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focus <strong>on</strong> — 9<br />
riguarda tutti. Però, e la novità è significativa per<br />
Ambrosini, Il Killer racc<strong>on</strong>ta anche una storia privata:<br />
ci s<strong>on</strong>o dei pers<strong>on</strong>aggi, nostri c<strong>on</strong>temporanei, che hanno<br />
un’età, un lavoro, un reddito, affetti, pulsi<strong>on</strong>i, delusi<strong>on</strong>i.<br />
C’è un marito, una moglie, un figlio che cresce e diventa<br />
avvocato difensore dei popoli in via di estinzi<strong>on</strong>e. C’è una<br />
stanza, una culla, un ufficio, mentre il tempo passa e incide<br />
nella vita della coppia, modificando le dinamiche affettive<br />
e di relazi<strong>on</strong>i. Perché lei fa più carriera di lui. E il Killer<br />
si c<strong>on</strong>cluderà, a sorpresa, come un thriller.<br />
«Io n<strong>on</strong> metto una parola in musica. Trasformo in musica<br />
la parola», diceva Luigi N<strong>on</strong>o a chi gli obiettava la n<strong>on</strong><br />
agevole comprensi<strong>on</strong>e delle parole dei suoi «libretti». A<br />
questo principio anche Ambrosini è sempre restato fedele:<br />
la narratività appartiene anzitutto alla musica. In numerose<br />
occasi<strong>on</strong>i, tuttavia, i suoi libretti preved<strong>on</strong>o la presenza<br />
di un attore, a cui affidare – come nelle Passi<strong>on</strong>i barocche<br />
– la funzi<strong>on</strong>e del Testo. È lui il nocchiero che rende comprensibile<br />
la vicenda, il suo intreccio, gli snodi di un mare<br />
di musica sempre generosa di colori, effetti, varietà dinamiche,<br />
esplicita teatralità, mai avara di su<strong>on</strong>i.<br />
Ma nel caso del Killer il canto si farà capire: la vicenda universale<br />
del «great vowel shift» si innesta in quella privatissima<br />
di una coppia, e il pubblico deve essere messo in grado<br />
di seguirle tutte e due. Un lavoro sugli intervalli e la<br />
scansi<strong>on</strong>e sillabica di alcune parti cantate, come un declamato,<br />
farà capire quello che dic<strong>on</strong>o. Almeno fino a quando<br />
il libretto parla italiano. Perché il Killer è un sentimentale,<br />
e oggi i sentimentali n<strong>on</strong> hanno troppi scatti in azienda:<br />
eccolo, come un maderniano Hyperi<strong>on</strong>, inattuale e mite,<br />
mandato a lavorare nella «stanza degli ultimi parlanti».<br />
La casa editrice da cui dipende lo ha messo lì, a registrare<br />
le lingue che si stanno estinguendo: l’ultimo parlante vecchio,<br />
l’ultimo parlante giovane, gli ultimi parlanti delle paludi,<br />
litoranei, rupestri. Un’umanità affidata al coro: Rami<br />
riu rotamiala beu, taimiro fulia, però … èLu, tó LiLo GLè, tiLe<br />
LòLi GLài, BLai?<br />
Ascolteremo f<strong>on</strong>emi che n<strong>on</strong> esist<strong>on</strong>o in alcuna lingua<br />
umana, nati nella bocca s<strong>on</strong>ora dell’autore, e la promessa<br />
«perfetta comprensibilità» sarà garantita dalle inflessi<strong>on</strong>i:<br />
una domanda, una perorazi<strong>on</strong>e, una risposta. Il t<strong>on</strong>o,<br />
cioè la musica.<br />
Fantascienza linguistica, come quella che vive nei Filò di<br />
<strong>Andrea</strong> Zanzotto e nelle liriche di Luigi Meneghello: due<br />
rilevanti e recenti tappe del percorso creativo di Ambrosini<br />
che, di quei testi poetici «riscritti» per piccolo coro,<br />
ha amato soprattutto la spettacolare invenzi<strong>on</strong>e semantica<br />
e f<strong>on</strong>etica. La resurrezi<strong>on</strong>e di parole dialettali sepolte<br />
dal tempo, il recupero di nenie e su<strong>on</strong>i dell’infanzia, il protag<strong>on</strong>ismo<br />
del su<strong>on</strong>o che dà senso. C<strong>on</strong>tro la lingua vivamorta,<br />
più morta che viva, più insensata che sensata, che<br />
focus <strong>on</strong><br />
costituisce oggi il lessico dominante.<br />
Anche quando racc<strong>on</strong>ta una storia di famiglia, Ambrosini<br />
n<strong>on</strong> rinuncia ad accarezzare le utopie e le memorie (le<br />
une e le altre c<strong>on</strong>viv<strong>on</strong>o in un nesso dialettico per lui insopprimibile)<br />
che c<strong>on</strong>notano il suo modo di abitare la musica<br />
del nostro tempo.<br />
E la vecchia domanda – prima la musica o le parole? –<br />
n<strong>on</strong> ha più senso, se le parole su<strong>on</strong>ano come musica. ◼<br />
Nella pagina a fr<strong>on</strong>te:<br />
Il canto della pelle – Sex Unlimited, 2005.<br />
Sopra, a sinistra: Claudio Ambrosini e Daniel Pennac<br />
(foto di Michele Crosera);<br />
a destra: Big Bang Circus, 2002.<br />
Nel t<strong>on</strong>do in cima alle pagine, Claudio Ambrosini<br />
ritratto da Diego Landi.