La calcificazione vascolare nel paziente con insuf... - ResearchGate
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M. Cozzolino et al.: <strong>La</strong> <strong>calcificazione</strong> <strong>vascolare</strong> <strong>nel</strong> <strong>paziente</strong> <strong>con</strong> <strong>insuf</strong>ficienza renale cronica 3<br />
Il Position Statement della KDIGO ha aperto la<br />
strada alla pubblicazione delle linee-guida per la<br />
diagnosi e la gestione di questa patologia 3 . Tuttavia,<br />
la maggior parte delle indicazioni incluse in esse è<br />
classificata come “suggerimento” e non come vera e<br />
propria raccomandazione. Questo pone il medico in<br />
una posizione di grande libertà, ma al <strong>con</strong>tempo, di<br />
grande responsabilità: a lui solo spetta il compito di<br />
costruire il miglior approccio terapeutico e gestionale<br />
per il particolare <strong>paziente</strong> che si trova di fronte.<br />
Nelle linee-guida KDIGO 2009 vengono introdotte<br />
per la prima volta raccomandazioni per lo<br />
screening della <strong>calcificazione</strong> <strong>vascolare</strong>. In particolare,<br />
viene suggerito che la diagnosi possa essere<br />
effettuata anche <strong>con</strong> radiografia addominale laterale<br />
e <strong>con</strong> ecocardiogramma, in alternativa alla<br />
complessa e costosa tomografia computerizzata.<br />
Se<strong>con</strong>do le linee-guida, i pazienti <strong>con</strong> diagnosi<br />
di <strong>calcificazione</strong> <strong>vascolare</strong> o valvolare vanno inclusi<br />
<strong>nel</strong>la classe di massimo rischio cardio<strong>vascolare</strong>.<br />
Pertanto, la presenza o meno di <strong>calcificazione</strong> dovrebbe<br />
rappresentare un fattore chiave <strong>nel</strong>la scelta<br />
delle strategie da adottare <strong>nel</strong>la gestione del <strong>paziente</strong>.<br />
In particolare, viene raccomandato che<br />
l’utilizzo di chelanti del P a base di Ca andrebbe limitato<br />
in pazienti <strong>con</strong> ipercalcemia, <strong>calcificazione</strong><br />
<strong>vascolare</strong>, bassi livelli di ormone paratiroideo<br />
(PTH) o malattia adinamica dell’osso (figura 2).<br />
Inoltre, si suggerisce che i livelli di P e Ca debbano<br />
rientrare <strong>nel</strong> range di normalità. Più complessa<br />
appare invece la gestione dei livelli di PTH:<br />
in questi esiste una grande variabilità, per cui gli<br />
obiettivi terapeutici dovrebbero essere valutati sul<br />
singolo <strong>paziente</strong>, prendendo in <strong>con</strong>siderazione altre<br />
variabili quali la presenza di iperfosfatemia,<br />
ipocalcemia e carenza di vitamina D. Andrebbe<br />
prestata attenzione anche agli andamenti temporali<br />
di questi parametri: variazioni <strong>nel</strong> tempo dei<br />
livelli di P o di PTH dovrebbero indurre ad adottare<br />
adeguate misure terapeutiche.<br />
Importante sottolineare, infine, che non sempre<br />
i livelli ematici dei minerali e degli ormoni coinvolti<br />
<strong>nel</strong> CKD-MBD permettono di avere un quadro<br />
completo della patologia, non prendendo in<br />
esame né il bilanciamento né l’omeostasi del calcio.<br />
Per questi motivi, è noto che il trattamento <strong>con</strong><br />
chelanti del P <strong>con</strong>sente di normalizzare i livelli di<br />
P e di PTH, ma l’utilizzo del carbonato di calcio può<br />
comunque favorire la progressione delle calcificazioni<br />
vascolari.<br />
Calcificazioni<br />
Restrizioni all’uso di chelanti a base di calcio<br />
Bassi livelli<br />
di PTH<br />
Ipercalcemia<br />
Malattia<br />
adinamica<br />
dell’osso<br />
Figura . Restrizioni <strong>nel</strong>l’uso dei chelanti del fosforo a base di calcio<br />
se<strong>con</strong>do le linee guida KDIGO.<br />
Il decorso della CKD-MBD<br />
<strong>La</strong> CKD-MBD, insieme al rischio di <strong>calcificazione</strong><br />
<strong>vascolare</strong>, comincia a manifestarsi precocemente<br />
<strong>nel</strong> corso della storia clinica del <strong>paziente</strong> <strong>con</strong><br />
<strong>insuf</strong>ficienza renale cronica. Infatti, tale patologia<br />
determina fin dal suo esordio una disregolazione<br />
del metabolismo minerale che ha <strong>con</strong>seguenze sia<br />
sullo scheletro, sia sul sistema cardio<strong>vascolare</strong>. Tali<br />
effetti si manifestano in tutti i pazienti <strong>con</strong> CKD<br />
e non solo in quelli sottoposti a emodialisi 4 . L’iperparatiroidismo,<br />
che compare <strong>con</strong> GFR intorno ai<br />
49,5 ml/min, è una delle prime manifestazioni associate<br />
al CKD-MBD, mentre l’iperfosfatemia si<br />
manifesta più tardivamente, quando il GFR è ridotto<br />
a 36,9 ml/min 5 . Ciò è spiegato dal fatto che il<br />
PTH ha un effetto fosfaturizzante, quindi per osservare<br />
variazioni significative dei livelli ematici<br />
di P è necessario che la patologia renale sia progredita<br />
a tal punto che gli effetti benefici del PTH<br />
non siano più evidenti.<br />
È interessante notare come la frazione di escrezione<br />
del fosforo cominci ad aumentare prima che si<br />
manifesti l’incremento del PTH. Ciò significa che<br />
esiste qualche altra sostanza che, oltre al PTH, agisce<br />
cercando di aumentare l’escrezione di P. Probabilmente<br />
tale ruolo è sostenuto dal FGF-23 (Fibroblast<br />
Growth Factor-23), una fosfatonina che inizia<br />
a svolgere la sua attività sul rene precocemente,<br />
quando il GFR è ancora di circa 90 ml/min e quando<br />
i livelli di PTH rientrano ancora <strong>nel</strong>la norma 6 .<br />
Le evidenze di associazione tra livelli ematici di P<br />
e rischio cardio<strong>vascolare</strong> sono numerose. Una metanalisi<br />
del 2009 ha evidenziato come l’iperfosfatemia<br />
sia associata ad un aumento del rischio di progressione<br />
della CKD, di patologie cardiovascolari, di coronaropatia,<br />
di infarto miocardico o di morte 7 . Tale associazione<br />
è risultata evidente sia <strong>nel</strong>la popolazione<br />
generale, sia nei soggetti <strong>con</strong> CKD (GFR