scarica pdf - Castello Di Brolio - Barone Ricasoli Spa
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Sabato 5 febbraio 2011<br />
25<br />
La cucina<br />
e la crisi<br />
L’ITINERARIO DEL GUSTO<br />
Fioccano i premi, ma i clienti disertano<br />
È l’autoreferenzialità enogastronomica<br />
::: CARLO CAMBI<br />
Il circo Barnum dell’enoga -<br />
stronomia in questa settimana ha<br />
piantato il suo tendone a Milano. In<br />
via Gattamelata si sono alternati alcuni<br />
dei cuochi più famosi d’Italia<br />
con inevitabile codazzo di sponsor,<br />
di gridolini d’entusiasmo, di giornalisti<br />
e fotografi. I cuochi raccontavano<br />
agli altri cuochi<br />
come far da mangiare.<br />
Insomma un<br />
corso di aggiornamento<br />
professionale<br />
a pagamento. C’è<br />
chi ha presentato<br />
come innovazione<br />
pane, burro e un<br />
lampone. Chi ha<br />
fatto vedere come si<br />
fa la pizza e chi ha<br />
stupito con colonne<br />
sonore acid, immagini<br />
al computer.<br />
Tutto bello. Mancavano<br />
le cuoche e<br />
l’organizzatore ha<br />
po Bellavista (come dire il meglio<br />
delle bollicine italiane), ha assegnato<br />
a Yoshihiro Narisawa, chef giapponese<br />
che ha il merito, lui sì, di portare<br />
nel mondo la vera cucina italiana<br />
Ma in tutta questa kermesse c’era<br />
un assenza pesante: quella del pubblico.<br />
La stessa che attanaglia i ristoranti.<br />
Non a caso la Confcommercio<br />
ha fatto sapere negli stessi giorni che<br />
i consumi si sono<br />
ulteriormente ridotti<br />
nell’ultimo trimestre<br />
dello 0,6% e<br />
che la botta più dura<br />
è toccata proprio<br />
ai ristoranti. Si salvano<br />
solo quelli che<br />
fanno cucina confortevole,<br />
che non<br />
piace ai critici, ma<br />
sfama ancora l’Ita -<br />
lia.<br />
A questo punto<br />
per evitare di perdersi<br />
dietro gli effetti<br />
speciali è giusto<br />
chiedersi se non sia<br />
Nelle terre del “<strong>Barone</strong> di ferro”<br />
<strong>Ricasoli</strong> e quel Chianti diventato vino d’Italia<br />
::: CARLO CAMBI<br />
GAIOLE IN CHIANTI (SIENA)<br />
Chianti, un passe par tout. Quando uno non ha<br />
un’idea per fare, chessò, un reportage sull’Italia bella e<br />
buona la butta in Chianti. Così quelle colline aspre, il cui<br />
nome geografico vuol dire fragore d’armi e di selva, sono<br />
diventate un luogo comune, uno stereotipo. Gli inglesi,<br />
che sono stati i primi innamorati di quelle terre<br />
La lectio magistralis di monsignor Ravasi<br />
Il castello di <strong>Brolio</strong><br />
dove la nobiltà fiorentina e senese si contendevano i<br />
(magri) profitti agrari lo chiamano il Chiantishire: molto<br />
pittoresco! E purtroppo il Chianti ha fatto di tutto per<br />
assomigliare non a se stesso, ma a come gli altri volevano<br />
che fosse. Per fortuna non ha del tutto perduto la<br />
sua identità.<br />
Non è affatto un territorio gentile: anzi è duro, arcigno.<br />
Posto da cinghiali e da guerriglia. Certo oggi (...)<br />
segue a pagina 27
Sabato 5 febbraio 2011<br />
27<br />
• • • • • L E B O T T I G L I E • • • • •<br />
. CASTELLO DI AMA<br />
CHIANTI CLASSICO<br />
Marco Pallanti e Lorenza<br />
Sebasti in questa bottiglia<br />
concentrano tutta<br />
la magia del Chianti.<br />
Vino ampio con sfumature<br />
dalla marasca altabacco<br />
(euro 30).<br />
. BARONE RICASOLI<br />
CAST. DI BROLIO<br />
Vino monumentale.<br />
Qui il Sangiovese offre<br />
la sua anima più autentica:<br />
marasca, frutto<br />
rosso, profondità e<br />
freschezza al tempo<br />
stesso (euro 34).<br />
. FATTORIA DI FELSINA<br />
RANCIA RISERVA<br />
Una delle massime<br />
espressioni del Sangiovese.<br />
Vino di estrema<br />
finezza, con sentori<br />
evoluti di frutto<br />
rosso. Al palato è avvolgente<br />
(euro 30).<br />
. CASTELL’IN VILLA<br />
POGGIO DELLE ROSE<br />
Vino potente che la<br />
principessa Coralia<br />
Pignatelli cura come<br />
il suo roseto. Ha il<br />
nerbo della Berardenga,<br />
minerale e<br />
tannico (euro 40).<br />
.<br />
CECCHI<br />
VILLA CERNA<br />
Un tocco di Colorino<br />
per rivitalizzare la<br />
tradizione poi Sangiovese<br />
morbido.<br />
Complesso al naso di<br />
frutti rossi, un gran<br />
vino (euro 25).<br />
L’itinerario del gusto<br />
<strong>Ricasoli</strong> e quel Chianti<br />
divenuto vino d’Italia<br />
Nella terra del “<strong>Barone</strong> di ferro” alle radici della cultura del bere<br />
continua da pagina 25<br />
(...) è pettinato di vigne, è punteggiato<br />
da architetture d’immenso bello e le<br />
sue bottiglie - non tutte purtroppo -<br />
hanno ritrovato il nerbo antico dopo la<br />
troppo lunga ubriacatura mercantilistica<br />
che ha portato se non a rinnegare,<br />
quanto meno a snaturare il Sangiovese,<br />
con le ataviche cantine (ma alcune<br />
anche bruttissime e finte in cemento<br />
armato) che hanno sfrattato le botti da<br />
25 quintali per far posto a barriques<br />
non sempre adatte a contenere l’idea<br />
del vino Chianti che resta comunque il<br />
più famoso vino italiano.<br />
Tra gli stereotipi del Chiantishire si<br />
annoverano la carne di Chianina che<br />
qui non c’entra nulla, la finocchiona, i<br />
cantucci, i ferribattuti e le ceramiche.<br />
Insomma tutto il campionario toscano<br />
riunito in un sol luogo, come se la Toscana<br />
non fosse una pluralità di suggestioni.<br />
Più che un territorio il Chianti<br />
ha finito per diventare un catalogo. E<br />
pensare che una ragione - soprattutto<br />
in questi mesi - per tornare in Chianti<br />
c’è, ed è densa di significati, di storia, di<br />
appartenenze.<br />
Me ne parto per questa terra che<br />
amo con in mano un libro scritto da un<br />
mio amico di raro intelletto e di esprit<br />
totalmente maremmano: il professor<br />
Zeffiro Ciuffoletti. S’intitola: “Alla ricerca<br />
del vino perfetto, il Chianti del<br />
<strong>Barone</strong> di <strong>Brolio</strong>”. Lo ha voluto Francesco<br />
<strong>Ricasoli</strong>, discendente del “Baro -<br />
ne di Ferro”, lo ha stampato con coraggio<br />
e perizia Leo Olschki. E quel volume<br />
dovrebbe essere la vera guida per<br />
scoprire l’assoluta nobiltà del Chianti:<br />
inteso come agglomerato geoantropico,<br />
riassunto nel suo vino. Mi stupisco<br />
che non ci abbia pensato il pur attivissimo<br />
Consorzio del Chianti classico:<br />
non c’è vino migliore per brindare ai<br />
centocinquant’anni dell’Italia unita<br />
che il Chianti. Ne chiacchieravo sommessamente<br />
- per quanto una chiacchiera<br />
con lui possa essere sommessa -<br />
con Dario Cecchini (il poeta macellaio,<br />
andatelo a trovare in quel di Panzano<br />
nel Chianti fiorentino: è un’espe -<br />
rienza assoluta) e gli dicevo: tre vini<br />
andrebbero in quest’anno degustati: il<br />
Barolo, il Marsala e invariabilmente il<br />
Chianti. Perché lì risiede l’anima più<br />
alta, l’idea più nobile, il concentrato<br />
migliore della politica come ideale, del<br />
connubio tra agricoltura e cultura.<br />
Comincia perciò dal <strong>Castello</strong> di <strong>Brolio</strong><br />
ineluttabilmente un viaggio alle<br />
sorgenti del Chianti, che sono anche le<br />
nostre origini. Lì Bettino <strong>Ricasoli</strong> –<br />
quello che revocò l’esilio di Mazzini,<br />
che aveva abolito la pena di morte primo<br />
nel mondo occidentale, che rimase<br />
sindaco di Gaiole a vita per testimoniare<br />
il suo legame assoluto con questa<br />
terra – successore di Cavour e primo<br />
vero presidente dell’Italia Unita - dispensava<br />
rigore politico e ricerca agronomica.<br />
Con Francesco <strong>Ricasoli</strong> provo<br />
brividi nella biblioteca del <strong>Barone</strong> di<br />
Ferro, con Francesco <strong>Ricasoli</strong> mi chiedo<br />
perché quest’anno le bottiglie di<br />
Chianti Classico non siano tutte – e sono<br />
decine di milioni – fasciate con il tricolore!<br />
Da <strong>Brolio</strong> – bellissimo – dove si<br />
dovrebbe fare quest’anno un pellegrinaggio<br />
laico si può partire per i gioielli<br />
del Chianti che stanno<br />
Anteprime<br />
Si comincia<br />
con il Nobile<br />
SIENA – Comincia con il<br />
Nobile di Montepulciano il<br />
tour delle anteprime di Toscana.<br />
Appuntamento domenica<br />
13 e lunedì 14 alla fortezza di<br />
Montepulciano. Lunedì 14 a<br />
San Gimignano debutta la Vernaccia.<br />
Il Chianti Classico va in<br />
scena mercoledì 16 a Firenze<br />
alla Stazione Leopolda dove<br />
nell’ambito di Chianti Collection<br />
si degustano le annate<br />
2009, 2010 e le riserve 2008 oltre<br />
agli oli. Seguirà poi Benvenuto<br />
Brunello in agenda da venerdì<br />
18 a lunedì 21 ovviamente<br />
a Montalcino. Qui di degusta<br />
l’annata 2006, che fu dichiarata<br />
a 5 stelle, e la Riserva<br />
2005.<br />
tra Firenze e Siena. Non si può trascurare<br />
Radda e Castellina dove Andrea<br />
Rondini - sommo fotografo - è in grado<br />
di farvi percepire la vera magia dei<br />
paesaggio chiantigiano. E poi San Casciano<br />
in Val di Pesa e all’estremo limite<br />
meridionale Castelnuovo Berardenga,<br />
altra terra mobilissima e fiera.<br />
Ovunque ci vengono in contro Badie,<br />
come quella di Coltibuono un luogo<br />
assoluto, castelli come quello di Albola<br />
o quello da Verrazzano (sì fu la dimora<br />
del grande navigatore!) e ville patrizie<br />
come Le Corti del principe Corsini come<br />
Villa Chigi-Saracini, o borghi d’in -<br />
::: INFORMAZIONI UTILI<br />
ARRIVARE<br />
Da Nord si prende prende l’Autopalio da Firenze Certosa e si “aggredisce” il Chianti da<br />
San Casciano in Val di Pesa. Da Sud si prende la Bettolle Siena e si entra in Chianti dal<br />
casello di Castelnuovo Berardenga.<br />
DORMIRE & MANGIARE<br />
Borgo San Felice a Castelnuovo Berardenga. Un cinque stelle lusso che sa di campagna<br />
tel 877-214-4288. A Greve in Chianti Da Padellina (tel 055. 858388). A Panzano da<br />
Cecchini (tel 055.852020). A Castellina all’Albergaccio (0877.741042) a Radda Il Vignale<br />
(tel 0577.738094) a San Casciano La Tenda Rossa (tel 055.826132).<br />
canto come San Felice o <strong>Castello</strong><br />
d’Ama o il <strong>Castello</strong> di Fonterutoli dove<br />
la dinastia Mazzei custodisce la prima<br />
idea del Chianti che si deve ad Ottone<br />
III imperatore del nono secolo.<br />
Sono anche tutte cantine di pregio e<br />
oggi degustando queste bottiglie che<br />
sentono le diversità del territorio –<br />
spessore nel Chianti fiorentino, profumo<br />
e corpo nella parte più centrale del<br />
Chianti senese, mineralità e finezza<br />
nella Berardenga – si comprende come<br />
l’idea di Chianti debba essere non<br />
lo stereotipo patinato, ma la ricerca di<br />
un’anima, di una storia.<br />
Forse servirebbe di nuovo Niccolo<br />
Machiavelli che albergò alla Percussina<br />
(nella casa dove oggi ha sede il Consorzio)<br />
a illuminare di nuovo intelletto<br />
queste terre. Perché queste vigne, queste<br />
foreste di lecci, queste meravigliose<br />
architetture sono l’espressione di<br />
un’idea, di un buon governo. E non c’è<br />
altro luogo al mondo dove il vino possa<br />
degustarsi non come mero piacere,<br />
ma come - per dirla con Mario Soldati -<br />
autentica poesia della terra. Il Chianti<br />
che si fa paradigma dell’Italia che fu<br />
nazione per passione.<br />
CARLO CAMBI<br />
LE SENSAZIONI DEL SOMMELIER<br />
Tanto british, tanto ineguagliabilmente toscano<br />
::: ADUA VILLA<br />
La scorsa estate decido di partire per alcune settimane a<br />
Londra, da sola, per seguire un corso vicino a Covent Garden.<br />
Pare che da questa scuola siano passati quasi tutti i<br />
rampolli degli Emirati Arabi fino ai nuovi manager della<br />
rampante ex Unione Sovietica. Avevo chiesto un corso su<br />
misura per me. Linguaggio specifico: su vino, comunicazione<br />
e cucina. Adesso so sciorinare tutte le fasi della descrizione<br />
organolettica in inglese e tutti gli ingredienti delle<br />
“recipes”, ma se mi chiedono per strada una indicazione<br />
potrei scambiare Wimbledon e Carnaby. Un giorno il mio<br />
teacher mi porta a fare una lezione al numero<br />
3 di di St. James Street dentro al famoso<br />
tempio dei vini e distillati per i londinesi:<br />
Berry Bros & Rudd. Più di 300 anni di storia,<br />
in un negozio che è una casa accogliente,<br />
che amorevolmente custodisce i migliori vini<br />
del mondo, le migliori annate (addirittura<br />
un caveau dove riposano le bottiglie pre-fillossera),<br />
i migliori champagne e distillati che<br />
vanno degustati con devozione. Con all’ingresso libri che<br />
raccolgono firme di personaggi illustri e non che sono passati<br />
di lì e hanno sorseggiato quelle meravigliose perle<br />
enologiche. Lì mi galvanizzo, comincio a parlare al direttore<br />
in un inglese che mai più è stato così fluente! E dopo<br />
un po’comincio a chiedergli del mercato italiano. Inevitabilmente<br />
finiamo a parlare di Toscana e di Chianti Classico<br />
che fa innamorare i palati e fa accorrere stranieri nel<br />
Chiantishire alla scoperta di luoghi unici. Quel sangiovese<br />
che sa esprimersi come solo i cavalli di razza sanno fare.<br />
Come piace questo vino dal rubino deciso con qualche venatura<br />
granato, con quei profumi eleganti di profonde note<br />
fruttate come la ciliegia matura. In alcuni<br />
sembra di sprofondare il naso dentro a una<br />
scatola di sigari, seguita da sensazione di<br />
polvere da sparo, humus, menta, ginepro e<br />
ventate floreali, non mi ero accorta che la fase<br />
descrittiva mi era partita in italiano, lo<br />
guardo per trovare il suo assenso e mi dice: in<br />
english please! E vabbè ricominciamo.<br />
www.aduavilla.it