Il numero di Ottobre 2011 - Associazione Nazionale Venezia Giulia ...

Periodico mensile dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia
Centro Studi Padre Flaminio Rocchi
Nel 150.mo
Gli esuli giuliani e dalmati
per l’Unità d’Italia
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LA VISITA ERA STATA RINVIATA AL 3 SETTEMBRE
Il Presidente Napolitano a Pola:
«coltiviamo come è giusto
la memoria delle sofferenze vissute»
«delle vittime italiane
della folle vendetta delle autorità
postbelliche dell’ex Jugoslavia»
d oltre sessant’anni
dall’esodo degli italiani,
del quale l’Arena romana di Pola
è assurta quasi a simbolo condiviso,
la città istriana e il suo anfiteatro
nel quale risuonò nel 1947
per l’ultima volta il Va’ pensiero
degli Esuli (degli Esuli, non di altri),
ha conosciuto il 3 settembre
una giornata che sarebbe stato
impossibile immaginare soltanto
alcuni anni addietro. Per la
prima volta dal dopoguerra, che
vide l’Istria, Fiume e Zara depauperate
in grande misura della sua
popolazione di antico insediamento
storico, ridotta per la sua
parte rimasta a poche migliaia
di persone, il Presidente italiano
Napolitano e il suo omologo croato
Josipović si sono incontrati
nel luogo stesso che è divenuto
nei decenni l’icona della tragedia
dell’italianità adriatica tutta,
quell’Arena nella quale alle 20 si è
L’incontro con la FederEsuli e il concerto nell’Arena
tenuto il concerto dell’Orchestra
sinfonica della Radiotelevisione
di Zagabria accompagnata dai
Cori riuniti delle Comunità degli
Italiani.
Erano attesissimi i discorsi
che avrebbero pronunciato in
questa occasione i due Presidenti,
ma anche l’incontro previsto nel
pomeriggio nell’ex Prefettura,
dove, sempre per la prima volta,
Croazia, per le restituzioni restano intatte
le discriminanti
Q
X
il Capo dello Stato croato e italiano,
si sono intrattenuti con i
rappresentanti della Federazione
delle Associazioni degli Esuli -
guidata dal vicepresidente e presidente
nazionale ANVGD Lucio
Toth - ai quali si è aggiunta la
delegazione del Libero Comune
di Pola e, poco dopo, nella sede
della Comunità Italiana con la
presidenza dell’Unione Italiana
e con i rappresentanti di tutte le
comunità degli italiani oggi divise
tra Croazia e Slovenia.
LA FEDERESULI:
«PUNTUALIZZARE,
IN UN NUOVO SPIRITO
DI COLLABORAZIONE,
TUTTI I PROBLEMI»
o scorso luglio la presidenza
della Federazione
degli Esuli Istriani Fiumani
e Dalmati aveva diramato una
nota nella quale si sottolineava
l’inedita portata dell’evento: «È
un’iniziativa che dà seguito all’incontro
dei tre Presidenti avvenuto
a Trieste il 13 luglio dello scorso
anno. Costituisce inoltre un
nuovo passo in avanti nei rapporti
tra i Paesi adriatici e consenti-
Triangolare del Ricordo,
grazie agli sponsor privati
Sul numero di novembre cronache e fotografie dell’evento
n occasione del Triangolare Triangolare nella Sede di rappresentanza
di Roma della Regione
del Ricordo sono giunti a
Roma gruppi e nuclei familiari Friuli-Venezia Giulia (nella centralissima
Piazza Colonna), con
da ogni parte d’Italia e del mondo
(Svizzera, Francia, Stati Uniti, interventi di Chantal Borgonovo
(segretario generale della
Canada, Sudafrica, Argentina,
Australia) per assistere alla rievocazione
storica di calcio delle
squadre di Pola, Fiume e Zara
in programma il 21 settembre
allo Stadio Flaminio. Mentre
per ragioni di stampa rinviamo
al numero di novembre l’ampia
cronaca dell’evento, ricordiamo
che un momento d’incontro comunitario
e fraterno è stato organizzato
a cura dell’ANVGD alla
vigilia, martedì 20 settembre al
Quartiere Giuliano-Dalmata
della capitale, nel corso del quale
sono state deposti omaggi floreali
al Monumento dedicato alle
Vittime delle Foibe Istriane e all
Monumento ai Caduti giulianodalmati
in Via Laurentina. Nel
pomeriggio del 20 gli ospiti hanno
avuto modo di visitare l’Archivio
Museo Storico di Fiume
e la Cappella dei Santi Patroni
giuliano-dalmati nella Chiesa di
S. Marco in Agro Laurentino.
Mercoledì 14 settembre si
è tenuta l’annunciata conferenza
stampa di presentazione del
Italian President to visit Pola on September 3 rd
Fondazione “Stefano Borgonovo”),
Giorgio Sandri (presidente
della Fondazione “Gabriele
Sandri”), Angela Teja (presidente
della Società Italiana Storia
dello Sport), Roberto Roberti
(segretario della Associazione
Nazionale Atleti Olimpici e Azzurri
d’Italia), Camillo Gaetano
(presidente della Associazione
Vecchie Glorie Roma e Lazio),
Abdon Pamich (fiumano, campione
olimpico a Tokyo 1964),
on. Lucio Toth (presidente nazionale
ANVGD), Marino Segnan
(Vicepresidente nazionale AN-
VGD con delega agli Eventi), Pietro
Cerlienco (delegato ANVGD
per il Mondo giovanile).
Daila, la Santa Sede
ordina alla diocesi croata
di risarcire i benedettini italiani
L’irritazione negli ambienti cattolici croati
E il ministero della Giustizia di Zagabria dichiara nulla la
“restituzione” dello Stato alla diocesi di Parenzo-Pola
a notizia è di grande rilievo.
A due mesi dalla
visita del Pontefice a Zagabria,
salutata entusiasticamente dalle
autorità di governo, politiche
e religiose locali come segno
di paterna considerazione
per la cattolicissima Croazia in
un frangente economico e sociale
molto difficile, Benedetto
XVI ha affrontato e definito,
con una celerità inusuale per
la prudente diplomazia vaticana,
la pluridecennale questione
del monastero benedettino
di Daila, in Istria, abbandonato
dai religiosi italiani con la
cessione della regione alla Jugoslavia
nel 1947. In sintesi, il
Papa - avvalendosi dei poteri
El Presidente Napolitano en Pola el 3 de septiembre

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conferitigli dal diritto canonico
- ha sospeso per pochissimi
minuti il vescovo della diocesi
di Parenzo-Pola, mons. Ivan
Milovan, affidandone i poteri
al vescovo vaticano Abril y
Castelló che in un fiat ha sottoscritto
l’accordo secondo cui
la diocesi istriana e la parrocchia
di Daila attuali devono
restituire ai frati benedettini di
Praglia (Padova) beni immobili
di rilevante entità e valore,
e li devono risarcire di quasi
sei milioni di euro a titolo
d’imposte e spese giudiziarie.
Poiché tuttavia la restituzione
materiale è ormai difficilmente
praticabile, giacché negli anni
la Chiesa croata ha venduto
parte degli immobili in questione,
la Santa Sede prevede
la possibilità di un risarcimento
ai religiosi di Praglia di 25
milioni di euro.
Nel 1999, in base alla
normativa sulla denazionalizzazione
ed agli accordi con la
Chiesa croata, Zagabria aveva
assegnato l’estesa tenuta di
Daila alla diocesi di Parenzo-
Pola. Immediate le reazioni
degli ambienti curiali croati,
secondo i quali i benedettini
di Praglia non hanno alcun
diritto più su Daila in quanto
già risarciti con 1,7 miliardi di
lire da Roma, in base agli accordi
di Osimo del 1975. Ma
la Santa Sede evidentemente
era ed è di parere diverso. Ora,
al più alto rappresentante della
Chiesa croata, il cardinale Josip
Bozanić, viene senza mezzi
termini rimproverato di non
essersi adeguatamente opposto
alla decisione del Vaticano.
Mentre dagli ambienti
ecclesiastici croati trapela sorpresa
e irritazione, dagli ambienti
governativi imbarazzo
ed estrema cautela per un conflitto
a colpi di milioni di euro
tra la Chiesa locale e la Chiesa
di Roma, appena ieri accolta
a Zagabria come una «benedizione»,
parola del cardinal
Bozanić.
Q
DAILA, IL GOVERNO
DI ZAGABRIA
SCRIVE AL PAPA
ome prevedibile, la posizione
assunta dalla Santa
Sede in merito al risarcimento
dovuto ai frati benedettini di
Praglia espropriati dal regime
di Tito, ha scatenato in Croazia
un autentico terremoto politico
e diplomatico. Per il governo di
Zagabria, nelle scorse settimane
il premier signora Jadranka
Kosor aveva annunciato di aver
scritto una lettera al segretario
di Stato card. Tarcisio Bertone e
di accingersi ad inviarne un’altra
al Pontefice, nella quale avrebbe
ribadito - come è opinione generale
in Croazia - non avere i
religiosi italiani alcun diritto a restituzioni
o risarcimenti da parte
dell’attuale a Diocesi di Parenzo-
Pola, come invece stabilito dal
documento stilato e sottoscritto
dal vicecamerlengo di Santa Romana
Chiesa mons. Abril y Castelló
a nome e per conto della
Santa Sede.
Al contempo, il nunzio apostolico
a Zagabria, mons. Mario
Roberto Cassari, è stato convocato
dal ministro degli Esteri
Jandrokovic, mentre l’ambasciatore
accreditato in Vaticano
Vucak è stato richiamato dalle
ferie. Impensabile, sino ad ora,
un contenzioso di tal genere e di
tale portata tra Chiesa di Roma
e di Croazia. Ma i benedettini
rifugiatisi nel dopoguerra a Praglia
mostrano di tenere fermo il
principio, tant’è che presso uno
studio notarile di Pola avrebbero
costituito la Srl «Abbazia» a
beneficio della quale dovrebbero
essere trasferiti i beni contesi
o il loro equivalente in denaro,
circa 25 milioni di euro se non
qualcosa in più: alternativa più
praticabile della restituzione dei
beni immobili, in quanto la gran
parte dei 200 ettari della tenuta
di Daila è stata venduta proprio
dalla Diocesi croata a privati e
società. Ma c’è di più: poiché,
figurarsi, la destinazione d’uso è
stata modificata e si inserisce ora
in un’area ad alto valore turistico,
la valutazione degli immobili è
cresciuta in misura esponenziale.
DAILA, VINCONO I
BENEDETTINI: LA
DIOCESI CROATA
VERSO
IL FALLIMENTO
econdo quanto si apprende
dalle fonti di stampa,
per pochi giorni i Benedettini
dell’Abbazia di Praglia sarebbero
tornati in possesso del monastero
di Daila e di parte degli estesi
terreni pertinenti (180 ettari
circa, mentre i restanti 190 non
sono più disponibili in quanto
la Diocesi di Pola-Parenzo li
ha venduti a suo tempo). I beni
reclamati dall’Ordine sarebbero
stati già intestati alla società «Abbazia
d.o.o.» con sede a Pola, interamente
controllata dai Benedettini
italiani. La diocesi croata,
si era appreso subito dopo la firma
dell’“accordo”, aveva assunto
l’impegno di corrispondere ai
Benedettini 4 milioni di euro a
titolo di risarcimento (spese procedurali,
giudiziarie e interessi di
mora), ma, non disponendo della
cifra e tantomeno di quella totale
ipotizzata, 25 milioni circa,
per la Diocesi si prospettava il pignoramento
dei beni. Un default
senza precedenti, a conclusione
di una vicenda che in Croazia
aveva causato un autentico terremoto
politico e diplomatico.
Bisogna anche ricordare che
nei giorni scorsi, il clero istriano,
riunitosi a Pisino, aveva unanimemente
espresso appoggio al
proprio vescovo, mons. Milovan,
ponendosi così apertamente
in aperto dissenso con Roma.
Per tentare di evitare di dover
restituire i beni ai Benedettini
italiani, era loro balenata l’idea
di conferirli allo Stato croato,
subentrato alla Jugoslavia di Tito
nel possesso del bene espropriato
dal regime comunista, e che
- essendo presidente Tudjman
- li aveva “donati” alla Diocesi
parentina. Con non celata stizza
il cancelliere diocesano, Ivan
Jakovljevic, appena il 4 agosto
aveva dichiarato: «Speriamo ora
che non verrà di nuovo istituita
qualche commissione cardinalizia
per prendere decisioni sulla
nostra diocesi, perché la proprietà
non sarà più della Chiesa, non
vogliamo ulteriori discussioni»,
aggiungendo con sorprendente
disinvoltura «lo Stato croato
ne ha diritto, e anche se non ne
ha, noi comunque gli ridaremo
l’immobile». Non è inverosimile
immaginare che il governo di
Zagabria, appresa l’intenzione
della Diocesi, e consapevole del
conseguente rischio di trovarsi
esso stesso nella condizione debitoria,
abbia preso le dovute e
immediate distanze da un contenzioso
che a quel punto conveniva
considerare veramente
inter-ecclesiale.
Nel frattempo, i media croati
avrebbero scoperto che gli
immobili, il complesso abbaziale
e gli estesi terreni affacciati sul
mare, risultavano al locale catasto
intestati alla società «Benedikt»
di proprietà della Diocesi,
della parrocchia e di un istituto
finanziario ecclesiastico con sede
in Austria. La società, per di più,
vi è registrata per «attività turistiche
e alberghiere», benché non
risulti abbia fatturato alcunché
nel 2010.
Ora, da parte della Diocesi
tutto tace. Almeno in questo
obbedisce, avendo il Nunzio
apostolico a Zagabria, mons.
Mario Roberto Casari, imposto
a clero e vescovi croati la massima
riservatezza, ovvero il silenzio
stampa, e il dovere di rispettare
le deliberazioni della Santa Sede.
DAILA, NUOVA
PUNTATA: TORNA
ALLO STATO CROATO
a questa era la prima
parte. La questione,
già spinosissima per le istituzioni
in causa, del monastero
di Daila ed annessi terreni ha
assunto successivamente i contorni
di una farsa. Il ministero
della Giustizia croato ha infatti
emesso un documento nel quale
- per l’occasione e di gran lunga
a posteriori - sentenzia la nullità
dell’atto di “restituzione”,
da parte dello Stato (del quale
a decisione della Santa
Sede di riconoscere i diritti
di proprietà sul monastero
istriano di Daila ai Benedettini
dell’Abbazia veneta di Praglia sta
suscitando reazioni risentite da
parte delle autorità croate, che
dovrebbero avere a cuore sopra
ogni cosa i buoni rapporti tra la
Chiesa di Zagabria e la Chiesa di
Roma, rinsaldati dalla recente e
trionfale visita in Croazia di Benedetto
XVI.
allora era presidente l’ultra nazionalista
Tudjman), alla diocesi
di Parenzo-Pola: da ciò è derivato
il dovere di reintegrare la
Croazia nella proprietà dei beni,
invece che i Benedettini italiani
dell’Abbazia di Praglia, come
stabilito de jure dal Vaticano lo
scorso mese di luglio. In un comunicato
emesso dal ministro
Bosnjakovic si legge che, effettuati
controlli sulle procedure
seguite tra il 1997 e il 2002 per
la restituzione alla Chiesa croata,
tale atto «è da considerarsi nullo
dato che fu svolto in base alla
legge sulla restituzione dei beni
confiscati dalle autorità jugoslave
W R
comuniste, mentre rientrava nella
materia già prima risolta con
accordi internazionali», ovvero
gli Accordi di Osimo, ai quali gli
ambienti ecclesiastici d’oltreconfine
si erano subito appellati per
scongiurare il pericolo di dover
restituire qualcosa agli italiani,
sia pure Benedettini.
La religiosissima Croazia,
che soltanto due mesi addietro
aveva accolto il Pontefice
esaltandosi nella professione
di cattolicissima e devotissima
nazione, sottrae dunque alla
giurisdizione della Chiesa di
Roma un contenzioso che la
stessa Santa Sede aveva definito
nel suo comunicato ufficiale
Toth: «restituire un po’ di spazio
se non alla fede
almeno alla ragione»
Il commento del presidente ANVGD sulla complessa
ma chiara vicenda
Trattandosi di una decisione
emessa ai massimi vertici della
Chiesa essa meriterebbe rispetto
da parte di tutti, credenti e non
credenti. Vederci dietro retroscena
politici è del tutto fuorviante.
È chiaro che la lunga storia
del monastero di Daila, presso
Cittanova, come di tutta l’Istria,
difficilmente poteva portare a soluzioni
diverse. Da sempre quel
territorio faceva parte delle province
italiane di tutti gli ordini

3
«inter-ecclesiale». Nuovamente
assegnato alla proprietà statale,
dunque, l’intero complesso abbaziale
viene così sottratto alla
competenza vaticana ed è opinione
comune che la vicenda
assuma ormai tutto l’aspetto di
una crisi diplomatica tra Croazia
e Vaticano.
religiosi (Benedettini, Francescani,
Domenicani, ecc.).
Il governo iper-nazionalista
di Tudjman non andò tanto per
il sottile quando restituì i beni
del monastero di Daila alla Diocesi,
oggi croata, di Pola e Parenzo,
che ne ha fatto l’uso che riteneva
più opportuno, vendendoli
a privati in preziose lottizzazioni
lungo la costa istriana. Il governo
croato insomma restituì allora
alla Chiesa nazionale quello che
rifiuta di restituire ai privati italiani
dell’Istria e della Dalmazia
che videro i loro beni incamerati
dallo Stato croato, invocando
gli Accordi di Osimo del 1975,
avvalendosi così delle spoliazioni
dell’ex-regime comunista.
A questa logica evidentemente
non soggiace la giustizia
IL VATICANO:
«VIVO STUPORE»
«vivo stupore» ha espresso
il Vaticano per trami-
te di padre Federico Lombardi,
direttore della sala stampa vaticana,
a seguito del pronunciamento
del ministero croato
della Giustizia. Tradotto dal
linguaggio diplomatico, significa
profonda irritazione, tant’è
che, prosegue, «sarà doveroso
dare ai soggetti interessati la
possibilità di verifica di questo
provvedimento nelle sedi opportune».
«Le notizie su un annullamento
o constatazione di
nullità, da parte del ministero
della Giustizia croato, di decisioni
già approvate negli anni
scorsi dall’Ufficio di amministrazione
statale nella regione
istriana di Buie sulle restituzioni
di beni alla parrocchia di Daila
- ha inoltre affermato Lombardi
all’agenzia ANSA - suscitano
vivo stupore, sia per la straordinarietà
della decisione adottata
che perché il primo ministro
croato aveva manifestato l’intenzione
di affrontare in spirito
di collaborazione un problema
che sta a cuore tanto alla Croazia
quanto alla Santa Sede, sia
perché un tale modo di procedere
non sembra coerente con
il principio fondamentale della
certezza del diritto».
Nel frattempo il vescovo
Ivan Milovan ha rimosso
dall’incarico il cancelliere della
Diocesi Ilija Jakovljevic, distintosi
per una loquela troppo
abbondante
e disinvolta,
con la quale
non aveva
avuto riguardi
per il
Vaticano e i
vertici della
stessa Chiesa
croata. Intanto
continua
a scatenare
numerose reazioni
la decisione
unilaterale
di
Zagabria di intavolare allo
Stato la tenuta di Daila. Dal
canto suo, il presidente della
Regione istriana, Ivan Jakovcic,
ha ribadito la soddisfazione
per il deliberato del ministero
della Giustizia, ed ha voluto rimarcare
il fatto che negli anni
Novanta gli immobili di Daila
sono stati “donati” alla Diocesi
di Parenzo-Pola dallo Stato
centrale e non dalla Regione
istriana, come invece Zagabria
pare voglia suggerire, forse per
tentare di sfumare la propria
posizione. C’è da essere certi
comunque che la questione
non è per nulla chiusa.
della Chiesa, che forte di una
saggezza e di una dottrina millenaria,
obbedisce ai suoi criteri
morali e giuridici. Se a qualcuno
quel monastero doveva essere
restituito, secondo le norme del
diritto ecclesiastico, non poteva
che essere l’Ordine benedettino
cui era appartenuto e precisamente
all’Abbazia di Praglia, cui
un nobile istriano lo aveva lasciato
in testamento, come è avvenuto
per secoli da quelle parti.
Pur trattandosi di una questione
giuridicamente complessa
che riguarda esclusivamente i
rapporti tra lo Stato croato e la
Santa Sede - in quanto tale estranea
agli accordi di Osimo - essa
finisce per porre in risalto non
solo l’originaria iniquità delle
espropriazioni del regime di
Strage di Vergarolla, il 18
agosto 65.mo anniversario
L’omaggio congiunto del Libero Comune di Pola e della
Comunità Italiana
l 18 agosto cadeva il «Nel 1997, per iniziativa
65.mo anniversario del Libero Comune di Pola in
dell’orribile strage di Vergarolla
(Pola), un eccidio che non l’appoggio della Comunità
Esilio e del Circolo Istria con
ha mai avuto i colpevoli assicurati
alla giustizia ma la cui municato degli esuli polesani
degli Italiani - prosegue il co-
matrice è stata sempre chiara e guodati da Argeo Benco - a
gli scopi sempre evidenti. lato del duomo di Pola fu inaugurato
un cippo che ricorda il
Nella circostanza, si sono
svolte a Pola le cerimonie in tragico evento. […] In attesa
memoria delle vittime, organizzate
dalla locale Comunità
degli Italiani in collaborazione
con il Libero Comune di Pola
in Esilio e il Circolo “Istria”.
Nel comuniocato stampa diffuso
dal Libero Comune si
legge come «l’improvvisa deflagrazione
di una trentina
di mine accatastate presso la
spiaggia di Vergarolla provocò
un centinaio di morti, di cui
64 identificati, e un numero
ancora superiore di feriti. Erano
per lo più bambini, genitori
e giovani che stavano trascorrendo
una calda domenica di
sole al mare dopo aver assistito
alle gare natatorie della mattina
e attendevano il programma
sportivo del pomeriggio. Tempo
prima quelle mine erano
state disinnescate e, pertanto,
lo scoppio non poteva essere
accidentale bensì intenzionalmente
provocato. La vox populi
attribuì l’attentato ad estremisti
titini legati all’Ozna che
avrebbero tentato di fiaccare la
volontà di resistenza dei filoitaliani
per indurli all’esodo.
Tale ipotesi è stata avvalorata
da documenti rinvenuti alcuni
anni fa negli archivi inglesi di
Kew Gardens».
Tito, accompagnate da violenze
e persecuzioni, ma anche la mancanza
di una soluzione equa dei
problemi che ne sono derivati da
parte di uno Stato democratico
che sta per entrare nell’Unione
Europea.
La Conferenza Episcopale
Croata ha invitato i fedeli a rispettare
le decisioni vaticane e
a non alimentare risentimenti
che rischiano di compromettere
l’immagine di un popolo che
aspira alla pace e alla collaborazione
con i suoi vicini. Quale sarebbe
la colpa dei Benedettini di
Praglia per essersi appellati all’ordinamento
interno della Chiesa
Non sarebbe meglio restituire
un po’ di spazio se non alla
fede almeno alla ragione
di conoscere la piena verità
sulla strage, le cerimonie di
quest’anno intendono onorare
quelle vittime innocenti con la
compostezza e il cordoglio che
hanno caratterizzato tutte le
precedenti commemorazioni,
nel medesimo spirito di riconciliazione
tra polesani esuli e
rimasti».
Il programma prevedeva
dunque, alle 10.00 l’omaggio
alle vittime con la posa in mare
di una corona di fiori nella baia
di Vergarolla ad opera di una
delegazione ristretta formata
dai rappresentanti degli enti
promotori; quindi, nel Duomo
di Pola la S. Messa di suffragio
con la partecipazione del coro
misto della società artisticoculturale
«Lino Mariani» della
CI. Alle 12.30 la deposizione
delle corone di fiori ai piedi del
cippo memoriale adiacente il
Duomo e allocuzioni delle autorità;
Alle cerimonie, oltre alla
presidente dell’Assemblea della
CI di Pola, Claudia Millotti, al
sindaco del Libero Comune di
Pola in Esilio Argeo Benco e al
presidente del Circolo “Istria”
Livio Dorigo, interventi dei
rappresentanti della Città di
Pola e della Regione Istriana.
Come riportato su questo
numero anche nella rubrica
«Dai Comitati», un pullman,
organizzato dal Comitato provinciale
dell’ANVGD e dalla sezione
della Lega Nazionale di
Gorizia, è partito da Gorizia,
mentre un altro, organizzato
dal Circolo “Istria” con il sostegno
del Libero Comune di
Pola, è partito da Monfalcone.
Infine, una delegazione
del Libero Comune di Pola
ha presenziato, sul Colle di
San Giusto a Trieste, alla cerimonia
di inaugurazione di
una stele recante incisi i nomi
delle 64 vittime identificate
della strage di Vergarolla per
iniziativa della Federazione
Grigioverde e della Famiglia
Polesana.
W
RICORDARE
QUELL’EVENTO OGGI
È GIÀ UN SEGNO DI
SPERANZA
Il comunicato del Presidente
nazionale Toth
rgarolla, spiaggia di
Pola, affollata per una
festa che sarebbe stata l’ultima
per i cittadini di quell’antica
città veneta dell’Istria: centodieci
morti dilaniati dalle
mine. Tutti italiani ovviamente,
perché tutta italiana era
quella città.
Nessuno ha mai pagato per
quella strage, per quanto la polizia
del Governo Militare Alleato,
che controllava la città,
fosse convinta si trattasse di un
attentato terroristico di agenti
iugoslavi per indurre i polesani
e gli istriani tutti ad abbandonare
la loro terra.
È soltanto una delle tante
offese al popolo italiano
dell’Istria che l’Italia ha voluto
dimenticare. Oggi stanno nascendo
tempi nuovi e forse gli
odi del passato potranno essere
superati da un fraterno omaggio
a quei caduti innocenti
del 18 agosto 1946. Ricordare
quell’evento da parte dagli
esuli di mezzo secolo fa insieme
agli italiani di Pola di oggi è
già un segno di speranza per
l’avvenire.

4
L’ANVGD acquisisce
i diritti de
«La città dolente»
razie ad un accordo siglato con la Tamania Produzioni Cinetelevisive,
curato dalla Segreteria nazionale del nostro sodalizio,
l’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia ha acquisito i diritti
DVD del film «La città dolente» prodotto nel 1949 per la regia di
Mario Bonnard e con la firma di Federico Fellini fra gli sceneggiatori.
Il film narra quasi in presa diretta la storia dell’Esodo da Pola del
1947, le vicende comunque tragiche di quanti partono e di coloro che
rimangono, delle lacerazioni e delle sofferenze, delle contraddizioni di
un regime che vuole imporre un cambiamento radicale e dal volto violento
e oppressivo a chi non ha voluto lasciare la propria casa.
L’opera cinematografica è a tutt’oggi una delle più richieste in
occasione delle celebrazioni del Girono del Ricordo. La città dolente
venne girato nell’autunno del 1948 e distribuito nel marzo del 1949.
È la storia di Berto, un operaio italiano di Pola che, convinto da un
amico, nonostante la partenza della stragrande maggioranza dei suoi
Q
X
Magna Istria,
la cultura
del cibo diventa
memoria
della storia
Nella pellicola di Francesca
Angeleri e Cristina Mantis la
ricerca di una ricetta perduta
conduce alla conoscenza di
luoghi e vicende
l cibo, e le sue tradizioni,
come cultura: non è una
novità, perché è noto che l’alimentazione,
olio e vino inclusi,
sono eccellenti “marcatori” della
civiltà e della sua evoluzione. Ma
raccontare la storia, ed una delle
più drammatiche del Novecento,
concittadini e anche di sua
moglie e del figlioletto, decide
di restare. Ma, poco
tempo dopo, si ritrova disilluso,
amareggiato e senza
lavoro. Per aver manifestato
apertamente il suo
dissenso nei confronti del
nuovo sistema, viene arrestato
e inviato in un campo
di concentramento per
essere “rieducato”. Riesce
a fuggire e a raggiungere
la costa. Trovata una barca,
cerca di dirigersi verso l’Italia, ma le guardie di frontiera lo uccidono
con una raffica di mitragliatrice.
Il film è diretto da Mario Bonnard, prolifico regista, attivo sin dai
tempi del muto. La sceneggiatura è di tre nomi famosi: Federico Fellini,
Anton Giulio Majano e Aldo De Benedetti.
L’ANVGD ha acquisito l’esclusiva per la riproduzione e distribuzione
dei DVD e si prepara così a diffonderlo su larga scala su tutto il
territorio nazionale.
assumendo come pretesto la ricetta
perduta di una esule istriana
che una nipote vuole fortemente
recuperare, è un’inedita e curiosa
chiave di lettura, che si sono
cimentate a forgiare le autrici di
Magna Istria, Francesca Angeleri
- sua l’idea e la sceneggiatura con
Cristina Mantis e Daniela Piu -
e la regista Cristina Mantis, una
produzione Maurizio Perrone per
«Route 1» in collaborazione con
l’ANVGD, la Regione Piemonte e
la Fondazione CRT.
La ricerca della ricetta perduta
parte da Torino, storico insediamento
nel secondo dopoguerra
W
Q
di profughi italiani dalla Venezia
Giulia e dalla Dalmazia cedute
alla Jugoslavia di Tito. La giovane
Francesca ha perduto il libro della
nonna nel quale era trascritta anche
la misteriosa composizione de «il
Castello di Croccante», che nessuno
pare conosca o ricordi. Cerca e
ricerca, dapprima nelle immediate
vicinanze poi sempre più lontano,
la ragazza finisce per giungere in
Istria, nell’Istria contemporanea
che le svelerà gli infiniti risvolti,
storici e umani, di un doloroso
passato, quello egregiamente incarnato
dalle esuli istriane riprese nel
film-documentario, riservate, dignitose
ed autentiche signore come
l’antica educazione acquisita le ha
plasmate con tutta naturalezza.
In Istria Francesca ha modo
di avvicinare e percepire, ancora
visibili nelle anime, nonostante
gli oltre sessant’anni dall’esodo
della popolazione italiana, le ferite
non chiuse degli esuli e di
quanti sono «rimasti» nei territori
ceduti, in un contesto per decenni
ostile e avverso; ma non manca
di registrare le voci casuali della
maggioranza slavofona di oggi,
talvolta reticenti e sospese come
se ancora aleggiasse sull’Istria
l’ombra di remoti e indicibili orrori,
di straordinarie ingiustizie
che si ha difficoltà a nominare.
Ma le ricette gustose sono
anche, nella loro antica sapienza e
costante perfezione, ricette di una
inedita possibilità di apprendimento,
per la giovane Francesca
come per tutti coloro che ignorano
quegli eventi e che possono,
attraverso questo docu-film dalla
cadenza leggera ma dalle sequenze
intrise di poesia e ricche di rimandi
- come echi dispersi di cui
ci pervenga almeno una sillaba
- avvicinarsi alla storia dell’Istria
per un accesso singolare ma oltremodo
accattivante.
«Nutrimento alle identità annientate
e ai ricordi ossessivi e mai
affrancati», si legge tra l’altro nella
nota delle autrici, a significare
la stretta relazione tra la memoria
sacrale del cibo e il ricordo storico
degli eventi, tra la scena perduta
delle origini e la sua ri-creazione
nella dimensione domestica della
nuova vita, faticosamente rinata
altrove. Un’indagine, questa di
Magna Istria, che bene comunica,
ai profughi che lo vedranno
ed ancor meglio al più vasto pubblico
al quale va raccomandato,
un grande capitolo di storia italiana
che solo le convenienze del
lungo dopoguerra hanno tentato
di ridurre al silenzio.
COME ORDINARE
l Dvd Magna Istria della
durata di 76 minuti contiene
anche una versione con
sottotitoli in inglese. L'opera è
disponibile presso la Sede nazionale
ANVGD, scrivendo a info@
anvgd.it o chiamando lo 06. 58
16 852, al costo di 18 euro. È
possibile anche acquistarlo con
carta di credito tramite il nostro
e-commerce alla pagina www.
anvgd.it/component/virtuemart
IL PROGETTO ATRIUM,
FINANZIATO
DALL’UNIONE EUROPEA
Istria, Arsia
e Pozzo Littorio
nella Rotta
culturale europea
el dicembre 2010 è stato
approvato un progetto
europeo denominato ATRIUM,
(Architecture of Totalitarian Regimes
of the XX° Century in Urban
Management) presentato dal Comune
di Forlì in qualità di capofila,
nell’ambito del programma «South
East Europe», inteso recuperare gli
insediamenti e le architetture dei regimi
totalitari nell’Europa del Novecento.
Si tratta quindi - specifica
Patrick Leech, assessore alla Cultura
di Forlì - di un progetto pienamente
culturale, che implica sia una
valorizzazione dell’architettura , sia
una più ampia riflessione storica.
Il progetto coinvolge
18 partner
da 11 Paesi diversi (Italia, Slo-
venia, Bulgaria, Ungheria, Slovacchia,
Romania, Grecia, Croazia,
Serbia, Albania, Bosnia e Herzegovina)
ed ha per fine la produzione
di un dossier da presentare al
Consiglio d’Europa per ottenere il
riconoscimento di «Rotta culturale
europea» attraverso gli insediamenti
creati dai regimi nell’Europa occidentale
d orientale.
Nell’ambito del progetto
ATRIUM la città istriana di Albona
partecipa come partner, ed
è stat recentemente visitata da una
delegazione forlivese che si è recata
anche ad Arsia. Gli ospiti sono stati
ricevuti e accompagnati in visita
anche a Pozzo Littorio, sempre in
quel di Arsia, dal direttore del locale
Museo civico, Tullio Vorano.
Al termine dell’incontro - riporta
“la Voce del Popolo” - «il professor
Ulisse Tramonti, che si occupa degli
aspetti scientifici del progetto,
ha espresso grande soddisfazione
per aver avuto l’opportunità di visitare
i due siti. Stando a quanto
concluso al termine della visita, il
patrimonio di cui dispone il territorio
albonese, e in particolare Pozzo
Littorio, la cui costruzione risale
al periodo tra 1939 e 1942 e Arsia,
che è stata edificata tra il 1936 e
il 1937, rappresentano a tutti gli
effetti oltre a un’importantissima
testimonianza del patrimonio industriale
del territorio».
Emissione
congiunta
Vaticano-Croazia
per il III
centenario
della nascita
di Boscovich
Il bollettino emesso in più
lingue dal Governatorato
rispetta l’originaria grafia
del nome e il toponimo
storico di Ragusa di
Dalmazia
ufficiale, l’Ufficio Filatelico
e Numisma-
tico del Governatorato della
Città del Vaticano ha appena
annunciato per il 13 settembre
prossimo l’emissione
W
congiunta con la Croazia in
occasione del terzo centenario
della nascita del grande
scienziato ragusano Ruggero
Boscovich. Il bollettino che
accompagna l’annuncio è tradotto
nelle lingue italiana,
francese, spagnola, tedesca
e inglese e riporta una breve
biografia dello studioso dalmato,
che riproduciamo per
intero:
ato a Ragusa di Dalmazia
(Dubrovnik)
nel 1711, dopo aver studiato
nel collegio dei Gesuiti della
sua città natale, nel 1725 entra
giovanissimo in noviziato,

5
trasferendosi a Roma per studiare
presso il Collegio Romano.
Qui si distingue soprattutto
nel campo della matematica
pura e della fisica, tanto da diventare
professore di matematica
presso lo stesso Collegio; fu
consulente pontificio di Benedetto
XIV per tutte le importanti
questioni tecniche e si occupò
di diversi progetti, tra cui
il consolidamento della cupola
di S. Pietro nel 1742 per cui
propose una soluzione di barre
di ferro concentriche. Benedetto
XIV gli offrì di effettuare le
operazioni di misura sul territorio
dello Stato Pontificio e
nel 1755 pubblicò una prima
mappa dello stesso Stato Pontificio.
Curò il progetto per la
costruzione dell’Osservatorio
del Collegio di Brera nel 1764,
ed anche il primo progetto per
la costruzione dell’Osservatorio
del Collegio Romano al
posto della cupola (mai realizzata)
della chiesa di S. Ignazio.
I peggiorati rapporti con
l’ambiente milanese, nonché
il decreto di soppressione della
Compagnia di Gesù lo indussero
nel 1773 a trasferirsi a
Parigi, dove Luigi XV istituì
appositamente per lui il prestigioso
posto di Directeur d’optique
au service de la Marine;
ma nel 1783 Boscovich decise
di tornare in Italia. Morì a
Milano nel 1787 e fu sepolto
presso la chiesa di Santa Maria
Podone. Papa Benedetto
XVI ha pronunciato queste
parole:
«Il gesuita Boscovich era
un fisico, un astronomo, matematico,
architetto, un filosofo:
la sua esistenza dimostra la
possibilità di far vivere in armonia
la scienza e la fede, il
servizio alla patria e l’impegno
nella Chiesa».
a rilevare che anche
nelle altre lingue il
nome di Boscovich e della sua
città natale, Ragusa di Dalmazia,
sono correttamente
riportati. Attendiamo naturalmente
l’annuncio delle Poste
croate (Hrvatska Pošta),
sul cui sito non appare ancora
la notizia. In ogni caso,
è più che apprezzabile il rispetto
storico e filologico con
il quale l’Ufficio Filatelico e
Numismatico vaticano ha voluto
impostare e comunicare
l’emissione: segno, certamente
autorevole anche in questo
specifico settore, di quanto
una pur lunga e complessa
battaglia condotta dagli enti
culturali dell’associazionismo
giuliano-dalmato non è stata
vana. Da rilevare, altrettanto
doverosamente, che in realtà
la Croazia non avrebbe alcun
titolo per commemorare Boscovich,
se non che Ragusa è
oggi compresa, con il nome di
Dubrovnik, nei suoi confini.
Stuparich,
il ricordo
nel 50.mo
dalla scomparsa
icorre quest’anno il 50.mo
dalla morte, avvenuta a
Roma nel 1961, di Giani Stuparich
al quale l’annuale edizione gradese
di «Lagunamovies» ha reso omaggio
con la proiezione di alcune pellicole
storiche tratte dai suoi romanzi, tra
le quali Un anno di scuola, pellicola
magistralmente diretta nel 1976 dal
W
regista Franco Giraldi, intervenuto l’8
agosto alla serata commemorativa coordinata
dal giornalista Pietro Spirito.
Un anno di scuola (edito dai Fratelli
Buratti nel 1929) è ambientato
ella Trieste del 1913, in un clima fervente
e inquieto per l’approssimarsi
della Grande guerra. Ma è anche il
racconto, delicato e appassionato,
dell’inserimento in una classe maschile
di una giovane alunna, Edda
Marty, che per potersi iscrivere
all’Università è costretta a frequentare
l’ultima classe di un liceo maschile.
Nonostante i suoi sforzi di stabilire
un rapporto paritario con i compagni,
la sua avvenenza e il suo forte
carattere suscitano gli inevitabili turbamenti
degli altri allievi nel contesto
di una crescente tensione per il precipitare
degli eventi verso il conflitto.
«La figura di Giani Stuparich, il
suo stile di narrare, mi avevano colpito
sin dai primi anni del liceo - ha
dichiarato Giraldi nel corso di un’intervista
rilasciata al “Piccolo” - . Credo
che il racconto Un anno di scuola,
[…] mi accompagnò per tutto il tempo
dei primi anni romani, e fu solo
dopo averne parlato a lungo con Tullio
Kezich che mi decisi di proporlo
ai funzionari della RAI […]. Fu una
ricerca che mi riportò a Trieste. Lessi
lettere, articoli di giornali dell’epoca,
documenti che mi intrigarono non
poco. C’era in quelle carte uno spaccato
generazionale fatto di fermenti,
vitalità, pulsioni represse […]».
Il cinquantenario dalla scomparsa
dell’autore lussignano era già
stato celebrato il 25 gennaio scorso
Q
al Circolo della Cultura e delle Arti
di Trieste con il convegno Giani Stuparich
sessant’anni dopo: funzione della
cultura e messaggio dell’arte, cui hanno
preso parte la prof.ssa Ernestina Pellegrini
(Università di Firenze) e il prof.
Giuseppe Sandrini (Università di
Verona) con il coordinamento della
prof.ssa Anna Storti e del prof. Elvio
Guagnini dell’Università di Trieste).
Ed una mostra documentaria, aperta
dal 16 dicembre 2010 al 26 febbraio
2011, dal titolo Un mondo di coscienza
e di libertà. L’impegno di Giani
Stuparich (1891-1961) ha permesso
di esporre un cospicuo e significativo
campione di documenti facenti parte
della donazione degli eredi di Stuparich
all’Archivio e Centro di Documentazione
della Biblioteca Civica
del capoluogo giuliano. L’esposizione,
curata da Anna Storti, è stata allestita
in collaborazione con l’Archivio
e Centro di Documentazione della
Cultura Regionale, l’Università degli
Studi di Trieste e il Circolo della Cultura
e delle Arti. Esposti manoscritti,
lettere, pubblicazioni, note di lavoro;
ma particolare rilievo è stato dato
all’impegno di educatore e all’azione
civile e militare.
Stuparich era nato a Trieste il 4
aprile 1891 da genitori istriani. Laureato
a Firenze in Letteratura italiana,
durante la Prima guerra mondiale
aveva partecipato al conflitto con
la divisa dei Granatieri di Sardegna,
meritando la Medaglia d’oro al valor
militare. Insegnante di Lettere in un
liceo di Trieste, non si iscrisse mai al
PNF. Nel 1945, per i suoi contatti
con la gli ambienti della Resistenza
liberale, fu arrestato con la madre e
la moglie Elody. Rinchiusi nella Risiera
di San Sabba, ne uscirono dopo
una settimana, grazie dall’intervento
Croazia, per le restituzioni
restano intatte le discriminanti
Ho appreso dalla stampa che la
Repubblica della Croazia ha emanato
una nuova legge che prevede
la restituzione o il risarcimento
dei beni sottratti dal regime comunista
jugoslavo dopo la seconda
guerra mondiale ai legittimi
proprietari. Possiamo finalmente
avere delle speranze di poter tornare
in possesso dei beni che siamo
stati costretti ad abbandonare e
che sino ad oggi, ancora non abbiamo
avuto in restituzione
urtroppo molto spesso
la stampa riferisce notizie
non troppo precise. Infatti
non è stata emanata ancora nessuna
legge, bensì vi è stata solo
una proposta di legge, la quale
dovrà pertanto essere approvata
dal Parlamento della Repubblica
della Croazia prima di poterne
avere il valore. Tale proposta
sembrerebbe sicuramente prevedere
una riapertura dei termini
per chiedere la restituzione degli
immobili nazionalizzati sotto il
regime comunista jugoslavo.
Infatti sulla base dell’ultimo
provvedimento sulla denazionalizzazione
(L. 5 luglio
2002 n. 81), l’unico modo per
riottenerne la proprietà era la
presentazione della domanda di
denazionalizzazione entro il 5
gennaio del 2003, oltre alla necessità
di essere in possesso della
cittadinanza croata.
La legge croata 5 luglio
2002 n. 81 aveva, in verità, integrato
e modificato la precedente
normativa che prevedeva la restituzione
dei beni nazionalizzati
solamente ai cittadini croati,
ma tale normativa aveva solo
in parte disposto la restituzione
anche a cittadini non in possesso
della cittadinanza croata, in
quanto l’articolo di legge che
aveva esteso il diritto alla restituzione
ai cittadini esteri precisamente
così dispone:
«I diritti prescritti da questa
legge [ovvero diritto alla
restituzione-risarcimento, nda]
possono essere acquisiti anche
dalle persone fisiche e giuridiche
straniere se ciò viene stabilito con
accordi interstatali [il corsivo è
nostro]».
MANCA UN ACCORDO
INTER-STATALE TRA
ITALIA E CROAZIA
a necessità di un accordo
interstatale ha in questi
ultimi anni, impedito la totale
equiparazione degli Esuli italiani
agli attuali cittadini croati e
pertanto attualmente solo chi
è in possesso della cittadinanza
croata può con certezza ottenere
la denazionalizzazione dei beni
nazionalizzati.
Purtroppo non ho ancora
del prefetto di Trieste e del vescovo
Santin. Tanti dei suoi articoli li dedicò
proprio alla questione giuliana,
su “La Stampa” di Torino (una collaborazione
iniziata nel 1932) e sino a
poco prima della morte su “Il Tempo”
di Roma.
Autore prolifico ma di altissima
eleganza, ha lasciato alcuni dei più
bei romanzi e racconti del Novecento
italiano: Colloqui con mio fratello
(1925), Guerra del ’15 (1931), Ritorneranno
(1941), L’Isola (1942). Del
1948 è Trieste nei miei ricordi, una
commossa ricostruzione delle vicende
storiche della città giuliana dalle
aspirazioni compiute dell’annessione
all’Italia agli orrori della seconda
guerra mondiale, dell’occupazione
titina e della perdita dell’Istria, ceduta
alla Jugoslavia di Tito. In questa
cornice si iscrive bene la notazione di
Claudio Magris e Angelo Ara nel loro
Trieste. Un’identità di frontiera: «Con
Stuparich sembra tramontare, in un
malinconico congedo pieno di dignità,
l’anima risorgimentale di Trieste».
avuto modo di leggere il testo
integrale della proposta di legge,
ma sembrerebbe che possa prevedere
la restituzione o il risarcimento
dei beni nazionalizzati
dal regime comunista jugoslavo,
indipendentemente dal possesso
della cittadinanza croata.
Sulla questione della restituzione
dei beni nel territorio
croato agli ex proprietari aventi
la cittadinanza italiana, vi sono
stati negli ultimi anni molti incontri
tra i vertici del Governo
italiano ed i vertici del Governo
croato, ma quest’ultimo si è
sempre rifiutato di concedere le
restituzioni ai cittadini italiani,
giustificando il proprio operato
sul fatto che l’Italia, con il
Trattato di Osimo, aveva definito
tutta la questione relativa ai
beni situati sul territorio della ex
Jugoslavia ed appartenuti a coloro
che dopo la seconda guerra
mondiale avevano optato per la
cittadinanza italiana.
Tale problematica potrebbe
essere risolta solo con l’emanazione
di una nuova legge che
non ponga più alcun limite alle
restituzioni del beni a coloro che
non sono in possesso della cittadinanza
croata. Purtroppo tale
legge non è ancora stata emanata,
ma sarà cura della dell’Associazione
Nazionale Venezia
Giulia e Dalmazia continuare
ad aggiornare gli Esuli sugli
sviluppi di tale questione, oltre
a sollecitare i vertici del nostro
Governo affinché continuino
a fare pressione sugli omologhi
croati al fine di ottenere una legge
sulla denazionalizzazione che
non sia più discriminante per i
cittadini italiani.

6
rà di puntualizzare, in un nuovo
spirito di collaborazione, tutti i
problemi, quelli vecchi ancora
irrisolti e i nuovi che possono
rafforzare occasioni di sviluppo
dell’intera area nord adriatica».
Dal canto suo, nel corso della
conferenza stampa del 24 agosto
presso la Comunità degli Italiani
di Pola l’Ambasciatore d’Italia in
Croazia, Alessandro Pignatti Morano
di Custoza, aveva dichiarato
trattarsi «di un evento di enorme
rilevanza per ambedue i Paesi che
contribuirà a migliorare ulteriormente
i rapporti internazionali»,
mentre il Presidente dell’Unione
Italiana, on. Furio Radin non
aveva mancato di sottolineare le
aspettative sollevate: «ci attendiamo
molto dall’intervento dei
due Presidenti perché il percorso
intrapreso a Trieste, in Piazza
Unità d’Italia, in occasione del
Concerto del Maestro Muti, prosegue
ora a Pola ed è un percorso
che non può più essere interrotto.
Questa è la via che porta al
comune futuro europeo», ed aveva
aggiunto «il passato non sarà
dimenticato, ma superato e un
futuro nel quale ambedue i Paesi
avranno lo sguardo rivolto oltre
la linea dell’orizzonte».
«Il Presidente - ha proseguito
Toth dialogando con la stampa
presente - ha voluto incontrarci
dove siamo nati per segnare un
nuovo capitolo di amicizia nel
segno di un’Europa nuova. Veniamo
spesso qui per visitare le
nostre case, ora torniamo per un
W
X
fatto nuovo, di amicizia. Questo
è un incontro amichevole, più
simbolico che concreto, nei limiti
nei quali possono impegnarsi, al
di là dei governi, i Capi di Stato.
Quello che ci aspettiamo è il riconoscimento
della cultura plurale
della regione, che è sempre stata
un incrocio delle culture europee.
Ci sono ancora dei problemi, delle
pendenze da risolvere. Il primo
scoglio è quello della tutela della
minoranza, poi il problema dei
beni, in una legislazione croata
altalenante. Sarebbe auspicabile
superare i trattati di Osimo che
al momento rappresentano un
inciampo. Ma del resto è inutile
trincerarsi dietro un trattato in
una situazione politica locale e
mondiale ben diversa da quella
che li ha determinati».
Opinione condivisa da Renzo
Codarin, Presidente della Federazione
delle Associazioni: «Abbiamo
ribadito l’amicizia tra i popoli
e la necessità di risolvere i problemi
aperti causati dalla Seconda
Guerra mondiale. Josipović ha
risposto in modo positivo, ma sia
l’Italia democratica che la Croazia
democratica vogliono che gli Esuli
si sentano a casa propria. Il governo
locale, inoltre, deve lavorare
per approfondire i temi ancora da
trattare, tenendo sempre presente
che le differenze culturali vanno
discusse senza revanscismi».
GLI INCONTRI
CON LA FEDERESULI
E LE COMUNITÀ
ITALIANE
Toth: riaprire il confronto
sui problemi irrisolti
a diamo spazio alla
cronaca.
Nel pomeriggio, presso l’ex
Prefettura, l’incontro tra la delegazione
della FederEsuli ed il Presidente
Josipović, alla presenza di
Napolitano. Un incontro richiesto
dalla stessa Federazione per esporre
al Capo dello Stato croato i
problemi ancora irrisolti che coinvolgono
gli Esuli italiani nel loro
esercizio dei diritti riconosciuti
nello spazio giuridico europeo. In
questa circostanza, il Vicepresidente
della FederEsuli e Presidente
dell’ANVGD Lucio Toth, relatore
per la Federazione, ha voluto esplicitamente
chiarire che «per noi è
auspicabile superare i Trattati di
Osimo che sono un inciampo dal
punto di vista giuridico. Trincerarsi
dietro ad un accordo firmato ormai
quasi 40 anni fa non è utile».
Nel 2013 la Croazia completerà il
suo iter di ingresso nell’UE e pertanto
si devono ormai affrontare i
nodi storici con consapevolezza e
senza infingimenti. Così Toth ha
prospettato nuove ipotesi di confronto:
«Nel segno di una ritrovata
amicizia per guardare all’avvenire
dei tre popoli, croato, italiano e
sloveno con maggiore fiducia»
perché, ha ribadito, «per quanto
riguarda la questione dei beni, il
trattato di Osimo va superato e la
Croazia non può nascondersi dietro
questi formalismi». La stampa
italiana e croata non ha mancato
di sottolineare la rilevante novità
costituita dall’incontro tra i Capi
di Stato con gli Esuli.
L’INCONTRO
CON LA COMUNITÀ
DEGLI ITALIANI
ezz’ora dopo, nella
terrazza gremita della
Comunità degli italiani di Pola,
l’incontro dei Presidenti con gli
italiani dell’Istria. «Ce n’è voluto
di tempo - ha sottolineato Napolitano
- le ferite della storia possono
essere profonde e rimarginarle
non è facile, perché gravi sono
state le responsabilità sia da una
parte che dall’altra». Con Josipovic
- ha spiegato - ci siamo capiti
subito. Siamo pronti a prenderci
le nostre responsabilità storiche e
superare i problemi del passato».
E se il Presidente Josipovic si è
dimostrato disponibile a lavorare
per migliorare la situazione delle
minoranze in Croazia, dal canto
suo Silvio Delbello, Presidente
dell’Università Popolare di Trieste,
ha chiesto maggiore attenzione
per le scuole italiane e il rispetto
del bilinguismo: «L’entrata
della Croazia in Europa testimonia
importanti successi in tanti
settori della vita democratica, per
questo è importante che ci sia interesse
per lo sviluppo della vita
culturale e civile di queste terre».
L’INTERVENTO
CONGIUNTO
DI NAPOLITANO
E JOSIPOVIĆ
«Questa è l’occasione
per ricordare le vittime
italiane della folle vendetta
delle autorità postbelliche
dell’ex Jugoslavia»
nell’Arena, come previsto,
il clou pubblico
dell’evento, la dichiarazione
congiunta dei due Presidenti e
il concerto sinfonico diretto dal
Maestro Ivo Lipanović con l’Orchestra
Sinfonica della Radiotelevisione
croata, e i circa 200
cantanti dei Cori uniti delle Comunità
degli Italiani dell’Istria e
di Fiume, solisti la soprano Valentina
Fijačko e il basso-baritono
Giorgio Surian. Eseguiti i due
inni nazionali, il programma prevedeva
musiche di compositori
italiani e croati: l’Ouverture del
Nabucco di Giuseppe Verdi, il Finale
primo del Te Deum della Tosca
e l’aria Sì, mi chiamano Mimì
de La Bohème di Giacomo Puccini;
quindi brani della Suite istriana
di Natko Devčić, dall’opera
Nikola Šubić Zrinski di Ivan de
Zajc, arie dalla Piccola Floramye
di Ivo Tijardović, per chiudere
con Verdi con il Finale secondo de
La forza del destino e infine con il
Va’ pensiero dal Nabucco.
Prima del concerto, i due
Presidenti hanno letto, nelle rispettive
lingue, il testo congiunto
che riproduciamo:
«Cari amici, cari concittadini,
siamo davanti a voi questa
sera in nome dei nostri Stati e
dei nostri popoli. Intendiamo testimoniare,
come già a Trieste lo
scorso anno, la ferma volontà di
far prevalere il tanto che ci unisce
su quello che ci ha dolorosamente
diviso in un tormentato periodo
storico, segnato da guerre tra Stati
ed etnie.
La Repubblica di Croazia e
la Repubblica Italiana hanno abbracciato
valori comuni, innanzitutto
i valori delle libertà e dei diritti
della persona, la pari dignità
e uguaglianza davanti alla legge
dei cittadini, la libertà di impresa,
i valori della cooperazione e
solidarietà tra i popoli.
Oggi i nostri Paesi e le nostre
società sono liberi da ogni ideologia
fondata sulla discriminazione.
Oggi, a seguito della chiusura
dei negoziati di adesione per l’ingresso
della Croazia nell’Unione
Europea, i popoli croato e italiano
hanno un futuro comune
nell’Europa unita su basi democratiche.
Fra breve non vi saranno
confini fra i nostri due Paesi.
I nostri popoli sono uniti da
più di mille anni di convivenza in
una comune civiltà e cultura. Su
queste fondamenta storiche possiamo
costruire una pace stabile
e prospera. Condividendo gioia
e fiducia davanti alle future opportunità,
sentiamo il dovere di
ricordare anche i lati oscuri della
nostra storia comune. Nel passato
sono stati commessi gravi
errori ed ingiustizie. Nel secolo
scorso, il secolo horribilis della
storia dell’umanità, questi errori
e queste ingiustizie sono stati pagati
con i tragici destini di centinaia
di migliaia di innocenti.
Questa è l’occasione per ricordare
la tragedia delle vittime
del fascismo italiano che perseguitò
le minoranze e si avventò
W
con le armi contro i vicini croati,
e sempre operò contro la libertà e
la vita degli stessi italiani. Questa
è l’occasione per ricordare le vittime
italiane della folle vendetta
delle autorità postbelliche dell’ex
Jugoslavia. Gli atroci crimini
commessi non hanno giustificazione
alcuna. Essi non potranno
ripetersi nell’Europa unita, mai
più. Condanniamo ancora una
volta le ideologie totalitarie che
hanno soppresso crudelmente
la libertà e conculcato il diritto
dell’individuo di essere diverso,
per nascita o per scelta.
In nome dei nostri popoli
e per il futuro di tutti noi e dei
nostri figli, ci inchiniamo davanti
alle vittime che hanno perso la
propria vita o il proprio radicamento
famigliare.
In ciascuno dei nostri Paesi
coltiviamo come è giusto la
memoria delle sofferenze vissute
e delle vittime e siamo vicini al
dolore dei sopravvissuti a quelle
sanguinose vicende del passato.
Nel perdonarci reciprocamente il

7
L’intervento a Pola
del vicepresidente
della FederEsuli Lucio Toth
male commesso, volgiamo il nostro
sguardo all’avvenire che con il
decisivo apporto delle generazioni
più giovani vogliamo e possiamo
edificare in un’Europa sempre più
rappresentativa delle sue molteplici
tradizioni e sempre più saldamente
integrata dinanzi alle
nuove sfide della globalizzazione.
Le nostre minoranze, la numerosa
minoranza italiana in
Croazia e quella piccola benché
vitale croata in Italia, incarnano
l’intrecciata profondità delle
nostre radici. La Croazia e l’Italia,
insieme ed individualmente,
opereranno senza riserve in favore
dei diritti e della dignità umana,
della fratellanza dei popoli e
degli individui nella comune casa
europea».
L’ingresso nell’Arena di Napolitano
è stato accolto da larga
parte del pubblico presente, circa
seimila persone, da scroscianti
applausi accompagnati anche
dallo sventolìo di Tricolori. In
precedenza Josipović aveva detto
«stiamo trasformando una storia
molto pesante in una convivenza
di grande rispetto. A casa mia
le parole italiane che compaiono
nel dialetto dalmata non sono
mai state sentite come straniere.
È la conferma che c’è sempre
stata un’osmosi forte tra i due
popoli. Senza gli italiani, la Croazia
non sarebbe giunta al punto
avanzato in cui è oggi».
Un piccolo incidente occorso
al Presidente Napolitano, una
caduta accidentale, ha indotto il
cerimoniale ad annullare le due
cerimonie collaterali previste,
la visita a Brioni accompagnato
dal ministro dei Beni Culturali
Giancarlo Galan e il lancio di
mare di una corona a ricordo
delle oltre ottanta vittime della
strage di Vergarolla del 1946.
UNIONE
DEGLI ISTRIANI E
ANTIFASCISTI CROATI,
INCONTRI A MARGINE
ue brevi incontri separati
rispetto alla FederEsuli
e ai connazionali residenti in
Istria, Quarnero e Dalmazia sono
avvenuti tra i Presidenti e l’Unione
degli Istriani da una parte e i
X
W
reduci partigiani croati dall’altra.
Questa dunque la sequenza
degli eventi succedutisi nell’intensa
giornata del 3 settembre
a Pola. Mentre per la più ampia
rassegna stampa rinviamo al nostro
sito www.anvgd.it e vi torneremo
anche sul prossimo numero
di “Difesa”, non possiamo
non tornare a rimarcare i molti
significati sottesi a questo incontro
lungamente preparato dalle
diplomazie, dalle rappresentanze
degli Esuli e dalle Comunità Italiane
d’oltre confine, se soltanto
si pensi alle enormi sofferenze
procurate nel Novecento dallo
scontro tra totalitarismi, al lunghissimo
dopoguerra, ai rapporti
congelati sotto il tallone del
nazionalcomunismo titoista, al
rischio dell’estinzione dell’antica
presenza italiana nei territori
orientali. Nella interminabile durata
del dopoguerra, che cristallizzò
memorie storiche e relazioni
umane, l’identità italiana della
Venezia Giulia e della Dalmazia
ha realmente rischiato di scomparire,
di qua e di là del confine.
E veramente soltanto il coraggio,
l’ostinazione e l’orgoglio della
popolazione giuliana e dalmata
nella sua inscindibile unità culturale
e spirituale hanno permesso
di reintrodurre nel circolo delle
conoscenze comuni il ricordo
di quegli eventi: una possibilità
data dal disfacimento dei regimi
dell’Est europeo e dal conseguente,
progressivo declino delle griglie
ideologiche nelle quali la storia
era stata ingabbiata, costretta
e piegata a giustificare eccidi ed
espropri, esodi ed amnesie.
UN PUNTO DI SVOLTA
ra, a nessuno crediamo
può sfuggire quello che
ci appare - ma altri ne aggiungeranno
di diversi - il primo significato
sotteso all’incontro: il
riconoscimento pieno e formale
dell’insediamento storico nei
territori adriatici dell’elemento
italiano, non in quanto oggi minoritario
ma in quanto un tempo
maggioritario. Si dirà che dal piano
formale a quello sostanziale il
passo è molto lungo, ed è vero,
perdurando in Croazia un clima
ed un atteggiamento sostanzialmente
refrattari, se non ostili, nei
confronti delle comunità alloglotte,
in particolare proprio italiana.
Questa è la sfida alla quale
è chiamata l’intera società croata.
Dal testo congiunto, al quale
le diplomazie hanno certamente
lavorato a lungo, sono chiaramente
e correttamente assenti
riferimenti ai luoghi comuni che
per decenni hanno viziato l’interpretazione
e la divulgazione degli
eventi, un’evoluzione che non
può non essere colta in un discorso
pronunciato a così elevato
livello politico e, certamente,
storico. Se è anche immaginabile
che il testo congiunto possa non
soddisfare del tutto le attese, è
innegabile che l’evento polesano
abbia segnato
molti, significativi
punti a favore di
un nuovo corso
nelle relazioni bilaterali,
nel quale
le istanze degli
Esuli e le esigenze
della Comunità
nazionale italiana
insediata nel territorio
oggi croato
trovano formale
diritto di rappresentanza,
dal quale
non sarà possibile
più recedere.
Nel quadro degli incontri collaterali previsti in occasione della
visita a Pola del Capo dello Stato Napolitano, come riportato in cronaca
una qualificata delegazione della Federazione delle Associazioni
degli Esuli Istriani, Fiumani e Dalmati ha avuto un colloquio con i
Presidenti italiano e croato, Ivo Josipović, nella sede dell’ex Prefettura
della città istriana. A nome della FederEsuli, il vicepresidente Lucio
Toth ha esposto le ragioni dei cittadini italiani profughi dai territori
di antico insediamento storico in relazione ai diritti ancora disattesi
dalla Croazia, succeduta all’ex Jugoslavia nella trattazione dei beni
espropriati dal cessato regime comunista.
Questo il testo dell’intervento del vicepresidente Toth, pronunciato
anche a nome del Libero Comune di Pola in Esilio, dinnanzi ai
Presidenti Napolitano e Josipović.
uesto incontro si svolge nello «Spirito di Trieste» del 13 luglio
2010. Quindi nel segno di una ritrovata amicizia per guardare
all’avvenire dei tre popoli: croato, italiano e sloveno, con maggiore fiducia.
Ricordare, nelle nostre due lingue, vuol dire ristabilire nel proprio cuore
una relazione con il passato. Ricordare insieme significa ristabilire una relazione
con l’altro, con cui si è condivisa una vicenda, sia pure da parti opposte.
È quello che faremo insieme questa sera nell’Arena di questa antica
città. Ciò non significa capovolgere il giudizio della storia, ma approfondirla
per capire quanto è accaduto. Non si può dimenticare che
accanto alla tragedia delle Foibe e dell’Esodo c’è anche la storia dimenticata
della Resistenza italiana in Istria, che è stata tradita dall’esito finale
di una pulizia etnica degli italiani.
Lo spirito di Trieste, vale a dire questa nuova amicizia, comporta:
il riconoscimento dei “torti” reciproci e quindi delle “ragioni” reciproche,
poiché dietro ogni torto c’è una ragione calpestata; la rinuncia ad
ogni revanscismo territoriale e l’accettazione della realtà per costruire su
di essa un progetto comune nell’ambito dell’Unione Europea; la tutela
piena ed effettiva delle reciproche minoranze nazionali e linguistiche e
il rispetto della loro storia; la riparazione, per quanto giuridicamente e
materialmente possibile, dei torti subiti e quindi anche la restituzione
dei beni espropriati ai cittadini italiani e l’omaggio ai caduti civili e militari
nei luoghi ove hanno perso la vita; la tutela dei cimiteri e il ripristino
dei monumenti e delle vestigia del passato; il riconoscimento di una
cultura comune in una regione plurale, come patrimonio della civiltà
europea, e quindi la ricerca congiunta di questo patrimonio, senza gelosie
nazionaliste o pretese di monopoli e di primati esclusivi.
I nostri due popoli hanno conosciuto e sofferto due dittature e due
totalitarismi: fascista e nazista prima, comunista poi. Entrambi hanno
lasciato ferite indelebili nel cuore delle persone e delle famiglie. Ogni
parola dei nostri Presidenti delle due Repubbliche che riconoscano la
verità delle nostre vicende lenisce le ferite del passato, ci libera dagli
incubi di questo passato, ci fa guardare avanti con fiducia in noi stessi e
negli altri, i popoli che ci sono vicini e con i quali abbiamo tanti legami
in comune e una lunga strada da percorrere.
Josipović: «senza gli italiani
la Croazia non sarebbe stata
la stessa»
i sento particolarmente onorato del mio incarico di presi-
quando vengo in Istria», con queste parole il Presi-
dente
dente Ivo Josipović ha esordito prendendo la parola nella Comunità degli
Italiani nel pomeriggio del 3 settembre. «Qui tocco con mano la forza con
la quale avete superato, italiani e croati, i difficili e tragici momenti della
storia». Il presidente ha voluto ricordare le sue origini dalmate e la famigliare
consuetudine nella sua lingua madre dell’italiano, «che io non ho
mai percepito come una lingua straniera, bensì come una normale presenza.
Il destino dei croati è legato all’Italia, e direi che è vero anche al contrario.
Ringrazio calorosamente l’Italia per l’appoggio fornitoci nei momenti
più difficili, di sopravvivenza e ricostituzione, e per averci accompagnato
lungo la strada verso l’UE. Ci troviamo ad un bivio, a pochi passi da una
prospettiva di vita migliore, e prova lo sono gli incontri odierni. Quando
mi ricordo del valido contributo dato dagli italiani alla società croata, contributi
nella cultura, politica, ricerca, istruzione e sport, devo dire che senza
di loro la Croazia non sarebbe stata la stessa. È per questo che sono convinto
che tutti noi assieme, croati, italiani ed appartenenti agli altri gruppi
etnici, faremo della Croazia una Croazia migliore, più bella e più europea».

8
COMITATO
DI ANCONA
A «Lezioni di Storia»
conferenza sul trattato
di Osimo
ell’ambito dell’iniziativa
«Lezioni di Storia» promossa
dalla Provincia di Ancona,
il 26 agosto scorso nell’Atrio del
Palazzo comunale di Osimo, si
è tenuto l’incontro su L’esodo e
il Trattato di Osimo. Dall’orrore
Provincia di Ancona
estate 2011
W
X
delle foibe all’esilio nelle Marche
di dalmati e istriani. Vi hanno
partecipato Stefano Zoppichini,
studioso di storia locale e Gianni
Oliva dell’Università di Torino,
con l’intervento di Matteo Piccini,
esule dall’isola di Lussino e
componente del Comitato anconetano
ANVGD. L’appuntamento
ha permesso di indagare sulle
premesse di quell’accordo tanto
controverso e sulle sue conseguenze.
Stando alle cronache del
tempo, in quel novembre 1975,
ascoltando il notiziario serale gli
osimani (e con loro tutta l’Italia)
scoprirono che i governi italiano
e jugoslavo, in totale riservatezza,
avevano chiuso il capitolo dei territori
italiani dell’Istria, ma non
la memoria della tragedia della
popolazione italiana costretta
dalle efferate violenze degli jugoslavi
ad abbandonare i territori
di antico insediamento storico.
Dei relatori, Stefano Zoppichini
è autore del saggio Il Trattato di
Osimo e la dissoluzione della ex Iugoslavia,
pubblicato dall’Istituto
Campana per l’Istruzione permanente
di Osimo. Gianni Oliva,
giornalista e storico, ha pubblicato
saggi e monografie sulla storia
del Novecento, ultimi tra i quali
Esuli. Dalle foibe ai campi profughi:
la tragedia degli italiani di
Istria, Fiume e Dalmazia (2011).
LEZIONI DI
STORIA
***
COMITATO
DI BELLUNO
Saluto agli Alpini
ei giorni 17, 18 e 19 giugno
si è svolta a Belluno
l’adunata regionale degli Alpini
con oltre 30.000 rappresentanti
del Veneto. Il Comitato ANVGD
ha voluto rendere visibile, come
nelle adunate nazionali, la partecipazione
degli Esuli colà residenti
con lo striscione del quale
ci viene inviata la bella fotografia
che riproduciamo.
X
COMITATO DI GENOVA
A Recco la ricorrenza
dei Patroni di Fiume
empre folta la partecipazione
alla S. Messa officiata
da don Nevio Martinoli
in occasione della ricorrenza dei
patroni di Fiume Vito e Modesto.
Davanti ad una rappresentanza
dell’Arma dei Carabinieri,
che celebra quest’anno il 197.
mo dalla costituzione, erano
presenti il sindaco di Recco
Dario Capurro, il past sindaco
Gian Luca Bucilli, il prof. Claudio
Eva ed Emerico Radmann,
rispettivamente presidente e vicepresidente
ANVGD genovese,
Fulvio Mohoratz, “Sigillo dArgento”
del Consiglio Regionale
ligure, Sandro Pellegrini, memoria
storica dell’Esodo in terra
ligure e Alessandro Gallo, eccezionale
cultore camoglino delle
vicende giuliane.
Molto festeggiato, dopo il
tradizionale ritrovo sociale, il
decano dei fiumani presenti Nicolò
Werndorfer, che con i suoi
95 anni non ha lesinato saluti e
incoraggiamenti a tutti. Infine,
il commosso canto del Coro del
Nabucco ha concluso la prima
parte del 15 Giugno recchese,
che è proseguito a Fiume nella
Cattedrale.
***
COMITATO
DI GORIZIA
Una delegazione a Pola
per commemorare l’eccidio
di Vergarolla
n occasione del 65° anniversario
della strage di
Vergarolla avvenuta il 18 agosto
1946, il 18 agosto il Comitato
provinciale ANVGD e la Lega Nazionale
di Gorizia, in collaborazione
con il Libero Comune di
Pola in Esilio e il Circolo Istria
hanno organizzato un pullman
per partecipare alle cerimonie in
memoria delle vittime. Alle ore
11.00 è stata officiata nel Duomo
di Pola una S. Messa in italiano
con la partecipazione del coro
misto della società artistico-culturale
«Lino Mariani» della Comunità
degli Italiani; a seguire la
deposizione delle corone di fiori
al cippo memoriale. Nel pomeriggio
visita guidata del centro
storico di Pola e della mostra «Gli
inizi dell’aeronautica a Pola» nel
bunker austro-ungarico adibito a
rifugio durante la Seconda guerra
mondiale o una visita nell’ex
chiesa dei Sacri Cuori della mostra
sui reperti archeologici rinvenuti
in via Kandler.
La delegazione dei goriziani
era guidata dal vicepresidente
nazionale Rodolfo Ziberna, che
è anche presidente della Lega
Nazionale di Gorizia. Come
noto, quasi il 20% della popolazione
residente a Gorizia
appartiene alla prima, seconda
o terza generazione degli Esuli
giuliano-dalmati. In particolare
moltissimi sono polesani, tant’è
che il santo patrono che viene
festeggiato da 64 anni è San
Tommaso. Su circa 32.000 abitanti
furono ben 29 mila coloro
che scelsero l’esilio per salvare se
stessi e le famiglie.
***
COMITATO DI MILANO
Ratificata dall’Esecutivo
nazionale la nuova
rappresentanza
Esecutivo nazionale
dell’ANVGD lo scorso 5
agosto ha ratificato la costituzione
del nuovo Comitato Provinciale
di Milano dell’Associazione,
a seguito di un’assemblea spontanea
tenutasi nel capoluogo lombardo
e le cui conclusioni sono
state sottoposte ai vertici associativi,
così come previsto dalla
normativa.
Presidente del sodalizio
milanese è stato eletto Fulvio
Moneta Caglio de Suvich, che
godrà della collaborazione di
Guido Brazzoduro nella veste di
vicepresidente. Negli altri incarichi
Davide de Corzent (delegato
allAmministrazione), Marco
Volpi (segretario), e i nuovi
consiglieri provinciali Silvana
Borsi, Patrizia Zanella, Elisabetta
Barich, Roberto Predolin,
Mara Zanella, Marco Valle, Gigi
Fabiani, Mauro Porro, Umberto
Superina.
***
W
COMITATO
DI MODENA
bandisce un concorso
riservato alle scuole
odena conserva ancora
oggi molte testimonianze
degli italiani provenienti
dall’Istria, da Fiume e
dalle coste dalmate. Decine di
profughi restarono, infatti, ben
16 anni nel campo di concentramento
di Fossoli. In occasione
del Giorno del Ricordo,
il Comitato modenese ha deciso
di istituire un concorso per
le scuole di primo e secondo
grado. Allo studente che realizzerà
il miglior elaborato sulle
complesse e tragiche vicende
del confine orientale andrà un
buono per l’acquisto dei libri
scolastici. Questa iniziativa si
va a sommare alle tante che dal
2004 vengono realizzate, e non
solo nelle scuole per conservare
e rinnovare la memoria.

9
COMITATO DI NOVARA
n occasione delle festività
dei Santi Vito e Modesto,
patroni di Fiume, il Comitato
ANVGD novarese ha organizzato
domenica 12 giugno un incontro
sociale dedicato ai Fiumani, agli
amici e ai simpatizzanti, presso il
W
centro comunitario della Parrocchia
Sacra Famiglia.
In un’intervista al quotidiano
“Corriere di Novara” in occasione
dello scorso 10 Febbraio, il
presidente del Comitato Antonio
Sardi aveva ripercorso le tappe
più salienti che videro direttamente
interessate le popolazioni
dell’allora confine orientale. «Se
il trascorrere del tempo ha in
parte contribuito a rimarginare
le sofferenze di tanti - si legge sul
giornale novarese - , un ricordo
tangibile degli anni successivi
all’esodo è rappresentato proprio
da quel quartiere, il Villaggio
Dalmazia appunto, sorto a
partire dagli inizi degli anni ’50
del secolo scorso per dare una
sistemazione più dignitosa alle
famiglie degli esuli inizialmente
accolti alla caserma “Perrone”.
«Non siamo rimasti in molti - ha
ammesso lo stesso Sardi, lui stesso
esule da Fiume -. Le nuove generazioni
hanno avuto modo di
integrarsi molto bene con il resto
della città, ma è sempre importante
per noi mantenere vivo il
ricordo delle nostre radici”».
***
DELEGAZIONE
DI PERUGIA
Narni intitola una via
a Norma Cossetto
urante gli anni in cui Licia
Cossetto faticava a far
riconoscere in Italia la storia di sua
sorella Norma, seviziata ed infoibata
dai partigiani nel 1943 a Santa
Domenica di Visinada, non avrebbe
potuto immaginare che il tempo
ed uno stemperarsi delle tensioni al
confine orientale, avrebbero trasformato
la tragedia di Norma in
un simbolo del riconoscimento di
una pagina di storia e del superamento
delle divisioni imposte dalle
ideologie del Novecento.
Ritroviamo tutte queste ragioni
nella cerimonia che si è svolta
a Narni Scalo, ai piedi della più
famosa Narni in Umbria, il 15 luglio
scorso, nei pressi della rotonda
di via Tuderte. A Norma Cossetto
è stata intitolata una via alla
presenza del sindaco Stefano Bigaroni,
del sen. Valentino Valentini,
del vicesindaco di Attigliano, Leonardo
Fazio, del Consigliere dellANVGD
Franco Papetti, delegato
per Perugia dell’Associazione e di
Ilaria Ubaldi, consigliere e anima
dell’iniziativa.
«È stato per tutti noi un momento
di grande emozione, per
certi versi un avvenimento storico.
PdL e centrosinistra compattati
in un revisionismo sostenuto
da una grande sensibilità e desiderio
di superamento delle divisioni
imposte dalla storia e dalle ideologie.
Così Norma diventa anche
per noi un punto di riferimento,
vittima innocente di una pagina
buia del Novecento che deve insegnare
e che non va dimenticata,
soprattutto in un momento difficile
come questo» ha dichiarato la
stessa Ubaldi. Concetti che sono
stati sottolineati in tutti gli interventi,
in particolare del sindaco.
Franco Papetti, fiumano, invitato
alla cerimonia perché è uno
W
dei testimoni della storia adriatica
presente nelle scuole dell’Umbria
in occasione del Giorno del Ricordo,
ha voluto parlare soprattutto
di Esodo: «È stata anche
questa unaltra tragedia - afferma
- che ha segnato centinaia di migliaia
di vite e continua ad essere
presente nelle coscienze e la percezione
della realtà di tanta gente
sparsa nel mondo. Ricordare
Norma significa sottolineare gli
aspetti più cruenti ma tante storie
minime hanno scritto la vicenda
di un popolo che va conosciuto
anche per lapporto concreto dato
laddove ha stabilito la propria residenza.
Ovunque, abbiamo portato
qualcosa della nostra cultura
civile, storica ed umana».
W
COMITATO DI SASSARI
L’Istria in Sardegna
ertilia ha una storia particolarissima,
della quale
i profughi giuliani giuntivi a
seguito dell’esodo hanno scritto
pagine fondamentali e intense,
determinandone la rinascita. Città
di fondazione, i lavori vennero
abbandonati nel 1942 a causa degli
eventi bellici: quando vi si insediò
sin dall’inizio del 1947 una
cinquantina di esuli i cantieri
erano del tutto fatiscenti. La città
rinacque con il loro lavoro, pezzo
su pezzo, trave su trave: dalla
disperazione dell’esilio alla ritrovata
ed umana speranza della rinascita
si formò via via la comunità
guidata dal primo “storico”
X
W
X
W
parroco, don Francesco Dapiran.
A metà degli anni Cinquanta la
ricostruzione era ormai ultimata
ed abitati la maggior parte degli
edifici, dislocati in una rete di
vie i cui nomi ricordano i luoghi
di origine dei profughi. Gli
esuli portarono
con sé l’amore
assoluto per
il mare e la sua
vita, piantarono
vigneti e uliveti
nei terreni assolati
e sassosi del
vecchio cantiere
perché l’Istria
- come scrisse
Giani Stuparich
- somiglia fraternamente
alla
Toscana.
Il 10 Febbraio
viene commemorato
dall’intera comunità
esule e dalla pubblica amministrazione
algherese con una cerimonia
al Cristo delle Foibe,
preceduta da una celebrazione
liturgica e dalla sfilata delle autorità
civili e militari. Quest’anno il
Comitato ANVGD e la comunità
giuliana di Fertilia hanno voluto
raccogliere le istantanee del Giorno
del Ricordo in un bel volume,
dal quale riproduciamo alcune
immagini: sono volti di esuli di
prima generazione, e più giovani,
orgogliosi delle origini e di aver
mantenuto, a tanti decenni di
distanza dai tragici eventi, l’identità
e la dignità di comunità forte
ma non chiusa, nello spirito della
cultura di provenienza.

W
X
COMITATO DI TRIESTE
Il Comitato
per le onoranze
commemora Nazario Sauro
olenne celebrazione religiosa
e civile il 10 agosto
scorso, in occasione del 95.mo anniversario
della morte di Nazario
Sauro, patriota italiano, giustiziato
per alto tradimento dall’Austria-
Ungheria in quel giorno del 1916,
nel carcere di Pola. In mattinata, a
cura dell’ANVGD in collaborazione
con il Comune di Trieste, il Comitato
per le onoranze ha deposto un
mazzo di fiori sul cippo dedicato
al martire, nel Parco della Rimembranza.
Nel tardo pomeriggio, nella
Chiesa del Rosario di piazza Vecchia,
è stata celebrata una funzione
religiosa. Al termine, un corteo ha
raggiunto il bacino San Giusto,
davanti a piazza dell’Unità d’Italia,
dove sono giunti i natanti del Circolo
Marina mercantile “Nazario
Sauro” e del Circolo canottieri Saturnia
mentre in mezzo al Golfo si
poteva scorgere la nave-scuola della
marina Militare “Palinuro”.
Renzo Codarin, presidente del
Comitato per le onoranze, ha ricordato
così la figura di Sauro: «Un
uomo che ha incarnato l’anelito di
queste terre a diventare italiane.
Oggi questa cerimonia ha assunto
un significato ancor più importante,
perché siamo nell’anno del 150°
della nascita del nostro Paese. Nel
2014 ci saranno le celebrazioni per
ricordare il primo secolo della prima
guerra mondiale e per quell’occasione,
che segnerà i cent’anni del
martirio di Nazario Sauro, allestiremo
una cerimonia speciale».
Poco più tardi, nel piazzale intitolato
ai Marinai d’Italia, davanti
alla Stazione Marittima, alla presenza
dei Gonfaloni del Comune e
della Provincia e delle autorità civili
e militari, è stata deposta una corona
d’alloro davanti al monumento
che ricorda l’eroe istriano. Accompagnata
dalla banda dell’ANVGD,
la cerimonia si è conclusa con
l’ammainabandiera. Quest’anno,
vista la concomitanza con il 150°
Anniversario dell’Unità d’Italia, il
Ministero della Difesa ha disposto
la presenza di una motovedetta e di
un picchetto di sei uomini.
I festeggiamenti
per San Nazario
Borgo San Nazario (Prosecco)
dal 16 al 20 giu-
gno, in località Prosecco e nel
borgo intitolato al Santo patrono
di Capodistria, l’ormai tradizionale
manifestazione in suo onore. Al
primo appuntamento di rilievo,
giovedì 16 giugno u.s, con l’esibizione
del Coro “Cappella Tergestina”
che ha proposto un repertorio
di brani istriani, sono seguiti nelle
successive giornate incontri sportivi
e momenti conviviali. Uno dei
più attesi è solitamente la S. Messa
della domenica a cui segue la processione
per le vie del borgo. Nella
luminosa chiesetta di San Nazario
don Sergio Vazzoler, coadiuvato dal
diacono Fulvio Lonza, ha celebrato
la Messa accompagnata dai canti
del coro dell’Unione degli Istriani,
poi il gruppo volontari Vigili del
Fuoco della Protezione Civile ha
portato in processione il busto del
Santo per le vie, preceduto dalla
Banda dell’ANVGD. Tra le autorità
presenti il presidente del Comitato
ANVGD di Trieste Renzo Codarin, il
sindaco del Libero Comune di Fiume
in esilio Guido Brazzoduro e,
in rappresentanza dell’Associazione
delle Comunità Istriane, Nicolò
Novacco e Manuele Braico.
Tanti Istriani - e non solo -
hanno formato il lungo serpentone
che tra musiche e preghiere si
è sparso per le vie, portando - in
nome di San Nazario - un messaggio
di unione, fraternità e orgoglio
per le proprie origini e tradizioni.
***
COMITATO DI VARESE
Rinnovato l’Esecutivo.
Sissy Corsi confermata
presidente
Assemblea dei Soci del
Comitato ANVGD di Varese
ha provveduto al rinnovo triennale
dell’Esecutivo locale, i cui
eletti hanno poi provveduto alla
nomina delle cariche interne.
L’Esecutivo provinciale AN-
VGD di Varese fino al 2014 sarà
quindi così composto: Sissy Corsi,
presidente; Piermaria Morresi, vicepresidente;
Marilena Battara, tesoriere;
Giacomo Fortuna, segretario;
Clara Banzato Pozzi, Silvano Fonda,
Stefano Grosa e Gianna Rigo
Miglierini, consiglieri.
Il Collegio dei revisori dei
Conti è composto da Alessandra
Banzato Fortuna, Giampaolo Miglierini
e Caterina Musso Grosa.
10
La crociera ANVGD.
Sull’Adriatico orientale a bordo
della «Costa Favolosa»
W
W
a Venezia a Capodistria
a Ragusa di Dalmazia, il
viaggio inaugurale della nuovissima
e lussuosa nave della flotta
Costa, la «Favolosa», iniziato il
4 luglio e conclusosi il 7, ha suscitato
emozioni forti nella comitiva
dell’ANVGD, i 200 tra dirigenti
e soci che hanno aderito
all’iniziativa. Il gruppo dell’Associazione,
che disponeva sulla
nave di un proprio desk, è stato
guidato dal vicepresidente nazionale
Marino Segnan (con delega
per gli eventi), mentre erano presenti
a bordo anche i consiglieri
nazionali Italia Giacca (Padova),
Alessandro Cuk (Venezia), Simone
Michelle Peri (Trieste),
Coriolano Fagarazzi (Vicenza)
ed Elio Ricciardi (Padova).
W
X
Nel suo messaggio di saluto ai
crocieristi, il presidente nazionale
Toth aveva ricordato tra l’altro
come avrebbero toccato «due città
che sono scrigni d’arte e simbolo
della nostra vicenda storica: Capodistria,
capoluogo per secoli
dell’Istria Veneta, dalla quale tanti
di noi sono esodati tra il 1945 e il
1960, e Ragusa, capitale dell’antica
Repubblica Marinara che portava
i suoi stendardi in tutti i mari del
mondo. Per questo voi vi accosterete
alle rive dell’Istria, del Quarnaro
e della Dalmazia non come foresti
curiosi, ma come figli e cittadini
che portano nel cuore gli stendardi
della nostra antica libertà, che tanto
abbiamo amato da avere scelto
l’esilio per restare ad essa fedeli».
E questo è stato infatti lo spirito
autentico del viaggio, nel corso
del quale il vicepresidente Segnan
ha tenuto due conversazioni
sulla storia e la civiltà artistica dei
due centri adriatici, aperte agli
altri ospiti della «Favolosa». Un
modo appropriato di accostarsi
ai luoghi con cognizione di causa,
per un turismo consapevole.
A CAPODISTRIA
L’INCONTRO CON LA
COMUNITÀ DEGLI
ITALIANI
urante la crocieravernissage
della Costa
Favolosa, vi è stato un positivo
incontro con la Comunità degli
Italiani di Capodistria. Infatti
durante la sosta della nave una
delegazione formata, tra gli altri,
dal vicepresidente dell’ANVGD
Marino Segnan, dai consiglieri
nazionali Alessandro Cuk e Elio
Ricciardi e da Laura Calci Chiozzi
(vicesindaco del Libero Comune
di Fiume), ha incontrato
il presidente della Comunità degli
Italiani di Capodistria Mario
Steffe e la vicepresidente.
Un incontro molto cordiale
dove Marino Segnan e Mario
Steffe hanno messo in evidenza
l’impegno e la volontà di collaborazioni
future, sia dal punto di
vista culturale che sportivo che
potranno essere meglio definite
in prossimi incontri da svolgersi
in settembre. Vi è stato anche
uno scambio di pubblicazioni e
di materiale informativo sottolineato
da un brindisi augurale.
X
A Turate il monumento a Foibe
ed esodo nel Cimitero militare
ul numero di maggio
2011 abbiamo dato notizia
della commemorazione del
10 Febbraio presso il monumento
alle vittime delle Foibe nella
città di Turate (Como). In realtà,
ci segnala la signora Maria Renata
Sequenzia, presidente del movimento
«Istria Fiume Dalmazia»,
il manufatto non è ancora stato
portato a termine, essendo ancora
da completare anche l’iscrizione.
La realizzazione di una
lapide a ricordo degli eccidi nella
Venezia Giulia, precisa ancora, è
stata lungamente caldeggiata dal
movimento con richiesta ufficiale
al Comune comasco.
Ringraziamo la lettrice della
segnalazione, quanto emerso
dalla sua testimonianza non era
in alcun modo ricavabile dai siti
locali di informazione.

11
NOTE DOLOROSE
La scomparsa di Giacomo Bologna,
figura storica dell’associazionismo
giuliano-dalmato
Uscì dalla DC per protesta contro il trattato di Osimo
scomparso a Trieste, negli ultimi
giorni di agosto, l’on. Giacomo Bologna,
per lunghi anni esponente di primo
piano della vita politica triestina ed italiana.
Era nato a Isola d’Istria nel 1922 e si formò
negli ambienti cattolici dai quali si avvicinò
all’antifascismo ed al CLN clandestino. Da
Trieste, dove si era rifugiato dalla precaria e
pericolosissima situazione creatasi in Istria
con l’occupazione jugoslava, proseguì il suo impegno in seno alla
Democrazia Cristiana e nelle organizzazioni degli Esuli giuliani e
dalmati. Dal 1958 al 1976 Bologna fu deputato DC per Trieste al
Parlamento (nella foto), nel cui ambito ebbe anche incarichi parlamentari
all’estero. Dapprima presidente dell’Associazione delle
Comunità Istriane, divenne successivamente responsabile triestino
e vicepresidente nazionale dell’Associazione Nazionale Venezia
Giulia e Dalmazia.
Ma fu nel 1975, nella circostanza della firma del trattato di Osimo,
che Bologna si smarcò dalla linea ortodossa del suo partito,
battendosi contro la ratifica: trovatosi in netta minoranza lasciò la
DC per avvicinarsi alla Lista per Trieste, per la quale nel 1978 fu
assessore comunale e consigliere regionale. Anche all’interno della
LPT tuttavia l’esponente istriano maturò posizioni critiche verso un
atteggiamento giudicato infine troppo morbido nei confronti della
rinuncia all’ex Zona B e di Osimo, al punto da uscirne nel 1983.
Da quella data Bologna si è interamente dedicato alle organizzazioni
degli Esuli, nella veste di presidente dell’Ente Rinascita
Q
Istriana, storica emanazione del disciolto CLN dell’Istria.
CODARIN: «NON AVEVA PAURA DI PARLARE
DELLE FOIBE»
ologna - ricorda oggi Renzo Codarin, che ne è il suc-
dagli anni Novanta in qualità di presidente del
cessore
Comitato ANVGD di Trieste, oltre che vicepresidente nazionale e
presidente della FederEsuli - ha avuto nella DC locale e nazionale
un ruolo importante. Coerente con le sue idee, ha pagato di persona.
Non aveva paura di parlare di vicende legate al nostro confine.
In Parlamento si ragionava di foibe già all’epoca, ma non si era
compresi. Non ha mai mollato, passando a noi il testimone della
protesta e della sensibilizzazione. Prendeva spesso delle decisioni
forti e non aveva paura di parlare di vicende tristemente legate al
nostro confine. Oggi queste vicende vengono considerate a livello
nazionale e l’ultimo sondaggio promosso dall’ANVGD ci dice che
quasi il 52% degli Italiani sa che le foibe non sono solamente delle
voragini di natura carsica. In effetti il messaggio di Giacomo Bologna
è per questo ancora vivo».
Le notizie di stampa apparse nei giorni della sua scomparsa rievocano,
tra l’altro, la presentazione del suo libro A salvare la patria
c’ero anch’io. Forse (2001 e 2009), un’autobiografia che è stata definita
libro-memoriale, in quanto spazia dagli anni Trenta agli anni
Novanta, e testimonia dunque un’epoca, un’evoluzione storica, politica
ed umana individuale e collettiva. La riedizione, nel 2009,
era stata presentata su iniziativa dell’ANVGD Trieste e dal Centro
Culturale “Alcide De Gasperi”, rappresentati dal vicepresidente
nazionale Renzo Codarin e dall’on. Giorgio Tombesi, dagli storici
prof. Roberto Spazzali e prof. Pietro Zovatto.
Genova, il vandalismo bestiale si accanisce
sulla memoria delle vittime delle Foibe
gnoti vandali hanno distrutto
tra il 24 e il 25 luglio scorsi
il monumento eretto a ricordo delle
vittime delle Foibe nei Giardini Cavagnaro,
nel quartiere di Staglieno a
Genova. La lapide è stata spezzata,
mentre è stata infranta a sassate la
piastra toponomastica che reca inciso
«Passo Vittime delle Foibe».
Nei giorni e nelle settimane
precedenti molti cittadini avevano
protestato per l’uso irriguardoso
dell’area nei pressi del monumento,
divenuta luogo di bivacchi e latrina.
Pochi dubbi ora sugli autori
dell’ignobile devastazione, manifestanti
del G8 che hanno voluto
“firmarsi” con le scritte inneggianti
a «Carlo Giuliani» e con l’invettiva
«Acab» contro le forze dell’ordine.
La targa apposta dalla precedente
Circoscrizione e dal Comitato
A Trieste celebrato
matrimonio
jugo-nostalgico
Indignazione e interrogazioni
al sindaco Cosolini
n matrimonio in stile jugonostalgico
nella Trieste insignita
nel 1956 di medaglia d’oro
al valor militare perché, si legge tra
l’altro nella motivazione, «sottoposta
a durissima occupazione straniera,
subiva con fierezza il martirio delle
stragi e delle foibe, non rinunciando
a manifestare attivamente il suo attaccamento
alla Patria». Nel Municipio
in Piazza Unità d’Italia lo scorso
16 luglio - ma la notizia si è diffusa in
questi ultimi giorni - è stato celebrato
uno sposalizio che il quotidiano “Il
Piccolo” ha definito «di stampo titino»
e che Fausto Biloslavo ha ripreso
su “Il Giornale”.
Lo sposo è Igor Pauletic, presidente
e voce solista del «Tržaški
Partizanski Pevski Zbor “Pinko
Tomažic”», coro intitolato al comunista
sloveno fucilato a Opicina nel
dicembre del 1941; la sposa Larissa
Issaeva, nata nell’allora Unione Sovietica
a Togliattigrad. Stando alla
cronaca sul quotidiano triestino,
terminata la cerimonia nella sala
matrimoni del Comune ha preso il
via una autentica festa filo-jugoslava,
con tanto di enorme bandiera della
Federativa ed esposizione di un altro
tricolore, l’italiano con la stella rossa.
Secondo il “Piccolo” si sono viste anche
le «titovka» la bustina dei partigiani
jugoslavi. «Ed essendo presenti
diversi elementi del coro Tomažic,
quale miglior regalo per gli sposi di
una serie di canti “patriottici” - scrive
il cronista -. Così, […], i presenti
intonavano tre testi sacri del repertorio
partigiano sloveno: “Vstajenje
Primorske” (Resurrezione del Litorale),
“Trst je naš” (Trieste è nostra) e
“Internacionalo” (L’Internazionale)».
Se non fosse stato tutto vero,
verrebbe da non credere. Come è
possibile che in un luogo e una regione
sui quali si sono scatenate tutte le
violenze ideologiche del Novecento e
che soltanto lo scorso anno ha visto
convenire al primo incontro di pacificazione
con il passato i tre Presidenti
di Slovenia, Croazia e Italia, possano
riprendere corpo in una pantomima
sfacciata e penosa le ombre della ferocia
etnica sulla quale tutti gli storici
contemporanei hanno, finalmente,
fatto piena e indubitabile luce
A celebrare il rito nuziale, che così
è calato nella rievocazione degli spettri,
Igor Kocijan, consigliere regionale
di Rifondazione comunista-Sinistra
arcobaleno, secondo il quale «i cori e
le bandiere sono state esibite successivamente
alla cerimonia, in Municipio
abbiamo mantenuto una certa
sobrietà: poi si è data vita alla simpatica
festa». Simpatica festa, dunque,
alla quale - secondo testimonianze
riportate dai due quotidiani - avrebbe
partecipato, sia pure casualmente e di
sfuggita, il sindaco Cosolini: «Quando
sono sceso dal municipio non c’erano
né cori né bandiere che avrei ritenuto
per altro inopportune. Ho fatto solo
gli auguri agli sposi».
TRIESTE,
FERME REAZIONI
AL MATRIMONIO
JUGO-NOSTALGICO
om’era prevedibile il matrimonio
in stile jugo-nostalgico
ha sollevato a Trieste un’ondata
di indignazione ed ha mosso PdL e
Lega Nord a presentare due interrogazioni
al sindaco Roberto Cosolini.
Per il PdL il capogruppo in Comune
Everest Bertoli domanda «se il sindaco,
testimone oculare del fatto in
quanto presente alla manifestazione
medesima, non ritenga suo dovere in
qualità di pubblico ufficiale di dover
segnalare alle autorità competenti il
vilipendio che è stato fatto alla nostra
bandiera nazionale»: il riferimento è
W
ANVGD di Genova è ora ridotta in
frantumi ai piedi della colonna di
granito che la sorreggeva.
È l’ennesimo, odioso e bestiale
oltraggio alla memoria delle vittime
italiane degli eccidi perpetrati
dai partigiani comunisti di Tito in
Istria, nel Fiumano e in Dalmazia
per terrorizzare la popolazione
nel nome dell’antifascismo e della
«libertà dei popoli», per indurla
all’esodo da territori di antico insediamento
storico: come ampiamente
riconosciuto dalle massime
istituzioni dell’Italia repubblicana,
che nel 2004 volle istituire a maggioranza
del Parlamento il Giorno
del Ricordo dell’esodo e delle Foibe.
Una vergogna, come hanno
prontamente denunciato i dirigenti
genovesi dell’ANVGD che hanno
immediatamente chiesto all’amministrazione
cittadina di restaurare
il monumento e alle forze dell’ordine
di ricercare i responsabili di
quest’atto vile e spregevole, opera
di facinorosi accecati dall’odio e
dal pregiudizio, disadattati e inetti,
irrilevanti rispetto alla storia che
avrebbero voluto colpire.
all’esposizione di un tricolore italiano
con la stella rossa al centro, come usava
ai tempi della Jugoslavia. Ma c’è di
peggio, «visto - come denuncia Bertoli
- che in alcuni uffici comunali sono
cominciate a spuntare foto e calendari
di Tito, come documentato anche
da filmati di una emittente locale»,
a proposito dei quali l’esponente del
centro-destra chiede se si aggiungano
o siano in sostituzione della fotografia
del Presidente Napolitano».
Dalla Regione Friuli Venezia
Giulia Bruno Marini (PdL) non si fa
attendere: «Sventolare la bandiera jugoslava
della defunta Federativa sotto
il Comune di Trieste è come sventolare
la bandiera con la svastica davanti
la Risiera. […]». E Piero Tononi,
consigliere regionale e vicecoordinatore
provinciale del PdL: «Cosolini
chieda scusa alla città».
Antonio Lippolis, segretario
cittadino del FLI: «Stia attento il sindaco
Cosolini a non farsi fare prigioniero
della storia di chi “anche” rappresenta».
E critiche dure anche dal
movimento “Un’Altra Trieste” in Comune,
con Franco Bandelli e Alessia
Rosolen: «Invitiamo con forza il sindaco
Cosolini a dissociarsi e condannare
fermamente quanto accaduto
lo scorso 16 luglio in piazza Unità e
tutti gli esponenti politici presenti a
fare altrettanto. Nessuno può pensare
di derubricare quanto accaduto sotto
il Municipio come folklore. L’esposizione
nel cuore della nostra città
di simboli che significano migliaia
di morti e ferite ancora aperte nella
memoria di tanti nostri concittadini,
non possono essere tollerate».
Ricordiamo che la Medaglia
d’Oro alla città giuliana venne concessa
dal Presidente della Repubblica
Luigi Einaudi il 14 maggio 1948,
essendo Presidente del Comune di
Trieste Michele Miani. Ampliata in
seguito la motivazione, a comprendere
i fatti dal 1947 al 1954, dal
Presidente Giovanni Gronchi il 9
novembre 1956, essendo Sindaco di
Trieste Gianni Bartoli.

A Torino il
59.mo Raduno
nazionale dei
Bersaglieri
nche quest’anno, nel 150°
anniversario della nascita
dello Stato italiano, i bersaglieri
Istriani, Fiumani e Dalmati hanno
sfilato in posizione d’onore,
precedendo gli altri bersaglieri in
congedo. Lo speaker, durante il
loro passaggio, ha detto fra l’altro:
«passano ora i labari delle Sezioni
scomparse di Zara, Fiume e Pola.
W
Sono con loro i labari dei reparti
bersaglieri che più a lungo hanno
difeso la frontiera orientale: il battaglione
“Zara” ed il battaglione che
ha tenuto la valle dell’Isonzo fino a
tutto l’aprile del 1945. Zara, Fiume
e Pola, tre città che fanno parte della
storia d’Italia e che all’Italia hanno
dato tanto, fino a sacrificare per lei
la propria stessa esistenza».
La Dalmazia ha dato anche i
primi precedenti all’Associazione
Nazionale Bersaglieri. Quest’ultima
nasce nel 1923 riunendo preesistenti
sodalizi di bersaglieri in congedo, il
primo dei quali nato a Torino nel
1886. Ma già nel 1871 era nata a
Zara una Società dei Bersaglieri,
seguita negli anni seguenti dalle Società
di Spalato, di Borgo Erizzo e di
Salona (sobborghi di Zara e di Spalato)
e di Neresi, nell’isola della Brazza.
Ufficialmente erano solo società
di tiro al bersaglio, ma si ispiravano
in tutto (uniformi, fanfare, canti) ai
bersaglieri del Regno d’Italia.
Pola fra le due guerre mondiali
era la sede del 12° reggimento bersaglieri
e della Scuola Allievi Ufficiali
di complemento del Corpo.
Zara era la sede del 9° reggimento e
successivamente del battaglione bersaglieri
Zara. Quest’ultimo l’8 settembre
del 1943 non si sbandò, ma
restò in armi a patto di essere impiegato
per la difesa di Zara conservando
le stellette del Regio Esercito. I
tedeschi accettarono la situazione
fino al principio del 1944, quando
disarmarono il battaglione usando i
bersaglieri come prigionieri.
Subito dopo l’8 settembre 1943
a Verona, nella caserma già dell’8°
reggimento bersaglieri, si formò un
battaglione di volontari per difendere
la frontiera orientale. Sbarrò
agli jugoslavi la valle dell’Isonzo dal
10 ottobre del 1943 al 29 aprile del
1945, con il sacrificio di 350-400
bersaglieri, la metà dei quali deceduti
dopo la fine della guerra.
NOTIZIE LIETE
12
Bruno Crevato Selvaggi
Commendatore dell’Ordine al
merito della Repubblica italiana
on Decreto del 2 giugno scorso, il Presidente della Repubblica
Giorgio Napolitano ha conferito l’ambita e prestigiosa
onorificenza di Commendatore dell’Ordine al merito della Repubblica
italiana a Bruno Crevato Selvaggi, un alto riconoscimento che
premia venticinque anni di progettazioni ed organizzazioni culturali
in vari settori della cultura.
Laureato in Scienze Matematiche, si occupa di studi, ricerche, attività,
pubblicazioni e mostre riguardanti la storia e la cultura dell’area
giuliano-dalmata e la storia filatelica. Consigliere della Società Dalmata
di Storia Patria (Roma) è anche Socio, già secondo vicepresidente,
della Società Istriana di Archeologia e
Storia Patria, della Società di Studi Fiumani
(Roma), della Società Dalmata di Storia Patria
(Venezia). È inoltre Segretario generale della
Consulta delle associazioni, istituti, società di
studio su Istria, Fiume e Dalmazia; membro
della Commissione presso la Regione Veneto
per la LR 15 /1994, Interventi per il patrimonio
culturale d’origine veneta in Istria e
Dalmazia; Vicedirettore dell’Istituto di Studi
storici postali (Prato); membro della Consulta per l’emissione delle
carte-valori postali e la filatelia presso il Ministero dello Sviluppo
Economico.
Dirige il progetto internazionale di ricerca FIDA sui fondi archivistici
“italiani” in Archivi statali di Slovenia, Croazia, Montenegro. È
Direttore del progetto internazionale di ricerca SIDA sui fondi archivistici
“italiani” in Archivi non statali di Slovenia, Croazia, Montenegro.
Ha promosso ed organizzato il recente convegno scientifico
L’Unità nazionale e lo sguardo degli altri. Le province a presenza italiana
tra impero asburgico e regno d’Italia 1861-1882, svoltosi a Roma
il 10-11 giugno 2011, in Senato, nell’ambito delle celebrazioni per
il 150° dell’Unità d’Italia. È Direttore del progetto internazionale di
ricerca PSID - Posta della Serenissima in Istria e Dalmazia.
È Curatore scientifico ed organizzativo di tre mostre organizzate
nella Sala della Lupa di palazzo Montecitorio: Dagli antichi Stati
all’Unità d’Italia, 1999; La Repubblica italiana, 2003; Il Regno d’Italia,
2006.
Numerosissime anche le sue pubblicazioni, tra le quali ricordiamo
Il Regno d’Italia, Roma, Poste Italiane, 2006; e, in collaborazione
con altri o in veste di curatore: con Enrico Melillo, Ordinamenti postali
e telegrafici degli antichi Stati italiani e del Regno d’Italia, tomo
VII, a cura di Bruno Crevato-Selvaggi, Prato, Istituto di storici postali,
2001. Con Enrico Melillo, Ordinamenti postali e telegrafici degli
antichi Stati italiani e del Regno d’Italia, tomo VI, a cura di Bruno
Crevato-Selvaggi, Prato, Istituto di storici postali, 2000.
Tra i saggi, La rete postale, in La cultura italiana, diretta da Luigi
Luca Cavalli Sforza, IV, Economia e comunicazione, a cura di Aldo
Bonomi - Alberto Abruzzese, Torino, Utet, 2009; I francobolli della
Repubblica, in Le Poste in Italia, 5. Dal 1970 ad oggi, a cura di Gianfranco
Petrillo, Roma-Bari, Laterza, 2009 (Le Poste in Italia, opera
diretta da Valerio Castronovo); L’epistolario: gli aspetti postali, in Ci
vuole pazienza. Lettere di Elena Mocenigo Querini 1733-1778, a cura
di Antonio Fancello e Madile Gambier, Venezia, Fondazione Querini
Stampalia, 2008; I francobolli della Repubblica, in Le Poste in Italia,
4. Dalla ricostruzione al boom economico 1945-1970, a cura di Gianfranco
Petrillo, Roma-Bari, Laterza, 2007 (Le Poste in Italia, opera
diretta da Valerio Castronovo; L’organizzazione degli uffici periferici,
il movimento e la distribuzione della posta, in Le Poste in Italia, 3.
Tra le due guerre 1919-1945, a cura di Andrea Giuntini, Roma-Bari,
Laterza, 2007 (Le Poste in Italia, opera diretta da Valerio Castronovo);
con Andrea Giuntini, Le Poste italiane fuori d’Italia, in Le Poste
in Italia, 3. Tra le due guerre 1919-1945, a cura di Andrea Giuntini,
Roma-Bari, Laterza, 2007 (Le Poste in Italia, opera diretta da Valerio
Castronovo); Des centres de recherche pour l’histoire postale: l’exemple
italien, in Postes d’Europe XVIIIIe - XXIe siècle. Jalons d’une histoire
comparée, a cura di Muriel Le Roux, Paris, Chp, 2007; La posta a
Fiume nel secolo dei grandi mutamenti - Posta u Rijeci u stoljecu velikih
promjena, in Rijeka u stoljecu velikih promjena (Zbornik radova)
- Fiume nel secolo dei grandi mutament (Atti del convegno), Rijeka-
Fiume, Edit, 2001.
L’onorificenza premia un’instancabile ed appassionata attività di
promozione e divulgazione della storia giuliana e dalmata in tanti
suoi aspetti e risvolti, sempre nel segno della rigorosa qualità scientifica
e documentaria.
L’Istria e Fiume
tornano a guardare
verso Trieste
W
“Il Piccolo”
/ 20 luglio 2011
on l’ingresso, nel 2013,
anche della Croazia
nell’Unione Europea, Trieste ritroverà
il proprio antico hinterland,
ma soprattutto l’Istria e il
Quarnero torneranno a guardare
a Trieste come alla propria città
di riferimento, quasi una sorta
di capitale, come già avveniva ai
tempi dell’Impero austro-ungarico
e poi fino agli anni Quaranta
del Novecento. Sono stati in
particolare questi i contenuti del
colloquio tra il sindaco di Trieste
Roberto Cosolini e i due principali
esponenti della comunità
italiana in Croazia e Slovenia:
Furio Radin e Maurizio Tremul,
ricevuti nel salotto azzurro del
municipio triestino. […]
«Abbiamo concordato sul
fatto - riferisce Radin - che stanno
per essere ritracciati gli antichi
sentieri di comunicazione
che sono nel dna di questa zona
dell’Europa, che partono da Trieste
e abbracciano l’Istria, Fiume
e le isole del Quarnero. Bisogna
ricreare un’area di circolazione
completamente libera di persone,
merci e idee. Ma logicamente
non sarà solo la comunità italiana
a poter rafforzare i rapporti con
l’Italia e con Trieste soprattutto
grazie all’ampliamento dell’UE,
ma l’intera Croazia e Zagabria in
particolare». […] E a fare da ponte
per questi rapporti più ampi e
storicamente meno collaudati
dovranno essere i centri dell’ex
Zona B e più generalmente proprio
le località istriane. […]
* * *
Le vittime di Tito
non furono soltanto
gli italiani
“Il Secolo d’Italia” / 21 luglio 2011
inora in Croazia
sono stati evidenziati
718 siti in cui avvennero
crimini comunisti: 628 sono
fosse comuni». Ad annunciarlo
a fine febbraio è stato il ministro
degli Interni croato, Tomislav
Karamarko. Lo ha fatto in una
lunga - e liberatoria - intervista
concessa al quotidiano zagabrese
Vecernji List. Così, dopo più
di mezzo secolo, la Croazia si
appresta a leggere uno dei capitoli
più tragici della sua storia.
Pagine per decenni pervicacemente
celate e negate: i crimini
commessi dal regime comunista
jugoslavo tra il 1945 e il 1990,
l’anno in cui la Federazione si
dissolse
Il ministro ha poi
aggiunto «riteniamo
che nei luoghi d’occultamento
possano trovarsi
i resti di 90mila
persone, soprattutto
di nazionalità croata,
considerati anticomunisti
o “nemici del popolo”:
civili, donne e
bambini, come pure di soldati
italiani e tedeschi. […] Karamarko
ha anche confermato che
la polizia croata sta intensificando
le indagini per risalire ai responsabili
degli eccidi commessi
dai titoisti e rimasti sino ad oggi
impuniti.
Una svolta epocale. Si rompe
un muro d’omertà incredibilmente
protrattosi per ben
vent’anni dalla fine del comunismo
e ora, sulla spinta di due
risoluzioni del Consiglio d’Europa,
il Sabor - il parlamento
di Zagabria - è arrivato alla seconda
lettura della legge «sul
rinvenimento, la marcatura e
la cura delle fosse delle vittime
del regime jugocomunista dopo
la Seconda guerra mondiale». È
la piena condanna del terrorismo
di stato titoista e, al tempo
stesso, la riabilitazione definitiva
degli sconfitti di ieri: i “nemici di
classe” - gli imprenditori, i borghesi,
i piccoli proprietari terrieri
- e i “nemici del popolo”, i cattolici,
i moderati e, ovviamente,
gli ustascia, i fascisti croati. Non
sono mancate le polemiche. […]
Il silenzio, la paura. Per sei
decenni. […] Mentre studiosi e
tribunali fanno chiarezza sulle
atrocità della “pulizia di classe”
attuata dai titini, nessuno sembra
accennare alla “pulizia etnica”
attuata contro gli italiani
nelle aree dei loro insediamenti
storici. Come al tempo della repubblica
federativa, a Zagabria
e Lubiana quando si accenna
ai crimini perpetrati in Istria, a
Fiume, in Dalmazia, cala il gelo:
ancor oggi si preferisce negare
l’esistenza dei fatti o, tutt’al
più, si cerca di relativizzarli,
sminuirli. […].
Q

13
E gli esuli italiani
aspettano ancora
“L’Espresso”
/ 21 luglio 2011
l ministro degli Esteri
Franco Frattini ha promesso
che l’Italia sarà il primo
Stato europeo a ratificare l’adesione
della Croazia all’Unione
europea. I rapporti tra i due
Paesi sono improntati al sereno
con semestrali riunioni del Comitato
dei ministri. […]
Ci sono i beni abbandonati
in Istria. E ci sono poi gli italiani
che ancora vi abitano, una minoranza
stimata al censimento
del 2001 (la nuova stima della
popolazione verrà fatta proprio
quest’anno) In circa 20 mila persone.
Per l’esattezza si sono dichiarati
di nazionalità italiana in
19.636 mentre sono In 20.521
quelli che si sono certificati di
madrelingua Italiana. Gli Italiani
sono distribuiti in 51 «Comunità
Nazionali Italiane locali»
nell’area dell’Istria, delle isole
del Quarnaro e della Dalmazia
e sono organizzati nell’Unione
Italiana con sede a Fiume. […]
* * *
Bordighera: Stefano
Zecchi presenta il suo
ultimo romanzo
www.bordighera.net / 23 luglio
2011
ell’ambito della rassegna
letteraria «Fughe di
carta» organizzata dal Comune
di Bordighera, ha avuto luogo
ieri sera, venerdì 22 luglio, il 5°
ed ultimo appuntamento della
stagione. Ospite d’eccellenza Stefano
Zecchi, introdotto da Claudia
Claudiano. Quando ci batteva
forte il cuore affronta la tragedia
dell’esodo istriano. […] Stefano
Zecchi, figura di spicco della cultura
italiana, ha raccontato con
umanità e simpatia al numeroso
pubblico presente come, nel
corso della preparazione del 10
Febbraio […], fosse in lui scattato
qualcosa. La nonna, originaria
di quelle terre, gli aveva lasciato
molti ricordi narrati, ma l’incontro
con persone che continuavano
a vivere sulla propria pelle il
dramma dell’esodo istriano era
stato determinante. […] Al termine
della serata Stefano Zecchi
ha amabilmente risposto ad alcuni
interventi del pubblico, scendendo
spesso nel personale. […]
* * *
Vittoriale degli Italiani,
in casa D’Annunzio
Giordano Bruno Guerri
succede a se stesso
www.artitribune.it / 30 luglio 2011
poco più che una ratifica,
ma tant’è: il Ministero
per i Beni Culturali ha annunciato
la riconferma di Giordano
Bruno Guerri alla presidenza del
W
Consiglio di Amministrazione
della Fondazione il Vittoriale
degli Italiani, in quel di Gardone
Riviera, carica che ricopriva
dal 2008. Faranno compagnia
al buon Guerri - sessantun anni
il prossimo dicembre - Roberto
Gervaso, il presidente dell’Accademia
di Brera Salvatore Carrubba,
l’architetto Emilio Salvatore
e il giovine - under 40 - Giancarlo
Marinelli, finalista al Premio
Campiello 2002 e da tempo al
lavoro come autore e regista teatrale
sull’opera di D’Annunzio.
* * *
Isonzo a rischio:
Lubiana progetta
tre nuove centrali
idroelettriche
“Il Piccolo”
/ 4 agosto 2011
re nuove centrali idroelettriche
da costruire
sull’Isonzo. È questo il progetto al
quale la Slovenia sta lavorando di
gran lena, in barba a tutti i tentativi
- rigorosamente da parte italiana
- di arrivare a una gestione condivisa
dei flussi d’acqua tra i due Paesi.
Altro che accordo transfrontaliero:
pur di incrementare il proprio potenziale
energetico, Lubiana sarebbe
addirittura pronta ad abolire lo
status di «inestimabile valore naturalistico»
dell’Isonzo, tutela sancita
per legge nel 1976. […] L’allarme
arriva direttamente dal web, col
consueto tam tam capace di superare
le barriere linguistiche e geografiche:
a lanciarlo, raccogliendo
un sos dell’associazione pescatori
di Tolmin, è la comunità virtuale
www.fiumeisonzo.com, che ha
W
subito avviato una petizione nel
tentativo di fermare sul nascere
la proposta di legge avanzata dal
Ministero dell’Economia sloveno
e attualmente in discussione oltre
confine. Il piano energetico, infatti,
spianerebbe la strada allo sviluppo
di 23 nuove centrali da costruire
sui quattro principali fiumi
del Paese. […] Proprio l’assenza di
una politica trasfrontaliera per la
gestione dei flussi ha fatto sì che
l’Isontino subisse passivamente le
conseguenze del pompaggio
delle acque dalle
dighe slovene. Situazione
che in futuro potrebbe
peggiorare. […]
* * *
Catalogo dell’arte sacra
in Istria
W
“La Voce
del Popolo” / 6 agosto 2011
l ricco patrimonio di arte
sacra dell’Istria riunito in
un ampio catalogo. È questo
l’obiettivo che si sono impegnati
di realizzare il presidente
della Regione Istriana, Ivan
Jakovčić, e monsignor Ivan
Milovan, vescovo della Diocesi
di Parenzo e Pola, firmando
di recente una lettera d’intenti
[…]. I finanziamenti necessari
verranno assicurati dalla Regione
e dalla Diocesi, ma […]
pure […] dai fondi europei, dal
Ministero della Cultura e dalla
Regione Veneto. Credo che
questo catalogo contribuirà a
far conoscere meglio il patrimonio
artistico dell’Istria e la
sua importanza nel contesto
europeo e mondiale.
L’Istria si distingue per il più
grande numero di chiese paleocristiane
del IV, V, VI o VII secolo
che sono ancora in funzione.
Tra queste sono da menzionare
la Basilica Eufrasiana, la Cattedrale
di Pola del V secolo, la
chiesa di Santa Fosca di Gimino,
la chiesa di Santa Maria Formosa
di Pola... […]
* * *
I Servizi italiani dietro
scontri Trieste del ‘53
“Il Piccolo”
/ 23 agosto 2011
a recente apertura di alcuni
archivi e la disponibilità
di documenti fino ad ora esclusi
alla consultazione ha messo gli
storici nella condizione di osservare
da angolazioni finora inedita la
“questione di Trieste”, il complesso
intreccio politico e diplomatico
da cui dipese il destino della
città negli anni dell’immediato
dopoguerra. […] Un contributo
importante in questa direzione
arriva ora dal nuovo libro della
storica Anna Millo, La difficile intesa.
Roma e Trieste nella questione
giuliana 1945-1954, appena pubblicato
dalle Edizioni Italo Svevo
[…] basato in gran parte su documenti
dell’archivio del Ministero
degli Esteri, che apre nuove prospettive
storiografiche sulla questione
giuliana. […]
Gli incidenti del ‘53 sembrano
essere il momento culminante di
tutte le tensioni e le contraddizioni
accumulate nei rapporti tra Roma
e la Trieste del GMA: gli incidenti
furono fomentati da Roma
«Numerosi elementi di prova
convergono in questa direzione, e
sono emersi via via che il trascorrere
del tempo ci allontanava dalla
“guerra fredda” e dalla cosiddetta
“prima repubblica”: dalle risultanze
dell’inchiesta del giudice
Mastelloni di Venezia dei primi
anni Novanta (su cui riferisce nel
suo libro Silvio Maranzana), alle
memorie autoassolutorie di Paolo
Emilio Taviani, all’epoca ministro
della Difesa, alle dichiarazioni dello
stesso De Castro, fino ai segnali
non equivocabili che si rinvengono
nei documenti conservati al
Ministero degli Esteri».
Nel libro lei sostiene la tesi per
cui almeno due delle vittime di
quegli scontri caddero sotto il fuoco
non della polizia ma di agenti italiani
provocatori.
«Nel libro sostengo che,
nella ricostruzione delle giornate
del novembre 1953, accanto
a numerosi fatti certi e provati,
sussistono ancora oggi margini
di ambiguità e di oscurità, che
derivano soprattutto dalla impossibilità
di reperire o di accedere
a fonti documentarie che
potrebbero aiutare a fare ulteriore
chiarezza. Ma, collegando
insieme tutto ciò che sappiamo
e ciò che non sappiamo, non è
improbabile che possa essersi
verificato uno scenario di quel
genere. Del resto, tali erano le
incongruenze nella versione sostenuta
dalla parte più radicale
dello schieramento filo-italiano a
Trieste e anche nella versione ufficiale
adottata da Roma che una
parte almeno dell’opinione pubblica
giuliana fin da subito non
fu disponibile a crederci, e questo
fatto lo segnalò prontamente
anche il Sifar, in un’informativa
di poco successiva ai fatti».
W
Enzo Iacchetti coregista
dell'americano
“Foibe”
www.libero.it / 25 agosto 2011
America fa un film sulle
Foibe, ambientato in
parte a Los Angeles e in parte a
Trieste. E Enzo Iacchetti farà il coregista
per la parte ambientata a
Trieste (insieme con i registi John
Micheal Kane e da John Kaylin,
ndr). Lo ha detto all’ANSA lo
stesso lacchetti, ospite del Festival
Idea Format Tv (If-Tv) in corso
al PalaRiviera di San Benedetto
del Tronto (Ascoli Piceno), dove
le giovani idee si incontrano con il
mercato televisivo.
Parlando dei suoi prossimi
impegni, lo storico conduttore di
Striscia ha detto: «[…] Quindi a
maggio sarò a Trieste per fare il regista
di Foibe, un film americano
della Listen Production (casa di
produzione con base a Santa Monica,
in California, ndr), al quale
collaboreran¬no anche altri produttori,
che uscirà nel 2013 negli
Stati Uniti. […]». Il film racconta
W
le vicende durante e dopo la Seconda
Guerra Mondiale che hanno
portato alla morte di migliaia
di italiani, torturati e uccisi e poi
gettati nelle Foibe. Una stra¬ge
che ha coinvolto donne e bambini,
militari e gente comune. Da
Norma Cossetto a Don Francesco
Bonifacio, dai mi¬litari uccisi alle
famiglie torturate, Foibe racconterà
la loro storia e le verità rima¬ste
nascoste. […] Si parte nel 2011,
quando du¬rante una lezione di
storia contempora¬nea un professore
statunitense illustra ai propri
studenti gli eventi legati alle foibe
e discute con loro il perché di un
film su questo argomento. Si passa
poi a focalizzare il periodo tra il
1942 e il 1949, dove vengono raccontate
le singole storie de¬gli infoibati,
il tutto corredato da riprese
che mostreranno l’esodo dall’Istria
e la vita nei campi di concentramento
titini dopo la Seconda
guerra mondiale. Il ter¬zo periodo
racconterà, invece, la missio¬ne
intrapresa dal sottotenente Mario
Maffi, verso la fine degli anni
Cinquanta, con l’incarico di documentare
l’esisten¬za delle foibe,
la quantità e, dove fosse possibile,
l’identità delle vittime. Da quella
missione venne consegnato un
dossier, perso negli anni.

14
Italian President to visit Pola on September 3 rd
Meetings with Exile representatives
and the local Italian community to take place
talian President Napolitano
will be visiting Pola on
September 3 rd , and will meet
with the Italian Community and
the delegation of the Federation
of Associations of Julian and
Dalmatian Exiles, as well as attend
a gala concert with the splendid
and significant Pola Arena as a
backdrop. He had been scheduled to
meet with his Croatian counterpart,
Ivo Josipovic, and Croatian Prime
minister Jadranka Kosor, on July
14 th , and would have visited Pola the
following day.
The decision to postpone
the Pola leg of his trip was due to
the need for him to be in Rome
to follow parliamentary debates
on the situation of the economy,
and naturally raised strong
disappointment both among
Italian community members in
Pola and FederEsuli Association
members, whose delegation had
been preparing to meet, for the very
first time in history, the president
of the Croatian Republic. This visit
was to be a very important one, and
had been in the planning for a long
time: it was to involve the interest
and participation of resident Italians
as well as Italians from the diaspora
associations who work towards the
full recognition of Exiles’ rights,
especially in regards to properties
confiscated under communism.
During the occasion of his
visit to Zagreb, the President made
a much-appreciated speech at the
Sabor (Croatian Parliament), of
which we publish an excerpt:
“This year Italy has
commemorated its 150 th anniversary
of national unity; we celebrated it in
Rome on June 2 nd , Republic Day,
along with President Josipovic,
who honored us with his presence,
along with eighty other heads of
state and government, and leaders
of international organizations, all
of whom I took great pleasure in
hosting in Rome.
One year ago, on July 13 th ,
2010, in Trieste, a new page of
history was opened by Italy, Croatia
and Slovenia. The tragic wounds
of the past were left behind, and
a positive vision of the future was
shared. We called this the “spirit of
Trieste”, and it is irreversible (…).
Let us gather the sentiments of the
newer generations (…). It is to them
that we must look, and in them that
we must trust. (…)
Together, Italy and Croatia
can sustain the Euro-Atlantic
prospective, for the entire area of the
Balkans and the Adriatic, reinforcing
security, stability and prosperity in
the region, on a solid and enduring
base. With this prospective in mind,
we can tear down old barriers (…).
Looking at the map of Europe,
we can see minority rights being
reconfirmed. The European vision
brings together unity and diversity,
communal democratic values with
different languages and cultures.(…)
“HOMAGE TO THE
VICTIMS OF PAST
ATROCITIES”
peaking of the
Mediterranean, it is a sea
that draws up to our Adriatic shores:
whatever happens on other shores
thus affects us directly. This is true
for Croatia and Italy, but also for the
Q
rest of Europe. (…) Halfway through
the twentieth century, our patriots
had similar ideals, and hoped for
their own national state. The bases
of this ideal were the following:
liberty, democratic principles, and
affirmation of identity.
Afterwards, the principle of
nationality gave way to nationalisms
and dictatorships. The main part
of twentieth century European
history was not generous towards
the populations of lands bordering
our own. Where up to then there
had been traditions of cohabitation
and mutual respect, rooted in these
lands and in that sea, now there were
substituted opposing pretenses,
hatred that led to massacres and
vendettas. The Second World War
left us a dark and painful legacy.
I am not here today to go over
those sad events. I am, instead,
here to affirm that those pages of
The Senate gives award of merit
to the Tournament
As mentioned in our last edition, the Presidency of the Chamber of Deputies
has decided to send the ANVGD a representative award for the “Triangolare del
Ricordo” Tournament, to be held this coming September 23 rd , in Rome. The
prestigious award of recognition will be presented to the best player: this will
be determined by the “Vecchie Glorie Roma e Lazio” Association, a group that
brings together former players from Rome’s two soccer teams.
At the same time, the Senate has decided to give an award, to be presented in
the final ceremony of the tournament: this is also authoritative and prestigious
and, of course, the ANVGD is very proud to be receiving such an honor.
At www.triangolaredelricordo.it, our readers can find a long list of the
last century’s soccer greats from Istria and Dalmatia to whom we dedicate this
tournament, and we’d like to point out a new book by Dante Di Ragona, Gli
Atleti delle terre perdute (Luglio Editore, Trieste, 245 pgs, 18 euros) in which
the author tells of the best athletes of all disciplines, whose sporting victories
were mixed with the events of the last century, with the Exile and subsequent
difficulty in participation in post-War Italy. One chapter, entitled Esempi di
serietà ed impegno (“Examples of Seriousness and Commitment”), we offer
our readers a few highlights.
ountry people: yet this is neither an offensive term, nor a limiting
one. Many children of Istria became champions due to physical
reasons, since ever since birth their bodies had within them the natural
elements able to extract strength, commitment, decision, willpower and
determination: these are all characteristics of athletes who want to become
great achievers in the world of sports. For the youth of these lands, having
these characteristics was certainly an advantage, a sort of luck passed
down through the generations. These people were healthy, used to being
outdoors, hardworking, capable of suffering, and most of all they were able
to give things their proper value. Youths born either in the country or in
small cities, where friendship and having fun go side by side, where health is
history will never repeat themselves.
Remembering the past means
respecting those who suffered, and
sharing the human sentiments of
compassion and respect towards
innocent victims. Together with
President Josipovic, I will be going
to Istria (September 3 rd , ed.) to pay
homage to the victims of an atrocious
past, to bow before the innocent
victims, and to commit to bringing
closer those who suffered wrongfully.
But mainly it will be to reaffirm that
that tragic page of the past remains
in the past: not in the present, and
not in the future. And with a past of
violence and Fascist war, Italy then
looked ahead, after Liberation on
April 25th, 1945, and gave birth to
a Republic and a Constitution (…).
The Italian minority in Istria,
Fiume and Dalmatia enjoys full
respect in fundamental rights, of
support, financially as well as in
other aspects, on the part of the
Croatian government, and now with
the so-called “double vote”, meaning
that they can vote both for their
preferred candidate as well as their
preferred general political list. (…)
The results obtained in bilingualism
have proved to be considerable. Every
Italian government has sustained,
and continues to sustain, any and all
measures for maintaining the Italian
culture and language of these lands.
“FOR THE EXILES, NO
DISCRIMINATION,
AND EQUALITY OF
TREATMENT.
AND RESPECT FOR
THEIR PAINFUL
EXPERIENCES”
any times I have met
with Italian Exiles, those
who are unwilling protagonists in
those tragic events, and I will do
so again in Pola in September. I
am convinced that they, too, will
find an application of European
principles: respect for the Treaties,
no discrimination, equality of
treatment. And respect for their
painful experiences.
Our communal belonging to
the European Union, its values and
its principles, represents the best
way to move beyond all wounds and
contrasting position, definitively,
so that all may become citizens
of a more ample “polis”, which is
common and shared. (…)
On the cultural level, our
ties are too numerous to count.
The Adriatic has made us heirs to
marvels, which today, justly, are
protected by UNESCO as world
treasures of humanity. (…)”
Q
found in a healthy life and then defended with
judicious behavior. Sport as an activity that
fills the empty gaps of the day, in the pauses
between studying and personal occupation.
The sporting activities of these youths
were expected of them as natural pastimes,
commitments able to keep their interests,
stimulate them, and entertain them as well.
When they realized that sports could also become important, then the
dedication levels rose. (…) It isn’t easy to explain how this came about,
in the lands that we now consider lost but which are impressed upon our
memories. This dedication is full of gratitude and admiration, and produced
an exceptional fertility of champions. Every place, every little city produced
its own important champion. Maybe not always champions of world-class
levels, but always ones rich with personality and talent. (…)
As my eyes run down the list of champions who were born and raised
Istria, Fiume and Dalmatia, I find athletes whom I knew or have known for
long years, in various professional capacities, without ever having known
their origins. This is proof that their insertion on the Trieste scene came about
painlessly, spontaneously, genuinely, and without trauma. Trieste welcomed
many champions fraternally and with open arms. (…) Athletes were able to
find clubs that were run seriously, able to support them and help them grow:
the clubs in turn were able to promote them and thus enjoy the fruits of
victory. (…) The people of Istria, Fiume and Dalmatia were and are people
of character. They are serene in their daily lives, open in their relationships,
and instinctively available. They are reliable people, not only in the sporting
world. This seriousness is synonymous with commitment, dedication on the
job, and being open towards their neighbor. The athletes of the lands we lost
brought this spirit to the wider world, as well as grand results in the sphere
of sports, because of these characteristics of their behavior. (…)

15
El Presidente Napolitano en Pola el 3 de septiembre.
Se reúne con los representantes de los Desterrados
y la Comunidad italiana residente
Ha sido retrasada al 3 de septiembre,
a pocos días del evento, la visita
del Presidente Napolitano a Pola,
donde estaban previstos, el 15 de julio,
los encuentros con la Comunidad de
los Italianos y con la delegación de la
Federación de las Asociaciones de los
Desterrados giulianos y dalmatas y
el concierto de gala en el esplendido
y significativo marco de la Arena. El
Quirinale había confirmado la breve
visita de Estado a Zagabria, el 14 de
julio, y los encuentros con el homologo
Ivo Josipovic y el primer ministro Jadranka
Kosor.
El retraso de la etapa polesana,
debido a la oportunidad de seguir de
cerca en Roma el desarrollo de la discusión
parlamentaria sobre procedimientos
económicos, había suscitado
naturalmente el más vivo pesar tanto
entre connacionales residentes en Pola
como entre las asociaciones giulianodalmatas
representadas en la FederEsuli,
su delegación estaba preparada
para reunirse, por primera vez en absoluto,
con el Presidente de la Republica
de Croacia. Una visita de grande
relevancia, muy preparada, que implica
e interesa tanto a las comunidades
italianas residentes en los territorios
hoy croatas como a las asociaciones de
la Diáspora que trabajan por el reconocimiento
pleno de los derechos de los
Desterrados también en relación a los
bienes expropiados por el ex régimen
comunista.
En ocasión de su etapa en Zagabria,
en cualquier caso, el Jefe de
Estado ha pronunciado un apreciado
discurso al Sabor (el Parlamento croata),
en el transcurso del que ha dicho,
entre otras cosas:
ste año Italia conmemora
el 150° aniversario de
la Unidad nacional ; lo hemos celebrado
en Roma el 2 de junio, fiesta
de la Republica, con el Presidente
Josipovič que nos ha honorado con
su presencia junto a otros 80 Jefes de
Estado y de Gobierno y exponentes
de las Organizaciones Internacionales
que me alegro de hospedar en
Roma.
Hace un año, el 13 de julio de
2010 en Trieste, Croacia, Italia y Eslovenia
han abierto una nueva página
en su historia, iniciando la reconciliación,
dejándose atrás las trágicas
heridas del pasado, y comenzando
una segura visión del futuro. Lo que
Una medalla dedicada al Triangular
del Senado de la Republica
Como ha sido anticipado en el número de agosto-septiembre, la Presidencia de
la Cámara de los Diputados ha dispuesto enviar a la ANVGD un premio de representación
con ocasión del Triangular del Recuerdo programado el próximo 21 de septiembre
en Roma. El prestigioso reconocimiento será entregado al mejor jugador del
histórico torneo; decidirán la designación los componentes de la Asociación “Vecchie
Glorie Roma e Lazio”, que reúne a los ex jugadores de los dos equipos capitolinos.
Por su parte, el Senado de la Republica ha querido igualmente dedicar una
medalla conmemorativa al evento, considerado y prestigioso signo de la atención
de las instituciones del que naturalmente la Asociación está orgullosa. Esta será
presentada en el transcurso de la ceremonia final.
Se puede acceder a la página web www.triangolaredelricordo.it para recorrer
la larga lista de los futbolistas giulianos y dalmatas del Novecientos a los que
idealmente este Triangular está dedicado, queremos señalar la edición del bello volumen
de Dante de Ragogna Gli atleti delle terre perdute, (Luglio Editore, Trieste,
paginas 245, euro 18,00), en el que están recogidas las biografías de los mejores
atletas de las diversas disciplinas, cuyas victorias deportivas se han entrelazado con
la historia del Novecientos, o sea, con el éxodo a menudo afortunado y la difícil
inserción en la Italia de la segunda posguerra. Del capítulo Esempi di serietà ed
impegno, que de Ragogna dedica al perfil temperamental de los deportistas originarios
de los territorios cedidos, queremos reproducir algunos bonitos fragmentos.
ente de campo: pero no de manera ofensiva ni reductiva. Tantos hijos
de Istria han llegado a ser campeones por un hecho físico, porque
desde el nacimiento han tenido en el cuerpo elementos naturales capaces de
exteriorizar fuerza, compromiso, decisión, voluntad, tenacidad: todas cualidades
indispensables para quien recorre el camino del deporte y quiere llegar a
grandes metas. Para los jóvenes de aquellas tierras, encontrarse encima semejante
patrimonio ha sido seguramente una fortuna, una derivación generacional.
Gente sana, habituada a la vita al abierto, encaminada a trabajar, capaz de
sufrir, sobretodo capaz de dar el justo valor a las cosas. Una juventud nacida en
hemos llamado “espíritu de Trieste”
es irreversible […]. Recogemos los
sentimientos que animan a las jóvenes
generaciones […]. Es a ellos a
quien nos tenemos que dirigir, es a
ellos a quienes nos confiamos. […]
Juntos, Italia y Croacia pueden
sostener la perspectiva euro-atlántica
de toda el área balcánica y adriática,
dando seguridad, estabilidad y
prosperidad a la región, sobre bases
solidas y duraderas. Es con esta perspectiva
que se pueden abatir cada vez
más las antiguas barreras […]. En la
Carta Europea vemos reafirmados los
derechos de las minorías. La visión
europea conjuga unidad y diversidad,
valores democráticos comunes con
idiomas y culturas diferentes. […]
«RENDIR HOMENAJE A
LAS VÍCTIMAS DE UN
PASADO ATROZ»
n cuanto al Mediterráneo:
eso roza nuestras costas
adriáticas, lo que sucede en otras
costas nos toca directamente. Esto
vale para Croacia, para Italia y para
toda Europa. […] A mediados del
los campos, o en pequeñas ciudades,
donde amistad y diversión conviven,
donde la salud se busca primero con
una vida sana y después se defiende
con un comportamiento juicioso. El
deporte como actividad para llenar
los vacios del día, en las pausas entre
W el estudio y la ocupación personal.
La actividad deportiva para
aquellos jóvenes ha sido una meta obligada, una agradable forma de llenar
el tiempo libre, un compromiso capaz de interesar, de estimular, de divertir.
Cuando se han dado cuenta de que el deporte podía convertirse en algo importante,
entonces la dedicación ha aumentado […]. Es difícil explicar cómo ha
madurado en las tierras que consideramos perdidas pero que continúan impresas
en nuestra memoria, llena de reconocimientos y de admiración al mismo
tiempo esta excepcional fertilidad de campeones. Cada localidad, cada ciudad
ha producido un atleta de grande espesor. No todos grandes campeones, pero
muchos ricos de personalidad y de talento […].
Al recorrer la lista de los tantos campeones nacidos y crecidos en las tierras
de Istria, Fiume y Dalmazia, descubro elementos con los cuales también había
tenido largas relaciones de conocimiento y de convivencia profesional, sin imaginar
o saber cuáles eran sus orígenes. Una demostración de que su inserción en
la realidad triestina ha sido indolora, espontanea, genuina, sin traumas. Trieste
ha acogido con los brazos abiertos, fraternamente, tantos campeones […].
El atleta ha podido encontrar sociedades gestionadas seriamente, en grado de
ofrecer apoyo e impulso; las sociedades, a su vez, han podido y sabido beneficiarse
de su aportación, para enriquecer el albo de oro con victorias y conquistas
deportivas. […] Gente de carácter, istrianos, fiumanos y dalmatas. Serenos
en el día a día, abiertos en la relación, con una disponibilidad instintiva. Gente
de confianza, en cualquier empresa, no solo en el deporte. Una seriedad que
es sinónimo de compromiso, de dedicación al trabajo, de apertura hacia el
prójimo. Los atletas de las tierras perdidas han traído laboriosidad al mundo
del trabajo y resultados validos en lo deportivo, propio por sus características
de comportamiento […].
siglo XIX nuestros patriotas tenían
ideales similares y esperaban la formación
del propio Estado nacional.
Los anhelos eran los de libertad, de
los principios democráticos, de afirmación
de identidad.
Después el principio de nacionalidad
ha dejado el puesto a los
nacionalismos y a las dictaduras. La
historia de una buena parte del siglo
XX no ha sido generosa con los pueblos
de Europa y no ha sido generosa
con las poblaciones de las tierras que
están en los confines entre nuestros
Países. A la tradición de convivencia
y mutuo respeto, enraizada en estas
tierras y en este mar, se han sustituido
pretensiones opuestas, odiosas
opresiones, hasta las masacres y las
venganzas. La segunda guerra mundial
nos ha dejado páginas oscuras y
dolorosas.
No estoy aquí para recorrer
aquellos tristes sucesos. Estoy aquí
para afirmar con profunda convicción
que aquellas páginas no se repetirán
nunca más. La memoria del
pasado debe respetar a quienes han
sufrido y compartir los sentimientos
de humana piedad y respeto por las
víctimas inocentes. Junto al Presidente
Josipovič iré pronto a Istria [el
3 de septiembre, ndr]para rendir homenaje
a las víctimas de un pasado
atroz, inclinarnos ante los inocentes,
comprometernos a acercar a quien
ha sufrido injusticias. Pero sobretodo
para reafirmar que esta trágica pagina
de la historia pertenece al pasado:
no al presente, no al futuro. Y con el
pasado de la violencia y de la guerra
fascista, Italia ha ajustado las cuentas
con la lucha de Liberación, con el 25
de abril de 1945, y dando vida a la
Republica y a la Constitución. […]
La minoría italiana en Istria,
Fiume y Dalmacia goza del pleno
respeto de los derechos fundamentales,
del apoyo también financiero
del Gobierno croata y ahora del llamado
“doble voto”, es decir, de la
posibilidad de expresarse por el proprio
candidato y al mismo tiempo
por las listas políticas generales. […]
los resultados alcanzados en el bilingüismo
son considerables. Todos los
Gobiernos italianos han sostenido y
sostienen con convicción las medidas
dirigidas al mantenimiento de la lengua
y cultura italiana en estas tierras.
«PARA LOS
DESTERRADOS NO
DISCRIMINACIÓN Y
PARIDAD DE TRATO.
Y RESPETO POR
SUS DOLOROSAS
EXPERIENCIAS»
e he reunido varias veces
y me reuniré pronto
también en Pola con los desterrados
italianos, los representantes de aquellos
que han sido protagonistas a su
pesar del éxodo de las tierras natales
de Istria, Fiume y Dalmazia. Estoy
seguro de que podrán encontrar
plena aplicación también de cara a
ellos de los principios europeos que
hemos seguido hasta ahora: respeto
de los Tratados, no discriminación y
paridad de trato. Y respeto por sus
dolorosas experiencias.
La pertenencia común a la
Unión Europea, a sus valores, a sus
principios representa el modo mejor
para superar definitivamente cada
herida y contraposición, para hacerse
ciudadanos de una polis más
amplia, común y compartida. […]
En el plano cultural, los testimonios
de nuestra cercanía son innumerables.
El Adriático nos ha traído
una herencia de maravillas, que
hoy justamente están tuteladas por
la Unesco como patrimonio mundial
de la humanidad. […]».

16
Il 21 settembre, dopo il
Convegno Lo sport giulianodalmato
nella storia italiana
nell’Auditorium del CONI,
l’evento vero e proprio, preceduto
alle 16.00 da un incontro
dimostrativo degli esordienti
di due scuole calcio romane.
W
Durante gli intervalli si è svolta
la cerimonia di consegna delle
onorificenze del «Premio Internazionale
del Giorno del Ricordo»
(dedicato agli sportivi)
a Lucio Mujesan, Sergio Vatta,
Pierluigi Pizzaballa, Cristina
Perini, Angela Teja, Roberto
Roberti, Abdon Pamich, Nino
Benvenuti, Mario Andretti,
Ottavio Missoni, Margherita
Granbassi e Gabre Gabric.
Commentatore d’eccezione
Bruno Pizzul, storico e insuperato
cronista del grande calcio e
dal grande stile.
GLI SPONSOR PRIVATI
enerosa l’adesione dei
privati alla campagna
di sponsorizzazione per
il Triangolare del Ricordo da
parte dei privati che hanno
inteso contribuire alla buona
riuscita dell’evento: ad aiutare
le squadre del Grion Pola,
della Fiumana e del Dalmazia
in pole position si è sistemato
il Comitato ANVGD di Livorno,
che ha sottoscritto l’operazione
«Adotta un giocatore».
Molti altri simpatizzanti
hanno poi aderito alla sezione
«Friend sponsor», con una rilevante
quota fissa quale contributo
in favore delle spese di
viaggio e soggiorno dei giocatori.
Sono (in ordine alfabetico):
Andreicich Vipsania (Roma),
ANVGD Padova, ANVGD Pisa,
ANVGD Varese, ANVGD Venezia,
Bellani Noemi (Bernareggio,
MB), Bergamo Giuseppe (Milano),
Bianchi Mario (Milano),
Briata Walter (Torino),
Casa Giovanni (Roma), Cerlienco
Pietro (Monza), Coppotelli
Alessandro (Ciampino,
RM), De Carli Rino (Ghedi,
BS), Del Treppo Mario (Napoli),
Drizzi Vittorio (Siena),
Giurissich Flora (Roma),
Karting Club Winner (Casale
Monferrato AL), Knafelz Ugo
(Roma), Legovich Antonia
(Grizzana Morandi, BO), Maburzio
Armando (Roma), Magistrelli
Claudia Albina (Milano),
Miani Mario (Cordenons,
PN), Panella Raffaella (Assisi,
PG), Rabar Flavio (Ferrara),
Robba Giampaolo (Roma), Savinetti
Consuelo (Roma), Tomasoni,
Fam. (Nembro, BG),
Torre Salvatore (Vicenza),
Trotta Dario (Grosseto), Uratoriu
Manola (Bologna).
Altri appassionati hanno
inteso dare il loro apporto, rientrando
nella categoria «Free
sponsor» con una quota libera
di contributo. Sono: ANVGD
Novara, Bergamo Severino (Firenze),
Bottazzi Forte Concetta
(Roma), Buttigioni Arianna
(Cornedo all’Isarco, BZ), Cervigni
Vittorio (Ancona), Corencich
Renato (Grassina, FI),
Cronia Lionella (Bologna),
Cussar Wally (Roma), Demarin
Mario (Torino), Einhorn Laura
(Roma), Giachin Antonio
(Anagni, FR), Gorlato Gramegna
Lucilla (Torino), Grassi
Mario (Padova), Grisan Franco
(Portogruaro, PN), Locatelli
Tullio (Carrara, MS), Lorenzoni
Carlo (Ancona), Manolà
Vittorio (Brindisi), Martinuzzi
Plinio (Roma), Mattiazzi Vincenzo
(Bari), Mechis Elda (Grado,
GO), Merchich Eugenio
(Savona), Mihalich Anna Maria
(Quarto d’Altino, VE), Moder
Alice (Pescara), Paoli Bruna
(Busto Arsizio, VA), Paviani
Werther (Ferrara), Rech Preganziol
Margherita (Treviso),
Ricci Luciana (Rimini), Rigo
Miglierini Gianna (Varese),
Ritossa Giovanni (Pesaro), Saulich
Mario (Carrara, MS), Skull
Giuseppe (Francia), Treveri
Laura (Chiavari, GE), Udovisi
Corradini Elda (Reggio Emilia),
Zanardi Giorgio (Ferrara).
DAL TRIANGOLARE
UN FILM
i saranno le telecamere
della VeniceFilm allo
Stadio Flaminio a riprendere le
partite e l’intera manifestazione
per produrre un film-documentario
per conto dell’ANVGD.
Ricordiamo che la VeniceFilm
è la casa cinematografica che
in questi anni ha realizzato le
migliori opere audiovisive sulla
storia giuliano-dalmata.
Gli obiettivi della VeniceFilm
cattureranno immagini,
protagonisti ed emozioni.
E “gireranno” anche al ritiro
di Rocca di Papa, al convegno
sullo sport e al Quartiere
giuliano-dalmato di Roma,
così da rappresentare una vera
e propria cronaca dell’evento,
in un montaggio che prevede
anche immagini d’archivio in
bianco e nero a creare un ponte
ideale con i campioni giulianodalmati
del passato.
Progetto grafico e impaginazione Massimo Stasi
Missoni, 90 anni da atleta agli European Masters
o stilista Ottavio Missoni,
già azzurro nella
atletica alle Olimpiadi di Londra
nel 1948, è il personaggio e
atleta simbolo della 2° edizione
degli European Master Games,
la rassegna sportiva dedicata agli
over 40 svoltasi a Lignano e altri
centri dal 10 al 20 settembre.
Classe 1921, figlio di madre dalmata
e padre di origine giuliana,
specialista in gioventù nei 400 e
nei 400 piani, Missoni era in lizza
nel lancio del peso, del disco e
nel giavellotto.
«Per noi è un onore avere
Missoni tra gli atleti che saranno
in gara ai Giochi di Lignano
- ha commentato il presidente
del Comitato organizzatore, Federica
Seganti - perché rappresenta
al meglio la nostra terra
e la storia che la contraddistingue.
Il suo successo personale
e professionale nella vita è il
frutto di tanto sacrificio, di una
grande determinazione e di un
carattere indomito che arricchirà
sotto ogni punto di vista
una manifestazione che, dopo
le ultime promozioni attivate
soprattutto a livello nazionale,
ha già conquistato il primo record
superando quota tremila
iscritti».
A pochi giorni dalla chiusura
delle iscrizioni erano invece
ben 3800 gli iscritti, in rappresentanza
di una sessantina
di Paesi. Per l’Italia un migliaio
di adesioni. E sono stati dieci i
giorni di gara, 21 le discipline,
una quindicina le sedi (tra cui
Sgonico e Monrupino), 1750
volontari, tra cui 1500 adibiti
ai contesti delle gare, 536 fra
arbitri e giudici, 15 postazioni
Game Centres, 150 i mezzi
pubblici messi a disposizione.
La cerimonia di apertura l’11
settembre a Lignano, nello stadio
Teghil.