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COSTELLAZIONI FAMILIARI e "La forza della ... - Centro Crisalide

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Gratitudine<br />

Alla fine ci renderemo conto (per lo più a posteriori, ovviamente)<br />

che possiamo essere molto grati a coloro che ci hanno reso la vita più difficile.<br />

Ayya Khema<br />

<strong>COSTELLAZIONI</strong> <strong>FAMILIARI</strong><br />

e<br />

"<strong>La</strong> <strong>forza</strong> <strong>della</strong> Gratitudine"<br />

Ancona, Sabato 20 Ottobre ore 9.30 - 13.00 15 - 18<br />

Aprirsi alla spiritualità e al trascendente<br />

Si tratta di un senso di riconoscenza e di gioia per avere ricevuto un dono,<br />

indipendentemente dal fatto che questo sia stato tangibile o meno. E’ un modo di<br />

sentire che ci porta a desiderare esattamente ciò che abbiamo.<br />

Il termine deriva dal latino ‘gratia’. Anticamente nei monumenti veniva raffigurata da<br />

una donna con in mano un mazzo di fiori e di fave e accanto una cicogna. <strong>La</strong> persona<br />

in grado di vivere la gratitudine apprezza ogni giorno che vive, e che sente come un<br />

dono e non come un peso, capisce che la sua vita viene resa possibile e semplificata<br />

grazie agli sforzi degli altri, è riconoscente verso i genitori. Anche quando accade<br />

qualche evento avverso trova ragioni e valori in grado di giustificarlo; prova di<br />

frequente un senso di meraviglia e di stupore per ogni cosa che non dà mai per<br />

scontata. Ringraziare non è qualcosa che ha a che fare con l’inferiorità, non ci mette<br />

di fronte alle nostre incapacità, a ciò che non siamo in grado di avere o di fare da<br />

soli. Al contrario, saper ringraziare ci innalza e ci eleva perché è una forma di<br />

riconoscenza che sgorga dal cuore, quando d’improvviso, come in seguito ad una<br />

folgorazione, prendiamo atto che noi siamo frutto di una sorta di ‘miracolo’, che si<br />

rinnova costantemente, istante dopo istante. Non l’abbiamo chiesto, ci è stato<br />

offerto, e proprio per questo siamo chiamati a farne buon uso. Inoltre, la gratitudine<br />

ci richiama alle nostre responsabilità: come parti di un tutto interconnesso e<br />

interdipendente siamo invitati a prendere parte attiva di questo complesso processo<br />

che comporta un flusso ininterrotto di attività e di energia. A volte la gratitudine può<br />

sorgere d’improvviso, al termine di un periodo di difficoltà: a quel punto ci rendiamo<br />

conto di quanto il normale scorrere delle cose non sia ‘dovuto’, ma un’opportunità<br />

che siamo chiamati a valorizzare nel migliore dei modi. A quel punto ogni singolo<br />

momento di vita comincia ad essere esaltato, se ne sente la preziosità, la sacralità,<br />

tale per cui anche le briciole non vanno sprecate. <strong>La</strong> gratitudine può avere una forma<br />

personale, che è orientata verso una persona specifica ed un beneficio che questa ha<br />

arrecato, e una transpersonale, verso Dio, una Entità superiore, o il cosmo. In tali<br />

istanti ci si sente in pace, fortunati, graziati. <strong>La</strong> gratitudine si compone<br />

essenzialmente di tre aspetti: un caldo apprezzamento per qualcosa o qualcuno, una<br />

buona disposizione d’animo verso la persona o cosa, una inclinazione ad agire in<br />

modo conseguente a tali vissuti. Si tratta di una e vera e propria potenzialità che,<br />

secondo l’approccio <strong>della</strong> psicologia positiva, aiuta a vivere meglio. Alcune ricerche<br />

hanno messo in evidenza che le persone particolarmente grate sono più propense ad<br />

effettuare regolarmente esercizio fisico, ad avere meno malesseri fisici, a valutare<br />

complessivamente bene la loro vita nell’insieme, ad essere più ottimiste per il futuro,<br />

a riportare più entusiasmo, determinazione, energia. Le persone grate non sono<br />

prive di senso di realismo, ma valutano in modo più positivo il presente e il futuro.<br />

Inoltre, è più probabile che abbiano livelli di spiritualità e di religiosità più elevati,<br />

che avvertano un senso di interconnessione con chi li circonda, sono più responsabili,<br />

meno invidiosi, attribuiscano scarsa importanza ai beni materiali, siano più aperte<br />

alle esperienze, estroverse, concilianti, meno nevrotiche. Si impegnano spesso in


Gratitudine<br />

Alla fine ci renderemo conto (per lo più a posteriori, ovviamente)<br />

che possiamo essere molto grati a coloro che ci hanno reso la vita più difficile.<br />

Ayya Khema<br />

comportamenti prosociali, supportivi, nutrono sentimenti ed emozioni positive e<br />

vivono più a lungo. <strong>La</strong> gratitudine si sviluppa tra i 7 e i 10 anni nei confronti di coloro<br />

che offrono qualcosa. <strong>La</strong> sua espressione viene favorita dalla presenza di una<br />

consapevolezza spirituale e/o religiosa, dall’empatia, dall’umiltà, dalla capacità di<br />

mettersi nei panni degli altri, dall’avere una visione prospettica ampia <strong>della</strong> vita e dal<br />

considerare l’esistenza nel suo complesso e i suoi singoli elementi come un dono.<br />

L’inclinazione a riflettere, a contemplare, a considerare gli altri parte attiva del<br />

proprio successo, l’essere stati allevati in un contesto familiare in cui essa era<br />

considerata un valore sono altri fattori che la stimolano. Ad ogni modo, anche in età<br />

adulta essa può essere coltivata e accresciuta, soprattutto come effetto di una<br />

profonda riflessione su se stessi. A quel punto potremmo restare stupiti nel renderci<br />

conto che quel che riceviamo è costantemente maggiore di quanto offriamo. <strong>La</strong> sua<br />

espressione può essere ostacolata dal fatto di sentirsi delle vittime passive, dal<br />

senso di inferiorità, di disistima, dalla scarsa autoconsapevolezza e riflessione su di<br />

sé, dalla focalizzazione massiccia sugli aspetti più materiali <strong>della</strong> vita, dal narcisismo.<br />

Questo porta a considerare ciò che compiono gli altri nei nostri confronti come<br />

qualcosa di dovuto e non come un dono, atteggiamento che impedisce la reciprocità.<br />

<strong>La</strong> persona che non riesce a provare gratitudine spesso cade nell’invidia: quello che<br />

sento di non riuscire a possedere e che ritengo mi appartenga di diritto lo invidio.<br />

L’invidia compie un ulteriore passo, è distruttiva: se non posso raggiungere ciò che<br />

voglio e che sono convinto mi debba appartenere, non puoi possederlo neppure tu,<br />

così preferisco distruggerlo. E da qui attacchi efferati a ciò che si vorrebbe, ma non si<br />

riesce a conseguire, con grande dolore da ambo le parti. Avere ottenuto delle<br />

gratificazioni sufficienti da bambini pone le basi per un senso di soddisfazione, di<br />

sazietà che se fosse assente darebbe adito ad una ricerca spasmodica e<br />

inevitabilmente destinata all’insuccesso di sostituti tali da colmare il vuoto, prima di<br />

tutto affettivo, che ci si sente dentro. Tutto questo, però, si può recuperare anche da<br />

adulti, diventando dei buoni genitori di se stessi, in grado di offrirsi i riconoscimenti<br />

necessari per il proprio benessere e facendo poi altrettanto anche con gli altri. Se ci<br />

ostiniamo a ritenerci vittime di privazioni che ci sono state inferte in modo volontario<br />

non riusciremo mai a perdonare, a lasciare andare il dolore e il legame negativo che<br />

ci connette al passato e alle persone che siamo convinti ci abbiano ferito. Prendere<br />

atto che tali persone hanno fatto il possibile e, al limite, del loro meglio ci spinge non<br />

solo ad accettare persone e situazioni per quelle che sono state, ma apre le porte alla<br />

considerazione che come in passato, anche nel presente, esistono diverse possibilità<br />

e che sta solo a noi, qui e adesso, effettuare quelle modifiche che ci possono far stare<br />

meglio.<br />

presso il <strong>Centro</strong> <strong>Crisalide</strong><br />

Partecipazione 25 Euro + 30 Euro la propria Costellazione<br />

Costellazioni familiari. <strong>La</strong> <strong>forza</strong> <strong>della</strong> gratitudine<br />

Le costellazioni familiari e sistemiche hanno l'obiettivo di portare alla luce dinamiche nascoste sfuggenti<br />

completamente al nostro sistema razionale e alla nostra volontà che agiscono nell'ambito di un sistema<br />

come la famiglia o comunque un'organizzazione od un gruppo particolarmente ampio. Molto spesso, quando<br />

nella vita persiste un disagio o incontriamo ripetutamente lo stesso problema è perchè, senza volerlo e<br />

senza saperlo, perpetuiamo un particolare legame con destini e vissuti di altre persone, anche di generazioni<br />

precedenti, del nostro sistema familiare. <strong>La</strong> messa in scena, secondo il metodo diffuso ed ideato da Bert<br />

Hellinger, svela e porta alla luce queste dinamiche che sorgono da una profonda e inconsapevole lealtà alla<br />

coscienza del campo familiare.<br />

Patricia Puican cell: +39/ 340 87 43 771

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