allegato - CISL Scuola
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Speciale Congresso<br />
Altri provvedimenti del governo, la stessa legge sul federalismo fiscale, sembrano<br />
andare in direzione diversa rispetto a quanto fatto, con ripetuti stop and go che<br />
hanno creato tensioni più che sollecitato responsabilità istituzionali ad ogni livello di<br />
competenza in una democratica dialettica tra maggioranza ed opposizione.<br />
La riflessione intercetta lo specifico istituzionale del Titolo V che riguarda titolarità e<br />
responsabilità nel sistema formativo non ancora chiaramente distinte tra competenze<br />
concorrenti, competenze delle Regioni e competenze in primis proprie dello Stato.<br />
La scuola ha vissuto in prima persona le ricadute negative di tali ambiguità e le<br />
contraddizioni con i principi di un vero federalismo fiscale, diventando l’obiettivo di<br />
una politica di tagli indiscriminati che ha letteralmente compromesso una possibile<br />
strategia di miglioramento.<br />
Non spezzettamento in sistemi regionali, ma implementazione delle competenze<br />
concorrenti sull’insieme della scuola; regioni non come esecutori operativi del ministero,<br />
ma come soggetti capaci di realizzare, fuori dall’autoreferenzialità, il rapporto<br />
scuola-territorio/scuola-mondo del lavoro in quanto più vicini al luogo di erogazione<br />
del servizio.<br />
L’autonomia non può camminare senza decentramento né può funzionare senza<br />
la individuazione precisa del soggetto titolare delle competenze altrimenti rischia di<br />
diventare un carico di incombenze. Comunità educante o azienda?<br />
Alla stragrande maggioranza dei ragazzi bisogna rispondere anche con nuovi<br />
modelli organizzativi e didattici che vedano scuola e formazione professionale non<br />
in contrapposizione, ma “contaminate” nelle metodologie.<br />
La scuola non può essere sottoposta alla filiera delle imprese; al contrario, nella sua<br />
prospettiva dovrebbe essa stessa configurare la possibilità di incidere sulle dinamiche<br />
occupazionali e produttive del Paese.<br />
Due realtà regionali, Lombardia ed Umbria, due punti di vista con sensibili differenze<br />
in merito all’organizzazione ed alla gestione sul territorio.<br />
Modi diversi di intendere le condizioni di accesso a diritti fondamentali di cittadinanza,<br />
in questo caso l’istruzione, e di rispondere alle locali esigenze produttive.<br />
Della crisi economica<br />
e di altre crisi<br />
Le persone che sono colpite dalla crisi globale che stiamo<br />
attraversando sono tante. Per questo il nostro sindacato<br />
deve rilanciare con rinnovato vigore il suo obiettivo strategico,<br />
quello dell’equità contributiva e distributiva.<br />
La crisi però dobbiamo utilizzarla per imparare qualche<br />
cosa. Del resto non possiamo affrontarla se non capiamo<br />
bene da dove viene, da quali scelte si è generata, di quali<br />
errori è frutto. Noi crediamo che ci dica diverse cose; ne<br />
indichiamo alcune.<br />
Il primato del lavoro e della produzione su quello della<br />
finanza.<br />
Il primato del reale sul virtuale. Il valore della serietà e dell’impegno,<br />
non dell’improvvisazione. La necessità di una<br />
buona idea di mondializzazione e non solo di un’ingovernata<br />
idea di globalizzazione. L’importanza di tener conto<br />
della sostenibilità ambientale. La necessità di integrare il<br />
ruolo dello Stato con quello del Mercato.<br />
Il valore delle regole e il bisogno di trasparenza. La necessità<br />
della concertazione e i pericoli che vengono dalla sola<br />
contrapposizione.<br />
Il significato ampio dell’idea di sviluppo e non quello ristretto<br />
di crescita.<br />
Tutto questo ci dice che il progresso è possibile solo se<br />
c’è l’impegno verso una società più giusta.<br />
Di altre crisi, oltre che di quella finanziaria ed economica,<br />
occorre anche parlare. E’ di una crisi sociale e di<br />
una crisi etica che dovremmo anche discutere. Le tante<br />
paure che esplodono in questo momento sembrano<br />
collocarsi dentro una deriva sociale che si configura<br />
come difficoltà a fare comunità. La crisi diventa così<br />
crisi del vivere collettivo. C’è anche una evidente crisi<br />
della politica, aggiunta alle altre in un groviglio in cui è<br />
difficile distinguerle e metterle in ordine di causa effetto.<br />
In una successione almeno logica potremmo indicare<br />
questa sequenza: crisi etica, crisi sociale, crisi politica,<br />
crisi educativa. È con tutto questo che dobbiamo<br />
fare i conti.<br />
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<strong>Scuola</strong> e Formazione