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Scheda PDF - Suoni e strumenti

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software motu mach five 2<br />

Fig. 5 - Pagina principale con<br />

le varie sezioni evidenziate<br />

Fig. 6 - Generatore<br />

di suono d’organo.<br />

dunque il livello più alto d’organizzazione delle parti (programmi),<br />

a loro volta composte di layer, a loro volta composti<br />

dai singoli campioni.<br />

La finestra centrale in alto è il vero display d’editing di<br />

Mach Five, in cui si possono organizzare i campioni<br />

nei vari layer e i layer all’interno delle singole parti. Tutto<br />

quello che riguarda l’editing appare su questa finestra,<br />

molto familiare per chi ha già un po’ di pratica con<br />

i campionatori, sia software che hardware. Sotto la finestra<br />

centrale troviamo la sezione di sintesi, che comprende<br />

i filtri, la sezione DSP, la zona degli inviluppi e la gestione<br />

del pitch. Quando parlo di sezione di sintesi, intendo<br />

proprio sintesi, visto che Mach Five consente di<br />

unire documenti audio a suoni di sintesi e a un generatore<br />

di suoni d’organo.<br />

I tessuti timbrici ottenibili sono limitati solo dalla fantasia<br />

e dal tempo a vostra disposizione, in una combinazione<br />

campione/sintesi che mi ricorda molto quella dei gloriosi<br />

Kurzweil K2500-2600. I filtri sono due per ogni keygroup,<br />

e possono essere di 14 tipi, spaziando dai classici<br />

Lopass, Bandpass e Notch fino ad arrivare ai Resonant e<br />

alle emulazioni di filtri analogici (Fig. 8). La topologia dei<br />

filtri è selezionabile da una serie completa di combinazioni:<br />

a ogni algoritmo di configurazione corrisponde una<br />

diversa risposta dei vari stadi di filtraggio. Di seguito troviamo<br />

il Drive (Analog, Mild, Strong) che può essere usato,<br />

nelle sue tre forme, in una serie d’algoritmi in combinazione<br />

con il filtro classico. È presente una sezione LFO<br />

molto completa, così come completa è la sezione di modulazione<br />

e d’inviluppo, che consente la personalizzazione<br />

e il salvataggio di tutti i parametri in set richiamabili.<br />

L’inviluppo in particolare può essere usato nella classica<br />

modalità ADSHR o in modalità Multi Envelope, con<br />

step infiniti (Fig. 7). Sfortunatamente la sezione di controllo<br />

degli inviluppi risente della dimensione minima della<br />

finestra principale, e controllare l’escursione dei vari<br />

parametri con una corsa millimetrica è veramente difficile<br />

e poco pratico.<br />

Completa la zona di sintesi una sezione d’effetti invidiabile,<br />

che comprende quattro diversi effetti indipendenti<br />

per ogni parte, che spaziano dai riverberi a convoluzione<br />

alle modulazioni, fino ad arrivare ai simulatori d’amplificatore<br />

passando per compressori, talkbox, overdrive e<br />

tremolo, per un totale di 47 effetti.<br />

La lista è consultabile sul sito di Motu. Il display centrale<br />

è in grado di visualizzare gli effetti in modo grafico per<br />

facilitare le operazioni di editing. Detto questo è doveroso<br />

precisare che, nel caso dei filtri, non ci si deve aspettare<br />

la pasta di suono di un Oberheim, e quando si parla<br />

di effetti non si sta parlando di un System 6000 della<br />

TC Electronic.<br />

Si tratta di effetti adatti a farcire un po’ i campioni (soprattutto<br />

per l’ascolto durante la programmazione), o di<br />

filtri digitali che emulano il comportamento di una sezione<br />

analogica in modo abbastanza grossolano. Uno dei li-<br />

34<br />

maggio 2009<br />

[computer music & project studio ]

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