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NELLA MENTE DELL'ARCHITETTO - Sardegna Turismo

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Carbonia<br />

Dalla cima del monolite trachitico, ex torre littoria<br />

sulla piazza centrale, si coglie come in un’istantanea<br />

l’idea della “città nuova”. Inventata dal fascismo nel<br />

1937 e inaugurata l’anno dopo, Carbonia era un ventaglio<br />

di tetti bassi, vicini e ordinati. Un accampamento<br />

di pietra sulla miniera, steso su un declivio di<br />

medesima pietra davanti al mare. Un alveare di<br />

bianco calcare e rosso trachite riempito di lavoratori<br />

spaesati e annichiliti dalla fatica. Oggi, l’ultima città<br />

PIANIFICAZIONE<br />

URBANISTICA<br />

A destra: veduta sui<br />

quartieri periferici<br />

di Carbonia dall’alto<br />

del colle Rosmarino.<br />

Risalta bene l’uniformità<br />

costruttiva nell’ambito<br />

delle diverse tipologie<br />

abitative. Pagina seguente,<br />

in basso: l’elegante<br />

e geometrico porticato<br />

della costruzione<br />

che ospita gli uffici<br />

pubblici (a sinistra);<br />

l’imponente torre civica<br />

in bugnato rustico,<br />

prospiciente su piazza<br />

Roma, è uno dei tanti<br />

edifici presi a simbolo<br />

della cittadina (a destra).<br />

di fondazione del regime è<br />

divenuta un centro attivo e<br />

moderno che riesce ad armonizzare<br />

lo spessore travagliato<br />

della storia mineraria<br />

con la spinta propulsiva<br />

dello sviluppo turistico.<br />

Una visita a Carbonia<br />

riserva molte gradevoli<br />

sorprese, perché proprio<br />

adesso la città sulcitana vive<br />

una stagione di rinascita<br />

senza precedenti.<br />

Con sensibilità e rigore i<br />

nuclei principali del regolare<br />

progetto urbanistico sono<br />

stati riportati alla loro bellezza<br />

essenziale e severa. A cominciare proprio dalla<br />

torre civica nella piazza Roma, l’ex casa del Fascio, sede<br />

degli uffici comunali e visitabile su richiesta<br />

(0781/6.17.54). Il tetto del rude edificio di bugnato rustico<br />

è un ottimo punto d’osservazione da raggiungere<br />

con l’ascensore panoramico. All’ingresso troneggia un<br />

bassorilievo di Venanzio Crocetti con allegorie fasciste,<br />

riscoperto casualmente durante un restauro. Al primo<br />

piano, in quella che era la sala del direttorio perfettamente<br />

recuperata, ben si combina il dipinto dell’aeropittore<br />

futurista Corrado Forlin.<br />

L’abbagliante granito della piazza Roma, riportata alla<br />

sua prima conformazione l’anno scorso, esalta l’utopia<br />

razionalista dell’ex Dopolavoro centrale, ora sala<br />

consiliare. Progettato da Giuseppe Pulitzer-Finali, l’edificio<br />

contrappone sobrie colonne alla robustezza della<br />

torre e si connette orizzontalmente con il Teatro Centrale<br />

(0781/67.16.19, rassegna Cedac, www.cedacsarde<br />

gna.it) e del Teatro Lirico di Cagliari (070/4.08.22.30,<br />

www.teatroliricodicagliari.it). Dalla parte opposta della<br />

piazza, abbellita con sculture di Giò Pomodoro e di Pinuccio<br />

Sciola, il municipio. Chiude il lato est il complesso<br />

parrocchiale di San Ponziano, progettisti Cesare<br />

Valle e Ignazio Guidi. La monumentalità della costru-<br />

Fotografie di Giancarlo Deidda<br />

zione, e in particolare l’abside, ricordano i profili di una<br />

fortificazione. All’interno, splendida Via Crucis lignea<br />

di Eugenio Tavolara. Dalla piazza, spianata dominante<br />

della città affacciata verso il mare, si diramano i principali<br />

assi viari che mettono in comunicazione con le periferie.<br />

Nella vicinissima via Napoli, l’ex casa del direttore<br />

della miniera ora Museo Archeologico Villa Sulcis<br />

(in restauro, 0781/69.11.31) e altre ville un tempo destinate<br />

ai responsabili aziendali. Nella parallela via Campania<br />

si trova il Museo di Paleontologia Martel (9-13,<br />

16-20, 0781/69.10.06, chiuso il lunedì).<br />

Man mano che ci si allontana dal centro, la tipologia<br />

costruttiva gerarchicamente si impoverisce sino ad arrivare<br />

all’altra faccia della Carbonia che fu. Quella popolare<br />

e operaia. Percorrendo la commerciale via Gramsci,<br />

proseguendo e risalendo via Satta che abbraccia i<br />

giardini pubblici del colle Rosmarino, si giunge al<br />

quartiere Lotto B. I cameroni che ancora resistono nella<br />

zona di via Fiume ospitavano fino a 60 minatori per<br />

stanza. Diversi sono stati ristrutturati, altri saranno recuperati<br />

dal Comune come quello trasformato in chiesetta<br />

operaia al numero 23 di via Sicilia. Le derelitte e<br />

povere residenze sono un passaggio obbligato se si<br />

vuol capire Carbonia: i cuori e le braccia che hanno tenuto<br />

in piedi questa città vivevano qui.<br />

Dalla terra del carbone il viaggio alla ricerca delle<br />

città di fondazione novecentesche prosegue verso<br />

nord, sempre sulla costa occidentale, sino ad Arborea,<br />

17 chilometri da Oristano. Impareggiabile l’itinerario<br />

che dalla statale 126, che collega Iglesias con<br />

Carbonia, prosegue per Fontanamare, Nebida, Masua.<br />

Da qui la stradina si inerpica, costeggia le miniere<br />

di Aquaresi e Montecani per poi ridiscendere al<br />

mare di Buggerru. Ci si ricongiunge alla 126 in direzione<br />

Arbus, Guspini, Terralba e quindi Arborea. Il<br />

percorso tra panorami, spiagge come Nebida e Cala<br />

Domestica, faraglioni e archeologia industriale si<br />

completa in una giornata, preferibilmente in primavera<br />

e, date le condizioni delle strade, senza fretta.<br />

126

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