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LE MANI SULLA CITTà LLATOMO DEL CAVALIERE UN ... - Konrad

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n. 138 luglio-agosto 2008 distribuzione gratuita<br />

il mensile del vivere naturale<br />

Le mani sulla città<br />

L’atomo del Cavaliere<br />

Un magistrato a Palazzo Madama<br />

Interventi di Boris Pahor e Giuseppe O. Longo<br />

Il prezzo della benzina è taroccato


con MAGNESIO<br />

SUPREMO,<br />

QUALITÀ<br />

SUPERIORE<br />

AKTIV<br />

Sentirsi in forma con gli<br />

ZUCCHERI GIUSTI<br />

dell’orzo vitalizzato<br />

Q uando verrà il momento di mettere<br />

qualcosa di nuovo a tavola, pensate ad<br />

AKTIV © , l’orzo biologico pregermogliato<br />

in polvere, che riporta l’energia<br />

e soddisfa il gusto. Senza bisogno di<br />

cuocerlo, potrete portarvelo ovunque - a<br />

casa, al lavoro, a scuola, in viaggio - e<br />

prepararlo in pochi minuti mescolandolo<br />

con minestre e succhi, creando gustose<br />

creme e bevande energetiche.<br />

L’orzo di AKTIV © è molto digeribile,<br />

ricco di vitamine e di microelementi<br />

naturali, che riempiono i vuoti lasciati<br />

dall’alimentazione sbilanciata dalla<br />

fretta, dai troppi impegni e dalla<br />

mancanza di valide alternative al fast<br />

food e alle diete troppo grasse.<br />

AKTIV è preparato col procedimento<br />

della pregermogliazione naturale, che<br />

controlla la germinazione spontanea<br />

dell’orzo e la porta precisamente al<br />

punto di massima bioattività dei<br />

chicchi, quando tutte le sostanze nutritive<br />

e gli enzimi sono pienamente attivati.<br />

Da quest’orzo si prepara la polvere di<br />

AKTIV, così pratica da usare. Basta<br />

unire 2 cucchiai di orzo pregermogliato<br />

con dell’acqua o altro liquido, zuppa<br />

ecc. da una a due volte al giorno.<br />

AKTIV è quattro volte più energetico<br />

dell’orzo comune e soprattutto dà<br />

energia che dura a lungo nel tempo -<br />

non vi lascia a terra nel corso della<br />

giornata - perché lavora su due livelli<br />

distinti. Grazie ai suoi carboidrati<br />

complessi rilascia energia in modo più<br />

costante, senza picchi né cadute, al<br />

contrario di quanto fanno lo zucchero e<br />

i dolci. Le sue fibre speciali aiutano a<br />

creare un gel che rallenta il transito<br />

intestinale, così da avere il giusto tempo<br />

per assorbire tutti i micronutrienti.<br />

Ripetiamolo: AKTIV è un alimento costituito<br />

al 100% da polvere d’orzo biologico<br />

naturale pregermogliato; risponde alle<br />

esigenze di chi necessita di maggiore<br />

forza ed energia.<br />

È utile per chi studia, lavora molto, fa<br />

sport e per le persone convalescenti.<br />

ENERGIA<br />

DURATURA<br />

PER TUTTI!<br />

Da oggi è disponibile<br />

l’originale shaker<br />

da 500 ml con tappo<br />

a vite e scala gradutata, per<br />

un veloce e pratico utilizzo.<br />

Prodotto Biologico<br />

certificato da Krav<br />

QUALI ZUCCHERI GIUSTI<br />

Gli zuccheri sono indispensabili all’organismo,<br />

ma consumarli indiscriminatamente può<br />

portare a gravi scompensi, quali cali<br />

d’energia, irascibilità, sovrappeso,<br />

obesità, diabete. Allora conta la qualità<br />

degli zuccheri, o meglio dei carboidrati,<br />

di cui gli zuccheri fanno parte. Infatti il<br />

corpo umano è progettato per i carboidrati<br />

complessi e non raffinati, mentre invece<br />

il comune zucchero bianco è di specie<br />

opposta, poiché viene raffinato<br />

chimicamente e non è complesso (si dice<br />

che è “semplice”). Anche altri comuni<br />

zuccheri naturali, come il miele e la frutta,<br />

vanno meno bene, perché sono carboidrati<br />

semplici e spesso trattati.<br />

Gli zuccheri semplici provocano un “picco<br />

di zuccheri” nel sangue, dando un’energia<br />

immediata che però si esaurisce<br />

rapidamente, lasciandoci a volte perfino<br />

esausti, senza un apparente perché.<br />

Inoltre, a lungo andare, questi picchi<br />

sbilanciano la capacità del pancreas di<br />

regolare il livello di zuccheri nel sangue,<br />

dando inizio a forme prediabetiche.<br />

I carboidrati complessi, invece, rilasciano<br />

un’energia regolare e duratura e fanno<br />

anche ingrassare di meno, perché<br />

l’apparato digerente deve lavorare di più<br />

per assimilarli.<br />

La fonte regina dei carboidrati complessi<br />

è il gruppo dei cereali integrali, riso,<br />

grano, orzo, miglio – purché integrali<br />

e meglio ancora se consumati in chicchi.<br />

L’analisi dell’orzo pregermogliato rivela<br />

la sua grande ricchezza di betaglucani,<br />

molecole di polisaccaridi (zuccheri<br />

complessi), che possono essere d'aiuto<br />

quando si parla di colesterolo e di<br />

regolare il livello di zuccheri nel sangue.<br />

Natural Point srl - via Apelle, 8 - 20128 Milano - tel. 02.27007247 - www.naturalpoint.it


Questo numero è dedicato alla memoria<br />

di Mario Rigoni Stern, soldato, scrittore,<br />

montanaro amante della pace, dei valori<br />

di umanità e della tutela dell’ambiente.<br />

Questo giornale è stato realizzato da un gruppo di<br />

esseri umani non infallibili, che cercano di scoprire<br />

cosa è successo nel mondo, spesso interrogando<br />

altre persone che a volte sono riluttanti a parlare,<br />

a volte oppongono un deciso ostruzionismo e in<br />

altre occasioni parlano troppo.<br />

I costi di <strong>Konrad</strong> sono interamente ricoperti dagli<br />

annunci e dalle inserzioni esplicitamente pubblicitarie.<br />

Ma la sua uscita sarebbe impossibile se tutta la<br />

redazione (direttore compreso) non collaborasse<br />

gratuitamente.<br />

n. 138 luglio-agosto 2008 lettere al direttore<br />

redazione@konradnews.it<br />

SOMMARIO<br />

4 Le mani sulla città<br />

5 Gli alberi di Piazza Libertà<br />

6 L’atomo del cavaliere<br />

8 Un magistrato a Palazzo Madama<br />

10 La fabbrica dei veleni<br />

11 Migrazioni e impurità<br />

12 La città di Kosovel e di Saba<br />

13 Libri: La parete<br />

14 Robin Hood<br />

15 Il pianeta giovani visto dai mass media<br />

17 Trasporti e ambiente<br />

18 Aida al confine<br />

19 Michele Crismani<br />

20 ... sull’ex “Maddalena”<br />

21 Alimentazione<br />

22 Cinema<br />

23 Teatri di confine<br />

24 Musica<br />

25 Shalom<br />

26 Levrieri: prigionieri della velocità<br />

29 Appuntamenti di luglio e agosto<br />

spett. Redazione di <strong>Konrad</strong>,<br />

sull’area dell’ex ospedale della Maddalena Dario Predonzan ha<br />

certamente ragione, ma le ragioni “speculative” dell’accordo di<br />

programma con Regione e Ass del 2001 furono profondamente diverse<br />

dalle ragioni del piano del 2006...<br />

Fabio Omero<br />

capogruppo del Partito democratico al Comune di Trieste<br />

Riportiamo integralmente la lettera di Omero a pag. 20<br />

e... passo la parola all’autore dell’articolo, Dario Predonzan<br />

Luciano Comida<br />

http://lucianocomida.blog.kataweb.it<br />

Omero aggiunge qualche ulteriore pennellata di nero ad un quadro già<br />

abbastanza buio.<br />

Osservo infatti che una speculazione edilizia rimane tale, con i suoi effetti<br />

nefasti sulla qualità urbana, anche se a motivarla sono ragioni “profondamente<br />

diverse”, come quelle che animavano l’accordo di programma del 2001.<br />

Perchè il punto fondamentale è che un’area di proprietà pubblica è stata<br />

venduta (per quanto) agli speculatori privati, senza ottenere in cambio quasi<br />

nulla, per quanto riguarda la vivibilità di quel pezzo di città.<br />

E per di più, lo si è fatto scavalcando – con lo strumento dell’accordo di<br />

programma - le normali regole urbanistiche, con quel minimo di trasparenza<br />

e di dibattito che un PRGC avrebbe imposto e che invece evidentemente<br />

disturbava qualcuno.<br />

Non credo proprio che ciò sia accaduto per una sfortunata combinazione<br />

astrale...<br />

Il resto è - ahimè – ordinaria amministrazione, nell’Italia dei conflitti di interesse<br />

allegramente ignorati (e anzi premiati dagli elettori).<br />

Si ripeterà tutto ciò anche altrove (aree del “Burlo” e della Fiera, ex caserma di<br />

via Rossetti, ecc.) Omero pare rassegnato a tale prospettiva. Ma è davvero<br />

inevitabile che sia sempre la speculazione immobiliare ad averla vinta,<br />

“valorizzando” a proprio profitto le aree - di proprietà pubblica - più appetibili<br />

della città, senza che i cittadini ne abbiano in cambio effettivi miglioramenti<br />

della qualità urbana Una recente trasmissione di “Report” ha documentato<br />

il sacco urbanistico avvenuto a Roma: Trieste, fatte le debite proporzioni, sta<br />

seguendo l’esempio della capitale<br />

Dario Predonzan<br />

Mensile di informazione<br />

di Naturalcubo s.n.c.<br />

Redatto<br />

dall’Associazione <strong>Konrad</strong><br />

Fax 1782090961<br />

info@konradnews.it<br />

www.konradnews.it<br />

Aut. Trib. di Udine n. 485<br />

del 5/9/80 Aut. fil. di Trieste<br />

Direttore editoriale<br />

Roberto Valerio<br />

Direttore responsabile<br />

Luciano Comida<br />

Pubblicità<br />

Alex Cibin<br />

cell. 340 4000934<br />

advertising@konradnews.it<br />

Hanno collaborato:<br />

Elisabetta Batich<br />

Giacomo e Nadia Bo<br />

Davide Casali<br />

Walter Chiereghin<br />

Michele Colucci<br />

Stefano Crisafulli<br />

Davorin Devetak<br />

Ilaria Ericani<br />

Agnese Ermacora<br />

Sergio Franco<br />

Davide Laugelli<br />

Alessandro Lombardo<br />

Giuseppe O. Longo<br />

Elena Mazza<br />

Luisella Pacco<br />

Boris Pahor<br />

Dario Predonzan<br />

Nicoletta Raineri<br />

Gianni Ursini<br />

Foto di copertina:<br />

Lysandra bellargus<br />

scattata da Roberto Valenti<br />

Grafica e stampa:<br />

Tip. Villaggio del Fanciullo<br />

Opicina - Trieste<br />

maeba@tipografiavdf.it<br />

Tiratura di questo numero<br />

20.000 copie<br />

Stampato su carta riciclata<br />

<strong>Konrad</strong> non é responsabile della<br />

mancata pubblicazione degli annunci<br />

o di eventuali inesattezze.<br />

<strong>Konrad</strong> inoltre non si assume la<br />

responsabilità dei contenuti degli<br />

annunci e degli spazi pubblicitari.<br />

Il rinvenimento del giornale in luoghi<br />

non autorizzati non é di responsabilità<br />

dell’editore.<br />

è vietata la riproduzione e l’utilizzazione<br />

esterna del materiale qui pubblicato,<br />

salvo espressa autorizzazione scritta<br />

dell’Editore.<br />

Informativa sulla legge che tutela la<br />

privacy. In conformità della legge 675/96<br />

sarà nostra cura inserire nell’archivio<br />

informatico della redazione i dati personali<br />

forniti, garantendone la massima<br />

riservatezza e utilizzandoli unicamente per<br />

l’invio del giornale.<br />

Ai sensi dell’art. 13 della legge 675/96<br />

i dati potranno essere cancellati dietro<br />

semplice richiesta da inviare alla<br />

redazione.<br />

Puoi scaricare il <strong>Konrad</strong> in formato pdf dal sito: www.konradnews.it


editoriale<br />

<strong>Konrad</strong><br />

luglio-agosto 2008<br />

<strong>LE</strong> <strong>MANI</strong> <strong>SULLA</strong> <strong>CITTà</strong><br />

Considerazioni estetiche ed etiche<br />

sui recenti interventi urbanistici<br />

Episodi come la spianatura del parco<br />

dell’ex ospedale Maddalena o la<br />

ristrutturazione in Piazza Libertà,<br />

con relativo abbattimento di piante<br />

secolari, trovano una loro naturale,<br />

anche se inascoltata, eco su queste<br />

pagine. Enumerare però i singoli<br />

episodi del saccheggio, perpetrato<br />

con ignorante protervia a danno della<br />

città da speculatori e amministratori<br />

uniti nell’infelice impresa, non basta<br />

a dare l’immagine complessiva di<br />

quanto regredisca mese dopo mese<br />

il paesaggio urbano di Trieste. La<br />

sua immagine è insidiata da interessi<br />

non sempre confessabili, da ignave<br />

complicità e da egoismi di casta.<br />

Gettare uno sguardo d’insieme sui<br />

fatti degli ultimi anni è sconfortante,<br />

per quanto riguarda il ruolo delle<br />

amministrazioni comunali, sia l’attuale<br />

che, in misura leggermente minore, la<br />

precedente.<br />

Una veduta d’assieme serve per<br />

rendersi conto che lo stillicidio di<br />

interventi dissennati sta s/formando<br />

una nuova Trieste: la città perde<br />

quotidianamente pezzi della sua<br />

identità, il più delle volte a vantaggio di<br />

pochi o pochissimi privilegiati, spesso<br />

unici fruitori di beni pubblici che<br />

dovrebbero, per definizione, essere a<br />

disposizione di tutti.<br />

Se io dovessi fornire un’immagine di<br />

quello che, concretamente, considero<br />

la mia patria, tale immagine sarebbe<br />

quella della linea che separa il mare<br />

dalla terra, che segna il discrimine<br />

tra natura e cultura, tra paesaggio<br />

naturale e architettonico, che sulle<br />

rive qualifica così significativamente le<br />

caratteristiche morfologiche, storiche e<br />

antropologiche di questa città.<br />

Uno spazio esiguo che apriva alla<br />

vista amplissime prospettive, cui<br />

sono legati i più remoti ricordi. Miei,<br />

ma certo anche di quasi ogni altro<br />

triestino. Provate a passeggiarvi ora.<br />

Camminerete nello spazio compreso<br />

tra una specie di autostrada urbana<br />

e il mare, in alcuni tratti ingabbiato<br />

oltre la rete che difende circoli nautici<br />

privati, come quello retrostante la<br />

pescheria e due dei<br />

tre lati (il terzo è in<br />

dirittura d’arrivo) del<br />

molo adiacente il<br />

cosiddetto “Salone<br />

degli incanti”. Vi<br />

farete un’idea<br />

abbastanza precisa<br />

di quale sia il<br />

sostrato ideologico<br />

che anima coloro<br />

che hanno cura<br />

dell’aspetto della<br />

città.<br />

Più avanti,<br />

all’imbarcadero<br />

prospiciente<br />

piazza Unità, il<br />

brutto gruppo<br />

bronzeo dedicato al<br />

bersagliere uscente<br />

dalle acque come un<br />

lagunare, collocato<br />

proprio sull’ombelico<br />

della città, è un’altra<br />

dolorosa conferma<br />

dell’insipienza di chi amministra e<br />

dovrebbe tutelare i beni architettonici,<br />

storici, artistici, ambientali e culturali di<br />

questa città.<br />

Non vorrei dare a queste<br />

considerazioni il senso di un<br />

aprioristico antagonismo rispetto<br />

al nuovo. Quando però tale nuovo<br />

assume le forme di una disordinata<br />

ed episodica rincorsa al “fare pur che<br />

sia”, ad approfittare di ogni occasione<br />

per reinventare spazi urbani al di fuori<br />

di ogni logica linea di sviluppo nella<br />

continuità e nel rispetto di quanto ci ha<br />

preceduto, è allora il caso di opporsi<br />

e di dichiarare il disgusto per quanto<br />

viene sciaguratamente producendosi.<br />

Qualche mese fa, assieme al direttore<br />

di questa rivista, attendevamo di<br />

essere ricevuti dalla presidente della<br />

Provincia per un’intervista. Dalle<br />

finestre della sala d’attesa di palazzo<br />

Galatti ho fatto osservare a Luciano<br />

come la gente che passava a piedi<br />

preferisse assieparsi sul marciapiede<br />

del palazzo delle Poste anziché<br />

transitare per la piazza di recente<br />

ristrutturata. Questa appariva del tutto<br />

– e giustamente – deserta. La scelta<br />

spontanea e probabilmente inconscia<br />

dei numerosi passanti appare<br />

rivelatrice e sfata le argomentazioni<br />

di chi intendesse difendere anche<br />

i più vandalici interventi urbanistici<br />

accampando questioni di gusto<br />

personale.<br />

La distruzione di Piazza Vittorio<br />

Veneto per consentire la creazione di<br />

un autorimessa sotterranea (privata,<br />

si capisce) è un altro episodio del<br />

saccheggio della città cui stiamo<br />

assistendo. Anche qui alberi divelti,<br />

anche qui architetture anodine e<br />

posticce, anche qui lo snaturamento<br />

di uno spazio preesistente omogeneo<br />

e coeso, anche qui l’esproprio di un<br />

bene comune in favore dell’utilità di<br />

pochi.<br />

Parlare della rinnovata Piazza Goldoni<br />

significa compiere qualcosa di assai<br />

analogo allo sparare sulla croce<br />

rossa. A cominciare dal monumento<br />

al CD che si erge nel mezzo, la piazza<br />

tagliata in due da quel nostrano muro<br />

della vergogna, con le sue intermittenti<br />

cascatelle, con l’alettante visione di<br />

eleganti cassoncini di una improbabile<br />

raccolta differenziata esposti in bella<br />

fila sul lato probabilmente più visibile<br />

della piazza, con i pili lignei sui quali<br />

nessuna bandiera avrebbe piacere di<br />

esporsi allo sguardo, con le dozzine<br />

di semafori che interromperebbero<br />

ogni velleità di passeggio ove mai<br />

a qualcuno venisse in mente di<br />

compierlo in quello spazio ormai<br />

del tutto sequestrato alla logica, la<br />

piazza ormai è divenuta tutt’intera<br />

un monumento allo sforzo di<br />

deturpamento che sembra il tratto<br />

distintivo del nostro presente.<br />

Né lo scempio, in particolare quello di<br />

razionalità, si arresta negli spazi meno<br />

baricentrici e più riposti del centro<br />

città. Le laterali della Via del Lazzaretto<br />

Vecchio cantate da Saba, per dirne<br />

una, costituiscono un modello<br />

probabilmente unico in Europa in cui,<br />

allargando a dismisura i marciapiedi, si<br />

è ridotta la carreggiata ad uno stretto<br />

passaggio per impedire il parcheggio<br />

delle automobili (e per consentire a<br />

un buffet di allestire i tavoli all’aperto,<br />

altro illuminante esempio di trionfo<br />

dell’interesse privato su quello<br />

pubblico).<br />

Anche negli sporadici casi dove<br />

la mutazione urbanistica sembra<br />

essere partorita da un pensiero meno<br />

demenziale o addirittura, com’è nel<br />

caso di alcune isole pedonali, da<br />

un disegno razionale e rispettoso<br />

dell’ambiente e del benessere dei<br />

cittadini, si è provveduto a intorbidare<br />

il poco ben fatto con vezzeggiamenti<br />

con pretesa di monumentalità e del<br />

tutto strampalati. Vedasi la fontana<br />

all’inizio di Viale XX settembre, vedasi<br />

i bronzei richiami ai nostri maggiori<br />

scrittori piantati qui e là a grandezza<br />

un po’meno che naturale.<br />

Fortunatamente le attenzioni dei<br />

rimodellatori dei nostri spazi urbani


si limitano quasi esclusivamente a<br />

un paio d’ettari attorno alla Piazza<br />

Unità, a riprova di una loro visione<br />

della città di sapore strapaesano,<br />

come è testimoniato dal fatto che,<br />

quasi fossimo un paesone di ottomila<br />

abitanti, i principali uffici cittadini<br />

(Comune, Regione e Palazzo del<br />

Governo) si affacciano tutti su una<br />

medesima piazza. Fortunatamente, la<br />

cattedrale è fuori portata.<br />

Al di là di quel disgraziato perimetro<br />

centrale, nella zona semiperiferica<br />

e nelle periferie propriamente dette<br />

non si spinge lo sguardo rapace e<br />

iconoclasta degli amministratori. Qui,<br />

al più, sotto gli occhi di pochi residenti,<br />

si estingue quotidianamente il poco<br />

verde superstite a vantaggio del<br />

cemento, in una silente irrisione delle<br />

ragioni del benessere collettivo.<br />

Poco o nulla si è fatto negli ultimi<br />

anni, con qualche isolata sporadica<br />

eccezione anche positiva, come ad<br />

esempio è stato il riassetto di Piazza<br />

Puecher. Per il resto, solo parcheggi<br />

sotterranei voluti dall’iniziativa privata,<br />

costati anni di lavoro e di disagi per<br />

tutti a vantaggio di alcuni. Magari,<br />

com’è stato per Piazza San Giacomo,<br />

accompagnando l’inaugurazione degli<br />

spazi restituiti alla fruizione collettiva<br />

da qualche estemporaneo divieto in<br />

più, come quello di condurvi i cani.<br />

Più oltre, nelle periferie, il perdurare<br />

dell’assenza di piazze che<br />

costituiscono un luogo di aggregazione<br />

sociale, quartieri di decine di migliaia<br />

di abitanti privi di qualsiasi spazio<br />

condiviso, giganteschi dormitori<br />

deprivati ormai anche della presenza<br />

di botteghe, per lasciare posto alla<br />

grande distribuzione che avanza<br />

con la sua razionalizzazione di costi<br />

e di spazi, ma anche con la sua<br />

spersonalizzazione dei rapporti umani.<br />

Sarebbe, tra l’altro, da chiedere conto<br />

del perché, in una città in costante<br />

regresso demografico da mezzo<br />

secolo e passa, si continui a costruire<br />

casermoni periferici lasciando vuoti<br />

per decenni edifici in posizione più<br />

centrale, com’è stato il vergognoso<br />

caso di Cittavecchia.<br />

È così che ogni nuova mossa<br />

dell’amministrazione comunale<br />

ingenera sospetti e aprioristiche<br />

contrarietà, com’è nel caso del nuovo<br />

ponte che si vuole costruire sul<br />

canale. Altro esempio di soldi non solo<br />

buttati, ma investiti al contrario per<br />

peggiorare l’estetica di uno dei luoghi<br />

più caratteristici della città, com’è<br />

evidente a chi posi lo sguardo sulla<br />

prospettiva che dal mare conduce alla<br />

facciata neoclassica di Sant’Antonio.<br />

Qui l’unico intervento possibile<br />

dovrebbe semmai suggerire, com’era<br />

stato per un bel progetto dell’architetto<br />

Gigetta Tamaro negli anni Novanta, di<br />

prolungare fino al sagrato della chiesa<br />

lo specchio d’acqua che oggi si vuole<br />

invece frammentare ulteriormente con<br />

il ripristino di un ponte a suo tempo,<br />

assai opportunamente, cancellato dalla<br />

topografia del luogo.<br />

In un panorama così inquietante,<br />

l’indifferenza e la passività di larga<br />

parte dei cittadini rispetto alla<br />

pluralità di scempi che si vengono<br />

consumando a danno di quel bene<br />

condiviso che è la valenza estetica<br />

della città assume risvolti che sfumano<br />

dall’estetica nell’etica. Un silenzioassenso<br />

che, segnatamente da parte<br />

del ceto intellettuale della città, sembra<br />

giustificare la prosecuzione su questa<br />

nefasta strada lastricata di cattivo<br />

gusto, di disprezzo per i valori della<br />

cultura, di pressappochismo nelle<br />

scelte urbanistiche, quando non di<br />

connivenza con la più miope e rapace<br />

speculazione edilizia. Ci piacerebbe<br />

che qualche esperto della materia,<br />

qualche illustre accademico, qualche<br />

artista, qualche critico, qualche storico<br />

dell’arte prendesse una risoluta<br />

posizione in difesa dei valori anche<br />

estetici che la città racchiude in sé,<br />

anche a costo di risultare sgradito ai<br />

manovratori. In fin dei conti, sarebbe<br />

proprio questo il ruolo che la società<br />

assegna loro.<br />

Walter Chiereghin<br />

Gli alberi di Piazza Libertà<br />

<strong>Konrad</strong><br />

luglio-agosto 2008<br />

Il Comitato di Piazza Libertà è stato costituito non perchè sia uno sport di moda fra i cittadini<br />

di Trieste, ma perchè ci troviamo ancora una volta davanti ad una decisione presa dall’alto,<br />

che comprometterebbe seriamente l’immagine della “cartolina d’ingresso della città”, come<br />

il nostro Sindaco ama definire Piazza Libertà. Il progetto preliminare di riqualificazione<br />

della piazza, che è stato approvato in Consiglio Comunale, non è molto gradito a Dipiazza,<br />

visto che si è astenuto dal voto; ci aveva infatti ascoltato ed aveva trovato ragionevoli le<br />

nostre perplessità rispetto al progetto. Vogliamo esporle ai cittadini in modo da informarli<br />

su quanto si sta deliberando, affinché possano opporsi tramite le firme che ci accingiamo<br />

a raccogliere. L’intento principale del progetto sta nello snellire il futuro traffico, previsto in<br />

relazione all’apertura del Silos, ma le 7-8 corsie destinate alle macchine, previste nella zona<br />

adiacente a via Ghega, servono solo ad accorpare in una sorta di autostrada le comode<br />

direttrici che attualmente ruotano attorno al giardino in senso unico. Inoltre la variante in<br />

questione risulterebbe scollegata da un piano generale del traffico, ancora da definirsi.<br />

Il punto nodale della questione è quindi la nuova piattaforma pedonale di fronte<br />

alla stazione. Ma a chi giova Non ci risultano città in cui il fronte-stazione sia stato<br />

pedonalizzato, anzi, poiché di solito si tratta di un’area a rischio, viene dotato di fermate<br />

di autobus e taxi, visto che i viaggiatori non pensano a portare a spasso le valigie ma a<br />

trovare un mezzo di trasporto. Il risultato di questa trasformazione della viabilità sarebbe una<br />

drastica riduzione del giardino (con il taglio di un numero imprecisato di alberi) stravolgendo<br />

l’impianto della piazza storica. Anche la fruizione da parte dei cittadini della parte alberata,<br />

decurtata di una decina di metri, sarebbe ulteriormente scoraggiata dalla necessità di<br />

servirsi di un lungo sottopassaggio. Poiché il regolamento sul Verde Pubblico autorizza<br />

l’abbattimento di alberi di grandi dimensioni solo in casi di effettivo interesse pubblico,<br />

chiediamo che ci venga dimostrata l’impellente necessità di questo progetto. E che non si<br />

continui ad offendere l’intelligenza dei cittadini paragonando la funzione estetica e salutare<br />

di piante monumentali con una pur nutrita batteria di scarni alberelli da impiantare lungo i<br />

marciapiedi. In conclusione, poiché non ravvisiamo alcuna “pubblica utilità” a cui sacrificare<br />

gli alberi di cui parla il progetto, chiediamo che, per una volta, si ascolti il parere dei cittadini<br />

(abbiamo già 1500 firme a suffragarlo) e non si proceda con la distruzione dell’ennesima<br />

piazza storica in nome della “politica del fare”.<br />

Ilaria Ericani<br />

portavoce del Comitato per la Salvaguardia degli Alberi di Piazza Libertà<br />

Il Comitato si propone di realizzare una serie di iniziative per opporsi all’abbattimento degli<br />

Alberi in Piazza Libertà. Puoi telefonare allo 040 413132 per avere informazioni su dove<br />

firmare la petizione e sulle altre iniziative che si vogliono realizzare.


L’atomo del cavaliere<br />

L’incerto futuro energetico dell’Italia, tra furore ideologico<br />

nuclearista e pressappochismo della politica<br />

<strong>Konrad</strong><br />

luglio-agosto 2008<br />

la vignetta di Colucci<br />

Il “giacimento risparmio”<br />

Uno studio dell’ANPA, oggi APAT (Agenzia<br />

Protezione Ambiente e Territorio) del<br />

1999 stimava il potenziale di risparmio<br />

nel settore dell’elettricità in Italia, pari al<br />

46 per cento (quasi metà!) dei consumi<br />

previsti nel 2010, a parità di servizio<br />

reso all’utenza. Si tratta di 153 TWh, cioè<br />

l’equivalente della produzione annua di<br />

22 (!) centrali nucleari da 1.000 MW di<br />

potenza.<br />

Restando nel settore elettrico, il Piano<br />

Energetico del Friuli Venezia Giulia,<br />

approvato nel 2007, stima per la nostra<br />

Regione un potenziale di risparmio<br />

complessivo al 2010 pari a 4.600 GWh<br />

(equivalente alla produzione di una<br />

centrale da 6-700 MW), mentre i consumi<br />

complessivi di elettricità nel 2006<br />

hanno superato di poco i 10.000 GWh.<br />

Il Friuli Venezia Giulia detiene del resto<br />

– da parecchi anni - il primato italiano<br />

dei consumi elettrici pro capite: 8.297<br />

KWh/anno nel 2006, il 54 per cento in più<br />

della media nazionale. Un record dovuto<br />

soprattutto al comparto industriale<br />

energivoro e in buona parte obsoleto.<br />

Potenziali analoghi di risparmio esistono<br />

anche in altri settori, come quello del<br />

riscaldamento domestico. L’Agenzia “Casa<br />

Clima” della Provincia di Bolzano, che da<br />

anni promuove la realizzazione di edifici<br />

energeticamente efficienti, ha calcolato<br />

che un’abitazione di 100 mq di “classe<br />

A” (le più efficienti) nel 2007 – quando il<br />

petrolio costava tra i 60 e i 70 dollari al<br />

barile – richiedeva la spesa di circa 300<br />

Euro all’anno per il riscaldamento, una<br />

di “classe B” (un po’ meno efficiente) 500<br />

Euro, mentre una costruita negli anni tra<br />

i ’50 e gli ’80 ne richiedeva 2.000 e anche<br />

più. Cifre da rivedere, in aumento e a<br />

favore delle case più efficienti, oggi che il<br />

petrolio (ed il metano, che segue lo stesso<br />

trend di aumento) viaggia ben oltre i 130<br />

dollari al barile.<br />

Ce n’è abbastanza, insomma, per<br />

concludere che un Paese come l’Italia<br />

può uscire dall’emergenza dei costi<br />

crescenti dei combustibili – e attenuare<br />

la dipendenza dalle importazioni –<br />

soprattutto sfruttando appieno l’enorme<br />

“giacimento” rappresentato dagli sprechi<br />

e dalle inefficienze nell’uso delle diverse<br />

fonti di energia.<br />

In questa direzione andrebbero quindi<br />

orientati gli sforzi dei pubblici poteri e<br />

del mondo economico, poiché – come<br />

dimostrano tutti gli studi nel settore – gli<br />

investimenti nell’efficienza e nel risparmio<br />

di energia sono di gran lunga i più<br />

remunerativi, rispetto ad ogni possibile<br />

investimento nella semplice ricerca di<br />

fonti alternative al petrolio, al metano ed<br />

al carbone.<br />

C’è però una ragione in più per farlo, al di<br />

là del mero dato economico.<br />

Minori consumi = ambiente difeso<br />

Bruciare i combustibili fossili implica<br />

infatti l’emissione dei prodotti di<br />

combustione, dalle “normali” sostanze<br />

inquinanti (ossidi di azoto e di<br />

zolfo, polveri, idrocarburi policiclici<br />

cancerogeni, ecc.) ai cosiddetti “gas<br />

serra” (anidride carbonica in primis),<br />

responsabili dei mutamenti climatici che<br />

stanno già cambiando – in peggio – la<br />

faccia del pianeta.<br />

Investire nel risparmio e nell’uso razionale<br />

dell’energia, riducendo il consumo<br />

di combustibili, rappresenta perciò<br />

un’evidente esigenza ambientale.<br />

Del resto, nel momento in cui la<br />

prospettiva della “decrescita” appare<br />

essere il nuovo paradigma in grado<br />

di riconvertire un sistema economico<br />

impazzito e privo di prospettive reali a<br />

lungo (e forse anche a medio) termine, è<br />

difficile negare che i primi a decrescere<br />

– di molto, e presto - dovrebbero essere<br />

proprio gli sprechi, a cominciare da<br />

quelli di energia e di combustibili fossili.<br />

Viceversa, il paradigma prevalente nel<br />

mondo politico ed economico, una vera<br />

e propria ideologia fondata su assunti<br />

irrazionali, rimane quello della crescita<br />

indefinita: del PIL, dei consumi di materie<br />

prime e di energia e – quindi – anche<br />

degli sprechi e dell’inquinamento.<br />

L’irrazionale ventata nuclearista<br />

Poca meraviglia, quindi, se – come già<br />

dopo gli choc petroliferi degli anni ’70 - di<br />

fronte alla nuova impennata dei prezzi<br />

del petrolio (e del metano), la risposta<br />

di alcuni Governi è il ricorso, o meglio<br />

l’annuncio del ricorso, al nucleare. Come<br />

ha fatto Berlusconi.<br />

Nel caso dell’Italia giocano anche altri<br />

fattori, oltre all’incapacità (culturale e<br />

psicologica, prima ancora che politica)<br />

di liberarsi del feticcio della crescita: la<br />

volontà di rivalsa dei tanti sconfitti dalla<br />

vittoria del “No” al referendum del 1987,<br />

numerosi nel mondo politico, nel mondo<br />

scientifico, nelle categorie economiche,<br />

nei sindacati e nei media. Inoltre, la<br />

sempre più marcata subordinazione<br />

della politica – cioè dei maggiori partiti<br />

– agli interessi, ai valori, all’ideologia<br />

dei poteri economici (che controllano<br />

anche i maggiori organi d’informazione),<br />

Confindustria in testa.<br />

Gli assunti di base sono infatti identici<br />

a quelli che sostennero la “ventata”<br />

nuclearista di trent’anni fa, concretizzata<br />

nel piano energetico proposto nel 1975<br />

dall’allora ministro Donat Cattin e redatto<br />

dall’ENEL (prevedeva tra l’altro 20 centrali<br />

nucleari da 1.000 MW, una delle quali a<br />

Fossalon di Grado): riduzione dei costi<br />

dell’energia elettrica e della dipendenza<br />

dalle importazioni di idrocarburi. Unica<br />

aggiunta: il contributo alla riduzione delle<br />

emissioni di “gas serra”.<br />

In realtà, basterebbe analizzare i<br />

dati forniti dalle principali agenzie<br />

energetiche e di ricerca internazionali<br />

e italiane, per scoprire che: 1) le<br />

centrali nucleari non sono decisive<br />

per la riduzione delle emissioni di<br />

“gas serra”, se si considera l’enorme


Immagine<br />

satellitare della<br />

centrale nucleare<br />

slovena di Krsko.<br />

Il fiume che appare<br />

nella parte bassa<br />

della foto ed è<br />

utilizzato per il<br />

raffreddamento<br />

dell’impianto,<br />

è la Sava.<br />

dispendio di energia (e le conseguenti<br />

emissioni) necessario per produrre i<br />

materiali occorrenti per la costruzione<br />

degli impianti, per la produzione del<br />

combustibile, per il trattamento delle<br />

scorie radioattive, ecc.; 2) il costo<br />

dell’elettricità prodotta con il nucleare<br />

non è neppure competitivo con quello<br />

di altre fonti, se si tiene conto di tutto il<br />

ciclo di vita delle centrali, come dimostra<br />

il fatto che negli Stati Uniti – dove tutti<br />

i produttori di energia elettrica sono<br />

privati – non si costruiscono nuove<br />

centrali nucleari dalla fine degli anni<br />

’70 (i costi del KWh nucleare sono stati<br />

artificialmente ridotti, in alcuni Paesi,<br />

accollando alle casse pubbliche i costi<br />

della dismissione delle centrali obsolete<br />

e dello smaltimento delle scorie); 3) non<br />

sono affatto risolti – neppure dalle<br />

centrali di “terza generazione” sulle quali<br />

sembra puntare il Governo italiano – i<br />

problemi relativi alla sicurezza degli<br />

impianti nucleari e allo smaltimento<br />

definitivo delle scorie radioattive<br />

che tutte le centrali, anche le più<br />

moderne, producono (l’Italia non sa<br />

gestire correttamente neppure i rifiuti<br />

urbani…); 4) l’uranio estraibile nel<br />

mondo consente, ai ritmi di consumo<br />

attuali, un’autonomia di soli 40-50<br />

anni, ricreando perciò una situazione<br />

analoga a quella prevista per il petrolio<br />

ed il metano; 5) le centrali nucleari<br />

producono soltanto elettricità, che<br />

rappresenta circa il 15 per cento degli usi<br />

finali dell’energia, mentre la gran parte<br />

degli altri usi (riscaldamento, trasporti,<br />

ecc.) continuerebbe a ricorrere a fonti<br />

diverse, per lo più ai combustibili fossili.<br />

Argomenti razionali, che difficilmente<br />

scalfiranno la fede dei nuclearisti del terzo<br />

millennio nei propri dogmi ideologici.<br />

Dogmi, del resto, funzionali agli interessi<br />

dei produttori-venditori di elettricità e di<br />

centrali, per i quali la priorità non è certo<br />

il risparmio energetico, anzi…<br />

Atomo o rigassificatori O entrambi<br />

Nel nostro angolo d’Italia, le parole<br />

d’ordine nucleariste di Berlusconi & co si<br />

intrecciano inevitabilmente con l’annoso<br />

problema della centrale slovena di Krško<br />

(al centro di un incidente – per fortuna<br />

modesto – ai primi di giugno) e con<br />

quello dei rigassificatori per GNL.<br />

Su Krško, prima un affannarsi di politici<br />

locali a rassicurare che “è tutto sotto<br />

controllo” (gli austriaci invece ribadiscono,<br />

come fanno da un ventennio, che<br />

l’impianto va chiuso), poi il coup de<br />

théâtre di Tondo che corre a Lubiana<br />

per proporre che la Regione partecipi<br />

al progetto di raddoppio della centrale.<br />

Quasi la stessa proposta avanzata un<br />

anno fa D’Alema (a nome dell’ENEL), nel<br />

quadro di un accordo “strategico” con<br />

la Slovenia che includesse anche un<br />

rigassificatore a Trieste.<br />

C’è chi, come il sen. Antonione (PDL),<br />

dichiara di preferire al rigassificatore<br />

una centrale nucleare “sul nostro<br />

territorio”, chi invece come l’on. Rosato<br />

(PD) plaude soprattutto al decisionismo<br />

pro GNL – ma anche pro nucleare - del<br />

neo sottosegretario all’ambiente Menia<br />

(lo stesso che fino a pochi giorni fa<br />

denunciava il pericolo della “centrale di<br />

vecchia tecnologia sovietica” di Krško salvo<br />

scoprire, buon ultimo, che è tecnologia<br />

dell’americana Westinghouse…).<br />

In un delirio di pressappochismo, non<br />

viene in mente a nessuno che occorra<br />

prima di tutto un serio piano energetico –<br />

atteso invano da decenni – né che questo<br />

piano dovrebbe porsi in primo luogo<br />

l’obiettivo del risparmio e dell’efficienza<br />

energetica.<br />

Dulcis in fundo, trapela ad arte la notizia<br />

che la Commissione VIA ministeriale<br />

ha espresso parere positivo sul<br />

rigassificatore di Trieste. Come saranno<br />

state superate le tante e gravi carenze<br />

del progetto, relativamente agli impatti<br />

ambientali e alla sicurezza, segnalate<br />

anche dalla Regione nel giugno 2007<br />

Mistero: toccherà chiedere lumi a Menia.<br />

Non è improbabile, insomma, che da<br />

queste parti si finisca per avere sia una<br />

doppia centrale nucleare a Krško, sia un<br />

rigassificatore a pochi metri dalle case<br />

a Trieste (al posto della Ferriera, dice il<br />

sindaco Dipiazza, ma c’è da credergli).<br />

Dario Predonzan<br />

Nel sito www.wwf.it/friuliveneziagiulia.<br />

it è disponibile il rapporto di<br />

Greenpeace, Legambiente e WWF “Il<br />

nucleare non serve all’Italia”, mentre<br />

altro materiale sui temi dell’energia<br />

si trova nella sezione “documenti” del<br />

medesimo sito<br />

<strong>Konrad</strong><br />

luglio-agosto 2008


un magistrato a palaz<br />

Intervista a Felice Casson<br />

Il Senatore<br />

Felice Casson<br />

<strong>Konrad</strong><br />

luglio-agosto 2008<br />

A Trieste per la presentazione, organizzata<br />

dal Circolo di studi politico-sociali “Che<br />

Guevara”, del suo libro “La fabbrica dei<br />

veleni” (che recensiamo a pagina 10),<br />

Felice Casson ha rievocato le vicende<br />

dell’inchiesta da lui condotta contro<br />

la Montedison e l’Enichem di Porto<br />

Marghera, alla fine dell’iter processuale<br />

risultate colpevoli della morte per cancro<br />

di 157 loro dipendenti, di 120 discariche<br />

abusive per oltre 5 milioni di metri cubi<br />

di rifiuti tossici sversati nelle acque della<br />

Laguna. Il processo contro il colosso della<br />

chimica italiana, iniziato nel 1998, ha<br />

messo a nudo l’indifferenza dell’industria<br />

nei confronti dell’ambiente e della vita<br />

stessa dei propri dipendenti e si è concluso<br />

nel 2004 con la condanna definitiva<br />

di numerosi dirigenti di Enichem e<br />

Montedison.<br />

Senatore Casson,<br />

come è nata<br />

la vicenda del<br />

Petrolchimico.<br />

O meglio: come<br />

è nata la sua<br />

indagine<br />

Tutto, per me, ebbe<br />

inizio nell’agosto<br />

del 1994. S lavora<br />

bene, in agosto:<br />

niente avvocati,<br />

udienze sospese,<br />

proprio il periodo<br />

ideale per buttare<br />

avanti un po’ di<br />

lavoro. Si presenta<br />

da me Gabriele<br />

Bortolozzo, un<br />

operaio del<br />

petrolchimico di Marghera, che mi<br />

consegna un esposto che denunciava<br />

i rischi cui era sottoposto chi lavorava<br />

alla produzione del cloruro di polivinile,<br />

che con la sigla Pvc è una delle materie<br />

plastiche più diffuse al mondo. Le<br />

dirò che, leggendo la sua denuncia ed<br />

ascoltandolo, la mia prima reazione fu di<br />

incredulità.<br />

Evidentemente, in seguito, ha<br />

cambiato opinione.<br />

Certo, ma in quel primo momento<br />

mi sembrava impossibile che grandi<br />

industrie come la Montedison o<br />

l’Enichem potessero avere il cinismo<br />

di far lavorare, sostanzialmente senza<br />

protezioni, i propri operai in ambienti<br />

saturi di cloruro di vinile monomero<br />

(cvm), sostanza di cui è provata la<br />

cancerosità. E mi sembrava impossibile<br />

che per tanti anni nessun organismo di<br />

controllo, nemmeno la magistratura,<br />

fossero intervenuti con decisione.<br />

Come si è mosso per arrivare<br />

all’incriminazione dei dirigenti<br />

colpevoli dell’inquinamento e degli<br />

omicidi bianchi in fabbrica<br />

Come può immaginare, non si è trattato<br />

di un’indagine semplice. Bisognava<br />

innanzitutto mettere in relazione quelle<br />

morti e le patologie dalle quali erano<br />

stati colpiti oltre trecento operai con<br />

l’uso del cvm, poi verificare il sussistere<br />

della consapevolezza della pericolosità<br />

del prodotto per l’organismo da parte<br />

dei responsabili dell’azienda e della<br />

sicurezza, e infine superare una quantità<br />

di ostacoli procedurali e sostanziali che<br />

la controparte processuale metteva<br />

in campo. Pensi che loro potevano<br />

permettersi di pagare venti volte di<br />

più i periti di parte di quanto potessi<br />

fare io. E ci sono stati casi di esperti<br />

sottratti alla audizione in dibattimento,<br />

sostanzialmente pagati per non fare<br />

nulla.<br />

La sua indagine, al di là di questo<br />

aspetto agghiacciante degli omicidi<br />

bianchi, aveva anche un’altra vittima,<br />

che era l’ambiente, coi rifiuti tossici<br />

scaricati nelle acque della laguna di<br />

Venezia.<br />

Certo, un danno incalcolabile ad un<br />

ambiente naturale di per sé delicato<br />

ed in difficile equilibrio ecologico.<br />

Quella dei reati ambientali era però una<br />

battaglia persa in partenza, quantomeno<br />

dal punto di vista della sanzione.<br />

Lei non mi sembra per nulla un tipo<br />

arrendevole. Come mai si trattò di una<br />

battaglia persa in partenza<br />

Vede, per le contravvenzioni nei<br />

confronti dell’ambiente (sono veri<br />

e propri reati, ma tecnicamente si<br />

chiamano contravvenzioni) i tempi di<br />

prescrizione erano di quattro anni e<br />

mezzo: un intervallo temporale che di<br />

fatto impedisce, con tutta la più diligente<br />

solerzia da parte dell’inquirente, di<br />

addivenire ad un utile risultato prima<br />

della scadenza dei termini. La necessità<br />

di comprovare e documentare il reato<br />

commesso, il più delle volte, impedisce<br />

di arrivare persino al giudizio di primo<br />

grado in tempi utili. Così è stato anche<br />

per il processo del Petrolchimico,<br />

dove pure il danno sociale e quello<br />

incalcolabile patito dall’ambiente sono<br />

stati di dimensioni catastrofiche.<br />

Risulta persino difficile, anche<br />

oggi, dopo le condanne passate in<br />

giudicato, che sia potuto accadere una<br />

così clamorosa violazione non solo<br />

delle leggi, ma anche, se consente, dei<br />

più elementari dettati etici da parte<br />

di una delle più grandi aziende del<br />

Paese.<br />

Se andiamo a cercare nelle loro<br />

causali profonde i moventi di quei<br />

comportamenti criminali li troviamo<br />

nella preminenza data al profitto<br />

che gode, agli occhi di qualcuno, di<br />

una posizione di assoluto privilegio<br />

rispetto ad ogni altra considerazione.<br />

Dall’altra parte, abbiamo l’art. 41 della<br />

nostra Costituzione che, nel primo<br />

comma, sancisce la libertà dell’iniziativa<br />

economica privata, ma in quello<br />

successivo stabilisce che essa “non può<br />

svolgersi in contrasto con l’utilità sociale<br />

o in modo da recare danno alla sicurezza,<br />

alla libertà e alla dignità umana”.<br />

Vi è spesso, com’è stato il caso del<br />

Petrolchimico, la tendenza a valorizzare<br />

il primo comma di quell’articolo,<br />

dimenticandosi completamente del<br />

secondo.<br />

Parliamo ancora dell’istruttoria e<br />

degli ostacoli che ha trovato sul suo<br />

cammino. C’è stato un momento di<br />

svolta<br />

Ce ne fu più d’uno, via via che potevo<br />

trovare le prove documentali della<br />

consapevolezza nei vertici aziendali<br />

della nocività delle lavorazioni che si<br />

effettuavano a Marghera e, d’altra parte,<br />

dell’incuria per gli aspetti di prevenzione<br />

e in generale delle norme di sicurezza<br />

per i lavoratori. In un documento<br />

interno, riguardo al budget dei servizi<br />

di manutenzione si raccomandava<br />

ai dirigenti di spendere solo se<br />

“assolutamente, comprovatamente<br />

necessario”, assumendosi anche il rischio<br />

di guasti. A volte mi sembrava di essere<br />

in un film, come quando ho trovato, nel<br />

poderoso archivio di un giovane ma<br />

combattivo avvocato statunitense, Billy<br />

Bagget, che aveva a lungo sostenuto<br />

battaglie legali contro le multinazionali<br />

americane produttrici di pvc, un<br />

documento scritto in caratteri cirillici.<br />

Cosa ci faceva un documento scritto<br />

in russo nell’archivio di un avvocato<br />

americano Alla fine lo feci tradurre e<br />

scoprii che si trattava della relazione di<br />

uno scienziato sovietico che attestava<br />

la nocività del cvm. Il documento era<br />

datato 1949!<br />

Al mio amico Gianni, che cura la<br />

rubrica di cinema per <strong>Konrad</strong>,<br />

verrebbe sicuramente in mente il film<br />

Erin Brockovich, dove Julia Roberts<br />

interpreta una caparbia assistente<br />

di uno studio legale in lotta, come<br />

lei, con una potente multinazionale<br />

della chimica. Lai ha trovato sulla sua<br />

strada ostacoli analoghi<br />

Sì. Di alcuni, come nel film che lei ha<br />

citato, si può persino sorridere, come<br />

quando gli esperti dell’Enichem,alla mia<br />

richiesta di interrogare un consulente<br />

inglese, Brian Bennet, responsabile<br />

del registro internazionale degli<br />

angiosarcomi, mi dissero costernati<br />

che ciò non era possibile, perché il prof.<br />

Bennet era deceduto. Una mia naturale<br />

diffidenza da ex giudice istruttore<br />

mi suggerì però di chiederne notizie<br />

a Scotland Yard tramite l’Interpol e<br />

qualche giorno dopo ero seduto in un<br />

ufficio giudiziario della contea in cui<br />

abitava Bennet a parlare con lui (non col


zo madama<br />

<strong>Konrad</strong><br />

luglio-agosto 2008<br />

suo fantasma) e ad avere conferma di<br />

alcune mie tesi.<br />

Divertente assai. Però avrà trovato<br />

di fronte a sé anche difficoltà ben più<br />

gravi.<br />

Può ben dirlo. Prima di tutto il ricatto<br />

implicito dell’occupazione: se disturbate<br />

il manovratore, si chiude la fabbrica<br />

e gli operai sono in mezzo a una<br />

strada. Di questo ricatto aziendale<br />

sono naturalmente vittime i lavoratori,<br />

ma anche le loro organizzazioni<br />

sindacali. E poi, naturalmente, tutta<br />

l’illimitata capacità economica messa<br />

in campo dalla difesa, collegi di difesa<br />

composti tutti di avvocati di grido,<br />

consulenti scientifici strapagati, organi<br />

d’informazione mobilitati.<br />

Naturalmente lei ha dovuto avvalersi<br />

di molti periti di diversi ambiti<br />

scientifici, medici, chimici, esperti<br />

della sicurezza. Il loro ruolo era<br />

essenziale nella sua inchiesta. Ne ha<br />

ricavato l’impressione che la scienza<br />

sia neutrale, uno strumento adeguato<br />

a chiarire la realtà dei fatti<br />

È evidente che il ruolo degli uomini di<br />

scienza, in un’inchiesta come quella di<br />

cui stiamo parlando è fondamentale. E<br />

uomini di scienza erano da entrambe le<br />

parti, a confutare le tesi e gli assunti della<br />

parte avversa. Alla fine, ne ho ricavato<br />

la convinzione che sia importante avere<br />

una ricerca autonoma e indipendente,<br />

pubblica, finanziata dallo Stato, perché le<br />

possibilità di inquinare persino la ricerca<br />

scientifica da parte di soggetti privati<br />

molto forti economicamente è un rischio<br />

da non sottovalutare per nulla.<br />

Immagino che il momento di<br />

maggiore amarezza per lei e per le<br />

parti civili sia stata la sentenza di<br />

primo grado, che ha mandato assolti<br />

tutti gli imputati.<br />

È stato in effetti un momento di terribile<br />

sconforto. I giudici che componevano il<br />

collegio, dei quali non ho citato il nome<br />

nel mio libro, hanno ignorato leggi ed<br />

elementi di prova fondamentali ed alla<br />

fine il risultato è stato quella incredibile<br />

sentenza del due novembre 2001, il<br />

giorno dei morti: assolto per non aver<br />

commesso il fatto, assolto perché il fatto<br />

non costituisce reato, insufficienza di<br />

prove… una pagina veramente nera.<br />

Unico risultato tangibile di quel primo<br />

grado è il risarcimento alle vittime e<br />

ai familiari, oltre settanta miliardi di lire<br />

distribuiti dall’azienda, in un’implicita<br />

ammissione di colpevolezza, per indurli a<br />

ritirare la costituzione di parte civile.<br />

Per fortuna i giudici d’appello hanno<br />

fatto con coscienza e competenza il<br />

loro lavoro. In secondo grado non è stata<br />

fornita alcuna prova in più rispetto<br />

a quelle esibite al Tribunale, ma loro<br />

hanno avuto lo scrupolo di rileggere<br />

criticamente il milione e mezzo di fogli<br />

che costituivano la storia di quella<br />

vicenda ed alla fine i responsabili sono<br />

stati condannati. Condanna confermata,<br />

nel 2004, dalla Cassazione.<br />

Nel 2005 è terminata una fase<br />

importante della sua vita: lei ha<br />

lasciato la magistratura per dedicarsi<br />

all’attività politica. Era meglio prima<br />

o adesso<br />

È una vita diversa. Ho fatto una scelta<br />

e sono molto soddisfatto del cambio.<br />

Ragiono comunque sempre con la stessa<br />

testa e cerco di tutelare, comunque, i<br />

medesimi interessi.<br />

Ma non era più efficace, se non più<br />

semplice, farlo da magistrato<br />

No, ritengo di poter fare altrettanto se<br />

non di più nel mio ruolo di parlamentare.<br />

Sa, bisogna valutare le cose dall’interno<br />

e devo dire che anche in questa nuova<br />

fase della mia vita ho avuto modo di<br />

lavorare su cose di non secondario<br />

interesse: ad esempio, in commissione<br />

giustizia mi sono occupato della<br />

riforma dei servizi segreti e del sistema<br />

giudiziario e in entrambi i casi ho potuto<br />

fornire un contributo sulla base delle mie<br />

precedenti esperienze.<br />

Attualmente il potere legislativo,<br />

a causa della legge elettorale, è in<br />

mano di un ristrettissimo numero<br />

di persone. Per quel che riguarda<br />

la maggioranza, poi, è nelle mani<br />

del capo dell’esecutivo. Non ritiene<br />

questa una situazione al limite del<br />

democratico<br />

Sì, posso essere d’accordo con questa<br />

sua visione, considerato soprattutto<br />

il meccanismo di formazione delle<br />

liste elettorali. Come sa, il Partito<br />

Democratico al cui gruppo senatoriale<br />

sono iscritto ha posto con forza, ancora<br />

al termine della scorsa legislatura, il<br />

problema della modifica di tale legge e<br />

sicuramente il nuovo Parlamento dovrà<br />

affrontarne la modifica, anche perché,<br />

com’è noto, pende un referendum che<br />

dovrà celebrarsi entro l’anno prossimo.<br />

Gli organi di informazione, almeno nei<br />

casi migliori, come per esempio è nella<br />

trasmissione Report, non mancano di<br />

denunciare ripetutamente situazioni<br />

al di qua o, più spesso, al di là della<br />

legalità. Dal momento che poi di<br />

solito non succede nulla, non pensa<br />

che risieda anche in ciò il disinteresse<br />

dei cittadini nei confronti della cosa<br />

pubblica<br />

Sì, indubbiamente, però succede anche<br />

il contrario. Pensi a cos’è successo in<br />

conseguenza della pubblicazione de<br />

La casta di Gian Antonio Stella e Sergio<br />

Rizzo: quanto in quel libro veniva<br />

denunciato nei confronti della classe<br />

politica ha ingenerato un processo di<br />

reazione del quale si vedono i primi<br />

risultati. Bisogna quindi insistere,<br />

informare, denunciare da parte di chi ha<br />

la possibilità di farlo. E bisogna anche,<br />

ovviamente, che poi la gente si indigni.<br />

Buon lavoro, dunque!<br />

Grazie, senatore, buon lavoro anche<br />

a lei.<br />

Walter Chiereghin


la fabbrica dei veleni<br />

L’incredibile storia del Petrolchimico di Marghera<br />

Marghera vista<br />

dalla Laguna<br />

10 <strong>Konrad</strong><br />

luglio-agosto 2008<br />

Erano in tanti a pensare che i denti<br />

andassero lavati anche prima di cena.<br />

Incredibile. Paradossale che Tullio e<br />

gli altri non si fossero interrogati sulla<br />

bizzarria della procedura suggerita<br />

dalla confezione di quel dentifricio<br />

che magnanimamente la Edison si<br />

premurava di donargli. Evidentemente,<br />

niente domande, niente risposte. Ma<br />

la fiducia è totale; e se la domanda<br />

nasce dal sospetto allora non è dato<br />

che una mente scevra da ciniche<br />

logiche di mercato ne formuli una.<br />

Ignorante, disperata, pronta a tutto<br />

pur di ottenere un magro salario:<br />

eccoli i requisiti della carne da macello<br />

che viene “spedita” nei reparti di<br />

lavorazione del CVM-PVC (lavorazione<br />

del ciclo del cloro; cloro-soda). I grandi<br />

gotha della chimica sanno che chi<br />

entra nel circuito difficilmente ne uscirà<br />

vivo; ma non è il caso di spargere<br />

troppo la voce. Anzi, non è proprio il<br />

caso di far arrivare la voce a nessuno<br />

se non a chi di dovere; a chi, come i<br />

grandi dirigenti, dovrà essere messo<br />

al corrente di tutto ed agire da buon<br />

custode del segreto.<br />

La vicenda ci viene narrata da un<br />

protagonista, Felice Casson, il<br />

magistrato che ha aperto le indagini<br />

e che ha condotto alla condanna dei<br />

responsabili, in un libro, avvincente<br />

come un legal thriller.<br />

È dal 1949 che un pioniere<br />

della ricerca, il signor Tribuk, un<br />

russo, rende il mondo partecipe<br />

dell’epatotossicità del CVM, per<br />

giunta potenzialmente pericoloso<br />

anche per le vie respiratorie. S. L.<br />

Tribuk, responsabile del laboratorio<br />

per la ricerca industriale dell’ Istituto<br />

di Igiene del Lavoro e per le Malattie<br />

Professionali del ministero della Sanità<br />

dell’ex Unione Sovietica. Il nome<br />

dello scienziato d’oltrecortina non era<br />

probabilmente sulla bocca degli operai<br />

delle Montedison, ma sulle scrivanie<br />

dei piani alti campeggiava creando<br />

scompiglio. Meglio insabbiare. Il<br />

documento redatto nel 1966 viene<br />

classificato come confidential.<br />

È R. Wheeler, della Union Carbon, a<br />

sottolineare la necessità di mantenere<br />

il segreto sulla vicenda a causa degli<br />

“evidenti problemi di salute collegati<br />

alla produzione del PVC”. Wheeler<br />

denota la necessità di circoscrivere<br />

il problema, pena grossi danni; per<br />

l’industria, naturalmente. Meglio<br />

occultare i dati che con il passare<br />

degli anni assumono una mole<br />

considerevole: scoppia di storie di<br />

morte questo lavoro di Casson.<br />

Il carnefice, secondo le grandi<br />

multinazionali, è il fumo oppure<br />

l’alcool. Analisi a dir poco<br />

sconcertante. L’angiosarcoma epatico<br />

è infatti una rarissima forma tumorale<br />

che colpisce in media poco più di una<br />

persona su dieci milioni. Proprio come<br />

essere colpiti da un fulmine a ciel<br />

sereno. E invece no: per gli operai di<br />

Porto Marghera e dei tanti altri impianti<br />

di lavorazione del CVM la possibilità di<br />

sviluppare forme tumorali al fegato o la<br />

sindrome di Raynaud è elevatissima.<br />

Proprio come prendersi il raffreddore<br />

d’inverno.<br />

Di PVC è pieno il mondo: tappetini,<br />

elettrodomestici, computer, tapparelle,<br />

tendine per la doccia, pigiami per<br />

neonati, rivestimenti isolanti per fili<br />

elettrici. Per i più affezionati il PVC<br />

lo si poteva ritrovare, udite udite,<br />

anche nei molluschi (nei caparossoli)<br />

allorché pescatori abusivi dei canali<br />

industriali gettavano le loro reti nei<br />

pressi degli impianti, dove gli scarichi,<br />

aumentando la temperatura delle<br />

acque, ne favorivano una più rapida<br />

crescita.<br />

Torbide le acque dei caparossoli,<br />

torbidi gli accordi tra i vertici delle<br />

multinazionali da Est a Ovest: il<br />

patto tra i vari dirigenti responsabili<br />

degli impianti di produzione prevede<br />

che la notizia della “presunta”<br />

cancerogenicità del CVM venga<br />

sottratta alle mani dei tecnici. E’<br />

infatti difficile controllare il flusso di<br />

informazioni in entrata.<br />

A mettere i bastoni tra le ruote alla<br />

Montedison ed alle sue sorelle ci si<br />

mette anche un italiano, il dottor Viola,<br />

un medico di fabbrica dipendente<br />

della Solvay, multinazionale belga. I<br />

campanelli d’allarme vengono fatti<br />

suonare a Houston come a Tokjio, al<br />

congresso internazionale di Medicina<br />

del Lavoro. IL CVM è cancerogeno:<br />

Viola ha studiato attentamente, ha<br />

usufruito a fini di ricerca del CVM<br />

stesso, che la Solvay minaccia di<br />

non concedergli più mentre prende le<br />

distanze dal medico e controbatte che<br />

i dati diffusi durante i convegni non<br />

erano stati autorizzati.<br />

Col passare del tempo la strategia dei<br />

boss cambia. Se diviene impossibile<br />

negare la pericolosità del gas,<br />

allora si decide di pagare scienziati<br />

affinché venga testimoniato, con la<br />

massima onestà intellettuale, che<br />

l’angiosarcoma può essere provocato<br />

solo dall’esposizione a concentrazioni<br />

elevatissime di CVM. Per la cronaca<br />

si aggiunga anche che non sussiste<br />

alcun rischio per chi è stato esposto<br />

al gas dopo il 1974, ovvero dopo la<br />

depurazione degli impianti. Casson<br />

enumera le smentite. C’è chi si<br />

ammala lavando per anni la tuta da<br />

lavoro del marito operaio, chi muore<br />

di cancro dopo una vita vissuta,<br />

malauguratamente, alle porte degli<br />

stabilimenti, chi vive sottovento<br />

rispetto agli stabilimenti.<br />

Per tutti la mano letale del CVM e<br />

l’omertà dei colossi della chimica.<br />

Casson dà voce a degli operai<br />

inizialmente increduli, raggirati e<br />

segnati da un male che segretamente<br />

li logora. Del fatto che siano loro ad<br />

essere “presi per i fondelli” non ci<br />

stupiamo. A sembrare fantascienza è<br />

l’astuzia nei confronti delle alte sfere:<br />

storia di una beffa interclassista che si<br />

prende gioco di operai e Tribunale, in<br />

cui la Giustizia entra in scena di rado e<br />

senza trionfo finale.<br />

Non però nel caso in cui la caparbia<br />

volontà di un magistrato coraggioso<br />

impone alla fine un copione diverso.<br />

Elena Mazza<br />

HIC HABITAT FELICITAS<br />

bar - tabacchi - giornali<br />

“Un giorno senza sorriso, è un giorno perso”.<br />

Charlie Chaplin<br />

viale III Armata, 8/a - Trieste - tel. 040 309932


migrazioni e impurità<br />

Il senso e la<br />

narrazione,<br />

Giuseppe O. Longo<br />

i blu, Springer,<br />

pagine 209,<br />

E 20<br />

11 <strong>Konrad</strong><br />

luglio-agosto 2008<br />

Un uomo si interroga sul senso della realtà, come ogni altro<br />

uomo. Ma se l’ uomo di cui parliamo è uno scienziato e, per<br />

di più, uno scrittore è naturalmente indirizzato a indagare sui<br />

nessi tra la scrittura, sua e altrui, tra la narrazione anzi, vista<br />

come uno strumento per avvicinare il senso sfuggente ed elusivo<br />

della vita e l’inconoscibile, in una ricerca che si deve compiere a<br />

prescindere dalla speranza di addivenire ad un utile risultato, com’è<br />

narrativamente esplicitato in un passo centrale del suo primo<br />

romanzo.<br />

Giuseppe O. Longo, teorico dell’informazione e scrittore di razza,<br />

nel suo ultimo volume (“Il senso e la narrazione”, edizioni Sprinter,<br />

pp. 209, € 20) si interroga su queste tematiche, allargando il<br />

campo, secondo una prassi che gli è particolarmente congeniale,<br />

ad includervi una catena di riflessioni che si discostano soltanto<br />

all’apparenza dal nucleo centrale della sua elaborazione. Gli<br />

abbiamo chiesto (e lui ha gentilmente acconsentito, di riportare un<br />

breve brano tratto dal suo ultimo libro.<br />

La specie umana è una specie migrante. I<br />

paleoantropologi ci raccontano storie di<br />

spostamenti, di transumanze, di esplorazioni e di<br />

diaspore. L’abito stanziate assunto nel Neolitico<br />

dopo l’adozione dell’agricoltura è un carattere<br />

sovraimposto a quello migrante, ed è un carattere<br />

recessivo, perché i sedentari non lo sono mai del<br />

tutto: sono sempre animati da una spinta alla<br />

conquista ulteriore, all’ampliamento del territorio<br />

sfruttato, all’inseguimento dell’orizzonte. Sotto<br />

sotto, anch’essi sono migranti. Non per nulla<br />

sono gli agricoltori stanziati che inventano la<br />

frontiera mobile (per esempio, negli Stati Uniti,<br />

verso l’Occidente). La differenza è forse fra chi<br />

traccia il confine provvisorio e sempre mobile di<br />

un territorio da difendere e chi non conosce alcun<br />

confine e non ha nulla da difendere se non la<br />

propria mobilità.<br />

Nei millenni la migrazione ha portato gli uomini,<br />

nati con ogni probabilità in un’angusta valle<br />

dell’Africa Orientale, a occupare via via tutte te terre emerse<br />

a eccezione dell’Antartide: l’Asia, l’Europa e poi l’America<br />

Settentrionale e quella Meridionale, l’Oceania e l’Australia.<br />

Migrazioni e occupazioni che portarono i nomadi a dimenticare<br />

nel giro di poche generazioni la loro storia, la loro terra d’origine<br />

e molte delle loro conquiste culturali per adottarne altre. A<br />

causa delle derive genetiche mutarono perfino le loro fattezze,<br />

sicché quando gli Europei, attraversato in nave l’Atlantico, si<br />

affacceranno alle Americhe dopo alcuni millenni di vita separata,<br />

non riconosceranno nei volti, nei corpi e negli usi e costumi<br />

di quei popoli le proprie sembianze, che avranno subito un<br />

tramutamento dovuto alla separazione. Si specchieranno, senza<br />

riconoscersi, nei “selvaggi” e, non riconoscendosi, vorranno<br />

convertire, assimilare o al limite sterminare quel loro doppio<br />

inquietante. Stupiti e intimoriti da quelle civiltà aliene, non riusciranno<br />

a ricondurle a una matrice comune, e questo disconoscimento<br />

sarà alla base di ogni spinta colonialista (sfruttatrice, mercantile<br />

e soggiogatrice) fino ai tempi nostri. Solo la recente consapevolezza<br />

di un’origine comune e di un’interfecondità indice<br />

di conspecificità – consapevolezza di cui si è fatta promotrice<br />

soprattutto la scienza biologica – ha cominciato a gettare qualche<br />

dubbio sulla presunta differenza-superiorità europea.<br />

L’incontro-scontro tra gruppi diversi ed etnie diverse che non si<br />

riconoscono discendenti da progenitori comuni si accompagna<br />

a una tenace rivendicazione di purezza, che contraddistingue<br />

ancora molti aspetti del nostro pensiero. Con riferimento non<br />

soltanto alla”razza”, ma anche alla civiltà, alla lingua, alla cultura<br />

e alla stessa scienza, la purezza si è posta e ancora si pone come<br />

un ideale o un’ideologia difficile da scalzare e di cui sarebbe<br />

interessante rintracciare le origini storiche e mitologiche.<br />

Forse il timore della commistione con l’Altro, sia esso umano o<br />

animale, deriva dall’orrore che ispira la diversità-similitudine:<br />

temendo di essere troppo simili all’aborrito Altro, o di serbarne<br />

dentro qualche traccia, qualche goccia di sangue men che<br />

nobile, ci rifugiamo nel rassicurante mito della purezza, mito<br />

che, seppure di origine antica, può rinsaldarsi e operare solo<br />

nella fase di maturità della cultura, quando essa si sia affermata<br />

e trionfi. Così, per esempio, solo quando il re o il faraone o il<br />

condottiero abbia raggiunto, direttamente o per via ereditaria,<br />

un pieno riconoscimento del suo valore, che lo distingue dagli<br />

altri mortali, si comincia ad attribuirgli (ed egli comincia ad<br />

attribuirsi) origine o investitura divina, dunque non mescolata,<br />

pura. Ed è solo con un’opera di dolorosa-auto-critica che il mito<br />

può essere sfatato.<br />

Perfino la scienza, nella sua fase matura, ha rivendicato una<br />

purezza di origini che, come la purezza della razza, fa parte<br />

di una leggenda sconfessata dalla storia. La scienza, come<br />

i nuovi ricchi, agogna a costruirsi una patente di nobiltà<br />

facendo dimenticare le proprie origini bastarde, brama di<br />

presentarsi priva di antenati e di fondamenti, scaturita dal nulla,<br />

autoreferenziale; ma proprio questa astorica autoreferenzialità<br />

la renderebbe inspiegabile se non sospetta. Negando la<br />

storia, il mito della purezza s’incarna nel dogmatismo della<br />

dimostrazione matematica: solo ciò che si può dimostrare per<br />

via razionale diventa reale, come se la realtà sensibile di per<br />

sé non avesse alcun valore (si pensi alla bizzarra convinzione<br />

di Galileo che il libro della natura fosse scritto in caratteri<br />

matematici). Mentre assurge a verità inconfutabile e a metro<br />

unico e totalitario, il sapere scientifico decreta una progressiva<br />

svalutazione di tutti gli altri saperi, quindi, in sostanza porta a<br />

una negazione dell’uomo.<br />

Ma ormai siamo in grado di capire che la scienza quantitativa e<br />

matematizzata oggi vincente si è distillata in un crogiolo ribollente<br />

di scorie, passioni e credenze, dalle quali ha tratto la sua<br />

forza creativa. Furono le incessanti contaminazioni con impurità<br />

che oggi chiameremmo con sufficienza “errori” a far germogliare<br />

e fiorire la straordinaria avventura della scienza. La complessità<br />

del mondo non si può ridurre, eppure la scienza considera<br />

irrilevanti o, peggio, risolte una volta per tutte le domande<br />

fondamentali sull’uomo: chi siamo e quale diritto abbiamo di<br />

modificare noi stessi e il mondo. Liquida con alterigia le religioni,<br />

i miti, le superstizioni che pure costituiscono le sue scaturigini.<br />

Soprattutto, tende a ignorare i bisogni che hanno generato e<br />

continuano a generare questi saperi in apparenza soccombenti.<br />

Le grandi conquiste della scienza, che non mi sogno di sminuire,<br />

svelano un aspetto del mondo, non il mondo nella sua totalità.<br />

La scienza, insomma, non è mai stata pura e meno che mai lo<br />

è oggi: inquinata dalla tecnica e dall’economia, essa si arrende<br />

alla cieca egemonia del mercato. Inoltre, spesso è usata come<br />

arma ideologica e politica, per contrapporla ad altre ideologie,<br />

alla religione, ai costumi, alla sensibilità comune: diventa così,<br />

nelle mani di opportunisti senza scrupoli, uno strumento<br />

fondamentalista di rozza semplicità e di pari efficacia, che ha<br />

rinunciato alla sottigliezza e alla complessità che dovrebbe<br />

contraddistinguerla per ritagliarsi a colpi d’ascia un posto<br />

nell’arena del potere.<br />

Giuseppe O. Longo


lettere triestine<br />

Pietro Spirito,<br />

Boris Pahor e<br />

Predrag Matvejević.<br />

Foto di<br />

Annamaria Castellan<br />

La città di Kosovel e di Saba<br />

Un intervento di Boris Pahor<br />

Lo scorso 24 maggio si è tenuta la cerimonia di premiazione del<br />

decimo concorso internazionale “Umberto Saba – Trieste scritture<br />

di frontiera”, organizzato dall’associazione culturale Altamarea.<br />

Ci ha fatto particolarmente piacere che tra i premiati vi fossero<br />

Boris Pahor, Pietro Spirito e Claudio Grisancich, tre scrittori già<br />

citati su queste pagine e che in qualche modo onorano <strong>Konrad</strong><br />

di una gradita solerte attenzione. Tre approcci alla letteratura del<br />

tutto differenti sotto il profilo del genere, dei contenuti, dello stile,<br />

persino della lingua utilizzata, com’è peculiare di questa città.<br />

In un suo breve intervento di ringraziamento per il riconoscimento<br />

offertogli, Boris Pahor ha inteso sottolineare, attraverso la<br />

rievocazione di una figura storica, quella del vescovo Pietro<br />

Bonomo, il carattere plurimo della cultura triestina, che trova oggi<br />

nella dimensione europea una conferma e un’indicazione per un<br />

auspicabile possibile futuro, che abbia ragione delle divisioni del<br />

secolo che da poco ci siamo lasciato alle spalle, quel Novecento<br />

per molti versi tragico che Pahor ha attraversato quasi per intero.<br />

Per questa ragione abbiamo chiesto allo scrittore di poter<br />

pubblicare quel suo breve discorso, che evoca alcune visioni del<br />

nostro comune passato, indicandoci al contempo una via per il<br />

nostro avvenire.<br />

Gentile Signora Presidente, gentili Signore e Signori, cari amici,<br />

nel ringraziare la giuria internazionale del premio Umberto<br />

Saba – Trieste Scritture di Frontiera, organizzato da Altamarea,<br />

e nel sentirmi onorato di un così alto riconoscimento, sento<br />

il vivo piacere di riconfermare ancora che la vita delle due<br />

anime, secondo Slataper, della nostra città ha avuto la sua<br />

primaria conferma all’inizio del Rinascimento con l’eminente<br />

diplomatico e poi vescovo di Trieste Pietro Bonomo, che forma<br />

il chierico Trubar spiegando Virgilio, ma soprattutto Erasmo,<br />

nelle allora tre lingue della città: la tedesca, l’italiana e la<br />

slovena. Lo stesso Trubar lo sottolinea: “Tergesti ab Episcopo<br />

Petro Bonomo, Docto et Viro piissimo sum a teneris annis<br />

educatus.” E dicendo educazione non si riferiva solo alla<br />

formazione sacerdotale ma principalmente alla necessità di<br />

offrire alle diverse popolazioni le Sacre scritture nella loro<br />

lingua. E Trubar, protestante fuggiasco in Germania, è autore<br />

dei primi libri in lingua slovena.<br />

Mi piace accennarne perché quest’anno celebriamo il 500-<br />

esimo anniversario della nascita di Primož Trubar, anniversario<br />

che gli studenti del Liceo classico triestino in lingua slovena<br />

hanno voluto festeggiare con un pubblico riconoscimento a<br />

Bonomo organizzando una mostra sull’importante presule,<br />

mostra che è tutt’ora aperta nella già casa di cultura slovena in<br />

Via Filzi.<br />

Questo per ciò che riguarda il merito di Bonomo riguardo<br />

alla lingua slovena, così che credo che tanto lui che Trubar<br />

meriterebbero una lapide in memoria di un inizio felice<br />

dello spirito europeo della nostra città. Però Bonomo deve<br />

essere menzionato anche per un altro lato della sua visione<br />

internazionale di Trieste. Già nel 1518 infatti dichiara che<br />

“Civitas tergestina potest dici verum emporium Carsiae, Carniolae,<br />

Stiriae et Austriae.” Programma profetico che comincerà ad esser<br />

attuato appena sue secoli più tardi.<br />

Mi sembra che in un momento della nostra epoca in cui<br />

pensiamo ad un nuovo rinascimento della nostra città,<br />

questa volta con un’idea simile a quella di Bonomo ma in<br />

direzione opposta, cioè che Trieste si apra al suo retroterra, un<br />

riconoscimento oggi ad un autore sloveno in nome di Saba<br />

superi il semplice fattore personale e assume un valore molto<br />

più esteso: la Trieste che domani sarà aperta all’Europa centrale<br />

e che ora è già città della scienza sta diventando, per merito<br />

della sua plurima cultura, una città ancor più europea, nel<br />

senso cioè dello spirito.<br />

E qui è giusto citare Saba, che in una sua considerazione sulla<br />

misera vita degli uomini e delle donne della vecchia Trieste<br />

constata: “il mio pensiero farsi / più puro dove più turpe è la<br />

vita.” Credo che essendo stata la nostra vita nel secolo passato<br />

fin troppo disgraziata e siamo stati molto provati tanto gli<br />

uni quanto gli altri, ci tocca ora seguire l’esempio del poeta<br />

ed essere anche noi più puri, più umani, più comprensivi,<br />

più propensi ad un’amichevole agape, come è infatti questa<br />

odierna.<br />

E per concludere mi sia permesso di rendere omaggio ai<br />

miei cari che mi fecero nascere in Via del Monte di fronte<br />

all’abbandonato cimitero della comunità ebraica, cimitero,<br />

dice Saba, “così caro al mio pensiero, se vi penso ai miei vecchi,<br />

dopo tanto mercatare.” Egli pensa al ghetto, i miei avevano un<br />

carretto in Piazza Ponte rosso. Un po’ quindi quell’antica erta<br />

ci accomuna, come in verità tutti già ci accomunava l’età di<br />

Bonomo.<br />

Grazie ancora ad Altamarea<br />

Boris Pahor<br />

Impianti elettrici a basso inquinamento<br />

elettromagnetico - biointerruttori<br />

PACIO IMPIANTI E<strong>LE</strong>TTRICI<br />

di Michele Paccione<br />

12 <strong>Konrad</strong><br />

luglio-agosto 2008<br />

Trieste - Via della Guardia, 14A<br />

Tel. 040 3481208 - Fax. 040 3472773 - cell. 337 543834


libri<br />

La parete<br />

di Marlen Haushofer<br />

Tascabili e/o, 1992<br />

pagine 256, E 8<br />

13 <strong>Konrad</strong><br />

luglio-agosto 2008<br />

La parete<br />

Una storia del tutto normale<br />

Se mi chiedeste il perché di questo<br />

articolo, non saprei rispondervi.<br />

Non è frequente, forse nemmeno utile,<br />

scrivere di un libro scivolato nell’oblio. In<br />

alcune librerie ve lo procureranno. In altre<br />

non si prenderanno nemmeno la briga<br />

dell’ordinazione. Una commessa, con gli<br />

occhioni abbacinati dallo schermo del suo<br />

computer, vi dirà che è fuori catalogo e<br />

passerà al cliente successivo. Voi resterete<br />

da parte un attimo, smarriti, come<br />

derubati di qualcosa.<br />

Nata nel 1920, Marlen Haushofer ebbe<br />

una vita normale e una prematura morte.<br />

Per lei la scrittura era sul tavolo di cucina<br />

prima che marito e figli si alzassero. Nel<br />

1963 pubblica il suo libro più noto, La<br />

parete, che conquista il Premio Arthur<br />

Schnitzler ma non il successo di pubblico.<br />

Per Marlen almeno è una vittoria<br />

domestica (“Adesso a casa mi lasciano un<br />

po’ più di pace per lavorare”)<br />

Il romanzo viene clamorosamente<br />

riscoperto solo con la ristampa del 1983,<br />

diventando addirittura di culto. La critica<br />

lo avvicina al Robinson Crusoe. Ma Marlen<br />

non lo saprà mai. E’ già morta, di cancro,<br />

nel 1970.<br />

L’ultima bellissima pagina del suo diario (la<br />

troverete nella postfazione) è dedicata al<br />

non sense della vita, eppure le parole non<br />

sono tristi: “Non ti preoccupare: tutto sarà<br />

stato invano, come per tutti gli uomini prima<br />

di te. Una storia del tutto normale”<br />

A leggerlo bene, La parete è esattamente<br />

come la vita: nonostante il bizzarro, quasi<br />

fantascientifico inizio, è una storia basata<br />

proprio sull’accettazione di quel non<br />

senso e sul suo superamento coraggioso<br />

e caparbio.<br />

La protagonista, senza nome, è in<br />

montagna, ospite nello chalet di una<br />

coppia di cugini che un giorno scendono<br />

in paese. Lei resta in casa con il cane.<br />

Trascorrono le ore, e loro non tornano,<br />

non tornano più. Preoccupata, prende<br />

la strada per andare a cercarli. A un<br />

certo punto sbatte contro una parete<br />

liscia e trasparente che le impedisce<br />

di proseguire. E’ sorta dal nulla e si<br />

alza altissima – solo le nuvole possono<br />

varcarla – lungo un perimetro ampio che<br />

la protagonista passo passo scoprirà,<br />

atterrita. Oltre la parete, ogni cosa è<br />

immobile. Esseri umani e bestie sono<br />

diventati di pietra. Sul terreno non si<br />

muove un insetto.<br />

Le possibilità sono due. Impazzire<br />

guardando ossessivamente oltre<br />

l’infrangibile. Oppure voltarsi, annusare<br />

l’aria, aprire le mani, prendere il controllo<br />

del tanto, del bello che rimane. E viverci<br />

con l’autenticità che prima non sarebbe<br />

stata possibile. Poiché quando si è<br />

schiavi della compagnia, degli affetti, dei<br />

rancori, degli orologi, delle comodità,<br />

dell’immediatezza, si finisce per mentire<br />

continuamente: a se stessi, agli altri, alle<br />

cose. Farsi domande angosciose o sperare<br />

di essere ritrovata, sarebbe solo un inutile<br />

spreco di energia. E la protagonista<br />

sceglie la seconda opzione. Non attenderà<br />

soluzioni esterne, si darà da fare contando<br />

solo su di sé.<br />

La Natura, dell’ampia fetta di montagna<br />

rimasta a disposizione, le fornirà il<br />

necessario. Nella frugalità disciplinata, nel<br />

lavoro durissimo che le spezzerà le spalle,<br />

nella riscoperta del Tempo vero e nell’uso<br />

sapiente delle stagioni, la donna imparerà<br />

a sopravvivere. Vivere sopra, infinitamente<br />

sopra il livello meschino, alienante e<br />

lerciamente confortevole a cui era abituata<br />

prima. A cui siamo abituati tutti.<br />

Credetemi: l’ho invidiata.<br />

La invidio quando la luna le cade sul<br />

viso nell’imperfetto silenzio delle notti<br />

del bosco, quando si sveglia all’alba per<br />

affaticarsi di lavoro, quando il cane Lince<br />

le trotterella al fianco accompagnandola<br />

nelle esplorazioni; la invidio quando beve<br />

il latte appena munto della mucca Bella,<br />

grasso caldo e saporito, e quando la aiuta<br />

a far nascere il vitellino.<br />

E’ un’invidia profonda e benevola, simile<br />

alla nostalgia, come se un’ancestrale parte<br />

di me ricordasse di aver già vissuto queste<br />

cose semplici, le mattine laboriose e<br />

lucenti, le notti fredde ruvide e stellate.<br />

Quanti secoli fa è stato Eppure ancora mi<br />

appartiene.<br />

Metafora della solitudine, hanno detto<br />

in molti parlando di questo libro. E forse<br />

poteva essere così quarant’anni fa. Ma vale<br />

anche oggi Cambia il mondo, cambia il<br />

clima. Cambiano anche le metafore, come<br />

i frutti.<br />

Oggi questo libro non è (o non è soltanto)<br />

questo. E’ una lezione su quello che<br />

dovremmo tornare ad essere, sulle radici<br />

perdute che ancora palpitano nei nostri<br />

muscoli; una lezione sulla caccia, quando<br />

era dolorosa ma necessaria, non ancora<br />

uno sport per imbecilli annoiati e senza<br />

cuore; una lezione sulla fatica della semina<br />

e sulla gioia del raccolto. Una lezione su<br />

quanto sia bello difendere amorevolmente<br />

la terra che abitiamo.<br />

Ma soprattutto una lezione affinché<br />

ciascuno di noi impari ad accettare la<br />

sua parete, qualunque essa sia (malattia,<br />

amore perduto, progetto fallito, sogno<br />

infranto). Non sbatterci la testa, dice<br />

Marlen, bensì datti da fare con le risorse<br />

che ti rimangono. Se al di là della parete<br />

tutto è morto, qui tutto è vivo: tu puoi, e<br />

devi, fare del tuo meglio.<br />

Anche se fosse invano, come lo è stato per<br />

tutti gli uomini prima di te.<br />

Luisella Pacco<br />

I quaderni dell’erborista<br />

La<br />

meraviglia blu<br />

La lavanda nelle Mille e una notte<br />

canta: “Sono felice e libera...”<br />

evocando in noi cieli azzurri e<br />

orizzonti infiniti.<br />

è impossibile elencare qui tutte<br />

le straordinarie virtù di questa<br />

pianta; difatti, nulla la descrive<br />

meglio del suo inconfondibile<br />

aroma e dei suoi colori che<br />

spaziano dall’azzurro al rosa.<br />

Avendo, tra l’altro, un ottimo<br />

effetto rasserenante ed equilibrante<br />

sui nostri stati d’animo, si<br />

presta ad essere utilizzata per<br />

confezionare “cuscinetti della<br />

buona notte” da mettere sul vostro<br />

guanciale:<br />

lavanda<br />

50 gr<br />

verbena odorosa 30 gr<br />

timo serpillo 30 gr<br />

asperula odorosa 30 gr<br />

Aggiungendo alla miscela una<br />

manciata di rosmarino otterrete<br />

il miglior rimedio contro incubi e<br />

sonni agitati.


Robin Hood<br />

Il prezzo della benzina è taroccato<br />

Molti lettori si interrogano su una semplice domanda di natura<br />

matematica: se il prezzo del petrolio in dollari è aumentato del<br />

50%, ma il dollaro si è svalutato sull’Euro del 50%, non significa<br />

forse che il costo del barile di petrolio in Euro è rimasto uguale<br />

La risposta, ovviamente, è affermativa. E allora, perché aumenta<br />

il prezzo della benzina<br />

Nessun grande giornale europeo, nessuna testata televisiva,<br />

nessun guru dell’informazione ha mai posto questa semplice<br />

domanda a un membro del governo, a un commissario europeo,<br />

a un leader dell’opposizione in parlamento.<br />

Quindi probabilmente tutti gli esponenti del mondo<br />

dell’informazione viaggiano a piedi, o forse più prosaicamente<br />

si fanno rimborsare a piè di lista le spese di trasporto, quindi si<br />

disinteressano del problema.<br />

Le ultime statistiche ufficiali della UE sono relative al 2005 (SIC!),<br />

e ci dicono che il costo medio delle importazioni di petrolio per<br />

i 25 paesi della UE è stato pari a 51,52 dollari al barile, che nel<br />

2005 corrispondeva a 42,33 Euro, per 159 litri di petrolio grezzo.<br />

Ovviamente le grandi compagnie petrolifere non comprano il<br />

petrolio grezzo sul mercato delle commodities di New York o<br />

Londra, dove è ammessa la speculazione sulle materie prime a<br />

livello puramente finanziario.<br />

Quindi le quotazioni del petrolio che i media ci infliggono<br />

quotidianamente, e che nell’ultimo mese oscillano tra 130 e<br />

140 dollari al barile sono assolutamente fittizie, mentre il vero<br />

prezzo del petrolio è quello che viene corrisposto sotto forma<br />

di diritti di estrazione (le famose royalties) ai paesi produttori,<br />

come la Libia, la Russia o il Kazakistan, in base agli accordi di<br />

concessione che durano almeno trent’anni, maggiorato soltanto<br />

dei costi di trasporto e stoccaggio nei depositi come quello della<br />

SIOT.<br />

Chi è in grado di leggere l’inglese (c’ anche la versione<br />

francese), può leggersi le balle che racconta con grande<br />

serietà la Commissione Europea in materia di strategie<br />

sul prezzo del petrolio a questo indirizzo: http://europa.<br />

eu/rapid/pressReleasesAction.doreference=MEMO/08/<br />

21&format=HTML&aged=0&language=EN&guiLanguage=en<br />

Riassumo la risposta che si può leggere tra le righe: le<br />

compagnie petrolifere, come le grandi banche e le assicurazioni,<br />

sono fuori dalla portata dei governi perché sono loro che di<br />

fatto detengono il potere economico, e i governanti fanno finta<br />

(senza gran convinzione) di fare la voce grossa, ma invece sono<br />

soltanto degli esecutori di decisioni prese altrove, sopra le loro<br />

teste e le teste dei popoli che governano. Quindi se i petrolieri<br />

hanno deciso di alzare il prezzo della benzina, i governi di tutto il<br />

mondo se ne stanno zitti e buoni. E noi paghiamo…..<br />

PS: Constato con orrore che il ministro dell’Economia onorevole<br />

Giulio Tremonti ha trovato in un bosco un farsetto verde e un<br />

cappello piumato, che devo aver evidentemente dimenticato in<br />

giro. Siccome il ministro è un buontempone, ha pensato bene<br />

di spacciarsi per Robin Hood e di inventarsi una finta tassa sui<br />

ricchi (le compagnie petrolifere, mica scherzi), per dare una<br />

carta di credito ai pensionati, da utilizzarsi per comprare nei<br />

supermercati i beni di prima necessità.<br />

Ovviamente, con grande filantropia, le compagnie petrolifere<br />

si guarderanno bene dall’ipotesi peregrina di scaricare la maxi<br />

tassa sui consumatori, e se ne faranno carico riducendo la paga<br />

dei loro dirigenti e i dividendi dei loro azionisti.<br />

Ma ci faccia il piacere, signor ministro!! Lasci perdere<br />

le mascherate e faccia quello che ha sempre fatto: il<br />

commercialista di chi di dovere.<br />

ESERCIZIO FARMACEUTICO<br />

dott. Marco Esposito<br />

FARMACI SENZA OBBLIGO DI RICETTA<br />

OMEOPATIA - ERBORISTERIA<br />

ARTICOLI SANITARI<br />

Misurazione gratuita della pressione<br />

Autoanalisi glicemia, colesterolo, trigliceridi.<br />

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14 <strong>Konrad</strong><br />

luglio-agosto 2008<br />

E<strong>LE</strong>TTI I NUOVI COODINATORI<br />

A seguito delle assemblee circoscrizionali,<br />

svoltesi di recente,<br />

sono stati eletti i coordinatori dei<br />

tre Gruppi di Iniziativa Territoriale<br />

(GIT) presenti nella regione Friuli<br />

Venezia Giulia. Sono Claudio<br />

CALLIGARIS per Udine (calligaris-marcuzzi@libero.it),<br />

Andrea<br />

BARACHINO per Pordenone (barachino.andrea@alice.it)<br />

e Paolo<br />

GIURCO per la circoscrizione di<br />

Trieste e Gorizia (paolo.giurco@<br />

alice.it).<br />

Banca Etica nella regione Friuli Venezia Giulia<br />

Promotore Promotore finanziario finanziario Referente Fabio Trieste GON, - Via Donizetti tel. e fax 5/A, 040 tel. 638472, 040<br />

Alice Alice Pesiri Pesiri - Via Donizetti tel. 5/A, 329 tel. 9724593, 040 638472, e-mail: git.trieste@bancaetica.org,<br />

638472 - 347 2690400, fabio.gon@tiscali.it org, sito: www.bancaetica.org/trieste<br />

www.bancaetica.org/trieste<br />

Via Donizetti e-mail: apesiri@bancaetica.it<br />

5/A,<br />

34133 Trieste,<br />

Pordenone<br />

Udine - c/o “Mossoko”, Via Battisti 7,<br />

Punti informativi<br />

Udine, tel. 0432 294805,<br />

tel. e fax 040 638472, c/o “L’altra metà”,<br />

e-mail: socibancaeticaudine@libero.it,<br />

Udine<br />

cell. 347 Gorizia 2690400, - Referente Fabio Via GON della Motta, sito: www.bancaetica.org/udine<br />

c/o “Mossoko”,<br />

apesiri@bancaetica.it<br />

(Staranzano), tel. 329 9724593, tel. e fax 0434 524228, c/o AUTOGEST, Via Via Battisti dei Brazzà 7, 35,<br />

e-mail: fabio.gon@tiscali.itpuntoinformativo-pn@libe-<br />

ro.it<br />

c/o Vicini di Casa tel. - 0432 CE.V.I., 294805, Via Torino<br />

Plaino di Pagnacco, Udine, tel. 0432 541129<br />

Punti informativi<br />

Staranzano Pordenone (GO)- c/o “L’altra metà”, Via 77, Udine, tel. 0432 socibancaeticaudine@libero.it,<br />

478652 - 548886<br />

della Motta, tel. 0434 524228,<br />

c/o Comunità di Rinascita, Via G. Bonanni<br />

15, Tolmezzo, Tel. 0433 40461<br />

c/o Circolo ACLI,<br />

Trieste<br />

e-mail: puntoinformativo-pn@libero.it<br />

Via De Amicis 10,<br />

Via Donizetti 5/A,<br />

www.bancaetica.org/udine<br />

c/o A<br />

Via d<br />

Plain<br />

tel. 0<br />

fax 0<br />

c/o V<br />

Via T<br />

tel. 0<br />

c/o C<br />

Via G<br />

Tolm<br />

4046<br />

amm<br />

scita


il pianeta giovani<br />

visto dai mass media<br />

Pino Roveredo con la<br />

Compagnia Instabile,<br />

con cui da anni lui<br />

e l’Associazione<br />

Alt portano avanti<br />

un lavoro di<br />

prevenzione delle<br />

tossicodipendenze<br />

coinvolgendo giovani<br />

della città<br />

“I giovani raccontati dai mass<br />

media”. È questo il titolo della tavola<br />

rotonda, tenutasi a Trieste il 5 giugno<br />

presso il Circolo della Stampa,<br />

dedicata alla riflessione sul ruolo<br />

della comunicazione, sui vincoli e<br />

sulle libertà del fare informazione, sul<br />

potere della parola, sulle modalità di<br />

narrazione dei fenomeni e su quanto<br />

queste narrazioni influiscano sulle<br />

opinioni e sul clima sociale. L’incontro,<br />

organizzato da Alt (Associazione<br />

lotta alle tossicodipendenze) e dal<br />

Dipartimento delle Dipendenze<br />

dell’Azienda sanitaria, ha visto la<br />

partecipazione del presidente dell’Alt<br />

Daniela Colomban, del direttore<br />

del Dipartimento delle Dipendenze<br />

Roberta Balestra, dello scrittore<br />

e giornalista Pino Roveredo, del<br />

presidente del Corecom Fvg e<br />

docente di filosofia al Liceo linguistico<br />

Francesco Petrarca, del neo<br />

consigliere regionale nonché dirigente<br />

scolastico del Liceo scientifico<br />

Guglielmo Oberdan Franco Codega,<br />

di Pierfrancesco Pacoda, critico<br />

musicale e caporedattore della rivista<br />

“Hot contemporary magazine” e dei<br />

giornalisti Viviana Valente (Rai3 Fvg),<br />

Antonello Dinapoli (Radio Fragola) e<br />

Daniela Gross. Al centro del dibattito<br />

l’immagine, spesso non totalmente<br />

veritiera, che i mezzi di<br />

informazione trasmettono<br />

del mondo giovanile e della<br />

sua cultura “frequentemente<br />

descritti in toni tali da<br />

suscitare falsi allarmismi” ha<br />

esordito Daniela Colomban.<br />

“Sulle pagine dei quotidiani<br />

non si legge altro che<br />

di violenza, teppismo,<br />

vandalismo, spaccio di droga<br />

e alcool ma i giovani di oggi<br />

non sono solo questo” ha<br />

sottolineato. E se il potere<br />

della parola è sempre più<br />

evidente e strategico, è anche<br />

cruciale nel condizionare i toni<br />

dello scambio di informazioni<br />

tanto da montare una percezione a<br />

tal punto da alimentare un senso di<br />

disagio ed insicurezza sociale. E chi<br />

meglio dello scrittore triestino Pino<br />

Roveredo, in veste di moderatore<br />

del dibattito, è potuto intervenire<br />

dichiarando che “spesso raccontiamo<br />

le azioni positive di cui i giovani sono<br />

protagonisti in maniera sbrigativa.<br />

Dilaga la fame della cronaca nera<br />

mentre ci vorrebbe più ottimismo. I<br />

giovani d’oggi stanno anche bene ma<br />

sembra che nessuno se ne accorga”.<br />

La buona salute dei giovani sembra,<br />

dunque, alquanto trascurata dai mezzi<br />

di informazione e Trieste, in particolare<br />

“è ancora molto dispersiva e si muove<br />

in modo confuso nell’affrontare le<br />

tematiche e i linguaggi delle nuove<br />

generazioni” ha aggiunto Roveredo<br />

portando il discorso per tre secondi<br />

su di sé ricordando che “negli anni<br />

’70 ero stato definito irrecuperabile<br />

per i miei trascorsi alquanto difficili<br />

con l’alcool. Ora non faccio più notizia<br />

e come me tanti altri”. “Si incappa<br />

sempre più spesso in notizie “merce”<br />

dove il rapporto fatto – verità pecca<br />

di imprecisione” è intervenuto il<br />

presidente di Corecom Fvg Franco<br />

Del Campo dicendo che “i media<br />

tendono a creare soprattutto allarme<br />

consapevoli che attraverso la paura<br />

si governa e si vende”. Un appello a<br />

non lasciar soli a se stessi i ragazzi di<br />

oggi, bisognosi di essere ascoltati e<br />

capiti, è stato lanciato dal preside del<br />

Liceo scientifico Guglielmo Oberdan<br />

Franco Codega che ha ricordato<br />

l’elevata qualità degli insegnanti e delle<br />

metodiche che rendono le scuole del<br />

Friuli Venezia Giulia le migliori d’Italia<br />

(al primo posto quelle di Udine seguite<br />

da Trieste, Gorizia e Pordenone).<br />

A concludere la progressione degli<br />

interventi è stata la giornalista di<br />

Tg3 Fvg Viviana Valente secondo la<br />

quale “nel mondo dei mass media<br />

non sempre esistono i presupposti<br />

per scrivere approfonditamente delle<br />

buone azioni dei giovani. Anche se di<br />

essi si parla spesso in modo settoriale<br />

e superfluo relegandoli alla cronaca,<br />

non tutto va male” sottolineando che<br />

“per raccontare come vivono i nostri<br />

ragazzi bisogna essere molto bravi,<br />

avere molto tempo e lavorarci sopra.<br />

A causa dei tempi stretti di produzione<br />

degli articoli giornalistici e dei servizi<br />

televisivi, questo è impossibile”. Un<br />

messaggio è chiaro ed evidente: le<br />

informazioni sono e devono essere<br />

beni importanti per la crescita sociale<br />

e culturale di ogni paese democratico.<br />

Elisabetta Batic<br />

Metamorfosi<br />

15 <strong>Konrad</strong><br />

luglio-agosto 2008<br />

Voli di farfalle, in apparente ostaggio della brezza estiva, ravvivano i colori delle<br />

praterie in fiore. All’armonia del volo si alternano attimi di immobile riflessione, nel<br />

ricercato incontro con i specifici fiori ai quale ogni singola specie è stata legata<br />

dall’evoluzione. Le farfalle, importanti indicatori ecologici, estremamente sensibili<br />

all’inquinamento, alla “trappola verde” dell’agricoltura intensiva e ad ogni minima<br />

modificazione dell’habitat, certificano con la loro presenza la qualità ambientale.<br />

Simbolo della metamorfosi, esibendo la<br />

loro effimera bellezza cercano di attrarre<br />

la nostra attenzione ed evidenziano<br />

Aporia crataegi su Anacamptis pyramidalis<br />

preoccupanti segnali di malessere<br />

attraverso la loro progressiva scomparsa da vaste aree della Terra. Il loro, vuole<br />

essere un delicato ma significativo campanello d’allarme che unendosi al coro che<br />

ci giunge dalla “Natura”, invita al cambiamento e a ricercare un nuovo equilibrio<br />

tra le reciproche esigenze, spesso in conflitto, dell’uomo e della “Terra”, che<br />

benevolmente, da alcuni milioni di anni ci ospita.<br />

Roberto Valenti<br />

Aporia crataegi su Briza media


L’ostello di Pliskovica<br />

nel verde del Carso sloveno<br />

Nei dintorni di Trieste subito oltre l’»ex«<br />

confine sloveno, passando per Fernetti,<br />

Col (Monrupino) o anche S. Pelagio<br />

(Duino Aurisina), si trova nell’abitato di<br />

Pliskovica vicino Dutovlje (Duttogliano)<br />

l’ostello della gioventù «Mladinski hotel<br />

Pliskovica». Si tratta di una struttura<br />

nuovissima, ricavata da un’antica casa<br />

carsica, che dispone di cucina, sala da<br />

pranzo e lavanderia per gli ospiti, due<br />

camere al primo piano, altre due nel<br />

soffitto e due bagni. L’ex fienile contiene<br />

una sala plurifunzionale, due bagni e al<br />

primo piano altre due camere. L’ostello<br />

dispone in tutto di 35 posti letto. Nel<br />

cortile interno, accanto all’area relax sotto<br />

il tipico ballatoio carsico, ci sono due<br />

campi per giocare a calcio e a pallavolo.<br />

L’ «Hostel Pliskovica» funge anche da<br />

infopoint con internet e una ricca raccolta<br />

di depliant, opuscoli, souvenir e materiale<br />

turistico sul Carso (anche quello italiano).<br />

Molto belle ad es. le due guide sull’offerta<br />

turistica (enogastronomia, artigianato,<br />

cultura) del Carso sloveno da Komen alle<br />

grotte di Škocjan (S.Canziano), realizzate<br />

dallo stesso ostello. Da questa «dimora»<br />

dal fascino romantico e spartano, dove<br />

la poesia di Kosovel si sposa con il calore<br />

del terrano, si può partire per escursioni<br />

a piedi (il sentiero didattico attorno al<br />

paese), in bici (c’è il servizio noleggio)<br />

o in auto per le altre località slovene,<br />

friulane o istriane. Il personale dell’ostello<br />

vi darà volentieri indicazioni e proposte<br />

di programmi e itinerari turistici per le<br />

vostre permanenze verdi sul Carso. Ideale<br />

per vacanze di gruppo, scuole, attività<br />

seminariali, weekend ecc. è aperto tutto<br />

l’anno.<br />

INFO: Cornice bilingue con l’indirizzo<br />

telefono e logo<br />

Nome / Naziv – Mladinski hotel Pliskovica<br />

Indirizzo / Naslov: Pliskovica 11, 6221 Dutovlje, SLO<br />

E-mail: info@hostelkras.com<br />

Sito / Spletna stran: www.hostelkras.com<br />

Contatti / Kontaktna oseba: Tanja Godnič<br />

+386 5 7640250, +386 31 267529<br />

Tel. + 386 5 7640250<br />

Cel. / Mobi: ++386 41 947327<br />

Fax: ++386 5 7640251<br />

Mladinski Hotel Pliskovica<br />

NA ZE<strong>LE</strong>NI STRANI KRASA<br />

V okolici Trsta, takoj čez »bivšo« mejo,<br />

če gremo skozi Fernetiče ali Col (pri<br />

Repentabru) oz. Šempolaj (Devin<br />

Nabrežina), pridemo do Mladinskega<br />

hotela Pliskovica, ki se nahaja v<br />

istoimenski vasici blizu Dutovelj. Urejen<br />

je v obnovljeni kraški domačiji, ki obsega<br />

hišo, skedenj in veliko ograjeno dvorišče.<br />

V hiši so kuhinja, manjša jedilnica in<br />

pralnica na uporabo gostom, v prvem<br />

nadstropju dve sobi, na podstrešju še<br />

dve. V stavbi sta dve kopalnici. V skednju<br />

je velika večnamenska dvorana, dve<br />

kopalnici in v nadstropju dve sobi. Hostel<br />

razpolaga s 35 ležišči. Na »borjaču«, pod<br />

značilnim kraškim »gankom«, sta še igrišči<br />

za nogomet in odbojko.<br />

V Mladinskem hotelu je tudi info točka,<br />

TIC z informacijami, brošurami in<br />

spominki o Krasu (tudi italijanski del).<br />

Zelo lepa sta Vodnika o turistični ponudbi<br />

(enogastronomija, obrt, kultura) Gornjega<br />

in Spodnjega Krasa, ki so ju izdali v okviru<br />

delovanja. Domačija je pravi kulturni<br />

spomenik in kot taka nudi stilno bivanje<br />

z romantičnim pridihom kraške krajine,<br />

kjer se spaja čar Kosovelove poezije s<br />

toplino terana. Od tod se lahko usmerijo<br />

naši sprehodi in izleti po Krasu, po 6 km<br />

dolgi učni poti okrog vasi, s kolesom<br />

(možna izposoja koles) in tudi z avtom v<br />

druge slovenske, furlanske in istrske kraje.<br />

Osebje hotela bo z veseljem v pomoč<br />

pri pripravi programa in itinerarijev za<br />

vaše »zeleno« bivanje na Krasu. Idealen<br />

prostor za letovanje skupin, šolske otroke<br />

ali društva, za delavnice in seminarje,<br />

delovne vikende ali preprosto počitek v<br />

naravi, odprt vse leto.<br />

INFO (v okvirčku)<br />

Davorin Devetak


trasporti e ambiente<br />

La rinascita del tram<br />

Quante volte abbiamo sentito dire: il tram<br />

e’ vecchio,finito, appartiene ad un passato<br />

che non tornerà più. La modernità e<br />

la velocità camminavano sulle quattro<br />

ruote. Come si espresse il giornalista<br />

Rampini in un suo recente articolo sul<br />

Giappone, negli anni ’50 la macchina<br />

segnava addirittura il passaggio all’età<br />

adulta. Per dirla sempre con il giornalista:<br />

l’auto era molto di più di un fenomeno<br />

economico, era lo strumento di un rito di<br />

iniziazione, un sex-symbol potente, un<br />

rifugio per i primi rapporti intimi. Ora per<br />

i giovani giapponesi sono altri gli oggetti<br />

del desiderio: Ipod, videocellulari, laptop<br />

extrasottili della Apple (questi laptop,<br />

mi spiega un giovane amico, altro non<br />

sono che computer portatili dell’ultima<br />

generazione, molto leggeri e molto<br />

cari). E un collega di Rampini, il famoso<br />

giornalista Vittorio Zucconi, con un pò<br />

di esagerazione, afferma che negli Stati<br />

Uniti ora la parola d’ordine sembra essere:<br />

tutti a piedi, anzi in tram. Basandosi,tra<br />

l’altro, sul fatto che la vendita dei Suv<br />

(Sport Utilità Vehicle) e’ dimezzata.<br />

Secondo la UITP, l’associazione<br />

internazionale dei mezzi di trasporto<br />

pubblico, nel 2004 erano in fase di<br />

progettazione o di costruzione nel<br />

mondo circa 100 sistemi tranviari e<br />

di ferrovie metropolitane (per queste<br />

ultime si renderà necessario un discorso<br />

a parte): laddove le linee degli autobus<br />

non sono più sufficientemente efficienti e<br />

le metropolitane non sono più redditizie,<br />

il tram e’ il mezzo di trasporto ideale.<br />

Viaggia ad alta velocità attraverso tratti<br />

in galleria e su sede propria, in alcuni<br />

luoghi utilizza anche tratti ferroviari e<br />

raggiunge cosi’ le zone periferiche. E’<br />

ecologico, efficiente e riesce, perché<br />

condottosi rotaia, a viaggiare in zone<br />

senza automobile e negli stretti vicoli<br />

dei centri storici. Alle città viene cosi’<br />

restituita una qualità di vita ritenuta<br />

del tutto perduta. Ad aumentarne la<br />

popolarità contribuiscono il suo basso<br />

impatto ambientale e i suoi costi<br />

relativamente bassi se confrontati con<br />

quelli richiesti per la costruzione delle<br />

metropolitane. Per quanto riguarda<br />

l’Italia un fatto e’certo: dopo la assoluta<br />

prevalenza dell’impiego di autobus per<br />

il trasporto pubblico e la costruzione<br />

di metropolitane negli anni settanta,<br />

la tendenza ha cominciato ad invertirsi<br />

a partire dal 1980, quando anche in<br />

Italia sono state aperte o progettate un<br />

po’ dappertutto nuove linee tranviarie.<br />

Da uno studio di Federico Oliva,<br />

presidente dell’Istituto Nazionale di<br />

urbanistica, pubblicato dal Mulino nel<br />

2006, apprendiamo che sebbene le città<br />

con una rete tranviaria siano in Italia<br />

soltanto due, Milano e Torino, si assiste<br />

ad una certa ripresa nella costruzione<br />

di linee tranviarie: tre a Firenze, due a<br />

Bari e Palermo, una linea a Cagliari, e<br />

poi Sassari,Verona, L’Aquila e Padova. In<br />

qualche caso con l’aiuto di finanziamenti<br />

europei. Ma oltre ai tram, ci sono anche<br />

i filobus.<br />

Sempre dallo studio di Federico Oliva,<br />

rileviamo il seguente elenco di città che<br />

dispongono di linee di filobus: Napoli,<br />

con cinque linee, Parma e Bologna con<br />

quattro, Milano, Modena e San Remo con<br />

tre, Cagliari e La Spezia con due, Ancona,<br />

Bari, Chieti, Genova con una, mentre<br />

Lecce, Pescara e Savona ne stanno<br />

realizzando una a testa.<br />

Insomma l’Italia s’è desta… senza<br />

distinzione tra nord e sud. Però restiamo<br />

assai lontani dalla disponibilità, nel<br />

prossimo futuro, di una rete di mobilità<br />

di massa competitiva ed alternativa al<br />

traffico motorizzato. Per il fatto che il<br />

problema più rilevante per uno sviluppo<br />

adeguato del trasporto pubblico locale,<br />

è quello delle risorse finanziarie che lo<br />

stato e le regioni dovrebbero garantire<br />

per i necessari investimenti.<br />

Nello studio citato si sottolinea che<br />

il confronto con l’Europa è piuttosto<br />

scoraggiante. Francia e Germania, ma<br />

anche la Spagna, destinano risorse<br />

per interventi pubblici per nuove<br />

infrastrutture nelle città tre o quattro<br />

volte superiori a quelle garantite dallo<br />

Stato italiano. La soluzione del problema,<br />

sia pure<br />

a tempi lunghi, dipende dalla politica<br />

economica del Governo e dall’enorme<br />

deficit del bilancio dello Stato, che non<br />

consente di destinare sufficienti risorse<br />

al trasporto pubblico. In una situazione<br />

del genere lascia assai perplessi la<br />

decisione di costruire il ponte sullo<br />

Stretto di Messina (attualmente servito<br />

decentemente,salvo che in momenti<br />

di punta,dall’impresa marittima di<br />

cabotaggio Caronte, di cui si puo’ dire<br />

veramente: “nomen omen”) che a me<br />

pare, più che un’opera necessaria, un<br />

fastoso monumento celebrativo per i<br />

posteri<br />

Sergio Franco<br />

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17 <strong>Konrad</strong><br />

luglio-agosto 2008


AIDA AL CONFINE<br />

Incontro con Vanna Vinci, autrice dello straordinario romanzo<br />

grafico ambientato a Trieste: un amore a prima vista<br />

Sabato 7 giugno presso la fumetteria<br />

“Nonsololibri” a Trieste in piazza Barbacan,<br />

è stato organizzato un incontro con<br />

l’autrice di fumetti Vanna Vinci. L’artista era<br />

a Trieste per presentare il suo ultimo lavoro<br />

intitolato La bambina filosofica, una<br />

specie di Mafalda del 21° secolo, sempre<br />

polemica e contestatrice, ma molto meno<br />

cattiva e parolacciara della terribile Susi<br />

di Roberto Battestini. Per farmi fare un<br />

disegnino ho dovuto prendere un numero<br />

ed aspettare come quando si va a fare un<br />

versamento alle Poste, ma ne valeva la<br />

pena. Vanna Vinci si è presentata munita<br />

di un borsello carico di pennarelli di tutte<br />

le forme e dimensioni per disegnare in<br />

bianco e nero, con in mezzo tutte le<br />

sfumature di grigio. Vanna è molto piccola<br />

(1 metro e 55 cm). Inoltre ha un terribile<br />

accento cagliaritano che si sente lontano<br />

decine di chilometri. Però quando prende<br />

in mano la matita si trasfigura e diventa<br />

un’altra persona. E’ veramente affascinante<br />

vederla lavorare, e molti curiosi anche<br />

dopo aver ricevuto il loro disegno sono<br />

rimasti ancora solo per il piacere di vedere<br />

i vari personaggi prendere forma dal<br />

nulla. Quello del sottoscritto per Vanna<br />

vinci è stato un amore a prima vista, nato qualche anno fa quando<br />

ebbi la ventura di acquistare il suo romanzo a fumetti abientato a<br />

Trieste ed intitolato Aida al confine (Kappa edizioni, 2003). Devo<br />

dire che il libro di Vanna Vinci fu per me una lietissima sorpresa.<br />

Benché nelle storie a fumetti essa si rappresenti come una ragazzina,<br />

in realtà Vanna Vinci ha da poco superato la quarantina, e da quasi<br />

vent’anni esercita il mestiere di disegnatrice professionista creando<br />

personalissimi romanzi grafici, ed illustrando libri per ragazzi per<br />

conto della casa editrice Einaudi. Il suo modo di accostarsi alla<br />

nostra città è stato quanto mai originale. Poiché a Trieste vi è una<br />

certa carenza di storie di fantasmi, lei ha deciso di crearne una sua<br />

personale nuova di zecca: la materia prima non le mancava di certo.<br />

Ecco quindi la nostra Aida che dopo una delusione d’amore fugge<br />

dalla nativa Bologna e si rifugia a Trieste dove va ad abitare nella casa<br />

dei defunti nonni materni, in uno dei posti più inquietanti di tutta la<br />

città giuliana, dove le stranezze certo non mancano. Aida arriva nella<br />

nostra stazione ferroviaria con un look fra il punk e il dark, e viene<br />

accolta piuttosto male dalla cuginetta Mara, che non vede l’ora di<br />

tornare a spassarsela con Lulli, il suo ultimo amorazzo gay. Il disegno<br />

è in bianco e nero, con dei delicati toni grigi che impreziosiscono il<br />

lavoro, ed il soffio incessante della bora<br />

è realizzato con dei buffi ghirigori che<br />

attraversano tutto il campo dell’immagine.<br />

L’ambientazione è assolutamente<br />

realistica, tanto che un triestino riconosce<br />

subito tutti i posti nei quali si svolge<br />

l’azione. Giunta alla casa dei nonni<br />

Aida viene sopraffatta dalla malinconia<br />

tanto che ad un certo punto si trova<br />

letteralmente proiettata nel mondo dei<br />

fantasmi. Ecco allora riapparire il nonno<br />

che se ne va come niente fosse a giocare<br />

a carte nella trattoria Alla bella America,<br />

con i vecchi tramway che sferragliano<br />

ancora nelle strade, il porto pieno di velieri<br />

e piroscafi e la ferrovia che attraversa le<br />

rive. Ecco l’anima della città del passato<br />

che riprende vita davanti agli occhi prima<br />

esterrefatti e poi complici di Aida, con<br />

tutto il suo carico di gioie e dolori, gloria<br />

effimera, stragi, odio e persecuzione.<br />

Con gli occhi dello spirito questa ragazza<br />

spigliata e vivace si trova a rivivere tutta<br />

la parte peggiore del secolo ventesimo, le<br />

due guerre mondiali, la dittatura fascista,<br />

l’occupazione tedesca eccetera. Il fantasma<br />

di uno zio tormentato morto giovanissimo<br />

il quale non ricorda le circostanze della<br />

propria dipartita, la accompagna nelle sue tristi peregrinazioni.<br />

Alla fine tutti i nodi, si sciolgono, i fantasmi spariscono ed Aida<br />

può tornare alla vita normale, tra studi universitari e festicciole in<br />

casa di amici alla ricerca di qualche nuovo fidanzato. Eseguita con<br />

gusto finissimo, Aida al confine è una storia che mi ha colpito nel<br />

profondo del cuore e nella quale ho riconosciuto l’anima più vera<br />

della mia città. Questo libro a fumetti realizzato da una cagliaritana<br />

purosangue secondo me vale molto di più di certi tomi ponderosi<br />

scritti da famosi studiosi e giornalisti che vorrebbero analizzare la<br />

storia di Trieste e poi finiscono per scrivere solo la loro verità di parte.<br />

Il libro è valorizzato da una postfazione piena di fotografie di Trieste<br />

scritta di proprio pugno dalla stessa Vanna Vinci nella quale l’autrice<br />

ringrazia il giornalista triestino Alessandro Mezzena Lona ed i titolari<br />

del negozio “Nonsololibri” di piazza Barbacan per averla aiutata a<br />

trovare le locations adatte dove ambientare la sua storia. Aida al<br />

Confine è stato stampato anche in versione spagnola e francese, ed<br />

ha avuto un ottimo successo pure all’estero, tanto che è imminente<br />

l’uscita di una nuova edizione italiana.<br />

Gianni Ursini<br />

18 <strong>Konrad</strong><br />

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... sull’ex “Maddalena”<br />

In merito all’articolo “Una storia ignobile”, apparso su <strong>Konrad</strong><br />

di giugno scorso, abbiamo ricevuto la seguente lettera:<br />

spett. Redazione di <strong>Konrad</strong>,<br />

sull’area dell’ex ospedale della<br />

Maddalena Dario Predonzan ha<br />

certamente ragione, ma le ragioni<br />

“speculative” dell’accordo di<br />

programma con Regione e Ass del<br />

2001 furono profondamente diverse<br />

dalle ragioni del piano del 2006.<br />

Possiamo non condividere, ma la<br />

prima trasformazione dell’area da<br />

servizi a residenza era finalizzata<br />

a garantire all’Ass i finanziamenti<br />

necessari per i suoi interventi di edilizia<br />

socio-sanitaria. Certo, rischiamo che<br />

la storia si ripeta con i trasferimenti<br />

del Burlo e della Fiera, trasferimenti<br />

che necessitano di valorizzare gli<br />

attuali siti attraverso il cambio di<br />

destinazione d’uso per trovare i fondi<br />

per le nuove localizzazioni a Cattinara<br />

e in Porto vecchio. Ma temo non ci<br />

siano alternative, salvo che il Comune<br />

non investa di suo e destini poi le aree<br />

a parco e a servizi. Resta forse solo la<br />

possibilità di una politica di “riduzione<br />

del danno” e il più “partecipata”<br />

possibile. Cosa che, volentieri<br />

ammetto, non venne fatta neppure al<br />

tempo dell’Amministrazione Illy. Ma il<br />

piano del 2006 ebbe logiche diverse.<br />

All´epoca il Comune procedette<br />

con una variante all´accordo di<br />

programma per acquistare una parte<br />

del comprensorio da destinare alla<br />

caserma della polizia stradale.<br />

Non c´era nessuna logica che<br />

spiegasse perché mai la polizia<br />

avrebbe dovuto trasferirsi lì, tanto che<br />

dopo l´acquisto la polizia individuò un<br />

altro sito e il Comune restò proprietario<br />

dell´area, senza più sapere che<br />

destinazione darle. Alberto Russignan<br />

e io votammo contro a quella delibera,<br />

anche perché Russignan dette una<br />

spiegazione che non venne mai<br />

smentita. Denunciò in Consiglio<br />

comunale che l´unico motivo andava<br />

trovato nella sostenibilità economica<br />

dell´operazione. Le imprese private<br />

infatti, che aspettavano il piano per<br />

acquisire il comprensorio dall´Ass,<br />

non sarebbero mai riuscite a rientrare<br />

dall´investimento con la cubatura<br />

prevista su tutta l´area. Il Comune,<br />

acquistandone preventivamente<br />

una parte, rendeva il business<br />

possibile. Ma il resto, ahimè, non<br />

è cronaca, come dice Predonzan.<br />

A settembre 2006 depositai la<br />

seguente interrogazione al sindaco<br />

Dipiazza: - Visto l´iter complesso<br />

che ha portato all´accordo di<br />

programma per la riconversione del<br />

Comprensorio ospedaliero della<br />

Maddalena, visto il ruolo determinante<br />

svolto dall´allora assessore alla<br />

pianificazione urbanistica Giorgio<br />

Rossi per portare a conclusione<br />

detto accordo, visto inoltre il ruolo<br />

diretto e indiretto che l´assessore<br />

Giorgio Rossi, quale responsabile<br />

dell´Area Lavori pubblici e quale<br />

membro della prima Giunta Dipiazza,<br />

ha avuto nell´ambito di convenzioni,<br />

di transazioni e anche di contenziosi<br />

giudiziari con diverse imprese di<br />

costruzioni, tra le quali la Riccesi<br />

spa, la Carena spa e la Maltauro spa,<br />

interrogo il sindaco Roberto Dipiazza<br />

per sapere se gli risulta che Giorgio<br />

Rossi, attuale assessore all´istruzione<br />

della Giunta del Comune di Trieste,<br />

avrebbe ricevuto un incarico liberoprofessionale<br />

di direzione nei lavori<br />

di riconversione del Comprensorio<br />

ospedaliero della Maddalena per<br />

conto dell´associazione d´impresa<br />

costituita dalle Riccesi spa, Carena<br />

spa e Maltauro spa, e quindi se<br />

ritiene opportuno dal punto di vista<br />

politico e amministrativo che Giorgio<br />

Rossi continui a rivestire un ruolo di<br />

responsabilità all´interno della Giunta<br />

e dell´Amministrazione comunale.<br />

- Non ho mai ricevuto risposta<br />

all’interrogazione, se non attraverso<br />

le pagine del quotidiano. Dipiazza<br />

sostenne che «è davvero brutto<br />

e censurabile che Omero avanzi<br />

questo tipo di sospetti. Secondo lui<br />

allora io non dovrei più avere i miei<br />

supermercati La città dovrebbe<br />

ringraziare Rossi: è un imprenditore<br />

che per cinque anni ha regalato il suo<br />

tempo e la sua capacità, e ha avuto<br />

il buon gusto di chiedermi di non<br />

occuparsi più di urbanistica e lavori<br />

pubblici perché doveva tornare a<br />

lavorare, avendo trascurato - oltre che<br />

la famiglia - il lavoro e i suoi introiti».<br />

E Rossi completò il ragionamento<br />

con una dichiarazione lapidaria:<br />

«Lavoro per chi mi offre la possibilità di<br />

lavorare».<br />

Cordiali saluti<br />

Fabio Omero<br />

capogruppo del Partito democratico<br />

al Comune di Trieste<br />

Risposta di Dario Predonzan a pag. 3<br />

I settantacinque anni del Circolo delle Generali<br />

Le Assicurazioni Generali sono di certo la più grande azienda avente sede a Trieste e<br />

la storia della Compagnia, pur nella sua attuale dimensione che la vede presente in<br />

ogni parte del mondo, si intreccia con quella della città dove continua ad avere sede la<br />

direzione generale dell’azienda.<br />

L’occasione del settantacinquesimo anniversario della costituzione del suo Circolo<br />

aziendale triestino è stata celebrata con una serie di eventi e con la pubblicazione di<br />

un libro fotografico, “La memoria – 75 anni di immagini del Circolo” che ripercorre le<br />

vicende del sodalizio dall’anno della sua fondazione, il 1933, ai giorni nostri. Allora il<br />

Circolo aveva la sua sede nel prestigioso palazzo Stratti, in Piazza Unità, mentre oggi<br />

occupa l’ultimo piano del palazzo rosso, all’angolo tra le rive e il Canale, la cui terrazza<br />

ad elle offre di certo una delle più belle vedute della città.<br />

Sfogliare l’elegante volume voluto dall’attuale presidente, il poeta Claudio Grisancich,<br />

significa ripercorrere, come in un album di famiglia, le vicende non soltanto del Circolo,<br />

ma anche della città e del Paese, a testimonianza dell’indissolubile intreccio che lega<br />

la Compagnia e i suoi dipendenti alle vicende storiche, culturali e di costume del suo<br />

naturale habitat.<br />

Una storia, quella del Circolo, soltanto all’apparenza effimera, fatta di gite, di eventi<br />

sportivi, di occasioni conviviali, certo, ma che nel suo assieme dà testimonianza di<br />

un’intima integrazione con la cultura che circonda il suo microcosmo fervente di<br />

iniziative ed aperto alla società di cui è parte integrante.<br />

Agnese Ermacora


alimentazione<br />

21 <strong>Konrad</strong><br />

luglio-agosto 2008<br />

Alla ricerca dell’Elisir di lunga vita<br />

2a parte<br />

Nel numero precedente abbiamo criticato il modello<br />

dell’aspettativa di vita proposto dalla scienza moderna che<br />

sostiene fondamentalmente che oggi si vive più a lungo e<br />

– implicitamente – che la qualità della vita sia quindi superiore.<br />

Il nostro punto di vista è invece opposto, ossia che la qualità della<br />

vita stia peggiorando continuamente e che l’uomo si ammali più<br />

che in passato.<br />

Dimostrare questa tesi non<br />

è facile, perché i dati che<br />

emergono dagli studi scientifici<br />

sono spesso discordanti e<br />

condizionati da interessi di<br />

parte.<br />

Per questa ragione abbiamo<br />

scelto un’altra strada, che<br />

consiste nell’avvalerci di studi<br />

empirici svolti sul campo.<br />

Ci riferiamo in particolare<br />

a ricerche effettuate su<br />

popolazioni esistenti ancora<br />

oggi con una reale aspettativa<br />

di vita e indici di salute molto<br />

elevati.<br />

Agli inizi degli anni Settanta, il National Geographic chiese ad<br />

Alexander Leaf, medico di fama mondiale, di identificare quali<br />

fossero le popolazioni più sane e longeve del pianeta. Esistevano<br />

allora tre zone sulla terra dove gli abitanti diventavano vecchi<br />

in piena salute superando abbondantemente i cento anni: la<br />

valle di Vilcabamba nell’Equador, la regione di Hunza in Pakistan<br />

e la regione dell’Abkhazia, nel Causaso. Successivamente il dr.<br />

Leaf prese in esame anche gli abitanti delle isole Okinawa in<br />

Giappone, famosi anche loro per la salute e la longevità.<br />

Attraverso uno studio molto completo durato più di un decennio<br />

e che coinvolse centinaia di ricercatori, emersero chiaramente<br />

alcuni punti fondamentali che possono essere considerati come<br />

la base della longevità di tutti e quattro i popoli.<br />

Il primo l’alimentazione, basata quasi esclusivamente su frutta,<br />

verdura, cereali, legumi e noci, con una dieta molto varia inferiore<br />

alle 2.000 calorie al giorno. Tutto il cibo veniva consumato fresco<br />

e quasi sempre crudo..<br />

Secondo elemento l’attività motoria: questa gente si muoveva<br />

a piedi, anche per lunghi tratti tra le montagne, senza mostrare<br />

eccessivo affaticamento e superando notevoli prove di<br />

resistenza. Inoltre, il lavoro quotidiano consisteva nell’agricoltura,<br />

fare legna, trasporto e altre attività fondamentalmente fisiche.<br />

L’ambiente quasi incontaminato – ad eccezione delle isole<br />

Okinawa – contribuiva a fornire una base eccezionale per la<br />

salute.<br />

Infine, forse l’aspetto più sorprendente, il profondo rispetto che<br />

queste culture avevano per l’anziano, considerato l’apice, il punto<br />

più alto della vita. La qualità dei rapporti umani, la profondità<br />

dei loro sentimenti, l’acutezza dei loro pensieri e la profonda<br />

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spiritualità che emanavano le loro anime, convinsero il dr. Leaf<br />

che questa gente era in salute perché aveva uno stile di vita<br />

sano, basato su principi naturali eterni che la nostra società ha da<br />

tempo perduto.<br />

Contemporaneo del dr. Leaf, un famoso dentista americano, il dr.<br />

Weston A. Price, girò il mondo con lo scopo di studiare il rapporto<br />

tra l’alimentazione e la salute<br />

dei denti. Durante i suoi viaggi<br />

egli visitò soprattutto quelle<br />

popolazioni che mangiavano<br />

ancora il cibo originario della<br />

loro terra.<br />

I risultati furono sorprendenti:<br />

le persone che seguivano le<br />

loro diete originarie avevano<br />

pochissime malattie dentali,<br />

nessuna carie e godevano di<br />

splendida salute, mentre quelli<br />

che avevano introdotto nella<br />

propria alimentazione cibi<br />

raffinati e trattati – come pane<br />

bianco, riso brillato, farina,<br />

zucchero, caffè - provenienti dall’occidente avevano denti guasti<br />

e malformazioni delle arcate dentali, oltre che una pessima<br />

salute.<br />

Una terza inconfutabile prova della superiorità, in termini di<br />

salute, benessere e longevità, di questi popoli viene dalla dr.ssa<br />

Ruth Benedict, antropologa di fama mondiale, che studiò ben<br />

700 culture diverse con lo scopo di identificare quale fosse<br />

l’elemento comune alla loro salute e alla loro malattia. La sua<br />

ricerca si basò su un fattore fondamentale: la distribuzione<br />

della ricchezza. Identificò agli estremi due tipologie di culture:<br />

quella ‘sinergica’ basata sulla collaborazione, la generosità e la<br />

compassione, dove la ricchezza circola continuamente e non<br />

si accumula nelle mani di pochi, e quella ‘sgarbata e cattiva’,<br />

dove invece predominano i comportamenti egoistici e dove<br />

la ricchezza si accumula in poche persone che vengono a<br />

possedere più di tutti gli altri.<br />

I suoi risultati furono sorprendenti: quanto più era profondo il<br />

divario tra ricchi e poveri, tanto più quella società era malata.<br />

Diversamente da come si potrebbe pensare, ossia che la<br />

longevità sia un fattore genetico, questi popoli ‘selvaggi’<br />

vivevano a lungo perché vivevano in modo naturale, avevano un<br />

grande interesse per la vita, la gioia del condividere con altri ogni<br />

piacere, ma anche ogni dolore, il profondo rispetto per la vita e<br />

l’amore che li teneva uniti.<br />

A dimostrazione di ciò, ossia che la genetica conti poco,<br />

possiamo vedere che ogniqualvolta uno di questi popoli è<br />

entrato in contatto con l’uomo occidentale assumendone i<br />

costumi e lo stile di vita, poi ha iniziato ad ammalarsi e a vedersi<br />

accorciare la vita secondo valori identici a quelli dell’uomo<br />

moderno.<br />

L’esempio vivente di questa gente ci mostra un dato così<br />

semplice da apparire scontato e quindi escluso dai nostri calcoli<br />

per l’eterna giovinezza: la salute deriva da uno stile di vita sano<br />

basato sull’equilibrio dei ritmi naturali dell’esistenza e sul rispetto<br />

profondo per la vita in sé.<br />

Ogni qual volta ci si allontana da tale armonia, il prezzo viene<br />

misurato in termini di salute: l’uomo paga perdendo una parte di<br />

ciò che avrebbe potuto essere.<br />

In conclusione, anche alla luce di questi ultimi dati,<br />

appare evidente che gli studi sull’aspettativa di vita sono<br />

fondamentalmente falsi perché mostrano una realtà inesistente.<br />

Non solo oggi l’uomo non vive di più che in passato; non solo<br />

la qualità della vita moderna è peggiore di quella antica; oggi<br />

l’uomo potrebbe vivere di più e meglio di quanto gli sia dato, e<br />

se questo non avviene è perché vive lontano dalla natura e dalle<br />

sue leggi.<br />

Per ulteriori approfondimenti si consiglia il libro “Sani fino a 100<br />

anni” di John Robbins (ed. Corbaccio)<br />

Giacomo Bo e Nadia Damilano Bo<br />

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cinema<br />

Due film a confronto<br />

Il Divo di Gomorra<br />

Chi pensava che il cinema italiano fosse moscio, beh, deve<br />

ricredersi. Perché arrivano film impegnati e popolari nel senso<br />

più nobile del termine, premiati a Cannes e campioni d’incassi sui<br />

nostri schermi, malgrado la reazionaria mutazione<br />

genetica/antropologica degli abitanti del Bel Paese,<br />

a cui cercano di opporsi solo pochi coraggiosi.<br />

Tra questi c’è Paolo Sorrentino, un brav’uomo che<br />

rifiuta mode e opportunismi, realizzando film che<br />

colpiscono gli spettatori come grida d’allarme<br />

nella notte. Nel Divo, il regista napoletano non<br />

nasconde i suoi debiti nei confronti di cineasti<br />

come Francesco Rosi, Elio Petri, Giuseppe Ferrara<br />

e anche Nanni Moretti che nel Caimano del 2006<br />

fece un fosco ritratto di Silvio Berlusconi. Mentre<br />

Sorrentino racconta quarant’anni la vita e la carriera<br />

di Giulio Andreotti, definito la Sfinge, il Gobbo, il<br />

Papa Nero, Belzebù e appunto Il Divo Giulio. La<br />

straordinaria interpretazione di Toni Servillo lo rende<br />

dis/umano: ho visto decine di film di fantascienza<br />

con robot di plastica e acciaio che (nonostante il<br />

cervello positronico) esprimevano sentimenti ed<br />

emozioni in modo assai più caldo. Qui, sembra che<br />

da un momento all’altro l’Andreotti di Sorrentino/<br />

Servillo si toglierà dalla gobba la scatola nera dove<br />

nasconde i suoi segreti, come suggeriva tanti<br />

anni fa Beppe Grillo. L’unico fugace attimo in cui il<br />

potente uomo politico diventa una persona fatta di<br />

carne e sangue è quando siede accanto alla moglie<br />

(bravissima Anna Bonaiuto) e, tenendosi per mano,<br />

guarda con lei la TV mentre Renato Zero canta<br />

“I migliori anni della nostra vita”. Dopodichè<br />

Andreotti torna un essere impassibile che non si<br />

confida con nessuno, nemmeno con i più cari amici.<br />

Al fido Francesco Cossiga si limita a raccontare<br />

che da ragazzino ebbe una passione platonica<br />

per la sorella di Vittorio Gassman. Insomma il<br />

Divo, accusato di essere il regista occulto di tanti<br />

delitti (Pecorelli, Calvi, Sindona, Ambrosoli, Lima,<br />

Falcone, Dalla Chiesa…), conduce un’esistenza<br />

fredda, quasi monastica. Cosa resta, allora Un grande film<br />

con alcuni grandissimi momenti: gli omicidi iniziali, le surreali<br />

passeggiate all’alba con la scorta, i monologhi col confessore,<br />

l’impassibilità durante le feste organizzate dai colleghi di<br />

partito, il dialogo (nella realtà mai avvenuto) col direttore di<br />

“Repubblica” Eugenio Scalfari (superbamente interpretato da<br />

Giulio Bosetti). Sequenze di bravura che entrano nella storia<br />

del cinema italiano. E poi restano i fatti: negli anni ‘90 Andreotti<br />

fu incriminato (colluso con la mafia e mandante nell’omicidio<br />

del giornalista Mino Pecorelli) ma in un lunghissimo processo<br />

fu prima condannato e infine nel 2003 assolto dalla Corte<br />

di Cassazione. Una sentenza che non soddisfa nessuno (la<br />

collusione con la mafia resta accertata fino al 1980 ma prescritta<br />

per decorrenza dei termini). Dunque i misteri rimangono e non<br />

vengono certamente chiariti dal film anche se Sorrentino sposa<br />

chiaramente le tesi colpevoliste. Altro capolavoro è Gomorra di<br />

Matteo Garrone. E io, oltre al libro-scandalo di Roberto Saviano<br />

(1 milione e mezzo di copie vendute, numerose minacce di<br />

morte all’autore), ricordo “La dismissione“ di Ermanno Rea,<br />

da cui Gianni Amelio trasse il film La Stella che non c’è (Italia<br />

2006): per smentire certi esponenti razzisti della Lega Nord<br />

secondo cui i napoletani sarebbero geneticamente incapaci di<br />

onesta laboriosità, La dismissione inizia con la vita serena del<br />

villaggio operaio dell’acciaieria di Bagnoli. Ma poi la fabbrica<br />

venne chiusa e il paese divenne simile ai tanti orridi quartieri<br />

che costellano la periferia di Napoli, preda di delinquenza e<br />

camorra. Anche il quadro presentato da Gomorra è molto fosco:<br />

Scampia pare la succursale dell’Inferno, casermoni piramidali,<br />

porte sprangate, tutti vivono nel terrore, mentre negli spaventosi<br />

corridoi risuonano colpi di pistola accompagnati dalle sirene<br />

della polizia. Nessuno parla italiano, ma un incomprensibile<br />

dialetto (sottotitolato come una lingua straniera). Se malgrado<br />

l’intercessione di Abramo la biblica Gomorra (Genesi 19, 1-<br />

34) venne distrutta da Dio perché popolata da gente malvagia<br />

e non giusta, chi intercederà per questi luoghi Camorra fa<br />

rima con Gomorra e, stando al film, di donne e uomini giusti<br />

nel quartiere Scampia ce ne sono ben pochi, forse nessuno: la<br />

collusione con la criminalità sembra totale. Il film racconta alcuni<br />

personaggi: Totò, tredicenne che porta la spesa a domicilio e<br />

sogna di diventare come quelli che contano i soldi (e i morti). Poi<br />

due ragazzi che rubano le armi di un clan, per mettersi in proprio.<br />

E il geniale sarto Pasquale (pagato in nero) che vuol far di testa<br />

sua aiutando la comunità cinese. E ancora Roberto che tocca con<br />

mano la disonestà del suo capo Franco (Toni Servillo) che traffica<br />

in rifiuti tossici. E il contabile Ciro che verrà coinvolto in una<br />

sanguinosa guerra fra opposti clan. In Gomorra perdono tutti: i<br />

frutti della terra sono avvelenati dalle discariche abusive, l’erba<br />

cresce stenta, gli animali girano alla larga, il sole sembra rifiutarsi<br />

di illuminare questi luoghi bui e ostili. Purtroppo Garrone e<br />

Saviano si limitano a fare spietata informazione, senza proporre<br />

soluzioni: Napoli e la Campania soffrono di un male incurabile. Se<br />

ciò fosse vero, il destino di quelle contrade è già segnato, a meno<br />

di un deciso intervento statale, controllato da forze politiche<br />

serie, oneste e illuminate. Ma questa speranza, alla luce dei<br />

recenti risultati elettorali, mi pare disgraziatamente lontana dalla<br />

realtà. Una notazione finale: entrambi i film sono produzioni<br />

indipendenti nate fuori dal controllo del Cavaliere, diffuse da<br />

piccole e coraggiose<br />

case di distribuzione (Fandango e Lucky Red). Opere che tutti<br />

dovrebbero vedere, soprattutto i politici, affinché in futuro non<br />

possano dire ancora una volta: “Mi dispiace, io non ne sapevo<br />

nulla”.<br />

Gianni Ursini<br />

22 <strong>Konrad</strong><br />

luglio-agosto 2008


teatri di confine<br />

Aldo Moro: una<br />

tragedia italiana<br />

Sono passati trent’anni da quel 16 marzo 1978, quando il<br />

rapimento di Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse diede<br />

inizio a una vera e propria tragedia umana e politica, che<br />

sconvolse l’Italia di allora. Eppure, come affermano Corrado<br />

Augias e Vladimiro Polchi, autori dello spettacolo ‘Aldo<br />

Moro. Una tragedia italiana’, prodotto dal Teatro Stabile di<br />

Sardegna e andato in scena al Politeama Rossetti mercoledì<br />

21 maggio, quei fatti ci turbano ancora. Sarà forse perché ben<br />

cinque processi e due commissioni parlamentari non hanno<br />

ancora saputo fare chiarezza nei numerosi misteri irrisolti<br />

di quei 55 giorni che portarono all’uccisione<br />

dello statista democristiano. O forse perché<br />

sin dall’inizio la vicenda poneva lo Stato di<br />

fronte a un irrisolvibile dilemma etico, che la<br />

regia di Giorgio Ferrara ha ben evidenziato:<br />

salvare la vita di Moro o salvare le istituzioni<br />

Cedere al ricatto avrebbe infatti aperto a<br />

un riconoscimento formale dei brigatisti,<br />

creando un pericoloso precedente. O almeno<br />

così pensavano i sostenitori della linea della<br />

fermezza.<br />

Ma fu proprio così Veramente non c’erano<br />

altre possibilità se non il tragico epilogo che<br />

tutti conosciamo Nel corso dello spettacolo<br />

il dilemma viene messo a nudo dai dubbi<br />

che l’attore Lorenzo Amato pone agli<br />

spettatori, dalle lettere dello stesso Moro a<br />

cui presta voce e corpo Paolo Bonacelli, dai<br />

molti documenti visivi (telegiornali, inchieste, film) e dalle<br />

straordinarie pagine di Sciascia e di Pasolini. Lasciandoci<br />

sgomenti, una volta di più.<br />

S.C.<br />

Living in “The brig”<br />

‘Com’è possibile assistere a ‘The brig’ e non voler abbattere tutte<br />

le prigioni’, si chiedeva Julian Beck, cofondatore del Living<br />

Theatre assieme a Judith Malina. Correva l’anno 1963 quando<br />

‘The Brig’ venne messo in scena e già allora la domanda di Julian,<br />

sebbene utopistica, era pienamente giustificata da ciò che il testo<br />

di Kenneth Brown dispiegava sul palco. Lo spettacolo, pressoché<br />

immutato, è stato riproposto quasi cinquant’anni dopo al Teatro<br />

Miela, sabato 7/6, dal Living Theatre. Si tratta di una giornata in<br />

un carcere dei marines, dove Brown era stato realmente rinchiuso<br />

nel 1957. Dieci prigionieri subiscono ogni sorta di vessazioni dai<br />

quattro sorveglianti, che si trasformano in aguzzini e mettono in<br />

atto tutto il repertorio della crudeltà: percosse, umiliazioni, minacce<br />

di morte e rituali assurdi.<br />

Quando si parla crudeltà non<br />

può non venire alla mente<br />

Antonin Artaud, che fu uno<br />

dei punti di riferimento del<br />

Living. La sua idea era quella<br />

di un teatro che rappresenti la<br />

violenza al fine di trasformare<br />

la società e renderla migliore,<br />

secondo i dettami della non<br />

violenza che il Living già<br />

praticava. E i due atti a cui il<br />

pubblico del Miela ha assistito<br />

sortiscono gli effetti voluti:<br />

dopo un po’ non se ne può più<br />

delle reiterate angherie dei<br />

sorveglianti. ‘The brig’ rimane<br />

un sano atto d’accusa non solo<br />

contro le carceri e i loro eccessi (vedi Guantanamo o Abu Grheib)<br />

ma anche contro quella vita militare che un politico italiano ha<br />

recentemente definito ‘educativa’.<br />

S.C.<br />

Absolut poetry: versi suggestivi, dolenti note<br />

Mala tempora currunt, almeno per quanto riguarda la cultura in regione. La stampa aveva recentemente ventilato un possibile taglio<br />

dei fondi destinati ad Absolut Poetry, un festival che in tre anni è riuscito nel difficile compito di restituire alla poesia una dimensione<br />

non elitaria. Per fortuna, l’allarme è rientrato. La terza edizione di Absolut Poetry si è aperta, come sempre, al Teatro<br />

Comunale di Monfalcone il 3 giugno, per proseguire sino a sabato con un carnet ricco di appuntamenti: da Ugo<br />

Pierri al Faber dei fabbri, da Marc Kelly Smith, inventore del poetry slam, al Miserere di Rocco De Rosa e Maria Pia<br />

De Vito. La serata del 5 giugno, in particolare, si presentava piuttosto succulenta: la poetessa libanese Joumana<br />

Haddad, accompagnata dalle percussioni di Alex Croce, un’altra poetessa, Jolanda Insana, il gruppo musicale<br />

portoghese Wordsong con lo spettacolo ‘Al Berto / Pessoa’ e, dulcis in fundo, ‘Non sempre ricordano’, concerto<br />

dedicato a Patrizia Vicinelli con Paolo Fresu, Dhafer Youssef, Ilaria Drago e Lello Voce. Suggestiva la performance di<br />

Joumana Haddad, che in un incrocio di lingue, quella araba e quella italiana, descrive un universo femminile a tratti<br />

inquietante; breve ma intenso l’intervento di Jolanda Insana, che ha scelto versi inediti da un libro in lavorazione,<br />

‘La bestia clandestina’. Ma, ahimé, nel corso della serata sono venuti a galla i due difetti principali di questa e delle<br />

precedenti edizioni. In primo luogo: non si capisce perché, quando si è esibito il gruppo portoghese, il volume<br />

fosse così alto da spaccare i timpani. Secondo: l’accumulo di situazioni ha impedito all’evento clou, il concerto ‘Non<br />

sempre ricordano’, di essere goduto appieno dagli spettatori. La tromba di Fresu, la genialità di Salis al pianoforte<br />

e il fascino dell’oud di Youssef, uniti alla bravura di Ilaria Drago nel dar corpo e voce ai testi della poetessa Patrizia<br />

Vicinelli, avrebbero avuto bisogno di maggior spazio e più attenzione.<br />

Stefano Crisafulli<br />

Autorealizzazione e servizio all’umanità<br />

Meditazione - Servizio sociale<br />

Corsi di Yoga e cucina vegetariana<br />

Cene indiane per beneficenza<br />

23 <strong>Konrad</strong><br />

luglio-agosto 2008<br />

Organizzazione Umanitaria<br />

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musica<br />

Tom Waits in Italia:<br />

istruzioni per l’uso<br />

“L’accesso e la permanenza nel teatro in occasione dell’evento<br />

comporta l’accettazione da parte dello spettatore del presente<br />

«regolamento». L’inosservanza dello stesso comporterà<br />

l’immediata risoluzione del contratto di prestazione con il divieto di<br />

accesso nel luogo dell’evento”.<br />

Segue un elenco di (sette) “norme comportamentali”.<br />

La mezza idea di comprare un biglietto per il<br />

concerto di Tom Waits (tre date consecutive, 17-18-<br />

19 luglio a Milano, Teatro degli Arcimboldi) resterà<br />

tale.<br />

Sarei stato disposto a sorvolare sul prezzo (minimo<br />

100 euro), sulla città (Milano) e sul fastidio di<br />

condividere con la “gente” un’emozione musicale che<br />

preferirei intima e solitaria.<br />

Ma il salotto di casa mia è piccolo e Tom, non sia mai, potrebbe<br />

risentirsene…<br />

Avrei accettato tutto ciò per lui, l’intrigante californiano dalla<br />

faccia polverosa, la voce-marmitta-bucata, le dita sghembe sulla<br />

tastiera di un pianoforte ubriaco: una venerazione, un’idolatria<br />

tanto che, pur di assomigliargli, o meglio pur di assomigliare<br />

all’immagine stampata sulla copertina del disco “Nighthawks<br />

at the Diner” (1975), in gioventù mi sforzai di entrare in una<br />

cappelleria, uscendone con una coppola chieftains che tuttora<br />

indosso con immutato imbarazzo.<br />

Tuttavia, sottomettermi al citato “Regolamento d’ingresso” e alle<br />

sue “Norme comportamentali”, dover ingoiare e digerire una<br />

capziosa lista di 12 regole (“Modalità d’acquisto dei biglietti”),<br />

roba da mettere in crisi uno studio legale… mi pare eccessivo.<br />

O quantomeno un ottimo alibi alla mia pigrizia.<br />

Per dovere di cronaca, va sottolineato che le strette misure<br />

hanno il nobile fine di eludere il fenomeno chiamato<br />

bagarinaggio. Mettendoci nei panni di Marietto, tenteremo<br />

dunque di raccontare la difficile procedura.<br />

Marietto, grande appassionato, vuole portare moglie (Fulvia)<br />

e figlia (Jennifer) a Milano per assistere al raro evento: è in<br />

attesa dal 1999, anno dell’ultimo concerto di Tom Waits in Italia.<br />

Dovesse andarci, Marietto centrerebbe due obiettivi collaterali<br />

affatto privi di una certa importanza:<br />

a) chiudere il becco di Fulvia che puntualmente si apre<br />

eruttando le seguenti parole: “siamo sempre a casa, non<br />

facciamo mai niente”;<br />

b) allontanare Jennifer da Britney Spears, Christina Aguilera,<br />

JLO e compagnia cantante (e danzante).<br />

Seppur non condividendo pienamente l’entusiasmo del marito,<br />

Fulvia inizia a trovare qualche motivo di interesse nella trasferta<br />

milanese:<br />

a) Tom Waits… boh;<br />

b) forse un paio d’ore per lo shopping-fashion riusciamo a<br />

trovarle.<br />

Mentre Jennifer riflette:<br />

a) sempre meglio che andare dai nonni a Banne;<br />

b) forse incontro il vincitore di “Amici” (di Maria De Filippi).<br />

Decidono di andare a Milano.<br />

Marietto cerca di comprare i tre biglietti ma incontra la (ferrea)<br />

prima regola: “ogni persona potrà acquistare un massimo di<br />

due biglietti per concerto”. Chi scartare Moglie o figlia Dare la<br />

precedenza ai doveri matrimoniali o a quelli didattico - musicali<br />

Promettendo una sostanziosa ricarica telefonica, Marietto<br />

scarica Jennifer e opta per Fulvia, nonostante l’incognita<br />

rappresentata dai frequenti attacchi di colite spastica patiti dalla<br />

moglie. I biglietti, infatti, non possono essere ceduti a terzi “per<br />

nessun motivo”: sono nominali, come per le partite di calcio. Ci<br />

manca solo, pensa Marietto, che per accedere al foyer si debba<br />

passare attraverso i famigerati tornelli.<br />

Se Fulvia ha il problema della colite, Marietto ha quello della<br />

distrazione: deciso ad acquistare i tickets via internet (“bisogna<br />

stare al passo coi tempi”), dovrà impegnarsi a non dimenticare<br />

la documentazione richiesta. “L’email di conferma con il codice<br />

dell’acquisto”, “la carta di credito con la quale è stato effettuato<br />

l’acquisto” (carta di credito che non deve, per alcuna ragione,<br />

appartenere “a persone diverse dall’intestatario dell’ordine”) e un<br />

documento d’identità valido.<br />

In caso di distrazione, Marietto corre il rischio di impigliarsi<br />

nei meandri di una spiacevole situazione dal sapore kafkiano:<br />

controlli incrociati, telefonate, perquisizioni, intercettazioni<br />

(!)… E una volta entrato, una volta imposto il suo largo<br />

deretano sulla poltroncina assegnatagli, scoprirà che,<br />

esattamente una fila davanti, siede Angelo Branduardi, la cui<br />

chioma copre la visuale di mezzo palco.<br />

<br />

Alessandro Lombardo<br />

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€ <br />

€ <br />

<br />


shalom<br />

brevi<br />

Het: nona lettera dell’alfabeto<br />

Bene siamo arrivati alla nona puntata e<br />

parliamo della lettera Het. L’ottava lettera<br />

dell’alfabeto ha il valore di otto, e anche se<br />

sembrerà strano esso è un numero molto<br />

importante. Più semplicemente viene dopo<br />

il sette e come ho scritto nelle precedenti<br />

puntate il numero sette è un numero base<br />

per l’ebraismo pieno di riferimenti mistici<br />

e religiosi, ma anche il numero otto non<br />

scherza. Otto sono i giorni in cui si aspetta<br />

per fare il Brith Milà, festa molto importante per la famiglia<br />

festeggia la nascita del proprio figlio maschio e in questo giorno<br />

particolare viene pronunciato il nome del nascituro. Quindi<br />

quando un bambino nasce noi non sapremo il nome fino al<br />

giorno del suo Brith Milà (ottavo giorno) e in questo giorno<br />

particolare si festeggerà con canti, balli e felicità per tutta la<br />

famiglia e per la Comunità ebraica. Ancora, il numero sette<br />

simboleggia lo scopo dell’esistenza di noi uomini su questa terra<br />

combinando i sei giorni del lavorare, del vivere per guadagnare,<br />

dello sforzo fisico con il settimo che è fatto unicamente per lo<br />

spirito dedicato allo studio e al riposo. Andando appunto al<br />

numero 8 e quindi oltre il 7 esso rappresenta anche lo sforzo che<br />

noi facciamo per trascendere (andare oltre) i limiti fisici e della<br />

nostra esistenza.<br />

Otto sono le sacre vesti che metteva il primo sacerdote<br />

all’interno del Santuario, quattro sono le spezie per l’olio di<br />

unzione e quattro per l’incenso. Otto sono gli strumenti musicali<br />

C’era una volta la “Valletta delle Primule”<br />

LUGLIO 1988. Una data. Un sogno. Un inizio. Un appartamento<br />

in via San Francesco. Per 2 anni avevo desiderato aprire un<br />

centro, un’associazione con ristorante vegetariano. Mio marito<br />

Vuccio credeva che fossimo troppo “vecchi per far mattade”, ma<br />

alla fine si convinse, entusiasmandosi alla grande.<br />

In quel centro stavamo per realizzare i nostri sogni.<br />

Il mio: quello di dare alle persone un cibo VIVO e puro, nonché di<br />

aprire lo spazio a incontri e seminari. Il suo: di cucinare per tante<br />

persone, cosa che gli riusciva a meraviglia.<br />

I due mesi successivi al contratto sono stati vissuti non come da<br />

due sessantenni ma da due persone giovani di spirito e piene<br />

di cose da fare: acquisti di ogni genere, dai bicchieri alle posate,<br />

dalle pentole alle sedie, mobili da cucina, un frigo enorme e una<br />

cucina economica altrettanto grande. Nel frattempo falegnami,<br />

muratori, elettricisti, idraulici lavoravano alacremente. Mio<br />

marito aveva disegnato le panche e i tavoli “fratina” in legno<br />

scuro. Dovevamo attrezzarci al completo!<br />

(sette più il coro) che accompagnano i Leviti per le funzioni,<br />

otto sono gli Tzitzit frange del vestito che usano mettere tutti gli<br />

ebrei religiosi.<br />

La HET scritta nei rotoli della Torah consiste di due zain unite<br />

tra loro da un tettuccio. Essa deriva da CHAT (distorta), perché<br />

sembra che le due zain siano state storte per formare la HET.<br />

Osservando due persone che combattono con le loro zain<br />

(armi), siano esse verbali o fisiche, tutti dovremmo cercare di<br />

placare le acque e portarli ad una comprensione reciproca,<br />

unendoli sotto uno stesso tetto. (Kriat HaTorah)<br />

Alcune lettere sono molto simili nella pronuncia, e, a<br />

determinate condizioni, si possono scambiare. Questo è il caso<br />

della HET con la he entrambe appartenenti allo stesso gruppo<br />

di lettere gutturali. Di Pesach è obbligatorio mangiare MATZà<br />

(azzima), ed è proibito mangiare HAMETZ (prodotto lievitato).<br />

Tutte le lettere in MATZà HAMETZ sono identiche, tranne la HET<br />

e la he. La differenza tra le lettere delle due parole dipende da<br />

un minuscolo spazio sulla gamba sinistra, spazio che distingue<br />

una HET da una he. Questa minuscola differenza indica che la<br />

mancanza di precisione nella preparazione e nella cottura della<br />

MATZà la trasforma in HAMETZ. (Alshich)<br />

Anche questa puntata è finita spero che sia stato tutto chiaro<br />

aspetto vostri suggerimenti e domande a presto e Shalom<br />

Davide Casali<br />

info@musicalibera.it<br />

Per il nostro centro mancava solo il nome. Da un’altra<br />

dimensione, da nostro figlio in cielo, è arrivato anche quello.<br />

“Un fiore”- è stato detto. Un fiore Ci siamo interrogati. Poi mio<br />

marito ha avuto l’intuizione. Da giovani, coi bimbi piccoli, al<br />

primo sole di febbraio andavamo sempre a passeggiare nel<br />

bosco sino ad una piccolissima dolina colma di fiori gialli. La<br />

nostra “valletta delle primule”.<br />

Il 4 luglio 1988, primo giorno di apertura, avevamo ben quaranta<br />

persone a pranzo! Vuccio si realizzava in cucina, affiancato da<br />

bravissime collaboratrici, prima tra tutte la cara Susy, con noi<br />

per ben nove anni. Mentre io ho iniziato da subito a organizzare<br />

conferenze con maestri spirituali da cui ho imparato tanto.<br />

Ora quel bel sogno è finito, ma le vibrazioni degli avvenimenti<br />

vissuti nell’amore non muoiono mai!<br />

Iolanda de Vonderweid<br />

www.progettovita.info<br />

Un aperitivo per Emergency<br />

Giovedi 3 luglio i volontari del gruppo Emergency di<br />

Trieste saranno presenti dalle 18 in poi al baracchino<br />

dopo la fontana della Pineta di Barcola con un<br />

banchetto informativo e di raccolta fondi.<br />

Grazie alla collaborazione dei ragazzi del<br />

“baracchino” il ricavato degli aperitivi in caraffa<br />

sarà devoluto ad Emergency.<br />

Sarà anche possibile diventare “amici di<br />

Emergency”, richiedendo la tessera valida per<br />

il 2008.<br />

Il ricavato dell’iniziativa servirà a sostenere il FAP (Posto<br />

di Primo Soccorso) e il Centro Sanitario di Angharam,<br />

nella valle del Panshir in Afganistan, adottato dal<br />

gruppo per l’anno 2008, dove ogni anno vengono<br />

curate quasi 10mila persone che non trovano<br />

altro accesso a cure gratuite e qualificate.<br />

Laura Vascotto<br />

Responsabile gruppo emergency di trieste<br />

emergencytrieste@yahoo.it<br />

LIFE SUPPORT FOR CIVILIAN WAR VICTIMS Gruppo di Trieste - tel. 347 2963852 - emergencytrieste@yahoo.it<br />

25 <strong>Konrad</strong><br />

luglio-agosto 2008<br />

EMERGENCY ONLUS – ONG – SEDE CENTRA<strong>LE</strong> VIA MERAVIGLI 12/14, 20123 MILANO<br />

TEL. 02 863161 - FAX 02 86316336 - info@emergency.it – www.emergency.it - C.F. 97147110155 - C/C POST. 28426203


Levrieri: prigionieri<br />

della velocità<br />

In Italia, a differenza di altri paesi come<br />

l’America, le corse di levrieri sono ancora<br />

consentite dalla legge. Nascondono<br />

giri di scommesse clandestine e orribili<br />

retroscena, in cui gli esemplari canini<br />

sono vittime di sfruttamenti, prigionie e,<br />

spesso, uccisioni da parte dell’uomo.<br />

Soltanto nel 2002, i cinodromi di<br />

Napoli e Roma sono stati chiusi, con il<br />

conseguente abbandono di circa 370<br />

Greyhounds irlandesi, i quali, per fortuna,<br />

grazie ad associazioni quali LAV e GACI,<br />

hanno trovato una famiglia.<br />

Meno fortunati sono i loro “cugini”<br />

spagnoli, i Galcos da caccia, che in<br />

regioni più arretrate come l’Estremadura<br />

e la Mancha vengono sottoposti ad<br />

addestramenti brutali a suon di torture e<br />

prigionie, per poi essere ammazzati dai<br />

loro stessi padroni, alla fine della stagione<br />

di caccia.<br />

Simili crudeltà hanno messo in moto una<br />

rete di campagne di adozione, promossa<br />

da associazioni internazionali per la<br />

salvaguardia dei levrieri, come la GACI,<br />

che si prefigge lo scopo di “strappare<br />

greyhound e galgo dai loro paesi d’origine<br />

per dar loro una nuova vita in Italia,<br />

in famiglie VERE, circondati d’amore e<br />

attenzione”.<br />

Tutto questo avviene con la massima<br />

serietà e responsabilità, garantendo agli<br />

animali un passaporto sanitario, una<br />

vaccinazione, l’inserimento del microchip<br />

e la sterilizzazione (importante affinché<br />

nessuno possa fare di loro un uso<br />

commerciale).<br />

Vista l’inevitabile sensazione di diffidenza<br />

che, in genere, una quasi sconosciuta<br />

associazione internazionale (anche se<br />

volontaria e non a fini di lucro) suscita nei<br />

confronti della gente, abbiamo voluto<br />

parlarne con Eva Fornazaric, che ha<br />

sperimentato di persona l’adozione di un<br />

cane, tramite la GACI.<br />

Ci racconta la sua esperienza<br />

Innanzitutto, com’ è venuta a contatto<br />

con l’associazione<br />

A dire il vero, in modo un po’ stravagante:<br />

amo molto lavorare a maglia e un<br />

giorno, visitando alcuni blog dedicati<br />

all’argomento, ho conosciuto una signora<br />

americana che aveva adottato un levriero.<br />

Dovete sapere che in America, già da una<br />

decina d’anni, le corse di cani sono state<br />

dichiarate illegali e, alla conseguente<br />

chiusura dei cinodromi, varie associazioni<br />

hanno unito le forze per promuovere una<br />

campagna di adozioni.<br />

Addirittura, molti dei levrieri degli stessi<br />

cinodromi di Roma e Napoli, sono stati<br />

adottati in America.<br />

E in Italia<br />

In Italia esiste, appunto, la GACI. E’ nata<br />

come associazione di volontariato in<br />

seguito alla chiusura del cinodromo<br />

di Roma, ora collabora con varie<br />

associazioni internazionali e si occupa di<br />

promuovere l’adozione dei levrieri, sia<br />

irlandesi che spagnoli, nonostante questi<br />

ultimi siano un po’ più difficili da inserire...<br />

Per quale motivo<br />

Fondamentalmente perché, mentre<br />

i levrieri irlandesi, i Greyhounds, sono<br />

più abituati al contatto umano e<br />

molto silenziosi, quelli spagnoli, detti<br />

anche Galcos, sono piuttosto animali<br />

da caccia. Ho sentito storie terribili<br />

sull’addestramento dei cani da caccia<br />

in Spagna... d’altronde, se ancora sono<br />

permesse le corride, immaginatevi cosa<br />

può interessare a un cacciatore, del suo<br />

Galco, non appena è finita la stagione di<br />

caccia: per loro, è più comodo e meno<br />

costoso ucciderli e comperare altri cani la<br />

stagione successiva!<br />

A dir poco cruento. Immagino che i<br />

cani siano provati da queste terribili<br />

esperienze...<br />

Certo. Ad esempio la mia Mindy, che è<br />

una levriera irlandese, per molto tempo<br />

sussultava in presenza di forti rumori,<br />

come lo sbattere di una porta, e tremava<br />

al vedere i miei utensili da cucina. Ha<br />

subito un allenamento durissimo,<br />

in Irlanda. Apprezzo molto lo sforzo<br />

dell’associazione GACI per inserire i<br />

cani in un contesto famigliare a loro<br />

appropriato: non solo i volontari si sono<br />

informati sulla nostra famiglia e le nostre<br />

abitudini, ma anche sugli animali che<br />

già abbiamo, nel mio caso il cagnolino<br />

di famiglia. In effetti, si rendono conto<br />

che riconsegnare il cane all’associazione,<br />

per un problema d’incompatibilità,<br />

causerebbe un grosso trauma all’animale.<br />

Vuole dare un consiglio ai lettori<br />

che potrebbero essere interessati a<br />

un’adozione<br />

Sì, dico solo questo: adottare un levriero<br />

con la GACI è stata una bellissima<br />

esperienza, che consiglio a tutti i buoni<br />

di cuore. Ricordatevi, tuttavia, che per<br />

adottare un animale, non ci si può basare<br />

solo sul colore del pelo, sul pedigree<br />

da mostrare agli amici, oppure sul<br />

modello di cane proposto dagli spot dei<br />

telefonini o della carta igienica: amore,<br />

responsabilità e consapevolezza sono<br />

fondamentali!<br />

Grazie.<br />

Per ulteriori informazioni, vi consiglio<br />

di visitare il sito della GACI<br />

(www.adozionilevrieri.it), dove potrete<br />

conoscere l’esperienza di molte altre<br />

persone e consultare, inoltre, un piccolo<br />

manuale dell’adozione, per capire se<br />

veramente un levriero fa per voi.<br />

Nicoletta Raineri<br />

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da martedì a sabato 10-13 e 16.00-19.30<br />

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L’abitare in evoluzione.<br />

A Udine Fiere dal 27 settembre al 6 ottobre 2008<br />

torna l’appuntamento con la grande Fiera dell’Abitare.<br />

foto archivio<br />

Casambiente<br />

La progettazione eco -<br />

compatibile tra i protagonisti<br />

della 55^ edizione.<br />

Abitare uno spazio dove i colori<br />

e le sensazioni si muovono<br />

dal design d’avanguardia alla<br />

progettazione eco – compatibile;<br />

abitare uno spazio privilegiato,<br />

di ricerca e innovazione nella<br />

qualità dei materiali, nella<br />

ricerca del design e dello stile<br />

inconfondibile del Made in Italy.<br />

A Udine Fiere dal 27 settembre<br />

al 6 ottobre torna protagonista<br />

con la sua 55^ edizione, Casa<br />

Moderna, la grande vetrina del nord est<br />

delle nuove tendenze.<br />

Una 55^ edizione che accompagnerà il<br />

visitatore lungo un percorso più che mai<br />

suggestivo, che sottolinea un traguardo<br />

importante, quello dei suoi 55 anni di<br />

storia, attraverso l’offerta qualificata<br />

di 500 espositori che occuperanno<br />

l’intera superficie espositiva interna ed<br />

esterna del quartiere fieristico udinese.<br />

Incubatore di successi e affermazioni<br />

aziendali, Casa Moderna è infatti un<br />

attendibile indicatore dell’andamento del<br />

mercato di cui anticipa nuovi segmenti e<br />

tendenze. Casa Moderna si conferma un<br />

evento che ha saputo crescere insieme<br />

ai suoi visitatori e sopratutto coglierne<br />

le esigenze che nel tempo si sono rivolte<br />

sempre di più verso una selezione attenta<br />

dei materiali, alla loro qualità unita<br />

allo stile progettuale, con uno sguardo<br />

attento all’ambiente.<br />

Da questi nuovi presupposti, più<br />

consapevoli e lungimiranti, nasce<br />

l’esperienza di Casa Biologica giunta<br />

alla sua ottava edizione: uno spazio<br />

– contesto con una personalità<br />

sempre più definita all’interno di Casa<br />

Moderna e curato dai professionisti di<br />

Casambiente. Casa Biologica è una vera<br />

e propria sezione esclusiva dedicata ai<br />

prodotti, ai materiali, alle tecniche, alle<br />

aziende e alle categorie professionali<br />

che si occupano di bioarchitettura per<br />

un approccio naturale dell’abitare, per<br />

una casa che è sempre più in armonia<br />

con il suo territorio e soprattutto con<br />

le esigenze del suo abitante. Tra le<br />

numerose attività collaterali che vanno<br />

ad arricchire il padiglione 8 di Casa<br />

Biologica, novità di quest’anno sarà<br />

la presentazione del “Progetto Attivo<br />

– Aquileia 2008”, un iniziativa promossa<br />

da BiologicamenteCasa in collaborazione<br />

con Casambiente, affiancate<br />

dall’Associazione Progettisti “&Co”” e da<br />

numerose imprese attive e specializzate<br />

nei settori del risparmio energetico e del<br />

costruire sostenibile.<br />

“Progetto Attivo” nasce dal desiderio<br />

di poter migliorare il nostro ambiente,<br />

in particolare quello edilizio e urbano,<br />

attraverso l’esperienza di un pool di<br />

professionisti specializzati e grazie al<br />

supporto delle imprese che operano nei<br />

settori del risparmio energetico e nella<br />

produzione di materiali biocompatibili<br />

con gli Enti Locali. L’obbiettivo è produrre<br />

progetti, idee e studi di fattibilità senza<br />

costi ne oneri per il settore Pubblico.<br />

Migliorare la qualità urbana per ritrovare<br />

non solo la funzionalità ma altresì la<br />

bellezza dei nostri quartieri e delle nostre<br />

città. E proprio durante la fiera verrà<br />

presentato, con tutte le informazioni<br />

disponibili e le potenzialità di<br />

applicazione, il primo progetto in corso<br />

d’opera che prevede la riqualificazione<br />

urbana di Corso Gramsci e Parco Urbano<br />

F.lli Cervi nella suggestiva città di Aquileia,<br />

primo Comune ad impegnarsi nel<br />

progetto.<br />

Oltre alla componente convegnistica ed<br />

espositiva, Casa Biologica riproporrà,<br />

potenziandola, l’apprezzata iniziativa<br />

dell’Eco Sportello con consulenze<br />

gratuite (su prenotazione) attraverso<br />

le quali i visitatori potranno trovare le<br />

risposte più giuste alle esigenze abitative<br />

del futuro dialogando con tecnici ed<br />

esperti del settore.<br />

In un ottica di innovazione, di ricerca e<br />

di costante espansione, Casa Moderna<br />

55^ edizione si caratterizza per un<br />

rafforzamento dell’offerta espositiva, e<br />

non solo, che maggiormente risponde<br />

ai nuovi concetti e alle nuove esigenze<br />

abitative del bio - costruire.<br />

Tra i nuovi progetti e le nuove presenze<br />

espositive, in primo piano troviamo<br />

il “Progetto Casanova” allestito nella<br />

tensostruttura all’esterno del padiglione<br />

8 e che accoglierà 10 aziende riunite in<br />

sinergia per offrire un prodotto avanzato,<br />

tecnologicamente integrato, che darà<br />

vita alla “Casa Passiva”, un’abitazione che<br />

assicura il benessere termico senza alcun<br />

impianto di riscaldamento convenzionale.<br />

Le potenzialità dell’iniziativa risiedono<br />

non solo nell’elevata qualità dei prodotti<br />

presentati, ma altresì nella logica<br />

espositiva grazie alla quale oltre ad<br />

esporre una serie di prodotti, il visitatore<br />

potrà vedere in che modo gli stessi<br />

trovino applicazione all’interno dell’unità<br />

abitativa.<br />

Appuntamento ormai tradizionale e<br />

atteso dai visitatori di una manifestazione<br />

come Casa Moderna - che non solo<br />

espone, ma propone, informa e dialoga<br />

con il proprio pubblico – è l’attività di<br />

incontro e di consulenza conosciuta<br />

come “l’Esperto Risponde” e realizzata<br />

in collaborazione con l’Ordine degli<br />

Architetti della provincia di Udine<br />

attraverso un pool di architetti, designer e<br />

arredatori presenti ogni giorno all’interno<br />

dello Spazio Casa nel padiglione 4 per<br />

offrire consigli utili, suggerimenti e<br />

consulenze gratuite personalizzate (anche<br />

queste su prenotazione) studiando<br />

insieme al visitatore la soluzione d’arredo<br />

su misura per la propria abitazione<br />

soddisfando gusti e possibilità di spesa.<br />

Un viaggio nell’universo dell’arredamento<br />

per trovare la giusta dimensione<br />

abitativa: Casa Moderna 55^ edizione<br />

torna con appuntamento all’insegna<br />

dell’innovazione, per offrire una vasta<br />

gamma di possibilità per ogni esigenza<br />

di gusto, di funzionalità, di progettazione<br />

con una sempre più spiccata attenzione<br />

e consapevolezza verso l’ambiente, la<br />

qualità della vita e dell’abitare.<br />

Le date di Casa Moderna:<br />

da sabato 27 settembre<br />

a lunedì 6 ottobre 2008<br />

Gli orari di Casa Moderna:<br />

da lunedì al giovedì<br />

dalle 15.00 alle 21.00<br />

venerdì dalle 15.00 alle 22.00<br />

sabato dalle 10.00 alle 22.00<br />

domenica dalle 10.00 alle 21.00<br />

Udine e Gorizia Fiere SpA<br />

Tel. 0039/0432/4951<br />

Fax 0039/0432/401378<br />

stampa@udinegoriziafiere.it<br />

www.casamoderna.it<br />

www.udinegoriziafiere.it


Appuntamenti di luglio e agosto<br />

su www.konradnews.it i vostri annunci di settembre entro il 21 agosto<br />

Trieste<br />

luglio<br />

1 martedì ingresso libero<br />

Preparazione al parto<br />

Consigli per l’allattamento sia naturale che artificiale.<br />

Descrizione dei prodotti specifici indispensabili nei<br />

primi sei mesi di vita del bambino. Incontro a cura<br />

della dottoressa Laura Zeggio, informatore scientifico<br />

Avent. Ore 17.45 presso la Farmacia Alla Borsa in<br />

Piazza della Borsa 12. Info 040 367967.<br />

1 martedì - 7 lunedì ingresso libero<br />

Maremetraggio al giardino pubblico<br />

Dal 27 giugno al 7 luglio ogni sera al Giardino Pubblico<br />

di Trieste il Festival di Maremetraggio vi aspetta con le<br />

proiezioni dei più bei cortometraggi italiani ed europei.<br />

2 mercoledì ingresso libero<br />

Leggere a Trieste<br />

alle ore 18, presso la Casa della Musica in Via dei<br />

Capitelli n. 3, organizzato da Il pane e le rose di<br />

Edoardo Kanzian, si terrà un incontro sul teme<br />

“Leggere a Trieste”. Sarà presente la redazione di<br />

<strong>Konrad</strong><br />

6 domenica ingresso libero<br />

Festa in spiaggia Associazione Neverin<br />

Festa in spiaggia dell’Associazione Naturista Neverin,<br />

aperta a tutti: soci e simpatizzanti, dalle ore 12 nella<br />

nostra sede al mare sulla Costiera triestina. Info 348<br />

3035904, 329 2223133.<br />

7 lunedì<br />

R estate in contatto<br />

L’ass. ALMA promuove un residenziale per educatori<br />

e conduttori di gruppi sul tema “Dare e Ricevere<br />

con tatto” presso il borgo di Castelmonte (Ud). Sono<br />

attivi anche a Luglio i corsi di massaggio infantile<br />

e amatoriale. Info 040 412304, marco.iacono@<br />

psicocorporea.it<br />

8 martedì ingresso libero<br />

Terapia antiossidante.<br />

Prevenzione utile L’incontro è a cura del dottor Fabio<br />

Burigana, presso la Farmacia Alla Borsa, alle 17.45<br />

in Piazza della Borsa 12. Info 040 367967. Questo<br />

incontro sarà l’ultimo prima della pausa estiva. Visto<br />

l’interesse del tema e visto che la partecipazione<br />

all’incontro è limitata a 40 posti, si rende noto che il<br />

sunto della conferenza sarà disponibile in agosto sul<br />

sito www.farmaciaallaborsa.it.<br />

8 martedì - 9 mercoledì ingresso libero<br />

Disturbi alimentari - terapia di gruppo<br />

Incontri di presentazione sulla gestione dei disturbi<br />

alimentari attraverso la terapia di gruppo. Quando<br />

la dieta da sola non basta e i precedenti tentativi<br />

non sono stati duraturi. La dottoressa Alice Conte,<br />

psicologa e psicoterapeuta, e la dottoressa Maria<br />

Antonietta Calà vi aspettano alle ore 19,30 presso lo<br />

studio di via Foscolo, 2 - Trieste. Info 040 3478452.<br />

13 domenica ingresso libero<br />

Star bene insieme<br />

Giornata di festa all’aria aperta per tutti adulti e<br />

bambini ad Aurisina presso il Centro Diurno in via<br />

delle Cave 9 dalle ore 11 alle 23 - pranzo e cena bio<br />

concerto di arpe, danza del ventre, spazio bimbi,<br />

seminari, spazio benessere, yoga, riflessologia e altro.<br />

Info L’Arnia 040 660805 o Centro Diurno per la Salute<br />

Mentale 040 200988.<br />

30 mercoledì ingresso libero<br />

Serata indiana in piazza Hortis<br />

Nell’ambito della manifestazione Serestate organizzata<br />

dal Comune, alle ore 20, l’Associazione Joytinat Yoga<br />

Ayurveda presenta “India e-motion”, spettacolo di<br />

musica, danza classica e moderna (Bharata Natyam,<br />

Yoga dance, Bollywood). www.indiae-motion.com,<br />

www.joytinat-trieste.org<br />

Incontri con<br />

Legambiente<br />

Puoi trovarci ogni mercoledì dalle 18 alle 20 nella sede<br />

di via Donizetti, 5/a (presso il punto informativo dei<br />

soci di Trieste della Banca Popolare Etica). Circolo<br />

Verdeazzurro di Legambiente Trieste. Info 040 577013,<br />

fax 040 9890553, info@legambientetrieste.it - Segui le<br />

nostre iniziative su www.legambientetrieste.it<br />

Tarocchi intuitivi<br />

Con lo studio di questo mezzo di predizione<br />

impareremo ad analizzare le situazioni del presente<br />

per proseguire verso un futuro di consapevolezza e<br />

conoscenza. Info consulti e corsi 347 1098771.<br />

Società Antroposofica di Trieste<br />

Le attività sono sospese nei mesi di luglio e agosto,<br />

riprenderanno sabato 6 settembre. A disposizione<br />

per eventuali richieste ed info 339 7809778, www.<br />

rudolfsteiner.it/trieste/index.html<br />

Sensitiva<br />

Dotata di capacità medianiche ti mette in contatto<br />

con la tua parte non risolta offrendoti una chiave per<br />

ritrovare la serenità. Offerta libera. Info 347 7498114.<br />

Scuola per diventare istruttori di Yoga<br />

Aperte iscrizioni alla “scuola Yoga Oriente-Occidente”<br />

(certificata UISP) primo e secondo anno: Dott. R.Bellen<br />

347 1312034, Bellen@psico.univ.trieste)... swami,<br />

docenti universitari, amanti dello yoga nell’unione!<br />

Shiatsu<br />

Sono aperte le iscrizioni ai corsi di Shiatsu amatoriali e<br />

professionali della Scuola di Shiatsu & ShinTai. Centro<br />

l’Incontro, via san Francesco, 36. Info 333 7995482.<br />

Associazione Culturale Mamaya<br />

Percussioni e danze africane. Riprendono a settembre<br />

i corsi di djembe e tamburi bassi. Lezione di prova<br />

gratuita. Info e iscrizioni info@mamaya.it 349 572052,<br />

328 0219963, www.mamaya.it<br />

Jing Tao ®<br />

Il 2 settembre iniziano i corsi di Jing Tao ® essenza in<br />

movimento. Oltre ai consueti orari: novità! Anche corsi<br />

mattutini! Trainer Sonia Rizzi ideatrice e fondatrice del<br />

metodo. Telefona per informazioni al 338 7592945,<br />

040 382045, e visita il nostro sito www.jingtao.it<br />

Jing Tao ®<br />

Il 20 settembre stage: teoria e pratica del metodo Jing<br />

Tao®. Trainer Sonia Rizzi ideatrice e fondatrice del<br />

metodo. Info 338 7592945, 040 382045, www.jingtao.it<br />

Inochi ® a.r.t.<br />

Tecnologia per la ricerca della consapevolezza. Su<br />

www.inochi.it scarichi subito il file audio per il tuo<br />

benessere. Conferenza introduttiva al sistema il 19<br />

settembre. Relatore Maurizio Battistella fondatore<br />

del sistema. Info 338 7592945, 040 382045, Fax 040<br />

945057.<br />

L’incontro! il nostro salone è per te<br />

Hai qualcosa da dire o da fare, ma non hai lo spazio<br />

a disposizione Bene, l’Incontro affitta il suo grande<br />

salone per le tue conferenze e i tuoi corsi! Info 347<br />

2637990, Giacomo De Giosa via San Francesco 34.<br />

Associazione enosis:<br />

yoga integrale<br />

Lezioni di Yoga Integrale secondo la tradizione<br />

indo-tibetana. Ogni lunedì, dal 30 giugno al 28 luglio<br />

ore 20:15, presso il Centro Espande in Via Coroneo<br />

15. Ogni mercoledì, dal 9 luglio al 27 agosto ore 20,<br />

presso lo stabilimento balneare Sticco, viale miramare<br />

90. Info 340 2768293, 328 4717996, enosis@tiscali.it<br />

Joytinat Yoga Ayurveda<br />

L’Associazione rimane aperta con orario segreteria<br />

luglio e agosto lunedì 18-20. Info iscrizioni scuola<br />

ayurveda e massaggi, yoga e trattamenti www.<br />

joytinat-trieste.org tel 040 3220384.<br />

Formazione in cranio sacrale biodinamico<br />

L’Associazione Nazionale CranioSacrale Italia (A.CS.<br />

I) annuncia la ripresa della formazione di tecnica<br />

Craniosacrale Biodinamica presso la sede di Trieste:<br />

B.C.S. in via San Lazzaro,7. Info 347 6910549<br />

Scuola del Vedere - Accademia Belle Arti<br />

25, 26 e 27 luglio - corso intensivo disegno e pittura<br />

del nudo con modella, diretto dal noto artista/maestro<br />

francese C. Hache. 2 e 3 agosto stage di pittura a<br />

pastello en-plein-air con il maestro C. Feruglio. Info.<br />

347 8554008 www.scuoladelvedere.it<br />

Matematica democratica e numerologia<br />

Seminario con Rossella Senci, propone chiavi di<br />

lettura rispetto ai personali percorsi matematici: si<br />

verrà accompagnati alla riscoperta delle proprie<br />

capacità logico-intuitive ed avviati ad accedere<br />

al linguaggio numerico Divino - Universale, per<br />

comprendere i messaggi nei diversi aspetti della vita<br />

quotidiana. Sabato 6 settembre al Centro Heliantus in<br />

via Filzi 6, orario: 9.30-13 e 15-18.30. Info e iscrizioni<br />

347 4664201, rossellasenci@libero.it<br />

EREV-LAILA NUOVE TRACCE VERSO GERUSA<strong>LE</strong>MME - II EDIZIONE<br />

- Via da Freedonia a proposito di Israele… un progetto di Enrico Fink<br />

drammaturgia di Laura Forti<br />

(3 luglio Museo ebraico Trieste ore 21.00)<br />

- Roberto Paci Dalò Klezmer Orchestra<br />

(10 luglio Museo Ebraico Trieste ore 21.00)<br />

- “Passi nel silenzio dell’infinito” riflessioni sul cimitero ebraico di<br />

Topolò con Davide Casali, Aulo Guagnini, Niccolò Steffanini<br />

(13 luglio Stazione di Topolò)<br />

TRIESTE ROCK SUMMER FESTIVAL - V EDIZIONE<br />

- Bluesmobile band (1 agosto Piazza Unità d’Italia Trieste)<br />

- One day with Glenn Hughes The voice of the rock<br />

(2 agosto Piazza Unità d’Italia Trieste)<br />

- Ray Wilson+Osanna & David Jackson (Van der Graaf Generator)<br />

(3 agosto Piazza Unità d’Italia Trieste)<br />

- Creedence Clearwater “Revived”<br />

(11 agosto Piazza Unità d’Italia Trieste)<br />

- The Original Klezmer Ensemble<br />

(12 agosto Piazza Unità d’Italia Trieste)<br />

- I LOVES YOU GERSHWIN Federica Santi 4tet Viaggio nel mondo del<br />

genio musicale di George Gershwin (17 agosto Muggia Centro Storico)<br />

- Quartetto Klez in collaborazione con l’associazione Topolò-Topoluove<br />

e Stazione di Topolò (27 agosto ore 20.30 Stazione di Topolò)<br />

Festival KLezmer Città di Gradisca - VI edizione<br />

- Oy Vey Canti di un partigiano<br />

(31 agosto ore 21.00 Gradisca d’Isonzo)<br />

- The Original klezmer ensemble Vs Alexian group musica rom and<br />

klezmer (1 settembre ore 21.00 Gradisca d’Isonzo)<br />

- Frank London (klezmatics)Tromba accompagnato dal The Original<br />

klezmer ensemble (2 settembre ore 21.00 Gradisca d’Isonzo)


a Monfalcone il <strong>Konrad</strong> lo trovi da: il filo di paglia in via Duca D’Aosta 39 - tel. 0481 43164<br />

a Ronchi dei Legionari lo trovi da: Il fiore dell’arte in via Carducci 21 - tel. 0481 475545<br />

Gorizia<br />

luglio<br />

17 giovedì ingresso libero<br />

Tutto è uno... tutti per uno.<br />

La via dell’Anima nella cura, cioè l’incontro tra spiritualità,<br />

scienza ed arte. Con professionisti ed operatori per la<br />

salute e il bene-essere. Proposta del CSM AIi, dalle ore 17<br />

alle 20.30, nel Parco Basaglia in via Vittorio Veneto 174.<br />

(All’aperto, abiti comodi e stuoino; se piove in sala vicina).<br />

Scuola di Formazione Shiatsu<br />

Centro Studi Discipline Energetiche Orientali - Scuola di<br />

Formazione Shiatsu - SoleLuna. Il Centro vi invita ai nuovi<br />

appuntamenti per l’autunno 2008: Shiatsu... Proviamolo!<br />

Giovedì 18 e 25 Settembre 2008, dalle ore 18 alle 21.<br />

Venite a sperimentare un massaggio shiatsu gratuito<br />

(previo appuntamento) Conferenza: “Shiatsu: che cos’è<br />

e come impararlo!“ Giovedì 18 Settembre 2008 alle ore<br />

20.30 (ingresso libero). La scuola organizza corsi base<br />

e professionali di Shiatsu, aperti a tutte le persone che<br />

vogliono approfondire le proprie conoscenze sull’equilibrio<br />

e sul benessere della persona, e sono comprensivi di<br />

una parte teorica e una pratica. Corso Shiatsu base:<br />

Sabato 27 e Domenica 28 Settembre 2008 Corso Shiatsu<br />

professionale: inizio Sabato 18 e Domenica 19 Ottobre<br />

2008 Prenotazioni entro il 21 Settembre 2008. I corsi sono<br />

a numero limitato. Primavera 2009 :”Qi Gong Alchemico”<br />

con Franco Bottalo Sede degli incontri: palestra Lucky<br />

Sporting Club – Arti Marziali- Via Roma 15, Ronchi dei<br />

Legionari. Info ed iscrizioni: SoleLuna Boldrin Donatella<br />

339 8435858, segret. 333 7672687, info@riyue.it,<br />

www.riyue.it<br />

Satya Istituto di Yoga organizza:<br />

Incontri a Gorizia - Lucinico, presso Palestra SPAZIO via<br />

Marega n° 26: Ci incontriamo per condividere esperienze<br />

di Yoga, Qi Gong e Meditazione Attiva ed apprendere<br />

nuove modalità per favorire l’eliminazione di blocchi e<br />

tensioni, nonchè ristabilire un corretto equilibrio mentecorpo,<br />

tutti i mercoledì di luglio e agosto 2008 dalle ore<br />

20.15 alle ore 22; gli incontri sono aperti a tutti. Inizio<br />

mercoledì 2 luglio 2008. Info 0481 32990 (Anna), 339<br />

4716758 (Licia)<br />

Associazione Culturale Mamaya<br />

Percussioni africane. Riprendono a settembre i corsi di<br />

djembe a Ronchi dei Legionari c/o C.C.S.S. v. Stagni<br />

15. Merc. 19.30 - 21 / 21 - 22.30. info@mamaya.it, 328<br />

0219963, 349 5720522, www.mamaya.it<br />

Pordenone luglio<br />

da venerdì 4 a domenica 6<br />

Stage di biodanza ed i quattro elementi<br />

Stage residenziale di Biodanza ed i 4 elementi, ad Andreis<br />

(PN), organizzato dall’A.S.D. “La Sogente”. Info Marco<br />

329 2781520.<br />

da venerdì 11 a domenica 13<br />

“con_tatto” stage di Bioener<br />

Stage residenziale di tecniche Bioenergetiche per<br />

approfondire la conoscenza di sè attraverso il contatto,<br />

organizzato ad Andreis (PN) dall’A.S.D. “La Sorgente”,<br />

Info Monica 340 7325965.<br />

14 lunedì ingresso libero<br />

Gruppo studio leggi biologiche<br />

L’intento principale è imparare qualcosa in più sulla Nuova<br />

Medicina Germanica del Dott.Hamer e insieme diffonderla<br />

gratuitamente a tutte le persone. Studiare insieme la NMG<br />

ci aiuta a capire come funziona il nostro organismo e, in<br />

questo modo, a comprendere meglio ciò che si intende<br />

per programma speciale biologico sensato della natura e<br />

le leggi biologiche. ore 20.30 presso sala riunioni scuole<br />

elementari Romano Vigonovo di Fontanafredda Pn. Info<br />

Cinzia 349 2879089.<br />

Udine<br />

luglio<br />

3 giovedì<br />

Meditazione della luna nuova<br />

Meditazione bellissima e potente, dà energia ai progetti<br />

per noi più importanti nel momento più propizio della fase<br />

lunare per la creatività. Gisella de Liddo, Master Reiki Usui<br />

e Karuna. Alle ore 21, Bioteca, Via Villa Glori 41, Udine.<br />

Info e iscrizioni entro 2 luglio 334 7369403.<br />

7 lunedì ingresso libero<br />

Costellazioni astrologiche familiari<br />

Nel lavoro di messa in scena delle Costellazioni Familiari<br />

secondo B. Hellinger, vengono portati alla luce quegli<br />

antichi e invisibili lacci amorosi che sottilmente ci<br />

legano ad altri membri del gruppo familiare, portandoci<br />

a inconsapevoli e talvolta tragiche scelte circa il nostro<br />

destino (rispetto alla salute, alle relazioni, allo stato<br />

economico, alla riuscita nella vita ecc...). Con Graziella<br />

Marchetti ore 20.30 presso sala riunioni scuole elementari<br />

Romano Vigonovo di Fontanafredda. E’ indispensabile<br />

prenotare per la partecipazione. Info Cinzia 349 2879089.<br />

11 venerdì ingresso libero<br />

Radioestesia e geobiologia<br />

A volte dormiamo sopra una falda acquifera e pur<br />

conducendo una vita corretta ci alziamo sempre stanchi.<br />

Come utilizzare la radioestesia in geobiologia e in altri<br />

campi stimolando la naturale intuizione presente in noi.<br />

Lezione introduttiva del corso aperta a tutti gli interessati<br />

alle ore 20.45 presso la sede dell’Ass. Waira (via S. Rocco<br />

2/a - Udine). Info 329 2303459 Valter.<br />

12 sabato - 13 domenica<br />

Le costellazioni familiari<br />

Straordinario metodo di indagine per riconoscere e<br />

risolvere i blocchi psicologici ereditati dalla propria linea<br />

genetica che impediscono il successo e la felicità. Con il<br />

dr. Giacomo Bo all’associazione Waira in via S. Rocco 2.<br />

Info www.ricerchedivita.it<br />

13 domenica<br />

Secondo livello Reiki Usui<br />

Possiamo mandare energia a persone e situazioni a<br />

distanza e approfondire lo studio del Reiki per ogni area<br />

della nostra vita. Gisella de Liddo, Master Reiki Usui e<br />

Karuna. Alle ore 9-18.30, Centro GEM, Feletto Umberto,<br />

via Canova. Iscrizione entro 9 luglio. Info 334 7369403.<br />

18 venerdì<br />

Regressione nelle vite precedenti<br />

Una meditazione molto rilassante che può aprirci le<br />

porte di esistenze precedenti e farci comprendere meglio<br />

questa. Gisella de Liddo, Master Reiki Usui e Karuna. Alle<br />

ore 20.30, Bioteca, Via Villa Glori 41, Udine. Iscrizione<br />

entro 13 luglio. Info 334 7369403.<br />

Corsi residenziali Reiki & Qi GongTa<br />

21-26 Luglio e 25-30 Agosto Primo livello Reiki (Diploma)<br />

più Corso base di Qi Gong Taiji (Attestato) condotto da<br />

Stefano Mazzilli, Maestro di Aikido, Ju Jitsu, Qi Gong Taiji,<br />

Shiatsu, Reiki. Info 0432 961644, www.alcampodisotto.it<br />

Trattamenti di bio-energetica<br />

Su appuntamento a Udine e Cervignano trattamenti<br />

individuali efficaci per combattere stress, ansia, malessere<br />

e tensioni. Affrontare meglio il caldo estivo. Info 349<br />

8606782, www.cristianascoppetta.it<br />

Presentazione del corso<br />

Yoga e Ayurveda<br />

Venerdì 26 settembre: Serata esperienziale di<br />

presentazione del corso Yoga e Ayurveda Joytinat presso<br />

la sede della scuola Diabasi in viale Tricesimo 103 (sopra<br />

la concessionaria Ferrari). Info Gianna 340 2233994,<br />

giannashanti@libero.it<br />

Trieste<br />

agosto<br />

da venerdì 22 a domenica 24<br />

R estate in contatto<br />

L’ass. ALMA promuove un residenziale per educatori e<br />

conduttori di gruppi sul tema “Dare e Ricevere con tatto”<br />

presso il borgo di Castelmonte (Ud). Info 040 412304,<br />

marco.iacono@psicocorporea.it<br />

24 domenica ingresso libero<br />

Star bene insieme<br />

“Giornata di festa all’aria aperta all’insegna del pomodoro,<br />

per tutti adulti e bambini ad Aurisina presso il Centro<br />

Diurno in via delle Cave 9 dalle ore 11 alle 23 - pranzo e<br />

cena bio con salsa fresca, bruschette, pasta al pomodoro,<br />

concerto, teatro, danza del ventre, spazio bimbi, seminari,<br />

spazio benessere, yoga, riflessologia e altro. Info L’Arnia<br />

040 660805 o Centro Diurno per la Salute Mentale 040<br />

200988.<br />

Fuori<br />

regione<br />

agosto<br />

3 domenica - 16 sabato<br />

Ritiro intensivo di illuminazione<br />

Il corso più bello e profondo dell’anno. Nel suggestivo<br />

monastero francescano di Monte Illuminato (Lunano-<br />

Urbino), uno straordinario ritiro di meditazione alla ricerca<br />

della propria vera natura. Info dr. Giacomo Bo, 0432<br />

728071, www.ricerchedivita.it<br />

Conosci le migliori marche bio<br />

erboristeria Il Fiore dell’arte di sanare<br />

del dott. Dario Blasich<br />

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Trieste, via Corti 2 (vicino a Piazza Venezia)<br />

tel. 040 9990006<br />

da martedì a sabato 10-13 e 16.00-19.30<br />

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L'abitare in evoluzione.<br />

L’uomo<br />

è un animale<br />

domestico.<br />

Molto<br />

evoluto.<br />

Udine Fiere<br />

27 settembre<br />

6 ottobre 2008<br />

Orario:<br />

da Lunedì a Giovedì 15.00 - 21.00<br />

Venerdì 15.00 - 22.00<br />

Sabato 10.00 - 22.00<br />

Domenica 10.00 - 21.00<br />

Casa Moderna: da 55 anni il futuro dell’abitare inizia qui.<br />

Un traguardo importante, un’edizione coinvolgente<br />

ricca di opportunità e di idee per tutti.<br />

Uno spazio aperto sul tempo e sulle nuove frontiere<br />

del vivere la casa, dal progetto all’arredo.<br />

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