa operatrice elettrica, la bombolina d’azoto viene attuata. Il collegamento<br />
pneumatico (manichetta di servocomando) tra la bombola pilota e gli attuatori pneumatici presenti su<br />
ogni bombola pilotata permetteranno l’apertura delle valvole di scarica che rilasceranno l’agente<br />
estinguente.<br />
Manichette di scarica, collettore comune di raccolta, valvola di smistamento (una per ciascun<br />
locale protetto), tubazioni di distribuzione e ugelli di scarica convoglieranno il gas estinguente nel<br />
locale da proteggere.<br />
La pressurizzazione delle bombole è di 300 bar. Alla connessione d’uscita del collettore di scarica<br />
è presente un orifizio calibrato opportunamente dimensionato per la riduzione della pressione. La<br />
massima pressione di esercizio nelle tubazioni sarà di 60 bar.<br />
Ogni bombola è corredata di manometro a contatti elettrici, per permettere il controllo oltre che<br />
visivo, anche automatico di eventuali perdite di pressione delle bombole.<br />
Altra segnalazione è data dal pressostato di segnalazione impianto intervenuto posizionato a valle<br />
del collettore di scarica, che segnala alla centrale di rivelazione e comando l’effettiva scarica<br />
dell’agente estinguente.<br />
L’ impianto di spegnimento verrà realizzato in due tempi: nel presente appalto è inclusa la rete di<br />
distribuzione completa di collettore ed ugelli, le bombole e gli accessori per la loro posa in opera,<br />
successivamente verranno invece inserite le valvole di smistamento ed i relativi accessori.<br />
2.6 Sonda antiallagamento<br />
Si è predisposto un sistema di sonde antiallagamento per la rivelazione di presenza d’acqua.<br />
Ogni sonda è costituita da un contenitore stagno, in materiale termoplastico, da cui fuoriescono due<br />
elettrodi in acciaio inossidabile ed un cavetto elettrico di collegamento all’unità elettronica. La<br />
resistenza intrinseca tra i due elettrodi è variabile in funzione della presenza di acqua. La variazione del<br />
valore di resistenza tra i due elettrodi, in caso di allagamento, provoca un allarme. La sonda<br />
antiallagamento è collegata direttamente al modulo di zona della centrale. Dopo un allarme, cessata la<br />
presenza di acqua, la sonda sarà nuovamente utilizzabile senza alcun intervento.<br />
3 Impianto di condizionamento<br />
A servizio del Nuovo Centro di Calcolo, si è progettato un impianto di condizionamento ad acqua<br />
refrigerata con batterie di raffreddamento installate all’interno dei rack.<br />
L’impianto è stato progettato secondo criteri modulari per garantire la possibilità di espansione del<br />
Data Center senza necessità di modificare l’infrastruttura dell’impianto di condizionamento. Il sistema<br />
utilizzato è quello “InfraStruXure In-Row RC” della APC, appositamente studiato per la tipologia di<br />
rack adottato.<br />
Le densità termiche dei Data center rendono difficile la fornitura di un raffreddamento adeguato.<br />
Per garantire adeguate zone di aerazione, la distanza fra la fonte termica ed il sistema di espulsione del<br />
calore deve essere diminuita. Il concetto in-row associa carichi di calore e di raffreddamento, evitando<br />
così il riflusso di aria espulsa all'impianto IT. InfraStruXure InRow RC è un sistema di<br />
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condizionamento dell'aria ideato per ottimizzare il raffreddamento e le performance degli impianti.<br />
L'unità cattura calore direttamente dal corridoio di calore e distribuisce aria fredda garantendo il<br />
mantenimento del corretto range termico degli impianti. La struttura consente un abbattimento dei costi<br />
di gestione mediante il controllo delle temperature dell'impianto IT. La velocità delle ventole viene<br />
controllata in modo tale da ridurre il consumo di energia nei periodi di minore utilizzo. L'espulsione del<br />
calore è stata gestita mediante un dispositivo di raffreddamento idraulico.<br />
Il progetto a servizio della Sala Rack p<strong>rev</strong>ede un’infrastruttura per Centri Elaborazione Dati<br />
consistente in n.14 Armadi Rack Server disposti in una configurazione ad isola fredda/calda, in cui<br />
ogni armadio viene refrigerato da unità di condizionamento In-Row RC.<br />
Le unità di condizionamento In-Row RC forniscono una capacità media di raffreddamento per<br />
Rack di 16,6 kW (12,5 kW con la ridondanza N+1) ed una capacità di picco per Rack di 25 kW grazie<br />
all’utilizzo di un’architettura che dispone i Rack divisi su due file, back to back, , in modo da evitare la<br />
miscelazione di aria calda e fredda attraverso l’interposizione di un corridoio caldo, come è possibile<br />
individuare negli elaborati di progetto.<br />
Nella configurazione finale le unità In-Row RC saranno 12 e saranno in grado di neutralizzare fino<br />
a 200 kW di calore nominale, per tale motivo, al momento si è inserito un refrigeratore ad acqua<br />
raffreddato ad aria da 140 kW di potenza frigorifera, ma si sono dimensionati il collettore e le tubazioni<br />
di alimentazione delle unità interne per una portata finale che p<strong>rev</strong>ede la futura installazione di un<br />
secondo refrigeratore da 140 kW.<br />
Si riportano di seguito le caratteristiche ed i vantaggi del sistema “InfraStruXure InRow RC”:<br />
Caratteristiche e vantaggi<br />
Disponibilità<br />
Raffreddamento<br />
p<strong>rev</strong>edibile<br />
Il posizionamento dell’unità nella fila di rack avvicina la sorgente del raffreddamento al carico<br />
termico. Questo elimina la miscelazione dell’aria e fornisce un’architettura di raffreddamento<br />
p<strong>rev</strong>edibile.<br />
Doppia alimentazione di<br />
ingresso A-B<br />
Controllo degli ingressi<br />
del rack<br />
Collegamenti superiori<br />
e inferiori dell’aria<br />
refrigerata<br />
Assorbe potenza dall'UPS a fini di protezione dell'alimentazione con doppia alimentazione ridondata.<br />
Il controllo degli ingressi del rack garantisce la temperatura in ingresso degli apparecchi IT.<br />
Consente il collegamento dell’aria refrigerata dalla parte superiore, in caso di installazione aerea, o<br />
dalla parte inferiore, in caso di pavimento sollevato.<br />
Controlli risposta attiva Controlla e regola i gradi di raffreddamento per garantire un corretto ingresso delle temperature.<br />
Mediante il microprocessore di controllo, si assicurano visibilità operativa e condizioni ottimali di<br />
funzionamento dell'unità.<br />
Costo totale di gestione<br />
Ventole a velocità<br />
variabile<br />
Le ventole a velocità variabile riducono il consumo di energia durante i periodi di raffreddamento<br />
normale.<br />
Architettura modulare<br />
Cattura l’aria calda esausta direttamente dalle apparecchiature IT, aumentando così la capacità di<br />
raffreddamento dell’unità rispetto alle architetture tradizionali.<br />
Flessibilità<br />
Design modulare<br />
Il design modulare offre soluzioni scalabili per aumentare il raffreddamento di pari passo con la<br />
domanda.<br />
Manutenibilità<br />
Ventole sostituibili a<br />
caldo<br />
Consente il funzionamento continuato del sistema se è richiesta la sostituzione di una ventola.<br />
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Facilità di accesso a fini<br />
di manutenzione<br />
L'impianto In-row consente la sostituzione/manutenzione delle componenti nei sistemi hot aisle-cold<br />
aisle.<br />
Filtri lavabili<br />
Di facile manutenzione, lavabile, il filtro elimina le particelle dal flusso d’aria di ritorno.<br />
Gestibilità<br />
Real-Time capacity<br />
monitoring<br />
Controller<br />
microprocessore<br />
Integrazione dei sistemi<br />
di gestione di edifici<br />
Visualizzazione in tempo reale del raffreddamento attuale e disponibile.<br />
Il sistema (fino a un massimo di tre moduli) è controllato da un microprocessore principale che<br />
fornisce una funzionalità di controllo di alto livello e un'interfaccia naturale tramite un display<br />
alfanumerico a 80 caratteri e quattro righe. Ciascun modulo è dotato di un controller basato su<br />
microprocessore che è coordinato con gli altri moduli presenti nel sistema dal controller principale.<br />
Invio di allarmi e punti dati che consente di gestire dell’infrastruttura dell’edificio critica da un solo<br />
sistema.<br />
Compatibile con<br />
InfraStruXure Manager<br />
Consente la gestione centralizzata tramite InfraStruXure Manager di APC.<br />
A servizio dei tre locali annessi al Nuovo Centro di Calcolo, locale <strong>quadro</strong>, locale Rack esistenti e<br />
locale a disposizione per eventuale ampliamento della sala Rack, individuati sugli elaborati di progetto<br />
rispettivamente come locali S9, S7 ed S5, si è p<strong>rev</strong>ista la rete di di distribuzione dell’acqua refrigerata<br />
con stacchi di predisposizione, per una eventuale installazione di terminali idronici di integrazione.<br />
Al momento in questi locali, per abbattere i carichi termici, si è p<strong>rev</strong>isto di installare gli split a<br />
parete utilizzati nei locali che ospitavano il precedente Centro di Calcolo.<br />
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4 Quadro <strong>economico</strong><br />
A) Importo a base d'asta<br />
Impianti elettrici e speciali € 52.369,21<br />
Opere edili € 7.386,60<br />
CDZ € 12.335,10<br />
Impianto di spegnimento € 17.000,00<br />
lavori a base d'asta € 89.090,91<br />
Compresi oneri sicurezza (5%) € 4.454,55<br />
TOTALE LAVORI € 89.090,91<br />
B) Somme a disposizione dell'Amministrazione<br />
IVA su lavori 10% € 8.909,09<br />
Oneri per incentivazione (1,5%)<br />
Spese generali € 15.600,00<br />
Contributo CNPAIA 2% € 312,00<br />
IVA su spese generali 20% € 3.182,40<br />
Totale somme a disposizione € 28.003,49 € 28.003,49<br />
Importo totale progetto € 117.094,40<br />
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