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Apprendimento, processi cognitivi e gioco nelle attività motorie ...

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DIDATTICA DEL GIOCO NELL’ ATTIVITA’ MOTORIA<br />

prof. Angela Capuzzo<br />

A.A. 2006/2007<br />

__________________________________________________________________<br />

Lezione on line n. 4<br />

______________________________________________<br />

Il <strong>gioco</strong> ha le sue regole, la cui trasgressione è contemplata<br />

e tollerata. Ma il porsi fuori dal <strong>gioco</strong><br />

è un elemento di distruzione del <strong>gioco</strong> stesso.<br />

Johan Huizinga<br />

<strong>Apprendimento</strong>, <strong>processi</strong> <strong>cognitivi</strong> e<br />

<strong>gioco</strong> <strong>nelle</strong> <strong>attività</strong> <strong>motorie</strong>: tappe della crescita<br />

motoria, cognitiva, affettiva della persona e<br />

comportamento ludico<br />

Crescere attraverso l’azione. Agire, esercitarsi, sperimentare per strutturare le<br />

funzioni legate alla sopravvivenza e allo sviluppo di competenze <strong>motorie</strong> e per<br />

arrivare all’organizzazione di forme complesse del pensiero e dei <strong>processi</strong> <strong>cognitivi</strong>.<br />

Godere dell’opportunità di sperimentare una <strong>attività</strong> motoria autonoma è<br />

fondamentale nella prima infanzia, momento privilegiato per la strutturazione degli<br />

apprendimenti e delle forme di relazione con il mondo.


L’Educazione Motoria ed il <strong>gioco</strong> consentono di apprendere anche modi di imparare,<br />

che possono stabilizzarsi attraverso una coerente e costante continuità, attraverso<br />

la pratica [Zocca, 2004].<br />

Sviluppo dell’intelligenza ed epistemologia genetica<br />

Affrontare il tema dell’apprendimento e dello sviluppo dei <strong>processi</strong> <strong>cognitivi</strong> nel<br />

bambino anche in relazione al ruolo che il <strong>gioco</strong> ed il giocare rivestono per un<br />

equilibrato quadro evolutivo, ci porta inevitabilmente ad affrontare nel dettaglio la<br />

poderosa costruzione teorica sullo sviluppo psicologico dell’uomo elaborata dallo<br />

studioso Jean Piaget (1896-1980), biologo e psicologo dell’età evolutiva, e ad<br />

indagare anche con l’ausilio di strumenti critici e di successivi studi e teorie il lavoro<br />

dell’autore.<br />

Egli affronta su basi sperimentali oltre che teoriche il tema della nascita e del<br />

funzionamento del pensiero logico analizzando lo sviluppo mentale del bambino in<br />

maniera sistematica.<br />

L’imponente lavoro teorico di Piaget e della sua scuola lo ha portato a individuare<br />

un nuovo campo di indagine, definito dall’autore epistemologia genetica, che a<br />

distanza di oltre 50 anni dalla sua definizione costituisce ancora la base di partenza<br />

di tutti gli studi in questo settore. L'impostazione sperimentale del suo lavoro e la<br />

formulazione delle sue teorie è fortemente caratterizzata dalla originaria formazione<br />

universitaria di Piaget come biologo: egli fonda la sua ipotesi iniziale sull’idea che lo<br />

sviluppo psichico possa evolvere di pari passo con la maturazione dell'organismo a<br />

partire dalla nascita sino al compimento dell'età matura. Tale processo secondo<br />

Piaget tende a porre l'individuo, sia da un punto di vista biologico che da un punto<br />

di vista mentale, in equilibrio stabile con l'ambiente che lo circonda, sebbene non si<br />

legga poi sulla direttrice opposta una diretta proporzionalità tra decadimento fisico<br />

e decadimento mentale.<br />

L'autore parte da un’intuizione semplice ed efficace: accettata l’idea di una origine<br />

biologica dell'intelligenza, egli ipotizza che le tappe dell'evoluzione mentale possano<br />

essere in un qualche modo legate alla maturazione del sistema nervoso e quindi<br />

all'età del soggetto; analizzando quindi lo sviluppo delle strutture mentali attraverso<br />

la successive fasi della vita, sarà possibile capire i modi ed i tempi secondo cui si<br />

edifica e funziona il pensiero logico.


Attraverso i risultati dei suoi studi ha dimostrato che la differenza tra il pensiero del<br />

bambino e quello dell'adulto è di tipo qualitativo: il bambino cioè non è un adulto in<br />

miniatura ma un individuo dotato di struttura e meccanismi mentali propri. Ha<br />

inoltre sottolineato come il concetto di intelligenza o per meglio dire lo sviluppo<br />

delle capacità cognitive del soggetto siano fortemente dipendenti dal concetto di<br />

"adattamento all'ambiente": la conoscenza del bambino infatti si realizza grazie<br />

all’interazione pratica del soggetto con l’oggetto, con tutto ciò che l’ambiente<br />

esterno gli offre da sperimentare, nel senso che il soggetto influisce sull’oggetto e lo<br />

trasforma.<br />

Come nasce e si costruisce il pensiero logico<br />

L'intelligenza è vista da Piaget come un processo di adattamento sia all'ambito<br />

sociale che a quello fisico che circonda il soggetto: l'apprendimento scaturisce e<br />

l'intelligenza si sviluppa grazie ad una interazione attiva con l'ambiente. Questa<br />

interazione emerge da un bisogno fondamentale dell'individuo che è quello di porsi<br />

in "equilibrio" con la realtà esterna, per poter in qualche misura controllare il mondo<br />

circostante, assimilando in modo organico nella sua "struttura" mentale ogni nuova<br />

informazione che da esso perviene.<br />

Se una nuova informazione proveniente dall’ambiente non è immediatamente<br />

interpretabile attraverso gli schemi mentali preesistenti, il soggetto sperimenta uno<br />

stato di squilibrio, vive cioè uno stato di contraddizione con la realtà esterna: si<br />

sforzerà a questo punto di raggiungere un nuovo equilibrio, agendo sulla propria<br />

struttura mentale e modificandola; analizzerà quali siano le difficoltà incontrate nel<br />

tentativo di far proprie le nuove informazioni, che contraddicono le informazioni<br />

preesistenti e formulerà nuove ipotesi per organizzare diversamente le sue<br />

conoscenze. In altre parole si realizza quella che Piaget chiama "autoregolazione"<br />

della struttura, una specie di autocorrezione capace di tenere conto della nuova<br />

situazione. Nel suo lavoro Piaget sottolinea il fatto che ogni stato di squilibrio che il<br />

soggetto incontra corrisponde sempre alla manifestazione di un bisogno.<br />

Per Piaget ogni apprendimento umano si realizza attraverso questo meccanismo di<br />

adattamento, a sua volta caratterizzato da due distinti <strong>processi</strong> che egli chiama<br />

assimilazione e accomodamento.<br />

Si ha assimilazione quando un soggetto incorpora un evento o un oggetto in<br />

un'<strong>attività</strong> che fa già parte del suo repertorio comportamentale o cognitivo. In<br />

pratica il bambino utilizza un oggetto per effettuare un'<strong>attività</strong> che fa già parte del<br />

suo repertorio motorio o decodifica un evento in base a elementi che gli sono già<br />

noti (è il caso di un bambino di pochi mesi che afferra un oggetto nuovo e lo porta<br />

alla bocca: l'afferrare e il portare alla bocca sono movimenti già acquisiti che<br />

vengono però applicati ad un nuovo oggetto). Questo processo predomina nella I a<br />

fase dello sviluppo.<br />

Nella II a fase dello sviluppo invece prevale il processo di accomodamento, allorché il<br />

bambino può svolgere un'osservazione attiva sull'ambiente tentando altresì di<br />

dominarlo: l’accomodamento consiste nella modifica della struttura cognitiva o dello<br />

schema comportamentale per inserirvi nuovi oggetti o eventi che fino a quel<br />

momento erano ignoti (nel caso del bambino precedentemente considerato se<br />

l'oggetto è difficile da afferrare egli dovrà individuare nuove modalità di presa).<br />

Anche l'imitazione è una forma di accomodamento, poiché il bambino modifica se


stesso in relazione agli stimoli dell'ambiente. Un buon adattamento all'ambiente si<br />

realizza quando assimilazione e accomodamento sono ben integrati tra loro.<br />

Questo meccanismo di adattamento descritto da Piaget ci permette di capire come<br />

il raggio di azione ed il campo di esperienza dell'individuo divenga via via sempre<br />

più ampio e se in una fase iniziale i movimenti elementari permettono solamente il<br />

possesso degli oggetti vicini, considerati nel momento presente, successivamente<br />

l’intervento della memoria ed il progressivo sviluppo dell'intelligenza rendono<br />

possibile un processo reversibile che permette di ricostruire mentalmente,<br />

all'indietro nel tempo, le trasformazioni avvenute e quindi di prevedere le<br />

trasformazioni possibili; attraverso questo percorso il bambino diviene sempre più<br />

padrone degli avvenimenti sia nel tempo che nello spazio.<br />

Gli stadi dello sviluppo dell’intelligenza<br />

La struttura "mentale" dunque si evolve di pari passo con l'evoluzione biologica,<br />

passando attraverso quattro stadi così distinti da Piaget:<br />

– Stadio dell'intelligenza senso-motoria (0-2 anni)<br />

– Stadio pre-operazionale (2-7 anni)<br />

– Stadio delle operazioni intellettuali concrete (7-11 anni)<br />

– Stadio delle operazioni intellettuali formali (11-14 anni)<br />

A) Stadio dell'intelligenza senso-motoria<br />

Questo stadio si sviluppa dalla nascita ai 2 anni di età e rappresenta la forma più<br />

elementare di intelligenza. I riflessi, all'inizio caratterizzati da azioni meccaniche,<br />

vengono gradatamente coordinati e modificati. Successivamente gli oggetti e le<br />

persone vengono percepiti dal bambino come esterni a sé, capaci quindi di<br />

continuare ad esistere anche dopo essere usciti dal suo campo percettivo. Con il<br />

progredire dello sviluppo intellettivo i sentimenti sperimentati dal soggetto si<br />

differenziano e si moltiplicano specialmente come reazioni dipendenti da atti<br />

intenzionali.<br />

Questo stadio è a sua volta suddiviso in 6 periodi.<br />

I_Riflessi innati: dalla nascita al I° mese. Alcuni esempi di modalità reattive innate<br />

sono il pianto, la suzione, il vocalizzo… strumenti che il bambino utilizza per<br />

comunicare con il mondo esterno. L'esercizio frequente di questi riflessi, in risposta<br />

a stimoli provenienti dal suo organismo o dall'ambiente, porta all'instaurarsi di<br />

"abitudini". Ad esempio dopo i primi giorni di vita il neonato trova il capezzolo molto<br />

più rapidamente; pur succhiando sempre il dito, lo discrimina dal capezzolo o dal<br />

ciuccio, e smette di succhiare il dito se gli viene dato il cibo.<br />

II_Reazioni circolari primarie: dal 2° al 4° mese di vita. Con la definizione "reazione<br />

circolare" Piaget si riferisce al meccanismo di ripetizione da parte del bambino di<br />

un'azione prodotta inizialmente per caso, ma che viene eseguita poi per ritrovarne<br />

gli interessanti effetti. L'azione originaria si consolida e diventa uno schema che il<br />

bambino può poi eseguire con facilità anche in altre circostanze. Non vi è ancora in<br />

questo stadio la capacità di distinguere tra un "sé" e un "qualcosa al di fuori", ma il<br />

bambino prova comunque ad acquisire schemi nuovi: toccandogli il palmo della<br />

mano reagisce volontariamente chiudendo il pugno, come per afferrare l'oggetto;<br />

oppure in presenza di un rumore proveniente dall’ambiente gira il capo per<br />

guardare nella direzione da cui proviene un suono.


III_Reazioni circolari secondarie: dal 4° all’ 8° mese. In questa fase il bambino<br />

orienta la sua attenzione anche al mondo esterno oltre che al proprio corpo.<br />

Afferra, tira, scuote, muove oggetti che sono nel campo d’azione della sua mano e<br />

sperimenta il rapporto tra queste sue azioni ed i risultati che ne derivano<br />

sull'ambiente. Scopre il cordone della campanella attaccata alla culla e la tira per<br />

sentire il suono. Ancora non sa perché le sue azioni provocano determinati effetti,<br />

ma capisce che i suoi sforzi sono efficaci quando cerca di ricreare taluni eventi<br />

piacevoli, visivi o sonori.<br />

IV_Coordinazione mezzi-fini: dall'8° al 12° mese di vita. Il bambino comincia a<br />

coordinare in una sequenza organizzata due singoli schemi d'azione (ad esempio<br />

prova a tirare via un cuscino per prendere un giocattolo sottostante). In tal modo<br />

riesce a utilizzare mezzi idonei per il conseguimento di uno scopo specifico.<br />

L'intenzionalità si manifesta anche nella comunicazione con gli adulti quando punta<br />

il dito verso il biberon per farselo dare. Gradualmente si rende conto che gli oggetti<br />

sono indipendenti dalla sua <strong>attività</strong> percettiva o motoria.<br />

V_Reazioni circolari terziarie e scoperta di mezzi nuovi mediante sperimentazione<br />

attiva: dai 12 ai 18 mesi. Il bambino ricorre sempre più spesso a nuove e diverse<br />

modalità per ottenere effetti desiderati. Appare una prima forma di "ragionamento".<br />

Mentre prima, per eseguire una sequenza di azioni, doveva partire dall'inizio, ora<br />

può anche interrompere la successione e riprendere l'azione in un qualsiasi stadio<br />

intermedio. Procedendo per “prove ed errori” egli è anche in grado di scoprire la<br />

soluzione di alcuni dei problemi che gli si presentano: diventa quindi possibile per il<br />

bambino modificare gli schemi che già possiede. Ad esempio dopo aver tentato,<br />

invano, di aprire una scatola, esita per un attimo e poi riesce ad aprirla. Infine può<br />

richiamare alla memoria gli oggetti assenti, grazie alle relazioni che intercorrono tra<br />

un oggetto e la sua possibilità di utilizzo.<br />

VI_Comparsa della funzione simbolica: dai 18 mesi in poi. Il bambino è in grado di<br />

agire sulla realtà col pensiero. Può cioè immaginare gli effetti di azioni che si<br />

appresta a compiere, senza doverle mettere in pratica concretamente per<br />

osservarne gli effetti. Comincia ad usare le parole non solo per accompagnare le<br />

azioni che sta compiendo (nominare o chiedere un oggetto presente), ma anche per<br />

descrivere cose non presenti e raccontare quello che ha visto-fatto in un momento<br />

antecedente. E’ in grado di riconoscere oggetti anche se ne vede solo una parte.<br />

Riesce ad imitare i comportamenti e le azioni di un modello, anche dopo che questo<br />

è uscito dal suo campo percettivo. Sa distinguere i vari modelli e sa imitare anche<br />

quelli che per lui hanno un'importanza di tipo affettivo, come capita ad esempio coi<br />

giochi simbolici che implicano "fare finta" di fare qualcosa o "giocare un ruolo".<br />

Quello senso-motorio è il periodo in cui l’<strong>attività</strong> ludica del bambino è caratterizzata<br />

dal <strong>gioco</strong> di esercizio: egli si impegna, di solito da solo, nel ripetere schemi sensomotori<br />

rendendoli autonomi dal fine pratico per cui sono stati originariamente<br />

concepiti ed appresi.<br />

B) Stadio pre-operazionale<br />

Si sviluppa approssimativamente dai 2 ai 7 anni di età. Il passaggio dallo stadio<br />

senso-motorio allo stadio pre-operazionale o pre-logico è segnato proprio dalla<br />

comparsa della funziona simbolica, con la riproduzione di modelli anche a distanza<br />

di tempo, la comparsa dei giochi simbolici e soprattutto la strutturazione del<br />

linguaggio verbale. Il linguaggio in particolare, attraverso l’associazione di parole ad<br />

oggetti o ad azioni permette una accelerazione del processo di sviluppo del pensiero


e consente al bambino di sperimentare livelli di socializzazione che arrivano a<br />

coinvolgere anche dati della sua vita interiore. Con il <strong>gioco</strong> il bambino occupa la<br />

maggior parte della giornata, per lui tutto è <strong>gioco</strong>: ripete in forma ludica le azioni<br />

reali che sperimenta (ad esempio diventano un <strong>gioco</strong> le azioni di vestirsi e<br />

svestirsi). Nel <strong>gioco</strong> simbolico egli definisce un contesto non referenziale per la<br />

propria <strong>attività</strong> ludica (situazione immaginaria) ed agisce coerentemente ad esso.<br />

Imita, anche se in maniera generica, tutte le persone che gli sono vicine: le<br />

idealizza perché sa che si prendono cura di lui. Impara a comportarsi come gli<br />

adulti vogliono, prima ancora di aver compreso il concetto di "obbedienza".<br />

In questa fase si sviluppa un tipo di pensiero definito da Piaget pre-operatorio (o<br />

pre-logico) in quanto si assiste nel bambino al tentativo di spiegare le situazioni che<br />

egli vive solo in base alle caratteristiche presenti istante per istante. Un<br />

atteggiamento caratteristico di questo periodo, che in qualche modo impedisce una<br />

visione oggettiva della realtà, è l'atteggiamento che Piaget definisce "egocentrico",<br />

inteso naturalmente in senso epistemologico e non affettivo o morale. La mente<br />

egocentrica del bambino considera il suo punto di vista come l'unico possibile: non<br />

conosce alternative alla realtà che personalmente sperimenta e si dimostra<br />

incapace di mettersi al posto di un altro. Questa visione unilaterale delle cose lo<br />

induce a credere che tutti la pensino come lui e che tutti capiscano i suoi desideri o<br />

i suoi pensieri, senza che si renda necessario fare sforzi per farsi capire.<br />

Il pensiero del bambino è anche caratterizzato dalla "irreversibilità" cioè dalla<br />

incapacità di leggere una situazione come il prodotto di una trasformazione: dato<br />

un sistema che ha subito una qualche trasformazione, il bambino non riesce a<br />

tornare mentalmente allo stato del sistema preesistente alla trasformazione, di<br />

confrontare lo stato di partenza e di arrivo, di rilevare in una parola il cambiamento<br />

sopravvenuto. Per esempio non è in grado di afferrare il principio di conservazione<br />

della materia <strong>nelle</strong> trasformazioni fisiche: se si prende una pallina di creta e la si<br />

modella, trasformandola in un cilindretto, il bambino dirà ora che la creta è in<br />

quantità maggiore o minore a seconda che la sua osservazione venga catturata<br />

dalla lunghezza o dal diametro del cilindretto; egli è incapace di rilevare che<br />

durante l'operazione non è stata aggiunta o levata della creta.<br />

Il processo di socializzazione, reso possibile dall'uso dei simboli (linguaggio, giochi<br />

simbolici ed imitativi) investe profondamente la vita affettiva del bambino. Piaget<br />

sottolinea con forza che affettività e comprensione sono dati inscindibili e che<br />

ambedue sono sempre presenti sia nei <strong>processi</strong> di apprendimento che nella vita di<br />

relazione: conseguentemente preme sottolineare come in qualsiasi intervento di<br />

tipo educativo-didattico non si possa ignorare come il dato affettivo possa<br />

concorrere o interferire con il processo di apprendimento.<br />

Verso la fine del periodo pre-operatorio, anche se il pensiero simbolico non sfocia<br />

ancora nel pensiero logico in senso concreto, si manifesta una certa tendenza ad<br />

organizzare i dati, formando sistemi di insiemi. Il bambino acquisisce una discreta<br />

capacità di osservazione, pur permanendo un pensiero di tipo intuitivo per cui egli<br />

"afferma" ma non "dimostra". Attraverso alcune intuizioni elementari il bambino<br />

riesce ad interiorizzare degli schemi di azione, delle corrispondenze spaziali o<br />

comunque degli schemi percettivi. Aumenta la partecipazione e la socializzazione<br />

nella vita di ogni giorno, in maniera creativa, autonoma, adeguata alle diverse<br />

circostanze. Da un punto di vista della vita di relazione, entrando nella scuola<br />

dell’infanzia, il bambino sperimenta l'esistenza di nuove autorità, diverse dai<br />

genitori: impara quindi a rivedere le conoscenze acquisite <strong>nelle</strong> fasi precedenti,<br />

mediante <strong>processi</strong> <strong>cognitivi</strong> di generalizzazione. Ovvero, le conoscenze possedute,<br />

relative ad un'esperienza specifica, vengono trasferite a quelle esperienze che, in


qualche modo, possono essere classificate nella stessa categoria. Tuttavia, la sua<br />

capacità di riprodurre mentalmente un avvenimento avviene nell'unica direzione in<br />

cui l'avvenimento si è verificato.<br />

C) Stadio delle operazioni concrete<br />

In questo stadio che si sviluppa dai 6-7 agli 11-12 anni, il bambino è in grado di<br />

coordinare più azioni successive, di capire che un'azione resta invariata anche se<br />

ripetuta, di passare da una modalità di pensiero analogico a una di tipo induttivo, di<br />

giungere ad uno stesso punto di arrivo partendo da due vie diverse. Per operazioni<br />

intellettuali concrete Piaget si riferisce a tutte quelle operazioni mentali che vengono<br />

condotte su contenuti concreti e percettibili cioè non astratti. Durante questo stadio si<br />

sviluppa un tipo di pensiero capace di compiere delle operazioni mentali di una certa<br />

complessità.<br />

Le operazioni concrete, intese nell'accezione indicata, si coordinano in strutture definite<br />

stabili che non solo si conservano tutta la vita e non interferiscono nell'organizzazione<br />

di strutture superiori ma vengono richiamate e riutilizzate durante l'esistenza ogni qual<br />

volta si rende necessario organizzare dati nuovi ed immediati. Piaget attraverso un<br />

suo esperimento riesce ad illustrare bene queste nuove capacità. Egli pone davanti<br />

al bambino 20 perle di legno, di cui 15 rosse e 5 bianche e gli chiede se, volendo<br />

fare una collana la più lunga possibile, prenderebbe tutte le perle rosse o tutte<br />

quelle di legno. Il bambino, fino a 7 anni, risponderà, quasi sempre, che<br />

prenderebbe quelle rosse, anche se gli si fa notare che sia le bianche sia le rosse<br />

sono di legno. Solo dopo questa età, essendo giunto al concetto di "tutto" e di<br />

"parti", indicherà con sicurezza quelle di legno.<br />

Fondamentale conquista di questa fase dello sviluppo è l’acquisizione della capacità<br />

di concepire ogni stato di un sistema come il risultato di una trasformazione. La<br />

reversibilità del pensiero, permettendo un continuo confronto tra aspettative e<br />

risultati ed il rilevamento di eventuali contraddizioni, accelera il meccanismo di<br />

crescita della struttura mentale e rende possibile una percezione corretta degli<br />

eventi fisici basati su di un effetto causale, senza soggiacere alle impressioni<br />

soggettive. Comincia anche a manifestarsi una certa tendenza all'estrapolazione,<br />

che implica una possibile estensione del reale in direzione del virtuale; ad esempio,<br />

il bambino riesce a concepire la possibile aggiunta di nuovi termini ad una serie o<br />

ad una classe di oggetti, anche se non arriva a prefigurare tutte le possibili<br />

trasformazioni o i possibili modi di essere di un sistema, come riuscirà a fare poi nel<br />

successivo stadio di sviluppo.<br />

Con lo sviluppo del pensiero logico la mente del bambino riesce quindi a compiere<br />

tutta una serie di operazioni mentali, anche se concrete, quali sommare, sottrarre,<br />

dividere, classificare, seriare, uguagliare, mettere in corrispondenza... Tutto ciò gli<br />

permette di uscire dal proprio egocentrismo per prendere in considerazione punti di<br />

vista diversi dal proprio.<br />

Sul piano affettivo egli scopre i vantaggi di una integrazione dei vari punti di vista,<br />

sviluppa uno spirito di cooperazione sociale, sperimenta i primi sentimenti di<br />

amicizia e di reciproco rispetto, di spontanea codificazione e regolamentazione dei<br />

comportamenti e si sviluppa il senso di giustizia. E’ in questo periodo che il bambino<br />

compie i primi atti di volontà (senso del dovere).


A partire dai 7 anni le <strong>attività</strong> ludiche del bambino sono caratterizzate dai giochi a<br />

regole che permangono anche nell’età adulta. L’<strong>attività</strong> ludica diventa di tipo sociale<br />

ed è governata da regole astratte e frutto di accordo convenzionale.<br />

D) Fase delle operazioni formali.<br />

In questa fase, che va dagli 11-12 ai 14-15 anni, nel soggetto pre-adolescente<br />

appare la capacità del ragionamento astratto, di tipo ipotetico-deduttivo. Per<br />

operazioni intellettuali formali Piaget si riferisce a tutte quelle operazioni mentali<br />

relative a contenuti formali ed astratti cioè non immediatamente percettibili.<br />

E’ la fase in cui un soggetto è in grado di valutare ipotesi che possono essere o non<br />

essere vere e riesce ad immaginare cosa potrebbe accadere se fossero vere.<br />

Già sul finire del periodo delle operazioni concrete si realizza una progressiva<br />

autonomia dal dato percettivo. Dopo i 12 anni, l’adolescente acquista la capacità di<br />

ragionare su semplici ipotesi, e comincia a risolvere problemi enunciati solo<br />

verbalmente senza il supporto della sperimentazione concreta (ad esempio,<br />

premesso che A è più alto di C e che A è più basso di B stabilire chi è il più alto dei<br />

tre senza effettuare confronti diretti). Più in generale mentre nella fase concreta<br />

tutti i ragionamenti operati dal bambino necessitano della presenza di dati<br />

percettivi, nella fase del pensiero formale l'adolescente è in grado di ipotizzare,<br />

relativamente ad un certo ambito preso in esame, tutte le situazioni possibili tra le<br />

quali una è realizzata in concreto. Avviene quindi a livello di capacità di pensiero<br />

una inversione dell'ordine di importanza: da ora in poi assistiamo ad una<br />

preminenza degli aspetti ipotetici su quelli reali.<br />

E’ importante sottolineare, anche per le applicazioni che possono risultarne in<br />

ambito educativo, che le operazioni formali stabiliscono relazioni tra altre relazioni e<br />

per questo vengono chiamate operazioni alla seconda potenza, mentre le operazioni<br />

concrete vengono definite operazioni alla prima potenza; per produrre un esempio,<br />

il principio di proporzionalità è una relazione di eguaglianza tra dei rapporti cioè una<br />

relazione tra relazioni (A/B = C/D = ...), mentre ciascuno dei rapporti è una<br />

relazione tra due dati numerici derivanti da misure.<br />

Queste strutture si caratterizzano per essere operatori formali suscettibili di<br />

applicazioni diverse e quindi utilizzabili in ambiti disciplinari diversi. Inoltre non<br />

vengono scoperti dall'adolescente a partire da dati percettibili ma vengono ricavati<br />

a partire da strutture logiche preesistenti.<br />

Oltre al "principio di proporzionalità" possiamo elencare tra questi operatori formali:<br />

– Le "operazioni combinatorie", cioè la capacità di ricavare, dati più elementi,<br />

tutte le combinazioni possibili attraverso l'applicazione sistematica delle<br />

permutazioni e delle disposizioni<br />

– La "coordinazione di due sistemi di riferimento" e la "relatività dei movimenti<br />

e delle velocità"<br />

– La "nozione di probabilità"<br />

– La "nozione di correlazione"<br />

– La "compensazione moltiplicativa" che è strettamente connessa con il<br />

principio di proporzionalità. Infatti se A·B = C·D avremo anche che A/C =<br />

D/B; ad esempio, l'adolescente si rende conto che può compiere lo stesso<br />

lavoro alzando un certo peso ad una certa altezza ovvero un peso doppio a<br />

metà dell'altezza precedente, in quanto il lavoro è dato appunto dal prodotto<br />

dell'altezza per il peso<br />

– "Forma di conservazione che oltrepassa l'esperienza" ossia forme di<br />

conservazioni non verificabili per impossibilità sperimentali come avviene nel


caso del moto rettilineo uniforme ovvero del principio d'inerzia. Queste<br />

operazioni sono puramente mentali in quanto si perviene al principio<br />

"escludendo" mentalmente le interazioni che possono turbare il moto<br />

rettilineo uniforme.<br />

Grazie alla comparsa del mondo delle idee e delle astrazioni il preadolescente<br />

comincia a realizzare un certo equilibrio fra assimilazione e accomodamento. Egli<br />

riesce a comprendere il valore di certi oggetti e fenomeni, la relatività dei giudizi e<br />

dei punti di vista, la parità dei diritti, la distinzione e l'indipendenza relativa tra le<br />

idee e la persona…<br />

Sul piano affettivo l'adolescenza segna il graduale ingresso del soggetto nella<br />

società degli adulti e la tendenza a realizzare un programma di vita e di<br />

cooperazione sociale.<br />

Una critica al pensiero di Piaget: Lev Vygotskij<br />

I due autori possono considerarsi i padri fondatori della psicologia dello sviluppo per<br />

aver posto le basi di tutta la ricerca successiva sul campo.<br />

I risultati degli studi dello scienziato russo lo portano però a considerazioni opposte<br />

rispetto a quelle formulate dal collega ginevrino. La principale critica mossa da<br />

Vygotskij è verso l’eccessivo formalismo piagetiano: l’autore ritiene che la teoria<br />

dello sviluppo cognitivo elaborata da Piaget sia di tipo genetico solo in senso<br />

cronologico e non ontologico e che essa si sviluppi attorno a concetti di tipo<br />

classificatorio-combinatorio-meccanico, trascurando il piano concettuale-dialettico.<br />

Vygotskij ritiene che non sia possibile indagare il campo in oggetto solo attraverso<br />

una analogia con la logica formale e la matematica nel tentativo di dare un<br />

fondamento razionale allo sviluppo cognitivo. Per Vygotskij il formalismo<br />

dell’epistemologia genetica trova radice nel tentativo di voler eliminare le<br />

rappresentazioni illusorie del soggetto attraverso uno stabilirsi definitivo del<br />

concetto di invarianza dell'oggetto. In effetti la maggior parte del lavoro piagetiano<br />

si riferisce alla ricostruzione delle tappe evolutive del principio di conservazione (o<br />

invarianza) della quantità-sostanza-peso-volume degli oggetti.<br />

Un altro aspetto criticato da Vygotskij è quello relativo all’egocentrismo infantile<br />

individuato da Piaget come l’aspetto che unisce tutte le specifiche caratteristiche<br />

della logica infantile. Vygotskij contesta la visione di Piaget secondo la quale il<br />

pensiero del bambino sarebbe originariamente autistico e solo con la pressione<br />

sociale diventerebbe realistico (pensiero tipico dell’adulto). Piaget infatti riferendosi<br />

a due concetti freudiani che sostengono a) l’idea che il principio del piacere preceda<br />

quello di realtà e b) l'idea che il piacere sia una forza vitale indipendente, sostiene<br />

che ciò che interessa al bambino è la soddisfazione di piaceri, in antitesi al principio<br />

di realtà. Vygotsky invece, dal suo punto di vista, afferma che lo sforzo per ottenere<br />

la soddisfazione di un bisogno e lo sforzo per adattarsi alla realtà non sono<br />

separabili né opponibili, altrimenti viene a crearsi una situazione di sofferenza, di<br />

patologia.<br />

Vygotskij ha approfondito nei suoi studi la nascita e le funzioni del linguaggio:<br />

ritiene che sia nello sviluppo cognitivo del bambino sia nella vita dell’adulto la<br />

funzione primaria del linguaggio sia la comunicazione. A differenza di Piaget egli<br />

sostiene che fin dalla sua prima apparizione il linguaggio sia di tipo sociale; in<br />

seguito, grazie allo sviluppo cognitivo, le funzioni del linguaggio si differenziano,


cioè si egocentrizzano e pensiero e linguaggio arrivano alla fase di interiorizzazione.<br />

In altre parole, il linguaggio diventa anche egocentrico, ma non perde le sue<br />

caratteristiche sociali, poiché l'egocentrismo rappresenta soltanto<br />

un'interiorizzazione di forme di comportamenti sociali. Nell'adulto si manifesta nel<br />

linguaggio interiore (linguaggio egocentrico in profondità), che comincia a<br />

svilupparsi all'inizio dell'età scolare. Vygotskij poté constatare attraverso le sue<br />

ricerche che se il soggetto è in una situazione di difficoltà il coefficiente del<br />

linguaggio egocentrico raddoppia, ma proprio perché grazie ad esso il bambino<br />

realizza un processo di presa di coscienza che lo aiuta a cercare una soluzione del<br />

problema. E' noto il suo esempio: mentre un bambino di 5 anni stava disegnando<br />

un tram, gli si ruppe la matita. Accortosi che era del tutto inservibile, decise di<br />

usare gli acquerelli, disegnando un tram rotto dopo un incidente; egli continuava di<br />

tanto in tanto a parlare con se stesso circa il cambiamento del suo disegno. In<br />

pratica il linguaggio egocentrico funge da mediatore fra quello vocale (se vogliamo<br />

"autistico") e quello "interiore" (quello che dà "senso" alle cose).<br />

Volendo spiegare le differenti funzioni del linguaggio tra adulto e bambino Vygotskij<br />

sostiene che il linguaggio egocentrico del bambino è stato così interiorizzato<br />

dall'adulto che esso, nell’adulto, non si manifesta più come tale. Alla luce degli studi<br />

di Piaget bisognerebbe invece dire che non si manifesta più perché è scomparso.<br />

Per Vygotskij in realtà esso è stato solo portando in profondità, "interiorizzato".<br />

L'egocentrismo quindi per Vygotskij è un aspetto positivo, una molla che permette<br />

di non essere soffocati dal conformismo sociale, per sua natura ripetitivo. Piaget<br />

invece pensava che il bambino diventasse adulto nel momento stesso in cui usciva<br />

dal piacere egocentrico per entrare nel dovere sociale.<br />

Il <strong>gioco</strong> a regole come campo di allenamento per<br />

lo sviluppo morale dell’individuo<br />

Un interessante studio di Paglieri mette a confronto le due teorie<br />

sul <strong>gioco</strong> proposte da Piaget e Vygotskij, rispetto al tema dei<br />

possibili rapporti tra regole di <strong>gioco</strong> e lo sviluppo e la condotta<br />

morale dell’individuo.<br />

La prima parte del suo lavoro prende spunto da alcune considerazioni di carattere<br />

generale sulla libertà e le regole. Innanzitutto viene presa in esame l’arbitrarietà<br />

delle regole dei giochi e la loro totale indipendenza sia da cause di forza maggiore,<br />

come avviene per esempio per le leggi, sia da possibili secondi fini come può essere<br />

invece per tutti i tipi di convenzioni. Questa arbitrarietà delle regole non significa<br />

però che esse non siano vincolanti: anzi, il loro rispetto è reso ancor più necessario<br />

non tanto per il fatto che ciò porterebbe ad una sanzione (caso che si concretizza<br />

solo <strong>nelle</strong> ammonizioni dei giochi sportivi) ma quanto per il fatto che il loro mancato<br />

rispetto determina la fine improvvisa del <strong>gioco</strong>, un evento quindi che Paglieri<br />

definisce ancora più traumatico, sia per il singolo che per il gruppo.<br />

Regole e libertà sono i due poli opposti di un percorso che porta allo sviluppo<br />

morale dell’individuo. E’ questo il motivo per cui le esperienze ludiche segnano un<br />

passaggio fondamentale nello sviluppo della persona e <strong>nelle</strong> dinamiche di gruppo,<br />

contribuendo ad una evoluzione non solo da un punto di vista cognitivo ma anche<br />

per quanto riguarda le competenze relazionali e morali dei soggetti coinvolti.


Interessante osservare come molto spesso i bambini rispettano le regole dei loro<br />

giochi: Paglieri sottolinea il fatto che il <strong>gioco</strong> ed in particolare il <strong>gioco</strong> sociale è la<br />

prima situazione di vita nella quale il bambino si sottopone volontariamente ad un<br />

insieme di regole, siano esse più o meno codificate. In particolare nel <strong>gioco</strong> fra pari<br />

le regole sono spontaneamente accettate dal bambino senza che siano imposte da<br />

una autorità esterna e normalmente non è presente nessuno che potrebbe<br />

all’occorrenza avocarsi l’autorità di mettere in riga i giocatori indisciplinati.<br />

Altro interessante aspetto è quello relativo alla creatività normativa che<br />

contraddistingue il <strong>gioco</strong> dei bambini: osservando gruppi di bambini diversi si nota<br />

come con frequenza essi tendano a modificare con grande inventiva le regole dei<br />

loro giochi creando numerose varianti degli stessi. Nel <strong>gioco</strong> simbolico di gruppo<br />

accade poi che le regole siano inventate in itinere dai giocatori stessi: le attribuzioni<br />

dei ruoli e la definizione delle scene viene costantemente negoziata dai bambini.<br />

Nel mettere a confronto le diverse posizioni sul <strong>gioco</strong> di Piaget e Vygotskij, Paglieri<br />

sceglie di partire dalla posizione di chi osserva il <strong>gioco</strong> come motore di sviluppo:<br />

l’<strong>attività</strong> di <strong>gioco</strong> è considerata come occasione privilegiata di esperienza e di<br />

apprendimento delle relazioni tra pari per poter strutturare un sistema sociale<br />

armonico e largamente partecipato.<br />

L’analisi critica mossa da Paglieri ai lavori presenti nell’ambito della letteratura<br />

psico-pedagogica parte da alcune osservazioni sulla teoria piagetiana. Il <strong>gioco</strong> in<br />

Piaget è visto come un momento in cui sia ha una predominanza del processo di<br />

assimilazione (quindi come abbiamo precedentemente visto quelle <strong>attività</strong> con cui i<br />

dati sensoriali sul mondo vengono subordinati agli schemi mentali pre-esistenti)<br />

rispetto al processo di accomodamento (dove sono gli schemi mentali ad adattarsi<br />

alle evidenze percettive che il soggetto riceve dai propri sensi): nell’assimilazione<br />

l’esperienza del mondo viene ristrutturata dalle categorie cognitive del soggetto,<br />

mentre nell’accomodamento tali categorie vengono costituite ed aggiornate<br />

dall’esperienza [Paglieri, 2005]. Ora in Piaget si ha questa distinzione:<br />

• <strong>gioco</strong>: come temporaneo predominio dell’assimilazione sull’accomodamento<br />

• imitazione: prevalenza dell’accomodamento sull’assimilazione<br />

• condotta adattativa: equilibrio tra i due <strong>processi</strong> di assimilazione e di<br />

accomodamento<br />

Ma definire il <strong>gioco</strong> come uno squilibrio nel processo di sviluppo socio-cognitivo<br />

porta alla successiva considerazione che esso sia destinato ad essere superato<br />

grazie al processo di crescita. E proprio questo pare essere il punto di partenza di<br />

Piaget: la suddivisione del <strong>gioco</strong> che egli descrive come costituita da 3 fasi distinte<br />

che accompagnano il processo evolutivo del bambino (giochi di esercizio, giochi<br />

simbolici e giochi a regole) appare troppo rigidamente strutturata. Egli è convinto<br />

che solo i giochi a regole, in contrapposizione al <strong>gioco</strong> simbolico (e come momento<br />

successivo, conquistato dopo aver ‘superato’ la fase del <strong>gioco</strong> simbolico),<br />

contribuiscano in maniera importante allo sviluppo sociale e morale del bambino. In<br />

Piaget quindi, non solo vi è la convinzione che il <strong>gioco</strong> simbolico sia destinato a<br />

ridursi dopo una certa età fino a scomparire del tutto nella vita dell’adulto, ma è<br />

anche presente l’idea che forme autentiche di socialità siano quasi impossibili nel<br />

<strong>gioco</strong> simbolico a causa della natura egocentrica dell’assimilazione ludica; inoltre la<br />

sua rigida suddivisione porta a leggere una forte contrapposizione tra <strong>gioco</strong><br />

simbolico e <strong>gioco</strong> a regole concepiti come fasi diverse dello sviluppo sia da un punto<br />

di vista cognitivo che sociale. In pratica egli contrappone:<br />

egocentrismo e appagamento individuale nel <strong>gioco</strong> simbolico<br />

socialità e atteggiamento proto-morale nel <strong>gioco</strong> a regole


In Vygotskij assistiamo ad un ribaltamento di tale prospettiva: egli sostiene che<br />

tutti i giochi con situazioni immaginarie, cioè i giochi simbolici, sono<br />

necessariamente anche giochi di regole e viceversa. Paglieri però sottolinea come,<br />

nonostante l’autore abbia il merito di aver contribuito a superare lo schematismo<br />

proposto da Piaget, non si riescono ad individuare nella osservazioni riportate<br />

dall’autore motivazioni valide a supporto della sua tesi. Una delle critiche mossa a<br />

Vygotskij è che egli sembra aver scambiato alcune regolarità comportamentali con<br />

regole vere e proprie, nel senso che sebbene sia vero che nel <strong>gioco</strong> simbolico<br />

appaiano spesso schemi di azione ritualizzati (il bambino che immagina di essere la<br />

madre ed immagina che la sua bambola sia il bambino… deve obbedire alle regole<br />

di comportamento materno) non è però accettabile assimilare queste regolarità<br />

comportamentali alle regole dei giochi più strutturati, regole che implicano un senso<br />

di obbligatorietà che manca alle prime.<br />

Paglieri propone quindi un nuovo modello delle dinamiche normative nel <strong>gioco</strong><br />

infantile. Egli inizia la sua analisi applicando un particolare modello socio-cognitivo<br />

di comportamento normativo, quello elaborato da Conte e Castelfranchi (1996) i<br />

quali distinguono 4 ruoli funzionali, chiamati anche personaggi, che a loro avviso<br />

sottostanno al funzionamento e alla circolazione di qualsiasi norma sociale e<br />

caratterizzano il funzionamento di un sistema normativo maturo (la legislazione di<br />

una nazione, i regolamenti interni di una azienda, le regole di un <strong>gioco</strong> precodificato<br />

sia esso tradizionale o commerciale…). Tali ruoli sono:<br />

• il Legislatore: colui che è autorizzato ad emanare una norma<br />

• il Soggetto: colui che è tenuto al rispetto della norma, esplicitamente o<br />

implicitamente<br />

• il Difensore: colui che protegge la norma e ne assicura l’effettiva<br />

applicazione<br />

• l’Osservatore: colui che riconosce e descrive la norma<br />

L’idea di Paglieri è quella che si possano caratterizzare diverse fasi del <strong>gioco</strong><br />

infantile proprio a partire dai ruoli normativi che in esse trovano manifestazione.<br />

Il modello che egli propone è riassunto nella tabella 1.<br />

STADIO TIPOLOGIA DI GIOCO RUOLI NORMATIVI<br />

I Gioco simbolico solitario nessuno<br />

II Gioco simbolico sociale <br />

Legislatore<br />

Soggetto<br />

Difensore<br />

III<br />

<br />

Gioco di regole senza<br />

modifiche normative<br />

<br />

Soggetto<br />

Difensore<br />

Osservatore<br />

IV<br />

<br />

Gioco di regole con<br />

modifiche normative<br />

<br />

Legislatore<br />

Soggetto<br />

Difensore<br />

Osservatore<br />

Tabella 1_ Ruoli normativi nel <strong>gioco</strong>. Modello proposto da Paglieri (2005)


Nella fase I, relativa al <strong>gioco</strong> simbolico solitario, non appaiono ruoli normativi ma si<br />

osservano solo semplici regolarità comportamentali.<br />

Con la comparsa del <strong>gioco</strong> simbolico di gruppo (aspetto non considerato da Piaget<br />

ma documentato da numerosi studi successivi) appaiono le prime regole di gruppo<br />

e si configurano vari ruoli normativi: il Soggetto, il Difensore e il Legislatore. Infatti<br />

una volta stabiliti dal gruppo lo scenario immaginario del <strong>gioco</strong> ed i ruoli rivestiti dai<br />

bambini, ogni giocatore è sia vincolato a comportarsi coerentemente con essi (è<br />

cioè Soggetto di una aspettativa sociale) sia è tenuto a verificare l’adeguatezza<br />

della condotta altrui (è quindi anche Difensore dell’accordo raggiunto nel gruppo).<br />

Ma il ruolo principale, quello che viene enfatizzato nel <strong>gioco</strong> simbolico di gruppo, è<br />

proprio quello del Legislatore. Qui infatti non esiste una autorità esterna alla quale<br />

appellarsi e la decisione sulla situazione immaginaria da mettere in azione dipende<br />

da una negoziazione tra pari: tutti i giocatori sono in linea di principio autorizzati ad<br />

agire in qualità di Legislatore ed ognuno di essi dovrà fare delle scelte per trovare<br />

un equilibrio tra l’appagamento delle proprie fantasie e il desiderio di giocare con gli<br />

altri.<br />

Nel momento in cui i bambini, giunti ad uno stadio evolutivo<br />

successivo cominceranno a praticare giochi con regole predefinite,<br />

il quadro dei ruoli normativi assumerà una diversa<br />

configurazione. Lo stesso Piaget aveva notato che in una prima<br />

fase i bambini giocano mostrando un rigoroso rispetto delle<br />

regole esistenti e solo in un secondo momento imparano ad<br />

esprimere atteggiamenti di tipo esplorativo e provano a manipolare le regole dei<br />

giochi, introducendo variazioni e mosse alternative. Comunque in entrambi i<br />

momenti siamo in presenza di giochi con regole che sono molto più precise,<br />

sofisticate e vincolanti rispetto a quelle del <strong>gioco</strong> simbolico: qui il ruolo più<br />

enfatizzato è quindi quello del Soggetto della norma e ci si aspetta che tutti lo<br />

rivestano pena l’impossibilità di giocare o l’esclusione del singolo dal <strong>gioco</strong>. Ciò che<br />

differenzia le due fasi del <strong>gioco</strong> a regole, cioè la presenza o meno di manipolazione<br />

delle regole stesse, si identifica nel ruolo del Legislatore, assente nella prima fase<br />

ma che ricompare nel secondo momento: la figura del Legislatore assume qui di<br />

nuovo un significato centrale, ma non come nel <strong>gioco</strong> simbolico di gruppo per<br />

realizzare un minimo livello di cooperazione bensì per riprendere il controllo su un<br />

sistema di vincoli formali e per dichiarare nuovamente la totale indipendenza dei<br />

giocatori.<br />

Concludiamo l’esposizione di questo lavoro sullo sviluppo morale attraverso le<br />

dinamiche normative nei giochi con le parole dello stesso autore:<br />

…questa analisi socio-cognitiva mostra come le norme e le dinamiche<br />

normative siano centrali in ogni fase dello sviluppo del <strong>gioco</strong> – incluso<br />

il <strong>gioco</strong> simbolico. I rapporti fra simbolo e regola non si risolvono<br />

quindi né in una giustapposizione, come suggeriva Piaget, né in una<br />

immediata identità, come sosteneva Vygotskij, ma piuttosto si<br />

caratterizzano per una graduale trasformazione […]. Questo<br />

comporta che il <strong>gioco</strong> con regole non è supposto rimpiazzare il <strong>gioco</strong><br />

simbolico, ma piuttosto si affianca ad esso come forma alternativa<br />

della condotta ludica. Crescendo, i bambini acquisiscono e praticano<br />

nei loro giochi competenze normative diverse e nuove forme di


comportamento sociale, senza per questo perdere le modalità di<br />

interazione perfezionate in precedenza. [Paglieri, 2005]<br />

Un quadro di sintesi<br />

Presentiamo infine un quadro sintetico delle età del <strong>gioco</strong> in relazione agli sviluppi<br />

della motricità, alla maturazione dei <strong>processi</strong> <strong>cognitivi</strong> e alle conquiste in ambito<br />

affettivo e sociale dell’individuo, consapevoli che ogni tentativo di sintesi si presta a<br />

semplificazioni e a volte a possibili mancanze. L’intento è quello di individuare<br />

alcune tappe che descrivano la progressiva conquista del <strong>gioco</strong> che da individuale<br />

diviene via via sociale.<br />

0-4 MESI<br />

MOTRICITA’<br />

• posizione orizzontale<br />

• prono solleva la testa<br />

• prono solleva il torace<br />

con le braccia<br />

PROCESSI COGNITIVI<br />

• reazioni circolari primarie<br />

• piacere funzionale<br />

• non c’è oggetto<br />

AFFETTIVITA’ E<br />

SOCIALIZZAZIONE<br />

• globalità tra esterno ed<br />

interno<br />

• fase senza oggetto<br />

• soddisfazione<br />

4-6 MESI<br />

6-8 MESI<br />

8-10<br />

MESI<br />

10-12<br />

MESI<br />

• funzione esploratoria<br />

• rotola<br />

• afferra oggetti<br />

• funzione esplorativa ed<br />

esercitativa<br />

• seduto<br />

• seduto manipola oggetti<br />

(filo)<br />

• trasferisce oggetti da<br />

una mano all’altra<br />

• si mette a sedere<br />

• grafismo: produce<br />

tracce<br />

• funzione simbolica<br />

• funzione organizzativa e<br />

di costruzione<br />

• quadrupedia<br />

• sta in piedi<br />

appoggiandosi<br />

• stazione eretta<br />

• si solleva in piedi<br />

• si mette a sedere<br />

• grafismo: produce segni<br />

• si china e si rialza<br />

• cammina da solo<br />

• prende chicchi tra<br />

pollice e indice<br />

• grafismo: traccia segni<br />

diversi<br />

• uso di tecniche norme e<br />

regole<br />

• reazioni circolari<br />

secondarie<br />

• interesse per l’oggetto<br />

• linguaggio: lallazione<br />

• scoperta del corpo come<br />

unità<br />

• imitazione<br />

• autocoscienza: esperienza<br />

dello specchio<br />

• interesse per i risultati<br />

sugli oggetti<br />

• tentativo di padroneggiare<br />

la realtà in termini visivocinestesici<br />

• avvio della<br />

tridimensionalità dello<br />

spazio<br />

• organizzazione diacritica<br />

organi estero recettivi<br />

• permanenza dell’oggetto<br />

• imita il suono del<br />

linguaggio<br />

• <strong>attività</strong> esplorativa<br />

• ascolto e comprensione<br />

• linguaggio: papà e<br />

mamma specifico<br />

• imitazione di suoni e<br />

parole, varie intonazioni<br />

• <strong>gioco</strong> individuale<br />

• oggetto parziale<br />

• inizio frustrazione<br />

• avvio della<br />

mentalizzazione<br />

• <strong>gioco</strong> in coppia<br />

• unità dell’io<br />

• <strong>gioco</strong> in coppia<br />

• presenza assenza<br />

• angoscia ottavo mese<br />

• oggetto transazionale<br />

• <strong>gioco</strong> in coppia e<br />

comparsa del <strong>gioco</strong> di<br />

coppia<br />

• distingue un giocattolo<br />

dall’altro come iniziale<br />

investimento sulle varie<br />

realtà<br />

• stadio orale<br />

• <strong>gioco</strong> di coppia


18-24<br />

MESI<br />

2-3<br />

ANNI<br />

3-5<br />

ANNI<br />

6-7<br />

ANNI<br />

• cammina all’indietro<br />

• sale le scale<br />

• corsa<br />

• salta sul posto<br />

• pedala sul triciclo<br />

• scarabocchia<br />

spontaneamente e a<br />

lungo<br />

• uso della motricità, età<br />

dell’acrobata<br />

• fa una torre di otto cubi<br />

• si lava e asciuga le mani<br />

• si veste sotto<br />

sorveglianza<br />

• perfezionamento della<br />

motricità e adattamento<br />

alla realtà<br />

• disegna un omino con<br />

sei parti, disegna<br />

oggetti reali e fantastici<br />

• disegna di sè elementi<br />

essenziali (dalla testa<br />

agli arti e agli accessori)<br />

• si veste senza<br />

sorveglianza<br />

• assimetria funzionale<br />

• dominanza funzionale<br />

lateralizzata<br />

• lateralizzazione<br />

strutturata<br />

• imitazione differita<br />

• <strong>gioco</strong> simbolico<br />

(funzione creatrice)<br />

• schema corporeo<br />

• costruzioni in<br />

orizzontale e verticale<br />

separatamente<br />

• segue istruzioni due su<br />

tre<br />

• usa i plurali<br />

• costruzioni<br />

• sviluppo <strong>attività</strong> percettivo<br />

motoria, spazio tempo<br />

verbo motoria<br />

• dice nome e cognome<br />

• pensiero preoperatorio<br />

• perfeziona il linguaggio<br />

• grafismo in evoluzione<br />

rispetto allo sviluppo della<br />

motricità<br />

• instabilità e babuzie<br />

fisiologica<br />

• curiosità, scoperta<br />

• pensiero operatorio<br />

completo<br />

• separazione del pensiero<br />

formale dal pensiero<br />

affettivo fantastico<br />

• linguaggio verbale vero<br />

• fase anale<br />

• controllo della realtà e<br />

delle emozioni<br />

• aiuta in facili mansioni<br />

• <strong>gioco</strong> in gruppo<br />

• fase anale<br />

• si separa dalla madre<br />

con facilità<br />

• partecipa a giochi di<br />

relazione<br />

• <strong>gioco</strong> in gruppo<br />

• rottura completa della<br />

simbiosi<br />

• rinforzo dell’io<br />

• opposività: no!<br />

• motricità ancora<br />

affettiva e globale<br />

• stadio genitale (latenza)<br />

• <strong>gioco</strong> in gruppo e<br />

comparsa del <strong>gioco</strong> di<br />

gruppo<br />

• regole: si, no!<br />

• superamneto conflitti<br />

• decentramento affettivo<br />

• separazione della<br />

globalità psicologica e<br />

motoria<br />

8-11<br />

ANNI<br />

12-13<br />

ANNI<br />

• progresso della<br />

motricità generale e<br />

fine, in senso prossimo<br />

distale<br />

• controllo tonico,<br />

contrazione e<br />

rilasciamento<br />

• disorganizzazione<br />

motoria<br />

• riorganizzazione e<br />

produzione motoria<br />

• potenziamento<br />

funzionale<br />

• ampliamento delle<br />

competenze e delle<br />

abilità<br />

Tabella 2_ Quadro di sintesi [in Zocca, 2004]<br />

• evoluzione dello schema<br />

corporeo<br />

• sviluppo el pensiero<br />

creativo<br />

• schema corporeo da<br />

ristrutturare<br />

• pensiero ipotetico<br />

deduttivo<br />

• pensiero formale<br />

• giochi di gruppo e<br />

comparsa del <strong>gioco</strong> di<br />

squadra<br />

• fase di latenza<br />

• <strong>gioco</strong> di gruppo e in<br />

squadra, comparsa<br />

del <strong>gioco</strong> di squadra<br />

• fase genitale, prepubere<br />

e pubere<br />

• fase della banda e del<br />

bisogno di appartenenza<br />

ad un gruppo di pari<br />

• relazione con gli adulti<br />

di dipendenza e crisi<br />

• <strong>gioco</strong> di gruppo, in<br />

squadra e di squadra


Per approfondimenti sul tema:<br />

• Bilotta E. [1997], “ll <strong>gioco</strong> simbolico”, in “Il <strong>gioco</strong> nell’etologia e nell’<br />

Intelligenza Artificiale”, Dip. Scienze dell’Educazione, Centro Interdip<br />

della Comunicazione, Università della Calabria<br />

• Nicoli E. in “Metodi e tecniche per l’insegnamento efficace” su<br />

http://wwwcsi.unian.it/educa/index.html<br />

• Paglieri F. [2003], “Il <strong>gioco</strong> di ruolo come sistema complesso:<br />

conseguenze pedagogiche e terapeutiche” in Angiolillo A., Giuliano L.,<br />

Sidoti B. (a cura di), Inventare destini: il <strong>gioco</strong> di ruolo <strong>nelle</strong> scuole<br />

italiane, Bari, La Meridiana<br />

• Piaget J., [1972], “Il giudizio morale nel fanciullo”, Firenze, Giunti-<br />

Barbera<br />

• Piaget J., [1972], “La formazione del simbolo nel bambino”, Firenze,<br />

La Nuova Italia<br />

• Vygotskij L.S. [1992], “Pensiero e linguaggio”, Roma, Editori Laterza<br />

• Vygotskij L.S. [1984], “Lo sviluppo psicologico del bambino”, Roma,<br />

Editori Riuniti

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