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FOCUS COMUNICAZIONE<br />

COBRANDING: TWO IS BETTER THAN ONE<br />

Richiesto dalle aziende perché consente una riduzione dei costi e<br />

un ampliamento del target, “il co-branding – sottolinea Antonella<br />

Asnaghi - è un forte valore aggiunto per la comunicazione qualora i<br />

pubblici di riferimento dei due marchi abbiano connotazioni comuni”.<br />

Un esempio molto articolato è il co-branding tra Triumph e Coin,<br />

due realtà che lo scorso 7 febbraio al cinema milanese The Space<br />

Odeon (e in diretta via satellite al cinema The Space Moderno<br />

di Roma) hanno portato per la prima volta il burlesque live in<br />

una sala cinematografica, in occasione dell’anteprima del film<br />

Burlesque. Nel corso della serata è stata allestita in sala una<br />

sfilata Triumph in tema, con atmosfere vintage e seducenti,<br />

da cui è stato tratto uno spot 30” che viene trasmesso nei<br />

cinema italiani ogni volta che è in proiezione il film di<br />

Steve Antin. L’evento nelle sale cinematografiche è stato<br />

anche preceduto da una performance burlesque nella<br />

vetrina dello store Coin di piazza 5 Giornate a Milano, in<br />

contemporanea con un concorso attraverso il quale,<br />

con l’acquisto di underwear Triumph è stato possibile aggiudicarsi<br />

500 biglietti per la visione del film e 100 cd con la colonna sonora,<br />

oltre a un viaggio nel mondo burlesque di Los Angeles! “Il costo<br />

medio della comunicazione è aumentato – racconta Mariangela<br />

Bonatto di Media Village – e il co-branding consente di dividere le<br />

spese, ma anche di fare attività di Crm e integrare i database aziendali<br />

dei consumatori”.<br />

Immagini dell’evento burlesque che si è svolto lo scorso 7 febbraio al cinema milanese The Space Odeon:<br />

esempio di co-branding tra Triumph e Coin<br />

no al momento della vendita, l’azienda<br />

può decidere da un giorno all’altro di<br />

modificare il soggetto pubblicitario”.<br />

Detto questo, non si può affermare<br />

che tutta la periodica sia in crisi, come<br />

osserva Mariangela Bonatto, a.d. Media<br />

Village e consulente di Carat Luxury:<br />

“Gli editori stanno investendo solo sulle<br />

testate chiave, poche ma qualificate, e<br />

che quindi funzionano. Va detto – altro<br />

trend interessante – che mentre prima<br />

le aziende pianificavano anche su riviste<br />

extrasettore, ora stanno focalizzando<br />

l’attenzione sui magazine moda, magari<br />

declinati su più supporti, cioè stampa,<br />

mobile, iPad, web. L’aspetto vincente<br />

è l’integrazione della testata forte su<br />

più piattaforme”. Del resto siamo in un<br />

periodo di frammentazione dell’audience:<br />

se un tempo i canali erano pochi<br />

e si sapeva dove trovare il target, ora<br />

l’offerta mediatica è talmente ampia<br />

che è molto difficile intercettare le persone,<br />

perché seguono diversi mezzi e in<br />

modo discontinuo, e il target più evoluto<br />

è quello più infedele.<br />

LA STAMPA DOMANI<br />

Continuando a parlare di press, gli scenari<br />

sul futuro - non tanto lontano -<br />

dividono gli esperti. “Per me la stampa<br />

è destinata a finire – osserva Adriana<br />

Ripandelli – e i periodici si trasferiranno<br />

su device digitali. Rimarranno alcune<br />

pubblicazioni cartacee, ma si tratterà<br />

di riviste di prestigio, stampate su carta<br />

molto preziosa e in edizione limitata,<br />

con contenuti di nicchia. Tutti gli altri<br />

periodici entro 5 anni saranno digitali. Il<br />

futuro della moda è tutto interconnesso”.<br />

In effetti, se i siti web delle riviste<br />

non consentono una fruizione ottimale,<br />

come sopra detto, diverso è il discorso<br />

per i tablet (cioè i device touch screen<br />

e senza tastiera, come l’iPad). “I tablet –<br />

aggiunge Ripandelli – hanno un tipo di<br />

fruizione molto simile al cartaceo, anzi<br />

la loro qualità è addirittura superiore<br />

alla pagina stampata per luminosità e<br />

nitidezza. Essendo la resa iconografica<br />

eccellente, le aziende moda hanno<br />

grande interesse verso questo supporto<br />

digitale”. Attualmente si stima che in<br />

Italia ci siano circa un milione di tablet,<br />

ma il numero è destinato a crescere<br />

rapidamente. Iab Forum prevede 55<br />

milioni di tablet nel mondo a fine anno,<br />

che diventeranno 210 milioni nel 2014.<br />

“I media cartacei – aggiunge Alessandro<br />

44 PAMBIANCOWEEK 12 maggio <strong>2011</strong>

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