biografica Vinka Kitarovic - Comune di Bologna
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Allegato all’ odg n.10 /2013 – Biografia<br />
VINKA KITAROVIC<br />
Partigiana (1926 – 2012)<br />
Nata a Sibenik (Sebenico, Croazia) il 5 aprile 1926, nella primavera del 1941 frequentava il liceo<br />
quando la sua città, importante porto militare croato, subì i bombardamenti degli aerei tedeschi.<br />
Con l’occupazione fascista cominciarono le violenze nei confronti della popolazione civile <strong>di</strong> lingua<br />
e cultura slava, <strong>di</strong> cui <strong>Vinka</strong> fu testimone.<br />
Le violenze perpetrate nei confronti della popolazione della sua città natale contribuirono a formare<br />
la coscienza politica della giovane <strong>Vinka</strong>, che nel 1942, all’età <strong>di</strong> se<strong>di</strong>ci anni, decise <strong>di</strong> aderire ai<br />
movimenti <strong>di</strong> opposizione all’occupazione fascista e nazista.<br />
Nell'ottobre dello stesso anno 1942 fu arrestata per la sua attività <strong>di</strong> opposizione alla polizia<br />
fascista e, dopo quin<strong>di</strong>ci giorni <strong>di</strong> carcere venne deportata in Italia assieme a due giovani<br />
concitta<strong>di</strong>ne arrestate con lei, per essere rinchiusa in un “Istituto per la rieducazione delle<br />
minorenni traviate” in Via della Viola a <strong>Bologna</strong><br />
Con l'aiuto <strong>di</strong> una guar<strong>di</strong>ana dell’istituto <strong>di</strong> sentimenti antifascisti, riuscì a prendere contatto con la<br />
Resistenza ed il 5 ottobre 1943, in occasione <strong>di</strong> un bombardamento sulla città, fuggì dal luogo <strong>di</strong><br />
reclusione e fu portata a Longara <strong>di</strong> Calderara <strong>di</strong> Reno (Bo), dove conobbe Linceo Graziosi ed altri<br />
partigiani.<br />
Dopo avere collaborato ad un tentativo <strong>di</strong> inse<strong>di</strong>amento partigiano nella zona <strong>di</strong> Monte San Pietro,<br />
fallito per una delazione, scese a <strong>Bologna</strong> e fu ospitata a casa della famiglia Masi.<br />
Dal febbraio 1944 entra a far parte della costituenda 7ma Brigata GAP “Garibal<strong>di</strong>” assumendo il<br />
nome <strong>di</strong> battaglia «Lina», con funzione <strong>di</strong> staffetta incaricata <strong>di</strong> trasportare armi, munizioni, or<strong>di</strong>ni e<br />
materiale <strong>di</strong> propaganda.<br />
<strong>Vinka</strong> rimase a <strong>Bologna</strong> fino a metà giugno del 1944 quando dovette lasciare la città perché<br />
ricercata, mentre l'avanzata degli Alleati rallentava e le SS tedesche pianificavano le carneficine <strong>di</strong><br />
civili poi compiute lungo la Linea gotica.<br />
Riuscì a sfuggire all’arresto riparando a Modena, dove continuò la sua attività <strong>di</strong> staffetta nella<br />
Brigata Garibal<strong>di</strong> «Walter Tabacchi» e lavorò a stretto contatto con il comandante Italo Scalambra<br />
cambiando il nome <strong>di</strong> battaglia in «Vera». Verso la fine del 1944 fu designata componente<br />
dell’ufficio <strong>di</strong> collegamento del Comando Unico Militare Emilia-Romagna (CUMER) <strong>di</strong> Modena, con<br />
l'incarico <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare la <strong>di</strong>slocazione dei mezzi corazzati e delle postazioni tedesche, nonché <strong>di</strong><br />
accompagnare i soldati alleati paracadutati in quella zona e <strong>di</strong> trasmettere gli or<strong>di</strong>ni alle varie<br />
brigate anche in collegamento con il comando anglo-americano.<br />
Il 22 aprile 1945 era ancora a Modena liberata dai partigiani, quando entrarono in città gli alleati<br />
anglo-americani. Al congedo le venne riconosciuto il grado militare <strong>di</strong> Capitano.<br />
Dopo la Liberazione, fece ritorno a Sebenico dove rimase per un anno. Sposò un italiano che<br />
aveva conosciuto durante la Resistenza e scelse l’Italia come il paese in cui vivere e lavorare,<br />
senza tuttavia mai rinnegare le proprie origini, impegnandosi in ogni occasione per favorire il<br />
<strong>di</strong>alogo tra popoli e culture nel <strong>di</strong>fficile contesto sociale del dopoguerra e nella prospettiva<br />
dell’integrazione europea.<br />
A partire dagli anni ’50 svolse la propria attività lavorativa presso la Cooperativa Operaia Fornaciai,<br />
dove in breve tempo raggiunse il ruolo <strong>di</strong> responsabile della contabilità industriale e del<br />
coor<strong>di</strong>namento della programmazione.<br />
<strong>Vinka</strong> <strong>Kitarovic</strong> è spesso intervenuta a testimoniare pubblicamente la sua esperienza resistenziale,<br />
concentrandosi spesso sul ruolo delle donne tra i partigiani fuggiti sulle montagne e in clandestinità<br />
nelle gran<strong>di</strong> città del Nord Italia tra il 1943-45.<br />
E’ apparsa anche nel documentario <strong>di</strong> Giuliano Bugani e Salvo Lucchese, “La mia ban<strong>di</strong>era – La<br />
resistenza al femminile”, assieme alle partigiane Ida Camanzi, Italina Lolli, Anita Malavasi, Assunta<br />
Masotti, Nera Neri, Laura Polizzi, Pierina Tavani, Amedea Zanarini, Adelina Zaffagnini Grossi. Più<br />
recentemente è comparsa nel ruolo <strong>di</strong> una delle principali interpreti nella ducu-fiction realizzata da<br />
Tomax- Teatro nell’ambito del progetto “Dai valori della Resistenza alla Costituzione”, <strong>di</strong>retta da<br />
Stefano Mazzoni, dal titolo La neve cade sui monti, pellicola basata sullo scambio umano tra
generazioni in cui racconto storico e interpretazione o<strong>di</strong>erna si mescolano all’insegna del valore<br />
della memoria e della solidarietà umana.<br />
E’ stata Presidente della Sezione ANPI San Donato “Casali-Romagnoli”; ha fatto parte della<br />
Presidenza provinciale dell’ANPI <strong>di</strong> <strong>Bologna</strong> e del <strong>di</strong>rettivo nazionale dell’ANPPIA.<br />
Si è spenta a <strong>Bologna</strong> nella sua casa <strong>di</strong> Via Duse, nel Quartiere San Donato, il 26 <strong>di</strong>cembre 2012.