LE MANI SULLA CITTà LLATOMO DEL CAVALIERE UN ... - Konrad
LE MANI SULLA CITTà LLATOMO DEL CAVALIERE UN ... - Konrad
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n. 138 luglio-agosto 2008 distribuzione gratuita<br />
il mensile del vivere naturale<br />
Le mani sulla città<br />
L’atomo del Cavaliere<br />
Un magistrato a Palazzo Madama<br />
Interventi di Boris Pahor e Giuseppe O. Longo<br />
Il prezzo della benzina è taroccato
con MAGNESIO<br />
SUPREMO,<br />
QUALITÀ<br />
SUPERIORE<br />
AKTIV<br />
Sentirsi in forma con gli<br />
ZUCCHERI GIUSTI<br />
dell’orzo vitalizzato<br />
Q uando verrà il momento di mettere<br />
qualcosa di nuovo a tavola, pensate ad<br />
AKTIV © , l’orzo biologico pregermogliato<br />
in polvere, che riporta l’energia<br />
e soddisfa il gusto. Senza bisogno di<br />
cuocerlo, potrete portarvelo ovunque - a<br />
casa, al lavoro, a scuola, in viaggio - e<br />
prepararlo in pochi minuti mescolandolo<br />
con minestre e succhi, creando gustose<br />
creme e bevande energetiche.<br />
L’orzo di AKTIV © è molto digeribile,<br />
ricco di vitamine e di microelementi<br />
naturali, che riempiono i vuoti lasciati<br />
dall’alimentazione sbilanciata dalla<br />
fretta, dai troppi impegni e dalla<br />
mancanza di valide alternative al fast<br />
food e alle diete troppo grasse.<br />
AKTIV è preparato col procedimento<br />
della pregermogliazione naturale, che<br />
controlla la germinazione spontanea<br />
dell’orzo e la porta precisamente al<br />
punto di massima bioattività dei<br />
chicchi, quando tutte le sostanze nutritive<br />
e gli enzimi sono pienamente attivati.<br />
Da quest’orzo si prepara la polvere di<br />
AKTIV, così pratica da usare. Basta<br />
unire 2 cucchiai di orzo pregermogliato<br />
con dell’acqua o altro liquido, zuppa<br />
ecc. da una a due volte al giorno.<br />
AKTIV è quattro volte più energetico<br />
dell’orzo comune e soprattutto dà<br />
energia che dura a lungo nel tempo -<br />
non vi lascia a terra nel corso della<br />
giornata - perché lavora su due livelli<br />
distinti. Grazie ai suoi carboidrati<br />
complessi rilascia energia in modo più<br />
costante, senza picchi né cadute, al<br />
contrario di quanto fanno lo zucchero e<br />
i dolci. Le sue fibre speciali aiutano a<br />
creare un gel che rallenta il transito<br />
intestinale, così da avere il giusto tempo<br />
per assorbire tutti i micronutrienti.<br />
Ripetiamolo: AKTIV è un alimento costituito<br />
al 100% da polvere d’orzo biologico<br />
naturale pregermogliato; risponde alle<br />
esigenze di chi necessita di maggiore<br />
forza ed energia.<br />
È utile per chi studia, lavora molto, fa<br />
sport e per le persone convalescenti.<br />
ENERGIA<br />
DURATURA<br />
PER TUTTI!<br />
Da oggi è disponibile<br />
l’originale shaker<br />
da 500 ml con tappo<br />
a vite e scala gradutata, per<br />
un veloce e pratico utilizzo.<br />
Prodotto Biologico<br />
certificato da Krav<br />
QUALI ZUCCHERI GIUSTI<br />
Gli zuccheri sono indispensabili all’organismo,<br />
ma consumarli indiscriminatamente può<br />
portare a gravi scompensi, quali cali<br />
d’energia, irascibilità, sovrappeso,<br />
obesità, diabete. Allora conta la qualità<br />
degli zuccheri, o meglio dei carboidrati,<br />
di cui gli zuccheri fanno parte. Infatti il<br />
corpo umano è progettato per i carboidrati<br />
complessi e non raffinati, mentre invece<br />
il comune zucchero bianco è di specie<br />
opposta, poiché viene raffinato<br />
chimicamente e non è complesso (si dice<br />
che è “semplice”). Anche altri comuni<br />
zuccheri naturali, come il miele e la frutta,<br />
vanno meno bene, perché sono carboidrati<br />
semplici e spesso trattati.<br />
Gli zuccheri semplici provocano un “picco<br />
di zuccheri” nel sangue, dando un’energia<br />
immediata che però si esaurisce<br />
rapidamente, lasciandoci a volte perfino<br />
esausti, senza un apparente perché.<br />
Inoltre, a lungo andare, questi picchi<br />
sbilanciano la capacità del pancreas di<br />
regolare il livello di zuccheri nel sangue,<br />
dando inizio a forme prediabetiche.<br />
I carboidrati complessi, invece, rilasciano<br />
un’energia regolare e duratura e fanno<br />
anche ingrassare di meno, perché<br />
l’apparato digerente deve lavorare di più<br />
per assimilarli.<br />
La fonte regina dei carboidrati complessi<br />
è il gruppo dei cereali integrali, riso,<br />
grano, orzo, miglio – purché integrali<br />
e meglio ancora se consumati in chicchi.<br />
L’analisi dell’orzo pregermogliato rivela<br />
la sua grande ricchezza di betaglucani,<br />
molecole di polisaccaridi (zuccheri<br />
complessi), che possono essere d'aiuto<br />
quando si parla di colesterolo e di<br />
regolare il livello di zuccheri nel sangue.<br />
Natural Point srl - via Apelle, 8 - 20128 Milano - tel. 02.27007247 - www.naturalpoint.it
Questo numero è dedicato alla memoria<br />
di Mario Rigoni Stern, soldato, scrittore,<br />
montanaro amante della pace, dei valori<br />
di umanità e della tutela dell’ambiente.<br />
Questo giornale è stato realizzato da un gruppo di<br />
esseri umani non infallibili, che cercano di scoprire<br />
cosa è successo nel mondo, spesso interrogando<br />
altre persone che a volte sono riluttanti a parlare,<br />
a volte oppongono un deciso ostruzionismo e in<br />
altre occasioni parlano troppo.<br />
I costi di <strong>Konrad</strong> sono interamente ricoperti dagli<br />
annunci e dalle inserzioni esplicitamente pubblicitarie.<br />
Ma la sua uscita sarebbe impossibile se tutta la<br />
redazione (direttore compreso) non collaborasse<br />
gratuitamente.<br />
n. 138 luglio-agosto 2008 lettere al direttore<br />
redazione@konradnews.it<br />
SOMMARIO<br />
4 Le mani sulla città<br />
5 Gli alberi di Piazza Libertà<br />
6 L’atomo del cavaliere<br />
8 Un magistrato a Palazzo Madama<br />
10 La fabbrica dei veleni<br />
11 Migrazioni e impurità<br />
12 La città di Kosovel e di Saba<br />
13 Libri: La parete<br />
14 Robin Hood<br />
15 Il pianeta giovani visto dai mass media<br />
17 Trasporti e ambiente<br />
18 Aida al confine<br />
19 Michele Crismani<br />
20 ... sull’ex “Maddalena”<br />
21 Alimentazione<br />
22 Cinema<br />
23 Teatri di confine<br />
24 Musica<br />
25 Shalom<br />
26 Levrieri: prigionieri della velocità<br />
29 Appuntamenti di luglio e agosto<br />
spett. Redazione di <strong>Konrad</strong>,<br />
sull’area dell’ex ospedale della Maddalena Dario Predonzan ha<br />
certamente ragione, ma le ragioni “speculative” dell’accordo di<br />
programma con Regione e Ass del 2001 furono profondamente diverse<br />
dalle ragioni del piano del 2006...<br />
Fabio Omero<br />
capogruppo del Partito democratico al Comune di Trieste<br />
Riportiamo integralmente la lettera di Omero a pag. 20<br />
e... passo la parola all’autore dell’articolo, Dario Predonzan<br />
Luciano Comida<br />
http://lucianocomida.blog.kataweb.it<br />
Omero aggiunge qualche ulteriore pennellata di nero ad un quadro già<br />
abbastanza buio.<br />
Osservo infatti che una speculazione edilizia rimane tale, con i suoi effetti<br />
nefasti sulla qualità urbana, anche se a motivarla sono ragioni “profondamente<br />
diverse”, come quelle che animavano l’accordo di programma del 2001.<br />
Perchè il punto fondamentale è che un’area di proprietà pubblica è stata<br />
venduta (per quanto) agli speculatori privati, senza ottenere in cambio quasi<br />
nulla, per quanto riguarda la vivibilità di quel pezzo di città.<br />
E per di più, lo si è fatto scavalcando – con lo strumento dell’accordo di<br />
programma - le normali regole urbanistiche, con quel minimo di trasparenza<br />
e di dibattito che un PRGC avrebbe imposto e che invece evidentemente<br />
disturbava qualcuno.<br />
Non credo proprio che ciò sia accaduto per una sfortunata combinazione<br />
astrale...<br />
Il resto è - ahimè – ordinaria amministrazione, nell’Italia dei conflitti di interesse<br />
allegramente ignorati (e anzi premiati dagli elettori).<br />
Si ripeterà tutto ciò anche altrove (aree del “Burlo” e della Fiera, ex caserma di<br />
via Rossetti, ecc.) Omero pare rassegnato a tale prospettiva. Ma è davvero<br />
inevitabile che sia sempre la speculazione immobiliare ad averla vinta,<br />
“valorizzando” a proprio profitto le aree - di proprietà pubblica - più appetibili<br />
della città, senza che i cittadini ne abbiano in cambio effettivi miglioramenti<br />
della qualità urbana Una recente trasmissione di “Report” ha documentato<br />
il sacco urbanistico avvenuto a Roma: Trieste, fatte le debite proporzioni, sta<br />
seguendo l’esempio della capitale<br />
Dario Predonzan<br />
Mensile di informazione<br />
di Naturalcubo s.n.c.<br />
Redatto<br />
dall’Associazione <strong>Konrad</strong><br />
Fax 1782090961<br />
info@konradnews.it<br />
www.konradnews.it<br />
Aut. Trib. di Udine n. 485<br />
del 5/9/80 Aut. fil. di Trieste<br />
Direttore editoriale<br />
Roberto Valerio<br />
Direttore responsabile<br />
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Giacomo e Nadia Bo<br />
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Ilaria Ericani<br />
Agnese Ermacora<br />
Sergio Franco<br />
Davide Laugelli<br />
Alessandro Lombardo<br />
Giuseppe O. Longo<br />
Elena Mazza<br />
Luisella Pacco<br />
Boris Pahor<br />
Dario Predonzan<br />
Nicoletta Raineri<br />
Gianni Ursini<br />
Foto di copertina:<br />
Lysandra bellargus<br />
scattata da Roberto Valenti<br />
Grafica e stampa:<br />
Tip. Villaggio del Fanciullo<br />
Opicina - Trieste<br />
maeba@tipografiavdf.it<br />
Tiratura di questo numero<br />
20.000 copie<br />
Stampato su carta riciclata<br />
<strong>Konrad</strong> non é responsabile della<br />
mancata pubblicazione degli annunci<br />
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Puoi scaricare il <strong>Konrad</strong> in formato pdf dal sito: www.konradnews.it
editoriale<br />
<strong>Konrad</strong><br />
luglio-agosto 2008<br />
<strong>LE</strong> <strong>MANI</strong> <strong>SULLA</strong> <strong>CITTà</strong><br />
Considerazioni estetiche ed etiche<br />
sui recenti interventi urbanistici<br />
Episodi come la spianatura del parco<br />
dell’ex ospedale Maddalena o la<br />
ristrutturazione in Piazza Libertà,<br />
con relativo abbattimento di piante<br />
secolari, trovano una loro naturale,<br />
anche se inascoltata, eco su queste<br />
pagine. Enumerare però i singoli<br />
episodi del saccheggio, perpetrato<br />
con ignorante protervia a danno della<br />
città da speculatori e amministratori<br />
uniti nell’infelice impresa, non basta<br />
a dare l’immagine complessiva di<br />
quanto regredisca mese dopo mese<br />
il paesaggio urbano di Trieste. La<br />
sua immagine è insidiata da interessi<br />
non sempre confessabili, da ignave<br />
complicità e da egoismi di casta.<br />
Gettare uno sguardo d’insieme sui<br />
fatti degli ultimi anni è sconfortante,<br />
per quanto riguarda il ruolo delle<br />
amministrazioni comunali, sia l’attuale<br />
che, in misura leggermente minore, la<br />
precedente.<br />
Una veduta d’assieme serve per<br />
rendersi conto che lo stillicidio di<br />
interventi dissennati sta s/formando<br />
una nuova Trieste: la città perde<br />
quotidianamente pezzi della sua<br />
identità, il più delle volte a vantaggio di<br />
pochi o pochissimi privilegiati, spesso<br />
unici fruitori di beni pubblici che<br />
dovrebbero, per definizione, essere a<br />
disposizione di tutti.<br />
Se io dovessi fornire un’immagine di<br />
quello che, concretamente, considero<br />
la mia patria, tale immagine sarebbe<br />
quella della linea che separa il mare<br />
dalla terra, che segna il discrimine<br />
tra natura e cultura, tra paesaggio<br />
naturale e architettonico, che sulle<br />
rive qualifica così significativamente le<br />
caratteristiche morfologiche, storiche e<br />
antropologiche di questa città.<br />
Uno spazio esiguo che apriva alla<br />
vista amplissime prospettive, cui<br />
sono legati i più remoti ricordi. Miei,<br />
ma certo anche di quasi ogni altro<br />
triestino. Provate a passeggiarvi ora.<br />
Camminerete nello spazio compreso<br />
tra una specie di autostrada urbana<br />
e il mare, in alcuni tratti ingabbiato<br />
oltre la rete che difende circoli nautici<br />
privati, come quello retrostante la<br />
pescheria e due dei<br />
tre lati (il terzo è in<br />
dirittura d’arrivo) del<br />
molo adiacente il<br />
cosiddetto “Salone<br />
degli incanti”. Vi<br />
farete un’idea<br />
abbastanza precisa<br />
di quale sia il<br />
sostrato ideologico<br />
che anima coloro<br />
che hanno cura<br />
dell’aspetto della<br />
città.<br />
Più avanti,<br />
all’imbarcadero<br />
prospiciente<br />
piazza Unità, il<br />
brutto gruppo<br />
bronzeo dedicato al<br />
bersagliere uscente<br />
dalle acque come un<br />
lagunare, collocato<br />
proprio sull’ombelico<br />
della città, è un’altra<br />
dolorosa conferma<br />
dell’insipienza di chi amministra e<br />
dovrebbe tutelare i beni architettonici,<br />
storici, artistici, ambientali e culturali di<br />
questa città.<br />
Non vorrei dare a queste<br />
considerazioni il senso di un<br />
aprioristico antagonismo rispetto<br />
al nuovo. Quando però tale nuovo<br />
assume le forme di una disordinata<br />
ed episodica rincorsa al “fare pur che<br />
sia”, ad approfittare di ogni occasione<br />
per reinventare spazi urbani al di fuori<br />
di ogni logica linea di sviluppo nella<br />
continuità e nel rispetto di quanto ci ha<br />
preceduto, è allora il caso di opporsi<br />
e di dichiarare il disgusto per quanto<br />
viene sciaguratamente producendosi.<br />
Qualche mese fa, assieme al direttore<br />
di questa rivista, attendevamo di<br />
essere ricevuti dalla presidente della<br />
Provincia per un’intervista. Dalle<br />
finestre della sala d’attesa di palazzo<br />
Galatti ho fatto osservare a Luciano<br />
come la gente che passava a piedi<br />
preferisse assieparsi sul marciapiede<br />
del palazzo delle Poste anziché<br />
transitare per la piazza di recente<br />
ristrutturata. Questa appariva del tutto<br />
– e giustamente – deserta. La scelta<br />
spontanea e probabilmente inconscia<br />
dei numerosi passanti appare<br />
rivelatrice e sfata le argomentazioni<br />
di chi intendesse difendere anche<br />
i più vandalici interventi urbanistici<br />
accampando questioni di gusto<br />
personale.<br />
La distruzione di Piazza Vittorio<br />
Veneto per consentire la creazione di<br />
un autorimessa sotterranea (privata,<br />
si capisce) è un altro episodio del<br />
saccheggio della città cui stiamo<br />
assistendo. Anche qui alberi divelti,<br />
anche qui architetture anodine e<br />
posticce, anche qui lo snaturamento<br />
di uno spazio preesistente omogeneo<br />
e coeso, anche qui l’esproprio di un<br />
bene comune in favore dell’utilità di<br />
pochi.<br />
Parlare della rinnovata Piazza Goldoni<br />
significa compiere qualcosa di assai<br />
analogo allo sparare sulla croce<br />
rossa. A cominciare dal monumento<br />
al CD che si erge nel mezzo, la piazza<br />
tagliata in due da quel nostrano muro<br />
della vergogna, con le sue intermittenti<br />
cascatelle, con l’alettante visione di<br />
eleganti cassoncini di una improbabile<br />
raccolta differenziata esposti in bella<br />
fila sul lato probabilmente più visibile<br />
della piazza, con i pili lignei sui quali<br />
nessuna bandiera avrebbe piacere di<br />
esporsi allo sguardo, con le dozzine<br />
di semafori che interromperebbero<br />
ogni velleità di passeggio ove mai<br />
a qualcuno venisse in mente di<br />
compierlo in quello spazio ormai<br />
del tutto sequestrato alla logica, la<br />
piazza ormai è divenuta tutt’intera<br />
un monumento allo sforzo di<br />
deturpamento che sembra il tratto<br />
distintivo del nostro presente.<br />
Né lo scempio, in particolare quello di<br />
razionalità, si arresta negli spazi meno<br />
baricentrici e più riposti del centro<br />
città. Le laterali della Via del Lazzaretto<br />
Vecchio cantate da Saba, per dirne<br />
una, costituiscono un modello<br />
probabilmente unico in Europa in cui,<br />
allargando a dismisura i marciapiedi, si<br />
è ridotta la carreggiata ad uno stretto<br />
passaggio per impedire il parcheggio<br />
delle automobili (e per consentire a<br />
un buffet di allestire i tavoli all’aperto,<br />
altro illuminante esempio di trionfo<br />
dell’interesse privato su quello<br />
pubblico).<br />
Anche negli sporadici casi dove<br />
la mutazione urbanistica sembra<br />
essere partorita da un pensiero meno<br />
demenziale o addirittura, com’è nel<br />
caso di alcune isole pedonali, da<br />
un disegno razionale e rispettoso<br />
dell’ambiente e del benessere dei<br />
cittadini, si è provveduto a intorbidare<br />
il poco ben fatto con vezzeggiamenti<br />
con pretesa di monumentalità e del<br />
tutto strampalati. Vedasi la fontana<br />
all’inizio di Viale XX settembre, vedasi<br />
i bronzei richiami ai nostri maggiori<br />
scrittori piantati qui e là a grandezza<br />
un po’meno che naturale.<br />
Fortunatamente le attenzioni dei<br />
rimodellatori dei nostri spazi urbani
si limitano quasi esclusivamente a<br />
un paio d’ettari attorno alla Piazza<br />
Unità, a riprova di una loro visione<br />
della città di sapore strapaesano,<br />
come è testimoniato dal fatto che,<br />
quasi fossimo un paesone di ottomila<br />
abitanti, i principali uffici cittadini<br />
(Comune, Regione e Palazzo del<br />
Governo) si affacciano tutti su una<br />
medesima piazza. Fortunatamente, la<br />
cattedrale è fuori portata.<br />
Al di là di quel disgraziato perimetro<br />
centrale, nella zona semiperiferica<br />
e nelle periferie propriamente dette<br />
non si spinge lo sguardo rapace e<br />
iconoclasta degli amministratori. Qui,<br />
al più, sotto gli occhi di pochi residenti,<br />
si estingue quotidianamente il poco<br />
verde superstite a vantaggio del<br />
cemento, in una silente irrisione delle<br />
ragioni del benessere collettivo.<br />
Poco o nulla si è fatto negli ultimi<br />
anni, con qualche isolata sporadica<br />
eccezione anche positiva, come ad<br />
esempio è stato il riassetto di Piazza<br />
Puecher. Per il resto, solo parcheggi<br />
sotterranei voluti dall’iniziativa privata,<br />
costati anni di lavoro e di disagi per<br />
tutti a vantaggio di alcuni. Magari,<br />
com’è stato per Piazza San Giacomo,<br />
accompagnando l’inaugurazione degli<br />
spazi restituiti alla fruizione collettiva<br />
da qualche estemporaneo divieto in<br />
più, come quello di condurvi i cani.<br />
Più oltre, nelle periferie, il perdurare<br />
dell’assenza di piazze che<br />
costituiscono un luogo di aggregazione<br />
sociale, quartieri di decine di migliaia<br />
di abitanti privi di qualsiasi spazio<br />
condiviso, giganteschi dormitori<br />
deprivati ormai anche della presenza<br />
di botteghe, per lasciare posto alla<br />
grande distribuzione che avanza<br />
con la sua razionalizzazione di costi<br />
e di spazi, ma anche con la sua<br />
spersonalizzazione dei rapporti umani.<br />
Sarebbe, tra l’altro, da chiedere conto<br />
del perché, in una città in costante<br />
regresso demografico da mezzo<br />
secolo e passa, si continui a costruire<br />
casermoni periferici lasciando vuoti<br />
per decenni edifici in posizione più<br />
centrale, com’è stato il vergognoso<br />
caso di Cittavecchia.<br />
È così che ogni nuova mossa<br />
dell’amministrazione comunale<br />
ingenera sospetti e aprioristiche<br />
contrarietà, com’è nel caso del nuovo<br />
ponte che si vuole costruire sul<br />
canale. Altro esempio di soldi non solo<br />
buttati, ma investiti al contrario per<br />
peggiorare l’estetica di uno dei luoghi<br />
più caratteristici della città, com’è<br />
evidente a chi posi lo sguardo sulla<br />
prospettiva che dal mare conduce alla<br />
facciata neoclassica di Sant’Antonio.<br />
Qui l’unico intervento possibile<br />
dovrebbe semmai suggerire, com’era<br />
stato per un bel progetto dell’architetto<br />
Gigetta Tamaro negli anni Novanta, di<br />
prolungare fino al sagrato della chiesa<br />
lo specchio d’acqua che oggi si vuole<br />
invece frammentare ulteriormente con<br />
il ripristino di un ponte a suo tempo,<br />
assai opportunamente, cancellato dalla<br />
topografia del luogo.<br />
In un panorama così inquietante,<br />
l’indifferenza e la passività di larga<br />
parte dei cittadini rispetto alla<br />
pluralità di scempi che si vengono<br />
consumando a danno di quel bene<br />
condiviso che è la valenza estetica<br />
della città assume risvolti che sfumano<br />
dall’estetica nell’etica. Un silenzioassenso<br />
che, segnatamente da parte<br />
del ceto intellettuale della città, sembra<br />
giustificare la prosecuzione su questa<br />
nefasta strada lastricata di cattivo<br />
gusto, di disprezzo per i valori della<br />
cultura, di pressappochismo nelle<br />
scelte urbanistiche, quando non di<br />
connivenza con la più miope e rapace<br />
speculazione edilizia. Ci piacerebbe<br />
che qualche esperto della materia,<br />
qualche illustre accademico, qualche<br />
artista, qualche critico, qualche storico<br />
dell’arte prendesse una risoluta<br />
posizione in difesa dei valori anche<br />
estetici che la città racchiude in sé,<br />
anche a costo di risultare sgradito ai<br />
manovratori. In fin dei conti, sarebbe<br />
proprio questo il ruolo che la società<br />
assegna loro.<br />
Walter Chiereghin<br />
Gli alberi di Piazza Libertà<br />
<strong>Konrad</strong><br />
luglio-agosto 2008<br />
Il Comitato di Piazza Libertà è stato costituito non perchè sia uno sport di moda fra i cittadini<br />
di Trieste, ma perchè ci troviamo ancora una volta davanti ad una decisione presa dall’alto,<br />
che comprometterebbe seriamente l’immagine della “cartolina d’ingresso della città”, come<br />
il nostro Sindaco ama definire Piazza Libertà. Il progetto preliminare di riqualificazione<br />
della piazza, che è stato approvato in Consiglio Comunale, non è molto gradito a Dipiazza,<br />
visto che si è astenuto dal voto; ci aveva infatti ascoltato ed aveva trovato ragionevoli le<br />
nostre perplessità rispetto al progetto. Vogliamo esporle ai cittadini in modo da informarli<br />
su quanto si sta deliberando, affinché possano opporsi tramite le firme che ci accingiamo<br />
a raccogliere. L’intento principale del progetto sta nello snellire il futuro traffico, previsto in<br />
relazione all’apertura del Silos, ma le 7-8 corsie destinate alle macchine, previste nella zona<br />
adiacente a via Ghega, servono solo ad accorpare in una sorta di autostrada le comode<br />
direttrici che attualmente ruotano attorno al giardino in senso unico. Inoltre la variante in<br />
questione risulterebbe scollegata da un piano generale del traffico, ancora da definirsi.<br />
Il punto nodale della questione è quindi la nuova piattaforma pedonale di fronte<br />
alla stazione. Ma a chi giova Non ci risultano città in cui il fronte-stazione sia stato<br />
pedonalizzato, anzi, poiché di solito si tratta di un’area a rischio, viene dotato di fermate<br />
di autobus e taxi, visto che i viaggiatori non pensano a portare a spasso le valigie ma a<br />
trovare un mezzo di trasporto. Il risultato di questa trasformazione della viabilità sarebbe una<br />
drastica riduzione del giardino (con il taglio di un numero imprecisato di alberi) stravolgendo<br />
l’impianto della piazza storica. Anche la fruizione da parte dei cittadini della parte alberata,<br />
decurtata di una decina di metri, sarebbe ulteriormente scoraggiata dalla necessità di<br />
servirsi di un lungo sottopassaggio. Poiché il regolamento sul Verde Pubblico autorizza<br />
l’abbattimento di alberi di grandi dimensioni solo in casi di effettivo interesse pubblico,<br />
chiediamo che ci venga dimostrata l’impellente necessità di questo progetto. E che non si<br />
continui ad offendere l’intelligenza dei cittadini paragonando la funzione estetica e salutare<br />
di piante monumentali con una pur nutrita batteria di scarni alberelli da impiantare lungo i<br />
marciapiedi. In conclusione, poiché non ravvisiamo alcuna “pubblica utilità” a cui sacrificare<br />
gli alberi di cui parla il progetto, chiediamo che, per una volta, si ascolti il parere dei cittadini<br />
(abbiamo già 1500 firme a suffragarlo) e non si proceda con la distruzione dell’ennesima<br />
piazza storica in nome della “politica del fare”.<br />
Ilaria Ericani<br />
portavoce del Comitato per la Salvaguardia degli Alberi di Piazza Libertà<br />
Il Comitato si propone di realizzare una serie di iniziative per opporsi all’abbattimento degli<br />
Alberi in Piazza Libertà. Puoi telefonare allo 040 413132 per avere informazioni su dove<br />
firmare la petizione e sulle altre iniziative che si vogliono realizzare.
L’atomo del cavaliere<br />
L’incerto futuro energetico dell’Italia, tra furore ideologico<br />
nuclearista e pressappochismo della politica<br />
<strong>Konrad</strong><br />
luglio-agosto 2008<br />
la vignetta di Colucci<br />
Il “giacimento risparmio”<br />
Uno studio dell’ANPA, oggi APAT (Agenzia<br />
Protezione Ambiente e Territorio) del<br />
1999 stimava il potenziale di risparmio<br />
nel settore dell’elettricità in Italia, pari al<br />
46 per cento (quasi metà!) dei consumi<br />
previsti nel 2010, a parità di servizio<br />
reso all’utenza. Si tratta di 153 TWh, cioè<br />
l’equivalente della produzione annua di<br />
22 (!) centrali nucleari da 1.000 MW di<br />
potenza.<br />
Restando nel settore elettrico, il Piano<br />
Energetico del Friuli Venezia Giulia,<br />
approvato nel 2007, stima per la nostra<br />
Regione un potenziale di risparmio<br />
complessivo al 2010 pari a 4.600 GWh<br />
(equivalente alla produzione di una<br />
centrale da 6-700 MW), mentre i consumi<br />
complessivi di elettricità nel 2006<br />
hanno superato di poco i 10.000 GWh.<br />
Il Friuli Venezia Giulia detiene del resto<br />
– da parecchi anni - il primato italiano<br />
dei consumi elettrici pro capite: 8.297<br />
KWh/anno nel 2006, il 54 per cento in più<br />
della media nazionale. Un record dovuto<br />
soprattutto al comparto industriale<br />
energivoro e in buona parte obsoleto.<br />
Potenziali analoghi di risparmio esistono<br />
anche in altri settori, come quello del<br />
riscaldamento domestico. L’Agenzia “Casa<br />
Clima” della Provincia di Bolzano, che da<br />
anni promuove la realizzazione di edifici<br />
energeticamente efficienti, ha calcolato<br />
che un’abitazione di 100 mq di “classe<br />
A” (le più efficienti) nel 2007 – quando il<br />
petrolio costava tra i 60 e i 70 dollari al<br />
barile – richiedeva la spesa di circa 300<br />
Euro all’anno per il riscaldamento, una<br />
di “classe B” (un po’ meno efficiente) 500<br />
Euro, mentre una costruita negli anni tra<br />
i ’50 e gli ’80 ne richiedeva 2.000 e anche<br />
più. Cifre da rivedere, in aumento e a<br />
favore delle case più efficienti, oggi che il<br />
petrolio (ed il metano, che segue lo stesso<br />
trend di aumento) viaggia ben oltre i 130<br />
dollari al barile.<br />
Ce n’è abbastanza, insomma, per<br />
concludere che un Paese come l’Italia<br />
può uscire dall’emergenza dei costi<br />
crescenti dei combustibili – e attenuare<br />
la dipendenza dalle importazioni –<br />
soprattutto sfruttando appieno l’enorme<br />
“giacimento” rappresentato dagli sprechi<br />
e dalle inefficienze nell’uso delle diverse<br />
fonti di energia.<br />
In questa direzione andrebbero quindi<br />
orientati gli sforzi dei pubblici poteri e<br />
del mondo economico, poiché – come<br />
dimostrano tutti gli studi nel settore – gli<br />
investimenti nell’efficienza e nel risparmio<br />
di energia sono di gran lunga i più<br />
remunerativi, rispetto ad ogni possibile<br />
investimento nella semplice ricerca di<br />
fonti alternative al petrolio, al metano ed<br />
al carbone.<br />
C’è però una ragione in più per farlo, al di<br />
là del mero dato economico.<br />
Minori consumi = ambiente difeso<br />
Bruciare i combustibili fossili implica<br />
infatti l’emissione dei prodotti di<br />
combustione, dalle “normali” sostanze<br />
inquinanti (ossidi di azoto e di<br />
zolfo, polveri, idrocarburi policiclici<br />
cancerogeni, ecc.) ai cosiddetti “gas<br />
serra” (anidride carbonica in primis),<br />
responsabili dei mutamenti climatici che<br />
stanno già cambiando – in peggio – la<br />
faccia del pianeta.<br />
Investire nel risparmio e nell’uso razionale<br />
dell’energia, riducendo il consumo<br />
di combustibili, rappresenta perciò<br />
un’evidente esigenza ambientale.<br />
Del resto, nel momento in cui la<br />
prospettiva della “decrescita” appare<br />
essere il nuovo paradigma in grado<br />
di riconvertire un sistema economico<br />
impazzito e privo di prospettive reali a<br />
lungo (e forse anche a medio) termine, è<br />
difficile negare che i primi a decrescere<br />
– di molto, e presto - dovrebbero essere<br />
proprio gli sprechi, a cominciare da<br />
quelli di energia e di combustibili fossili.<br />
Viceversa, il paradigma prevalente nel<br />
mondo politico ed economico, una vera<br />
e propria ideologia fondata su assunti<br />
irrazionali, rimane quello della crescita<br />
indefinita: del PIL, dei consumi di materie<br />
prime e di energia e – quindi – anche<br />
degli sprechi e dell’inquinamento.<br />
L’irrazionale ventata nuclearista<br />
Poca meraviglia, quindi, se – come già<br />
dopo gli choc petroliferi degli anni ’70 - di<br />
fronte alla nuova impennata dei prezzi<br />
del petrolio (e del metano), la risposta<br />
di alcuni Governi è il ricorso, o meglio<br />
l’annuncio del ricorso, al nucleare. Come<br />
ha fatto Berlusconi.<br />
Nel caso dell’Italia giocano anche altri<br />
fattori, oltre all’incapacità (culturale e<br />
psicologica, prima ancora che politica)<br />
di liberarsi del feticcio della crescita: la<br />
volontà di rivalsa dei tanti sconfitti dalla<br />
vittoria del “No” al referendum del 1987,<br />
numerosi nel mondo politico, nel mondo<br />
scientifico, nelle categorie economiche,<br />
nei sindacati e nei media. Inoltre, la<br />
sempre più marcata subordinazione<br />
della politica – cioè dei maggiori partiti<br />
– agli interessi, ai valori, all’ideologia<br />
dei poteri economici (che controllano<br />
anche i maggiori organi d’informazione),<br />
Confindustria in testa.<br />
Gli assunti di base sono infatti identici<br />
a quelli che sostennero la “ventata”<br />
nuclearista di trent’anni fa, concretizzata<br />
nel piano energetico proposto nel 1975<br />
dall’allora ministro Donat Cattin e redatto<br />
dall’ENEL (prevedeva tra l’altro 20 centrali<br />
nucleari da 1.000 MW, una delle quali a<br />
Fossalon di Grado): riduzione dei costi<br />
dell’energia elettrica e della dipendenza<br />
dalle importazioni di idrocarburi. Unica<br />
aggiunta: il contributo alla riduzione delle<br />
emissioni di “gas serra”.<br />
In realtà, basterebbe analizzare i<br />
dati forniti dalle principali agenzie<br />
energetiche e di ricerca internazionali<br />
e italiane, per scoprire che: 1) le<br />
centrali nucleari non sono decisive<br />
per la riduzione delle emissioni di<br />
“gas serra”, se si considera l’enorme
Immagine<br />
satellitare della<br />
centrale nucleare<br />
slovena di Krsko.<br />
Il fiume che appare<br />
nella parte bassa<br />
della foto ed è<br />
utilizzato per il<br />
raffreddamento<br />
dell’impianto,<br />
è la Sava.<br />
dispendio di energia (e le conseguenti<br />
emissioni) necessario per produrre i<br />
materiali occorrenti per la costruzione<br />
degli impianti, per la produzione del<br />
combustibile, per il trattamento delle<br />
scorie radioattive, ecc.; 2) il costo<br />
dell’elettricità prodotta con il nucleare<br />
non è neppure competitivo con quello<br />
di altre fonti, se si tiene conto di tutto il<br />
ciclo di vita delle centrali, come dimostra<br />
il fatto che negli Stati Uniti – dove tutti<br />
i produttori di energia elettrica sono<br />
privati – non si costruiscono nuove<br />
centrali nucleari dalla fine degli anni<br />
’70 (i costi del KWh nucleare sono stati<br />
artificialmente ridotti, in alcuni Paesi,<br />
accollando alle casse pubbliche i costi<br />
della dismissione delle centrali obsolete<br />
e dello smaltimento delle scorie); 3) non<br />
sono affatto risolti – neppure dalle<br />
centrali di “terza generazione” sulle quali<br />
sembra puntare il Governo italiano – i<br />
problemi relativi alla sicurezza degli<br />
impianti nucleari e allo smaltimento<br />
definitivo delle scorie radioattive<br />
che tutte le centrali, anche le più<br />
moderne, producono (l’Italia non sa<br />
gestire correttamente neppure i rifiuti<br />
urbani…); 4) l’uranio estraibile nel<br />
mondo consente, ai ritmi di consumo<br />
attuali, un’autonomia di soli 40-50<br />
anni, ricreando perciò una situazione<br />
analoga a quella prevista per il petrolio<br />
ed il metano; 5) le centrali nucleari<br />
producono soltanto elettricità, che<br />
rappresenta circa il 15 per cento degli usi<br />
finali dell’energia, mentre la gran parte<br />
degli altri usi (riscaldamento, trasporti,<br />
ecc.) continuerebbe a ricorrere a fonti<br />
diverse, per lo più ai combustibili fossili.<br />
Argomenti razionali, che difficilmente<br />
scalfiranno la fede dei nuclearisti del terzo<br />
millennio nei propri dogmi ideologici.<br />
Dogmi, del resto, funzionali agli interessi<br />
dei produttori-venditori di elettricità e di<br />
centrali, per i quali la priorità non è certo<br />
il risparmio energetico, anzi…<br />
Atomo o rigassificatori O entrambi<br />
Nel nostro angolo d’Italia, le parole<br />
d’ordine nucleariste di Berlusconi & co si<br />
intrecciano inevitabilmente con l’annoso<br />
problema della centrale slovena di Krško<br />
(al centro di un incidente – per fortuna<br />
modesto – ai primi di giugno) e con<br />
quello dei rigassificatori per GNL.<br />
Su Krško, prima un affannarsi di politici<br />
locali a rassicurare che “è tutto sotto<br />
controllo” (gli austriaci invece ribadiscono,<br />
come fanno da un ventennio, che<br />
l’impianto va chiuso), poi il coup de<br />
théâtre di Tondo che corre a Lubiana<br />
per proporre che la Regione partecipi<br />
al progetto di raddoppio della centrale.<br />
Quasi la stessa proposta avanzata un<br />
anno fa D’Alema (a nome dell’ENEL), nel<br />
quadro di un accordo “strategico” con<br />
la Slovenia che includesse anche un<br />
rigassificatore a Trieste.<br />
C’è chi, come il sen. Antonione (PDL),<br />
dichiara di preferire al rigassificatore<br />
una centrale nucleare “sul nostro<br />
territorio”, chi invece come l’on. Rosato<br />
(PD) plaude soprattutto al decisionismo<br />
pro GNL – ma anche pro nucleare - del<br />
neo sottosegretario all’ambiente Menia<br />
(lo stesso che fino a pochi giorni fa<br />
denunciava il pericolo della “centrale di<br />
vecchia tecnologia sovietica” di Krško salvo<br />
scoprire, buon ultimo, che è tecnologia<br />
dell’americana Westinghouse…).<br />
In un delirio di pressappochismo, non<br />
viene in mente a nessuno che occorra<br />
prima di tutto un serio piano energetico –<br />
atteso invano da decenni – né che questo<br />
piano dovrebbe porsi in primo luogo<br />
l’obiettivo del risparmio e dell’efficienza<br />
energetica.<br />
Dulcis in fundo, trapela ad arte la notizia<br />
che la Commissione VIA ministeriale<br />
ha espresso parere positivo sul<br />
rigassificatore di Trieste. Come saranno<br />
state superate le tante e gravi carenze<br />
del progetto, relativamente agli impatti<br />
ambientali e alla sicurezza, segnalate<br />
anche dalla Regione nel giugno 2007<br />
Mistero: toccherà chiedere lumi a Menia.<br />
Non è improbabile, insomma, che da<br />
queste parti si finisca per avere sia una<br />
doppia centrale nucleare a Krško, sia un<br />
rigassificatore a pochi metri dalle case<br />
a Trieste (al posto della Ferriera, dice il<br />
sindaco Dipiazza, ma c’è da credergli).<br />
Dario Predonzan<br />
Nel sito www.wwf.it/friuliveneziagiulia.<br />
it è disponibile il rapporto di<br />
Greenpeace, Legambiente e WWF “Il<br />
nucleare non serve all’Italia”, mentre<br />
altro materiale sui temi dell’energia<br />
si trova nella sezione “documenti” del<br />
medesimo sito<br />
<strong>Konrad</strong><br />
luglio-agosto 2008
un magistrato a palaz<br />
Intervista a Felice Casson<br />
Il Senatore<br />
Felice Casson<br />
<strong>Konrad</strong><br />
luglio-agosto 2008<br />
A Trieste per la presentazione, organizzata<br />
dal Circolo di studi politico-sociali “Che<br />
Guevara”, del suo libro “La fabbrica dei<br />
veleni” (che recensiamo a pagina 10),<br />
Felice Casson ha rievocato le vicende<br />
dell’inchiesta da lui condotta contro<br />
la Montedison e l’Enichem di Porto<br />
Marghera, alla fine dell’iter processuale<br />
risultate colpevoli della morte per cancro<br />
di 157 loro dipendenti, di 120 discariche<br />
abusive per oltre 5 milioni di metri cubi<br />
di rifiuti tossici sversati nelle acque della<br />
Laguna. Il processo contro il colosso della<br />
chimica italiana, iniziato nel 1998, ha<br />
messo a nudo l’indifferenza dell’industria<br />
nei confronti dell’ambiente e della vita<br />
stessa dei propri dipendenti e si è concluso<br />
nel 2004 con la condanna definitiva<br />
di numerosi dirigenti di Enichem e<br />
Montedison.<br />
Senatore Casson,<br />
come è nata<br />
la vicenda del<br />
Petrolchimico.<br />
O meglio: come<br />
è nata la sua<br />
indagine<br />
Tutto, per me, ebbe<br />
inizio nell’agosto<br />
del 1994. S lavora<br />
bene, in agosto:<br />
niente avvocati,<br />
udienze sospese,<br />
proprio il periodo<br />
ideale per buttare<br />
avanti un po’ di<br />
lavoro. Si presenta<br />
da me Gabriele<br />
Bortolozzo, un<br />
operaio del<br />
petrolchimico di Marghera, che mi<br />
consegna un esposto che denunciava<br />
i rischi cui era sottoposto chi lavorava<br />
alla produzione del cloruro di polivinile,<br />
che con la sigla Pvc è una delle materie<br />
plastiche più diffuse al mondo. Le<br />
dirò che, leggendo la sua denuncia ed<br />
ascoltandolo, la mia prima reazione fu di<br />
incredulità.<br />
Evidentemente, in seguito, ha<br />
cambiato opinione.<br />
Certo, ma in quel primo momento<br />
mi sembrava impossibile che grandi<br />
industrie come la Montedison o<br />
l’Enichem potessero avere il cinismo<br />
di far lavorare, sostanzialmente senza<br />
protezioni, i propri operai in ambienti<br />
saturi di cloruro di vinile monomero<br />
(cvm), sostanza di cui è provata la<br />
cancerosità. E mi sembrava impossibile<br />
che per tanti anni nessun organismo di<br />
controllo, nemmeno la magistratura,<br />
fossero intervenuti con decisione.<br />
Come si è mosso per arrivare<br />
all’incriminazione dei dirigenti<br />
colpevoli dell’inquinamento e degli<br />
omicidi bianchi in fabbrica<br />
Come può immaginare, non si è trattato<br />
di un’indagine semplice. Bisognava<br />
innanzitutto mettere in relazione quelle<br />
morti e le patologie dalle quali erano<br />
stati colpiti oltre trecento operai con<br />
l’uso del cvm, poi verificare il sussistere<br />
della consapevolezza della pericolosità<br />
del prodotto per l’organismo da parte<br />
dei responsabili dell’azienda e della<br />
sicurezza, e infine superare una quantità<br />
di ostacoli procedurali e sostanziali che<br />
la controparte processuale metteva<br />
in campo. Pensi che loro potevano<br />
permettersi di pagare venti volte di<br />
più i periti di parte di quanto potessi<br />
fare io. E ci sono stati casi di esperti<br />
sottratti alla audizione in dibattimento,<br />
sostanzialmente pagati per non fare<br />
nulla.<br />
La sua indagine, al di là di questo<br />
aspetto agghiacciante degli omicidi<br />
bianchi, aveva anche un’altra vittima,<br />
che era l’ambiente, coi rifiuti tossici<br />
scaricati nelle acque della laguna di<br />
Venezia.<br />
Certo, un danno incalcolabile ad un<br />
ambiente naturale di per sé delicato<br />
ed in difficile equilibrio ecologico.<br />
Quella dei reati ambientali era però una<br />
battaglia persa in partenza, quantomeno<br />
dal punto di vista della sanzione.<br />
Lei non mi sembra per nulla un tipo<br />
arrendevole. Come mai si trattò di una<br />
battaglia persa in partenza<br />
Vede, per le contravvenzioni nei<br />
confronti dell’ambiente (sono veri<br />
e propri reati, ma tecnicamente si<br />
chiamano contravvenzioni) i tempi di<br />
prescrizione erano di quattro anni e<br />
mezzo: un intervallo temporale che di<br />
fatto impedisce, con tutta la più diligente<br />
solerzia da parte dell’inquirente, di<br />
addivenire ad un utile risultato prima<br />
della scadenza dei termini. La necessità<br />
di comprovare e documentare il reato<br />
commesso, il più delle volte, impedisce<br />
di arrivare persino al giudizio di primo<br />
grado in tempi utili. Così è stato anche<br />
per il processo del Petrolchimico,<br />
dove pure il danno sociale e quello<br />
incalcolabile patito dall’ambiente sono<br />
stati di dimensioni catastrofiche.<br />
Risulta persino difficile, anche<br />
oggi, dopo le condanne passate in<br />
giudicato, che sia potuto accadere una<br />
così clamorosa violazione non solo<br />
delle leggi, ma anche, se consente, dei<br />
più elementari dettati etici da parte<br />
di una delle più grandi aziende del<br />
Paese.<br />
Se andiamo a cercare nelle loro<br />
causali profonde i moventi di quei<br />
comportamenti criminali li troviamo<br />
nella preminenza data al profitto<br />
che gode, agli occhi di qualcuno, di<br />
una posizione di assoluto privilegio<br />
rispetto ad ogni altra considerazione.<br />
Dall’altra parte, abbiamo l’art. 41 della<br />
nostra Costituzione che, nel primo<br />
comma, sancisce la libertà dell’iniziativa<br />
economica privata, ma in quello<br />
successivo stabilisce che essa “non può<br />
svolgersi in contrasto con l’utilità sociale<br />
o in modo da recare danno alla sicurezza,<br />
alla libertà e alla dignità umana”.<br />
Vi è spesso, com’è stato il caso del<br />
Petrolchimico, la tendenza a valorizzare<br />
il primo comma di quell’articolo,<br />
dimenticandosi completamente del<br />
secondo.<br />
Parliamo ancora dell’istruttoria e<br />
degli ostacoli che ha trovato sul suo<br />
cammino. C’è stato un momento di<br />
svolta<br />
Ce ne fu più d’uno, via via che potevo<br />
trovare le prove documentali della<br />
consapevolezza nei vertici aziendali<br />
della nocività delle lavorazioni che si<br />
effettuavano a Marghera e, d’altra parte,<br />
dell’incuria per gli aspetti di prevenzione<br />
e in generale delle norme di sicurezza<br />
per i lavoratori. In un documento<br />
interno, riguardo al budget dei servizi<br />
di manutenzione si raccomandava<br />
ai dirigenti di spendere solo se<br />
“assolutamente, comprovatamente<br />
necessario”, assumendosi anche il rischio<br />
di guasti. A volte mi sembrava di essere<br />
in un film, come quando ho trovato, nel<br />
poderoso archivio di un giovane ma<br />
combattivo avvocato statunitense, Billy<br />
Bagget, che aveva a lungo sostenuto<br />
battaglie legali contro le multinazionali<br />
americane produttrici di pvc, un<br />
documento scritto in caratteri cirillici.<br />
Cosa ci faceva un documento scritto<br />
in russo nell’archivio di un avvocato<br />
americano Alla fine lo feci tradurre e<br />
scoprii che si trattava della relazione di<br />
uno scienziato sovietico che attestava<br />
la nocività del cvm. Il documento era<br />
datato 1949!<br />
Al mio amico Gianni, che cura la<br />
rubrica di cinema per <strong>Konrad</strong>,<br />
verrebbe sicuramente in mente il film<br />
Erin Brockovich, dove Julia Roberts<br />
interpreta una caparbia assistente<br />
di uno studio legale in lotta, come<br />
lei, con una potente multinazionale<br />
della chimica. Lai ha trovato sulla sua<br />
strada ostacoli analoghi<br />
Sì. Di alcuni, come nel film che lei ha<br />
citato, si può persino sorridere, come<br />
quando gli esperti dell’Enichem,alla mia<br />
richiesta di interrogare un consulente<br />
inglese, Brian Bennet, responsabile<br />
del registro internazionale degli<br />
angiosarcomi, mi dissero costernati<br />
che ciò non era possibile, perché il prof.<br />
Bennet era deceduto. Una mia naturale<br />
diffidenza da ex giudice istruttore<br />
mi suggerì però di chiederne notizie<br />
a Scotland Yard tramite l’Interpol e<br />
qualche giorno dopo ero seduto in un<br />
ufficio giudiziario della contea in cui<br />
abitava Bennet a parlare con lui (non col
zo madama<br />
<strong>Konrad</strong><br />
luglio-agosto 2008<br />
suo fantasma) e ad avere conferma di<br />
alcune mie tesi.<br />
Divertente assai. Però avrà trovato<br />
di fronte a sé anche difficoltà ben più<br />
gravi.<br />
Può ben dirlo. Prima di tutto il ricatto<br />
implicito dell’occupazione: se disturbate<br />
il manovratore, si chiude la fabbrica<br />
e gli operai sono in mezzo a una<br />
strada. Di questo ricatto aziendale<br />
sono naturalmente vittime i lavoratori,<br />
ma anche le loro organizzazioni<br />
sindacali. E poi, naturalmente, tutta<br />
l’illimitata capacità economica messa<br />
in campo dalla difesa, collegi di difesa<br />
composti tutti di avvocati di grido,<br />
consulenti scientifici strapagati, organi<br />
d’informazione mobilitati.<br />
Naturalmente lei ha dovuto avvalersi<br />
di molti periti di diversi ambiti<br />
scientifici, medici, chimici, esperti<br />
della sicurezza. Il loro ruolo era<br />
essenziale nella sua inchiesta. Ne ha<br />
ricavato l’impressione che la scienza<br />
sia neutrale, uno strumento adeguato<br />
a chiarire la realtà dei fatti<br />
È evidente che il ruolo degli uomini di<br />
scienza, in un’inchiesta come quella di<br />
cui stiamo parlando è fondamentale. E<br />
uomini di scienza erano da entrambe le<br />
parti, a confutare le tesi e gli assunti della<br />
parte avversa. Alla fine, ne ho ricavato<br />
la convinzione che sia importante avere<br />
una ricerca autonoma e indipendente,<br />
pubblica, finanziata dallo Stato, perché le<br />
possibilità di inquinare persino la ricerca<br />
scientifica da parte di soggetti privati<br />
molto forti economicamente è un rischio<br />
da non sottovalutare per nulla.<br />
Immagino che il momento di<br />
maggiore amarezza per lei e per le<br />
parti civili sia stata la sentenza di<br />
primo grado, che ha mandato assolti<br />
tutti gli imputati.<br />
È stato in effetti un momento di terribile<br />
sconforto. I giudici che componevano il<br />
collegio, dei quali non ho citato il nome<br />
nel mio libro, hanno ignorato leggi ed<br />
elementi di prova fondamentali ed alla<br />
fine il risultato è stato quella incredibile<br />
sentenza del due novembre 2001, il<br />
giorno dei morti: assolto per non aver<br />
commesso il fatto, assolto perché il fatto<br />
non costituisce reato, insufficienza di<br />
prove… una pagina veramente nera.<br />
Unico risultato tangibile di quel primo<br />
grado è il risarcimento alle vittime e<br />
ai familiari, oltre settanta miliardi di lire<br />
distribuiti dall’azienda, in un’implicita<br />
ammissione di colpevolezza, per indurli a<br />
ritirare la costituzione di parte civile.<br />
Per fortuna i giudici d’appello hanno<br />
fatto con coscienza e competenza il<br />
loro lavoro. In secondo grado non è stata<br />
fornita alcuna prova in più rispetto<br />
a quelle esibite al Tribunale, ma loro<br />
hanno avuto lo scrupolo di rileggere<br />
criticamente il milione e mezzo di fogli<br />
che costituivano la storia di quella<br />
vicenda ed alla fine i responsabili sono<br />
stati condannati. Condanna confermata,<br />
nel 2004, dalla Cassazione.<br />
Nel 2005 è terminata una fase<br />
importante della sua vita: lei ha<br />
lasciato la magistratura per dedicarsi<br />
all’attività politica. Era meglio prima<br />
o adesso<br />
È una vita diversa. Ho fatto una scelta<br />
e sono molto soddisfatto del cambio.<br />
Ragiono comunque sempre con la stessa<br />
testa e cerco di tutelare, comunque, i<br />
medesimi interessi.<br />
Ma non era più efficace, se non più<br />
semplice, farlo da magistrato<br />
No, ritengo di poter fare altrettanto se<br />
non di più nel mio ruolo di parlamentare.<br />
Sa, bisogna valutare le cose dall’interno<br />
e devo dire che anche in questa nuova<br />
fase della mia vita ho avuto modo di<br />
lavorare su cose di non secondario<br />
interesse: ad esempio, in commissione<br />
giustizia mi sono occupato della<br />
riforma dei servizi segreti e del sistema<br />
giudiziario e in entrambi i casi ho potuto<br />
fornire un contributo sulla base delle mie<br />
precedenti esperienze.<br />
Attualmente il potere legislativo,<br />
a causa della legge elettorale, è in<br />
mano di un ristrettissimo numero<br />
di persone. Per quel che riguarda<br />
la maggioranza, poi, è nelle mani<br />
del capo dell’esecutivo. Non ritiene<br />
questa una situazione al limite del<br />
democratico<br />
Sì, posso essere d’accordo con questa<br />
sua visione, considerato soprattutto<br />
il meccanismo di formazione delle<br />
liste elettorali. Come sa, il Partito<br />
Democratico al cui gruppo senatoriale<br />
sono iscritto ha posto con forza, ancora<br />
al termine della scorsa legislatura, il<br />
problema della modifica di tale legge e<br />
sicuramente il nuovo Parlamento dovrà<br />
affrontarne la modifica, anche perché,<br />
com’è noto, pende un referendum che<br />
dovrà celebrarsi entro l’anno prossimo.<br />
Gli organi di informazione, almeno nei<br />
casi migliori, come per esempio è nella<br />
trasmissione Report, non mancano di<br />
denunciare ripetutamente situazioni<br />
al di qua o, più spesso, al di là della<br />
legalità. Dal momento che poi di<br />
solito non succede nulla, non pensa<br />
che risieda anche in ciò il disinteresse<br />
dei cittadini nei confronti della cosa<br />
pubblica<br />
Sì, indubbiamente, però succede anche<br />
il contrario. Pensi a cos’è successo in<br />
conseguenza della pubblicazione de<br />
La casta di Gian Antonio Stella e Sergio<br />
Rizzo: quanto in quel libro veniva<br />
denunciato nei confronti della classe<br />
politica ha ingenerato un processo di<br />
reazione del quale si vedono i primi<br />
risultati. Bisogna quindi insistere,<br />
informare, denunciare da parte di chi ha<br />
la possibilità di farlo. E bisogna anche,<br />
ovviamente, che poi la gente si indigni.<br />
Buon lavoro, dunque!<br />
Grazie, senatore, buon lavoro anche<br />
a lei.<br />
Walter Chiereghin
la fabbrica dei veleni<br />
L’incredibile storia del Petrolchimico di Marghera<br />
Marghera vista<br />
dalla Laguna<br />
10 <strong>Konrad</strong><br />
luglio-agosto 2008<br />
Erano in tanti a pensare che i denti<br />
andassero lavati anche prima di cena.<br />
Incredibile. Paradossale che Tullio e<br />
gli altri non si fossero interrogati sulla<br />
bizzarria della procedura suggerita<br />
dalla confezione di quel dentifricio<br />
che magnanimamente la Edison si<br />
premurava di donargli. Evidentemente,<br />
niente domande, niente risposte. Ma<br />
la fiducia è totale; e se la domanda<br />
nasce dal sospetto allora non è dato<br />
che una mente scevra da ciniche<br />
logiche di mercato ne formuli una.<br />
Ignorante, disperata, pronta a tutto<br />
pur di ottenere un magro salario:<br />
eccoli i requisiti della carne da macello<br />
che viene “spedita” nei reparti di<br />
lavorazione del CVM-PVC (lavorazione<br />
del ciclo del cloro; cloro-soda). I grandi<br />
gotha della chimica sanno che chi<br />
entra nel circuito difficilmente ne uscirà<br />
vivo; ma non è il caso di spargere<br />
troppo la voce. Anzi, non è proprio il<br />
caso di far arrivare la voce a nessuno<br />
se non a chi di dovere; a chi, come i<br />
grandi dirigenti, dovrà essere messo<br />
al corrente di tutto ed agire da buon<br />
custode del segreto.<br />
La vicenda ci viene narrata da un<br />
protagonista, Felice Casson, il<br />
magistrato che ha aperto le indagini<br />
e che ha condotto alla condanna dei<br />
responsabili, in un libro, avvincente<br />
come un legal thriller.<br />
È dal 1949 che un pioniere<br />
della ricerca, il signor Tribuk, un<br />
russo, rende il mondo partecipe<br />
dell’epatotossicità del CVM, per<br />
giunta potenzialmente pericoloso<br />
anche per le vie respiratorie. S. L.<br />
Tribuk, responsabile del laboratorio<br />
per la ricerca industriale dell’ Istituto<br />
di Igiene del Lavoro e per le Malattie<br />
Professionali del ministero della Sanità<br />
dell’ex Unione Sovietica. Il nome<br />
dello scienziato d’oltrecortina non era<br />
probabilmente sulla bocca degli operai<br />
delle Montedison, ma sulle scrivanie<br />
dei piani alti campeggiava creando<br />
scompiglio. Meglio insabbiare. Il<br />
documento redatto nel 1966 viene<br />
classificato come confidential.<br />
È R. Wheeler, della Union Carbon, a<br />
sottolineare la necessità di mantenere<br />
il segreto sulla vicenda a causa degli<br />
“evidenti problemi di salute collegati<br />
alla produzione del PVC”. Wheeler<br />
denota la necessità di circoscrivere<br />
il problema, pena grossi danni; per<br />
l’industria, naturalmente. Meglio<br />
occultare i dati che con il passare<br />
degli anni assumono una mole<br />
considerevole: scoppia di storie di<br />
morte questo lavoro di Casson.<br />
Il carnefice, secondo le grandi<br />
multinazionali, è il fumo oppure<br />
l’alcool. Analisi a dir poco<br />
sconcertante. L’angiosarcoma epatico<br />
è infatti una rarissima forma tumorale<br />
che colpisce in media poco più di una<br />
persona su dieci milioni. Proprio come<br />
essere colpiti da un fulmine a ciel<br />
sereno. E invece no: per gli operai di<br />
Porto Marghera e dei tanti altri impianti<br />
di lavorazione del CVM la possibilità di<br />
sviluppare forme tumorali al fegato o la<br />
sindrome di Raynaud è elevatissima.<br />
Proprio come prendersi il raffreddore<br />
d’inverno.<br />
Di PVC è pieno il mondo: tappetini,<br />
elettrodomestici, computer, tapparelle,<br />
tendine per la doccia, pigiami per<br />
neonati, rivestimenti isolanti per fili<br />
elettrici. Per i più affezionati il PVC<br />
lo si poteva ritrovare, udite udite,<br />
anche nei molluschi (nei caparossoli)<br />
allorché pescatori abusivi dei canali<br />
industriali gettavano le loro reti nei<br />
pressi degli impianti, dove gli scarichi,<br />
aumentando la temperatura delle<br />
acque, ne favorivano una più rapida<br />
crescita.<br />
Torbide le acque dei caparossoli,<br />
torbidi gli accordi tra i vertici delle<br />
multinazionali da Est a Ovest: il<br />
patto tra i vari dirigenti responsabili<br />
degli impianti di produzione prevede<br />
che la notizia della “presunta”<br />
cancerogenicità del CVM venga<br />
sottratta alle mani dei tecnici. E’<br />
infatti difficile controllare il flusso di<br />
informazioni in entrata.<br />
A mettere i bastoni tra le ruote alla<br />
Montedison ed alle sue sorelle ci si<br />
mette anche un italiano, il dottor Viola,<br />
un medico di fabbrica dipendente<br />
della Solvay, multinazionale belga. I<br />
campanelli d’allarme vengono fatti<br />
suonare a Houston come a Tokjio, al<br />
congresso internazionale di Medicina<br />
del Lavoro. IL CVM è cancerogeno:<br />
Viola ha studiato attentamente, ha<br />
usufruito a fini di ricerca del CVM<br />
stesso, che la Solvay minaccia di<br />
non concedergli più mentre prende le<br />
distanze dal medico e controbatte che<br />
i dati diffusi durante i convegni non<br />
erano stati autorizzati.<br />
Col passare del tempo la strategia dei<br />
boss cambia. Se diviene impossibile<br />
negare la pericolosità del gas,<br />
allora si decide di pagare scienziati<br />
affinché venga testimoniato, con la<br />
massima onestà intellettuale, che<br />
l’angiosarcoma può essere provocato<br />
solo dall’esposizione a concentrazioni<br />
elevatissime di CVM. Per la cronaca<br />
si aggiunga anche che non sussiste<br />
alcun rischio per chi è stato esposto<br />
al gas dopo il 1974, ovvero dopo la<br />
depurazione degli impianti. Casson<br />
enumera le smentite. C’è chi si<br />
ammala lavando per anni la tuta da<br />
lavoro del marito operaio, chi muore<br />
di cancro dopo una vita vissuta,<br />
malauguratamente, alle porte degli<br />
stabilimenti, chi vive sottovento<br />
rispetto agli stabilimenti.<br />
Per tutti la mano letale del CVM e<br />
l’omertà dei colossi della chimica.<br />
Casson dà voce a degli operai<br />
inizialmente increduli, raggirati e<br />
segnati da un male che segretamente<br />
li logora. Del fatto che siano loro ad<br />
essere “presi per i fondelli” non ci<br />
stupiamo. A sembrare fantascienza è<br />
l’astuzia nei confronti delle alte sfere:<br />
storia di una beffa interclassista che si<br />
prende gioco di operai e Tribunale, in<br />
cui la Giustizia entra in scena di rado e<br />
senza trionfo finale.<br />
Non però nel caso in cui la caparbia<br />
volontà di un magistrato coraggioso<br />
impone alla fine un copione diverso.<br />
Elena Mazza<br />
HIC HABITAT FELICITAS<br />
bar - tabacchi - giornali<br />
“Un giorno senza sorriso, è un giorno perso”.<br />
Charlie Chaplin<br />
viale III Armata, 8/a - Trieste - tel. 040 309932
migrazioni e impurità<br />
Il senso e la<br />
narrazione,<br />
Giuseppe O. Longo<br />
i blu, Springer,<br />
pagine 209,<br />
E 20<br />
11 <strong>Konrad</strong><br />
luglio-agosto 2008<br />
Un uomo si interroga sul senso della realtà, come ogni altro<br />
uomo. Ma se l’ uomo di cui parliamo è uno scienziato e, per<br />
di più, uno scrittore è naturalmente indirizzato a indagare sui<br />
nessi tra la scrittura, sua e altrui, tra la narrazione anzi, vista<br />
come uno strumento per avvicinare il senso sfuggente ed elusivo<br />
della vita e l’inconoscibile, in una ricerca che si deve compiere a<br />
prescindere dalla speranza di addivenire ad un utile risultato, com’è<br />
narrativamente esplicitato in un passo centrale del suo primo<br />
romanzo.<br />
Giuseppe O. Longo, teorico dell’informazione e scrittore di razza,<br />
nel suo ultimo volume (“Il senso e la narrazione”, edizioni Sprinter,<br />
pp. 209, € 20) si interroga su queste tematiche, allargando il<br />
campo, secondo una prassi che gli è particolarmente congeniale,<br />
ad includervi una catena di riflessioni che si discostano soltanto<br />
all’apparenza dal nucleo centrale della sua elaborazione. Gli<br />
abbiamo chiesto (e lui ha gentilmente acconsentito, di riportare un<br />
breve brano tratto dal suo ultimo libro.<br />
La specie umana è una specie migrante. I<br />
paleoantropologi ci raccontano storie di<br />
spostamenti, di transumanze, di esplorazioni e di<br />
diaspore. L’abito stanziate assunto nel Neolitico<br />
dopo l’adozione dell’agricoltura è un carattere<br />
sovraimposto a quello migrante, ed è un carattere<br />
recessivo, perché i sedentari non lo sono mai del<br />
tutto: sono sempre animati da una spinta alla<br />
conquista ulteriore, all’ampliamento del territorio<br />
sfruttato, all’inseguimento dell’orizzonte. Sotto<br />
sotto, anch’essi sono migranti. Non per nulla<br />
sono gli agricoltori stanziati che inventano la<br />
frontiera mobile (per esempio, negli Stati Uniti,<br />
verso l’Occidente). La differenza è forse fra chi<br />
traccia il confine provvisorio e sempre mobile di<br />
un territorio da difendere e chi non conosce alcun<br />
confine e non ha nulla da difendere se non la<br />
propria mobilità.<br />
Nei millenni la migrazione ha portato gli uomini,<br />
nati con ogni probabilità in un’angusta valle<br />
dell’Africa Orientale, a occupare via via tutte te terre emerse<br />
a eccezione dell’Antartide: l’Asia, l’Europa e poi l’America<br />
Settentrionale e quella Meridionale, l’Oceania e l’Australia.<br />
Migrazioni e occupazioni che portarono i nomadi a dimenticare<br />
nel giro di poche generazioni la loro storia, la loro terra d’origine<br />
e molte delle loro conquiste culturali per adottarne altre. A<br />
causa delle derive genetiche mutarono perfino le loro fattezze,<br />
sicché quando gli Europei, attraversato in nave l’Atlantico, si<br />
affacceranno alle Americhe dopo alcuni millenni di vita separata,<br />
non riconosceranno nei volti, nei corpi e negli usi e costumi<br />
di quei popoli le proprie sembianze, che avranno subito un<br />
tramutamento dovuto alla separazione. Si specchieranno, senza<br />
riconoscersi, nei “selvaggi” e, non riconoscendosi, vorranno<br />
convertire, assimilare o al limite sterminare quel loro doppio<br />
inquietante. Stupiti e intimoriti da quelle civiltà aliene, non riusciranno<br />
a ricondurle a una matrice comune, e questo disconoscimento<br />
sarà alla base di ogni spinta colonialista (sfruttatrice, mercantile<br />
e soggiogatrice) fino ai tempi nostri. Solo la recente consapevolezza<br />
di un’origine comune e di un’interfecondità indice<br />
di conspecificità – consapevolezza di cui si è fatta promotrice<br />
soprattutto la scienza biologica – ha cominciato a gettare qualche<br />
dubbio sulla presunta differenza-superiorità europea.<br />
L’incontro-scontro tra gruppi diversi ed etnie diverse che non si<br />
riconoscono discendenti da progenitori comuni si accompagna<br />
a una tenace rivendicazione di purezza, che contraddistingue<br />
ancora molti aspetti del nostro pensiero. Con riferimento non<br />
soltanto alla”razza”, ma anche alla civiltà, alla lingua, alla cultura<br />
e alla stessa scienza, la purezza si è posta e ancora si pone come<br />
un ideale o un’ideologia difficile da scalzare e di cui sarebbe<br />
interessante rintracciare le origini storiche e mitologiche.<br />
Forse il timore della commistione con l’Altro, sia esso umano o<br />
animale, deriva dall’orrore che ispira la diversità-similitudine:<br />
temendo di essere troppo simili all’aborrito Altro, o di serbarne<br />
dentro qualche traccia, qualche goccia di sangue men che<br />
nobile, ci rifugiamo nel rassicurante mito della purezza, mito<br />
che, seppure di origine antica, può rinsaldarsi e operare solo<br />
nella fase di maturità della cultura, quando essa si sia affermata<br />
e trionfi. Così, per esempio, solo quando il re o il faraone o il<br />
condottiero abbia raggiunto, direttamente o per via ereditaria,<br />
un pieno riconoscimento del suo valore, che lo distingue dagli<br />
altri mortali, si comincia ad attribuirgli (ed egli comincia ad<br />
attribuirsi) origine o investitura divina, dunque non mescolata,<br />
pura. Ed è solo con un’opera di dolorosa-auto-critica che il mito<br />
può essere sfatato.<br />
Perfino la scienza, nella sua fase matura, ha rivendicato una<br />
purezza di origini che, come la purezza della razza, fa parte<br />
di una leggenda sconfessata dalla storia. La scienza, come<br />
i nuovi ricchi, agogna a costruirsi una patente di nobiltà<br />
facendo dimenticare le proprie origini bastarde, brama di<br />
presentarsi priva di antenati e di fondamenti, scaturita dal nulla,<br />
autoreferenziale; ma proprio questa astorica autoreferenzialità<br />
la renderebbe inspiegabile se non sospetta. Negando la<br />
storia, il mito della purezza s’incarna nel dogmatismo della<br />
dimostrazione matematica: solo ciò che si può dimostrare per<br />
via razionale diventa reale, come se la realtà sensibile di per<br />
sé non avesse alcun valore (si pensi alla bizzarra convinzione<br />
di Galileo che il libro della natura fosse scritto in caratteri<br />
matematici). Mentre assurge a verità inconfutabile e a metro<br />
unico e totalitario, il sapere scientifico decreta una progressiva<br />
svalutazione di tutti gli altri saperi, quindi, in sostanza porta a<br />
una negazione dell’uomo.<br />
Ma ormai siamo in grado di capire che la scienza quantitativa e<br />
matematizzata oggi vincente si è distillata in un crogiolo ribollente<br />
di scorie, passioni e credenze, dalle quali ha tratto la sua<br />
forza creativa. Furono le incessanti contaminazioni con impurità<br />
che oggi chiameremmo con sufficienza “errori” a far germogliare<br />
e fiorire la straordinaria avventura della scienza. La complessità<br />
del mondo non si può ridurre, eppure la scienza considera<br />
irrilevanti o, peggio, risolte una volta per tutte le domande<br />
fondamentali sull’uomo: chi siamo e quale diritto abbiamo di<br />
modificare noi stessi e il mondo. Liquida con alterigia le religioni,<br />
i miti, le superstizioni che pure costituiscono le sue scaturigini.<br />
Soprattutto, tende a ignorare i bisogni che hanno generato e<br />
continuano a generare questi saperi in apparenza soccombenti.<br />
Le grandi conquiste della scienza, che non mi sogno di sminuire,<br />
svelano un aspetto del mondo, non il mondo nella sua totalità.<br />
La scienza, insomma, non è mai stata pura e meno che mai lo<br />
è oggi: inquinata dalla tecnica e dall’economia, essa si arrende<br />
alla cieca egemonia del mercato. Inoltre, spesso è usata come<br />
arma ideologica e politica, per contrapporla ad altre ideologie,<br />
alla religione, ai costumi, alla sensibilità comune: diventa così,<br />
nelle mani di opportunisti senza scrupoli, uno strumento<br />
fondamentalista di rozza semplicità e di pari efficacia, che ha<br />
rinunciato alla sottigliezza e alla complessità che dovrebbe<br />
contraddistinguerla per ritagliarsi a colpi d’ascia un posto<br />
nell’arena del potere.<br />
Giuseppe O. Longo
lettere triestine<br />
Pietro Spirito,<br />
Boris Pahor e<br />
Predrag Matvejević.<br />
Foto di<br />
Annamaria Castellan<br />
La città di Kosovel e di Saba<br />
Un intervento di Boris Pahor<br />
Lo scorso 24 maggio si è tenuta la cerimonia di premiazione del<br />
decimo concorso internazionale “Umberto Saba – Trieste scritture<br />
di frontiera”, organizzato dall’associazione culturale Altamarea.<br />
Ci ha fatto particolarmente piacere che tra i premiati vi fossero<br />
Boris Pahor, Pietro Spirito e Claudio Grisancich, tre scrittori già<br />
citati su queste pagine e che in qualche modo onorano <strong>Konrad</strong><br />
di una gradita solerte attenzione. Tre approcci alla letteratura del<br />
tutto differenti sotto il profilo del genere, dei contenuti, dello stile,<br />
persino della lingua utilizzata, com’è peculiare di questa città.<br />
In un suo breve intervento di ringraziamento per il riconoscimento<br />
offertogli, Boris Pahor ha inteso sottolineare, attraverso la<br />
rievocazione di una figura storica, quella del vescovo Pietro<br />
Bonomo, il carattere plurimo della cultura triestina, che trova oggi<br />
nella dimensione europea una conferma e un’indicazione per un<br />
auspicabile possibile futuro, che abbia ragione delle divisioni del<br />
secolo che da poco ci siamo lasciato alle spalle, quel Novecento<br />
per molti versi tragico che Pahor ha attraversato quasi per intero.<br />
Per questa ragione abbiamo chiesto allo scrittore di poter<br />
pubblicare quel suo breve discorso, che evoca alcune visioni del<br />
nostro comune passato, indicandoci al contempo una via per il<br />
nostro avvenire.<br />
Gentile Signora Presidente, gentili Signore e Signori, cari amici,<br />
nel ringraziare la giuria internazionale del premio Umberto<br />
Saba – Trieste Scritture di Frontiera, organizzato da Altamarea,<br />
e nel sentirmi onorato di un così alto riconoscimento, sento<br />
il vivo piacere di riconfermare ancora che la vita delle due<br />
anime, secondo Slataper, della nostra città ha avuto la sua<br />
primaria conferma all’inizio del Rinascimento con l’eminente<br />
diplomatico e poi vescovo di Trieste Pietro Bonomo, che forma<br />
il chierico Trubar spiegando Virgilio, ma soprattutto Erasmo,<br />
nelle allora tre lingue della città: la tedesca, l’italiana e la<br />
slovena. Lo stesso Trubar lo sottolinea: “Tergesti ab Episcopo<br />
Petro Bonomo, Docto et Viro piissimo sum a teneris annis<br />
educatus.” E dicendo educazione non si riferiva solo alla<br />
formazione sacerdotale ma principalmente alla necessità di<br />
offrire alle diverse popolazioni le Sacre scritture nella loro<br />
lingua. E Trubar, protestante fuggiasco in Germania, è autore<br />
dei primi libri in lingua slovena.<br />
Mi piace accennarne perché quest’anno celebriamo il 500-<br />
esimo anniversario della nascita di Primož Trubar, anniversario<br />
che gli studenti del Liceo classico triestino in lingua slovena<br />
hanno voluto festeggiare con un pubblico riconoscimento a<br />
Bonomo organizzando una mostra sull’importante presule,<br />
mostra che è tutt’ora aperta nella già casa di cultura slovena in<br />
Via Filzi.<br />
Questo per ciò che riguarda il merito di Bonomo riguardo<br />
alla lingua slovena, così che credo che tanto lui che Trubar<br />
meriterebbero una lapide in memoria di un inizio felice<br />
dello spirito europeo della nostra città. Però Bonomo deve<br />
essere menzionato anche per un altro lato della sua visione<br />
internazionale di Trieste. Già nel 1518 infatti dichiara che<br />
“Civitas tergestina potest dici verum emporium Carsiae, Carniolae,<br />
Stiriae et Austriae.” Programma profetico che comincerà ad esser<br />
attuato appena sue secoli più tardi.<br />
Mi sembra che in un momento della nostra epoca in cui<br />
pensiamo ad un nuovo rinascimento della nostra città,<br />
questa volta con un’idea simile a quella di Bonomo ma in<br />
direzione opposta, cioè che Trieste si apra al suo retroterra, un<br />
riconoscimento oggi ad un autore sloveno in nome di Saba<br />
superi il semplice fattore personale e assume un valore molto<br />
più esteso: la Trieste che domani sarà aperta all’Europa centrale<br />
e che ora è già città della scienza sta diventando, per merito<br />
della sua plurima cultura, una città ancor più europea, nel<br />
senso cioè dello spirito.<br />
E qui è giusto citare Saba, che in una sua considerazione sulla<br />
misera vita degli uomini e delle donne della vecchia Trieste<br />
constata: “il mio pensiero farsi / più puro dove più turpe è la<br />
vita.” Credo che essendo stata la nostra vita nel secolo passato<br />
fin troppo disgraziata e siamo stati molto provati tanto gli<br />
uni quanto gli altri, ci tocca ora seguire l’esempio del poeta<br />
ed essere anche noi più puri, più umani, più comprensivi,<br />
più propensi ad un’amichevole agape, come è infatti questa<br />
odierna.<br />
E per concludere mi sia permesso di rendere omaggio ai<br />
miei cari che mi fecero nascere in Via del Monte di fronte<br />
all’abbandonato cimitero della comunità ebraica, cimitero,<br />
dice Saba, “così caro al mio pensiero, se vi penso ai miei vecchi,<br />
dopo tanto mercatare.” Egli pensa al ghetto, i miei avevano un<br />
carretto in Piazza Ponte rosso. Un po’ quindi quell’antica erta<br />
ci accomuna, come in verità tutti già ci accomunava l’età di<br />
Bonomo.<br />
Grazie ancora ad Altamarea<br />
Boris Pahor<br />
Impianti elettrici a basso inquinamento<br />
elettromagnetico - biointerruttori<br />
PACIO IMPIANTI E<strong>LE</strong>TTRICI<br />
di Michele Paccione<br />
12 <strong>Konrad</strong><br />
luglio-agosto 2008<br />
Trieste - Via della Guardia, 14A<br />
Tel. 040 3481208 - Fax. 040 3472773 - cell. 337 543834
libri<br />
La parete<br />
di Marlen Haushofer<br />
Tascabili e/o, 1992<br />
pagine 256, E 8<br />
13 <strong>Konrad</strong><br />
luglio-agosto 2008<br />
La parete<br />
Una storia del tutto normale<br />
Se mi chiedeste il perché di questo<br />
articolo, non saprei rispondervi.<br />
Non è frequente, forse nemmeno utile,<br />
scrivere di un libro scivolato nell’oblio. In<br />
alcune librerie ve lo procureranno. In altre<br />
non si prenderanno nemmeno la briga<br />
dell’ordinazione. Una commessa, con gli<br />
occhioni abbacinati dallo schermo del suo<br />
computer, vi dirà che è fuori catalogo e<br />
passerà al cliente successivo. Voi resterete<br />
da parte un attimo, smarriti, come<br />
derubati di qualcosa.<br />
Nata nel 1920, Marlen Haushofer ebbe<br />
una vita normale e una prematura morte.<br />
Per lei la scrittura era sul tavolo di cucina<br />
prima che marito e figli si alzassero. Nel<br />
1963 pubblica il suo libro più noto, La<br />
parete, che conquista il Premio Arthur<br />
Schnitzler ma non il successo di pubblico.<br />
Per Marlen almeno è una vittoria<br />
domestica (“Adesso a casa mi lasciano un<br />
po’ più di pace per lavorare”)<br />
Il romanzo viene clamorosamente<br />
riscoperto solo con la ristampa del 1983,<br />
diventando addirittura di culto. La critica<br />
lo avvicina al Robinson Crusoe. Ma Marlen<br />
non lo saprà mai. E’ già morta, di cancro,<br />
nel 1970.<br />
L’ultima bellissima pagina del suo diario (la<br />
troverete nella postfazione) è dedicata al<br />
non sense della vita, eppure le parole non<br />
sono tristi: “Non ti preoccupare: tutto sarà<br />
stato invano, come per tutti gli uomini prima<br />
di te. Una storia del tutto normale”<br />
A leggerlo bene, La parete è esattamente<br />
come la vita: nonostante il bizzarro, quasi<br />
fantascientifico inizio, è una storia basata<br />
proprio sull’accettazione di quel non<br />
senso e sul suo superamento coraggioso<br />
e caparbio.<br />
La protagonista, senza nome, è in<br />
montagna, ospite nello chalet di una<br />
coppia di cugini che un giorno scendono<br />
in paese. Lei resta in casa con il cane.<br />
Trascorrono le ore, e loro non tornano,<br />
non tornano più. Preoccupata, prende<br />
la strada per andare a cercarli. A un<br />
certo punto sbatte contro una parete<br />
liscia e trasparente che le impedisce<br />
di proseguire. E’ sorta dal nulla e si<br />
alza altissima – solo le nuvole possono<br />
varcarla – lungo un perimetro ampio che<br />
la protagonista passo passo scoprirà,<br />
atterrita. Oltre la parete, ogni cosa è<br />
immobile. Esseri umani e bestie sono<br />
diventati di pietra. Sul terreno non si<br />
muove un insetto.<br />
Le possibilità sono due. Impazzire<br />
guardando ossessivamente oltre<br />
l’infrangibile. Oppure voltarsi, annusare<br />
l’aria, aprire le mani, prendere il controllo<br />
del tanto, del bello che rimane. E viverci<br />
con l’autenticità che prima non sarebbe<br />
stata possibile. Poiché quando si è<br />
schiavi della compagnia, degli affetti, dei<br />
rancori, degli orologi, delle comodità,<br />
dell’immediatezza, si finisce per mentire<br />
continuamente: a se stessi, agli altri, alle<br />
cose. Farsi domande angosciose o sperare<br />
di essere ritrovata, sarebbe solo un inutile<br />
spreco di energia. E la protagonista<br />
sceglie la seconda opzione. Non attenderà<br />
soluzioni esterne, si darà da fare contando<br />
solo su di sé.<br />
La Natura, dell’ampia fetta di montagna<br />
rimasta a disposizione, le fornirà il<br />
necessario. Nella frugalità disciplinata, nel<br />
lavoro durissimo che le spezzerà le spalle,<br />
nella riscoperta del Tempo vero e nell’uso<br />
sapiente delle stagioni, la donna imparerà<br />
a sopravvivere. Vivere sopra, infinitamente<br />
sopra il livello meschino, alienante e<br />
lerciamente confortevole a cui era abituata<br />
prima. A cui siamo abituati tutti.<br />
Credetemi: l’ho invidiata.<br />
La invidio quando la luna le cade sul<br />
viso nell’imperfetto silenzio delle notti<br />
del bosco, quando si sveglia all’alba per<br />
affaticarsi di lavoro, quando il cane Lince<br />
le trotterella al fianco accompagnandola<br />
nelle esplorazioni; la invidio quando beve<br />
il latte appena munto della mucca Bella,<br />
grasso caldo e saporito, e quando la aiuta<br />
a far nascere il vitellino.<br />
E’ un’invidia profonda e benevola, simile<br />
alla nostalgia, come se un’ancestrale parte<br />
di me ricordasse di aver già vissuto queste<br />
cose semplici, le mattine laboriose e<br />
lucenti, le notti fredde ruvide e stellate.<br />
Quanti secoli fa è stato Eppure ancora mi<br />
appartiene.<br />
Metafora della solitudine, hanno detto<br />
in molti parlando di questo libro. E forse<br />
poteva essere così quarant’anni fa. Ma vale<br />
anche oggi Cambia il mondo, cambia il<br />
clima. Cambiano anche le metafore, come<br />
i frutti.<br />
Oggi questo libro non è (o non è soltanto)<br />
questo. E’ una lezione su quello che<br />
dovremmo tornare ad essere, sulle radici<br />
perdute che ancora palpitano nei nostri<br />
muscoli; una lezione sulla caccia, quando<br />
era dolorosa ma necessaria, non ancora<br />
uno sport per imbecilli annoiati e senza<br />
cuore; una lezione sulla fatica della semina<br />
e sulla gioia del raccolto. Una lezione su<br />
quanto sia bello difendere amorevolmente<br />
la terra che abitiamo.<br />
Ma soprattutto una lezione affinché<br />
ciascuno di noi impari ad accettare la<br />
sua parete, qualunque essa sia (malattia,<br />
amore perduto, progetto fallito, sogno<br />
infranto). Non sbatterci la testa, dice<br />
Marlen, bensì datti da fare con le risorse<br />
che ti rimangono. Se al di là della parete<br />
tutto è morto, qui tutto è vivo: tu puoi, e<br />
devi, fare del tuo meglio.<br />
Anche se fosse invano, come lo è stato per<br />
tutti gli uomini prima di te.<br />
Luisella Pacco<br />
I quaderni dell’erborista<br />
La<br />
meraviglia blu<br />
La lavanda nelle Mille e una notte<br />
canta: “Sono felice e libera...”<br />
evocando in noi cieli azzurri e<br />
orizzonti infiniti.<br />
è impossibile elencare qui tutte<br />
le straordinarie virtù di questa<br />
pianta; difatti, nulla la descrive<br />
meglio del suo inconfondibile<br />
aroma e dei suoi colori che<br />
spaziano dall’azzurro al rosa.<br />
Avendo, tra l’altro, un ottimo<br />
effetto rasserenante ed equilibrante<br />
sui nostri stati d’animo, si<br />
presta ad essere utilizzata per<br />
confezionare “cuscinetti della<br />
buona notte” da mettere sul vostro<br />
guanciale:<br />
lavanda<br />
50 gr<br />
verbena odorosa 30 gr<br />
timo serpillo 30 gr<br />
asperula odorosa 30 gr<br />
Aggiungendo alla miscela una<br />
manciata di rosmarino otterrete<br />
il miglior rimedio contro incubi e<br />
sonni agitati.
Robin Hood<br />
Il prezzo della benzina è taroccato<br />
Molti lettori si interrogano su una semplice domanda di natura<br />
matematica: se il prezzo del petrolio in dollari è aumentato del<br />
50%, ma il dollaro si è svalutato sull’Euro del 50%, non significa<br />
forse che il costo del barile di petrolio in Euro è rimasto uguale<br />
La risposta, ovviamente, è affermativa. E allora, perché aumenta<br />
il prezzo della benzina<br />
Nessun grande giornale europeo, nessuna testata televisiva,<br />
nessun guru dell’informazione ha mai posto questa semplice<br />
domanda a un membro del governo, a un commissario europeo,<br />
a un leader dell’opposizione in parlamento.<br />
Quindi probabilmente tutti gli esponenti del mondo<br />
dell’informazione viaggiano a piedi, o forse più prosaicamente<br />
si fanno rimborsare a piè di lista le spese di trasporto, quindi si<br />
disinteressano del problema.<br />
Le ultime statistiche ufficiali della UE sono relative al 2005 (SIC!),<br />
e ci dicono che il costo medio delle importazioni di petrolio per<br />
i 25 paesi della UE è stato pari a 51,52 dollari al barile, che nel<br />
2005 corrispondeva a 42,33 Euro, per 159 litri di petrolio grezzo.<br />
Ovviamente le grandi compagnie petrolifere non comprano il<br />
petrolio grezzo sul mercato delle commodities di New York o<br />
Londra, dove è ammessa la speculazione sulle materie prime a<br />
livello puramente finanziario.<br />
Quindi le quotazioni del petrolio che i media ci infliggono<br />
quotidianamente, e che nell’ultimo mese oscillano tra 130 e<br />
140 dollari al barile sono assolutamente fittizie, mentre il vero<br />
prezzo del petrolio è quello che viene corrisposto sotto forma<br />
di diritti di estrazione (le famose royalties) ai paesi produttori,<br />
come la Libia, la Russia o il Kazakistan, in base agli accordi di<br />
concessione che durano almeno trent’anni, maggiorato soltanto<br />
dei costi di trasporto e stoccaggio nei depositi come quello della<br />
SIOT.<br />
Chi è in grado di leggere l’inglese (c’ anche la versione<br />
francese), può leggersi le balle che racconta con grande<br />
serietà la Commissione Europea in materia di strategie<br />
sul prezzo del petrolio a questo indirizzo: http://europa.<br />
eu/rapid/pressReleasesAction.doreference=MEMO/08/<br />
21&format=HTML&aged=0&language=EN&guiLanguage=en<br />
Riassumo la risposta che si può leggere tra le righe: le<br />
compagnie petrolifere, come le grandi banche e le assicurazioni,<br />
sono fuori dalla portata dei governi perché sono loro che di<br />
fatto detengono il potere economico, e i governanti fanno finta<br />
(senza gran convinzione) di fare la voce grossa, ma invece sono<br />
soltanto degli esecutori di decisioni prese altrove, sopra le loro<br />
teste e le teste dei popoli che governano. Quindi se i petrolieri<br />
hanno deciso di alzare il prezzo della benzina, i governi di tutto il<br />
mondo se ne stanno zitti e buoni. E noi paghiamo…..<br />
PS: Constato con orrore che il ministro dell’Economia onorevole<br />
Giulio Tremonti ha trovato in un bosco un farsetto verde e un<br />
cappello piumato, che devo aver evidentemente dimenticato in<br />
giro. Siccome il ministro è un buontempone, ha pensato bene<br />
di spacciarsi per Robin Hood e di inventarsi una finta tassa sui<br />
ricchi (le compagnie petrolifere, mica scherzi), per dare una<br />
carta di credito ai pensionati, da utilizzarsi per comprare nei<br />
supermercati i beni di prima necessità.<br />
Ovviamente, con grande filantropia, le compagnie petrolifere<br />
si guarderanno bene dall’ipotesi peregrina di scaricare la maxi<br />
tassa sui consumatori, e se ne faranno carico riducendo la paga<br />
dei loro dirigenti e i dividendi dei loro azionisti.<br />
Ma ci faccia il piacere, signor ministro!! Lasci perdere<br />
le mascherate e faccia quello che ha sempre fatto: il<br />
commercialista di chi di dovere.<br />
ESERCIZIO FARMACEUTICO<br />
dott. Marco Esposito<br />
FARMACI SENZA OBBLIGO DI RICETTA<br />
OMEOPATIA - ERBORISTERIA<br />
ARTICOLI SANITARI<br />
Misurazione gratuita della pressione<br />
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14 <strong>Konrad</strong><br />
luglio-agosto 2008<br />
E<strong>LE</strong>TTI I NUOVI COODINATORI<br />
A seguito delle assemblee circoscrizionali,<br />
svoltesi di recente,<br />
sono stati eletti i coordinatori dei<br />
tre Gruppi di Iniziativa Territoriale<br />
(GIT) presenti nella regione Friuli<br />
Venezia Giulia. Sono Claudio<br />
CALLIGARIS per Udine (calligaris-marcuzzi@libero.it),<br />
Andrea<br />
BARACHINO per Pordenone (barachino.andrea@alice.it)<br />
e Paolo<br />
GIURCO per la circoscrizione di<br />
Trieste e Gorizia (paolo.giurco@<br />
alice.it).<br />
Banca Etica nella regione Friuli Venezia Giulia<br />
Promotore Promotore finanziario finanziario Referente Fabio Trieste GON, - Via Donizetti tel. e fax 5/A, 040 tel. 638472, 040<br />
Alice Alice Pesiri Pesiri - Via Donizetti tel. 5/A, 329 tel. 9724593, 040 638472, e-mail: git.trieste@bancaetica.org,<br />
638472 - 347 2690400, fabio.gon@tiscali.it org, sito: www.bancaetica.org/trieste<br />
www.bancaetica.org/trieste<br />
Via Donizetti e-mail: apesiri@bancaetica.it<br />
5/A,<br />
34133 Trieste,<br />
Pordenone<br />
Udine - c/o “Mossoko”, Via Battisti 7,<br />
Punti informativi<br />
Udine, tel. 0432 294805,<br />
tel. e fax 040 638472, c/o “L’altra metà”,<br />
e-mail: socibancaeticaudine@libero.it,<br />
Udine<br />
cell. 347 Gorizia 2690400, - Referente Fabio Via GON della Motta, sito: www.bancaetica.org/udine<br />
c/o “Mossoko”,<br />
apesiri@bancaetica.it<br />
(Staranzano), tel. 329 9724593, tel. e fax 0434 524228, c/o AUTOGEST, Via Via Battisti dei Brazzà 7, 35,<br />
e-mail: fabio.gon@tiscali.itpuntoinformativo-pn@libe-<br />
ro.it<br />
c/o Vicini di Casa tel. - 0432 CE.V.I., 294805, Via Torino<br />
Plaino di Pagnacco, Udine, tel. 0432 541129<br />
Punti informativi<br />
Staranzano Pordenone (GO)- c/o “L’altra metà”, Via 77, Udine, tel. 0432 socibancaeticaudine@libero.it,<br />
478652 - 548886<br />
della Motta, tel. 0434 524228,<br />
c/o Comunità di Rinascita, Via G. Bonanni<br />
15, Tolmezzo, Tel. 0433 40461<br />
c/o Circolo ACLI,<br />
Trieste<br />
e-mail: puntoinformativo-pn@libero.it<br />
Via De Amicis 10,<br />
Via Donizetti 5/A,<br />
www.bancaetica.org/udine<br />
c/o A<br />
Via d<br />
Plain<br />
tel. 0<br />
fax 0<br />
c/o V<br />
Via T<br />
tel. 0<br />
c/o C<br />
Via G<br />
Tolm<br />
4046<br />
amm<br />
scita
il pianeta giovani<br />
visto dai mass media<br />
Pino Roveredo con la<br />
Compagnia Instabile,<br />
con cui da anni lui<br />
e l’Associazione<br />
Alt portano avanti<br />
un lavoro di<br />
prevenzione delle<br />
tossicodipendenze<br />
coinvolgendo giovani<br />
della città<br />
“I giovani raccontati dai mass<br />
media”. È questo il titolo della tavola<br />
rotonda, tenutasi a Trieste il 5 giugno<br />
presso il Circolo della Stampa,<br />
dedicata alla riflessione sul ruolo<br />
della comunicazione, sui vincoli e<br />
sulle libertà del fare informazione, sul<br />
potere della parola, sulle modalità di<br />
narrazione dei fenomeni e su quanto<br />
queste narrazioni influiscano sulle<br />
opinioni e sul clima sociale. L’incontro,<br />
organizzato da Alt (Associazione<br />
lotta alle tossicodipendenze) e dal<br />
Dipartimento delle Dipendenze<br />
dell’Azienda sanitaria, ha visto la<br />
partecipazione del presidente dell’Alt<br />
Daniela Colomban, del direttore<br />
del Dipartimento delle Dipendenze<br />
Roberta Balestra, dello scrittore<br />
e giornalista Pino Roveredo, del<br />
presidente del Corecom Fvg e<br />
docente di filosofia al Liceo linguistico<br />
Francesco Petrarca, del neo<br />
consigliere regionale nonché dirigente<br />
scolastico del Liceo scientifico<br />
Guglielmo Oberdan Franco Codega,<br />
di Pierfrancesco Pacoda, critico<br />
musicale e caporedattore della rivista<br />
“Hot contemporary magazine” e dei<br />
giornalisti Viviana Valente (Rai3 Fvg),<br />
Antonello Dinapoli (Radio Fragola) e<br />
Daniela Gross. Al centro del dibattito<br />
l’immagine, spesso non totalmente<br />
veritiera, che i mezzi di<br />
informazione trasmettono<br />
del mondo giovanile e della<br />
sua cultura “frequentemente<br />
descritti in toni tali da<br />
suscitare falsi allarmismi” ha<br />
esordito Daniela Colomban.<br />
“Sulle pagine dei quotidiani<br />
non si legge altro che<br />
di violenza, teppismo,<br />
vandalismo, spaccio di droga<br />
e alcool ma i giovani di oggi<br />
non sono solo questo” ha<br />
sottolineato. E se il potere<br />
della parola è sempre più<br />
evidente e strategico, è anche<br />
cruciale nel condizionare i toni<br />
dello scambio di informazioni<br />
tanto da montare una percezione a<br />
tal punto da alimentare un senso di<br />
disagio ed insicurezza sociale. E chi<br />
meglio dello scrittore triestino Pino<br />
Roveredo, in veste di moderatore<br />
del dibattito, è potuto intervenire<br />
dichiarando che “spesso raccontiamo<br />
le azioni positive di cui i giovani sono<br />
protagonisti in maniera sbrigativa.<br />
Dilaga la fame della cronaca nera<br />
mentre ci vorrebbe più ottimismo. I<br />
giovani d’oggi stanno anche bene ma<br />
sembra che nessuno se ne accorga”.<br />
La buona salute dei giovani sembra,<br />
dunque, alquanto trascurata dai mezzi<br />
di informazione e Trieste, in particolare<br />
“è ancora molto dispersiva e si muove<br />
in modo confuso nell’affrontare le<br />
tematiche e i linguaggi delle nuove<br />
generazioni” ha aggiunto Roveredo<br />
portando il discorso per tre secondi<br />
su di sé ricordando che “negli anni<br />
’70 ero stato definito irrecuperabile<br />
per i miei trascorsi alquanto difficili<br />
con l’alcool. Ora non faccio più notizia<br />
e come me tanti altri”. “Si incappa<br />
sempre più spesso in notizie “merce”<br />
dove il rapporto fatto – verità pecca<br />
di imprecisione” è intervenuto il<br />
presidente di Corecom Fvg Franco<br />
Del Campo dicendo che “i media<br />
tendono a creare soprattutto allarme<br />
consapevoli che attraverso la paura<br />
si governa e si vende”. Un appello a<br />
non lasciar soli a se stessi i ragazzi di<br />
oggi, bisognosi di essere ascoltati e<br />
capiti, è stato lanciato dal preside del<br />
Liceo scientifico Guglielmo Oberdan<br />
Franco Codega che ha ricordato<br />
l’elevata qualità degli insegnanti e delle<br />
metodiche che rendono le scuole del<br />
Friuli Venezia Giulia le migliori d’Italia<br />
(al primo posto quelle di Udine seguite<br />
da Trieste, Gorizia e Pordenone).<br />
A concludere la progressione degli<br />
interventi è stata la giornalista di<br />
Tg3 Fvg Viviana Valente secondo la<br />
quale “nel mondo dei mass media<br />
non sempre esistono i presupposti<br />
per scrivere approfonditamente delle<br />
buone azioni dei giovani. Anche se di<br />
essi si parla spesso in modo settoriale<br />
e superfluo relegandoli alla cronaca,<br />
non tutto va male” sottolineando che<br />
“per raccontare come vivono i nostri<br />
ragazzi bisogna essere molto bravi,<br />
avere molto tempo e lavorarci sopra.<br />
A causa dei tempi stretti di produzione<br />
degli articoli giornalistici e dei servizi<br />
televisivi, questo è impossibile”. Un<br />
messaggio è chiaro ed evidente: le<br />
informazioni sono e devono essere<br />
beni importanti per la crescita sociale<br />
e culturale di ogni paese democratico.<br />
Elisabetta Batic<br />
Metamorfosi<br />
15 <strong>Konrad</strong><br />
luglio-agosto 2008<br />
Voli di farfalle, in apparente ostaggio della brezza estiva, ravvivano i colori delle<br />
praterie in fiore. All’armonia del volo si alternano attimi di immobile riflessione, nel<br />
ricercato incontro con i specifici fiori ai quale ogni singola specie è stata legata<br />
dall’evoluzione. Le farfalle, importanti indicatori ecologici, estremamente sensibili<br />
all’inquinamento, alla “trappola verde” dell’agricoltura intensiva e ad ogni minima<br />
modificazione dell’habitat, certificano con la loro presenza la qualità ambientale.<br />
Simbolo della metamorfosi, esibendo la<br />
loro effimera bellezza cercano di attrarre<br />
la nostra attenzione ed evidenziano<br />
Aporia crataegi su Anacamptis pyramidalis<br />
preoccupanti segnali di malessere<br />
attraverso la loro progressiva scomparsa da vaste aree della Terra. Il loro, vuole<br />
essere un delicato ma significativo campanello d’allarme che unendosi al coro che<br />
ci giunge dalla “Natura”, invita al cambiamento e a ricercare un nuovo equilibrio<br />
tra le reciproche esigenze, spesso in conflitto, dell’uomo e della “Terra”, che<br />
benevolmente, da alcuni milioni di anni ci ospita.<br />
Roberto Valenti<br />
Aporia crataegi su Briza media
L’ostello di Pliskovica<br />
nel verde del Carso sloveno<br />
Nei dintorni di Trieste subito oltre l’»ex«<br />
confine sloveno, passando per Fernetti,<br />
Col (Monrupino) o anche S. Pelagio<br />
(Duino Aurisina), si trova nell’abitato di<br />
Pliskovica vicino Dutovlje (Duttogliano)<br />
l’ostello della gioventù «Mladinski hotel<br />
Pliskovica». Si tratta di una struttura<br />
nuovissima, ricavata da un’antica casa<br />
carsica, che dispone di cucina, sala da<br />
pranzo e lavanderia per gli ospiti, due<br />
camere al primo piano, altre due nel<br />
soffitto e due bagni. L’ex fienile contiene<br />
una sala plurifunzionale, due bagni e al<br />
primo piano altre due camere. L’ostello<br />
dispone in tutto di 35 posti letto. Nel<br />
cortile interno, accanto all’area relax sotto<br />
il tipico ballatoio carsico, ci sono due<br />
campi per giocare a calcio e a pallavolo.<br />
L’ «Hostel Pliskovica» funge anche da<br />
infopoint con internet e una ricca raccolta<br />
di depliant, opuscoli, souvenir e materiale<br />
turistico sul Carso (anche quello italiano).<br />
Molto belle ad es. le due guide sull’offerta<br />
turistica (enogastronomia, artigianato,<br />
cultura) del Carso sloveno da Komen alle<br />
grotte di Škocjan (S.Canziano), realizzate<br />
dallo stesso ostello. Da questa «dimora»<br />
dal fascino romantico e spartano, dove<br />
la poesia di Kosovel si sposa con il calore<br />
del terrano, si può partire per escursioni<br />
a piedi (il sentiero didattico attorno al<br />
paese), in bici (c’è il servizio noleggio)<br />
o in auto per le altre località slovene,<br />
friulane o istriane. Il personale dell’ostello<br />
vi darà volentieri indicazioni e proposte<br />
di programmi e itinerari turistici per le<br />
vostre permanenze verdi sul Carso. Ideale<br />
per vacanze di gruppo, scuole, attività<br />
seminariali, weekend ecc. è aperto tutto<br />
l’anno.<br />
INFO: Cornice bilingue con l’indirizzo<br />
telefono e logo<br />
Nome / Naziv – Mladinski hotel Pliskovica<br />
Indirizzo / Naslov: Pliskovica 11, 6221 Dutovlje, SLO<br />
E-mail: info@hostelkras.com<br />
Sito / Spletna stran: www.hostelkras.com<br />
Contatti / Kontaktna oseba: Tanja Godnič<br />
+386 5 7640250, +386 31 267529<br />
Tel. + 386 5 7640250<br />
Cel. / Mobi: ++386 41 947327<br />
Fax: ++386 5 7640251<br />
Mladinski Hotel Pliskovica<br />
NA ZE<strong>LE</strong>NI STRANI KRASA<br />
V okolici Trsta, takoj čez »bivšo« mejo,<br />
če gremo skozi Fernetiče ali Col (pri<br />
Repentabru) oz. Šempolaj (Devin<br />
Nabrežina), pridemo do Mladinskega<br />
hotela Pliskovica, ki se nahaja v<br />
istoimenski vasici blizu Dutovelj. Urejen<br />
je v obnovljeni kraški domačiji, ki obsega<br />
hišo, skedenj in veliko ograjeno dvorišče.<br />
V hiši so kuhinja, manjša jedilnica in<br />
pralnica na uporabo gostom, v prvem<br />
nadstropju dve sobi, na podstrešju še<br />
dve. V stavbi sta dve kopalnici. V skednju<br />
je velika večnamenska dvorana, dve<br />
kopalnici in v nadstropju dve sobi. Hostel<br />
razpolaga s 35 ležišči. Na »borjaču«, pod<br />
značilnim kraškim »gankom«, sta še igrišči<br />
za nogomet in odbojko.<br />
V Mladinskem hotelu je tudi info točka,<br />
TIC z informacijami, brošurami in<br />
spominki o Krasu (tudi italijanski del).<br />
Zelo lepa sta Vodnika o turistični ponudbi<br />
(enogastronomija, obrt, kultura) Gornjega<br />
in Spodnjega Krasa, ki so ju izdali v okviru<br />
delovanja. Domačija je pravi kulturni<br />
spomenik in kot taka nudi stilno bivanje<br />
z romantičnim pridihom kraške krajine,<br />
kjer se spaja čar Kosovelove poezije s<br />
toplino terana. Od tod se lahko usmerijo<br />
naši sprehodi in izleti po Krasu, po 6 km<br />
dolgi učni poti okrog vasi, s kolesom<br />
(možna izposoja koles) in tudi z avtom v<br />
druge slovenske, furlanske in istrske kraje.<br />
Osebje hotela bo z veseljem v pomoč<br />
pri pripravi programa in itinerarijev za<br />
vaše »zeleno« bivanje na Krasu. Idealen<br />
prostor za letovanje skupin, šolske otroke<br />
ali društva, za delavnice in seminarje,<br />
delovne vikende ali preprosto počitek v<br />
naravi, odprt vse leto.<br />
INFO (v okvirčku)<br />
Davorin Devetak
trasporti e ambiente<br />
La rinascita del tram<br />
Quante volte abbiamo sentito dire: il tram<br />
e’ vecchio,finito, appartiene ad un passato<br />
che non tornerà più. La modernità e<br />
la velocità camminavano sulle quattro<br />
ruote. Come si espresse il giornalista<br />
Rampini in un suo recente articolo sul<br />
Giappone, negli anni ’50 la macchina<br />
segnava addirittura il passaggio all’età<br />
adulta. Per dirla sempre con il giornalista:<br />
l’auto era molto di più di un fenomeno<br />
economico, era lo strumento di un rito di<br />
iniziazione, un sex-symbol potente, un<br />
rifugio per i primi rapporti intimi. Ora per<br />
i giovani giapponesi sono altri gli oggetti<br />
del desiderio: Ipod, videocellulari, laptop<br />
extrasottili della Apple (questi laptop,<br />
mi spiega un giovane amico, altro non<br />
sono che computer portatili dell’ultima<br />
generazione, molto leggeri e molto<br />
cari). E un collega di Rampini, il famoso<br />
giornalista Vittorio Zucconi, con un pò<br />
di esagerazione, afferma che negli Stati<br />
Uniti ora la parola d’ordine sembra essere:<br />
tutti a piedi, anzi in tram. Basandosi,tra<br />
l’altro, sul fatto che la vendita dei Suv<br />
(Sport Utilità Vehicle) e’ dimezzata.<br />
Secondo la UITP, l’associazione<br />
internazionale dei mezzi di trasporto<br />
pubblico, nel 2004 erano in fase di<br />
progettazione o di costruzione nel<br />
mondo circa 100 sistemi tranviari e<br />
di ferrovie metropolitane (per queste<br />
ultime si renderà necessario un discorso<br />
a parte): laddove le linee degli autobus<br />
non sono più sufficientemente efficienti e<br />
le metropolitane non sono più redditizie,<br />
il tram e’ il mezzo di trasporto ideale.<br />
Viaggia ad alta velocità attraverso tratti<br />
in galleria e su sede propria, in alcuni<br />
luoghi utilizza anche tratti ferroviari e<br />
raggiunge cosi’ le zone periferiche. E’<br />
ecologico, efficiente e riesce, perché<br />
condottosi rotaia, a viaggiare in zone<br />
senza automobile e negli stretti vicoli<br />
dei centri storici. Alle città viene cosi’<br />
restituita una qualità di vita ritenuta<br />
del tutto perduta. Ad aumentarne la<br />
popolarità contribuiscono il suo basso<br />
impatto ambientale e i suoi costi<br />
relativamente bassi se confrontati con<br />
quelli richiesti per la costruzione delle<br />
metropolitane. Per quanto riguarda<br />
l’Italia un fatto e’certo: dopo la assoluta<br />
prevalenza dell’impiego di autobus per<br />
il trasporto pubblico e la costruzione<br />
di metropolitane negli anni settanta,<br />
la tendenza ha cominciato ad invertirsi<br />
a partire dal 1980, quando anche in<br />
Italia sono state aperte o progettate un<br />
po’ dappertutto nuove linee tranviarie.<br />
Da uno studio di Federico Oliva,<br />
presidente dell’Istituto Nazionale di<br />
urbanistica, pubblicato dal Mulino nel<br />
2006, apprendiamo che sebbene le città<br />
con una rete tranviaria siano in Italia<br />
soltanto due, Milano e Torino, si assiste<br />
ad una certa ripresa nella costruzione<br />
di linee tranviarie: tre a Firenze, due a<br />
Bari e Palermo, una linea a Cagliari, e<br />
poi Sassari,Verona, L’Aquila e Padova. In<br />
qualche caso con l’aiuto di finanziamenti<br />
europei. Ma oltre ai tram, ci sono anche<br />
i filobus.<br />
Sempre dallo studio di Federico Oliva,<br />
rileviamo il seguente elenco di città che<br />
dispongono di linee di filobus: Napoli,<br />
con cinque linee, Parma e Bologna con<br />
quattro, Milano, Modena e San Remo con<br />
tre, Cagliari e La Spezia con due, Ancona,<br />
Bari, Chieti, Genova con una, mentre<br />
Lecce, Pescara e Savona ne stanno<br />
realizzando una a testa.<br />
Insomma l’Italia s’è desta… senza<br />
distinzione tra nord e sud. Però restiamo<br />
assai lontani dalla disponibilità, nel<br />
prossimo futuro, di una rete di mobilità<br />
di massa competitiva ed alternativa al<br />
traffico motorizzato. Per il fatto che il<br />
problema più rilevante per uno sviluppo<br />
adeguato del trasporto pubblico locale,<br />
è quello delle risorse finanziarie che lo<br />
stato e le regioni dovrebbero garantire<br />
per i necessari investimenti.<br />
Nello studio citato si sottolinea che<br />
il confronto con l’Europa è piuttosto<br />
scoraggiante. Francia e Germania, ma<br />
anche la Spagna, destinano risorse<br />
per interventi pubblici per nuove<br />
infrastrutture nelle città tre o quattro<br />
volte superiori a quelle garantite dallo<br />
Stato italiano. La soluzione del problema,<br />
sia pure<br />
a tempi lunghi, dipende dalla politica<br />
economica del Governo e dall’enorme<br />
deficit del bilancio dello Stato, che non<br />
consente di destinare sufficienti risorse<br />
al trasporto pubblico. In una situazione<br />
del genere lascia assai perplessi la<br />
decisione di costruire il ponte sullo<br />
Stretto di Messina (attualmente servito<br />
decentemente,salvo che in momenti<br />
di punta,dall’impresa marittima di<br />
cabotaggio Caronte, di cui si puo’ dire<br />
veramente: “nomen omen”) che a me<br />
pare, più che un’opera necessaria, un<br />
fastoso monumento celebrativo per i<br />
posteri<br />
Sergio Franco<br />
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17 <strong>Konrad</strong><br />
luglio-agosto 2008
AIDA AL CONFINE<br />
Incontro con Vanna Vinci, autrice dello straordinario romanzo<br />
grafico ambientato a Trieste: un amore a prima vista<br />
Sabato 7 giugno presso la fumetteria<br />
“Nonsololibri” a Trieste in piazza Barbacan,<br />
è stato organizzato un incontro con<br />
l’autrice di fumetti Vanna Vinci. L’artista era<br />
a Trieste per presentare il suo ultimo lavoro<br />
intitolato La bambina filosofica, una<br />
specie di Mafalda del 21° secolo, sempre<br />
polemica e contestatrice, ma molto meno<br />
cattiva e parolacciara della terribile Susi<br />
di Roberto Battestini. Per farmi fare un<br />
disegnino ho dovuto prendere un numero<br />
ed aspettare come quando si va a fare un<br />
versamento alle Poste, ma ne valeva la<br />
pena. Vanna Vinci si è presentata munita<br />
di un borsello carico di pennarelli di tutte<br />
le forme e dimensioni per disegnare in<br />
bianco e nero, con in mezzo tutte le<br />
sfumature di grigio. Vanna è molto piccola<br />
(1 metro e 55 cm). Inoltre ha un terribile<br />
accento cagliaritano che si sente lontano<br />
decine di chilometri. Però quando prende<br />
in mano la matita si trasfigura e diventa<br />
un’altra persona. E’ veramente affascinante<br />
vederla lavorare, e molti curiosi anche<br />
dopo aver ricevuto il loro disegno sono<br />
rimasti ancora solo per il piacere di vedere<br />
i vari personaggi prendere forma dal<br />
nulla. Quello del sottoscritto per Vanna<br />
vinci è stato un amore a prima vista, nato qualche anno fa quando<br />
ebbi la ventura di acquistare il suo romanzo a fumetti abientato a<br />
Trieste ed intitolato Aida al confine (Kappa edizioni, 2003). Devo<br />
dire che il libro di Vanna Vinci fu per me una lietissima sorpresa.<br />
Benché nelle storie a fumetti essa si rappresenti come una ragazzina,<br />
in realtà Vanna Vinci ha da poco superato la quarantina, e da quasi<br />
vent’anni esercita il mestiere di disegnatrice professionista creando<br />
personalissimi romanzi grafici, ed illustrando libri per ragazzi per<br />
conto della casa editrice Einaudi. Il suo modo di accostarsi alla<br />
nostra città è stato quanto mai originale. Poiché a Trieste vi è una<br />
certa carenza di storie di fantasmi, lei ha deciso di crearne una sua<br />
personale nuova di zecca: la materia prima non le mancava di certo.<br />
Ecco quindi la nostra Aida che dopo una delusione d’amore fugge<br />
dalla nativa Bologna e si rifugia a Trieste dove va ad abitare nella casa<br />
dei defunti nonni materni, in uno dei posti più inquietanti di tutta la<br />
città giuliana, dove le stranezze certo non mancano. Aida arriva nella<br />
nostra stazione ferroviaria con un look fra il punk e il dark, e viene<br />
accolta piuttosto male dalla cuginetta Mara, che non vede l’ora di<br />
tornare a spassarsela con Lulli, il suo ultimo amorazzo gay. Il disegno<br />
è in bianco e nero, con dei delicati toni grigi che impreziosiscono il<br />
lavoro, ed il soffio incessante della bora<br />
è realizzato con dei buffi ghirigori che<br />
attraversano tutto il campo dell’immagine.<br />
L’ambientazione è assolutamente<br />
realistica, tanto che un triestino riconosce<br />
subito tutti i posti nei quali si svolge<br />
l’azione. Giunta alla casa dei nonni<br />
Aida viene sopraffatta dalla malinconia<br />
tanto che ad un certo punto si trova<br />
letteralmente proiettata nel mondo dei<br />
fantasmi. Ecco allora riapparire il nonno<br />
che se ne va come niente fosse a giocare<br />
a carte nella trattoria Alla bella America,<br />
con i vecchi tramway che sferragliano<br />
ancora nelle strade, il porto pieno di velieri<br />
e piroscafi e la ferrovia che attraversa le<br />
rive. Ecco l’anima della città del passato<br />
che riprende vita davanti agli occhi prima<br />
esterrefatti e poi complici di Aida, con<br />
tutto il suo carico di gioie e dolori, gloria<br />
effimera, stragi, odio e persecuzione.<br />
Con gli occhi dello spirito questa ragazza<br />
spigliata e vivace si trova a rivivere tutta<br />
la parte peggiore del secolo ventesimo, le<br />
due guerre mondiali, la dittatura fascista,<br />
l’occupazione tedesca eccetera. Il fantasma<br />
di uno zio tormentato morto giovanissimo<br />
il quale non ricorda le circostanze della<br />
propria dipartita, la accompagna nelle sue tristi peregrinazioni.<br />
Alla fine tutti i nodi, si sciolgono, i fantasmi spariscono ed Aida<br />
può tornare alla vita normale, tra studi universitari e festicciole in<br />
casa di amici alla ricerca di qualche nuovo fidanzato. Eseguita con<br />
gusto finissimo, Aida al confine è una storia che mi ha colpito nel<br />
profondo del cuore e nella quale ho riconosciuto l’anima più vera<br />
della mia città. Questo libro a fumetti realizzato da una cagliaritana<br />
purosangue secondo me vale molto di più di certi tomi ponderosi<br />
scritti da famosi studiosi e giornalisti che vorrebbero analizzare la<br />
storia di Trieste e poi finiscono per scrivere solo la loro verità di parte.<br />
Il libro è valorizzato da una postfazione piena di fotografie di Trieste<br />
scritta di proprio pugno dalla stessa Vanna Vinci nella quale l’autrice<br />
ringrazia il giornalista triestino Alessandro Mezzena Lona ed i titolari<br />
del negozio “Nonsololibri” di piazza Barbacan per averla aiutata a<br />
trovare le locations adatte dove ambientare la sua storia. Aida al<br />
Confine è stato stampato anche in versione spagnola e francese, ed<br />
ha avuto un ottimo successo pure all’estero, tanto che è imminente<br />
l’uscita di una nuova edizione italiana.<br />
Gianni Ursini<br />
18 <strong>Konrad</strong><br />
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... sull’ex “Maddalena”<br />
In merito all’articolo “Una storia ignobile”, apparso su <strong>Konrad</strong><br />
di giugno scorso, abbiamo ricevuto la seguente lettera:<br />
spett. Redazione di <strong>Konrad</strong>,<br />
sull’area dell’ex ospedale della<br />
Maddalena Dario Predonzan ha<br />
certamente ragione, ma le ragioni<br />
“speculative” dell’accordo di<br />
programma con Regione e Ass del<br />
2001 furono profondamente diverse<br />
dalle ragioni del piano del 2006.<br />
Possiamo non condividere, ma la<br />
prima trasformazione dell’area da<br />
servizi a residenza era finalizzata<br />
a garantire all’Ass i finanziamenti<br />
necessari per i suoi interventi di edilizia<br />
socio-sanitaria. Certo, rischiamo che<br />
la storia si ripeta con i trasferimenti<br />
del Burlo e della Fiera, trasferimenti<br />
che necessitano di valorizzare gli<br />
attuali siti attraverso il cambio di<br />
destinazione d’uso per trovare i fondi<br />
per le nuove localizzazioni a Cattinara<br />
e in Porto vecchio. Ma temo non ci<br />
siano alternative, salvo che il Comune<br />
non investa di suo e destini poi le aree<br />
a parco e a servizi. Resta forse solo la<br />
possibilità di una politica di “riduzione<br />
del danno” e il più “partecipata”<br />
possibile. Cosa che, volentieri<br />
ammetto, non venne fatta neppure al<br />
tempo dell’Amministrazione Illy. Ma il<br />
piano del 2006 ebbe logiche diverse.<br />
All´epoca il Comune procedette<br />
con una variante all´accordo di<br />
programma per acquistare una parte<br />
del comprensorio da destinare alla<br />
caserma della polizia stradale.<br />
Non c´era nessuna logica che<br />
spiegasse perché mai la polizia<br />
avrebbe dovuto trasferirsi lì, tanto che<br />
dopo l´acquisto la polizia individuò un<br />
altro sito e il Comune restò proprietario<br />
dell´area, senza più sapere che<br />
destinazione darle. Alberto Russignan<br />
e io votammo contro a quella delibera,<br />
anche perché Russignan dette una<br />
spiegazione che non venne mai<br />
smentita. Denunciò in Consiglio<br />
comunale che l´unico motivo andava<br />
trovato nella sostenibilità economica<br />
dell´operazione. Le imprese private<br />
infatti, che aspettavano il piano per<br />
acquisire il comprensorio dall´Ass,<br />
non sarebbero mai riuscite a rientrare<br />
dall´investimento con la cubatura<br />
prevista su tutta l´area. Il Comune,<br />
acquistandone preventivamente<br />
una parte, rendeva il business<br />
possibile. Ma il resto, ahimè, non<br />
è cronaca, come dice Predonzan.<br />
A settembre 2006 depositai la<br />
seguente interrogazione al sindaco<br />
Dipiazza: - Visto l´iter complesso<br />
che ha portato all´accordo di<br />
programma per la riconversione del<br />
Comprensorio ospedaliero della<br />
Maddalena, visto il ruolo determinante<br />
svolto dall´allora assessore alla<br />
pianificazione urbanistica Giorgio<br />
Rossi per portare a conclusione<br />
detto accordo, visto inoltre il ruolo<br />
diretto e indiretto che l´assessore<br />
Giorgio Rossi, quale responsabile<br />
dell´Area Lavori pubblici e quale<br />
membro della prima Giunta Dipiazza,<br />
ha avuto nell´ambito di convenzioni,<br />
di transazioni e anche di contenziosi<br />
giudiziari con diverse imprese di<br />
costruzioni, tra le quali la Riccesi<br />
spa, la Carena spa e la Maltauro spa,<br />
interrogo il sindaco Roberto Dipiazza<br />
per sapere se gli risulta che Giorgio<br />
Rossi, attuale assessore all´istruzione<br />
della Giunta del Comune di Trieste,<br />
avrebbe ricevuto un incarico liberoprofessionale<br />
di direzione nei lavori<br />
di riconversione del Comprensorio<br />
ospedaliero della Maddalena per<br />
conto dell´associazione d´impresa<br />
costituita dalle Riccesi spa, Carena<br />
spa e Maltauro spa, e quindi se<br />
ritiene opportuno dal punto di vista<br />
politico e amministrativo che Giorgio<br />
Rossi continui a rivestire un ruolo di<br />
responsabilità all´interno della Giunta<br />
e dell´Amministrazione comunale.<br />
- Non ho mai ricevuto risposta<br />
all’interrogazione, se non attraverso<br />
le pagine del quotidiano. Dipiazza<br />
sostenne che «è davvero brutto<br />
e censurabile che Omero avanzi<br />
questo tipo di sospetti. Secondo lui<br />
allora io non dovrei più avere i miei<br />
supermercati La città dovrebbe<br />
ringraziare Rossi: è un imprenditore<br />
che per cinque anni ha regalato il suo<br />
tempo e la sua capacità, e ha avuto<br />
il buon gusto di chiedermi di non<br />
occuparsi più di urbanistica e lavori<br />
pubblici perché doveva tornare a<br />
lavorare, avendo trascurato - oltre che<br />
la famiglia - il lavoro e i suoi introiti».<br />
E Rossi completò il ragionamento<br />
con una dichiarazione lapidaria:<br />
«Lavoro per chi mi offre la possibilità di<br />
lavorare».<br />
Cordiali saluti<br />
Fabio Omero<br />
capogruppo del Partito democratico<br />
al Comune di Trieste<br />
Risposta di Dario Predonzan a pag. 3<br />
I settantacinque anni del Circolo delle Generali<br />
Le Assicurazioni Generali sono di certo la più grande azienda avente sede a Trieste e<br />
la storia della Compagnia, pur nella sua attuale dimensione che la vede presente in<br />
ogni parte del mondo, si intreccia con quella della città dove continua ad avere sede la<br />
direzione generale dell’azienda.<br />
L’occasione del settantacinquesimo anniversario della costituzione del suo Circolo<br />
aziendale triestino è stata celebrata con una serie di eventi e con la pubblicazione di<br />
un libro fotografico, “La memoria – 75 anni di immagini del Circolo” che ripercorre le<br />
vicende del sodalizio dall’anno della sua fondazione, il 1933, ai giorni nostri. Allora il<br />
Circolo aveva la sua sede nel prestigioso palazzo Stratti, in Piazza Unità, mentre oggi<br />
occupa l’ultimo piano del palazzo rosso, all’angolo tra le rive e il Canale, la cui terrazza<br />
ad elle offre di certo una delle più belle vedute della città.<br />
Sfogliare l’elegante volume voluto dall’attuale presidente, il poeta Claudio Grisancich,<br />
significa ripercorrere, come in un album di famiglia, le vicende non soltanto del Circolo,<br />
ma anche della città e del Paese, a testimonianza dell’indissolubile intreccio che lega<br />
la Compagnia e i suoi dipendenti alle vicende storiche, culturali e di costume del suo<br />
naturale habitat.<br />
Una storia, quella del Circolo, soltanto all’apparenza effimera, fatta di gite, di eventi<br />
sportivi, di occasioni conviviali, certo, ma che nel suo assieme dà testimonianza di<br />
un’intima integrazione con la cultura che circonda il suo microcosmo fervente di<br />
iniziative ed aperto alla società di cui è parte integrante.<br />
Agnese Ermacora
alimentazione<br />
21 <strong>Konrad</strong><br />
luglio-agosto 2008<br />
Alla ricerca dell’Elisir di lunga vita<br />
2a parte<br />
Nel numero precedente abbiamo criticato il modello<br />
dell’aspettativa di vita proposto dalla scienza moderna che<br />
sostiene fondamentalmente che oggi si vive più a lungo e<br />
– implicitamente – che la qualità della vita sia quindi superiore.<br />
Il nostro punto di vista è invece opposto, ossia che la qualità della<br />
vita stia peggiorando continuamente e che l’uomo si ammali più<br />
che in passato.<br />
Dimostrare questa tesi non<br />
è facile, perché i dati che<br />
emergono dagli studi scientifici<br />
sono spesso discordanti e<br />
condizionati da interessi di<br />
parte.<br />
Per questa ragione abbiamo<br />
scelto un’altra strada, che<br />
consiste nell’avvalerci di studi<br />
empirici svolti sul campo.<br />
Ci riferiamo in particolare<br />
a ricerche effettuate su<br />
popolazioni esistenti ancora<br />
oggi con una reale aspettativa<br />
di vita e indici di salute molto<br />
elevati.<br />
Agli inizi degli anni Settanta, il National Geographic chiese ad<br />
Alexander Leaf, medico di fama mondiale, di identificare quali<br />
fossero le popolazioni più sane e longeve del pianeta. Esistevano<br />
allora tre zone sulla terra dove gli abitanti diventavano vecchi<br />
in piena salute superando abbondantemente i cento anni: la<br />
valle di Vilcabamba nell’Equador, la regione di Hunza in Pakistan<br />
e la regione dell’Abkhazia, nel Causaso. Successivamente il dr.<br />
Leaf prese in esame anche gli abitanti delle isole Okinawa in<br />
Giappone, famosi anche loro per la salute e la longevità.<br />
Attraverso uno studio molto completo durato più di un decennio<br />
e che coinvolse centinaia di ricercatori, emersero chiaramente<br />
alcuni punti fondamentali che possono essere considerati come<br />
la base della longevità di tutti e quattro i popoli.<br />
Il primo l’alimentazione, basata quasi esclusivamente su frutta,<br />
verdura, cereali, legumi e noci, con una dieta molto varia inferiore<br />
alle 2.000 calorie al giorno. Tutto il cibo veniva consumato fresco<br />
e quasi sempre crudo..<br />
Secondo elemento l’attività motoria: questa gente si muoveva<br />
a piedi, anche per lunghi tratti tra le montagne, senza mostrare<br />
eccessivo affaticamento e superando notevoli prove di<br />
resistenza. Inoltre, il lavoro quotidiano consisteva nell’agricoltura,<br />
fare legna, trasporto e altre attività fondamentalmente fisiche.<br />
L’ambiente quasi incontaminato – ad eccezione delle isole<br />
Okinawa – contribuiva a fornire una base eccezionale per la<br />
salute.<br />
Infine, forse l’aspetto più sorprendente, il profondo rispetto che<br />
queste culture avevano per l’anziano, considerato l’apice, il punto<br />
più alto della vita. La qualità dei rapporti umani, la profondità<br />
dei loro sentimenti, l’acutezza dei loro pensieri e la profonda<br />
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spiritualità che emanavano le loro anime, convinsero il dr. Leaf<br />
che questa gente era in salute perché aveva uno stile di vita<br />
sano, basato su principi naturali eterni che la nostra società ha da<br />
tempo perduto.<br />
Contemporaneo del dr. Leaf, un famoso dentista americano, il dr.<br />
Weston A. Price, girò il mondo con lo scopo di studiare il rapporto<br />
tra l’alimentazione e la salute<br />
dei denti. Durante i suoi viaggi<br />
egli visitò soprattutto quelle<br />
popolazioni che mangiavano<br />
ancora il cibo originario della<br />
loro terra.<br />
I risultati furono sorprendenti:<br />
le persone che seguivano le<br />
loro diete originarie avevano<br />
pochissime malattie dentali,<br />
nessuna carie e godevano di<br />
splendida salute, mentre quelli<br />
che avevano introdotto nella<br />
propria alimentazione cibi<br />
raffinati e trattati – come pane<br />
bianco, riso brillato, farina,<br />
zucchero, caffè - provenienti dall’occidente avevano denti guasti<br />
e malformazioni delle arcate dentali, oltre che una pessima<br />
salute.<br />
Una terza inconfutabile prova della superiorità, in termini di<br />
salute, benessere e longevità, di questi popoli viene dalla dr.ssa<br />
Ruth Benedict, antropologa di fama mondiale, che studiò ben<br />
700 culture diverse con lo scopo di identificare quale fosse<br />
l’elemento comune alla loro salute e alla loro malattia. La sua<br />
ricerca si basò su un fattore fondamentale: la distribuzione<br />
della ricchezza. Identificò agli estremi due tipologie di culture:<br />
quella ‘sinergica’ basata sulla collaborazione, la generosità e la<br />
compassione, dove la ricchezza circola continuamente e non<br />
si accumula nelle mani di pochi, e quella ‘sgarbata e cattiva’,<br />
dove invece predominano i comportamenti egoistici e dove<br />
la ricchezza si accumula in poche persone che vengono a<br />
possedere più di tutti gli altri.<br />
I suoi risultati furono sorprendenti: quanto più era profondo il<br />
divario tra ricchi e poveri, tanto più quella società era malata.<br />
Diversamente da come si potrebbe pensare, ossia che la<br />
longevità sia un fattore genetico, questi popoli ‘selvaggi’<br />
vivevano a lungo perché vivevano in modo naturale, avevano un<br />
grande interesse per la vita, la gioia del condividere con altri ogni<br />
piacere, ma anche ogni dolore, il profondo rispetto per la vita e<br />
l’amore che li teneva uniti.<br />
A dimostrazione di ciò, ossia che la genetica conti poco,<br />
possiamo vedere che ogniqualvolta uno di questi popoli è<br />
entrato in contatto con l’uomo occidentale assumendone i<br />
costumi e lo stile di vita, poi ha iniziato ad ammalarsi e a vedersi<br />
accorciare la vita secondo valori identici a quelli dell’uomo<br />
moderno.<br />
L’esempio vivente di questa gente ci mostra un dato così<br />
semplice da apparire scontato e quindi escluso dai nostri calcoli<br />
per l’eterna giovinezza: la salute deriva da uno stile di vita sano<br />
basato sull’equilibrio dei ritmi naturali dell’esistenza e sul rispetto<br />
profondo per la vita in sé.<br />
Ogni qual volta ci si allontana da tale armonia, il prezzo viene<br />
misurato in termini di salute: l’uomo paga perdendo una parte di<br />
ciò che avrebbe potuto essere.<br />
In conclusione, anche alla luce di questi ultimi dati,<br />
appare evidente che gli studi sull’aspettativa di vita sono<br />
fondamentalmente falsi perché mostrano una realtà inesistente.<br />
Non solo oggi l’uomo non vive di più che in passato; non solo<br />
la qualità della vita moderna è peggiore di quella antica; oggi<br />
l’uomo potrebbe vivere di più e meglio di quanto gli sia dato, e<br />
se questo non avviene è perché vive lontano dalla natura e dalle<br />
sue leggi.<br />
Per ulteriori approfondimenti si consiglia il libro “Sani fino a 100<br />
anni” di John Robbins (ed. Corbaccio)<br />
Giacomo Bo e Nadia Damilano Bo<br />
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cinema<br />
Due film a confronto<br />
Il Divo di Gomorra<br />
Chi pensava che il cinema italiano fosse moscio, beh, deve<br />
ricredersi. Perché arrivano film impegnati e popolari nel senso<br />
più nobile del termine, premiati a Cannes e campioni d’incassi sui<br />
nostri schermi, malgrado la reazionaria mutazione<br />
genetica/antropologica degli abitanti del Bel Paese,<br />
a cui cercano di opporsi solo pochi coraggiosi.<br />
Tra questi c’è Paolo Sorrentino, un brav’uomo che<br />
rifiuta mode e opportunismi, realizzando film che<br />
colpiscono gli spettatori come grida d’allarme<br />
nella notte. Nel Divo, il regista napoletano non<br />
nasconde i suoi debiti nei confronti di cineasti<br />
come Francesco Rosi, Elio Petri, Giuseppe Ferrara<br />
e anche Nanni Moretti che nel Caimano del 2006<br />
fece un fosco ritratto di Silvio Berlusconi. Mentre<br />
Sorrentino racconta quarant’anni la vita e la carriera<br />
di Giulio Andreotti, definito la Sfinge, il Gobbo, il<br />
Papa Nero, Belzebù e appunto Il Divo Giulio. La<br />
straordinaria interpretazione di Toni Servillo lo rende<br />
dis/umano: ho visto decine di film di fantascienza<br />
con robot di plastica e acciaio che (nonostante il<br />
cervello positronico) esprimevano sentimenti ed<br />
emozioni in modo assai più caldo. Qui, sembra che<br />
da un momento all’altro l’Andreotti di Sorrentino/<br />
Servillo si toglierà dalla gobba la scatola nera dove<br />
nasconde i suoi segreti, come suggeriva tanti<br />
anni fa Beppe Grillo. L’unico fugace attimo in cui il<br />
potente uomo politico diventa una persona fatta di<br />
carne e sangue è quando siede accanto alla moglie<br />
(bravissima Anna Bonaiuto) e, tenendosi per mano,<br />
guarda con lei la TV mentre Renato Zero canta<br />
“I migliori anni della nostra vita”. Dopodichè<br />
Andreotti torna un essere impassibile che non si<br />
confida con nessuno, nemmeno con i più cari amici.<br />
Al fido Francesco Cossiga si limita a raccontare<br />
che da ragazzino ebbe una passione platonica<br />
per la sorella di Vittorio Gassman. Insomma il<br />
Divo, accusato di essere il regista occulto di tanti<br />
delitti (Pecorelli, Calvi, Sindona, Ambrosoli, Lima,<br />
Falcone, Dalla Chiesa…), conduce un’esistenza<br />
fredda, quasi monastica. Cosa resta, allora Un grande film<br />
con alcuni grandissimi momenti: gli omicidi iniziali, le surreali<br />
passeggiate all’alba con la scorta, i monologhi col confessore,<br />
l’impassibilità durante le feste organizzate dai colleghi di<br />
partito, il dialogo (nella realtà mai avvenuto) col direttore di<br />
“Repubblica” Eugenio Scalfari (superbamente interpretato da<br />
Giulio Bosetti). Sequenze di bravura che entrano nella storia<br />
del cinema italiano. E poi restano i fatti: negli anni ‘90 Andreotti<br />
fu incriminato (colluso con la mafia e mandante nell’omicidio<br />
del giornalista Mino Pecorelli) ma in un lunghissimo processo<br />
fu prima condannato e infine nel 2003 assolto dalla Corte<br />
di Cassazione. Una sentenza che non soddisfa nessuno (la<br />
collusione con la mafia resta accertata fino al 1980 ma prescritta<br />
per decorrenza dei termini). Dunque i misteri rimangono e non<br />
vengono certamente chiariti dal film anche se Sorrentino sposa<br />
chiaramente le tesi colpevoliste. Altro capolavoro è Gomorra di<br />
Matteo Garrone. E io, oltre al libro-scandalo di Roberto Saviano<br />
(1 milione e mezzo di copie vendute, numerose minacce di<br />
morte all’autore), ricordo “La dismissione“ di Ermanno Rea,<br />
da cui Gianni Amelio trasse il film La Stella che non c’è (Italia<br />
2006): per smentire certi esponenti razzisti della Lega Nord<br />
secondo cui i napoletani sarebbero geneticamente incapaci di<br />
onesta laboriosità, La dismissione inizia con la vita serena del<br />
villaggio operaio dell’acciaieria di Bagnoli. Ma poi la fabbrica<br />
venne chiusa e il paese divenne simile ai tanti orridi quartieri<br />
che costellano la periferia di Napoli, preda di delinquenza e<br />
camorra. Anche il quadro presentato da Gomorra è molto fosco:<br />
Scampia pare la succursale dell’Inferno, casermoni piramidali,<br />
porte sprangate, tutti vivono nel terrore, mentre negli spaventosi<br />
corridoi risuonano colpi di pistola accompagnati dalle sirene<br />
della polizia. Nessuno parla italiano, ma un incomprensibile<br />
dialetto (sottotitolato come una lingua straniera). Se malgrado<br />
l’intercessione di Abramo la biblica Gomorra (Genesi 19, 1-<br />
34) venne distrutta da Dio perché popolata da gente malvagia<br />
e non giusta, chi intercederà per questi luoghi Camorra fa<br />
rima con Gomorra e, stando al film, di donne e uomini giusti<br />
nel quartiere Scampia ce ne sono ben pochi, forse nessuno: la<br />
collusione con la criminalità sembra totale. Il film racconta alcuni<br />
personaggi: Totò, tredicenne che porta la spesa a domicilio e<br />
sogna di diventare come quelli che contano i soldi (e i morti). Poi<br />
due ragazzi che rubano le armi di un clan, per mettersi in proprio.<br />
E il geniale sarto Pasquale (pagato in nero) che vuol far di testa<br />
sua aiutando la comunità cinese. E ancora Roberto che tocca con<br />
mano la disonestà del suo capo Franco (Toni Servillo) che traffica<br />
in rifiuti tossici. E il contabile Ciro che verrà coinvolto in una<br />
sanguinosa guerra fra opposti clan. In Gomorra perdono tutti: i<br />
frutti della terra sono avvelenati dalle discariche abusive, l’erba<br />
cresce stenta, gli animali girano alla larga, il sole sembra rifiutarsi<br />
di illuminare questi luoghi bui e ostili. Purtroppo Garrone e<br />
Saviano si limitano a fare spietata informazione, senza proporre<br />
soluzioni: Napoli e la Campania soffrono di un male incurabile. Se<br />
ciò fosse vero, il destino di quelle contrade è già segnato, a meno<br />
di un deciso intervento statale, controllato da forze politiche<br />
serie, oneste e illuminate. Ma questa speranza, alla luce dei<br />
recenti risultati elettorali, mi pare disgraziatamente lontana dalla<br />
realtà. Una notazione finale: entrambi i film sono produzioni<br />
indipendenti nate fuori dal controllo del Cavaliere, diffuse da<br />
piccole e coraggiose<br />
case di distribuzione (Fandango e Lucky Red). Opere che tutti<br />
dovrebbero vedere, soprattutto i politici, affinché in futuro non<br />
possano dire ancora una volta: “Mi dispiace, io non ne sapevo<br />
nulla”.<br />
Gianni Ursini<br />
22 <strong>Konrad</strong><br />
luglio-agosto 2008
teatri di confine<br />
Aldo Moro: una<br />
tragedia italiana<br />
Sono passati trent’anni da quel 16 marzo 1978, quando il<br />
rapimento di Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse diede<br />
inizio a una vera e propria tragedia umana e politica, che<br />
sconvolse l’Italia di allora. Eppure, come affermano Corrado<br />
Augias e Vladimiro Polchi, autori dello spettacolo ‘Aldo<br />
Moro. Una tragedia italiana’, prodotto dal Teatro Stabile di<br />
Sardegna e andato in scena al Politeama Rossetti mercoledì<br />
21 maggio, quei fatti ci turbano ancora. Sarà forse perché ben<br />
cinque processi e due commissioni parlamentari non hanno<br />
ancora saputo fare chiarezza nei numerosi misteri irrisolti<br />
di quei 55 giorni che portarono all’uccisione<br />
dello statista democristiano. O forse perché<br />
sin dall’inizio la vicenda poneva lo Stato di<br />
fronte a un irrisolvibile dilemma etico, che la<br />
regia di Giorgio Ferrara ha ben evidenziato:<br />
salvare la vita di Moro o salvare le istituzioni<br />
Cedere al ricatto avrebbe infatti aperto a<br />
un riconoscimento formale dei brigatisti,<br />
creando un pericoloso precedente. O almeno<br />
così pensavano i sostenitori della linea della<br />
fermezza.<br />
Ma fu proprio così Veramente non c’erano<br />
altre possibilità se non il tragico epilogo che<br />
tutti conosciamo Nel corso dello spettacolo<br />
il dilemma viene messo a nudo dai dubbi<br />
che l’attore Lorenzo Amato pone agli<br />
spettatori, dalle lettere dello stesso Moro a<br />
cui presta voce e corpo Paolo Bonacelli, dai<br />
molti documenti visivi (telegiornali, inchieste, film) e dalle<br />
straordinarie pagine di Sciascia e di Pasolini. Lasciandoci<br />
sgomenti, una volta di più.<br />
S.C.<br />
Living in “The brig”<br />
‘Com’è possibile assistere a ‘The brig’ e non voler abbattere tutte<br />
le prigioni’, si chiedeva Julian Beck, cofondatore del Living<br />
Theatre assieme a Judith Malina. Correva l’anno 1963 quando<br />
‘The Brig’ venne messo in scena e già allora la domanda di Julian,<br />
sebbene utopistica, era pienamente giustificata da ciò che il testo<br />
di Kenneth Brown dispiegava sul palco. Lo spettacolo, pressoché<br />
immutato, è stato riproposto quasi cinquant’anni dopo al Teatro<br />
Miela, sabato 7/6, dal Living Theatre. Si tratta di una giornata in<br />
un carcere dei marines, dove Brown era stato realmente rinchiuso<br />
nel 1957. Dieci prigionieri subiscono ogni sorta di vessazioni dai<br />
quattro sorveglianti, che si trasformano in aguzzini e mettono in<br />
atto tutto il repertorio della crudeltà: percosse, umiliazioni, minacce<br />
di morte e rituali assurdi.<br />
Quando si parla crudeltà non<br />
può non venire alla mente<br />
Antonin Artaud, che fu uno<br />
dei punti di riferimento del<br />
Living. La sua idea era quella<br />
di un teatro che rappresenti la<br />
violenza al fine di trasformare<br />
la società e renderla migliore,<br />
secondo i dettami della non<br />
violenza che il Living già<br />
praticava. E i due atti a cui il<br />
pubblico del Miela ha assistito<br />
sortiscono gli effetti voluti:<br />
dopo un po’ non se ne può più<br />
delle reiterate angherie dei<br />
sorveglianti. ‘The brig’ rimane<br />
un sano atto d’accusa non solo<br />
contro le carceri e i loro eccessi (vedi Guantanamo o Abu Grheib)<br />
ma anche contro quella vita militare che un politico italiano ha<br />
recentemente definito ‘educativa’.<br />
S.C.<br />
Absolut poetry: versi suggestivi, dolenti note<br />
Mala tempora currunt, almeno per quanto riguarda la cultura in regione. La stampa aveva recentemente ventilato un possibile taglio<br />
dei fondi destinati ad Absolut Poetry, un festival che in tre anni è riuscito nel difficile compito di restituire alla poesia una dimensione<br />
non elitaria. Per fortuna, l’allarme è rientrato. La terza edizione di Absolut Poetry si è aperta, come sempre, al Teatro<br />
Comunale di Monfalcone il 3 giugno, per proseguire sino a sabato con un carnet ricco di appuntamenti: da Ugo<br />
Pierri al Faber dei fabbri, da Marc Kelly Smith, inventore del poetry slam, al Miserere di Rocco De Rosa e Maria Pia<br />
De Vito. La serata del 5 giugno, in particolare, si presentava piuttosto succulenta: la poetessa libanese Joumana<br />
Haddad, accompagnata dalle percussioni di Alex Croce, un’altra poetessa, Jolanda Insana, il gruppo musicale<br />
portoghese Wordsong con lo spettacolo ‘Al Berto / Pessoa’ e, dulcis in fundo, ‘Non sempre ricordano’, concerto<br />
dedicato a Patrizia Vicinelli con Paolo Fresu, Dhafer Youssef, Ilaria Drago e Lello Voce. Suggestiva la performance di<br />
Joumana Haddad, che in un incrocio di lingue, quella araba e quella italiana, descrive un universo femminile a tratti<br />
inquietante; breve ma intenso l’intervento di Jolanda Insana, che ha scelto versi inediti da un libro in lavorazione,<br />
‘La bestia clandestina’. Ma, ahimé, nel corso della serata sono venuti a galla i due difetti principali di questa e delle<br />
precedenti edizioni. In primo luogo: non si capisce perché, quando si è esibito il gruppo portoghese, il volume<br />
fosse così alto da spaccare i timpani. Secondo: l’accumulo di situazioni ha impedito all’evento clou, il concerto ‘Non<br />
sempre ricordano’, di essere goduto appieno dagli spettatori. La tromba di Fresu, la genialità di Salis al pianoforte<br />
e il fascino dell’oud di Youssef, uniti alla bravura di Ilaria Drago nel dar corpo e voce ai testi della poetessa Patrizia<br />
Vicinelli, avrebbero avuto bisogno di maggior spazio e più attenzione.<br />
Stefano Crisafulli<br />
Autorealizzazione e servizio all’umanità<br />
Meditazione - Servizio sociale<br />
Corsi di Yoga e cucina vegetariana<br />
Cene indiane per beneficenza<br />
23 <strong>Konrad</strong><br />
luglio-agosto 2008<br />
Organizzazione Umanitaria<br />
Ananda Marga<br />
Cordenons PN - Piazza San Pietro 10<br />
Tel. 0434 931364 - Cell. 348 9035858<br />
www.apnu.net<br />
Via Via Mestre San Giuliano, 7 - Pordenone 35 - Pordenone<br />
tel. - fax tel./fax: 0434 280434 28043
musica<br />
Tom Waits in Italia:<br />
istruzioni per l’uso<br />
“L’accesso e la permanenza nel teatro in occasione dell’evento<br />
comporta l’accettazione da parte dello spettatore del presente<br />
«regolamento». L’inosservanza dello stesso comporterà<br />
l’immediata risoluzione del contratto di prestazione con il divieto di<br />
accesso nel luogo dell’evento”.<br />
Segue un elenco di (sette) “norme comportamentali”.<br />
La mezza idea di comprare un biglietto per il<br />
concerto di Tom Waits (tre date consecutive, 17-18-<br />
19 luglio a Milano, Teatro degli Arcimboldi) resterà<br />
tale.<br />
Sarei stato disposto a sorvolare sul prezzo (minimo<br />
100 euro), sulla città (Milano) e sul fastidio di<br />
condividere con la “gente” un’emozione musicale che<br />
preferirei intima e solitaria.<br />
Ma il salotto di casa mia è piccolo e Tom, non sia mai, potrebbe<br />
risentirsene…<br />
Avrei accettato tutto ciò per lui, l’intrigante californiano dalla<br />
faccia polverosa, la voce-marmitta-bucata, le dita sghembe sulla<br />
tastiera di un pianoforte ubriaco: una venerazione, un’idolatria<br />
tanto che, pur di assomigliargli, o meglio pur di assomigliare<br />
all’immagine stampata sulla copertina del disco “Nighthawks<br />
at the Diner” (1975), in gioventù mi sforzai di entrare in una<br />
cappelleria, uscendone con una coppola chieftains che tuttora<br />
indosso con immutato imbarazzo.<br />
Tuttavia, sottomettermi al citato “Regolamento d’ingresso” e alle<br />
sue “Norme comportamentali”, dover ingoiare e digerire una<br />
capziosa lista di 12 regole (“Modalità d’acquisto dei biglietti”),<br />
roba da mettere in crisi uno studio legale… mi pare eccessivo.<br />
O quantomeno un ottimo alibi alla mia pigrizia.<br />
Per dovere di cronaca, va sottolineato che le strette misure<br />
hanno il nobile fine di eludere il fenomeno chiamato<br />
bagarinaggio. Mettendoci nei panni di Marietto, tenteremo<br />
dunque di raccontare la difficile procedura.<br />
Marietto, grande appassionato, vuole portare moglie (Fulvia)<br />
e figlia (Jennifer) a Milano per assistere al raro evento: è in<br />
attesa dal 1999, anno dell’ultimo concerto di Tom Waits in Italia.<br />
Dovesse andarci, Marietto centrerebbe due obiettivi collaterali<br />
affatto privi di una certa importanza:<br />
a) chiudere il becco di Fulvia che puntualmente si apre<br />
eruttando le seguenti parole: “siamo sempre a casa, non<br />
facciamo mai niente”;<br />
b) allontanare Jennifer da Britney Spears, Christina Aguilera,<br />
JLO e compagnia cantante (e danzante).<br />
Seppur non condividendo pienamente l’entusiasmo del marito,<br />
Fulvia inizia a trovare qualche motivo di interesse nella trasferta<br />
milanese:<br />
a) Tom Waits… boh;<br />
b) forse un paio d’ore per lo shopping-fashion riusciamo a<br />
trovarle.<br />
Mentre Jennifer riflette:<br />
a) sempre meglio che andare dai nonni a Banne;<br />
b) forse incontro il vincitore di “Amici” (di Maria De Filippi).<br />
Decidono di andare a Milano.<br />
Marietto cerca di comprare i tre biglietti ma incontra la (ferrea)<br />
prima regola: “ogni persona potrà acquistare un massimo di<br />
due biglietti per concerto”. Chi scartare Moglie o figlia Dare la<br />
precedenza ai doveri matrimoniali o a quelli didattico - musicali<br />
Promettendo una sostanziosa ricarica telefonica, Marietto<br />
scarica Jennifer e opta per Fulvia, nonostante l’incognita<br />
rappresentata dai frequenti attacchi di colite spastica patiti dalla<br />
moglie. I biglietti, infatti, non possono essere ceduti a terzi “per<br />
nessun motivo”: sono nominali, come per le partite di calcio. Ci<br />
manca solo, pensa Marietto, che per accedere al foyer si debba<br />
passare attraverso i famigerati tornelli.<br />
Se Fulvia ha il problema della colite, Marietto ha quello della<br />
distrazione: deciso ad acquistare i tickets via internet (“bisogna<br />
stare al passo coi tempi”), dovrà impegnarsi a non dimenticare<br />
la documentazione richiesta. “L’email di conferma con il codice<br />
dell’acquisto”, “la carta di credito con la quale è stato effettuato<br />
l’acquisto” (carta di credito che non deve, per alcuna ragione,<br />
appartenere “a persone diverse dall’intestatario dell’ordine”) e un<br />
documento d’identità valido.<br />
In caso di distrazione, Marietto corre il rischio di impigliarsi<br />
nei meandri di una spiacevole situazione dal sapore kafkiano:<br />
controlli incrociati, telefonate, perquisizioni, intercettazioni<br />
(!)… E una volta entrato, una volta imposto il suo largo<br />
deretano sulla poltroncina assegnatagli, scoprirà che,<br />
esattamente una fila davanti, siede Angelo Branduardi, la cui<br />
chioma copre la visuale di mezzo palco.<br />
<br />
Alessandro Lombardo<br />
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€ <br />
€ <br />
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€
shalom<br />
brevi<br />
Het: nona lettera dell’alfabeto<br />
Bene siamo arrivati alla nona puntata e<br />
parliamo della lettera Het. L’ottava lettera<br />
dell’alfabeto ha il valore di otto, e anche se<br />
sembrerà strano esso è un numero molto<br />
importante. Più semplicemente viene dopo<br />
il sette e come ho scritto nelle precedenti<br />
puntate il numero sette è un numero base<br />
per l’ebraismo pieno di riferimenti mistici<br />
e religiosi, ma anche il numero otto non<br />
scherza. Otto sono i giorni in cui si aspetta<br />
per fare il Brith Milà, festa molto importante per la famiglia<br />
festeggia la nascita del proprio figlio maschio e in questo giorno<br />
particolare viene pronunciato il nome del nascituro. Quindi<br />
quando un bambino nasce noi non sapremo il nome fino al<br />
giorno del suo Brith Milà (ottavo giorno) e in questo giorno<br />
particolare si festeggerà con canti, balli e felicità per tutta la<br />
famiglia e per la Comunità ebraica. Ancora, il numero sette<br />
simboleggia lo scopo dell’esistenza di noi uomini su questa terra<br />
combinando i sei giorni del lavorare, del vivere per guadagnare,<br />
dello sforzo fisico con il settimo che è fatto unicamente per lo<br />
spirito dedicato allo studio e al riposo. Andando appunto al<br />
numero 8 e quindi oltre il 7 esso rappresenta anche lo sforzo che<br />
noi facciamo per trascendere (andare oltre) i limiti fisici e della<br />
nostra esistenza.<br />
Otto sono le sacre vesti che metteva il primo sacerdote<br />
all’interno del Santuario, quattro sono le spezie per l’olio di<br />
unzione e quattro per l’incenso. Otto sono gli strumenti musicali<br />
C’era una volta la “Valletta delle Primule”<br />
LUGLIO 1988. Una data. Un sogno. Un inizio. Un appartamento<br />
in via San Francesco. Per 2 anni avevo desiderato aprire un<br />
centro, un’associazione con ristorante vegetariano. Mio marito<br />
Vuccio credeva che fossimo troppo “vecchi per far mattade”, ma<br />
alla fine si convinse, entusiasmandosi alla grande.<br />
In quel centro stavamo per realizzare i nostri sogni.<br />
Il mio: quello di dare alle persone un cibo VIVO e puro, nonché di<br />
aprire lo spazio a incontri e seminari. Il suo: di cucinare per tante<br />
persone, cosa che gli riusciva a meraviglia.<br />
I due mesi successivi al contratto sono stati vissuti non come da<br />
due sessantenni ma da due persone giovani di spirito e piene<br />
di cose da fare: acquisti di ogni genere, dai bicchieri alle posate,<br />
dalle pentole alle sedie, mobili da cucina, un frigo enorme e una<br />
cucina economica altrettanto grande. Nel frattempo falegnami,<br />
muratori, elettricisti, idraulici lavoravano alacremente. Mio<br />
marito aveva disegnato le panche e i tavoli “fratina” in legno<br />
scuro. Dovevamo attrezzarci al completo!<br />
(sette più il coro) che accompagnano i Leviti per le funzioni,<br />
otto sono gli Tzitzit frange del vestito che usano mettere tutti gli<br />
ebrei religiosi.<br />
La HET scritta nei rotoli della Torah consiste di due zain unite<br />
tra loro da un tettuccio. Essa deriva da CHAT (distorta), perché<br />
sembra che le due zain siano state storte per formare la HET.<br />
Osservando due persone che combattono con le loro zain<br />
(armi), siano esse verbali o fisiche, tutti dovremmo cercare di<br />
placare le acque e portarli ad una comprensione reciproca,<br />
unendoli sotto uno stesso tetto. (Kriat HaTorah)<br />
Alcune lettere sono molto simili nella pronuncia, e, a<br />
determinate condizioni, si possono scambiare. Questo è il caso<br />
della HET con la he entrambe appartenenti allo stesso gruppo<br />
di lettere gutturali. Di Pesach è obbligatorio mangiare MATZà<br />
(azzima), ed è proibito mangiare HAMETZ (prodotto lievitato).<br />
Tutte le lettere in MATZà HAMETZ sono identiche, tranne la HET<br />
e la he. La differenza tra le lettere delle due parole dipende da<br />
un minuscolo spazio sulla gamba sinistra, spazio che distingue<br />
una HET da una he. Questa minuscola differenza indica che la<br />
mancanza di precisione nella preparazione e nella cottura della<br />
MATZà la trasforma in HAMETZ. (Alshich)<br />
Anche questa puntata è finita spero che sia stato tutto chiaro<br />
aspetto vostri suggerimenti e domande a presto e Shalom<br />
Davide Casali<br />
info@musicalibera.it<br />
Per il nostro centro mancava solo il nome. Da un’altra<br />
dimensione, da nostro figlio in cielo, è arrivato anche quello.<br />
“Un fiore”- è stato detto. Un fiore Ci siamo interrogati. Poi mio<br />
marito ha avuto l’intuizione. Da giovani, coi bimbi piccoli, al<br />
primo sole di febbraio andavamo sempre a passeggiare nel<br />
bosco sino ad una piccolissima dolina colma di fiori gialli. La<br />
nostra “valletta delle primule”.<br />
Il 4 luglio 1988, primo giorno di apertura, avevamo ben quaranta<br />
persone a pranzo! Vuccio si realizzava in cucina, affiancato da<br />
bravissime collaboratrici, prima tra tutte la cara Susy, con noi<br />
per ben nove anni. Mentre io ho iniziato da subito a organizzare<br />
conferenze con maestri spirituali da cui ho imparato tanto.<br />
Ora quel bel sogno è finito, ma le vibrazioni degli avvenimenti<br />
vissuti nell’amore non muoiono mai!<br />
Iolanda de Vonderweid<br />
www.progettovita.info<br />
Un aperitivo per Emergency<br />
Giovedi 3 luglio i volontari del gruppo Emergency di<br />
Trieste saranno presenti dalle 18 in poi al baracchino<br />
dopo la fontana della Pineta di Barcola con un<br />
banchetto informativo e di raccolta fondi.<br />
Grazie alla collaborazione dei ragazzi del<br />
“baracchino” il ricavato degli aperitivi in caraffa<br />
sarà devoluto ad Emergency.<br />
Sarà anche possibile diventare “amici di<br />
Emergency”, richiedendo la tessera valida per<br />
il 2008.<br />
Il ricavato dell’iniziativa servirà a sostenere il FAP (Posto<br />
di Primo Soccorso) e il Centro Sanitario di Angharam,<br />
nella valle del Panshir in Afganistan, adottato dal<br />
gruppo per l’anno 2008, dove ogni anno vengono<br />
curate quasi 10mila persone che non trovano<br />
altro accesso a cure gratuite e qualificate.<br />
Laura Vascotto<br />
Responsabile gruppo emergency di trieste<br />
emergencytrieste@yahoo.it<br />
LIFE SUPPORT FOR CIVILIAN WAR VICTIMS Gruppo di Trieste - tel. 347 2963852 - emergencytrieste@yahoo.it<br />
25 <strong>Konrad</strong><br />
luglio-agosto 2008<br />
EMERGENCY ONLUS – ONG – SEDE CENTRA<strong>LE</strong> VIA MERAVIGLI 12/14, 20123 MILANO<br />
TEL. 02 863161 - FAX 02 86316336 - info@emergency.it – www.emergency.it - C.F. 97147110155 - C/C POST. 28426203
Levrieri: prigionieri<br />
della velocità<br />
In Italia, a differenza di altri paesi come<br />
l’America, le corse di levrieri sono ancora<br />
consentite dalla legge. Nascondono<br />
giri di scommesse clandestine e orribili<br />
retroscena, in cui gli esemplari canini<br />
sono vittime di sfruttamenti, prigionie e,<br />
spesso, uccisioni da parte dell’uomo.<br />
Soltanto nel 2002, i cinodromi di<br />
Napoli e Roma sono stati chiusi, con il<br />
conseguente abbandono di circa 370<br />
Greyhounds irlandesi, i quali, per fortuna,<br />
grazie ad associazioni quali LAV e GACI,<br />
hanno trovato una famiglia.<br />
Meno fortunati sono i loro “cugini”<br />
spagnoli, i Galcos da caccia, che in<br />
regioni più arretrate come l’Estremadura<br />
e la Mancha vengono sottoposti ad<br />
addestramenti brutali a suon di torture e<br />
prigionie, per poi essere ammazzati dai<br />
loro stessi padroni, alla fine della stagione<br />
di caccia.<br />
Simili crudeltà hanno messo in moto una<br />
rete di campagne di adozione, promossa<br />
da associazioni internazionali per la<br />
salvaguardia dei levrieri, come la GACI,<br />
che si prefigge lo scopo di “strappare<br />
greyhound e galgo dai loro paesi d’origine<br />
per dar loro una nuova vita in Italia,<br />
in famiglie VERE, circondati d’amore e<br />
attenzione”.<br />
Tutto questo avviene con la massima<br />
serietà e responsabilità, garantendo agli<br />
animali un passaporto sanitario, una<br />
vaccinazione, l’inserimento del microchip<br />
e la sterilizzazione (importante affinché<br />
nessuno possa fare di loro un uso<br />
commerciale).<br />
Vista l’inevitabile sensazione di diffidenza<br />
che, in genere, una quasi sconosciuta<br />
associazione internazionale (anche se<br />
volontaria e non a fini di lucro) suscita nei<br />
confronti della gente, abbiamo voluto<br />
parlarne con Eva Fornazaric, che ha<br />
sperimentato di persona l’adozione di un<br />
cane, tramite la GACI.<br />
Ci racconta la sua esperienza<br />
Innanzitutto, com’ è venuta a contatto<br />
con l’associazione<br />
A dire il vero, in modo un po’ stravagante:<br />
amo molto lavorare a maglia e un<br />
giorno, visitando alcuni blog dedicati<br />
all’argomento, ho conosciuto una signora<br />
americana che aveva adottato un levriero.<br />
Dovete sapere che in America, già da una<br />
decina d’anni, le corse di cani sono state<br />
dichiarate illegali e, alla conseguente<br />
chiusura dei cinodromi, varie associazioni<br />
hanno unito le forze per promuovere una<br />
campagna di adozioni.<br />
Addirittura, molti dei levrieri degli stessi<br />
cinodromi di Roma e Napoli, sono stati<br />
adottati in America.<br />
E in Italia<br />
In Italia esiste, appunto, la GACI. E’ nata<br />
come associazione di volontariato in<br />
seguito alla chiusura del cinodromo<br />
di Roma, ora collabora con varie<br />
associazioni internazionali e si occupa di<br />
promuovere l’adozione dei levrieri, sia<br />
irlandesi che spagnoli, nonostante questi<br />
ultimi siano un po’ più difficili da inserire...<br />
Per quale motivo<br />
Fondamentalmente perché, mentre<br />
i levrieri irlandesi, i Greyhounds, sono<br />
più abituati al contatto umano e<br />
molto silenziosi, quelli spagnoli, detti<br />
anche Galcos, sono piuttosto animali<br />
da caccia. Ho sentito storie terribili<br />
sull’addestramento dei cani da caccia<br />
in Spagna... d’altronde, se ancora sono<br />
permesse le corride, immaginatevi cosa<br />
può interessare a un cacciatore, del suo<br />
Galco, non appena è finita la stagione di<br />
caccia: per loro, è più comodo e meno<br />
costoso ucciderli e comperare altri cani la<br />
stagione successiva!<br />
A dir poco cruento. Immagino che i<br />
cani siano provati da queste terribili<br />
esperienze...<br />
Certo. Ad esempio la mia Mindy, che è<br />
una levriera irlandese, per molto tempo<br />
sussultava in presenza di forti rumori,<br />
come lo sbattere di una porta, e tremava<br />
al vedere i miei utensili da cucina. Ha<br />
subito un allenamento durissimo,<br />
in Irlanda. Apprezzo molto lo sforzo<br />
dell’associazione GACI per inserire i<br />
cani in un contesto famigliare a loro<br />
appropriato: non solo i volontari si sono<br />
informati sulla nostra famiglia e le nostre<br />
abitudini, ma anche sugli animali che<br />
già abbiamo, nel mio caso il cagnolino<br />
di famiglia. In effetti, si rendono conto<br />
che riconsegnare il cane all’associazione,<br />
per un problema d’incompatibilità,<br />
causerebbe un grosso trauma all’animale.<br />
Vuole dare un consiglio ai lettori<br />
che potrebbero essere interessati a<br />
un’adozione<br />
Sì, dico solo questo: adottare un levriero<br />
con la GACI è stata una bellissima<br />
esperienza, che consiglio a tutti i buoni<br />
di cuore. Ricordatevi, tuttavia, che per<br />
adottare un animale, non ci si può basare<br />
solo sul colore del pelo, sul pedigree<br />
da mostrare agli amici, oppure sul<br />
modello di cane proposto dagli spot dei<br />
telefonini o della carta igienica: amore,<br />
responsabilità e consapevolezza sono<br />
fondamentali!<br />
Grazie.<br />
Per ulteriori informazioni, vi consiglio<br />
di visitare il sito della GACI<br />
(www.adozionilevrieri.it), dove potrete<br />
conoscere l’esperienza di molte altre<br />
persone e consultare, inoltre, un piccolo<br />
manuale dell’adozione, per capire se<br />
veramente un levriero fa per voi.<br />
Nicoletta Raineri<br />
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vendita promozione dal 5 al 23 luglio<br />
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da martedì a sabato 10-13 e 16.00-19.30<br />
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-20%
L’abitare in evoluzione.<br />
A Udine Fiere dal 27 settembre al 6 ottobre 2008<br />
torna l’appuntamento con la grande Fiera dell’Abitare.<br />
foto archivio<br />
Casambiente<br />
La progettazione eco -<br />
compatibile tra i protagonisti<br />
della 55^ edizione.<br />
Abitare uno spazio dove i colori<br />
e le sensazioni si muovono<br />
dal design d’avanguardia alla<br />
progettazione eco – compatibile;<br />
abitare uno spazio privilegiato,<br />
di ricerca e innovazione nella<br />
qualità dei materiali, nella<br />
ricerca del design e dello stile<br />
inconfondibile del Made in Italy.<br />
A Udine Fiere dal 27 settembre<br />
al 6 ottobre torna protagonista<br />
con la sua 55^ edizione, Casa<br />
Moderna, la grande vetrina del nord est<br />
delle nuove tendenze.<br />
Una 55^ edizione che accompagnerà il<br />
visitatore lungo un percorso più che mai<br />
suggestivo, che sottolinea un traguardo<br />
importante, quello dei suoi 55 anni di<br />
storia, attraverso l’offerta qualificata<br />
di 500 espositori che occuperanno<br />
l’intera superficie espositiva interna ed<br />
esterna del quartiere fieristico udinese.<br />
Incubatore di successi e affermazioni<br />
aziendali, Casa Moderna è infatti un<br />
attendibile indicatore dell’andamento del<br />
mercato di cui anticipa nuovi segmenti e<br />
tendenze. Casa Moderna si conferma un<br />
evento che ha saputo crescere insieme<br />
ai suoi visitatori e sopratutto coglierne<br />
le esigenze che nel tempo si sono rivolte<br />
sempre di più verso una selezione attenta<br />
dei materiali, alla loro qualità unita<br />
allo stile progettuale, con uno sguardo<br />
attento all’ambiente.<br />
Da questi nuovi presupposti, più<br />
consapevoli e lungimiranti, nasce<br />
l’esperienza di Casa Biologica giunta<br />
alla sua ottava edizione: uno spazio<br />
– contesto con una personalità<br />
sempre più definita all’interno di Casa<br />
Moderna e curato dai professionisti di<br />
Casambiente. Casa Biologica è una vera<br />
e propria sezione esclusiva dedicata ai<br />
prodotti, ai materiali, alle tecniche, alle<br />
aziende e alle categorie professionali<br />
che si occupano di bioarchitettura per<br />
un approccio naturale dell’abitare, per<br />
una casa che è sempre più in armonia<br />
con il suo territorio e soprattutto con<br />
le esigenze del suo abitante. Tra le<br />
numerose attività collaterali che vanno<br />
ad arricchire il padiglione 8 di Casa<br />
Biologica, novità di quest’anno sarà<br />
la presentazione del “Progetto Attivo<br />
– Aquileia 2008”, un iniziativa promossa<br />
da BiologicamenteCasa in collaborazione<br />
con Casambiente, affiancate<br />
dall’Associazione Progettisti “&Co”” e da<br />
numerose imprese attive e specializzate<br />
nei settori del risparmio energetico e del<br />
costruire sostenibile.<br />
“Progetto Attivo” nasce dal desiderio<br />
di poter migliorare il nostro ambiente,<br />
in particolare quello edilizio e urbano,<br />
attraverso l’esperienza di un pool di<br />
professionisti specializzati e grazie al<br />
supporto delle imprese che operano nei<br />
settori del risparmio energetico e nella<br />
produzione di materiali biocompatibili<br />
con gli Enti Locali. L’obbiettivo è produrre<br />
progetti, idee e studi di fattibilità senza<br />
costi ne oneri per il settore Pubblico.<br />
Migliorare la qualità urbana per ritrovare<br />
non solo la funzionalità ma altresì la<br />
bellezza dei nostri quartieri e delle nostre<br />
città. E proprio durante la fiera verrà<br />
presentato, con tutte le informazioni<br />
disponibili e le potenzialità di<br />
applicazione, il primo progetto in corso<br />
d’opera che prevede la riqualificazione<br />
urbana di Corso Gramsci e Parco Urbano<br />
F.lli Cervi nella suggestiva città di Aquileia,<br />
primo Comune ad impegnarsi nel<br />
progetto.<br />
Oltre alla componente convegnistica ed<br />
espositiva, Casa Biologica riproporrà,<br />
potenziandola, l’apprezzata iniziativa<br />
dell’Eco Sportello con consulenze<br />
gratuite (su prenotazione) attraverso<br />
le quali i visitatori potranno trovare le<br />
risposte più giuste alle esigenze abitative<br />
del futuro dialogando con tecnici ed<br />
esperti del settore.<br />
In un ottica di innovazione, di ricerca e<br />
di costante espansione, Casa Moderna<br />
55^ edizione si caratterizza per un<br />
rafforzamento dell’offerta espositiva, e<br />
non solo, che maggiormente risponde<br />
ai nuovi concetti e alle nuove esigenze<br />
abitative del bio - costruire.<br />
Tra i nuovi progetti e le nuove presenze<br />
espositive, in primo piano troviamo<br />
il “Progetto Casanova” allestito nella<br />
tensostruttura all’esterno del padiglione<br />
8 e che accoglierà 10 aziende riunite in<br />
sinergia per offrire un prodotto avanzato,<br />
tecnologicamente integrato, che darà<br />
vita alla “Casa Passiva”, un’abitazione che<br />
assicura il benessere termico senza alcun<br />
impianto di riscaldamento convenzionale.<br />
Le potenzialità dell’iniziativa risiedono<br />
non solo nell’elevata qualità dei prodotti<br />
presentati, ma altresì nella logica<br />
espositiva grazie alla quale oltre ad<br />
esporre una serie di prodotti, il visitatore<br />
potrà vedere in che modo gli stessi<br />
trovino applicazione all’interno dell’unità<br />
abitativa.<br />
Appuntamento ormai tradizionale e<br />
atteso dai visitatori di una manifestazione<br />
come Casa Moderna - che non solo<br />
espone, ma propone, informa e dialoga<br />
con il proprio pubblico – è l’attività di<br />
incontro e di consulenza conosciuta<br />
come “l’Esperto Risponde” e realizzata<br />
in collaborazione con l’Ordine degli<br />
Architetti della provincia di Udine<br />
attraverso un pool di architetti, designer e<br />
arredatori presenti ogni giorno all’interno<br />
dello Spazio Casa nel padiglione 4 per<br />
offrire consigli utili, suggerimenti e<br />
consulenze gratuite personalizzate (anche<br />
queste su prenotazione) studiando<br />
insieme al visitatore la soluzione d’arredo<br />
su misura per la propria abitazione<br />
soddisfando gusti e possibilità di spesa.<br />
Un viaggio nell’universo dell’arredamento<br />
per trovare la giusta dimensione<br />
abitativa: Casa Moderna 55^ edizione<br />
torna con appuntamento all’insegna<br />
dell’innovazione, per offrire una vasta<br />
gamma di possibilità per ogni esigenza<br />
di gusto, di funzionalità, di progettazione<br />
con una sempre più spiccata attenzione<br />
e consapevolezza verso l’ambiente, la<br />
qualità della vita e dell’abitare.<br />
Le date di Casa Moderna:<br />
da sabato 27 settembre<br />
a lunedì 6 ottobre 2008<br />
Gli orari di Casa Moderna:<br />
da lunedì al giovedì<br />
dalle 15.00 alle 21.00<br />
venerdì dalle 15.00 alle 22.00<br />
sabato dalle 10.00 alle 22.00<br />
domenica dalle 10.00 alle 21.00<br />
Udine e Gorizia Fiere SpA<br />
Tel. 0039/0432/4951<br />
Fax 0039/0432/401378<br />
stampa@udinegoriziafiere.it<br />
www.casamoderna.it<br />
www.udinegoriziafiere.it
Appuntamenti di luglio e agosto<br />
su www.konradnews.it i vostri annunci di settembre entro il 21 agosto<br />
Trieste<br />
luglio<br />
1 martedì ingresso libero<br />
Preparazione al parto<br />
Consigli per l’allattamento sia naturale che artificiale.<br />
Descrizione dei prodotti specifici indispensabili nei<br />
primi sei mesi di vita del bambino. Incontro a cura<br />
della dottoressa Laura Zeggio, informatore scientifico<br />
Avent. Ore 17.45 presso la Farmacia Alla Borsa in<br />
Piazza della Borsa 12. Info 040 367967.<br />
1 martedì - 7 lunedì ingresso libero<br />
Maremetraggio al giardino pubblico<br />
Dal 27 giugno al 7 luglio ogni sera al Giardino Pubblico<br />
di Trieste il Festival di Maremetraggio vi aspetta con le<br />
proiezioni dei più bei cortometraggi italiani ed europei.<br />
2 mercoledì ingresso libero<br />
Leggere a Trieste<br />
alle ore 18, presso la Casa della Musica in Via dei<br />
Capitelli n. 3, organizzato da Il pane e le rose di<br />
Edoardo Kanzian, si terrà un incontro sul teme<br />
“Leggere a Trieste”. Sarà presente la redazione di<br />
<strong>Konrad</strong><br />
6 domenica ingresso libero<br />
Festa in spiaggia Associazione Neverin<br />
Festa in spiaggia dell’Associazione Naturista Neverin,<br />
aperta a tutti: soci e simpatizzanti, dalle ore 12 nella<br />
nostra sede al mare sulla Costiera triestina. Info 348<br />
3035904, 329 2223133.<br />
7 lunedì<br />
R estate in contatto<br />
L’ass. ALMA promuove un residenziale per educatori<br />
e conduttori di gruppi sul tema “Dare e Ricevere<br />
con tatto” presso il borgo di Castelmonte (Ud). Sono<br />
attivi anche a Luglio i corsi di massaggio infantile<br />
e amatoriale. Info 040 412304, marco.iacono@<br />
psicocorporea.it<br />
8 martedì ingresso libero<br />
Terapia antiossidante.<br />
Prevenzione utile L’incontro è a cura del dottor Fabio<br />
Burigana, presso la Farmacia Alla Borsa, alle 17.45<br />
in Piazza della Borsa 12. Info 040 367967. Questo<br />
incontro sarà l’ultimo prima della pausa estiva. Visto<br />
l’interesse del tema e visto che la partecipazione<br />
all’incontro è limitata a 40 posti, si rende noto che il<br />
sunto della conferenza sarà disponibile in agosto sul<br />
sito www.farmaciaallaborsa.it.<br />
8 martedì - 9 mercoledì ingresso libero<br />
Disturbi alimentari - terapia di gruppo<br />
Incontri di presentazione sulla gestione dei disturbi<br />
alimentari attraverso la terapia di gruppo. Quando<br />
la dieta da sola non basta e i precedenti tentativi<br />
non sono stati duraturi. La dottoressa Alice Conte,<br />
psicologa e psicoterapeuta, e la dottoressa Maria<br />
Antonietta Calà vi aspettano alle ore 19,30 presso lo<br />
studio di via Foscolo, 2 - Trieste. Info 040 3478452.<br />
13 domenica ingresso libero<br />
Star bene insieme<br />
Giornata di festa all’aria aperta per tutti adulti e<br />
bambini ad Aurisina presso il Centro Diurno in via<br />
delle Cave 9 dalle ore 11 alle 23 - pranzo e cena bio<br />
concerto di arpe, danza del ventre, spazio bimbi,<br />
seminari, spazio benessere, yoga, riflessologia e altro.<br />
Info L’Arnia 040 660805 o Centro Diurno per la Salute<br />
Mentale 040 200988.<br />
30 mercoledì ingresso libero<br />
Serata indiana in piazza Hortis<br />
Nell’ambito della manifestazione Serestate organizzata<br />
dal Comune, alle ore 20, l’Associazione Joytinat Yoga<br />
Ayurveda presenta “India e-motion”, spettacolo di<br />
musica, danza classica e moderna (Bharata Natyam,<br />
Yoga dance, Bollywood). www.indiae-motion.com,<br />
www.joytinat-trieste.org<br />
Incontri con<br />
Legambiente<br />
Puoi trovarci ogni mercoledì dalle 18 alle 20 nella sede<br />
di via Donizetti, 5/a (presso il punto informativo dei<br />
soci di Trieste della Banca Popolare Etica). Circolo<br />
Verdeazzurro di Legambiente Trieste. Info 040 577013,<br />
fax 040 9890553, info@legambientetrieste.it - Segui le<br />
nostre iniziative su www.legambientetrieste.it<br />
Tarocchi intuitivi<br />
Con lo studio di questo mezzo di predizione<br />
impareremo ad analizzare le situazioni del presente<br />
per proseguire verso un futuro di consapevolezza e<br />
conoscenza. Info consulti e corsi 347 1098771.<br />
Società Antroposofica di Trieste<br />
Le attività sono sospese nei mesi di luglio e agosto,<br />
riprenderanno sabato 6 settembre. A disposizione<br />
per eventuali richieste ed info 339 7809778, www.<br />
rudolfsteiner.it/trieste/index.html<br />
Sensitiva<br />
Dotata di capacità medianiche ti mette in contatto<br />
con la tua parte non risolta offrendoti una chiave per<br />
ritrovare la serenità. Offerta libera. Info 347 7498114.<br />
Scuola per diventare istruttori di Yoga<br />
Aperte iscrizioni alla “scuola Yoga Oriente-Occidente”<br />
(certificata UISP) primo e secondo anno: Dott. R.Bellen<br />
347 1312034, Bellen@psico.univ.trieste)... swami,<br />
docenti universitari, amanti dello yoga nell’unione!<br />
Shiatsu<br />
Sono aperte le iscrizioni ai corsi di Shiatsu amatoriali e<br />
professionali della Scuola di Shiatsu & ShinTai. Centro<br />
l’Incontro, via san Francesco, 36. Info 333 7995482.<br />
Associazione Culturale Mamaya<br />
Percussioni e danze africane. Riprendono a settembre<br />
i corsi di djembe e tamburi bassi. Lezione di prova<br />
gratuita. Info e iscrizioni info@mamaya.it 349 572052,<br />
328 0219963, www.mamaya.it<br />
Jing Tao ®<br />
Il 2 settembre iniziano i corsi di Jing Tao ® essenza in<br />
movimento. Oltre ai consueti orari: novità! Anche corsi<br />
mattutini! Trainer Sonia Rizzi ideatrice e fondatrice del<br />
metodo. Telefona per informazioni al 338 7592945,<br />
040 382045, e visita il nostro sito www.jingtao.it<br />
Jing Tao ®<br />
Il 20 settembre stage: teoria e pratica del metodo Jing<br />
Tao®. Trainer Sonia Rizzi ideatrice e fondatrice del<br />
metodo. Info 338 7592945, 040 382045, www.jingtao.it<br />
Inochi ® a.r.t.<br />
Tecnologia per la ricerca della consapevolezza. Su<br />
www.inochi.it scarichi subito il file audio per il tuo<br />
benessere. Conferenza introduttiva al sistema il 19<br />
settembre. Relatore Maurizio Battistella fondatore<br />
del sistema. Info 338 7592945, 040 382045, Fax 040<br />
945057.<br />
L’incontro! il nostro salone è per te<br />
Hai qualcosa da dire o da fare, ma non hai lo spazio<br />
a disposizione Bene, l’Incontro affitta il suo grande<br />
salone per le tue conferenze e i tuoi corsi! Info 347<br />
2637990, Giacomo De Giosa via San Francesco 34.<br />
Associazione enosis:<br />
yoga integrale<br />
Lezioni di Yoga Integrale secondo la tradizione<br />
indo-tibetana. Ogni lunedì, dal 30 giugno al 28 luglio<br />
ore 20:15, presso il Centro Espande in Via Coroneo<br />
15. Ogni mercoledì, dal 9 luglio al 27 agosto ore 20,<br />
presso lo stabilimento balneare Sticco, viale miramare<br />
90. Info 340 2768293, 328 4717996, enosis@tiscali.it<br />
Joytinat Yoga Ayurveda<br />
L’Associazione rimane aperta con orario segreteria<br />
luglio e agosto lunedì 18-20. Info iscrizioni scuola<br />
ayurveda e massaggi, yoga e trattamenti www.<br />
joytinat-trieste.org tel 040 3220384.<br />
Formazione in cranio sacrale biodinamico<br />
L’Associazione Nazionale CranioSacrale Italia (A.CS.<br />
I) annuncia la ripresa della formazione di tecnica<br />
Craniosacrale Biodinamica presso la sede di Trieste:<br />
B.C.S. in via San Lazzaro,7. Info 347 6910549<br />
Scuola del Vedere - Accademia Belle Arti<br />
25, 26 e 27 luglio - corso intensivo disegno e pittura<br />
del nudo con modella, diretto dal noto artista/maestro<br />
francese C. Hache. 2 e 3 agosto stage di pittura a<br />
pastello en-plein-air con il maestro C. Feruglio. Info.<br />
347 8554008 www.scuoladelvedere.it<br />
Matematica democratica e numerologia<br />
Seminario con Rossella Senci, propone chiavi di<br />
lettura rispetto ai personali percorsi matematici: si<br />
verrà accompagnati alla riscoperta delle proprie<br />
capacità logico-intuitive ed avviati ad accedere<br />
al linguaggio numerico Divino - Universale, per<br />
comprendere i messaggi nei diversi aspetti della vita<br />
quotidiana. Sabato 6 settembre al Centro Heliantus in<br />
via Filzi 6, orario: 9.30-13 e 15-18.30. Info e iscrizioni<br />
347 4664201, rossellasenci@libero.it<br />
EREV-LAILA NUOVE TRACCE VERSO GERUSA<strong>LE</strong>MME - II EDIZIONE<br />
- Via da Freedonia a proposito di Israele… un progetto di Enrico Fink<br />
drammaturgia di Laura Forti<br />
(3 luglio Museo ebraico Trieste ore 21.00)<br />
- Roberto Paci Dalò Klezmer Orchestra<br />
(10 luglio Museo Ebraico Trieste ore 21.00)<br />
- “Passi nel silenzio dell’infinito” riflessioni sul cimitero ebraico di<br />
Topolò con Davide Casali, Aulo Guagnini, Niccolò Steffanini<br />
(13 luglio Stazione di Topolò)<br />
TRIESTE ROCK SUMMER FESTIVAL - V EDIZIONE<br />
- Bluesmobile band (1 agosto Piazza Unità d’Italia Trieste)<br />
- One day with Glenn Hughes The voice of the rock<br />
(2 agosto Piazza Unità d’Italia Trieste)<br />
- Ray Wilson+Osanna & David Jackson (Van der Graaf Generator)<br />
(3 agosto Piazza Unità d’Italia Trieste)<br />
- Creedence Clearwater “Revived”<br />
(11 agosto Piazza Unità d’Italia Trieste)<br />
- The Original Klezmer Ensemble<br />
(12 agosto Piazza Unità d’Italia Trieste)<br />
- I LOVES YOU GERSHWIN Federica Santi 4tet Viaggio nel mondo del<br />
genio musicale di George Gershwin (17 agosto Muggia Centro Storico)<br />
- Quartetto Klez in collaborazione con l’associazione Topolò-Topoluove<br />
e Stazione di Topolò (27 agosto ore 20.30 Stazione di Topolò)<br />
Festival KLezmer Città di Gradisca - VI edizione<br />
- Oy Vey Canti di un partigiano<br />
(31 agosto ore 21.00 Gradisca d’Isonzo)<br />
- The Original klezmer ensemble Vs Alexian group musica rom and<br />
klezmer (1 settembre ore 21.00 Gradisca d’Isonzo)<br />
- Frank London (klezmatics)Tromba accompagnato dal The Original<br />
klezmer ensemble (2 settembre ore 21.00 Gradisca d’Isonzo)
a Monfalcone il <strong>Konrad</strong> lo trovi da: il filo di paglia in via Duca D’Aosta 39 - tel. 0481 43164<br />
a Ronchi dei Legionari lo trovi da: Il fiore dell’arte in via Carducci 21 - tel. 0481 475545<br />
Gorizia<br />
luglio<br />
17 giovedì ingresso libero<br />
Tutto è uno... tutti per uno.<br />
La via dell’Anima nella cura, cioè l’incontro tra spiritualità,<br />
scienza ed arte. Con professionisti ed operatori per la<br />
salute e il bene-essere. Proposta del CSM AIi, dalle ore 17<br />
alle 20.30, nel Parco Basaglia in via Vittorio Veneto 174.<br />
(All’aperto, abiti comodi e stuoino; se piove in sala vicina).<br />
Scuola di Formazione Shiatsu<br />
Centro Studi Discipline Energetiche Orientali - Scuola di<br />
Formazione Shiatsu - SoleLuna. Il Centro vi invita ai nuovi<br />
appuntamenti per l’autunno 2008: Shiatsu... Proviamolo!<br />
Giovedì 18 e 25 Settembre 2008, dalle ore 18 alle 21.<br />
Venite a sperimentare un massaggio shiatsu gratuito<br />
(previo appuntamento) Conferenza: “Shiatsu: che cos’è<br />
e come impararlo!“ Giovedì 18 Settembre 2008 alle ore<br />
20.30 (ingresso libero). La scuola organizza corsi base<br />
e professionali di Shiatsu, aperti a tutte le persone che<br />
vogliono approfondire le proprie conoscenze sull’equilibrio<br />
e sul benessere della persona, e sono comprensivi di<br />
una parte teorica e una pratica. Corso Shiatsu base:<br />
Sabato 27 e Domenica 28 Settembre 2008 Corso Shiatsu<br />
professionale: inizio Sabato 18 e Domenica 19 Ottobre<br />
2008 Prenotazioni entro il 21 Settembre 2008. I corsi sono<br />
a numero limitato. Primavera 2009 :”Qi Gong Alchemico”<br />
con Franco Bottalo Sede degli incontri: palestra Lucky<br />
Sporting Club – Arti Marziali- Via Roma 15, Ronchi dei<br />
Legionari. Info ed iscrizioni: SoleLuna Boldrin Donatella<br />
339 8435858, segret. 333 7672687, info@riyue.it,<br />
www.riyue.it<br />
Satya Istituto di Yoga organizza:<br />
Incontri a Gorizia - Lucinico, presso Palestra SPAZIO via<br />
Marega n° 26: Ci incontriamo per condividere esperienze<br />
di Yoga, Qi Gong e Meditazione Attiva ed apprendere<br />
nuove modalità per favorire l’eliminazione di blocchi e<br />
tensioni, nonchè ristabilire un corretto equilibrio mentecorpo,<br />
tutti i mercoledì di luglio e agosto 2008 dalle ore<br />
20.15 alle ore 22; gli incontri sono aperti a tutti. Inizio<br />
mercoledì 2 luglio 2008. Info 0481 32990 (Anna), 339<br />
4716758 (Licia)<br />
Associazione Culturale Mamaya<br />
Percussioni africane. Riprendono a settembre i corsi di<br />
djembe a Ronchi dei Legionari c/o C.C.S.S. v. Stagni<br />
15. Merc. 19.30 - 21 / 21 - 22.30. info@mamaya.it, 328<br />
0219963, 349 5720522, www.mamaya.it<br />
Pordenone luglio<br />
da venerdì 4 a domenica 6<br />
Stage di biodanza ed i quattro elementi<br />
Stage residenziale di Biodanza ed i 4 elementi, ad Andreis<br />
(PN), organizzato dall’A.S.D. “La Sogente”. Info Marco<br />
329 2781520.<br />
da venerdì 11 a domenica 13<br />
“con_tatto” stage di Bioener<br />
Stage residenziale di tecniche Bioenergetiche per<br />
approfondire la conoscenza di sè attraverso il contatto,<br />
organizzato ad Andreis (PN) dall’A.S.D. “La Sorgente”,<br />
Info Monica 340 7325965.<br />
14 lunedì ingresso libero<br />
Gruppo studio leggi biologiche<br />
L’intento principale è imparare qualcosa in più sulla Nuova<br />
Medicina Germanica del Dott.Hamer e insieme diffonderla<br />
gratuitamente a tutte le persone. Studiare insieme la NMG<br />
ci aiuta a capire come funziona il nostro organismo e, in<br />
questo modo, a comprendere meglio ciò che si intende<br />
per programma speciale biologico sensato della natura e<br />
le leggi biologiche. ore 20.30 presso sala riunioni scuole<br />
elementari Romano Vigonovo di Fontanafredda Pn. Info<br />
Cinzia 349 2879089.<br />
Udine<br />
luglio<br />
3 giovedì<br />
Meditazione della luna nuova<br />
Meditazione bellissima e potente, dà energia ai progetti<br />
per noi più importanti nel momento più propizio della fase<br />
lunare per la creatività. Gisella de Liddo, Master Reiki Usui<br />
e Karuna. Alle ore 21, Bioteca, Via Villa Glori 41, Udine.<br />
Info e iscrizioni entro 2 luglio 334 7369403.<br />
7 lunedì ingresso libero<br />
Costellazioni astrologiche familiari<br />
Nel lavoro di messa in scena delle Costellazioni Familiari<br />
secondo B. Hellinger, vengono portati alla luce quegli<br />
antichi e invisibili lacci amorosi che sottilmente ci<br />
legano ad altri membri del gruppo familiare, portandoci<br />
a inconsapevoli e talvolta tragiche scelte circa il nostro<br />
destino (rispetto alla salute, alle relazioni, allo stato<br />
economico, alla riuscita nella vita ecc...). Con Graziella<br />
Marchetti ore 20.30 presso sala riunioni scuole elementari<br />
Romano Vigonovo di Fontanafredda. E’ indispensabile<br />
prenotare per la partecipazione. Info Cinzia 349 2879089.<br />
11 venerdì ingresso libero<br />
Radioestesia e geobiologia<br />
A volte dormiamo sopra una falda acquifera e pur<br />
conducendo una vita corretta ci alziamo sempre stanchi.<br />
Come utilizzare la radioestesia in geobiologia e in altri<br />
campi stimolando la naturale intuizione presente in noi.<br />
Lezione introduttiva del corso aperta a tutti gli interessati<br />
alle ore 20.45 presso la sede dell’Ass. Waira (via S. Rocco<br />
2/a - Udine). Info 329 2303459 Valter.<br />
12 sabato - 13 domenica<br />
Le costellazioni familiari<br />
Straordinario metodo di indagine per riconoscere e<br />
risolvere i blocchi psicologici ereditati dalla propria linea<br />
genetica che impediscono il successo e la felicità. Con il<br />
dr. Giacomo Bo all’associazione Waira in via S. Rocco 2.<br />
Info www.ricerchedivita.it<br />
13 domenica<br />
Secondo livello Reiki Usui<br />
Possiamo mandare energia a persone e situazioni a<br />
distanza e approfondire lo studio del Reiki per ogni area<br />
della nostra vita. Gisella de Liddo, Master Reiki Usui e<br />
Karuna. Alle ore 9-18.30, Centro GEM, Feletto Umberto,<br />
via Canova. Iscrizione entro 9 luglio. Info 334 7369403.<br />
18 venerdì<br />
Regressione nelle vite precedenti<br />
Una meditazione molto rilassante che può aprirci le<br />
porte di esistenze precedenti e farci comprendere meglio<br />
questa. Gisella de Liddo, Master Reiki Usui e Karuna. Alle<br />
ore 20.30, Bioteca, Via Villa Glori 41, Udine. Iscrizione<br />
entro 13 luglio. Info 334 7369403.<br />
Corsi residenziali Reiki & Qi GongTa<br />
21-26 Luglio e 25-30 Agosto Primo livello Reiki (Diploma)<br />
più Corso base di Qi Gong Taiji (Attestato) condotto da<br />
Stefano Mazzilli, Maestro di Aikido, Ju Jitsu, Qi Gong Taiji,<br />
Shiatsu, Reiki. Info 0432 961644, www.alcampodisotto.it<br />
Trattamenti di bio-energetica<br />
Su appuntamento a Udine e Cervignano trattamenti<br />
individuali efficaci per combattere stress, ansia, malessere<br />
e tensioni. Affrontare meglio il caldo estivo. Info 349<br />
8606782, www.cristianascoppetta.it<br />
Presentazione del corso<br />
Yoga e Ayurveda<br />
Venerdì 26 settembre: Serata esperienziale di<br />
presentazione del corso Yoga e Ayurveda Joytinat presso<br />
la sede della scuola Diabasi in viale Tricesimo 103 (sopra<br />
la concessionaria Ferrari). Info Gianna 340 2233994,<br />
giannashanti@libero.it<br />
Trieste<br />
agosto<br />
da venerdì 22 a domenica 24<br />
R estate in contatto<br />
L’ass. ALMA promuove un residenziale per educatori e<br />
conduttori di gruppi sul tema “Dare e Ricevere con tatto”<br />
presso il borgo di Castelmonte (Ud). Info 040 412304,<br />
marco.iacono@psicocorporea.it<br />
24 domenica ingresso libero<br />
Star bene insieme<br />
“Giornata di festa all’aria aperta all’insegna del pomodoro,<br />
per tutti adulti e bambini ad Aurisina presso il Centro<br />
Diurno in via delle Cave 9 dalle ore 11 alle 23 - pranzo e<br />
cena bio con salsa fresca, bruschette, pasta al pomodoro,<br />
concerto, teatro, danza del ventre, spazio bimbi, seminari,<br />
spazio benessere, yoga, riflessologia e altro. Info L’Arnia<br />
040 660805 o Centro Diurno per la Salute Mentale 040<br />
200988.<br />
Fuori<br />
regione<br />
agosto<br />
3 domenica - 16 sabato<br />
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Il corso più bello e profondo dell’anno. Nel suggestivo<br />
monastero francescano di Monte Illuminato (Lunano-<br />
Urbino), uno straordinario ritiro di meditazione alla ricerca<br />
della propria vera natura. Info dr. Giacomo Bo, 0432<br />
728071, www.ricerchedivita.it<br />
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Molto<br />
evoluto.<br />
Udine Fiere<br />
27 settembre<br />
6 ottobre 2008<br />
Orario:<br />
da Lunedì a Giovedì 15.00 - 21.00<br />
Venerdì 15.00 - 22.00<br />
Sabato 10.00 - 22.00<br />
Domenica 10.00 - 21.00<br />
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Un traguardo importante, un’edizione coinvolgente<br />
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