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I determinanti della salute - Ministero della Salute

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230 I <strong>determinanti</strong> <strong>della</strong> <strong>salute</strong><br />

devono essere anche annoverati i prodotti<br />

di combustione. I primi dati relativi<br />

all’insorgenza di tumore del polmone<br />

in soggetti esposti a particolato<br />

risalgono agli anni novanta; recenti<br />

studi indicano che un aumento del<br />

PM2.5 di 10 µg/m3 risulta associato<br />

ad un incremento di mortalità per<br />

tumore del polmone del 14%. Anche<br />

l’esposizione a prodotti di combustione<br />

diesel può aumentare il rischio di<br />

tumore del polmone, così come l’esposizione<br />

a vapori di oli di cottura e a<br />

prodotti di combustione del carbone<br />

utilizzato per usi domestici.<br />

Broncopneumopatia cronica ostruttiva<br />

(BPCO). Le stime attuali indicano<br />

nella BPCO la quinta causa <strong>della</strong> morbilità<br />

globale. Una recente revisione<br />

<strong>della</strong> letteratura mondiale sulla BPCO<br />

confluita nello European Lung White<br />

Book indica in Europa una prevalenza<br />

di BPCO rilevante dal punto di vista<br />

clinico compresa tra il 4 e il 10% <strong>della</strong><br />

popolazione adulta. Il fumo attivo è il<br />

più importante fattore di rischio per lo<br />

sviluppo di BPCO. Si stima infatti che<br />

circa il 70% dei casi di BPCO siano<br />

attribuibili al fumo di sigaretta, tuttavia<br />

una quota non trascurabile di casi<br />

di BPCO è stata messa in relazione<br />

con altri fattori di rischio. Il fumo passivo<br />

è stato associato ad aumentato<br />

rischio di sviluppo di BPCO, con un<br />

rischio relativo stimato nell’intervallo<br />

1,68-5,63. La combustione di biomasse<br />

è stata ampiamente investigata<br />

come fattore di rischio per BPCO in<br />

particolare nei paesi in via di sviluppo;<br />

una revisione degli studi epidemiologici<br />

nel mondo ha stimato il rischio di<br />

BPCO attribuibile a biomasse pari a<br />

1,8 negli uomini e pari a 3.2 nelle<br />

donne. Vi è inoltre evidenza che l’esposizione<br />

a lungo termine a muffe e<br />

umidità sia associata ad aumentato<br />

rischio di tosse o dispnea nell’adulto.<br />

Infezioni delle vie respiratorie. La<br />

contaminazione microbica degli<br />

ambienti indoor è frequente ed è in<br />

grado di causare infezioni a carico<br />

delle vie aeree soprattutto nei soggetti<br />

ipersuscettibili. La via di trasmissione<br />

più comune è quella aerea, da persona<br />

a persona o da sorgente a persona.<br />

Molteplici sono le malattie infettive<br />

che si possono contrarre in ambiente<br />

indoor, tra cui la tubercolosi, sindromi<br />

influenzali, nuove malattie come la<br />

SARS e la legionellosi. La legionellosi<br />

è prevalentemente sostenuta dalla<br />

Legionella pneumophila che è un<br />

microorganismo che utilizza come<br />

reservoir i sistemi acquatici, quali<br />

impianti di condizionamento, condensatori,<br />

umidificatori, tubature dell’acqua<br />

(in quest’ultimo caso l’esposizione<br />

avviene durante l’aerosolizzazione<br />

prodotta durante l’utilizzo di acqua,<br />

come avviene nelle vasche di idromassaggio,<br />

docce, sistemi di irrigazione,<br />

innaffiamento, etc). L’incidenza in<br />

Europa è passata da 360 casi nel 2000<br />

a 765 nel 2005; casi letali sono frequenti<br />

soprattutto in soggetti anziani e<br />

in soggetti immunocompromessi.<br />

Malattia cardiovascolare. La malattia<br />

cardiovascolare (MCV) rappresenta<br />

la principale causa di morte nel<br />

mondo industrializzato. Tra i fattori<br />

di rischio indoor di MCV vi sono il<br />

fumo passivo e l’esposizione a particolato<br />

ed a monossido di carbonio.<br />

L’esposizione a fumo passivo può essere<br />

responsabile dell’insorgenza di<br />

danno cardiovascolare e si stima che il<br />

rischio ad esso attribuibile sia nella<br />

misura del 25-30%. Molti studi<br />

hanno dimostrato l’esistenza di un<br />

nesso tra l’esposizione a particolato<br />

outdoor e la mortalità/morbilità cardiovascolare.<br />

Vi è anche evidenza che<br />

l’esposizione a particolato indoor sia<br />

associata ad aumentato rischio di<br />

malattia cardiovascolare; tuttavia<br />

ulteriori studi sono necessari, soprattutto<br />

per definire il ruolo <strong>della</strong> quota<br />

ultrafine. Oltre ad essere responsabile<br />

di avvelenamenti acuti letali e di tossicità<br />

nei confronti dello sviluppo fetale,<br />

vi sono evidenze che l’esposizione a<br />

bassi livelli di monossido di carbonio<br />

(CO) possa essere responsabile dell’insorgenza<br />

di malattia cardiovascolare.

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