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La calcificazione vascolare nel paziente con insuf... - ResearchGate

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M. Cozzolino et al.: <strong>La</strong> <strong>calcificazione</strong> <strong>vascolare</strong> <strong>nel</strong> <strong>paziente</strong> <strong>con</strong> <strong>insuf</strong>ficienza renale cronica 5<br />

In un recente studio effettuato su pazienti <strong>con</strong><br />

CKD non in dialisi, livelli di fosfatemia > 4 mg/dl<br />

sono risultati associati in modo statisticamente significativo<br />

<strong>con</strong> la presenza di <strong>calcificazione</strong> <strong>nel</strong>le<br />

arterie coronariche, <strong>nel</strong>l’aorta discendente e <strong>nel</strong>le<br />

valvole aortiche e mitrali 17 . Nel medesimo studio<br />

si è osservato che maggiore è il grado di iperfosfatemia,<br />

più elevato è il numero di siti di <strong>calcificazione</strong><br />

osservati <strong>nel</strong> <strong>paziente</strong>.<br />

È stato dimostrato che il P agisce inducendo<br />

<strong>nel</strong>le cellule della muscolatura liscia vasale una<br />

trasformazione fenotipica che le rende simili, per<br />

attività mineralizzante della matrice extracellulare,<br />

a osteoblasti 18 . Il meccanismo coinvolge Pit-1,<br />

un cotrasportatore fosfato/Na, ed implica un aumento<br />

dell’espressione di geni osteoblasto-specifici:<br />

Osf2/Cbfa-1. Cbfa-1, a sua volta, regola l’espressione<br />

dell’osteocalcina, uno dei geni più importanti<br />

dell’osteoblastogenesi 19 .<br />

Nonostante il ruolo centrale del P <strong>nel</strong>la <strong>calcificazione</strong><br />

ectopica, non tutti i chelanti del calcio hanno<br />

dimostrato la stessa efficacia <strong>nel</strong> ridurre il rischio<br />

di questa <strong>con</strong>dizione. In modelli animali di<br />

CKD, sevelamer è risultato superiore al carbonato<br />

di calcio <strong>nel</strong> ridurre il rischio di <strong>calcificazione</strong> renale,<br />

<strong>vascolare</strong> e miocardica 20.<br />

FOSFORO E MORBILITà/MORTALITà CARDIOVASCOLARE<br />

E PROGRESSIOnE DELLA InSuFFICIEnzA REnALE CROnICA<br />

Esistono molti dati relativi all’associazione tra<br />

iperfosfatemia e morbilità/mortalità cardio<strong>vascolare</strong><br />

in pazienti in dialisi. Tale associazione è stata<br />

dimostrata anche in soggetti sani 21 e in pazienti<br />

<strong>con</strong> funzione renale normale e storia di infarto<br />

miocardico 22 . Inoltre, numerosi studi hanno dimostrato<br />

che l’effetto negativo del P è evidente anche<br />

nei pazienti <strong>con</strong> CKD non ancora in dialisi, nei<br />

quali l’iperfosfatemia è associata ad un notevole incremento<br />

della mortalità 23 .<br />

Nei pazienti <strong>con</strong> CKD in predialisi, infine,<br />

l’iperfosfatemia rappresenta anche un fattore indipendente<br />

di rischio di un più rapido declino della<br />

funzione renale 24 .<br />

È evidente, pertanto, l’importanza di <strong>con</strong>trollare<br />

la fosfatemia in questo tipo di pazienti attraverso<br />

una terapia adeguata. Va valutato quando e<br />

<strong>con</strong> quali modalità iniziare questo tipo di trattamento,<br />

per prevenire iperfosfatemia, iperparatiroidismo<br />

se<strong>con</strong>dario e <strong>calcificazione</strong> <strong>vascolare</strong>.<br />

Fattore di crescita dei fibroblasti-23 (FGF-23):<br />

il suo ruolo <strong>nel</strong> CKD-MBD<br />

L’iperfosfatemia, tra le anomalie dei parametri<br />

di laboratorio tipiche della CKD-MBD, è quella <strong>con</strong><br />

la più forte associazione <strong>con</strong> la mortalità cardio<strong>vascolare</strong><br />

e per qualunque causa 24,25 . Tuttavia, è sempre<br />

più evidente come non sia sufficiente mantenere<br />

i livelli di P <strong>nel</strong>la norma per evitare l’incremento<br />

di mortalità. Ciò significa che <strong>nel</strong>l’omeostasi<br />

di questo minerale devono svolgere un ruolo importante<br />

anche altre sostanze.<br />

Oggi l’attenzione è rivolta al FGF-23, una proteina<br />

<strong>con</strong> effetto ipofosfemizzante, dotata di azione<br />

sistemica. FGF-23 (Fibroglast Growth Factor-23)<br />

appartiene alla famiglia dei fattori di crescita dei<br />

fibroblasti, di cui fanno parte 22 altre molecole<br />

suddivise in 7 sottofamiglie ed è sintetizzato in<br />

prevalenza <strong>nel</strong> tessuto osseo, da parte di osteociti<br />

e osteoblasti 26,27 . L’azione fisiologica di FGF-23 sul<br />

metabolismo di P e vitamina D è stata scoperta<br />

<strong>con</strong> lo studio di diverse malattie genetiche caratterizzate<br />

da anomalie <strong>nel</strong>l’espressione di questa<br />

proteina. Esistono infatti alcune forme ereditarie<br />

di rachitismo caratterizzate da un aumento dei livelli<br />

di FGF-23, in cui si osservano ipofosfatemia<br />

e anomalie ossee 28 .<br />

<strong>La</strong> presenza della proteina Klotho è essenziale<br />

affinché FGF-23 possa esercitare la sua azione.<br />

Klotho è un cofattore permissivo per il recettore di<br />

FGF-23 e, al <strong>con</strong>tempo, ne determina la specificità<br />

tessutale. È stato dimostrato che livelli estremamente<br />

elevati di FGF-23 in assenza di Klotho non<br />

hanno alcun impatto sul metabolismo minerale.<br />

L’importanza di Klotho è sottolineata dal fatto che<br />

topi privi di questo gene hanno un fenotipo biochimico<br />

praticamente identico a quello di topi FGF-<br />

23 knockout, caratterizzato (tra le altre anomalie)<br />

da iperfosfatemia, ipervitaminosi D, ipercalcemia<br />

e ipoglicemia.<br />

FGF-23 esercita il suo effetto ipofosfatemizzante<br />

agendo principalmente sul rene: esso aumenta<br />

l’escrezione renale di P riducendo l’espressione dei<br />

cotrasportatori Na/P (NPT2a e NPT2c), riduce i livelli<br />

di 1,25(OH) vitamina D, inibendo la 1 alfa<br />

idrossilasi e stimolando la 24 idrolasi.<br />

Le recenti evidenze sul ruolo chiave di FGF-23<br />

<strong>nel</strong> metabolismo del P hanno fatto sì che il meccanismo<br />

fisiopatologico dello sviluppo dell’iperparatiroidismo<br />

in pazienti <strong>con</strong> CKD sia stato riesaminato.<br />

Oggi si ritiene che, <strong>con</strong> il progredire dell’<strong>insuf</strong>ficienza<br />

renale, l’escrezione del P si riduca e, di<br />

<strong>con</strong>seguenza, si determini iperfosfatemia. Questa<br />

<strong>con</strong>dizione, a sua volta, causa un incremento della<br />

secrezione di FGF-23 da parte degli osteoblasti. Tale<br />

sostanza aumenta l’escrezione renale del P e riduce<br />

i livelli circolanti di calcitriolo, causando in<br />

questo modo iperparatiroidismo se<strong>con</strong>dario 29 .<br />

È stato dimostrato che i livelli di FGF-23 aumentano<br />

col progredire della CKD e risultano associati<br />

in modo inversamente proporzionale <strong>con</strong> il<br />

GFR 30 . Pazienti <strong>con</strong> CKD sottoposti a emodialisi<br />

presentano valori di FGF-23 circa cento volte più<br />

elevati rispetto alla popolazione generale e tali livelli<br />

aumentano in modo parallelo ai livelli di fosfatemia,<br />

man mano che si assiste alla riduzione<br />

della funzione renale 31 . L’aumento di FGF-23 è<br />

precoce <strong>nel</strong> corso della CKD: analogamente a<br />

quanto succede per il PTH, FGF-23 aumenta fin<br />

dalle primissime fasi della malattia 32 , molto prima<br />

rispetto all’esordio dell’iperfosfatemia 33 .<br />

Il livelli di FGF-23 sono risultati un predittore<br />

dello sviluppo di iperparatiroidismo se<strong>con</strong>dario mi-

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