Gian Piero Quaglino, Fare formazione. I fondamenti ... - Univirtual.eu
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<strong>Gian</strong> <strong>Piero</strong> <strong>Quaglino</strong>, <strong>Fare</strong> <strong>formazione</strong>. I <strong>fondamenti</strong> della<br />
<strong>formazione</strong> e i nuovi traguardi, Cortina Raffaello, Milano, 2005;<br />
pp.246<br />
Recensione di Silvia Zanetti - 8 luglio 2007<br />
Abstract<br />
La <strong>formazione</strong> è un fenomeno ormai consolidato e si propone di rispondere a differenti domande di<br />
acquisizione e sviluppo di competenze in svariati contesti collettivi, tuttavia la sua progressiva<br />
diffusione non è stata accompagnata da un adeguato approfondimento del quadro teorico di<br />
riferimento. Il saggio, attraverso una scrupolosa analisi storica e letteraria ed un rigoroso<br />
approccio al tema, si propone come un possibile contributo per la ricerca di una struttura teorica,<br />
dai più precisi contorni, che possa esprimere la complessità del fenomeno <strong>formazione</strong>. L’autore<br />
espone con coerenza, meticolosità e allo stesso tempo semplicità la propria proposta di Teoria<br />
Generale della Formazione riuscendo ad interpretare e a far rispecchiare la caratteristica<br />
principale della <strong>formazione</strong>, cioè la complessità.<br />
Training is a well established phenomenon and is meant to respond to different applications for<br />
acquisition and development of skills in a variety of contexts collective, but its gradual spread has<br />
not been accompanied by an adequate deepening of the theoretical framework of reference. The<br />
essay, by a scrupulous historical and literary analysis and a rigorous approach to the issue, it is<br />
proposed as a possible contribution to the search for a theoretical structure, the more precise<br />
contours, that can express the complexity of the training phenomenon.<br />
The author exposes consistently, meticulousness and at the same time simplicity his General<br />
Theory of Training and managed to interpret and to reflect the main feature of training, namely<br />
complexity.<br />
Recensione<br />
Questo saggio è la nuova edizione di un testo, arricchito con una postfazione, che è<br />
stato per anni considerato il principale riferimento per tutti coloro che operano nel<br />
campo della <strong>formazione</strong> in una visione di qualificazione professionale e di sviluppo<br />
personale. L’idea dell’autore può essere considerata una sfida di ordine teorico poiché<br />
consiste nell’ intenzione di proporre una Teoria Generale della Formazione. Tale<br />
intento nasce dal presupposto che la caratteristica principale della <strong>formazione</strong><br />
professionale è la notevole complessità e che quindi risulta necessario “…individuare<br />
una struttura teorica che possa esprimere la complessità del fenomeno<br />
<strong>formazione</strong>… non si tratta tanto di ricercare una teoria generale come modello<br />
unico, complessivo ed esclusivo a un tempo, e così "conclusivo": si tratta piuttosto<br />
di alimentare un pensiero teorico, un progetto, un fondamento capace di ancorare<br />
la pratica e di rinnovarla.” (p.VIII)<br />
Secondo l’autore, i principali caratteri distintivi della <strong>formazione</strong>, all’interno della più<br />
ampia compagine di complessità, sono: la crescita esponenziale della domanda, cioè<br />
crescente richiesta di interventi formativi, lo stallo dell'offerta, ossia l’incapacità di<br />
rispondere in modo adeguato all’espansione della domanda, l’animazione della<br />
comunità degli operatori, nel senso di una maggiore diffusione del mestiere di<br />
formatore e della crescente richiesta di riconoscibilità professionale. L’autore spiega<br />
quindi dettagliatamente i motivi che sottostanno ad ognuno dei suddetti caratteri<br />
distintivi, dopodiché passa a considerare i “nodi” problematici che possono emergere<br />
da tale situazione e i possibili obiettivi da prefiggersi. Il principale fattore che<br />
influenza negativamente l’efficacia della <strong>formazione</strong>, è quello che lui chiama “un<br />
vuoto di teoria” e che definisce come”…azione alla cieca, il che a sua volta significa<br />
impossibilità di apprendimento e dunque preclusione di ogni accumulo di esperienza.”<br />
(p.9) Tuttavia l’autore ritiene che una teoria alla base della <strong>formazione</strong> esiste, ma in<br />
1
ealtà non viene riconosciuta tale e quindi sussiste “un vuoto di consapevolezza della<br />
teoria” e “un vuoto di consapevolezza della <strong>formazione</strong>” che interagiscono e si<br />
influenzano a vicenda. Tale problema può essere risolto ricomponendo e ripensando<br />
una teoria della <strong>formazione</strong>, però per far questo bisogna prima definire il concetto di<br />
<strong>formazione</strong>. Per l’autore <strong>formazione</strong> consiste in un’attività educativa che ha come<br />
finalità la promozione, l’ espansione, l’aggiornamento del sapere e delle sue modalità<br />
di utilizzo. La <strong>formazione</strong>, però, può anche costituire il motore per il cambiamento<br />
delle organizzazioni a condizione che: sia pensata e attuata in termini di processo;<br />
condivida un significato e un orientamento strategico; esiga tecnologia ed<br />
espressione di valori. Proprio su quest’ultimo aspetto l’autore sottolinea che, per<br />
quanto la <strong>formazione</strong> richieda sicuramente "tecnologia" questa rappresenta una<br />
dimensione che va mantenuta in perfetta opposizione rispetto a quella dei valori,<br />
onde evitare la perdita del soggetto, cioè la scomparsa del soggetto dal processo<br />
educativo a vantaggio dei contenuti che rimarrebbero così unica espressione<br />
dell'azione mirata all'apprendimento. Dopo aver riflettuto sulle difficoltà insiste<br />
nell’operazione di definizione di una teoria e dopo aver chiarito il significato stesso di<br />
“teoria” , distinguendo tra teorie ufficiali e teorie ingenue, l’autore passa a proporre<br />
una Teoria Generale della Formazione (TGF) che designa come un “sistema di sapere<br />
complessivo e sovraordinato” che si avvicina ad una pedagogia degli adulti e che<br />
include altre teorie, quali la Teorie dell’organizzazione, la Teoria dell’azione formativa<br />
( i cui elementi sono Teoria degli Obiettivi, Teoria dell’Apprendimento,Teoria<br />
dell’Insegnamento), la Teoria del processo di <strong>formazione</strong>.<br />
Nel secondo capitolo <strong>Quaglino</strong> si propone d’individuare e costruire una Teoria degli<br />
Obiettivi (TdO) che risulti coerente con la TGF e specifica rispetto ad altri ambiti di<br />
teoria. Le sue modalità operative consistono nello scegliere e fissare dei criteri,<br />
ricavandoli dai contributi disponibili della letteratura, in base ai quali formulare una<br />
prima ipotesi di struttura di una TdO. Una teoria, per assumere valore di modello<br />
concettuale di riferimento in relazione al suo oggetto deve saperlo risolvere, saperlo<br />
esprimere, nel senso della completezza e della chiarezza, sapervi aderire. Tra i<br />
contributi della letterarura l’autore prende in considerazione e analizza, in termini di<br />
punti di forza e punti di debolezza rispetto ad una TdO, tre categorie: le tipologie<br />
semplici (del tipo: conoscenze, capacità ed atteggiamenti), le tassonomie<br />
(soffermandosi principalmente su quella di Bloom), le liste di capacità (con maggiore<br />
riferimento a quelle manageriali). Dalla breve analisi emerge che una tipologia di<br />
obiettivi, per essere in grado di guidare in modo consapevole ed efficace l’azione<br />
educativa, deve soddisfare tre condizioni: saper determinare un oggetto distinto<br />
rispetto a una Teoria dell’apprendimento (TdA) e quindi non può coincidere con un<br />
elenco di finalità educative, saper stabilire dei collegamenti con una Teoria del<br />
Soggetto (TdS) al fine di una contestualizzazione, proporre un approccio olistico per<br />
il superamento di una visione per “elementi distinti e separati”.<br />
La tipologia che tra quelle considerate soddisfa maggiormente queste condizioni è<br />
rappresentata dalle liste di capacità in quanto le capacità elencate sono ben<br />
contestualizzate e si distinguono da una TdA, anche se non propongono un<br />
approccio olistico.<br />
Esiste un forte legame tra TdS e TdO nel senso che l’adesione ad una TdS<br />
meccanicista piuttosto che ad una organicista comporta la strutturazione di TdO<br />
diverse. La TdS che maggiormente soddisfa le condizioni sopra menzionate è senza<br />
dubbio quella organicistica ed è a questa che l’autore fa riferimento nel proporre il<br />
concetto di competenza, che utilizza come lemento base per definire in modo<br />
articolato ed esaustivo le linee di proposta per una TdO.<br />
Prima di affrontare l’analisi e la descrizione di una Teoria dell’Apprendimento l’autore<br />
rimarca le caratteristiche che la differenziano dalla TdO insistendo sul fatto che è<br />
l’oggetto d’interesse che si rivela sostanzialmente differente: infatti per la TdO<br />
l’oggetto sono i traguardi educativi, mentre per la TdA sono i processi di<br />
apprendimento. Quindi passa a delineare le condizioni che vincolano una TdA, quali:<br />
la definizione dell’oggetto, che si identifica con i processi mediante i quali si<br />
2
acquisisce sapere; il riferimento al soggetto, che consiste nella centratura sul<br />
soggetto e nel considerare una pluralità di modalità di conseguimento<br />
dell’apprendimento (l’autore la definisce non-riduzionismo); definizione di un oggetto<br />
“ristretto” all’ambito del progetto educativo, nel senso che una TdA nel definire il<br />
proprio oggetto deve fare riferimento a quei processi che sottendono l’apprendimento<br />
nell’ambito di un progetto educativo e non in altri. Per individuare i contenuti di tale<br />
teoria l’autore descrive sinteticamente i vari contributi sui temi dell’apprendimeto<br />
presenti in letteratura, classificandoli in teorie generali, modelli sequenziali o cicli,<br />
tipologie di approcci. Le teorie generali non soddisfano alcune delle condizioni fissate,<br />
soprattutto non vi è la centratura sul soggetto poiché colui che apprende è soggetto<br />
passivo e ricettivo; i modelli sequenziali, tra i quali analizza quello di Kolb, secondo<br />
l’autore definiscono un modello ma non sono in grado di definire il modello di<br />
apprendimento; le tipologie di approcci, che fanno particolare riferimento alla<br />
<strong>formazione</strong> manageriale, risultano più operative, ma non soddisfano tutte le<br />
condizioni fissate. In conclusione <strong>Quaglino</strong> ritiene che tutti i contributi esposti<br />
concorrono all’individuazione di condizioni e contenuti di una TdA poiché le teorie<br />
generali delimitano l’ambito rispetto al quale vincolare condizioni e contenuti; i modelli<br />
sequenziali ne procurano gli elementi; le tipologie di approcci ne propongono una<br />
linea di ragionamento. A conclusione del capitolo l’autore prende in esame e descrive<br />
a grandi linee un lavoro di Burgoyne e Stuart sui modelli di apprendimento. Nei<br />
capitoli quarto e quinto vengono affrontati gli elementi della Teoria<br />
dell’Insegnamento: Teoria dei Metodi (TdM) e Teoria del Formatore (TdF).<br />
Per affrontare il tema della TdM vengono ricordati brevemente i dibattiti e le<br />
riflessioni sui problemi dei metodi, individuando le principali antinomie, come quelle tra<br />
accademismo e attivismo, tra contenuti e processi, tra strutturazione e<br />
destrutturazione, che l’autore cerca di riproporre non tanto come “opposizioni” ma<br />
come un complesso articolato di differenti metodologie alternative, tutte possibili e<br />
interconnesse. Si passa, quindi, alla descrizione di due vaste categorie di metodi:<br />
quelli tradizionali, nei quali il soggetto in apprendimento assume una posizione che<br />
varia dall’esclusivo ascolto al coinvolgimento, e quelli emergenti, nei quali il soggetto<br />
interviene in prima persona e in modo consapevole nel proprio processo di<br />
apprendimento. L’autore definisce, quindi, l’oggetto di una TdM come “ le strategie<br />
formative adottabili al fine di attivare processi di apprendimento conformi con i<br />
traguardi educativi fissati.” (p. 131) Ne consegue che i singoli metodi sono<br />
interpretati come l’insieme delle condizioni che favoriscono l’apprendimento e si<br />
differenziano in base all’unità di spazio, tempo e azione, inoltre, considerato il legame<br />
privilegiato con la TdF, designano il tipo di relazione che s’instaura tra formatore e<br />
formandi. L’autore propone una classificazione dei vari metodi esposti tenendo conto<br />
di due criteri, il riferimento al soggetto e la centratura sul soggetto, individuando così<br />
tre grandi gruppi delimitati agli estremi da due metodi: istruzione programmata,<br />
gruppo metodi centrati sull’ascolto (accademismo), gruppo metodi centrati sul<br />
coinvolgimento (attivismo), gruppo metodi centrati sulla responsabilizzazione<br />
(progettualismo), metodi riflessivi.<br />
Per intraprendere la trattazione della TdF l’autore dapprima propone una riflessione e<br />
un dibattito sul ruolo del formatore secondo tre elementi: la difficoltà d’individuare e<br />
delineare un profilo professionale del formatore, i rischi che sottostanno alla<br />
professione, le expertise che connotano tale professionalità. Quindi passa ad<br />
analizzare i vari contributi della letteratura lamentando una carente riflessione sul<br />
tema ed un dibattito piuttosto “precario”; inoltre rimarca che è opportuno focalizzare<br />
l’attenzione sulla “natura pedagogica del ruolo del formatore” e quindi sulla<br />
dimensione relazionale che è specifica dell'azione del formatore.<br />
Nella sintesi finale e nella postprefazione l’autore sottolinea che pur essendo il suo<br />
saggio datato, le problematiche da lui evidenziate rimangono ancora attuali e<br />
ribadisce che la sua proposta di una teoria generale della <strong>formazione</strong> rimane aperta e<br />
non conclusa: infatti, permane il fine ultimo di stabilire un’interazione circolare tra<br />
3
teoria e prassi o meglio tra “consapevolezza della teoria” e “concretezza della<br />
<strong>formazione</strong>”.<br />
Il testo si presenta ricco di analisi approfondite dei contributi storici della letteratura<br />
in ambito della <strong>formazione</strong>. L’approccio nella costruzione e giustificazione di un’ipotesi<br />
di teoria generale della <strong>formazione</strong>, in grado di esprimerne la complessità, risulta<br />
molto rigoroso e ricco di documentate argomentazioni. Nel complesso il saggio, anche<br />
se datato continua a costituire un ottimo testo di riferimento per chi si occupa di<br />
<strong>formazione</strong> sia in ambito di ricerca sia in ambito professionale.<br />
Indice<br />
Prefazione; 1. Per una Teoria Generale della Formazione; 2 Gli obiettivi; 3<br />
L'apprendimento;4 I metodi ; 5 Il formatore; 6 Sintesi e conclusioni; Postfazione;<br />
Riferimenti bibliografici.<br />
Autore<br />
<strong>Gian</strong> <strong>Piero</strong> <strong>Quaglino</strong> è ordinario di Psicologia della <strong>formazione</strong> e preside della facoltà di<br />
Psicologia dell'Università di Torino. Autore di numerosi saggi, direttore della collana<br />
“Individuo, gruppo, organizzazione” , Casa Editrice Cortina Raffaello.<br />
Bibliografia essenziale dell’autore<br />
C.G. Cortese, G.P. <strong>Quaglino</strong>, Gioco dí squadra, Cortina Raffaello, Milano, 2003<br />
G.P. <strong>Quaglino</strong>, La vita organizzativa, Cortina Raffaello, Milano, 2004<br />
C. Ghislieri, G.P. <strong>Quaglino</strong>, Avere leadership, Cortina Raffaello, Milano, 2004<br />
G.P. <strong>Quaglino</strong>, Auto<strong>formazione</strong>, Cortina Raffaello, Milano, 2004<br />
Links<br />
http://www.psych.unito.it/main/pers/ordinari/quaglino.html<br />
[Università di Torino – Dipartimento di Psicologia]<br />
http://db.formez.it/ArchivioNews.nsf/a578eb75b67ad00bc1256e220031865b/4cd9c5f<br />
8d2394cccc1256f6200405557?OpenDocument<br />
[Formazione e cambiamento – Riflessioni sull’opportunità autoformativa. Intervista a<br />
<strong>Gian</strong> <strong>Piero</strong> <strong>Quaglino</strong> a cura di Roberta D'Eramo ]<br />
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