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UNIVERSIT`A DEGLI STUDI DI MILANO BICOCCA Scuola di ...

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UNIVERSITÀ <strong>DEGLI</strong> <strong>STU<strong>DI</strong></strong> <strong>DI</strong> <strong>MILANO</strong> <strong>BICOCCA</strong><br />

<strong>Scuola</strong> <strong>di</strong> Dottorato <strong>di</strong> Scienze<br />

Corso <strong>di</strong> Dottorato <strong>di</strong> Ricerca in Fisica e Astronomia<br />

Valentina Quercioli<br />

Matricola 700092<br />

Foto<strong>di</strong>namica conformazionale <strong>di</strong> mutanti della GFP<br />

me<strong>di</strong>ante eccitazione non lineare e a due-colori<br />

Tutore<br />

Prof. Giancarlo Bal<strong>di</strong>ni, Prof. Giuseppe Chirico<br />

Coor<strong>di</strong>natore<br />

Prof. Clau<strong>di</strong>o Destri<br />

Ciclo XXI 2005-2008


2<br />

Riassunto<br />

Nell’ultimo ventennio ‘la green fluorescent protein’ (GFP) estratta dalla medusa Aequorea<br />

victoria è <strong>di</strong>ventata uno dei più importanti e utilizzati marker in applicazioni<br />

biologiche. Scoperta da Shimomura [8], la GFP è l’unica proteina che può essere espressa<br />

in ogni tipo <strong>di</strong> cellula, eucariota o procariota, non è dannosa per le cellule e che fluoresce<br />

senza l’ausilio <strong>di</strong> cofattori esterni [1] (il cromoforo posto all’interno della proteina è infatti<br />

autofluorescente in vivo). Il premio Nobel per la Chimica 2008 è stato assegnato<br />

a Shimomura, Chalfie e Tsien per la scoperta <strong>di</strong> questa proteina e per i loro importanti<br />

stu<strong>di</strong> in ambito biologico.<br />

La grande versatilità <strong>di</strong> questa proteina ottenibile tramite mutazioni selettive <strong>di</strong> particolari<br />

amonoaci<strong>di</strong> ha portato ad una richiesta sempre crescente <strong>di</strong> nuovi mutanti con<br />

particolari proprietà spettroscopiche [11]. Ovviamente questa richiesta si scontra con<br />

la necessità <strong>di</strong> conoscere in modo approfon<strong>di</strong>to i processi fotofisici che avvengono internamente<br />

alla proteina, in<strong>di</strong>spensabile qualora si pensi ad applicazioni biologiche della<br />

GFP, per esempio <strong>di</strong> tipo sensoristico, <strong>di</strong> pH o temperatura. Nonostante negli ultimi<br />

anni molti stu<strong>di</strong> e molte simulazioni siano state effettuati una comprensione dettagliata<br />

degli aspetti foto<strong>di</strong>namici della GFP è ancora argomento <strong>di</strong> <strong>di</strong>scussione.<br />

Uno degli strumenti migliori per la loro determinazione consiste nello stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> mutazioni<br />

della proteina ‘wild-type’. Cinque aminoaci<strong>di</strong>, nella vicinanza o all’interno del cromoforo<br />

stesso, sembrano giocare un ruolo <strong>di</strong> fondamentale importanza nella foto<strong>di</strong>namica della<br />

GFP: S65, H148, T203, S205, and E222. In questo lavoro ci siamo concentrati su tre<br />

<strong>di</strong> questi aminoaci<strong>di</strong>, stu<strong>di</strong>ando le proprietà <strong>di</strong>namiche della fluorescenza della proteina<br />

GFPmut2 e <strong>di</strong> due sue mutazioni al residuo isti<strong>di</strong>na H148 (mut2G) a al residuo glutammato<br />

E222 (mut2Q) me<strong>di</strong>ante la tecnica della spettroscopia <strong>di</strong> fluorescenza risolta nel<br />

tempo, nell’intervallo temporale del nanosecondo o del millisecondo. La maggior parte<br />

dei risultati presentati sono stati ottenuti me<strong>di</strong>ante la Spettroscopia <strong>di</strong> Correlazione della<br />

Fluorescenza (FCS).<br />

Questa tecnica è stata creata per lo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> <strong>di</strong>namiche molecolari [5] e analizza statisticamente<br />

le fluttuazioni dell’intensità <strong>di</strong> fluorescenza provenienti dalle poche molecole<br />

contenute nel volume <strong>di</strong> eccitazione (dell’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> 10 −15 litri). Queste fluttuazioni hanno<br />

due principali origini: possono infatti essere dovute al moto <strong>di</strong>ffusivo <strong>di</strong> molecole che<br />

entrano o escono dal volume <strong>di</strong> eccitazione o da transizioni chimiche tra stati fluorescenti<br />

e non fluorescenti delle molecole che portano a momentanei spengimenti della loro<br />

fluorescenza (quest’ultimo processo va sotto il nome <strong>di</strong> flickering). Me<strong>di</strong>ante l’ autocorrelazione<br />

delle intensità delle fluttuazioni <strong>di</strong> fluorescenza si possono ricavare informazioni<br />

<strong>di</strong> carattere <strong>di</strong>namico e termo<strong>di</strong>namico sulle molecole in esame [3], [7].<br />

Flickering <strong>di</strong>versi hanno risposte temporali <strong>di</strong>verse: in particolare, per i tre mutanti stu<strong>di</strong>ati,<br />

due tipi <strong>di</strong> fenomeni <strong>di</strong> rilassamento sono stati trovati: il primo, pH <strong>di</strong>pendente, su


3<br />

scala temporale da 10-100µs, il secondo, in<strong>di</strong>pendente dal pH ma fortemente <strong>di</strong>pendente<br />

dalla intensità <strong>di</strong> eccitazione laser, da 100-500µs. L’importanza della caratterizzazione<br />

temporale dei processi <strong>di</strong> flickering risiede nel fatto che dal confronto dei risultati ottenuti<br />

dalle <strong>di</strong>verse proteine si possono ricavare informazioni sul ruolo specifico dei particolari<br />

aminoaci<strong>di</strong> coinvolti nelle mutazioni.<br />

In particolare, dal processo <strong>di</strong>pendente dal pH è stato determinato il ruolo dell’isti<strong>di</strong>na<br />

148: per il mutante in cui questo residuo è stato sostituito con una glicina, è stato trovato<br />

un aumento <strong>di</strong> circa tre volte nella rate <strong>di</strong> protonazione, in<strong>di</strong>cando quin<strong>di</strong> che il processo<br />

<strong>di</strong> protonazione-deprotonazione del cromoforo, che avviene me<strong>di</strong>ante uno scambio <strong>di</strong> protoni<br />

dalla soluzione al cromoforo stesso, viene fortemente me<strong>di</strong>ato dall’isti<strong>di</strong>na 148 che<br />

svolge quin<strong>di</strong> un’azione shermante per il cromoforo.<br />

Dai risultati ottenuti sull’altro processo <strong>di</strong> flickering dalla proteina in cui è coinvolta la<br />

mutazione al residuo E222 è stato possibile determinare che questo processo <strong>di</strong> rilassamento,<br />

in<strong>di</strong>pendente dal pH, che avviene allo stato eccitato e che non è inibito dalla<br />

mutazione come ci saremmo aspettati, è probabilmente legato a particolari fenomeni<br />

<strong>di</strong> riarrangiamenti conformazionali nelle vicinanze del cromoforo che avvengono subito<br />

dopo la fotoeccitazione.<br />

Negli ultimi anni una nuova classe <strong>di</strong> mutanti della GFP con la proprietà <strong>di</strong> essere<br />

fotoattivbili è stata scoperta [4], [2], [6]. Per fotoattivazione si intende una rapida conversione<br />

ad uno stato fluorescente me<strong>di</strong>ande l’ eccitazione <strong>di</strong> molecole con una seconda<br />

sorgente laser. Queste proteine sono molto interessanti soprattutto per le loro molteplici<br />

applicazioni (per esempio nel trackinng <strong>di</strong> queste molecole all’interno <strong>di</strong> cellule [10] o nei<br />

<strong>di</strong>spositivi optoelettronici <strong>di</strong> nuova generazione, quali memorie ottiche o switches ottici)<br />

[9]).<br />

Il mutante mut2Q ha mostrato questo fenomeno <strong>di</strong> fotoattivazione che è stato caratterizzato<br />

in questo lavoro, me<strong>di</strong>ante l’eccitazione simultanea <strong>di</strong> un campione con un laser<br />

<strong>di</strong> ‘pump’ (488nm) e uno <strong>di</strong> ‘probe’ (in un range variabile tra 390-430nm). Eccitando<br />

con questa configurazione una soluzione <strong>di</strong> mut2Q a pH basico è stato osservato che la<br />

fluorescenza totale proveniente dal campione non era data dalla somma delle emissioni <strong>di</strong><br />

fluorescenze ottenute eccitando singolarmente il campione o solo con il laser <strong>di</strong> pump o<br />

solo con il laser d probe, ma mostrava un incremento <strong>di</strong> circe tre volte. Per caratterizzare<br />

questo incremento e capirne l’origine sono state effettuate misure cambiando parametri<br />

e usando tecniche <strong>di</strong>verse.<br />

Per esempio, è emersa una forte <strong>di</strong>pendenza dall’intensità <strong>di</strong> eccitazione del laser <strong>di</strong><br />

pump, la lunghezza d’onda <strong>di</strong> probe (con un massimo a 420nm) e il pH. Uno dei risultati<br />

più significativi <strong>di</strong> questo lavoro è la caratterizzazione <strong>di</strong>namica <strong>di</strong> questo processo <strong>di</strong><br />

incremento dell’intensità <strong>di</strong> emissione <strong>di</strong> fluorescenza, me<strong>di</strong>ante la determinazione del<br />

suo tempo <strong>di</strong> attivazione τ e (il processo è dell’or<strong>di</strong>ne del millisecondo). Tale risultato è<br />

stato raggiunto combinando due <strong>di</strong>verse tecniche, la spettroscopia modulata nel dominio<br />

delle frequnze e la Spettroscopia <strong>di</strong> Correlazione della Fluorescenza (FCS).


4<br />

E’ stato infine proposto un modello teorico in cui almeno cinque <strong>di</strong>fferenti livelli energetici<br />

sono coinvolti, che tiene conto dei risultati ottenuti in funzione dei <strong>di</strong>versi parametri e<br />

delle <strong>di</strong>verse tecniche utilizzate.<br />

Il particolare comportamento <strong>di</strong> fotoattivazione mostrato dal mutante mut2Q apre la<br />

strada a numerose applicazioni biologiche, per esempio a livello <strong>di</strong> imaging cellulare<br />

nell’acquisizione <strong>di</strong> immagini con un maggiore rapporto segnale rumore, o per lo stu<strong>di</strong>o<br />

<strong>di</strong> processi cellulari dell’or<strong>di</strong>ne del tempo <strong>di</strong> attivazione monitorati tramite spostamenti<br />

nella risposta modulata del mutante e infine, nello sviluppo <strong>di</strong> applicazioni sensoristiche<br />

per rivelare variazioni locali <strong>di</strong> pH all’interno della cellula.


Bibliography<br />

[1] Chalfie et al. Science, 263:802–805, 1994.<br />

[2] Habuchi et al. PNAS, 102(27):9511–9516, 2005.<br />

[3] Haupts et al. PNAS USA, 95:13573–13578, 1998.<br />

[4] Jung et al. Biophys. J., 88:1932–1947, 2005.<br />

[5] Magde et al. Phys. Rev. Lett., 29:705–708, 1972.<br />

[6] Patterson et al. Science, 297:1873–1877, 2002.<br />

[7] Schwille et al. Biophysical Journal, 77:2251–2265, 1999.<br />

[8] Shimomura et al. J. Cell. Comp., 59:223–239, 1962.<br />

[9] Irie. Chem. Rev., 100:1685–1716, 2000.<br />

[10] Politz. Trends Cell. Biol., 9:284, 1999.<br />

[11] Tsien. Ann. Rev. Biochem., 67:509–544, 1998.<br />

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