Sopra: Angelo Inganni, <strong>il</strong> naviglio in via Fatebenefratelli; a sinistra: via Manzoni negli anni trenta del novecento; a destra: Pompeo Calvi (1857), l’antica porta Ticinese. 73 • RASSEGNA N. 18 INVERNO 2004/2005
UN VIAGGIO DELLA NOSTALGIA DI GIANFRANCO RAVASI In un verso particolarmente emozionante dell’Odissea (I, 58), Ulisse sogna di poter ritornare alla sua amata Itaca per rivedere <strong>il</strong> fumo che esce dai comignoli delle case al crepuscolo. Un’immagine di quotidianità pacata e pacifica che la sua vita turbolenta gli aveva tolto. Questo sogno, per certi versi, anima anche le pagine che seguiranno: è un vero e proprio nostos, un Viaggio <strong>della</strong> nostalgia tra volti, vesti, sapori, odori, luoghi di un passato stinto ed estinto, eppure ancora capace di generare fremiti e passioni. La straordinaria iconografia che accompagna <strong>il</strong> volume, commentata e fatta lievitare dalle parole di coloro che ci guidano in questo cammino a ritroso nel tempo, ci permette di scoprire una <strong>M<strong>il</strong>ano</strong> dal prof<strong>il</strong>o diverso. Certo, non necessariamente sempre migliore. E indubbio che la dimensione umana allora era più autentica e sostanziosa rispetto alla frenesia dei nostri giorni. É altrettanto indiscutib<strong>il</strong>e la legittimità <strong>della</strong> malinconia quando, dove c’erano le acque monnoranti di un fiume, ora si scopre l’asfalto di una strada. Oppure, dove c’era un albero maestoso o un verziere, ora ci si imbatte nel cemento di un palazzo o nel lastricato di una piazza. O ancora, quando all’architettura raffinata e originale di molti palazzi abbattuti dai bombardamenti, si sono sostituiti prof<strong>il</strong>i ed<strong>il</strong>izi anonimi e anodini. Tuttavia, una città è di sua natura una creatura vivente ed è, quindi, nella natura stessa delle cose che essa cresca, si sv<strong>il</strong>uppi, si trasformi. Basti solo vedere la povertà dei cenci delle figure popolari che occhieggiano da queste immagini per riuscire a comprendere <strong>il</strong> cammino di un’ evoluzione sociale. Lo stesso orizzonte culturale si è allargato e abbraccia oggi anche coloro che un tempo avevano come unico testo di lettura le pagine di pietra o di vetro colorato del Duomo di <strong>M<strong>il</strong>ano</strong> con la sua Bibbia leggib<strong>il</strong>e anche ai poveri. Eppure è giusto ricordare <strong>il</strong> passato. Proprio in questi tempi così smemorati, in cui c’è quasi un gusto nel tagliare le radici considerandole un elemento di fissità e non un alimento di vitalità, è necessario “riportare al cuore’ - come dice l’etimologia del “ricordare’ - la storia che sta alle nostre spalle. E non solo perché, come diceva Heinrich Boll, “noi siamo nati per ricordare’, ma anche perché (ed era un altro 74 • RASSEGNA N. 18 INVERNO 2004/2005